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Libro di Architettura in Italia (1500-1600), Sintesi del corso di Storia Dell'architettura

Bramante, Raffaello, edifici del primo Cinquecento a Roma e nell’Italia centrale, Baldassarre Peruzzi, Antonio da Sangallo il Giovane, Michele Sanmicheli, Giulio Romano, Jacopo Sansovino, Michelangelo Buonarroti, Roma 1550-1600, Andrea Palladio, Venezia e Padova alla fine del Cinquecento, Toscana 1550-1600, Bartolomeo Ammannati, Giorgio Vasari, Bernardo Buontalenti

Tipologia: Sintesi del corso

2020/2021
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Scarica Libro di Architettura in Italia (1500-1600) e più Sintesi del corso in PDF di Storia Dell'architettura solo su Docsity! I Università luav --- di Venezia U A V STORIA DELL'ARCHITETTURA MODERNA SCHEMI LIBRO Wolfgang Lotz Architettura in Italia 1500 - 1600 Corso di Laurea triennale di Architettura - Tecniche e Culture del progetto sima timpano e triglifi architrave capitello fusto colonna stilobate crepidine gocciolatoio gocciolatoio sottocornice frontone cornice fregio con metope ORDINI ARCHITETTONICI: SUARWONP TOSCANO DORICO IONICO CORINZIO COMPOSITO PARASTA = ciascuno dei pilastri contenuti in una parete e parzialmente sporgenti dal filo di essa La base ionica: a. attica b. ionico-asiatica o efesina c. samia d. cicladica e. peloponnesiaca o libera f.atoro frontone —| comice + trabeazione —| fregio + architrave + capitello — DORICO fusto fusto apofige cvmbium toro plinto cilindrico fusto Lapofige fusto — tondino — toro sondino A ia — apofige EA ondino scozia i — toro tondino , — cavetto — plinto } RA even tfr _ 6 9 e fusto fiusto tondino — toro apofige — spira l N sro base stilbbate — steredbate _| 0 crepidòma IONICO CORINZIO fronte estradosso zona del rinfianco si UTI / \inea di chiave intraldosso rco d'imposta della volta le reni \CA freccia 0 saetta 0 monta i / sesto o profilo / piano d'imposta corda o luce = =— soprassesto cornice == d'imposta linea d'imposta latto spalla o piedritto a DÌ 173 a 2/3 Croce Greca Croce latina immissa Croce latina commissa » » » CHIOSTRO DI SANTA MARIA DELLA PACE, ROMA (progettato nel 1500) Paragonabile al Chiostro di Sant'Ambrogio (Milano) Le arcate dell’ordine inferiore sono sostenute da colonne (Milano) Le arcate dell’ordine inferiore sono sostenute da pilastri (Roma) Sistema di arco su pilastro inquadrato da paraste (entrambi) Pilastri e colonne alternati sostengono l'architrave dell'ordine superiore Pilastri si trovano sugli assi, le colonne sulle chiavi d'arco dell'ordine inferiore Architrave rettilineo, sequenza degli ordini: ionico (sotto) e corinzio (sopra) Tecnica strutturale e forme dell’antichità applicate in un progetto moderno EDIFICI PER GIULIO Il (Giuliano Dalla Rovere) — PAPA (1503-1513) Giulio Il vedeva se stesso come successore di Petro ed erede di Giulio Cesare Sotto Giulio II, lo Stato Pontificio divenne il maggior stato italiano e per la prima volta dopo secoli il trono papale occupò il rango di potenza a livello europeo Nella sua veste di committente di architettura fece di tutto per restituire a Roma il ruolo di Caput Mundi Commissioni: decorazione del soffitto della Cappella Sistina, nuovo San Pietro, Palazzo Vaticano, Tomba del Papa CORTILE DEL BELVEDERE IN VATICANO, ROMA (1505) Committente: Giulio Il (il suo primo grande progetto commissionato) Collega il vecchio palazzo pontificio con la villa fatta costruire da Papa Innocenzo VIII (1485-1487) sul pendio nord della collina del Vaticano Sistema di gradinate per raggiungere la parte alta della villa Funzione: collezione papale sculture di antiche, tra cui Laocoonte Facciata che chiude il cortile più elevato: esedra + scale (non esistenti) con gradini di forma concentrica, conducevano alla terrazza Né i gradini né la piattaforma alla quale conducevano avevano funzione pratica: puramente estetica “forma di teatro” Stanze di Raffaello: punto di vista privilegiato per vedere con interezza il luogo è fuori dalla corte, si ha una vista “teatrale”, incorniciata da una finestra, lo sguardo percorre lo spazio aperto del cortile » » Per 50 anni la fabbrica avanzò seguendo il progetto originale di Bramante, poi (circa 1580) Papa Sisto V abbandonò l'impostazione del progetto originale e fece