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Lezione 7, approfondimento sul carolavo di Macchiavelli "La Mandragola", Appunti di Letteratura Italiana

La mandragola. Lucrezia giovane sposa che non ha figli, vorrebbe averne con il marito, e quindi si sottopone a tutta una serie di cure che il marito le propone, e come ultima cura c'è una pozione a base di mandragola

Tipologia: Appunti

2019/2020

Caricato il 11/07/2023

erin-joy-mcgourty
erin-joy-mcgourty 🇮🇹

2 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica Lezione 7, approfondimento sul carolavo di Macchiavelli "La Mandragola" e più Appunti in PDF di Letteratura Italiana solo su Docsity! Ubicazione  la commedia è ambientata in una locanda di Firenze: 1) Città legata all'idea che Goldoni ha di non ambientare la commedia a Venezia, per evitare di poter diffondere quella cattiva voce che circolava sulle donne di Venezia, e per questo motivo (forse) sceglie Firenze e non Venezia; 2) Poi c'è un episodio, legato invece alla “Mandragola” di Machiavelli. Goldoni è un grande lettore di Machiavelli, e dalla sua opera riprende l’ambientazione Fiorentina, e riprende anche, in parte, il personaggio femminile, anche se tra i due personaggi c'è un elemento di affinità soltanto alla fine della commedia. In realtà, da subito Mirandolina ci appare un personaggio volitivo, un personaggio che sa quello che vuole, che sa cosa fare, che sa come ottenerlo; “LA MANDRAGOLA” Lucrezia, nella commedia di Machiavelli, giovane sposa che non ha figli e vorrebbe averne con il marito (molto più anziano di lei, ed è anche un personaggio abbastanza sciocco) si sottopone a tutta una serie di cure che il marito le propone e, l'ultima cura proposta, è rappresentata da una pozione a base di mandragola (un' erba velenosa), che rischia di far morire la prima persona che avrà modo di giacere con lei, motivo per cui, dopo aver convinto Lucrezia a bere questa pozione (viene convinta dal presunto medico, che è in realtà è Callimaco travestito da medico, che è innamorato di lei, dal marito, dalla madre, dal suo confessore, che è stato corrotto da Callimaco, il quale gli ha dato dei soldi affinché convinca la ragazza a sottoporsi a questo rimedio) Lucrezia si sottopone a questo rimedio, ed è costretta, per non far morire il marito, ad avere il primo rapporto sessuale, dopo l'assunzione di questo farmaco benefico, con uno sconosciuto e lo sconosciuto naturalmente è, in realtà, Callimaco travestito da mendicante, il quale riesce in questo modo a portare a termine il suo desiderio. Alla fine, Callimaco rivela a Lucrezia l'imbroglio, spiegandole il motivo per cui lui si sia travestito da mendicante e abbia inventato tutta questa finzione della mandragola (perché era innamorato di lei) e la donna decide che, ciò che è stata costretta a fare una volta da tutti nella sua famiglia, lei deciderà di farlo per sempre, lasciandoci capire che questa relazione con Callimaco andrà avanti piuttosto a lungo. Secondo Piero Gobetti, giornalista e critico, il quale si è occupato a lungo di cronaca teatrale e di iscritti teatrali, la protagonista della “Mandragola”, Lucrezia, sarebbe una sorta di riscrittura femminile del “Principe” di cui parla Macchiavelli nel suo trattato; Lucrezia riesce a sfruttare la “fortuna” (intesa come caso fortuito) a proprio vantaggio: le è successa questa beffa, che è stata ordita ai danni di suo marito ma, in qualche modo, anche ai danni suoi, perché lei non sapeva nulla di quanto accadesse, voluto da Callimaco. Lucrezia non è dispiaciuta da questa relazione di una notte con Callimaco, e ci lascia intendere che porterà avanti questa relazione anche in futuro. NON è la situazione che somiglia a quella presentata da Goldoni, ma è il carattere della protagonista! Una donna che, nel caso della locandiera, è già presentata come donna consapevole di quello che vuole ottenere e di come fare ad ottenerlo; Mentre Lucrezia ci arriva con una sorta di piccolo romanzo di formazione:  anche Mirandolina sfrutta a proprio vantaggio tutto ciò che, per caso, le capita in sorte; Ma c'è un elemento apparente alle due commedie: è un elemento legato ad un innamoramento a distanza, ad un innamoramento per fama. Callimaco, parlando con un amico, mentre i due sono a Parigi (perché Callimaco vive a Parigi) discute sul fatto che possano essere più