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Libri necessari, R. Cesana., Appunti di Storia

Riassunto completo del libro Libri necessari, R. Cesana, per esame storia della cultura contemporanea.

Tipologia: Appunti

2021/2022

In vendita dal 17/10/2022

AnnaBaglioni
AnnaBaglioni 🇮🇹

4.5

(86)

37 documenti

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Scarica Libri necessari, R. Cesana. e più Appunti in PDF di Storia solo su Docsity! Libri necessari, le edizioni letterarie Feltrinelli (1955-1965), R. Cesana Cap. 1, Alle origini della casa editrice Discendente da una ricca stirpe di industriali, Giangiacomo fu il primo a occuparsi di editoria agli inizi dell’Ottocento, Faustino Feltrinelli fondò a Gargnano, sul lago di Garda, la Legnami Feltrinelli, la sede della ditta fu poi spostata a Desenzano, in concomitanza con la costituzione, intorno al 1860, della ditta Legnami Fratelli Feltrinelli, di Angelo, Pietro e Giacomo, tre dei quattro figli di Faustino Feltrinelli e Maria Caterina Zangherle, a partire dal 1905 la famiglia Feltrinelli prese la decisione di costituire la società in nome collettivo Banca Feltrinelli, con sede a Milano, tra i firmatari dell’atto costitutivo della Banca c’era Carlo Feltrinelli, il padre di Giangiacomo, che in pochi anni entrò a far parte di decine e decine di società, appartenenti ai più svariati settori dell’economia, Carlo sposò Gianna Elisa Gianzana, il 27 giugno 1925, i due coniugi andarono ad abitare in via Andegari, nel palazzo di proprietà della famiglia Feltrinelli, che sarà poi sede della casa editrice, un anno dopo, il 19 giugno 1926, nacque il primogenito, Giangiacomo e il 13 novembre 1927 la secondogenita, Antonella, l’8 novembre 1935 Carlo Feltrinelli, ormai presente nei consigli di amministrazione di ben 37 società, moriva a Milano per cause naturali. Per ricostruire l’infanzia di Giangiacomo Feltrinelli, abbiamo a disposizione una memoria autobiografica, destinata all’Ufficio Quadri della Federazione milanese del PCI, che l’editore redasse nel 1950, egli riferì in particolare di un episodio, indicandolo come il primo elemento importante dell’evoluzione, che lo portò a iscriversi e poi a militare nel PCI, con quelle parole Giangiacomo faceva riferimento al 1936, quando, ancora bambino, si trovò a contatto con gli operai e i contadini che lavoravano a villa Feltrinelli, dalla memoria autobiografica del futuro editore emergono ulteriori elementi di interesse, come ad esempio le sue letture di formazione, la Storia della letteratura latina di Concetto Marchesi e la lettura della Storia del Risorgimento di Croce, dopo la Liberazione di Roma lesse il Manifesto dei Comunisti e Stato e Rivoluzione di Lenin, era poi tornato a Roma per terminare gli studi, dopo alcuni mesi manifestò il proposito di arruolarsi per risalire la Penisola con le truppe alleate, ai primi di marzo del 1945, mentre si trovava con la Divisione in addestramento in provincia di Siena, si iscrisse al Partito (PCI), poco dopo la sua divisione andò in linea sul fronte di Bologna e nell’agosto del 1945 Giangiacomo fu congedato. Ritornato a Roma, riprese gli studi, fino al 1946 non svolse alcune attività politica, nell’aprile di quell’anno fu pubblicata, per intero, sull’Unità, una relazione dettagliata su una riunione di esponenti monarchici, tenuta a casa Feltrinelli a Roma, alla quale Giangiacomo aveva in parte assistito, la famiglia si trasferì a Milano, dove, dal luglio del ’46, Giangiacomo iniziò a svolgere una regolare attività nel Partito, nel ’47 sposò Bianca Dalle Nogare, nell’estate del ’48, in seguito all’attentato contro Palmiro Togliatti, Giangiacomo fu arrestato insieme ad altri giovani per affissione di manifesti non autorizzati e, proprio in seguito a questo arresto, come lui stesso dichiara, ricevette dalla sezione Duomo del Partito la responsabilità della stampa e propaganda. Il “bibliofilo ideologico” Nel 1948 Feltrinelli, disponendo di un grande patrimonio economico, insieme all’amico Del Bo, cominciò ad allestire un archivio dedicato a raccogliere libri e testimonianze sulla storia del movimento operaio mondiale, nel primo filone della Biblioteca, Feltrinelli, volle innestare subito un indirizzo internazionale, per questo compì diversi viaggi in Europa e procedette a una sorta di suddivisione dei compiti tra i suoi collaboratori, al momento della costituzione ufficiale dell’Associazione Biblioteca Giangiacomo Feltrinelli, il 24 dicembre 1951, concordò con i vertici nazionali del PCI, di affidare la carica di direttore a una persona direttamente legata al Partito, escludendo Giuseppe Del Bo, la scelta cadde su Verri, fin dal 1951 la Biblioteca affiancò alla raccolta di materiale archivistico e documentario, una serie di iniziative editoriali destinate ad approfondire aspetti e problemi del movimento operaio e socialista italiano ed europeo. A cominciare dalla rivista Movimento Operaio, fondata da Bosio nel 1949, per indagare le origini del movimento operaio e socialista, dal 1952 la Biblioteca Feltrinelli ne acquisì la pubblicazione, migliorando il periodico con una nuova veste tipografica curata da Albe Steiner, a partire dal numero 4 del luglio-agosto 1953, e fino al cessare delle pubblicazioni, la direzione della rivista passa ad Saitta, nel 1956 cessava le pubblicazioni. Dalla Biblioteca alla Fondazione Feltrinelli Sulla nascita, lo sviluppo e le finalità della Biblioteca Feltrinelli, disponiamo del discorso pronunciato da Feltrinelli il 25 marzo 1961, in occasione dell’inaugurazione della nuova sede dell’Istituto, l’impegno nella costituzione della Biblioteca era stato profuso da Feltrinelli in prima persona, che agiva come organizzatore culturale e non come semplice finanziatore, ricorda che la ricerca del materiale era improntata sui principi di organicità e oggettività, l’equipe iniziale ebbe molte difficoltà ma s’ispirò a modelli, prima europei e poi americani, di altri istituti e biblioteche, una volta raccolto molto materiale, poi, i giovani studiosi della Biblioteca Feltrinelli, iniziarono a pensare a come impostare un’opera critica originale, di studio e di elaborazione, ci furono anche contatti con il mondo accademico, nel giro di pochi anni, accanto alla Biblioteca, nacque il vero e proprio Istituto di ricerche storiche, politiche, economiche, con le sue diverse sezioni. Nata ufficialmente nel 1951, la Biblioteca Feltrinelli divenne Istituto nel 1960 e si trasformò in Fondazione con decreto presidenziale il 24 aprile 1974, Bidussa ha spiegato come, la storia di quella che oggi è la Fondazione Feltrinelli, è divisibile in tre fasi, ognuna è caratterizzata da modalità disciplinari diverse: 1. 1951-1954, si identificano l’ambito programmatico, le risorse, la rete di contatti e di relazioni, che si intende costruire per la concreta realizzazione di un progetto che si presenta già definito nella fase iniziale, studi sulla storia del movimento operaio in Italia. Nei primi dieci anni di vita della Biblioteca, vi è una massiccia acquisizione di testi e di archivi, prende forma quella fisionomia che oggi caratterizza la Fondazione Feltrinelli, a un primo livello c’è la rete di archivi nascosti durante il fascismo, conservati dai sopravvissuti del movimento socialista, prevalente è l’attività di acquisti sul mercato antiquario, in Italia e all’estero; 2. 1956-1964, anno carico di significati per la storia culturale della sinistra italiana, in questo frangente nasce il progetto degli Annali, col passaggio di consegne, che avviene nel maggio 1956, quando Ferri si dimette da direttore della Biblioteca Feltrinelli e al suo posto si insedia Giuseppe Del Bo, giunge a termine di un processo avviato nel 1954, con il lento distacco della Biblioteca dalla commissione culturale del PCI, con il conseguimento della sua piena autonomia organizzativa, con una nuova idea di progetto di ricerca, momento in cui il complesso delle attività di ricerca, di organizzazione delle fonti e della rete dei collaboratori, acquistano una nuova fisionomia, viene definito l’albero biblioteconomico che ancora oggi caratterizza la Fondazione Feltrinelli, occupano un posto di rilievo le indagini sulle culture socialiste europee; 3. 