costruire un'ala trasversale al cortile per la Biblioteca Vaticana Unica parte che ha conservato la forma originale: portale che introduce alla corte inferiore Porta Giulia: combinazione di mattoni a vista, bugnato in travertino e iscrizione monumentale sopra l'arco d'ingresso “PONT MAX” = PONTEFIX MAXIMUS (perché il Papa divideva con gli imperatori dell'antichità la carica) Logge a 3 piani sul lato maggiore del cortile inferiore: sono state alterate al di là di ogni possibilità di ricostruzione Terrazze intermedie: sono state del tutto cancellate dalle aggiunte successive Incorniciatura delle finestre e bugnato piatto: databili al 1560 circa Alti piedistalli dei pilastri e trabeazione sporgente sopra ad essi: sono rimasti quelli originali LE LOGGE Giulio Il aveva programmato una facciata a 4 piani realizzata poi rivolta verso la città dal lato vecchio palazzo pontificio Vennero progettate da Bramante come prospetto per l'antico palazzo di Niccolò III, su desiderio di Giulio Il con prosecuzione dei lavori sotto Leone X, e la soprintendenza di Raffaello dopo la morte dell'architetto Affacciate all’ala ovest del cortile di San Damaso: ha perso la sua funzione di facciata principale (dominio e veduta della città) Livello inferiore: nascosto da mura sia verso la città che verso San Pietro Secondo e terzo livello: composti da arcate su pilastri Piano più alto invece da colonne trabeate Gli ordini seguono la sequenza di dorico ionico corinzio Facciata di un edificio urbano trattata come un sistema di supporti indipendenti e logge, non come semplice muro Decorazione all'interno delle logge: scene del Vecchio e Nuovo Testamento in stucco e affreschi opera di Raffaello IL NUOVO SAN PIETRO, ROMA (1506) Leon Battista Alberti aveva segnalato già la necessità di restauri alla Chiesa, ma i predecessori di Giulio Il non erano intenzionati a occuparsi di questo tipo di lavori Gennaio 1506: Giulio Il comunica a Enrico VIII e ai capi temporali e spirituali dell'Inghilterra l'intenzione di demolire la Chiesa di Costantino, riedificandola a partire dalle fondamenta, riadornadola anche con nuove cappelle Il progetto era opera di Bramante, che ci lavorò fino alla sua morte (1514), architetto della Fabbrica di S. Pietro La più antica riproduzione del progetto di Bramante si trova su un verso di una medaglia celebrativa di Giulio Il Nella medaglia: esterno di un edificio cupolato, di pianta a croce greca, dai cui bracci sporgono gli absidi; agli angoli della croce le cupole minori e ai lati della facciata due torri Seconda fonte: piano di pergamena (Uffizi), di Vasari, sul cui retro c'è un'annotazione di Antonio da Sangallo il Giovane, che dice che è una pianta di Bramante non realizzata Tra il 1513 e il 1514 era iniziato il lavoro del coro, con utilizzo delle murature del coro di Rossellino già esistenti » Paraste di ordine dorico, piloni della crociera con paraste corinzie Bramante pensava di costruire la cupola in conglomerato cementiziocome quella del tempietto Si optò fin dall'inizio per la costruzione di un solo involucro i piloni di Bramante vennero rafforzati e si articolarono in maniera diversa: o tra le doppie paraste dell’intradosso sono state inserite delle nicchie o le paraste agiscono come articolazioni della superficie muraria (funzione: strutturale) o ipiloni della navata sono di ordine gigante (come in Sant'Andrea — Alberti) o sulla faccia esterna dei piloni le nicchie sono tre volte più ampie Cupola attuale (finita nel 1590): si appoggia sui piloni e sugli archi della prima fase della fabbrica Ampiezza: 24,5 metri circa / Altezza: 49 metri circa / Diametro: 42 metri circa La cupola è larga circa due volte la navata maggiore, inserendosi in una linea di sviluppo L'interesse di Bramante era tutto concentrato sulla cupola che ordinava le visuali della fabbrica, quindi non si era concentrato molto sul resto dell’edificio, lasciando poco niente di indicazioni ai suoi successori La cupola doveva innalzarsi sopra la tomba di San Pietro Importanza di San Pietro, come chiesa funeraria dell’Apostolo da cui i pontefici derivavano la loro autorità Bramante fuse la forza espressiva dell’architettura antica con la tradizione liturgica cristiana e con gli edifici commemorativi, con risultato una forma che rappresentò