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lezione 16 18.10.2022, Sbobinature di Storia dell'Arte Moderna

sbobina della 16esima lezione del professor Giometti di storia dell'arte moderna dell'anno 2022/2023

Tipologia: Sbobinature

2021/2022

Caricato il 10/06/2024

martinaongaro262001
martinaongaro262001 🇮🇹

10 documenti

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Scarica lezione 16 18.10.2022 e più Sbobinature in PDF di Storia dell'Arte Moderna solo su Docsity! STORIA DELL’ARTE MODERNA 18 OTTOBRE Il Parnaso- Il bello (poesia e arti) Nel lato più corto ci sono le finestre e sono più intrusive delle porte, e Raffaello deve ogni volta trovare una soluzione nuova per camuffare questa presenza. Qui siamo nel Parnaso, siamo alla sommità del colle del parnaso alla fonte Castalia, al centro c’è Apollo che suona la lira da braccio, assise ci sono due muse Calliope e Erato, che presiedono al coro di altre muse. Questo gruppo centrale e circondato da 18 poeti che si dispongono armonicamente, fino alla parte bassa dell’affresco. L’invenzione, la creazione di questo monte fa si che la collina inglobi armonicamente la finestra senza intoppo visivo, e Raffaello attutisce ancora di più questo accidente distribuendo i gruppi di figure che ruotano attorno alle muse e Apollo citaredo e poi da questo gruppo scendono fino alla base i poeti alcuni dei quali si possono riconoscere: Saffo, Omero, Dante, Orazio. Poeti della classicità ellenica, della tradizione letteraria italiana, Omero ellenico e Orazio della latinità. L’interesse di Raffaello per l’antico, è sempre più intenso e si va uniformando ai dettami dell’Umanesimo. Le virtù e la Legge Nell’altra parete il problema della finestra è ancora più grave dato che non è centrale, quindi è costretto a inventare dei frazionamenti, delle scene separate, crea un’intelaiatura architettonica che suddivide lo spazio pittorico in tre zone. Nella zona superiore crea un parapetto su cui sono raffigurate tre virtù e due laterali più in basso dove si aprono delle nicchie, cerca di creare uniformità attraverso l’architettura. Da un alto abbiamo Triboniano che consegna le pallette a Giustiniano, che sta a rappresentare il diritto civile, dall'altro Gregorio IX che approva le decretali, il diritto canonico. La nicchia parimenti decorata cassettonata. La cornice marcapiano segna una sorta di poggiolo, di terrazzo dove imposta la parte superiore dove ci sono le virtù. Le figure femminili sono sedute sul parapetto e si riconoscono la Fortezza con l’elmo in testa e un ramo di rovere, allusione a Giulio II che era un della Rovere; la Prudenza vestita di verde e bianco e infine la Temperanza che impugna le redini. La stanza della segnatura è la più programmatica, più politicamente connotata nel disegno di Giulo II. Stanza di Eliodoro (1511-1514) > La cacciata di Eliodoro dal tempio > La messa di Bolsena > L’incontro di Attila e Leone Magno > Liberazione di San Pietro dal carcere Prende il nome da uno dei lunettoni con la cacciata di Eliodoro dal tempio. Sono tutte scene in cui è rappresentato il miracolo, l'intervento divino, che interviene per cambiare le sorti della storia, in aiuto della chiesa di Roma. Cambiando stanza Raffaello cambia una serie di elementi, rimangono i lunettoni, ma cambia la decorazione dello zoccolo e della volta. Si passa dalla boiserie lignea della stanza della segnatura a delle sculture di finto marmo che si intercalano alle specchiature in marmo. Nella parte bassa a rilievi a finto bronzo. Interviene anche nel cambiamento della decorazione della volta. In questa stanza riporta in luce l’elemento strutturale della nervatura architettonica, che quindi crea spazi più grandi rispetto alla prima volta. Quattro grandi vele dove rappresenta scene dell’antico testamento e poi un ovulo centrale con lo stemma del papa. Il costolone è punteggiato di grottesche ma anche di infiorescenze dorate che trapuntano tutta la struttura, opulenza visiva in questa invenzione. Nella stanza di Eliodoro cambia anche la ricerca artistica, si butta a fare esperimenti ambienti e storie in cui la luce non è più aperta e solare di un pomeriggio greco ma è una luce artificiale e interna. Studia le diverse gradazioni della luce in ambienti chiusi o notturni. La cacciata di Eliodoro dal tempio Di nuovo Dio interviene in favore della chiesa, la storia di Eliodoro è raccontata nel libro dei Maccabei. Eliodoro è inviato dal re di Siria ad impossessarsi del tempio di Gerusalemme, ma quando è arrivato al tempio di Gerusalemme, il sacerdote Onia prega e chiede l’intervento di Dio che quindi caccia Eliodoro dal tempio. Alla scena assiste Giulio II, si fa rappresentare con