belle donne parigine o le donne fiorentine. Callimaco, che non è mai stato a Firenze, sostiene che non esistono donne più belle di quelle di Parigi, mentre l'amico sostiene esattamente il contrario, e gli dice che lui probabilmente sarebbe disposto a ritrattare le sue opinioni sulle donne parigine, se conoscesse una sua cugina che vive a Firenze, che è una donna bellissima (Lucrezia) e che ha un marito molto sciocco  motivo per cui Callimaco pensa di poter trarre vantaggio da questa situazione in maniera abbastanza facile, recandosi appunto a Firenze e cercando di conoscere Lucrezia, sapendo però, che questa donna, oltre ad essere bellissima, è anche una donna di grande moralità e quindi difficilmente potrà sedurla. Goldoni sembra voler richiamare alcuni elementi di questa commedia del ‘500, proprio perché noi sappiamo che, nel periodo in cui scrive la locandiera, egli è molto impegnato nella lettura della commedia di Machiavelli, e quindi c’è questo innamoramento a distanza che lui vuole riprendere; perché anche gli avventori della locanda di Mirandolina, si recano nella locanda perché sono innamorati della locandiera; i due personaggi conoscono la fama di questa donna che è famosa per essere una donna particolarmente garbata, gentile, molto bella e molto affascinante, quindi tutti si recano nella sua locanda già innamorati di lei = proprio come Callimaco si era recato a Firenze, già innamorato di Lucrezia, prima ancora di conoscerla; La locandiera ha una fama assolutamente positiva  nel senso che tutti pensano che Mirandolina sia una donna bella, garbata, gentile (non c'è una cattiva fama di questa ragazza) e lei è famosa appunto per la sua bellezza, per il suo fascino, per il suo modo di trattare con tutti gli avventori della locanda in maniera sempre gentile e garbata; Quindi questi due elementi ci portano ad avvicinare Machiavelli e Goldoni all'interno della commedia, lei passa dall’essere la moglie fedele e affezionata, sottomessa alla volontà del marito ad essere una donna che prende in mano il proprio destino quindi a diventare come il principe di Machiavelli, capace di sfruttare tutto ciò che le capita a proprio vantaggio Il Conte di Albafiorita e il Marchese, sono due personaggi costruiti in maniera speculare, in maniera quasi antitetica/contrapposta Lo vediamo già dalle prime scene  quando sono presenti in scena il Conte e il Marchese. Il Conte dona uno Zecchino d'oro a Fabrizio e fa quasi una scommessa, dicendo a Fabrizio di provare a vedere se riusciva a farsi donare altrettanto anche dal Marchese, perché sa perfettamente che quest’ultimo non ha disponibilità economiche (egli paga anche la locanda ad un prezzo di favore) Il Conte non manca di farglielo notare; per altro il nome “Albafiorita” ci ricorda la condizione in cui è il Conte, la quale è esattamente l'opposto di quella del marchese. Il “CONTE DI ALBAFIORITA”  il Conte è una figura molto interessante; Lui è un borghese che ha avuto grande fortuna, il quale ha avuto modo di arricchirsi in maniera considerevole e, grazie a questa sua grande fortuna negli affari, egli ha avuto modo di acquistare un titolo nobiliare, e questo nome “Albafiorita” che non è attestato (non si conoscono famiglie Albafiorita) e probabilmente Goldoni gioca proprio a presentare questa nobiltà così recente come una nobiltà ai suoi albori. La famiglia è una famiglia non nobile, la quale è diventata nobile dopo aver acquistato il titolo (Goldoni gioca a far dire qualcosa anche ad alcuni nomi dei personaggi) Egli fa sfoggio, non del suo titolo, ma delle proprie ricchezze (puntando molto su questo aspetto della ricchezza) Mirandolina  ha un carattere che è mutevole; si adatta perfettamente alle aspettative che ha ogni personaggio che parla con lei, quindi si presenta in vario modo, in base a quale che sia il suo interlocutore, cercando di colpire le loro debolezze. “FABRIZIO”: che è il cameriere della locanda; è un personaggio, tutto sommato, negativo. Egli finge di essere molto geloso di Mirandolina, non vorrebbe che la ragazza facesse la civettuola con tutti gli avventori della locanda, però non esita quando il Cavaliere le regala una boccetta d'oro, a cercare di convincerla ad accettare questo regalo molto prezioso. Quindi c'è una componente di avidità nel carattere di Fabrizio, sembra quasi rovesciando i ruoli, che