l’idea di edificio religioso fino all’età del classicismo PROGETTI PER SAN PIETRO DOPO LA MORTE DI BRAMANTE Giulio Il muore nel 1513 > viene eletto Leone X > 1. nuovo collaboratore di Bramante: Giuliano da Sangallo (esperto di problemi strutturali e stabilità) > 2. nuovo collaboratore di Bramante: Fra Giocondo (esperto di problemi strutturali e stabilità) La costruzione della Basilica era avanzata lentamente dopo il 1511 e nell'ultimo anno di Giulio II, i fondi disposizione della fabbrica erano stati ridotti, ad un certo punto i lavori si erano fermati del tutto a causa delle campagne militari. Bramante muore nel 1514 > Raffaello diviene primo architetto della Fabbrica di San Pietro Il suo primo incarico fu costruire un modello in legno, così da stabilire un progetto definitivo al quale fare riferimento per continuare i lavori Importante era stabilire come l’edificio come sarebbe stato in pianta, vennero adottate queste soluzioni: o Semplici absidi poste tra le cupole minori o Deambulatori a circondare le absidi dei transetti o Il coro di Rossellino provvisto di deambulatori, senza comunicazione con l'interno o Tutti i bracci della croce dotati di deambulatori identici Assetto esterno: o Pianta con torri poco sporgenti agli angoli o Torri e absidi con l'ambulatorio nettamente sporgente dalla pianta o Di dei bracci della croce sporgenti dal quadrato della pianta, ma non le torri Fra Giocondo muore nel 1515 > Antonio da Sangallo il Giovane viene nominato assistente di Raffaello Giuliano da Sangallo nel 1515 lascia l’incarico per tornare a Firenze Bramante Raffaello Peruzzi Sangallo Michelangelo 1505-14 1514-16 1520-36 1520-46 1546-64 #0 fe *» tal » ” » » mM krxrisko % » VILLA MADAMA, ROMA (1518) - Alle pendici del Monte Mario, iniziatosi nel 1518 su incarico di Leone X e cardinale Giulio de' Medici - Sopraintendente ai lavori: Antonio da Sangallo il Giovane - Particolare attenzione all'integrazione tra edificio e ambiente naturale circostante - Grande scalinata all'aperto conduceva all'ingresso principale - Attorno al cortile centrale circolare si dovevano dipartire una serie di assi visivi o di percorso, in un susseguirsi di logge, saloni, ambienti di servizio e locali termali, fino al giardino alle pendici del monte, con ippodromo, teatro, stalle per duecento cavalli, fontane e giochi d'acqua - Decorazione: con affreschi e stucchi ispirati alla Domus Aurea e ad altri resti archeologici scoperti in quell'epoca - Insistenza sulle visuali interne e rinuncia a un sistema strutturale che governi tutto l'insieme - Fusione di forme architettoniche e naturali intenzionale - Abbandono del principio di simmetria: Brad Roma Misto gli edifici che circondano il cortile sono disposti sugli assi di una croce - Ogni edificio rimane perfettamente indipendente, progettandoli adattati al L ni DT r ) suolo e al sito I I n A n - Ricerca verso una antica unità di... Si _ . . architettura, pittura, scultura i meet su stente a pen ont - Struttura e ornamento si trovano in n 134 a perfetto equilibrio, ogni parte chiarisce, É dci si completa, determina l’altra, ogni punto Ln protromo di vista conduce ad un’altra visuale egualmente significante - Non esiste un unico punto da cui poter cogliere la villa nel suo insieme, visitando le parti in successione lo spettatore si rende conto della disposizione della villa - Archie nicchie del muro di contenimento seguono lo schema dell’arco di trionfo - L'acqua proviene da 3 sorgenti e viene convogliata a 3 nicchie dal muro di contenimento della terrazza principale - Dopo che Giulio de' Medici era stato eletto Papa con il nome di Clemente VII, la Curia non riusciva ad avere i mezzi per continuare i lavori quindi l'opera venne sospesa - La parte che era già stata completata venne danneggiata con l'incendio avvenuto durante il Sacco di Roma (1527) - Dopo un restauro sommario la villa, nel 1536, divenne di proprietà di Margherita di Parma, figlia di Carlo V - Dalei, la villa prese il nome di “Villa Madama” -. Ilrestauro contemporaneo permette di vedere alcune parti della rotonda, cinque stanze e una loggia di 3 campate Con il Sacco di Roma (1527) ci fu un vuoto artistico a Roma. Una fioritura si ebbe solo sotto il pontificato di Paolo II (Alessandro Farnese 1534 — 1549), ma lo sviluppo dello stile degli anni ‘30/740 fu determinato da Firenze e dall'Italia settentrionale. 