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Lezione su Gordon Craig Storia del teatro moderno e contemporaneo - Prof. Mango, Appunti di Storia del Teatro e dello Spettacolo

Appunti presi a lezione su Gordon Craig.

Tipologia: Appunti

2019/2020

Caricato il 23/04/2020

teresa-centobelli
teresa-centobelli 🇮🇹

4.5

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7 documenti

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Scarica Lezione su Gordon Craig Storia del teatro moderno e contemporaneo - Prof. Mango e più Appunti in PDF di Storia del Teatro e dello Spettacolo solo su Docsity! Lezione 6 - 21 Marzo Gordon Craig 1905 - L’arte del teatro Breve testo ed è scritto in forma di dialogo. La vicenda artistica di Craig mostra come le ragioni della riforma del teatro novecentesco, l’idea di teatro, provengano da persone che agiscono in abiti diversi. Mancano gli scrittori teatrali come categoria, anche se c’è di sguincio. Fuchs scrive anche dei testi ma la sua importanza non è in quanto scrittore di teatro quanto un intellettuale che teorizza il teatro e poi realizza anche dei testi. Il progetto di riforma nasce da contesti non soltanto geografici ma culturali diversi, che non nascono all’interno del cuore del teatro. Questo è importante perché il cuore del teatro ad inizio 900 è ancora la drammaturgia ma sta per diventare qualcosa di altro. Questo qualcosa di altro ha una matrice wagneriana. Appia vede Wagner come un nemico, nel senso che prende posizioni contro Wagner ma in realtà sono delle posizioni dopo Wagner. Il grande argomento wagneriano che è analogo in Nietzsche. Lui scrive La nascita della tragedia quando si considera un adepto wagneriano e si distacca da lui quando Wagner scrive il Parsifal, tradendo l’identità etnica. Wagner aveva scritta la tetralogia dell’anello del Nibelungo che riprendeva i motivi classici della mitologia germanica. Con il Parsifal entra in rapporto con l’ambito mitologico cristiano, quindi secondo Nietzsche tradisce il dettame originale. Wagner fu assunto insieme a Nietzsche come autore d’elezione di Hitler, anche qui gli eredi hanno contribuito. È stato infatti suonato in pubblico in un concerto ad Israele solo pochissimi anni fa, perché il nazismo assunse di Wagner lo spirito germanico. Per Wagner significava l’assunzione dell’origine antropologica germanica mentre per i nazisti si trasforma nell’idea della superiorità dell’origine germanica. C’è anche l’antisemitismo di Wagner ma facendo studi storici ci si rende conto che per ragioni che quasi sfuggono alla comprensione razionale, l’antisemitismo è un fenomeno storicamente e geograficamente diffuso in tutta Europa da sempre. Che Wagner sia un antisemita non lo rende un precursore del Nazismo. Era infatti un fenomeno estremamente diffuso. L’antisemitismo nazi-fascista attecchisce su un terreno sociale non totalmente strano, non lo viveva come un’anomalia. Nel ‘500 gli ebrei vengono cacciata dalla Spagna. Non è legato strettamente a ciò. Wagner viene assunto dal nazismo come il musicista di elezione perché l’antisemitismo è un fenomeno molto più diffuso e condiviso. Raccoglie lo spirito germanico e lo fa in un contesto in cui lui è un attore postromantico. Per i romantici l’idea dell’ethos, dell’identità è un valore forte, quindi il cercare l’origine, il fondamento, trovare in Sigfrido l’archetipo della soggettività germanica è per Wagner un modo per risalire alla ethos del popolo. Il problema della costruzione identitaria è un problema estremamente affascinante ed interessante ed apre grandi prospettive ed al tempo stesso è pericolosissimo. Senza identità si è niente ma se viene assunta in modo sbagliato, si finisce nei regimi totalitari, assolutisti e razzisti. Il razzismo è un malinteso concetto dell’identità. Fuchs ha un certo riscontro ma finisce nel dimenticatoio per ragioni ideologiche. Nello slancio del recupero dell’identità germanica diventa un nazionalista con simpatie nazional socialiste e quindi viene censurato. Marinetti non soltanto era compromesso con il fascismo, ma Mussolini è stato un suo “allievo”. Nei movimenti insurrezionali immediatamente post prima guerra mondiale ed addirittura prima, Mussolini costruisce il fascismo coniugando l’interventismo di D’annunzio ed il modernismo di Marinetti. Marinetti ha avuto la fortuna di morire di morte naturale nel 1944. Se fosse sopravvissuto sarebbe stato sicuramente