di solito ci sono nei romanzi e anche nelle commedie, a volte, di questo stereotipo dov’è la donna che cerca un matrimonio di interesse mentre, in questo caso, il matrimonio d’interesse è quello di Fabrizio, perché tutto sommato Mirandolina è la padrona della locanda, Fabrizio è solo il cameriere e, sposando la locandiera, lui finirebbe con il diventare anche lui padrone della locanda, migliorando quindi il proprio status sociale, ma Fabrizio non sembra realmente innamorato di Mirandolina (anche perché, un innamorato geloso, non la spingerebbe mai ad accettare il regalo di qualcun altro) Il “SERVITORE DEL CAVALIERE”: che entra in scena in varie battute, soprattutto di dialogo col Cavaliere, ma non è un personaggio fondamentale. Anche lui è innamorato di Mirandolina; “ORTENSIA e DEJANIRA”: due attrici comiche, le quali arrivano alla locanda spacciandosi per due nobildonne, una contessa e l’altra baronessa. -In realtà, il Cavaliere non le considera nemmeno, perché non sono di suo interesse le donne; -il Conte, dopo averci parlato un po’, capisce che qualcosa non va, ma finge di reggere il gioco a tutti e due, perché in fondo sono simpatiche; -l'unico che ci casca è il marchese che, fino quasi alla fine, non si rende conto che le due non sono due nobildonne, ma due attrici (addirittura, se ne rende realtà conto dopo che glielo dicono) Queste due comiche rappresentano l’intermezzo divertente perché, quando sono in scena, creano sempre caos e scompiglio. Ma l'unico personaggio che queste due comiche non riescono ad ingannare è Mirandolina. La locandiera le scopre subito, essendo addirittura lei la prima ad offrirsi di reggere il loro gioco, per solidarietà femminile, chiedendo loro solo un favore: di liberare la stanza, nel caso dell’arrivo di un qualche personaggio di maggior importanza rispetto a loro (come un nobile), accontentandosi di una stanza meno bella. (Giustamente Mirandolina, credendole una baronessa e una contessa, aveva assegnato loro una stanza molto bella ma, dopo aver scoperto che in realtà sono due comiche, dimostra loro di aver capito il loro “gioco”) ATTO I, SCENA I La 1° scena  si apre con il Marchese e il Conte che litigano, perché appunto il marchese rinfaccia al Conte di essere più nobile di lui (si confrontano due diversi tipi di nobiltà: antica nobiltà, senza patrimonio e grande ricchezza, ma titolo acquistato di recente) Quello che ci interessa di questo primo atto è la dichiarazione del marchese e del Conte, cioè la dichiarazione del perché si trovano nella locanda. Per innamoramento, per fama: tutti e due sono lì perché sono innamorati della locandiera: “Io sono in questa locanda perché amo la locandiera. Tutti lo sanno e tutti devono rispettare una giovane che piace a me.” “O questa è bella! Voi mi vorresti impedire ch’io amassi Mirandolina? Perché credete ch’io sia in Firenze? Perché credete ch’io sia in questa locanda?” Tutti e due sono in quella locanda perché sono innamorati di Mirandolina, ma anche leggendo, possiamo intuire che i due siano arrivati già innamorati della locandiera; Successivamente, i due continuano nel loro battibecco (il Conte rinfaccia al Marchese di non avere denaro, al contrario di lui che invece regala continuamente uno zecchino al giorno, e il Marchese risponde dicendogli che lui, quello che fa, non lo dice  ma, in realtà, non lo dice perché non fa nulla! A tutti, compresa la locandiera, offre l’unica cosa che non costa: la sua protezione!) e continuano nell’elogio sperticato di Mirandolina, che appunto viene elogiata per la sua bontà, per il modo di essere gentile con tutti, per la sua intelligenza, perché appunto pur essendo solo una locandiera, dimostra comunque d’essere educata quasi come una nobildonna. E il marchese dice che Mirandolina deve essere rispettata, perché piace a lui quindi e non deve essere maltrattata solo perché è una locandiera. Una cosa importante  né il marchese né il Conte hanno intenzioni serie con lei; la corteggiano, ma nessuno dei due pensa di poterla veramente sedurre e, anche se ci riuscissero, non sarebbe con intenzioni matrimoniali; Invece il Cavaliere arriverà addirittura a pensare di poter veramente sposare Mirandolina, facendo una cosa che la magistratura della bestemmia avrebbe assolutamente censurato sulle scene veneziane, ma il Cavaliere a quel punto sarà così