i suoi portantini, vestito da papa e assiste a questa storia. La scena si svolge all’interno di un’architettura magniloquente, con grandi cupole che si susseguono fino ad arrivare allo sfondo aperto con una lunetta aperta sul cielo. Ci ricorda un poco la stanza della segnatura con la scuola di Atene ma nella scuola di Atene erano volte cassettonate e dalle aperture entrava la luce solare. Qui la navata centrale è chiusa ma Raffaello complica ancora di più questa situazione di penombra perchè le volte sono decorate a mosaico dorato, gioca con il riflesso della luce delle candele. E’ una scena concitata soprattutto quella del proscenio dove gli astanti assistono alla cacciata. Anche qui Raffaello attinge ai suoi studi fiorentini, il cavallo lo riprende dagli spunti che forse aveva visto, magari nel cartone leonardesco della battaglia di Anghiari. La grande concitazione delle figure si risolve grazie all'intervento divino si sposa con una ricerca luministica nuova in cui appunto Raffaello studia le soluzioni della luce non più diurna ma di una luce bruscata. L’incontro di Attila e Leone Magno Leone Magno deve salvare Roma dall’invasione di Attila, scende per confrontarsi con l’invasore. La scena ha la stessa violenza, la stessa forza. L’atmosfera è bipartita, più luminosa là dove arriva il papa, dato che è accompagnato dai due santi Pietro e Paolo. Più oscura dove arrivano i barbari. Sullo sfondo Roma è connotata dai suoi monumenti classici. Anche qui Leonardo torna con lo studio dei cavalli. La messa di Bolsena Si tratta di un evento realmente accaduto nel 1263 durante il corpus domini, succede che mentre il prete è lì che spezza l’ostia per offrirla ai fedeli, dall’ostia scende una goccia di sangue. Raffaello ha il problema del finestrone che lascia due spazi laterali non uguali. Raffaello risolve creando una scena dicotomica da un lato la rappresentazione del miracolo, il prete di Bolsena inquadrato da questa architettura chiesa aperta sullo sfondo, con le mani sanguinanti e i fedeli in tumulto. Il cielo è crepuscolare. Dall’altro lato, inginocchiato Giulio II e tutto il corteggio della sua corte, con l’escamotage di far rivolgere verso di noi una delle guardie svizzere. Il tutto è inquadrato da questa architettura classicheggiante con colonne ioniche e corinzie e con aperture sul cielo, altra declinazione dello studio della varietà della luce nei diversi momenti del giorno, nelle varie storie della stanza di eliodoro. Liberazione di san Pietro dal carcere E’ una scena molto complicata in cui vengono raccontati diversi momenti della liberazione, partendo dalla parte centrale. Qui per fortuna la finestra è al centro, dove Raffaello inserisce il carcere dove il nostro san Pietro viene tenuto incatenato, ma questa oscura cella del carcere dove ai lati ci sono due soldati in armatura, uno dei quali sta dormendo, si illumina di un bagliore immenso, portato dall’angelo, che A creare l’architettura di questo spazio è Donato Bramante, che è un architetto urbinate che dopo un periodo passato a Milano, va a Roma dove diventa architetto della fabbrica di San Pietro. C’era il problema del declino, non era rettilineo, quindi risolve creando dei terrazzamenti che ci portano da un grado basso, poi intermedio e poi alto, allestiti a giardino. Nella parte più bassa spesso il papa organizzava delle naumachie. Il giardino veniva completamente inondato d’acqua. Questo spazio doveva essere schermato, non poteva essere lasciato aperto, soprattutto nella sezione prospiciente all’esterno. Bramante inventa le logge vaticane su tre ordini che creano un velame architettonico che separa lo spazio interno del giardino da quello esterno e allo stesso tempo unisce due punti molto distanti del palazzo. Oggi il giardino di Belvedere non è più così, non lo vediamo più nella sua unitarietà. Bramante costruirà anche il cortile ottagono, dove vengono raccolte le più importanti sculture del papa. Raffaello e collaboratori Loggia del secondo piano del palazzo apostolico vaticano 1517-1519, affreschi e stucchi Le logge vengono decorate da Raffaello, si commissiona la decorazione delle campate, le volte, si tratta di un cantiere gigantesco. Le logge vaticane sono decorate con scene tratte dalla bibbia e sono anche dette la Bibbia di Raffaello. Crea una sorta di compendio decorativo sempre diverso, attingendo qui a quelle soluzioni della cultura figurativa classica che va studiando in quegli anni con i suoi allievi. Giovanni da Udine che è esperto nella creazione di stucchi riesce a sintetizzare uno stucco con una ricetta all'antica, vuole riproporre lo stucco antico e capisce che deve inserire all’interno della pasta della polvere