1973 e il 1984, prende avvio dalla trasformazione dell’Ente in Fondazione. In un documento del gennaio 1951, indirizzato da Giangiacomo Feltrinelli alla segretaria del PCI, troviamo una messa a punto dei fini istituzionali che la Feltrinelli riconosce come propri: - recuperare il materiale sparso in Europa; - studi sul movimento operaio italiano e straniero, ma anche sui movimenti economici dei vari Paesi; - inserirsi nel quadro della politica di alleanze del Partito, come elemento di attrazione e di propulsione nel campo culturale; - continuare a raccogliere materiale utile. Prima della Colip Dopo i primi tentativi ottocenteschi, la Biblioteca universale di Sonzogno, collana lanciata nel 1882, e il tentativo novecentesco di Bompiani, con La Zattera, una collana economica iniziata nel 1942 e chiusa nel 1945, bisognerà attendere gli anni del secondo dopoguerra, per dimette, presentando il programma editoriale da concludere, fece rilevare l’assoluta mancanza di interesse dei soci per la prosecuzione delle pubblicazioni e per il futuro dell’impresa, fu costretto a prendere atto che non restava altra soluzione che una progressiva smobilitazione, per non essere travolti, fu stabilita la pubblicazione dei soli libri già in corso di lavorazione, senza prendere impegni per il futuro, la cooperativa fu anticipatamente sciolta e messa in liquidazione il 21 marzo 1956. Le perdite totali ammontarono complessivamente a quasi diciotto milioni di lire, dopo il fallimento della Colip, Feltrinelli si assumerà l’impegno di continuare l’Universale Economica, ammodernandone la veste, incrementandone la vendita e la diffusione, sviluppandone la portata e i concetti fondamentali, la Nuova Universale Economica Feltrinelli sarà ripartita in 10 serie, letteratura, arte, scienze, storia, filosofia, narrativa, teatro, letteratura infantile, saggi, si concretizza l’innovazione di maggior rilievo, non pubblicare più solo classici ma anche opere di autori contemporanei, opere inedite di giovani narratori italiani. Cap. 2, “La grossa iniziativa” La Giangiacomo Feltrinelli Editore viene fondata a Milano, alla fine del 1954, i primi due titoli escono nel giugno del 1955, nel suo primo anno pubblicava venti titoli, successivamente suddivisi in quattro collane: 1. Attualità; 2. Biografie; 3. Narrativa; 4. Universale Economica. Nel 1957 la redazione si trasferisce in quella che è tuttora la sede della casa editrice, sempre a Milano, in via Andegari 6, già nel settembre del 1952, Feltrinelli aveva fondato una società di distribuzione, la EDA (Editori Distributori Associati), per commercializzare Colip, altri editori italiani e importare prestigiose sigle straniere quali Oxford, Pergamon Press, pochi anni dopo, nel 1956, dava vita alla Feltrinelli Libri S.p.a, adibita al controllo e alla gestione delle piccole librerie, l’editore intende disporre di un unico circuito, editore più distributore più librerie, come emergerà nel 1957, con l’apertura della prima Libreria Feltrinelli a Pisa, sin dall’inizio fu consapevole dell’opportunità di pervenire a quel ciclo completo, editore più distributore più librerie in un unico circuito, che a suo avviso era indispensabile per il successo dell ’impresa, e che effettivamente ancora oggi distingue il Gruppo Feltrinelli dai concorrenti nel panorama editoriale italiano. Come ha sottolineato anche Ferretti, alla formazione di Feltrinelli concorrono un pragmatismo aziendale che gli viene dalle origini familiari e dalle pratiche personali, una militanza politica che è insieme lotta contro le ingiustizie, gusto della libertà, dell’avventura e una progettualità strategica maturata con spirito indipendente attraverso l’intera esperienza del PCI a Milano, collaboravano con l’editore numerose persone, tra cui Bianciardi e Albe Steiner, per molti di loro la Colip era stata il primo momento di formazione e di esperienza nel settore editoriale, il primo compito che l’editore assegnò ai suoi redattori fu quello di scandagliare il mercato italiano, attraverso la redazione di relazioni complete, dettagliate e puntigliose su ogni singolo concorrente, contemporaneamente si muoveva anche sul fronte internazionale, a settembre del 1954, Bianciardi, scriveva a Erich Linder, in quei giorni in partenza per la Germania, affidandogli un lavoro da svolgere per conto della casa editrice, il lavoro preparatorio per la grossa iniziativa, era già avviato dagli inizi del 1954, possiamo affermare che il lancio della nuova Universale Economica, fosse in programma già dal 1953. È la seconda metà del 1954, il periodo in cui la casa editrice è più attiva nella ricerca di nuovi titoli da pubblicare, è Bianciardi, che entrò in Feltrinelli nel 1954, a offrirci la più famosa descrizione della casa editrice nel suo primo anno di vita, in una lettera, del settembre 1954, all’amico Terrosi, ancora di più ci dicono le pagine dell’Integrazione, romanzo breve pubblicato da Bompiani nel 1960, in cui Bianciardi racconta, nel suo consueto stile ironico, la storia del lavoro preparatorio al lancio della Feltrinelli, la Feltrinelli si impegnò fin da subito sia sul versante della saggistica che su quello letterario, distinguendosi in tal senso da altri nuovi editori di cultura, e anche da quelli più strettamente letterari, per il forte legame che secondo Giangiacomo dovevano avere questi due rami: - ricerca, che fu sempre politicamente impegnata e caratterizzata da una cultura di sinistra e antifascista, volta ad approfondire la conoscenza della storia italiana e delle evoluzioni della società; - letteratura, i libri per lo svago, che non costituivano solo evasione. Nella prefazione al primo catalogo storico della casa editrice, dieci anni dopo, l’editore ricorderà come i primi libri furono una scelta non casuale, corrispondevano a tre dei principali filoni che furono, e lo sono tuttora, i leitmotiv che la Casa, nella sua battaglia culturale, sviluppò: - antifascismo conseguente e coerente; - ricerca di una forma di coesistenza fra Paesi di diverse strutture economiche e politiche; - non accettasse la cristallizzazione dell’allora esistente geografia economico-politica, ma presupponesse la possibilità per le forze nuove del terzo mondo, dei paesi che uscivano da una dominazione coloniale, di trovare un proprio assetto e di inserirsi con forza nel sistema politico mondiale. La pubblicazione dei due volumi, insieme ad altri quattro che uscivano nella collana Universale Economica, era allora annunciata anche dall’Indicatore, la rivista di informazione libraria a cura della EDA (Editore Distributori Associati), la società che lo stesso Feltrinelli aveva fondato nel 1952, per commercializzare la Colip e altri editori italiani e stranieri, il testo dell’annuncio del 1955, prima presentazione al pubblico della neonata casa editrice, costituiva un manifesto editoriale e commerciale insieme. I primi due libri pubblicati furono 1. Il flagello della svastica di Lord Russel di Liverpool, tradotto da Luciano Bianciardi, inaugurava la collana Attualità, in soli tre anni fa registrare quattro successive riedizioni, si trattava della prima opera sui crimini commessi dai tedeschi nei paesi occupati durante il conflitto, autore sconosciuto in Italia, era stato durante la Seconda guerra mondiale nella sezione giuridica dell’esercito, dopo la guerra fu consulente delle forze armate per i crimini di guerra tedeschi, la magistratura britannica si oppose alla pubblicazione perché poteva sollevare odio contro popolo tedesco, Feltrinelli lo scelse perché pensava che presentasse in modo vero e sintetico le atrocità naziste. 