fucilato oppure assassinato come capitò a Gentile, uno dei più importanti filosofi italiani. Fu ministro della scuola italiana, dell’istruzione fascista ma era un grande intellettuale. Infatti la scuola italiana ha funzionato finché è stata basata sulla sua riforma, non perché fosse basata sulla storia del fascismo ma era una riforma per cui italiano e storia contavano più delle materie scientifiche. Perché Marinetti e futurismo fosse reinserito nella cultura italiano c’è stato bisogno di arrivare a metà degli anni’60. Questo perché il peso dell’interdetto ideologico è stato potentissimo ed a metà anni ‘60 quando si affermano le nuove avanguardie, Marinetti ed il futurismo vengono recuperati ed il legame con il fascismo viene messo da parte. Infatti non rientrava nella dichiarazione di poetica, rientrava nelle scelte politiche, in alcune affermazioni ma che la guerra sia solo igiene del mondo è uno slogan di natura fascista, ma in realtà ha un significato di natura diversa. Fuchs invece è stato cancellato, allo stato attuale la sua opera più importante infatti non è stata ancora tradotta integralmente in italiano. Appia invece è un personaggio talmente marginale che non realizza praticamente quasi nessuno spettacolo. Vuole mettere in scena drammi i Wagner ma vuole farlo in maniera diversa. Manda la proposta alla vedova di Wagner, Cosima, che si era fatta sua vestale, ossia la portatrice del verbo del maestro, che glieli rispinge trovandole contrarie al dettato di Wagner. Il cattivo uso di Wagner è stato dettato in parte consistente dalla sua vedova e suo figlio. Nel 1924, grazie al genio ebreo che fu costretto per le leggi razziali a lasciare l’Italia: Arturo Toscanini, il più grande direttore d’orchestra di tutto il ‘900, Appia riesce, ormai avanti negli anni, a fare solo uno spettacolo wagneriano. Lo chiama a realizzare la scenografia di Tristano ed Isotta e dopo di che Appia non fa nessuno spettacolo, vive nell’ombra. Craig invece nasce nel sole essendo il figlio della più grande attrice, vive nel teatro più importante di Londra ed è lodato dalla critica appena inizia la sua carriera d’attore. Tuttavia Craig era d’animo libertino, basti pensare che aveva circa 20 figli da tantissime donne. Nell’iconografia leggendaria del ‘900 c’è la straordinaria storia d’amore tra Craig e Isadora Duncan. Loro sono i due grandi geni di inizio ‘900, giovani, belli e soprattutto ribelli. Nel 1904 la Duncan scappa con Craig, in un’epoca ciò era impensabile. Lei danzava scalza e veniva vista come nuda unicamente per questo dettaglio. Craig lascia il teatro diventato un bohémienne e diverrà una risorsa anche per il suo teatro, infatti diverrà un incisore di successo e soprattutto diverrà disegnatore del suo stesso teatro. Tuttavia era un irregolare, era pieno di debiti e sua madre pagava continuamente i suoi debiti. Esistono grandi archivi di Craig perché questo da vecchio si vendeva pezzi dei suoi archivi essendo rimasto senza denaro. Si ha il tentativo di trovare l’identità tedesca attraverso la cultura ed è forte. L’Italia non era mai esistita, poi era stata frammentata, era rimasta tale e non parlava la stessa lingua. Nelle singole regioni si parlavano i dialetti. L’identità viene costruita attraverso la cultura che chiamiamo nazionalpopolare, termine che oggi viene utilizzato in senso spregiativo ma che viene coniato da Antonio Gramsci per indicare modelli culturali che sono al tempo stesso altri ma sono popolari, ossia costruiscono un’identità. E costruiscono una sequenza specifica: Dante , Petrarca, Leopardi e Manzoni. Questa costruzione costruisce l’identità culturale del patrimonio condiviso, è oggettivo che questo sia l’asse centrale. Questo asse pone il problema dell’Italia al centro tutti questi autori pongono al centro del loro argomento poetico l’Italia. L’asse culturale su cui si costruisce l’educazione scolastica nasce da un progetto per dare ad un Paese che non aveva identità una sua e gliela trovano nella letteratura, non nell’economia. In Germania fanno la stessa cosa. Goethe cerca ciò ma fallisce in questo quindi il conte Kessler viene prima chiamato a Weimar a dirigere una scuola d’arte applicate, poi decide che vuole rilanciare quella che chiama la nuova Weimar, ossia una Weimar che riprenda il valore culturale di Goethe ma in prospettiva diversa, facendone il motore centrale della cultura tedesca. Ma la Germania ormai esiste come