invaghito di lei, che dimentica anche le differenze sociali (quindi lui avrà intenzioni più serie di quanto non ne manifestino il marchese e il Conte) Il marchese e il Conte, più il Conte, in realtà, sono addirittura disposti a dare una dote a Mirandolina nel caso si dovesse maritar: il Conte dice io di averle promesso 300 zecchini, nel caso prendesse marito e invita il marchese a fare altrettanto ma, naturalmente, il marchese non può perché non ha disponibilità economica. ATTO I, SCENA II  Arriva il cameriere Fabrizio, finge di non sapere con quale titolo rivolgersi al marchese, chiamando lui e il conte “illustrissimi”  Il marchese pretende di veder riconosciuta la propria superiorità (superiorità non sostenuta da un patrimonio)  Il conte dona a Fabrizio uno zecchino, dicendo di farsi donare altrettanto dal marchese (il conte si vendica delle pretese del marchese facendo sfoggio della propria ricchezza ma, anche lui, per certi versi è ridicolo, con l’eccessiva generosità) ATTO I, SCENA III Continua la gara tra il marchese e il conte per stabilire cosa sia più importante per Mirandolina: i regali del conte o la protezione del marchese. ATTO I, SCENA IV Arriva il Cavaliere di Ripafratta e la scena, come la prima, serve per mostrare al pubblico il suo carattere. Egli si dichiara misogino, odiatore delle donne. Arriva il Cavaliere che si inserisce in questo piccolo diverbio tra il marchese e il Cavaliere e il Cavaliere comincia a prendere in giro gli altri due (quasi li deride) “In verità non si può contendere per una ragione alcuna che io meriti meno. (Cioè = come voi state litigando per una donna, io non credo che si possa davvero litigare per qualcosa che valga meno) Una donna vi altera? Vi scompone? Una donna? Che cosa mai mi convien sentire? Una donna? Io certamente non vi è pericolo le donne abbia che dir con nessuno. Non le ho mai amate, non le ho mai stimate, e ho sempre creduto che sia la donna per l'uomo una infermità insopportabile.” Cavaliere: è uno che odia le donne, che mai andrebbe a litigare con qualcun’altro per una donna, uno che è convinto che le donne valgono davvero poco, considerandole una specie di malattia fastidiosa, un peso che impedisca all'uomo di vivere la propria vita in maniera normale.  Il marchese ribatte: “In quanto a questo poi, Mirandolina ha un merito estraordinario” e il Conte è d’accordo con lui: “Sin qua il marchese ha ragione. La nostra padroncina della locanda è veramente amabile.” (amabile, adorabile  quasi come fosse una santa) Marchese: “Quando l’amo io, potete credere che in lei vi sia qualche cosa di grande.” e i due ne parlano davvero come se fosse qualcosa di straordinario. comiche, ma mi proverò” suona terribilmente ironica questa frase di Mirandolina (abbiamo visto che, le due comiche non hanno una grande abilità come comiche, e Mirandolina le smaschera subito, ma, in realtà, anche il Conte capisce in fretta che non si tratta davvero di due nobildonne) “Il Conte ed il marchese, frattanto che con quelle si vanno trattenendo e mi lasceranno in pace, e potrò a mio bellagio trattar col Cavaliere. Possibile ch’ei non ceda? Chi è quello che possa resistere ad una donna, quando le da tempo di poter far uso dell’arte sua? Chi fugge non può temere d’esser vinto, ma chi si ferma, chi ascolta, e se ne compiace, deve o presto o tardi a suo dispetto cadere.”  l'idea di Mirandolina è che, nessun uomo è immune dal fascino femminile; l'unica speranza di salvarsi per il Cavaliere è quella fuggire (= perché chi fugge può sopravvivere, può scampare al pericolo; mentre, chi si ferma e ascolta, no) dicendo che, se rimane nella locanda, presto o tardi sarà suo. Come lo seduce? (Ancora all’inizio del secondo atto, il Cavaliere, in maniera piuttosto sgarbata, le chiede più volte della biancheria migliore) Mirandolina si presenta in camera con della biancheria bellissima, quella migliore che si trova nella sua locanda, e questo stupisce molto il Cavaliere (che non ritiene di essere un personaggio così di riguardo da meritare queste attenzioni, ma lei risponde, dicendogli che sa riconoscere le persone di riguardo) Lui lo è, non solo per il suo stato sociale, (lui ha altri meriti, dei meriti che quei due signori certamente non hanno)  Poi, Mirandolina comincia ad andare dal Cavaliere portandogli degli angoletti/manicaretti, fatti con le