2. l’Autobiografia di Nehru, uno degli artefici dell’indipendenza indiana, dal 1947 capo del Governo e ministro degli Esteri del suo Paese, il volume inaugura la collana Biografie, è il resoconto di una vita intensa di un uomo che ha viaggiato ma conosce benissimo il proprio paese, gli europei possono rileggerci la storia dell’Europa tra le due guerre, opera scritta in prigione tra ’34-’35 per tenersi occupato e per scrivere un resoconto sui fatti dell’India, pochissime recensioni, ma buone, sia nei confronti dell’opera sia nei confronti di Feltrinelli. Si presente rilegato, con una foto scattata da Henri Cartier-Bresson in sovracoperta, l’impaginazione è di Albe Steiner, maestro della grafica e del design, da cui dipenderà per lungo tempo la progettazione grafica di tutti i volumi della casa editrice. La seconda vita dell’Universale Economica Ai due titoli d’esordio della neonata casa editrice, facevano immediatamente seguito, pubblicati nello stesso mese di luglio, altri cinque titoli proposti nell’Universale Economica, quattro di questi erano annunciati sulle pagine dell’Indicatore, che presentava in questi termini la rinascita dell’Universale Economica, oltre ai classici verranno pubblicate opere contemporanee, della massima attualità, e che entrano nella problematicità più viva del nostro tempo. Lo stesso Feltrinelli, polemizzando nel 1965 con un articolista dell’Espresso, descriveva le peculiari caratteristiche che distinguerebbero l’Universale Economica dalle altre collane di tascabili contemporanee: 1. pubblica essenzialmente opere originali; 2. il ritmo di pubblicazione non è settimanale ma di 3-4 volumetti al mese; 3. è venduta essenzialmente in libreria e in poche edicole, con licenza. Tra i primi titoli della rinata Universale Economica: 1. La resistenza al fascismo. Scritti e testimonianze, a cura di Milan e Vighi, il volume, uscito nella Serie Documenti, come numero 201, riscuoterà maggior successo di pubblico e di ristampe, proseguiva in modo diretto le pubblicazioni dell’Universale Economica del Canguro, arrivata al numero 200, nella prefazione Pirelli diceva che il problema del tempo non era che non venissero pubblicati libri sulla Resistenza, ma che gli italiani non leggessero/avessero bassa cultura, era necessario affiancare a questo tipo di opere dei testi “esplicativi”, infatti vi erano testi di Togliatti, Gramsci, Nitti; 2. Personalità degli animali, di Harold Munro, apparteneva alla serie Scientifica, l’indicatore, nel presentare il libro, ne sottolineava la piacevolezza e l’aggiornamento scientifico. A dimostrazione della varietà di interessi, che si rispecchiavano nelle pubblicazioni dell’Universale Economica: - L’uomo macchina ed altri scritti di Jullien Offroy de La Mettrie , pubblicato nella serie Storia e Filosofia; - Alla ricerca dell’anello mancante di Robert Broom, apparteneva alla serie Scientifica; - Il film nella battaglia delle idee di John Howard Lawson, titolo non annunciato sulle pagine dell’Indicatore; - Come la musica esprime le ideeL di Sidney Finkelstein, ultimo volume che usciva, nel 1955, per i tipi dell’Universale Economica Feltrinelli, era Saggi Feltrinelli, che non venne accolto con favore dalla critica; - L’ora H è suonata per il mondo?, autorevole prefazione di Albert Einstein, fatto di rilievo anche la Nota dell’Editore, scritta direttamente da Feltrinelli, che sceglieva di intervenire in prima persona nella presentazione del libro; - La Baracca di Blasco Ibanez Vicente, l’ultimo volume dell’Universale Economica, uscito nel 1955 apparteneva alla Serie Narrativa ed era l’opera di un grande romanziere naturalista spagnolo, curata e tradotta, per la prima volta in italiano da Vittorio Spinazzola: L’“Attualità” prima di tutto Dopo la pubblicazione della biografia di Nehru che aveva inaugurato la produzione della giovane casa editrice, Feltrinelli pubblicava di Sydney Gordon e di Ted Allan Il bisturi e la spada, racconto della vita avventurosa del dottor Norman Bethune .Nel mese di settembre appariva, come secondo volume nella collana “Attualità”, il Diario di Hiroshima, 6 agosto-30 settembre 1945, di Hachiya Michihiko, tradotto dall’inglese da Francesco Saba Sardi. Sempre nel 1955, esattamente a novembre, è l’esordio nel catalogo Feltrinelli di una famosa autrice francese, Simone de Beauvoir, di cui si traduceva per la prima volta in italiano una sorta di libro-reportages, che usciva anch’esso nella collana “Attualità”: L’America giorno per giorno. La stessa collana si arricchiva a novembre di altri tre titoli. Il primo è Il gigante in catene di Dunham Barrows. L’altro titolo uscito nella collana “Attualità” a novembre del 1955 era Spagna clandestina, originariamente La fin de l’espoir, di Juan Hermanos, tradotto dal francese da Francesco Scotti. Il vero grande successo della collana “Attualità” nel suo primo anno di vita fu però la pubblicazione, sempre nel mese di novembre, di Una spia del regime di Ernesto Rossi. Nuove voci della letteratura internazionale Nel suo primo anno di vita la Feltrinelli aveva proposto al lettore italiano alcune delle voci più originali della letteratura internazionale. Nella collana letteraria “Narrativa” erano rappresentate l’America, la Francia, la Russia, la Cina, e non mancava la Spagna. Di genere ben diverso era il volume successivo (Serie Arte), La critica d’arte e altri scritti di Eugène Delacroix. Nel 1956 le uscite dell’“Universale Economica” si chiudevano con l’opera di un grande classico italiano che avrà straordinaria fortuna nel catalogo Feltrinelli, facendo registrare numerose successive edizioni. Si trattava della Storia della letteratura italiana di Francesco De Sanctis, che usciva in due volumi a cura di Maria Teresa Lanza, con introduzione di Luigi Russo. Alla scoperta degli “Scrittori d’oggi” Al suo riapparire da Feltrinelli la nuova “Universale Economica” si presentava suddivisa in dieci serie, delle quali sette erano in qualche modo già avviate fin dai tempi della Colip, mentre le ultime tre serie (Saggi, Documenti, “Scrittori d’oggi”) rappresentavano l’innovazione di maggior rilievo apportata alla collana e ne andavano a costituire, in un certo senso, anche il maggior successo. La nuova serie “Scrittori d’oggi”, in cui si andavano pubblicando le opere inedite di giovani narratori italiani spesse volte esordienti, rappresentava allora una delle poche collane presenti nel panorama editoriale italiano in cui giovani e spesso ignoti scrittori italiani potevano pubblicare la loro “opera prima” contando su tirature di migliaia di copie, su un prezzo di copertina economico, su una vasta promozione, una capillare distribuzione nelle librerie e in alcuni casi anche su traduzioni in altre lingue. Dal punto di vista degli apparati paratestuali, a differenza delle altre serie dell’“Universale Economica”, i volumi della Serie “Scrittori d’oggi”, inizialmente contraddistinti dall’utilizzo del colore grigio in copertina, non avevano mai introduzioni mentre erano dotati di risvolti di copertina descrittivi, volti a presentare al pubblico la figura dell’autore e la trama dell’opera pubblicata. Inizialmente inoltre, altro elemento paratestuale, era stata la scelta di inserire la foto dello scrittore nei risvolti di copertina. I risvolti di copertina della serie “Scrittori d’oggi” seguono uno schema spesso riproposto che prevede una prima parte dedicata alle informazioni biografiche-letterarie sull’autore e una seconda parte dedicata al testo, dove compaiono, in ordine variabile, la ricostruzione