di marmo che lo rende più brillante. Raffaello crea una sorta di colonnato aperto sul cielo all’interno della quale inserisce i riquadri con rappresentazioni all’antica, e al centro vediamo un angelo di stucco riprendendo il gusto dello stucco all’antica. Nella volta successiva cambia la decorazione, il partimento è diverso, le scene sono ancora bibliche, rimane il gioco all’antico ma interviene in maniera dirompente l’utilizzo della grottesca, queste candelabre con strutture centrali, all’interno delle quali sono sospesi pesci oppure monili. La candelabra diventa uno scheletro all’interno del quale creare dei partimenti decorativi sempre diversi ma sempre ispirati all’antico. Qui prevale l’utilizzo dello stucco tridimensionale e quindi tutte le figure sono di stucco, sono di stucco tutti gli elementi decorativi che sono trapuntati d’oro per creare un effetto luminoso. I pannelli per le scene narrative e al centro il simbolo del pontefice con le chiavi di san Pietro. Quattro riquadri per le scene bibliche e poi il grande racconto della decorazione all’antica che diventa uno dei punti di forza della scuola di Raffaello. Molto velocemente diventano estremamente importanti queste logge e chiunque arrivi a Roma vi si vuole recare, addirittura vuole una replica. Ad esempio nel 700 Caterina di Russia dopo aver visto la riproduzione a stampa delle logge chiede che le vengano costruite e decorate quelle logge a San Pietroburgo che ora si trovano all’Ermitage. Villa Farnesina Raffaello interviene anche nella villa Farnesina, la quale era di Agostino Chigi, banchiere del papa, in veste di uomo estremamente ricco e raffinato si fa costruire da Baldassare Peruzzi, senese come lui, si fa costruire una villa fuori porta. Ora la villa si trova in centro. Baldassarre crea un nuovo prototipo di villa, ha una forma a u, con due ali che si protendono, una forma a ferro di cavallo. Si tratta di una villa nuova, perché cerca di trovare un'interazione con l’elemento naturale. Non è più una villa fortezza. L’elemento naturale e l’intrusione della natura è un elemento nuovo. Villa Farnesina, facciata nord Si tratta dell’ingresso. Ha una facciata molto austera, sembra quasi un palazzo. Ci sono le finestre timpanate nella parte bassa, c’è un mezzanino con finestre quadrangolari. Il piano nobile con finestre timpanate. Il tutto scandito da lesene non portanti che servono a creare un ductus euritmico. C’è una cornice marcapiano che segna il passaggio tra il piano terra, il mezzanino e poi il piano nobile. E’ apparentemente uno spazio privo di elementi decorativi. Villa Farnesina, facciata sud Qui la situazione cambia, siamo di fronte a un’architettura con due ali che si protendono verso la natura e lasciano la parte centrale in perfetta osmosi con la natura, perché al piano basso non ci sono più finestre timpanate ma c’è un porticato, ci sono degli archi che danno accesso a una parte di palazzo aperta con lo spazio naturale. C’è da parte di Peruzzi la volontà di creare un’architettura osmotica. Anche qua continua la scansione euritmica con le lesene. L’elemento decorativo sembra completamente assente, l’unico spazio lasciato alla decorazione e sottotetto, nella trabeazione sotto il timpano che è uno spazio scultoreo dove viene allestita una teoria di putti che tengono delle ghirlande. Cappella Chigi Roma, Santa Maria della Pace Decorazione seicentesca con il rilievo centrale in bronzo disegnato da Pietro da Cortona e le altre figure di Ercole Ferrata e di allievi della sua scuola, ma questa parte seicentesca si innesta sul tessuto cinquecentesco. Nell’arcone sopra l’altare della cappella chigi interviene Raffaello che dipinge le sibille e gli angeli ad affresco. Raffaello (1483-1520) Sibille e angeli 1514, affresco, Roma, Chiesa di Santa Maria della Pace, cappella Chigi In questo spazio oscuro, che è dettato dall’idea del drappo appeso alla parete con degli anellini. Le sibille sono estremamente difficoltose e michelangiolesche. Cappella Chigi, Santa Maria del popolo Oggetto artistico straordinario, l’inizio della decorazione è cinquecentesca ma sarà terminata nel Seicento con l’intervento di Bernini che crea i monumenti funebri e completa le nicchie con le figure scultoree. La soluzione della volta in cui tutta la struttura architettonica è sottolineata da costoloni dorati con spazi deputati alla decorazione. La figura del Giona viene realizzata da Lorenzetto, uno scultore attivo per poco, ma che è raffaellesco, artista che traduce al meglio nella scultura il linguaggio di Raffaello. Questo Giona è una rappresentazione tridimensionale delle figure raffaellesche.
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