sue mani e dicendo, che capisce e che sa, che lui è in grado di apprezzarli (cosa che gli altri non avrebbero fatto) Inizialmente il Cavaliere non vorrebbe nemmeno prenderli, però poi si rende conto che sarebbe eccessivamente sgarbato da parte sua rifiutare questi doni della locandiera e, ad un certo punto, dirà al suo servitore che, quando sarà il momento di pagare il conto (naturalmente, il conto non lo paga il Cavaliere ma lo paga il suo servitore, i nobili non si occupavano di trattare di ciò) dovranno sdebitarsi, e quindi chiede al servitore di trattare bene Mirandolina, ricordardonsi di tutte queste cortesie, di tutte queste attenzioni che Mirandolina gli ha riservato. Quando Mirandolina arriva con uno di questi manicaretti, il Cavaliere le dice che le sarà riconoscente: “Io non vi sarò ingrato.”  Egli inizia già a cambiare il suo carattere, perché appunto è lusingato dall'attenzione che la locandiera ha nei suoi confronti; “Con lei non pretendo di acquistar merito, facendo unicamente il mio dovere.” “No, no, conosco benissimo… non sono cotanto rozzo quanto voi mi credete. Di me non avrete a dolervi.” Il Cavaliere sta pranzando (appunto) con quello che Mirandolina ha cucinato apposta per lui, (potremmo pensare che, forse, lei non abbia addirittura cucinato niente, ma abbia portato dalla cucina qualcosa, non cucinato da lei, ma dal cuoco della locanda) “Ma… signore… io non l’intendo.”  (nell’autore a chi legge, Goldoni ci diceva che, con due parole tronche, con due lacrimette, Mirandolina stronca il Cavaliere; comincia con le parole tronche: non capisce il perché dell'affermazione del Cavaliere anzi, quasi si stupisce che lui si definisca così rozzo, pensando che lei abbia di lui quest’impressione) “Alla vostra salute”  il Cavaliere brinda alla salute di Mirandolina; questo è il primo elemento galante (di solito si brinda alla salute di qualcuno in maniera ironica ma, in questo caso, non avviene) In questo caso, è un complimento, un gesto gentile nei confronti di Mirandolina; “Obbligatissima, mi onora troppo” “Questo vino è prezioso” “il Borgogna è la mia passione.”  Mirandolina aveva già spiegato al Cavaliere, che lei non va nella stanza di nessuno dei suoi ospiti, ma il Cavaliere, in fondo, proprio perché è un personaggio particolare che odia tanto le donne, non ha nessun secondo fine con lei, a differenza di quello che fanno il Conte e il marchese. Quindi Mirandolina si sente tranquilla nell’andare da lui Si è “presentata” bene al Cavaliere, presentandosi come una donna onesta, schietta, che dice quello che pensa, che si distingue da tutte le altre donne proprio per questo motivo e il Cavaliere, a questo punto, le offre addirittura del vino prezioso; “Se volete, siete padrona” “Oh! Grazie, signore” “Avete pranzato?” “Illustrissimo si.” “Ne volete un bicchierino?” “Io non merito queste grazie.” “Davvero, ve lo do volentieri” “Non so che dire. Riceverò le sue finezze.” E il Cavaliere dice al servitore di portare un bicchiere; Inizialmente, Mirandolina rifiuta e sembra non voler accettare il trattamento che le offre il Cavaliere ma, alla fine, lei accetta. Mrandolina ha un modo di comportarsi molto singolare, soprattutto col Conte; lei riesce, tutte le volte, ad accettare i regali del Conte, senza quasi nemmeno ringraziarlo. Come fa? La locandiera è piuttosto abile in questo. Il Conte arriva con il regalo, glielo offre, subito Mirandolina si schernisce, dicendo di non poterlo accettare; in seguito, c'è questo piccolo battibecco con lui che glielo offre e lei che non lo vuole, dicendo di non essere degna, di non poterlo accettare, e il Conte, ad un certo punto, le dice che non può rifiutare il suo regalo, altrimenti lo disgusterà, gli farà un torto, gli recherà un’offesa personale e, a questo punto, Mirandolina allora accetta, solo per non disgustarlo, e quindi accetta il regalo senza quasi nemmeno ringraziare, anzi sembra quasi che l’accettare il regalo sia un favore che lei fa al Conte, perché lei in realtà non vorrebbe: per non compromettersi, perché non è una cosa giusta, perché sarebbe contrario alla sua moralità, quindi finisce col incamerare il regalo senza quasi nemmeno ringraziare. Al contrario, sembra quasi che sia lo stesso Conte (qualche volta anche il marchese, che però fa dei regali di poco conto) a dovere ringraziare Mirandolina per il