della trama, il giudizio sul testo pubblicato e sullo stile dell’autore, il richiamo alla “novità” dell’iniziativa editoriale e a volte un appello diretto al lettore. Seppure non firmati, sono da attribuire a Luciano Bianciardi i risvolti di copertina dei primi 12 volumi pubblicati nella collana grigia, tra il 1956 e il 1957. Dal 1958 in poi la responsabilità redazionale della serie “Scrittori d’oggi”, all’interno della casa editrice, passerà nelle mani di Marcello Venturi. Il primo numero della serie fu il romanzo di Ugo Pirro, Le soldatesse. Il secondo volume della serie “Scrittori d’oggi” (numero 210) fu il Viaggio in Cina di Carlo Cassola. Terzo titolo uscito negli “Scrittori d’oggi” (numero 213) fu La casa di Novach di Mario Terrosi, uno tra i più cari e forse il più noto amico di Bianciardi. Il quarto volume degli “Scrittori d’oggi” (numero 216) fu Perché gli altri dimenticano. Un italiano ad Aushwitz, l’opera di Bruno Piazza. E poi Squarciò di Franco Solinas; Nella vita di tutti di Armando Bozzoli; Il sospetto di Alfredo Orecchio. Le pubblicazioni della serie “Scrittori d’oggi” proseguirono fino al 1963, con un “cambio di guardia” nel 1958 quando il ruolo di direttore di collana passava da Bianciardi a Marcello Venturi. I titoli pubblicati nel 1957 furono sette. Tra questi spiccata Il lavoro culturale, esordio di Bianciardi nella narrativa. Chiuso l’anno 1957 e interrotta la collaborazione con Bianciardi, la Serie “Scrittori d’oggi” dal 1958 veniva affidata alle cure editoriali di Marcello Venturi e vide la pubblicazione di quattro titoli nel 1958, sei titoli nel 1959, quattro titoli nel 1960, sette titoli nel 1961, per poi ridursi a quattro nel 1962 e a due soli titoli nel 1963, anno in cui si interruppero le pubblicazioni della Serie, giunta a un totale di 41 titoli. L’ingresso di Venturi in Feltrinelli coincise con l’entusiasmo che in casa editrice si viveva dopo i successi del Dottor Zivago e del Gattopardo. Il suo compito continuava quello di Bianciardi: scoprire nuovi talenti letterari. La fedeltà di Venturi nei confronti del realismo letterario, propugnata come scrittore che continuava a condividere i principi espressi da Vittorini nel «Politecnico» e confermata come editore di collana, inizialmente accolta con favore dalla casa editrice di Feltrinelli, finirà invece per costituire uno dei principali motivi del divorzio con Feltrinelli. Nei primi anni Sessanta, con l’arrivo di Inge Schoental, acquisteranno una forza crescente in casa editrice le spinte di rinnovamento rappresentate da personalità come Nanni Balestrini, Edoardo Sanguineti, Enrico Filippini, Elio Pagliarani, Antonio Porta, Alfredo Giuliani che, proprio allora, danno vita all’esperienza della neoavanguardia e del Gruppo 63. Mentre appoggia la neoavanguardia, diventandone l’editore ufficiale, Feltrinelli sposa anche la battaglia contro gli “scrittori tradizionali” come Marcello Venturi e Giorgio Bassani, di fatto messi ai margini della casa editrice fin dai primi anni Sessanta. Cap. 4, Le collane letterarie nel catalogo Feltrinelli Negli anni compresi tra il 1957 e il 1965 la Feltrinelli pubblica in media 100 titoli all ’anno. A partire già dal 1957, le dimensioni della casa editrice crescono, la produzione si fa più vasta e composta in tutti i campi del sapere, la rosa dei collaboratori si allarga e con l’apertura delle librerie Feltrinelli (la prima è a Pisa nel 1957) anche la rete commerciale, di distribuzione e di vendita, assume dimensioni più importanti. Il 1957 è del resto l’anno in cui Feltrinelli pubblica in anteprima mondiale Il dottor Zivago, balzando improvvisamente al centro delle cronache non solo editoriali ma anche politiche. L’immagine della casa editrice si consolida ulteriormente grazie anche al nuovo successo commerciale di vaste proporzioni che si realizza nel 1958: è la pubblicazione del Gattopardo. Nel 1958 la produzione della casa editrice si assesta oltre le 50 novità. Ancora nel 1959 si inauguravano altre collane e serie, mentre nel 1960 prendeva il via la prestigiosa collana di “Filosofia della scienza”. Nel 1961 Feltrinelli iniziava a pubblicare le “Opere di Gaetano Salvemini”. Alle collane di saggistica dedicate ai vari campi del sapere si affiancavano poi quelle legate ad argomenti scientifici e, su un altro versante, quelle dedicate al mondo dell’arte. La produzione saggistica rimandava a un’immagine facilmente riconoscibile di quelle che crediamo essere state due delle principali linee lungo le quali si è indirizzato tutto il lavoro editoriale di Giangiacomo Feltrinelli in prima persona: da una parte la militanza ideologica e politica, dall’altra l’attività di formazione che i libri Feltrinelli cercavano di esercitare nei confronti del pubblico dei lettori anche, e soprattutto inizialmente, a livello “popolare”. Queste due direttrici appaiono invece meno eclatanti nella produzione letteraria della casa editrice, dove risultano più difficili da rintracciare, rimanendo spesso sottese e nascoste dietro a nomi e opere il cui eco letterario e la cui portata innovatrice, spesso, non avevano avuto il tempo, il modo o il mezzo per arrivare nel nostro paese. A parte la clamorosa pubblicazione del Dottor Zivago e del Gattopardo, nel settore della narrativa l’affermazione della casa editrice Feltrinelli fu infatti in gran parte dovuta alla scoperta di alcuni scrittori stranieri contemporanei fino ad allora ignoti al pubblico italiano, pubblicati tra il 1955 e il 1960 nella prima collana letteraria avviata dalla casa editrice, “Narrativa”, definita dall’editore e dal suo direttore, Valerio Riva, come la collana di narratori stranieri contemporanei». A partire dal 1957 [Roberta Cesana] ha scelto di percorrere le vicende delle sue collane letterarie, con l’obiettivo di giungere a mettere in evidenza le caratteristiche fondanti delle scelte effettuate dall’editore e dai suoi redattori, attraverso lo studio dei titoli maggiormente rappresentativi dell’indirizzo culturale complessivo portato avanti dalla casa editrice nel corso degli anni compresi tra la sua fondazione e la metà degli anni Sessanta, anni che coincidono con l’impegno attivo e personale di Giangiacomo Feltrinelli. Nell’ambito della produzione narrativa, possiamo quindi individuare, nel periodo preso in considerazione, la presenza di tredici collane letterarie. Quelle maggiormente caratterizzanti (e caratterizzate) erano “Narrativa”, “Biblioteca di letteratura”, “Le Comete” e “I Narratori di Feltrinelli”. Va inoltre segnalata la collana “Poesia”, nata nel 1958 e chiusa nel 1982 dopo aver pubblicato 37 titoli. Nel 1957 inoltre la casa editrice aveva avviato un esperimento di “Libri per ragazzi”, che rimarrà però in vita solo due anni con quattro titoli. Stessa vita breve e scarsa produttività toccherà ad altre tre collane letterarie avviate in quegli anni dalla casa editrice, gli “Epistolari”, “Il Quadrifoglio” e “La biblioteca ideale”. Si trattava di iniziative alquanto “estemporanee”, tentativi, presto o tardi naufragati, di aprire la produzione letteraria ad altri settori e ad altri segmenti di pubblico, allora non così facilmente raggiungibili per una casa editrice, notevolmente connotata piuttosto da una proposta narrativa che si esplicitava, appunto, nelle collane maggiori. Va sottolineato che il decennio preso in considerazione (1955-1965) è senza dubbio il più produttivo dal punto di vista letterario: tredici collane in dieci anni, mentre saranno quindici, comprendendo “Gli Astri”, le collane letterarie inaugurate dalla casa editrice in un lasso di tempo, ben più vasto, che va dal 1965 al 2005. “Narrativa” (1955-1960) La prima collana letteraria Feltrinelli, “Narrativa”, iniziava le pubblicazioni nel 1955 e le sospendeva nel 1960 per confluire nei “Narratori