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Lezione Letteratura Russa 1 12.12.2018, Appunti di Letteratura Russa

Argomenti trattati a lezione: Kapitanskaja Dočka - La figlia del Capitano,

Tipologia: Appunti

2018/2019

Caricato il 28/07/2019

natasha-bevilacqua
natasha-bevilacqua 🇮🇹

4.7

(61)

52 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica Lezione Letteratura Russa 1 12.12.2018 e più Appunti in PDF di Letteratura Russa solo su Docsity! 12/12/2018 Kapitanskaja Dočka (1836) Ambientata all’epoca della rivolta di Emiljan Pugačëv: organizza truppe ribelli, formate da cosacchi, contadini, fuggitivi, servi della gleba, … che iniziano ad attaccare le proprietà dei proprietari terrieri, devastano le tenute. Ekaterina II teme l’esistenza del suo impero. Si presenta come uno dei molti fasi/impostori: si presenta come re di Pietro III (marito di cui si era liberata Ekaterina nel 62): no somiglianza tra i due, al tempo non vi era la diffusione delle immagini, no foto e no giornali tra gli analfabeti, solo quelli vicino al trono lo conoscono. Pugačev si veste con la sua uniforme: basta per dimostrare il suo rango. Verrà tradito dai suoi e consegnato al governo: doveva avere la pena di morte e tortura ma l’aveva vietata in quanto donna illuminata; tuttavia non poteva dimostrare nessuna pietà nei suoi confronti e quindi darà la pena di morte: ucciso e poi squartato (doveva essere squartato vivo). Puškin si rivolge a questo tempo storico quando si dedica agli studi storici (anni 30). Inizia a dedicarsi alla prosa, prende il posto di Karamzin che era allora morto: Puškin chiamato storico di corte con Nikolaj I. conduce così studi storici, esiti: Kapitanskaja dočka e Istorija Pugačëvskogo Bunta (Bunt ha connotazione negativa), l’ultima rappresenta una raccolta di documenti, manifesti, memorie, … che servono ad uno storiografo per riprodurre la storia. Così l’autore da una parte ha il suo interesse alla storia, dall’altra quella del romanzo. Kapitanskaja dočka dal punto di vista storico sono passati circa 60 anni, è uno stacco temporale sufficiente per avere una prospettiva storica, ma eventi sentiti abbastanza recenti. Soltanto nel 1825 c’era stata la rivoluzione decabrista, partita dalla nobiltà vs rivoluzione di Pugačëv partita dal basso: nesso tra le due rivolte è evidente, la seconda aveva mirato contro la servitù della gleba che ancora nel 33 continuava a non essere risolto, non aveva più quei tratti così crudi come scritti da Radiščev in Viaggio da Pietroburgo a Mosca. La censura interviene imponendo di cambiare il nome della raccolta. Puškin visita Kazan’ Simbirsk, Ural’sk, … raccoglie testimonianze dirette e nel 34 pubblica tutte le testimonianze nella raccolta Storia della rivolta di Pugačëv. Puškin passa in una serie di fasi per individuare il personaggio principale e poi riesce a definirlo: crea due personaggi paralleli (come in Onegin: Evgenij e Lenskij). Il protagonista è Grinëv e prenderà presto tratti positivi, è un giovane di una famiglia di piccola nobiltà, inviato dal padre che crede ancora nella meritocrazia, non a Pietroburgo ma nella periferia a fare la gavetta. Grinëv è anche narratore in prima persona del romanzo: memoria di lui stesso, soltanto nel capitolo finale la testimonianza si arresta e interviene un narratore extradiegetico che racconta come finirà la faccenda. Puškin elabora un antagonista che è Švabrin, dal punto di vista sia caratteriale che sentimentale: è avversario nell’amore dell’amore per la fanciulla Mar’ja Ivanovna, figlia del capitano (anche qui imitazione di la povera Liza). Ivan Kuzmič Mironov è capitano di una piccola fortezza sperduta poco lontana da Norimburg, nel cognome vediamo un forte tratto ironico in quanto sarebbe mir = pacifico. Lui e sua moglie è Vasilisa (si rifà a Vasilisa Prikrasnaja) vivono in un mondo pacifico, soldati quasi tutti invalidi o vecchi, vivono nelle ysba nel mezzo del nulla. Mar’ja è figlia dei due pacifici che vivono quasi un piccolo paradiso. Ancor più evidente sarà la frattura portata dalla rivolta di Pugačëv, in quanto farà impiccare Ivan e sgozzare Vasilisa: dalla visione idilliaca/bucolica si passa alla tragedia. Due personaggi storici che sono anche loro una coppia di contrapposizione che creano dinamismo: Pugačëv e Ekaterina II, il primo occupa molta più scena rispetto all’imperatrice. Sono protagonisti della storia vera e propria. Romanzo diviso in diversi capitoli, ognuno caratterizzato da un’epigrafe che caratterizza e dà la chiave d’interpretazione per comprendere il testo. Anche qui metterà un capitolo a causa dell’estetica e censura. Per Grinëv l’esito è positivo in quanto si ricongiunge con la sua Mar’ja, che ha perso tutto, ma lei diventa in qualche modo colei che riesce a dare alla vicenda una svolta decisiva e positiva infatti così l’opera prende in suo onore il nome come titolo. Maša non ha ruolo centrale nel romanzo, ben presto però è oggetto di contesa tra i due contendenti. Il romanzo si apre con un’epigrafe che riguarda l’onore (čest’). Un uomo è nobile grazie all’onore, è un valore fondamentale nel definire la dignità dell’uomo. Il problema è che un uomo deve avere dei doveri di onore/lealtà che a volte possono entrare in conflitto: Grinëv ne è l’esempio in quanto non riesce a mantenere il suo onore in situazioni contraddittorie. Secondo capitolo: Una guida. Il giovane si trova in una tempesta di neve, tutte le coordinate e punti di riferimento scompaiono. Nel mezzo del nulla, non conoscono la posizione: pensano di morire sotto un cumulo di neve. Ad un tratto vedono una macchia nera: ambiguità di Pugačëv perché non si sa è un lupo o un uomo (umano perché lo aiuta a ritrovare la sua amata rapita da Švabrin, animale perché uccide i genitori di Mar’ja). Sente che le case sono vicine dall’odore, infatti è come un lupo: porterà comunque tutti al sicuro. Grinëv sogna di essere tornato a casa dal padre, ma il padre non c’è, c’è lo sconosciuto (non ha un’identità, non sa chi sia ancora). Nel sogno vede la vera natura del viandante, vede che simbolicamente è sostituito alla figura del padre, all’autorità. Grinëv svilupperà un rapporto ambiguo al Pugačëv, perché a lui deve il fatto di essersi salvato durante la tempesta: gli deve lealtà ma è contradditorio con la lealtà che deve all’autorità ossia imperatore e padre. Per ringraziarlo gli regala un pellicciotto di lepre; per Pugačëv diventa il pegno, riconoscenza che deve nei confronti del giovane a sua volta: donato nonostante l’insistenza del servo. Dà ciò che può permettersi, quindi tra i due c’è un senso di lealtà e riconoscimento. “mai
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