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Liberalismo, idea di nazione, democrazia, socialismo, Appunti di Storia della musica

Le nuove dottrine politiche diffuse nel primo '800, come l'idea di nazione, il liberalismo, il pensiero democratico e il socialismo. Si analizza l'evoluzione dell'idea di nazione, la genesi del liberalismo e la sua traduzione in istituzioni e ordinamenti, le divergenze tra liberalismo e democrazia e l'origine del pensiero socialista. Il documento si concentra sulla politica dell'Ottocento e sulle sue implicazioni sociali, economiche e politiche.

Tipologia: Appunti

2021/2022

In vendita dal 09/05/2022

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Scarica Liberalismo, idea di nazione, democrazia, socialismo e più Appunti in PDF di Storia della musica solo su Docsity! Liberalismo, idea di nazione, democrazia, socialismo 1. Premessa Nel primo ‘800 si diffondono nuove dottrine politiche. Esse non sono che l’espressione dei conflitti sociali, economici e politici che sorgono a ridosso della Rivoluzione francese, dell’Età napoleonica e della Rivoluzione industriale. Quest’ultima, in particolare, stava rapidamente mutando l’assetto tradizionale della società, inserendo una nuova figura sociale, l’operaio salariato, portatore di nuovi diritti e di nuove rivendicazioni, legati all’affermarsi dei nuovi processi produttivi, della ‘divisione del lavoro’ al cosiddetto ‘factory system’. 2. L’idea di nazione Complici il diffondersi della cultura romantica e l’epopea napoleonica, l’idea di nazione, già apparsa nel ‘700, si afferma con vigore nei primi decenni dell’Ottocento, mutando, tuttavia di significato. Se, per gran parte del XVIII secolo, la ‘nazione’ indicava essenzialmente una realtà geografica , etnica e linguistico-culturale più o meno definita, è con la Rivoluzione francese e con le guerre napoleoniche che essa si identifica con la vita , la tradizione, lo ‘spirito’e l’identità di un popolo e con il suo desiderio di libertà. Tale passaggio si evidenzia nel progressivo sovrapporsi all’idea di nazione dell’idea di ‘patria’. Tale passaggio può anche essere inteso come una sorta di ‘politicizzazione’ del concetto di nazione. Ne è esempio J. G. Fichte, filosofo tedesco, che nei suoi Discorsi alla nazione tedesca ( 1807-1808) si appella proprio al valore del popolo-nazione in funzione anti-napoleonica. Ma tracce di tale sentimento nazionale e patriottico si ritrovano in Foscolo, a conclusione dei suoi Sepolcri o in Manzoni, nei versi del suo Marzo 1821, dove la nazione è indicata come “una d’arme, di lingua d’altare, di memorie, di sangue e di cor”. L’dea di nazione si trasforma così in un principio di lotta per affermare l’identità di stati e di popoli. I moti rivoluzionari dell’Ottocento hanno qui la loro genesi. Lo storico F. Chabod, che ha scritto un saggio dal titolo, per l’appunto, L’idea di nazione, evidenzia come la politica che, nel ‘700 era più che altro sinonimo di razionalità, di equilibrio e di calcolo, (v. ‘dispotismo illuminato’), nell’’800 incontra il ‘pathos’. La nazione, trasformatasi in ‘patria’ evoca qualcosa di sacro. L’”idea di nazione” si trasforma nella “religione della patria”, una religione laica, ma non per questo meno capace di mobilitare sentimenti , affetti, passioni. Non è un caso che tale ‘religione laica’ è alla base sia, come già detto, dei moti rivoluzionari e del processo di consolidamento degli stati-nazione propri dell’Ottocento, sia di quella degenerazione- radicalizzazione rappresentata dal nazionalismo di fine Ottocento-primo Novecento e dalla correlativa politica di potenza. 3. Il liberalismo Il liberalismo si può dire abbia una genesi corale, dato il numero e la diversità di autori che possono invocarsi come suoi genitori, da J. Locke a J. S. Mill, da Montesquieu a Constant, da Smith a Tocqueville. Come ha chiarito N. Bobbio in un suo celebre saggio, il liberalismo sia sul piano politico che strettamente economico ( spesso in questo caso si parla di ‘liberismo’) sono frutto di un presupposto di natura etica: il valore imprescindibile e supremo della libertà individuale, intesa sia in senso positivo (= libertà di) sia in senso negativo (= libertà da). Il liberalismo consisterebbe proprio nella traduzione in istituzioni e ordinamenti di tale presupposto. A difesa di tale presupposto assiologico viene invocata la ‘neutralità’ dello Stato o anche la