Feltrinelli”, collana tuttora in corso. I titoli usciti nella serie furono in totale 34. Quanto agli apparati paratestuali, i volumi rilegati della collana uscivano con una sovraccoperta piuttosto sobria, la grafica e l’impaginazione, come per tutte le collane Feltrinelli, erano a cura di Albe Steiner, e i cosiddetti risvolti, o “alette”, fornivano informazioni sull’autore e sul romanzo. Non erano mai firmate ma è plausibile pensare che fossero sempre redatte da Valerio Riva. In molti numeri di “Narrativa”, inoltre, compariva già una caratteristica editoriale che vedremo poi essere propria, in particolare della collana “Le Comete”, vale a dire la proposta, in quarta di copertina, di una scelta di recensioni ai volumi uscite sulla stampa estera. Nel primo anno di attività della casa editrice la collana “Narrativa” aveva già prodotto cinque titoli tra i quali Nella sua città di Viktor Nekrasov, che fece registrare due edizioni in due anni. Alcuni titoli: - Jay Deiss, Vivere a Washington, 1955 - Lu Hsun, La vera storia di Ah Q e altri racconti, trad. di Luciano Bianciardi, 1955 - Theodore Dreiser, Alba. Storia di me stesso, 1956 - Kamala Markandaya, Nettare in un setaccio, trad. di Luciano Bianciardi, 1956 - Doris Lessing, La noia di essere moglie, trad. di Francesco Saba Sardi, 1957 - Boris Pasternak, Il dottor Zivago, trad. di Pietro Zveteremich, 1957 - Saul Bellow, Il re della pioggia, trad. di Luciano Bianciardi, 1959 Il caso del Dottor Zivago Nel 1957 Feltrinelli pubblica in anteprima mondiale Il Dottor Zivago di Boris Pasternak, romanzo destinato a diventare non soltanto un caso editoriale e letterario, ma anche una questione politica di risonanza internazionale. La storia ebbe inizio in un periodo di accresciuto interesse per la letteratura sovietica contemporanea, in cui era di attualità la narrativa cosiddetta del “disgelo”. Gli editori italiani, in epoca di deregulation in materia di diritti d’autore (non avendo l’Unione Sovietica aderito alla Convenzione di Berna) si contendevano le opere degli autori più rappresentativi. Per potersene aggiudicare i diritti in esclusiva per la pubblicazione all’estero, bisognava assolutamente essere pronti a uscire, con il libro già stampato, nei trenta giorni successivi alla sua diffusione nel paese d’origine. Due figure importanti nel “caso Zivago” furono Pietro Zveteremich e Sergio d’Angelo. di idee se non per Pasternak. Quarto, la mancanza di rapporti tra l’Istituto Feltrinelli, ritenuto più organico al partito, e la casa editrice, dove invece secondo i dirigenti del Pci continua a esserci un gruppo di intellettuali non esattamente ortodossi. Infine, la posizione personale di Feltrinelli sul partito e i rapporti della casa editrice con il partito. Su questo punto Feltrinelli non cede. Si arriverà alla rottura. La Segreteria del Pci produce una nota interna di deplorazione dei comportamenti di Feltrinelli. Fu così che l’editore non rinnovò più la tessera del Pci. Intanto a fine ’58 Il Dottor Zivago è tradotto in tutte le lingue europee. La Feltrinelli era la detentrice esclusiva dei diritti in tutto il mondo, Urss esclusa. Circolavano copie dattiloscritte dell’originale in russo. In Russia uscì solo nell’89. Pasternak fu insignito del Nobel a dicembre ’58 ma fu costretto a rifiutarlo; quando si scoprì in Urss fu chiesto al governo di togliergli la cittadinanza. Pasternak scrisse a Krusciov pregandolo di non espellerlo. L’Unione degli scrittori sovietici pubblicò un elenco di 32 nomi di autori che supportavano l’espulsione di Pasternak dall’URSS. Pasternak con un telegramma a Stoccolma rifiutò il Nobel, poi fece pubblico pentimento e domanda di reintegrazione. Solidarietà degli intellettuali di tutto il mondo. Pasternak morì a maggio ’60 poco dopo essere stato diagnosticato con cancro ai polmoni. Nessun necrologio sulla stampa sovietica. Sezione Cultura del Comitato centrale del Partito scrisse della necessità di educare i giovani creativi sovietici che rischiavano di essere contagiati da Pasternak. Cap. 5, il lavoro editoriale di Giorgio Bassani La più prestigiosa e strutturata collana letteraria pubblicata da Feltrinelli nel primo decennio di attività fu senza dubbio la “Biblioteca di letteratura diretta da Giorgio Bassani”. Bassani esercitava, affiancandola all’opera creativa “in proprio” 4, l’attività di scopritore e animatore di talenti. Della Feltrinelli Bassani diventò prima consulente e poi direttore di collana. La sua presenza si avvertì soprattutto nella narrativa, e con riferimento a quegli autori che erano riusciti a restare più o meno estranei al neorealismo: da Cassola a Testori, da Cancogni fino ad Arbasino, Bassani riuscì a convogliarli tutti verso la Feltrinelli, alla quale inoltre assicurò la pubblicazione di scrittori stranieri ancora poco noti in Italia, quali Borges, Forster, Ford Madox Ford e la Blixen. La collana da lui diretta per Feltrinelli si divideva in due sezioni. La prima, “I Contemporanei”, in uscita dal 1958 al 1963 (52 titoli in totale), saliva alla ribalta nel 1959 con il successo del Gattopardo e comprendeva una scelta di testi che nel loro complesso volevano offrire una visione aggiornata della narrativa italiana contemporanea. La seconda sezione si intitolata invece “I Classici Moderni” (dal 1959 al 1963, per un totale di 21 titoli) e accoglieva, salvo rarissime eccezioni, «opere già definitivamente consegnate alla storia delle letterature straniere a cavallo tra l’Ottocento e il Novecento». La scoperta più clamorosa di Bassani fu Il Gattopardo, il romanzo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa. Era la primavera del 1958 quando Elena Croce “girava” a Bassani il dattiloscritto di un romanzo, opera di ignoto autore siciliano. Bassani non conosceva l’autore né era al corrente del fatto che il romanzo avesse già avuto un travagliato iter editoriale, passando attraverso una complicata storia di rifiuti. Bassani ebbe allora il merito di vedere, subito, nel Gattopardo, «un lavoro serio, opera di un vero scrittore». In autunno di quello stesso anno il romanzo del principe siciliano era in libreria, segnando, come noto, uno dei maggiori successi letterari del dopoguerra. La collaborazione tra Bassani e Feltrinelli, dopo il successo del Gattopardo, non durerà ancora molto a lungo. La scelta di Feltrinelli, tra la fine del 1962 e l’anno successivo, di privilegiare in casa editrice un nucleo di scrittori della “neo-avanguardia”, presto noti come “Gruppo 63”, incontrava infatti la netta disapprovazione dello scrittore ferrarese. Lo scontro fu 4 Dopo Una città di pianura (sotto lo pseudonimo di Giacomo Marchi per ragioni razziali, Milano, Officina D’Arte Grafica A. Lucini & C., 1940), Bassani ha pubblicato, tra gli altri: La passeggiata prima di cena (1953), Gli ultimi anni di Clelia Trotti (1955), Cinque storie ferraresi (1956, Premio Strega), Gli occhiali d’oro (1958), Il giardino dei Finzi- Contini (1962, Premio Viareggio), L’airone (1968, Premio Cambiello); ora quasi tutti riuniti in Il romanzo di Ferrara (1974). Bassani fu inoltre autore di raccolte poetiche e di saggi critici subito evidente, in particolare con il rifiuto di Bassani di ospitare nella sua collana il romanzo di Alberto Arbasino, Fratelli d’Italia. Arbasino, che Bassani stimava per la sua produzione precedente, apparteneva ideologicamente al Gruppo 63 e il rifiuto di Bassani non fece così che acuire il contrasto tra due visioni e prospettive letterarie in forte contrapposizione. Ma il “divorzio” di Bassani dalla Feltrinelli doveva passare poi attraverso altre tristi vicende. 