12 » SAN PIETRO, ROMA Antonio da Sangallo il Giovane, nel 1516 al 1520 mantiene l’incarico di assistente di Raffaello Alla morte di Raffaello (1520) Antonio da Sangallo il Giovane viene promosso primo architetto Raffaello realizzò molti disegni metodici e accurati, perché si era reso conto che Bramante, con solo una pianta, non era stato abbastanza esaustivo e dettagliato Raffaello cerca un sistema di rappresentazione facile per le maestranze, con gli elementi strutturali in scala Sistema adottato: proiezione ortogonale sia sul piano che sull’alzato (alzato non prospettico) La prima corretta definizione si trova nella lettera a Leone X del 1519 Si tratta di un tipo di rappresentazione che permetta all'architetto di controllare tutte le dimensioni dell’edificio e vedere tutte le sue parti senza deformazioni Sono necessarie 3 vedute: 1 pianta, 1 alzato, 1 sezione Ciò che diventa importante non è più quindi la singola visuale ma ogni aspetto dell’edificio L'architetto progettista non ha più bisogno di spiegare a parole i dettagli del suo progetto: ogni esperto assistente della bottega può preparare i disegni esecutivi, partendo dagli originali di prospetto Navata di 5 campate, navate laterali, facciata con ampio portico a 2 piani Sistema di paraste adottato per i pilastri delle navate centrali e laterali La larghezza della navata maggiore è di 19,3 metri per il rinforzo dei piloni Gli elementi importanti del disegno sono i deambulatori attorno al transetto Si temeva che il transetto di Bramante non potesse resistere alle spinte della cupola, quindi si posizionarono i muri perimetrali, quelli più sollecitati dal carico, più vicini ai piloni della cupola L'ordine gigante della crociera prosegue sui pilastri del transetto Le colonne tra i pilastri formano un ordine minore Sopra l'architrave erano previsti degli archi ciechi, una sorta di triforio e un gruppo di tre finestre sopra Le vedute esterne dei deambulatori mostrano un ordine dorico con semicolonne e edicole dxxxtiko dd URN OM La volta ad un solo involucro, senza copertura esterna, poteva essere realizzata solo in conglomerato cementizio La stessa tecnica a getto viene usata per i gradoni tra l'imposta e la sommità della volta della navata e le volte a botte del transetto Il sistema esterno doveva avere un sistema trabeato all'antica = sostegni verticali e architravi orizzontali senza archi In deambulatori e facciata: colonne libere o semicolonne addossate alla muratura sostengono una trabeazione dorica Antonio da Sangallo espose i difetti del progetto di Raffaello. Tra questi: o lpilastri della navata erano più pesanti di quelli della crociera o Le colonne doriche addossate alla muratura erano proporzionalmente troppo alte o Illuminazione della navata centrale insufficiente 13 CAP. 3 è ALTRI EDIFICI DEL PRIMO CINQUECENTO A ROMA E NELL’ITALIA CENTRALE » » » » » » PALAZZO BALDASSINI, ROMA (1516-1519) Committente: avvocato concistoriale Melchiorre Baldassini, consigliere di Leone X (Giovanni de’ Medici) e di Adriano VI (1522-1523) Architetto: Antonio da Sangallo il Giovane Riferimento principale: Palazzo Farnese Primo esempio autonomo di architettura civile di Sangallo Prospetto: penalizzato dallo spazio ristretto su cui si apre, si articola su due piani separati da cornici marcapiano aggettanti con fregio a girali Il portale ha semicolonne doriche e trabeazione Cortile con loggia a due piani, 3 arcate, paraste tuscaniche addossate ai pilastri del piano terra, paraste ioniche al piano nobile Facciata con finestre e davanzale sostenuto da mensole Non c'è più la bottega al piano terra, ci sono stanze che si aprono sul cortile e vengono usate dal seguito e dai clienti del proprietario Si riserva maggior spazio alle scale e all’illuminazione e alla comodità Il palazzo è chiuso in un blocco che dà sul cortile interno, quadrato, con due ordini di arcate Nel cortile e nella loggia era ospitata una collezione di sculture antiche Rispetto alle ville, il palazzo aveva funzionalità di edificio in città dove poter trattare gli affari e ricevere i clienti, che dovevano percepire la nobiltà, la sapienza e la giustizia e del padrone di casa Ciclo decorativo celebrativo, temi