tesi cosiddetta dello Stato’minimo’: lo Stato, cioè, deve interferire il meno possibile nella vita dei cittadini soprattutto in campo economico nel quale deve vigere piuttosto il ‘laisser faire’, la libertà di mercato e la sua capacità di autoregolamentazione. Nell’età della Restaurazione, tale prospettiva si concretizza nella rivendicazione di un costituzionalismo liberale, ovvero di una monarchia costituzionale su base censitaria. Fautore di tale indirizzo è il politico francese B. Constant, autore, nel 1819, di un saggio dal titolo eloquente: La libertà degli antichi confrontata con quella dei moderni. Se la libertà degli antichi era innanzitutto una ‘libertà di’, cioè una libertà intesa come positiva capacità di partecipazione alla vita politica, la libertà dei moderni è innanzitutto una ‘libertà da’, una libertà negativa e privata, concentrata appunto sulla difesa della libertà individuale da ogni ingerenza- invadenza della società e dello Stato e sull’affermazione del principio di rappresentanza. 4. Il pensiero democratico Proprio sul concetto di rappresentanza liberalismo e democrazia registrano le maggiori divergenze: un sistemo politico veramente rappresentativo deve necessariamente esprimere la volontà di tutti i cittadini (cfr. Rousseau ): da qui la rivendicazione dell’uguaglianza politica e del suffragio universale. A questo principio generale, che ha i suoi antecedenti nell’’utilitarismo di J. Bentham ( ‘massima felicità possibile per il maggior numero di individui’) e nel pensiero politico di J. S. Mill, si affianca la rivendicazione del ruolo positivo dello Stato: lo Stato, lungi dall’accettare la disuguaglianza sociale ed economica come un dato naturale, deve piuttosto promuovere azioni che la rimuovano, garantendo lo sviluppo anche dei soggetti più deboli. (v. art. 3 della nostra Costituzione). In tale prospettiva il pensiero democratico normalmente invoca il carattere necessariamente quantitativo ( e non qualitativo-elitario) dell’istruzione e una tassazione di tipo proporzionale al reddito. Storicamente pensiero liberale e pensiero democratico si sono variamente intrecciati. 5. Socialismo e comunismo Storicamente il pensiero socialista nasce dall’esplodere di quella che è stata definita la “questione sociale” ossia quel complesso di condizioni cui versano gli operai e tutti coloro che vengono coinvolti dall’avvento dell’industrializzazione ( precarie condizioni igienico-sanitarie, turni di lavoro estenuanti , assenza di tutele sindacali e previdenziali ecc. ). Il pensiero socialista esordisce proprio come esigenza di una società più giusta, di una differente organizzazione economico-produttiva, di una più equa distribuzione della proprietà e della ricchezza, in omaggio a valori quali l’uguaglianza sociale ( e non solo giuridico-formale) dei cittadini, la solidarietà, la limitazione del diritto di proprietà. Spesso tale prospettiva si accompagna anche alle prime lotte sindacali, alle prime clamorose forme di protesta, al diffondersi di una crescente ‘coscienza di classe’ in opposizione alla ‘coscienza’ della classe borghese e a i suoi interessi specifici. La prima di queste proteste può essere riconosciuta nel luddismo , movimento sorto in Inghilterra tra la fine del ‘700 e il 1812, ( dal nome di Ned Ludd, un tessitore che per difendere il proprio posto di lavoro avrebbe di strutto nel 1799 un telaio meccanico) contro la politica di bassi salari e di licenziamenti conseguenti alla progressiva meccanizzazione dei processi produttivi. Il 16 agosto 1819 una marcia di 50.000 operai, donne e bambini viene repressa nel sangue a Saint Peter’s Field, presso Manchester, episodio ricordato come il ‘massacro di Peterloo’. Solo nel ’24, sempre in Inghilterra, le organizzazioni sindacali ottengono un riconoscimento giuridico, con la nascita delle ‘Trade Unions’. Il diffondersi delle lotte operaie e delle organizzazioni sindacali e politiche che ne assumeranno la difesa e la promozione scandisce la storia dell’intero Ottocento. Come si vedrà in seguito, tappe fondamentali di questo lungo processo saranno: 1) La pubblicazione, nel febbraio del 1848, del Manifesto del partito comunista ad opera di Marx ed Engels; 2) La fondazione della I Internazionale nel 1864; 3) La fondazione della II Internazionale nel 1889; 4) La fondazione dei primi partiti socialisti di massa.
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