1. “I Contemporanei” (1958-1963) La “Biblioteca di letteratura” inaugurava nel 1958 le pubblicazioni, nella serie “I Contemporanei”, con Il soldato di Carlo Cassola. La prima edizione del Soldato si presentava in volume cartonato con copertina grafica, senza sovraccoperta, realizzata come sempre da Albe Steiner. Non era presente nessuna introduzione dell’autore né presentazione del volume da parte del direttore di collana. I risvolti e la quarta di copertina erano muti. Per “I contemporanei” Bassani aveva infatti inizialmente preferito inserire un segnalibro (o “scheda editoriale”) nei volumi che fino al 1961 non avevano i risvolti e che fino alla fine non ospiteranno mai nessun testo in quarta di copertina. A differenza dei “Classici moderni”, nei quali di nuovo la quarta di copertina era “muta”, ma che uscirono fin da subito con i risvolti, sempre a cura di Bassani. Alcuni titoli sono: - Manlio Cancogni, - Giovanni Testori, - Giuseppe Tomasi - Giovanni Testori, - Alberto Arbasino, - Giovanni Testori, - Alberto Arbasino, - Giovanni Testori, - Giovanni Testori, - Fausta Cialente, Ballata levantina, 1961 - Giuseppe Tomasi di Lampedusa, Racconti, prefazione di Giorgio Bassani, 1961 - Fausta Cialente, Cortile a Cleopatra, prefazione di Emilio Cecchi, 19625 Il 1963 è un anno di grandi cambiamenti per la “Biblioteca di letteratura”. I titoli pubblicati sono solamente sei, e con l’ultimo di questi la collana interrompe le pubblicazioni. Tra i titoli di quell’anno uno dei più importanti fu sicuramente Libera nos a Malo di Luigi Meneghello, il quale ottenne un ottimo successo anche di pubblico. Secondo Gian Carlo Ferretti, tra tutti i titoli pubblicati nella serie dei “Contemporanei” di “Biblioteca di Letteratura”, si possono distinguere sostanzialmente tre categorie fondamentali: la prima è quella che vede la riproposta di «autori attivi dagli anni trenta che possiedono una fortuna critica o una bibliografia già consolidata, come Giuseppe Dessì, Antonio Delfini e Fusta Terni Cialente», la seconda categoria comprende «le conferme o i passaggi di autori in via di affermazione che vengono quasi tutti da Einaudi e da altri editori, come Cassola, Cancogni, Testori, Arbasino [...] e come Buttita, Fortini, Volponi, Roversi». La terza categoria, quella degli esordienti, conta molti esponenti ma, sempre secondo Ferretti, «una sola vera rivelazione (se si esclude Il Gattopardo)», Luigi Meneghello, appunto, «uno scrittore appartato e un’opera di notevole originalità nella sua struttura e nel suo linguaggio». “I Classici Moderni” (1959-1963) 5 Il 1962 fu un altro anno molto prolifico per la collana di Bassani. I titoli pubblicati furono addirittura quindici. 18 Cos’è l’amicizia, 1958 Il ponte della Ghisolfa. I segreti di Milano (I), 1958 di Lampedusa, Il Gattopardo, prefazione di Giorgio Bassani, 1958 La Gilda del Mac Mahon. I segreti di Milano (II), 1959 L’Anonimo Lombardo, 1959 La Maria Brasca. I segreti di Milano (III), 1960 Parigi o cara, 1960 L’Arialda. I segreti di Milano (IV), 1960 Il Fabbricone. I segreti di Milano (V), 1961 “I Classici Moderni” (collana uscita dal 1959 al 1963, con 21 titoli) accolsero, salvo rarissime eccezioni, «opere già definitivamente consegnate alla storia delle letterature straniere a cavallo tra l’Ottocento e il Novecento». Testi che avevano avuto il tempo di diventare classici mentre l’Italia era tagliata fuori dal mondo, «prima dal provincialismo, poi dall’avvento del fascismo, che aveva stroncato sul nascere il processo di europeizzazione incominciato subito dopo la grande guerra». È così che a metà degli anni Cinquanta gli italiani si ritrovano a dover fare umilmente e pazientemente quello che non era stato fatto sessanta o trenta anni prima. Feltrinelli, ancora una volta insieme a Bassani, decide quindi di tradurre Forster, Ford Madox Ford, Edith Wharton, Wyndham Lewis, quegli autori e quei testi cioè che, mentre l’Italia “dormiva”, avevano avuto il tempo di diventare classici, e dalla cui conoscenza non era più lecito prescindere. A questi autori di lingua inglese si vanno ad aggiungere anche Rivière, Herzen, Borges, Blixen, tutti nomi allora quasi sempre sconosciuti alla maggior parte del pubblico italiano, a testimonianza della necessità di un recupero del tempo perduto. Alcuni titoli: - Edward Morgan Forster, Casa Howard. “Solo connetere...”, 1959 - Karen Blixen, La mia Africa, 1959 - Jorge Luis Borges, L’Aleph, 1959 - Marguerite Yourcenar, Il colpo di grazia e Alexis o il trattato della lotta vana, 1962 - Jorge Luis Borges, Altre Inquisizioni, 1963 Con i tre titoli usciti nel 1963 “Biblioteca di letteratura” terminava le pubblicazioni e da ora in poi tutte le opere di narrativa andranno a confluire nella collana “I Narratori di Feltrinelli”, che si era inaugurata nel 1960 e nella quale era già stata assorbita l’altra collana letteraria precedentemente avviata, cioè “Narrativa” (1955-1960). Il caso del Gattopardo Il 1958 fu l’anno del Gattopardo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa, il secondo, grande successo della Feltrinelli: per la prima volta in Italia un testo di letteratura italiana contemporanea raggiungeva in breve tempo (e poi superava) le 100.000 copie vendute. Giuseppe Tomasi, duca di Palma e principe di Lampedusa, era nato a Palermo il 23 dicembre 1896 ed era morto a Roma il 23 luglio del 1957, senza poter vedere il suo primo romanzo pubblicato. Il Gattopardo fu scritto, inizialmente quasi di getto, tra il 1955 e il 1956. Giorgio Bassani aveva ricevuto la segnalazione da Elena Croce (figlia del filosofo napoletano), ricordatasi del pregiudizi di una convenzione alla moda, ma raccontati a botta calda...». Sembrava, insomma, un attacco frontale, una polemica diretta a Bassani, e per di più condotto all ’interno della sua casa editrice. Bassani, successivamente, ha molte obiezioni: non ha voluto il libro nella sua collana, e l’editore ha messo il libro di Arbasino in un’altra collana (i “Narratori di Feltrinelli”). Era scoppiata un’altra polemica: «Una stesura del libro di Arbasino aveva preso a circolare fra i letterati italiani, ancora incompleta e provvisoria ma già allarmante per molti...si diceva che il romanzo di Arbasino era a chiave e che lo scrittore vi aveva messo in caricatura quasi tutti i suoi amici più famosi. Le lettere, le telefonate di spiegazione, non fecero che inasprire il contrasto. Arbasino dice apertamente che alla testa di questo movimento a lui avverso c’era Alberto Moravia». In piena boutade mediatica, la stampa era arrivata persino a definire Fratelli d’Italia un libro pericoloso: «Non uscirà un libro che sarebbe stato una vera e proprio ghiottoneria scandalistica. Lo ha impedito la “censura” che funziona in casa comunista [...]». Se scorriamo le recensioni apparse a stampa nei mesi di giugno e luglio del 1963, quindi dopo la pubblicazione del romanzo, non ne troviamo nemmeno una favorevole. La polemica tenderà, se possibile, a non placarsi mai. Nel 1992 Enzo Siciliano scriverà nel 6 Che aveva già ospitato altre opere dell’autore nato a Voghera nel 1930. 