favore che gli fa di accettare i suoi regali. Fa così anche con il Cavaliere, ma sa bene che lui ha tutt’altro carattere ed è un altro genere d'uomo quindi, con lui, non porta avanti troppo la pantomima. Dopo aver declinato l'invito per modestia, poi lo accetta. Il Cavaliere vorrebbe che il servitore portasse un bicchiere per Mirandolina, ma quest’ultima non vuole; “No, no se mi permettete, prenderò questo” e prende il bicchiere del Cavaliere “Oibò! Me ne sono servito io” “Beverò le sue bellezze”  battuta molto importante! Che cosa vuol dire? Non vuol dire che berrà quello che è rimasto nel bicchiere; C'è una tattica di seduzione molto più sottile  da un trattato latino di seduzione “L'ars Amandi”, ad un certo punto, Ovidio consiglia all’amato (innamorato) di conquistare la donna amata, facendo che cosa? Prendendo il cibo dallo stesso piatto, mettendo la mano esattamente dove l’ha messa l’innamorata (siamo nel mondo latino, quindi le posate non erano esattamente un uso comune) e, se possibile, bevendo dallo stesso calice (coppa) mettendo esattamente le labbra dove le ha messe l'innamorata. è una sorta di gioco, ed è come se, attraverso (in questo caso) il vetro del bicchiere, avvenisse il primo bacio tra i due. Mirandolina beve dal bicchiere del Cavaliere e possiamo intuire, proprio secondo questo trattato di seduzione di Ovidio (che Goldoni conosce bene) che anche Mirandolina è stata istruita alla scuola di Ovidio e questo “beverò le sue bellezze” sembra rimandare all'idea che berrà esattamente nel punto dove ha bevuto il Cavaliere, ponendo la bocca, nello stesso punto dove l’ha posta il Cavaliere. Un altro elemento  la battuta con cui risponde il Cavaliere: “Eh galeotta!” Questi due elementi sono un richiamo, abbastanza nascosto, ad un testo d'amore, a un testo di seduzione. Ricordiamo il canto quinto dell’inferno dantesco, l'episodio di Paolo e Francesca, dove Francesca, a un certo punto, dopo che i due hanno letto insieme il romanzo di Lancillotto e Ginevra, dice che Paolo interrompe la lettura e “la bocca mi basciò tutto tremante” quest’allitterazione di “b” (la bocca – mi baciò/ beverò le sue bellezze) sembra quasi richiamare, fonicamente, il verso dantesco. Chi è galeotto? Galeotto fu il libro e chi lo scrisse, nella storia di Paolo e Francesca, e Galeotto è anche il Decameron di Boccaccio; Dante  Galeotto “fu il libro e chi lo scrisse” perché il libro e chi ha scritto il libro, hanno la stessa funzione il principe Galeau ha nella storia di Lancillotto e Ginevra, cioè fa un po’ da intermediario tra i due che sono innamorati, ma non hanno modo di parlarsi o di vedersi e Galeo organizza l'incontro tra i due quindi, fa un po’da tramite, e quindi il ruolo che ha questo personaggio nel romanzo medievale viale di Lancillotto Ginevra, nella storia di Paolo e Francesca, è il libro che rivela a Paolo e Francesca i loro sentimenti, perché leggendo del primo bacio tra Lancillotto e Ginevra, loro capiscono che i sentimenti che animano i due personaggi, sono gli stessi sentimenti che animano anche loro due e finiscono con l’abbandonare il libro e baciarsi;  quindi, il libro, in qualche modo, è lo strumento di seduzione, tramite il quale i due vengono sedotti dalle parole del libro, arrivando a capire di essere innamorati. Nella “Locandiera”: Galeotta = Mirandolina, perché è lei che funge da strumento di seduzione, attraverso la quale passa la seduzione. Lei vuole sedurre attraverso i suoi gesti, bevendo in quel bicchiere da cui ha bevuto anche il Cavaliere, poggiando le labbra esattamente nello stesso punto in cui le poggia plausibilmente lui. Quest’ultimo capisce che cosa sta succedendo (non è uno sprovveduto, né un ingenuo) e inizia a preoccuparsene. Ma Mirandolina un colpo di genio  sdrammatizza tutta la situazione; “Ma è qualche tempo che ho mangiato. Ho timore che mi faccia male” “Non vi è pericolo” “Se mi favorisse un bocconcino di pane…” “Venite avanti.” “Ha domandato il suo conto; l'ho servita” “Date qui” “Eccolo” (e si asciuga gli occhi con il grembiule  finge di piangere dando il conto) “Che avete? Piangete?” “Niente, signore, mi è andato del fumo negli occhi.” “Del fumo negli occhi? Eh! Basta… quanto importa il conto? Venti paoli? In quattro giorni un trattamento si generoso: venti paoli?” “Quello è il suo conto” “E i due piatti particolari che mi