nazione e nel frattempo si è andato affermando sempre più il nazionalismo tedesco. Nel giro di 10 anni si arriverà infatti alla prima guerra mondiale che nasce dall’idea di egemonia politica della Germania sull’Europa. Viceversa il conte cerca di lanciare a Weimar il luogo di un’identità di una cultura europea. È il primo a parlarne quando ancora le nazioni si odiano cercando di fare la cultura il luogo di incontro e mediazione fra i popoli. I due grandi Paesi in contrasto prima della guerra mondiale erano l’Inghilterra e la Germania. Lui essendo d’origine anche inglese cerca di organizzare un ponte, organizza le mostre d’artisti tedeschi in Inghilterra e viceversa, scrive un manifesto di apprezzamento dell’arte inglese da parte di artisti tedeschi, gli inglesi gli rispondono. Lui si illudeva che questo potesse essere il modo per far dialogare i popoli. Infatti il nazionalismo, le ragioni di potere hanno la meglio su Kessler. Però il suo sogno fa parte dell’utopia novecentesca. Oggi le attribuiamo un’accezione negativa ma ad inizio ‘900 credevano di poter realizzare i loro sogni quindi l’utopia è il motore della cultura novecentesca. Quando Craig, Appia e Fuchs pensano di voler reinventare il teatro è un’utopia, ma questa smuove il teatro. Quindi Kessler chiama intellettuali da tutta Europa. Chiama Henry van de Velde, il più grande architetto dell’artencraft, l’inventore delle parti applicate, il design di mobili ecc. Chiama Von Hofmannsthal, gran poeta austriaco del momento e Gordon Craig. Lo chiama perché gli interessa anche la riforma del teatro e non solo gli interessa la riforma del teatro letterario ma anche quella del teatro realizzato. Il suo sogno è realizzare un’edizione dell’Elettra, non di Euripide ma di Von Hofmannsthal. Ed ha in testa che questo testo di Von Hofmannsthal, abbia come allestimento scenico quello realizzato da Craig e come interprete Eleonora Duse. Craig inizia a disegnare quindi dei progetti di teatro in immagine, non quelle ce lui pensava fossero scenografie. Von Hofmannsthal in quel momento sta lavorando molto sulla riscrittura dei classici riscrivere un’Elettra con valori simbolici e particolari. Craig prepara questo spettacolo, il quale però non va in porto perché lavorano da luoghi diversi. Inoltre la Duse ad un certo punto si tira indietro, essendo umorale, usciva dal rapporto con D’Annunzio e Craig scrive lettere acide a Kessler a riguardo di ciò. Restano però appunti disegnati estremamente interessanti ed Elettra nella storia di Von Hofmannsthal, come nella storia del mito, viene allontanata dalla corte e fatta a sposare ad un uomo di umili natali che vive fuori dal palazzo. Il palazzo è il luogo dell’orrore e quando arriva Oreste lei impazzisce di gioia e riesce ad indurre Egisto ad entrare nella porta dove Oreste lo uccide. Quando muore impazzisce di gioia ed in una danza estetica muore. Ogni manifestazione dell’entusiasmo verso la vendetta di Elettra, Von Hofmannsthal lo introduce attraverso il tema della danza. O come quella finale oppure il richiamo ad essa attraverso dei movimenti, infatti Elettra accompagna Egisto con una sorta di danza. Quindi la danza come simbolo. Craig mette un’Elettra velata, la mette in controluce su un fondale neutro con i tendaggi su cui si apre una porta smisurata. È gigantesca perché tutto si svolge fuori da quella porta. Elettra è stata buttata fuori dalla porta, il delitto si consuma lì. Quindi la porta non è più del palazzo ma dell’inferno quindi si vede una grande e gigantesca porta. La regia deve individuare degli elementi scenici forti che diano un significato particolare all’azione verbale. La scena quindi inizia ad acquisire un suo linguaggio. L’Elettra è scritta in contemporanea a quando lui scrive il saggio L’arte del teatro in Germania. La prima edizione esce in tedesco. Chiamato in Germania da Kessler a Weimar non riesce a realizzare niente, anche perché lì Kessler aveva un sogno straordinario. C’è una fotografia bellissima in cui si vedono Kessler, van de Velde e Craig davanti al modellino di teatro che van de Velde doveva costruire a Weimar. Questa cosa fallisce perché oltre ad essere luogo d’identità europea della cultura, per Kessler era fondamentale che Weimar doveva inventare la capitale del modernismo, di un’arte moderna. Kessler prende posizioni politiche contro Bismark perché il governo tedesco tendeva ad avellare, per esempio nelle esposizioni