21 capitolo introduttivo a Romanzo e destini: «Il giorno in cui i cassetti di Giorgio Bassani nella sede romana della Feltrinelli in piazza Esedra vennero forzati, fu il più brutto per la narrativa italiana nata dalle macerie della guerra». La spy story inizia con una serratura cambiata. L’amara sorpresa attende Roberta Carlotto, allora giovane redattrice della sede romana per l’editore milanese. Barricato dentro, a buttare in aria carte e manoscritti di Giorgio Bassani, ci sarebbe stato proprio Giangiacomo Feltrinelli piombato da Milano a Roma. «Feltrinelli cercava testimonianze di un presunto comportamento scorretto di Bassani – dice la Carlotto – per avere la possibilità di licenziarlo. Il sospetto che gravava su Bassani era che spingesse lo scrittore Luigi Meneghello a passare a un’altra casa editrice». Il conflitto sfociò nel licenziamento di Bassani e a dirigere la redazione romana arriverà Nanni Balestrini. Perché tanta ostilità verso lo scrittore ferrarese? «Feltrinelli stava mutando la politica editoriale. Aveva un gran bisogno di uomini subalterni e devoti. Bassani invece era un’autorità e non era disponibile agli ordini di quel capobanda che era Feltrinelli – dice Garboli – e così l’editore mise in atto un gesto di teppismo padronale. Non so se fu una scelta di strategia culturale quella di licenziare Bassani. Sicuramente Feltrinelli sognava la rivoluzione anche in letteratura e perseguiva l’obiettivo di essere eversivo a tutti i costi». Nasce dunque sotto il segno di uno scasso la storia dell’avanguardia italiana: è questa l’ipotesi di Siciliano, convinto che il pomo della discordia fosse rappresentato proprio dal libro Fratelli d’Italia di Arbasino che Bassani contro la volontà di Feltrinelli non era disposto ad accogliere nella sua collana». Ma perché rievocare ancora quell’episodio di trent’anni fa? Secondo Enzo Siciliano «perché l’aggressione a Bassani rende eloquentemente l’idea di quel fare un po’ teppistico e nutrito di una certa ebbrezza avanguardistico-dadaista che fu in qualche misura segno distintivo del Gruppo 63 [...]. Da quel momento ebbe inizio un periodo di vera e propria glaciazione della narrativa italiana [...]. Lo sperimentalismo invadeva le case editrice. Il romanzo veniva respinto come genere di serie B». Valerio Riva, invece, afferma che «è falso far coincidere la politica del Gruppo 63 con le beghe interne, tra Roma e Milano della Feltrinelli». La questione per Riva era soprattutto commerciale. Arbasino ne parla ancora nel 2003: «[...]. Mentre scrivevo Fratelli d’Italia, nei primi anni Sessanta, scoppiarono cabale atroci e ridicole, perché il vecchio “establishment” (o sistema di potere) letterario si sentiva minacciato nei posti e negli stipendi dal Gruppo 63, e si offendeva per le mancanze di rispetto ai vecchi di riguardo nelle cronache culturali che tenevo sul “Mondo” e sul “Giorno” [...]». Cap. 6, Il lavoro redazionale e le collane sperimentali Nelle collane di narrativa che nascono in casa Feltrinelli nei primi anni Sessanta trovano spazio i nuovi fermenti “avanguardistici”: accanto agli esponenti dell’école du regard francese, del Gruppo 47 tedesco, della nuova letteratura latino-americana, ci sono gli esponenti dell’avanguardia letteraria italiana, prima i Novissimi, poco dopo il Gruppo 63. Una delle più feconde iniziative editoriali della Feltrinelli di quegli anni – strettamente legata alle sorti e alla poetica del Gruppo 63 – fu la collana “Le Comete”, lanciata con lo slogan “Una collana come rivista di letteratura internazionale”. A dirigerla Giangiacomo Feltrinelli chiama Valerio Riva, il quale allora nutriva ambizioni e scopi assai prossimi a quelli dello stesso editore. Inoltre, la casa editrice Feltrinelli aveva anche assunto il principale organizzatore del fenomeno neoavanguardistico, nonché della costituzione di questo in gruppo, vale a dire Nanni Balestrini; quest’ultimo era da sempre il braccio destro di Luciano Anceschi nella conduzione del «Verri», la rivista che rimarrà fino alla chiusura lo sbocco e l’espressione naturale delle poetiche del Gruppo 63, rivista della quale Feltrinelli, dal numero 1 del 1962 era diventato l’editore. L’arrivo di Filippini si affiancava a quello di un altro protagonista del dibattito letterario, Enrico Filippini. È riscontrabile un’unità di intenti ravvisabile nel rapporto tra l’editore da una parte, il direttore editoriale dall’altra, e in mezzo la comunità intellettuale che si esprime in questi anni attraverso il marchio editoriale della Feltrinelli. Il rapporto con Erich Linder All’esordio della casa editrice, e ancor prima nella sua fase preparatoria, gli accordi tra Linder – che dal 1953 si occupava dell’ALI (Agenzia Letteraria Internazionale) a tempo pieno – e la Feltrinelli prevedevano una stretta collaborazione, «sia nel campo di ricerca autori, sia in quello di consulenza tecnica». Rapporti complessi: GG diventerà la “bestia nera” di Linder, che lo definiva “ricco sfondato e grossolano”. Mai stati amici; Linder risentito per non essere stato coinvolto nei successi Zivago e Gattopardo. In più centinaia di solleciti perché opere rimanevano per più di un anno “in lettura” presso la casa editrice; Linder minacciava di non mandare più niente. Attriti anche tra Linder e Riva: polemica tra i due poco prima della morte di Linder. “Le Comete” (1959-1967) Nel 1959 la prima impronta data da Giangiacomo Feltrinelli e Valerio Riva alle “Comete” era quella di “Una collana come rivista di letteratura internazionale”. La collana “Le Comete”, diretta da Valerio Riva dal 1959 al 1967, quando interrompe le pubblicazioni giunta a un totale di 44 titoli, coglieva il dibattito letterario sul piano del suo stesso farsi, lanciando autori nuovi destinati a diventare famosi anche da noi che spesso non lo erano ancora nemmeno nel loro paese d’origine. Materialmente, i volumi si presentano in un primo momento con copertina cartonata, senza sovraccoperta e quindi senza risvolti. A partire dal 1962 però ad ogni nuova uscita la collana cambia i connotati, inserendo a seconda delle esigenze di Valerio Riva le più disparate modifiche alla linea originale sotto forma di nuove sedi paratestuali che potevano essere ora un segnalibro, ora un pieghevole allegato, ora una controcopertina, ora dei risvolti che in almeno un caso sono addirittura a tutta pagina. Le copertine, realizzate da Albe Steiner, erano tipicamente grafiche, e utilizzavano il nero e un colore abbinato, di volta in volta giallo, rosso, arancione, grigio. A partire dalla pubblicazione dei Sotterranei di Jack Kerouac, undicesimo titoli della serie, viene aggiunta talvolta in copertina anche una foto, che è sempre in bianco e nero, e a partire dal 1962 iniziano a comparire in copertina oltre al nome dell’autore e al titolo dell’opera tutta una serie di informazioni aggiuntive attraverso le quali passa nel migliore dei casi l’iniziativa progettuale, nel peggiore dei casi lo strillonaggio e la promozione pubblicitaria. Di norma, comunque, tutte le informazioni sul romanzo e sull’autore sono riportate in quarta di copertina. La collana si caratterizza inoltre per una scelta di recensioni apparse sulla stampa estera che vengono riportate sempre in quarta di copertina insieme alle presentazioni di Valerio Riva, che è anche traduttore per “Le Comete”, firmandosi con lo pseudonimo di Carlo Alberto Gastecchi. Per i primi due anni e mezzo “Le Comete” si attengono strettamente al piano editoriale, e per ogni numero in uscita, l’autore, per la prima volta tradotto in Italia, proviene da un Paese diverso. Si può dire che tutti questi primi numeri di “Le Comete” abbiano fatto “sensazione”, raggiungendo lo scopo che Valerio Riva indubbiamente perseguiva scrivendo le loro presentazioni. La proposta che Riva voleva portare ai suoi potenziali lettori era quella di una narrativa proibita, che fa scalpore, e in questo senso il suo lavoro editoriale era tutto testo a estendere gli stessi caratteri formali a un gruppo di libri, unificandoli nelle loro presentazioni. Il primo titolo delle “Comete” è subito un successo, che fa registrare due edizioni in quattro mesi: la prima edizione di Zenzero, di J. P. Donleavy, tradotto dall’inglese The Ginger Man (Neville Sperman, London, 1956) da Luciano Bianciardi, esce a giugno del 1959 e a settembre dello stesso anno si stampa la seconda edizione. Il secondo titolo è Il sole si spegne, di Osamu Sazai, tradotto anch’esso da Luciano Bianciardi. L’école du regard francese Il 1959 è anche l’anno del “nuoveau roman” francese, non solo perché ormai i nomi che si raggruppano sotto questa etichetta hanno raggiunto una fisionomia precisa, ma soprattutto perché nel 1959 esce in