avete dato questa mattina, non ci sono nel conto?” “Perdoni. Quel ch’io dono, non lo metto in conto.” “Me li avete regalati?” “Perdoni la libertà. Gradisca per un atto di..” (e di nuovo finge di piangere) “Ma che avete?” “Non so se sia il fumo o qualche flussione di occhi.” (= qualche malattia agli occhi, una specie di congiuntivite) “Non vorrei che avesse patito, cucinando per me quelle due preziose vivande” “Se fosse per questo, lo soffrirei… volentieri… “ (quindi se non fosse per la partenza del Cavaliere, lei non piangerebbe) “(Eh, se non vado via!) Orsù, tenete. Queste sono due doppie. Godetele per amor mio… e compatitemi… “  anche lui inizia ad imbrogliarsi, ad usare delle parole tronche; Mirandolina l’ha portato esattamente dove voleva; prende questi soldi (perché il pagamento vuol dire che il Cavaliere se ne sta per andare veramente) e rimane l'ultimo colpo di scena:  Finge di svenire, cadendo svenuta su una sedia (per finta naturalmente) “Mirandolina. Ahimè! Mirandolina. é svenuta? Che fosse innamorata di me? Ma così presto? E perché no? Non sono innamorato di lei? Cara Mirandolina… Cara? Io cara ad una donna? Ma se è svenuta per me. Oh, come tu sei bella! Avessi qualche cosa per farla rinvenire. Io che non pratico donne, non ho spiriti, non ho ampolle. Chi è di là? Vi è nessuno? Presto?... andrò io. Poverina! Che tu sia benedetta!” Lei deve essere benedetta perché, con lo svenimento, ha dimostrato al Cavaliere di essere innamorata di lui. Il Cavaliere comincia a cercare dei sali, delle essenze profumate per farla rinvenire; “Ora poi è caduto afatto. Molte sono le nostre armi, colle quali si vincono gli uomini. Ma quando sono ostinati, il colpo di riserva sicurissimo è uno svenimento.” (Mirandolina è un'attrice consumata  dice anche che gli uomini più ostinati, di fronte una donna che sviene, perdono ogni genere di difesa e cadono) “Eccomi, eccomi. E non è ancor rinvenuta. Ah, certamente costei mi ama. (le spruzza dell’acqua) Animo, animo. Son qui cara. Non partirò più per ora.” Mirandolina è riuscita ad ottenere quello che voleva dal Cavaliere e, a questo punto, lui non può far altro che ammettere i propri sentimenti  Mirandolina trionfa; Rimasta in scena, un'altra volta da sola, in un monologo dice: “Uh, è cotto, stracotto, biscottato! Ma siccome quel che ho fatto con lui, non l'ho fatto per interesse, voglio ch’ei confessi la forza delle donne, senza poter dire che sono interessate e venali.” Mirandolina non vuole solo farlo innamorare (non era questo il suo intento) ma vuole punirlo, smascherandolo di fronte a tutti, vuole tormentarlo fino a quando il Cavaliere non ammetterà, di fronte agli altri avventori della locanda, che è innamorato di lei; Il suo mutato atteggiamento lo vediamo già a partire dall'inizio del quarto atto: Mirandolina sta stirando e con lei c'è Fabrizio (è nell’altra stanza) lo chiama affinché le porti dei ferri caldi per permetterle di stirare. Ad un certo punto, arriva il Cavaliere che le porta in regalo una boccetta d'oro  “In verità, signor Cavaliere, dei regali io non ne prendo. “Li avete pur presi dal conte di Albafiorita.” “Per forza. Per non disgustarlo.” “E vorreste fare a me questo torto? E disgustarmi?” “Che importa a lei, che una donna la disgusti? Già le donne non le può vedere.” “Ah Mirandolina! Ora non posso dire così.” “Signor Cavaliere, a che ora fa la luna nuova?” (= nel senso cos'è lunatico? che adesso ha cambiato opinione e può vedere le donne?) “Il mio cambiamento non è lunatico. Questo è un prodigio della vostra bellezza, della vostra grazia.” (il Cavaliere è serissimo in questa conversazione e Mirandolina ride) “Ridete?” “Non vuol che rida? Mi burla, e non vuol ch’io rida?” “Eh furbetta! Vi burlo eh? Via, prendete questa boccetta.” (Mirandolina la prende ringraziando in maniera molto sbrigativa e continuando a stirare) “Prendetela, o mi farete andare in collera.” “Fabrizio, il ferro” (mentre lui parla, lei continuamente parla con Fabrizio e si distrae) “La prendete, o non la prendete?” “Furia, furia” (prende la boccetta e la getta nel cesto della biancheria, quasi con disprezzo) “La gettate così?” (Finalmente arriva Fabrizio con il ferro caldo, e lui comincia a parlare con lui e quasi non degna il Cavaliere della sua attenzione) Mirandolina continua ad insistere sul fatto che il Cavaliere non può aver