universali, l’arte accademica mentre Kessler diventa il presidente dell’associazione che raccoglie i diversi movimenti delle secessioni moderniste. Quindi la capitale della cultura europea e la moderna. Iil ‘900 comincia ed il gran duca in ciò lo asseconda ma il potere è sempre uguale. Tra gli artisti che Kessler amava c’era August Rodine, più importante scultore di quegli anni. Organizza a Weimar nel 1906 una mostra di Rodine a Weimar. Quindi lo sculture modernista, ma in questa mostra di disegni ci sono disegni nudo e quindi in maniera pretestuosa il gruppo di politici vicini a lui, ed anzi Rodine dedica al granduca un disegno in cui c’è un nudo. Questa cosa è considerata un’offesa mortale dal ceto politico che voleva far fuori Kessler e ciò accade. Quindi l’esperienza di Weimar finisce nel 1906. Nel 1905 si hanno i barlumi di poter fare ciò ed Elettra era il grande sogno di Craig che voleva mettere insieme un austriaco, un italiano ed un inglese. Pensava che il poeta austriaco fosse il più grande scrittore vivente, che la Duse fosse la più grande attrice vivente e che Craig fosse il più grande inventore di scena moderna. Craig va avanti con il lavoro, prepara i costumi per Eleonora Duse. Solitamente sono gli attori a sceglierli, ma Craig si oppone conscio del fatto che il costume sia parte integrante dell’opera. Quindi i costumi e gli oggetti sono importanti, infatti per la Purcell disegnava anche gli oggetti. S c’era una spada se la faceva fare, non la prendeva dal magazzino. Quindi i costumi devono essere mantelli, inoltre Elettra deve essere inizialmente nera, man mano diventa grigia ed infine bianca, la vendetta ala sublima e la danza finale deve essere come quella di una monade. Quando pensa a ciò si ispira ad Isidora Duncan. Per lei la danza era libertà di movimento, non il virtuosismo della danza classica. Lei andava danza vestita da greca e spesso va in giro vestita così in generale. C’è una follia geniale ad inizio’900, perché Isidora è matta ma è un genio, purtroppo anche tragico. Duncan muore nel 1927. Era famosa per essere una donna moderna, stravagante. Aveva una lunghissima sciarpa, sale su una decappottabile, le macchine all’epoca avevano i raggi, la macchina parte, la sciarpa finisce tra i raggi delle ruote e la Duncan muore strangolata. Qualche anno prima, la Duncan aveva due figli con due uomini differenti, uno di Craig, ma muoiono perché l’automobile su cui stanno andando con la governante cade in un canale ad inizio ‘900. Craig e la Duncan si incontrano nel 1904 ed i due scappano nella notte in auto, vivono una settimana di follia d’amore e dopo di ciò vivono per un periodo insieme mentre lui diviene il suo manager, quindi vivendo sulle sue spalle. Infatti la Duncan è famosa, gira intorno a tutta Europa. Kessler fa incontrare Craig con i più importanti registri tedeschi, tra cui Max Strainard, ma si litiga con tutti perché la gente credeva fosse uno scenografo, ma lui faceva regia quindi non riesce ad inserirsi. L’unico spettacolo che riesce a realizzare, dopo il 1903, c’è il fallimento dello spettacolo del 1905 dell’Elettra, nel 1906 per intermediazione della Duncan, Craig incontra Eleonora Duse. Questo giovane di talento piace alla Duse e conosceva le cose di Craig perché nella biblioteca del vittoriale di D’Annunzio sono conservate le copie in tedesco ed inglese de L’arte del teatro di Craig. Sicuramente a D’Annunzio sono arrivate attraverso la Duse. Lei è stata lasciata da D’Annunzio e ciò per lei significava molto aldilà del fatto personale, poiché negli anni precedenti ha fatto qualcosa di estremamente innovativo per il teatro italiano. Ha costruito una compagnia ad hoc per portare in giro soltanto le opere di D’Annunzio. Si è votata cambiando anche il modo in cui lei stessa recitava. Sul lago di Albano voleva fondar un teatro tempio. In questo momento vuole dedicarsi ad un nuovo progetto, vuole ritornare ad Ibsen e la Duncan le suggerisce di farlo con Craig. Mettono in scena Rosmersholm (La casa dei Rosmer), è una storia molto simbolica di questo vecchio professore ed assistente che hanno un amore platonico in cui lei vuole spronare lui ad uscir fuori dal torpore borghese in cui è caduto, per tornare ad essere l’intellettuale rivoluzionario che era da giovane e ciò è un classico tema ibseniano. Sono giovani donne che cercano di risvegliare le passioni di questi uomini spenti dalla vita stessa ma questo