Francia l’opera più matura della nuova scuola: quel Planetario di Nathalie Sarraute (anch’esso pubblicato in Italia da Feltrinelli). In tale corrente letteraria si inscrive anche Ritratto d’ignoto che esce ora, tradotto da Oreste Del Buono, con la prefazione di Jean Paul Sartre come terzo titolo della collana. In un unico volume con Ritratto d’ignoto, Feltrinelli fa tradurre e pubblica anche Tropismi e Conversazione e sottoconversazione. Nello stesso anno poi esce, della Sarraute, anche L’età del sospetto, pubblicato presso Rusconi e Paolazzi di Milano, non a caso nella collana dei “Quaderni del Verri”. Dopo il volume della Serraute, “Le Comete” ospiteranno un altro esponente della scuola del nouveau roman francese: nel 1961 uscirà Invito a pranzo di Claude Mauriac. Il 1959, primo anno di pubblicazioni, si conclude per “Le Comete” con La promessa di Friedrich Dürrenmatt, che esce come quarto titolo della serie. Una collana come rivista di letteratura internazionale Nel 1960 “Le Comete” ampliavano la produzione e dopo i quattro titoli d’esordio nel secondo anno uscivano ben sette volumi, tutti di autori provenienti da Paesi diversi, come era nello spirito animatore della collana che si proponeva, appunto, «come rivista di letteratura». Alcuni titoli: - Brendan Behan, Ragazzo del Borstal, 1960 - Juan Rulfo, Pedro Páramo, 1960 - Mongo Beti, Il re miracolato, 1960 5. La “Bibbia” della beat generation Per ultimo arriva, dall’America, il successo maggiore della collana nel suo secondo anno di vita. Esce, come undicesimo titolo delle “Comete”, la prima edizione italiana dei Sotterranei di Jack Kerouac, con la prefazione di Henry Miller, scritta appositamente per l’edizione italiana, e l’introduzione di Fernanda Pivano. Era dal 1958 che Feltrinelli provava ad aggiudicarsi un’opzione sulle opere di Kerouac, senza però riuscirci fino al 1960. Il suo concorrente era in questo caso Mondadori, che l’anno prima, nel 1959, aveva pubblicato Sulla strada, con prefazione della stessa Pivano. Con lo “scandalo” di Kerouac si chiudeva il 1960 della collana e l’anno successivo si apriva con il “caso” della Risacca dello scrittore spagnolo Juan Goytisolo. Altri titoli: Nello stesso periodo Giangiacomo Feltrinelli lanciava anche un altro, ambizioso, e innovativo 7 È un genere con cui la casa editrice si era cimentata fin dal 1959 avviando la collana “Il Brivido e l’Avventura” e volta nei primi anni a ospitare essenzialmente raccolte di racconti di Alfred Hitchcock e di Raymond Chandler, progetto, che non arriverà però mai in porto: pensava di fondare, realizzare e gestire il “Club della Libreria Feltrinelli”.8 Il Club della Libreria, nell’intenzione di Giangiacomo, sarebbe dovuto nascere come una Divisione della Feltrinelli Libri Spa, con lo scopo di promuovere e vendere il libro agli aderenti che ma mano si sarebbero acquisiti. Il progetto non andò in porto. “I Narratori di Feltrinelli” (1960-1965) Tra “I Narratori di Feltrinelli” figurano i grandi nomi delle letterature di tutto il mondo, in gran parte introdotti in Italia per la prima volta. Nei primi anni Sessanta, particolare attenzione è stata dedicata alla narrativa di lingua tedesca e successivamente alla letteratura latino- americana che Feltrinelli per primo ha fatto conoscere in Europa con autori poi divenuti classici. Più limitate, ma del tutto originali, le presenze di autori italiani, spesso alle prime prove: Sanguineti, Arbasino, Manganelli, Parise, Balestrini, Testori, ecc. L’impostazione grafica e l’impaginazione sono a cura di Albe Steiner. Il primo scrittore scelto per rappresentare questa collana nella quale esordisce, è Lawrence Durrel, di cui nel dicembre del 1960 esce Mountolive come secondo titolo dei “Narratori di Feltrinelli”. Per la prima volta in Italia Dopo Durrel, il secondo successo dei “Narratori di Feltrinelli” arriva, a pochi mesi di distanza, con la pubblicazione, nel marzo del 1961, della prima edizione italiana di Sotto il vulcano di Malcolm Lowry. Immediatamente successiva all’edizione di Lowry è quella di Un mondo di stranieri di Nadine Gordimer che vincerà anche il Premio Malaparte. I “Tropici” di Henry Miller Nel 1962 esce la Prefazione ai Tropici, una serie di saggi di vari autori tra cui Miller, Orwell, Sanguineti, ecc. Tropico del Cancro. Tropico del Capricorno uscì nel 1962 in “Fuori Collana”, tradotto da Luciano Bianciardi, ma la vendita era riservata all’estero. Il lavoro di Miller giungerà in Italia ufficialmente solo nel 1967, nei “Narratori di Feltrinelli”, diviso in due volumi. Nel ’77 viene riproposto in un unico volume. La grafica della copertina è diversa: Albe Steiner aveva lasciato la casa editrice e subentrarono Bob Noorda e Massimo Vignelli. Sono libri che portarono Feltrinelli in tribunale: vennero sequestrati dalle librerie per oscenità e solo nel 1968 si stabilì che i volumi non costituissero reato e Giangiacomo Feltrinelli venne prosciolto da ogni accusa. I narratori di lingua tedesca La morte di Virgilio di Hermann Broch 1962; prima stesura in Germania tra ’35-’38, poco prima dell’attacco nazista. Primo nucleo dell’opera, una novella, Il ritorno di Virgilio. • 1962, Il Tamburo di Latta di Gunter Grass, tradotto da Lia Secci, impaginato da Steiner. Grass membro del Gruppo 47, Nobel letteratura nel ’99. Impegno della Feltrinelli a pubblicizzare l’opera. Voci dal mondo Una testa tagliata di Iris Murdoch, 1963, rivelazione inglese tradotta da Riva. Recensito principalmente molto bene. 8 Era stato Arnoldo Mondadori, sul finire degli anni Cinquanta, a importare in Italia una formula editoriale e distributiva adottata già da tempo negli Stati Uniti e dal 1936 anche in Gran Bretagna fondando il “Club degli Editori”. Gli italiani, originali ed esordienti Fatta eccezione per Fratelli d’Italia di Arbasino, al ’63 su 30 titoli usciti nei “Narratori” nessuno era italiano. Esce quindi L’eredità della priora di Carlo Alianello (’63); prima volta copertina colorata per i “Narratori”. Nello stesso anno Un capitano a riposo di Augusto Frassinetti. ’64 Hilarotragoedia di Giorgio Mancanelli, opera difficile da definire (saggio? Romanzo?). Per il decennio esaminato l’ultimo exploit italiano dei “Narratori” fu Il padrone di Goffredo Parise, vincitore nel ’65, anno di uscita, del Premio Viareggio. Primi passi nella letteratura latino-americana Grazie a Feltrinelli arrivarono in Italia Jorge Luis Borges con L’Aleph (’59) e Altre Inquisizioni (’63) e M. A. Asturias con Il signor Presidente. Nel 1968 esce Cento anni di solitudine di Gabriel Garcia Marquez e Corpo di ballo di Joao G. Rosa. Quest’ultimo, brasiliano da una ricca famiglia di allevatori, visse nel sertao, l’entroterra. Studiò prima medicina, poi scienze naturali, poi fece il diplomatico. Rosa è considerato il più radicale inventore di una lingua brasiliana autonoma, separata dal portoghese, sulle tracce dello sperimentalismo lingustico dei “modernisti” del ’22. Prosa densa e originale. Opere interpretate come allegorie dell’eterno confronto uomo- natura ambigua del male. Corpo di ballo comprende i 7 romanzi con cui l’autore ha catturato l’attenzione della critica mondiale. - interesse per l’America Latina legato alla vita privata di Giangiacomo. 1959 primo viaggio a Cuba, appena liberata, e negli USA. Influenzato dalle personalità di Fidel Castro e di Che Guevara. Secondo viaggio a Cuba con sua moglie Inge Schoental nel 1964: progetto di pubblicare le memorie di Fidel Castro. Per assisterlo, GG invia Riva a Cuba, ma il libro non si farà mai perché Castro tergiversava, troppo impegnato. - due fasi del periodo a Cuba: 1) ’64-’65, col progetto del libro. 2) ’67-’70, GG abbraccia le teorie e prassi rivoluzionarie, perdendo “la sua identità di editore”.
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