mutato il suo carattere, non può aver cambiato la sua idea e non odiare più le donne; “Non mi tormentate più. Vi siete vendicata abbastanza. Stimo voi, stimo le donne che sono della vostra sorte, se pur ve ne sono. Vi stimo, vi ami, e vi domando pietà.” “Sì signore, glielo diremo.” (continua a stirare in fretta) “Credetemi” “Non s’incomodi.” “Voi meritate di esser servita.” (e Mirandolina ride) “Rido perché mi burla” “Mirandolina non posso più.” “Le vien male?” “Sì, mi sento mancare.” “Tenga il suo spirito di Melissa” (cioè, la boccetta che lui le ha regalato)  Cosa succede? Si invertono le parti: è il Cavaliere che rischia di svenire (con un atteggiamento molto femminile, perché sono le donne che svengono non gli uomini) e Mirandola lo sostiene, dandogli appunto i sali. In questa scena, la parte forte della coppia è Mirandolina, mentre il Cavaliere dimostra tutta la sua debolezza. “Non mi trattate con tanta asprezza. Credetemi, vi amo, ve lo giuro.” (vuole prenderle la mano, ma lei col ferro lo scotta) “Ahimè” “Perdoni. non l'ho fatto apposta.” “Pazienza! Questo è niente. Mi avete fatto una scottatura più grande.” “Dove, signore?” “Nel cuore” Mirandolina ormai ha capito di averlo in pugno. A questo punto, i due vanno avanti in questo dialogo. Quando Mirandolina si chiude nella stanza dove stira per allontanarlo, il Cavaliere bussa con grande veemenza, vorrebbe entrare, sembra quasi voler assalire Mirandolina che l’ha allontanato e, a questo punto, interviene il marchese che lo sfida a duello. Un duello che finisce tutto in burla, perché il Cavaliere estrae la spada per duellare (per l'onore della locandiera) ma c'è solo impugnatura della spada (perché la spada non c'è più; probabilmente si è rotta e, evidentemente, egli non aveva i mezzi economici per acquistarne una nuova) Ma davvero la commedia rischia di diventare una tragedia  il Cavaliere, furibondo, che quasi vorrebbe muovere violenza contro Mirandolina, perché ha suscitato i suoi sentimenti; egli sembra quasi impazzito! Mirandolina cerca di difendersi, chiudendosi in questo stanzino dove stira e si rende conto di aver tirato troppo la corda. “Ora principio quasi a pentirmi di quel che ho fatto. è vero che io mi sono assai divertita nel farmi correr dietro a tal segno un superbo, un disprezzator delle donne; ma ora che il satiro è sulle furie, vedo in pericolo la mia reputazione e la mia vita medesima. Qui mi convien risolvere qualche cosa di grande. Son sola, non ho nessuno dal cuore che mi difenda. Non ci sarebbe altri che quel buon uomo di Fabrizio, che in un tal caso mi potesse giovare. Gli prometterò di sposarlo.. ma prometti, prometti, si stancherà di credermi… sarebbe quasi meglio ch’io lo sposassi davvero. Finalmente con un tal matrimonio posso sperar di mettere al coperto il mio interesse e la mia reputazione, senza pregiudicare la mia libertà.” Mirandolina ha capito di aver fatto il passo più lungo della gamba. Suscitando le ire del Cavaliere, rischia di finir male e quindi deve prendere una decisione risoluta. Deve fare qualcosa che la ponga al riparo da ogni genere di pericolo. Potrebbe promettere a Fabrizio di sposarlo, in maniera tale che il Cavaliere la smetta di importunarla però, a forza di promettere a Fabrizio di sposarlo, anche Fabrizio si stancherà di lei, quindi pensa che, quasi quasi, sarebbe meglio che lo sposasse per davvero perché, alla fine, un matrimonio di questo genere, può riparare il suo interesse e la sua reputazione, senza però pregiudicare la sua libertà. Allora, sposare Fabrizio vuol dire: 1) salvare la sua reputazione perché, una volta sposata, non può avere più nessuno che, come il Cavaliere, la corteggia con tanta veemenza; 2)può mettere al riparo i propri interessi, nel senso di avere qualcuno che l'aiuti nella gestione della locanda; 3) senza pregiudicare la sua libertà  vuol dire che Mirandolina immagina che, sposando Fabrizio (il quale appartiene ad una classe sociale inferiore alla sua, e quindi, durante il matrimonio, rischia di essere sottomesso da lei, perché appunto è Mirandolina che ha fatto l'onore di elevarlo al ruolo di sposo, e quindi di migliorare la sua estrazione sociale) il povero Fabrizio finirà con l'essere tiranneggiato da lei, la quale continuerà a fare quello che vuole/che desidera;
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