stimolo arriva troppo tardi e finisce in tragedia. Tra loro due c’è una serie di conflitti ideali e soprattutto c’è un grande spettro, ossia lo spettro della moglie di Rosmer che si è suicidata ed esce mano a mano nella storia che l’ha fatto perché aveva capito e saputo del sodalizio ideale tra l’assistente e lui. Craig rimase insoddisfatto dello spettacolo perché non corrispondevano alla sua idea. Gli screens non si riuscivano a muore a vista anche perché la vulgata dice che durante le prove dello spettacolo uno schermo cadde, sfiorò un attore e Stanislavskij, temendo le conseguenze, pretese che fossero di tela quindi Craig non volle farne niente. Inoltre disse che lo spettacolo non corrispondeva alle sue idee eppure divenne un classico nel teatro moderno. Ci vollero 4 anni prima che andasse in scena. Questo perché Craig nel frattempo si allontana. Aveva costruito il model stage, aveva costruito i suoi screens, delle sagomette degli attori in legno. Dopodiché aveva mostrato come si dovevano muovere gli screen e come illuminarli con le luci, colorandoli tramite la luce, infatti erano neutri. Quindi non usare la luce naturale ma come modo per colorare e poi muoveva le sagomette dentro lo spazio. Per lui il lavoro era finito perché gli attori erano presenze accessorie. Gli interessava soltanto questo, per il resto potevano fare come voleva. Stanislavskij si ammala ma alla fine lo spettacolo va in scena nel 1912 con clamore e successo straordinario, ma Craig non è soddisfatto. Craig, quando parla con Stanislavskij, paragonava i personaggi a degli animali. Polonio è un rospo, Rosencranzt e Guidlstern sono come serpenti, quindi voleva avessero costumi lunghi, verdi, con le maniche che permettessero di richiamare i cobra. E soprattutto i due cortigiani portano una specie di mantello, sembrano personaggi di Beckett. Nella seconda scena del I atto si ha la scena della corte dell’Amleto. Il re Claudio si presenta alla corte, fa il suo discorso di investitura, parla con Polonio per dare autorizzazione a Laerte di partire, manda ambasciatori in Norvegia affinché non si faccia la guerra, quindi compare come un re nel pieno delle sue funzioni ed Amleto invece è lì da una parte, cupo, nero, polemico. Ma è dovuto al fatto che lui è consapevole d’avere davanti solo finzione, per questo è polemico. Craig vuole che lo spettatore percepisca che è una funzione, quindi il genio si inventa che la corte rialzata è tutta d’oro. L’oro è il brilluccichio dell’apparenza, è finto e non solo la corte ha un gigantesco mantello dorato, che arriva fino in proscenio ed i cortigiani escono dal mantello. La scena mostra che la corte è un’unica propaggine del re ed è tutto uno sbrilluccichio finto. Amleto è vestito di nero, quindi si ha una corte d’oro e lui nero. Ha la testa reclinata, sembra una deposizione. In questa scena Craig vuole che quello che si vede dica quello che il testo non dice. Che Amleto per Craig non è il vendicatore, ma è lo spirito purificatore. Lo splendore della corte è finzione, illusione. Questo è l’ultimo grande spettacolo di Craig. Ne farà un altro nel’26 e gli spettacoli sono finiti. Sono gli scritti di Craig che influenzano il’900, non lo spettacolo. Ma Craig specialmente con l’Amleto ed anche il Roddison, attribuisce vistosamente agli elementi visivi la funzione di scrittura. I personaggi, la scena, l’interpretazione del testo sono dati da quello che si vede. L’unica fotografia che si ha dello spettacolo è il finale. Gli screens creano una struttura ma astratta, è una scenografia astratta. Sembra di vedere un palazzo ma che non c’è e poi le scale, che permettono di superare il fatto che i personaggi sono sempre sullo stesso piano. Invece sono su piani differenti e la scala significa questo, oltre ad avere un valore simbolico. Si vede l’esercito fatto solo di lance, la processione che arriva di obliquo e c’è Fortebraccio. Questo arriva vestito di una tunica bianca, con una grande croce rossa sul petto come se fosse un crociato e porta sulle spalle un grande scudo di bronzo luminescente. Vedendolo da una certa prospettiva sembra un’aureola, lui diche che quando arriva è un arcangelo. È l’arcangelo che arriva a chiudere l’Amleto e lui dice che si vede Amleto finalmente sorridere perché la morte e l’ha liberato. Attraverso apparati visuali Craig riesce a dare la sua interpretazione del testo.
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