storici e filosofici, esempi di giustizia del mondo classico, figure di antichi sapienti Danneggiato durante il Sacco di Roma, passò più volte la proprietà, subendo modifiche e trasformazioni SANT'ELIGIO DEGLI OREFICI CUPOLA DI SANTA MARIA DI LORETO CUPOLA DI SANTA MARIA PORTA PARADISI Edifici religiosi costruiti a Roma, con impianti centrali CHIESA DI SAN GIOVANNI DEI FIORENTINI CHIESA DI SAN SALVADORE CHIESA DI SANTA MARIA DELLA CONSOLAZIONE, TODI, UMBRIA (1508) Considerata come la versione semplificata del progetto di Bramante per San Pietro Chiesa di pellegrinaggio e devozione > liturgia e funzione politica (centro comunitario) unite armoniosamente Si trova poco sotto la città, con un grande paesaggio Il prospetto è lo stesso su tutti e quattro i lati Semplici forme geometriche in pianta e in alzato (quadrato, cerchio, semicerchio) Questa chiesa è l'ideale della pianta centrale, mai sono state utilizzate forme più pure che in questa chiesa 1508-09: l'architetto incaricato ad eseguire i lavori è Cola da Caprarola La copertura non fu iniziata fino al 1568 e la cupola non fu conclusa fino al 1606 Pianta: quadrato con absidi su tutti i lati Solo l'abside che contiene l’immagine miracolosa è semicircolare, le altre sono poligonali e hanno un ingresso Non vennero usate cupole minori e torri Scale e sagrestia sono agli angoli del quadrato Carico della cupola: convogliato sulle volte delle absidi e ai muri Il peso della cupola è sostenuto dagli archi della crociera Paraste piatte, forma delle finestre, capitelli all'esterno, sporgenza della trabeazione — sopra le paraste > simili a Santa Maria del Calcinaio a Cortona Decorazione dei sottarchi e catini delle absidi: stile di fine ‘500; alto tamburo della cupola: cupole romane di tardo ‘500 Semplicità e chiarezza delle vedute esterne > richiamo alle composizioni centrali toscane del tardo ‘400 14 » PALAZZO MASSIMO ALLE COLONNE, ROMA (1532) - L'idea di realizzare una loggia al pianterreno del nuovo edificio può essere stata una richiesta del committente che voleva rinnovare ma mantenere le componenti caratteristiche del palazzo di famiglia - Il centro della Loggia doveva essere allineato con l'asse centrale della strada che conduceva alla facciata - Il ruolo della facciata nel contesto delle vie cittadine era più importante della simmetria della composizione - La facciata venne allargata su entrambi i lati e venne sistemata la scala - La facciata ha 4 livelli, il cortile ne ha solo 3 - L'ordine dorico compare in colonne libere nel cortile (sostenendo una volta a botte) - L'ordine dorico compare in colonne binate sulla facciata (sostenendo un soffitto piano) - Sui lati brevi della loggia vennero aggiunte due absidi - La facciata con la sua loggia e il cortile non sono allineati ma costituiscono un'unità simmetrica - La facciata sconfina sul lotto adiacente e la loggia convessa sporge oltre la linea delle case vicine dominando la vista della strada in entrambe le direzioni - Cambiamenti dettati da considerazioni di ordine artistico e non pratico - Prospetto > contrasto tra le colonne libere della loggia al pianterreno e il muro piatto dei tre piani superiori - Colonneal pianterreno, ai piani superiori abbandona le edicole incorniciando le finestre con forme più semplici - La facciata colpisce non per l'equilibrio armonioso ma per la ricchezza di contrasti - L'architrave del pianterreno si appoggia su colonne al centro e su paraste ai lati - l balconi delle finestre del piano nobile pesano sugli spazi vuoti tra le colonne - Sopra la profonda ombra dell'architrave dorico si innalza la parete senza ombre dei piani superiori - L'ingresso al palazzo avviene attraverso un corridoio che corre dal centro della facciata al lato della Corte ANTONIO DA SANGALLO IL GIOVANE (Firenze 1484 — Terni 1546) Il nonno Francesco Giamberti lavorava il legno e gli zii Giuliano da Sangallo ed Antonio da Sangallo il Vecchio erano celebri architetti del tempo. Suoi cugini furono lo scultore Francesco da Sangallo e lo scenografo Bastiano da Sangallo. La sua formazione avvenne a Firenze, nella bottega di famiglia che si occupava di lavori da legnaiolo. Nel 1503, molto giovane, si recò a Roma con lo zio Giuliano per mettersi al servizio del papa Giulio Il e dopo un breve periodo di apprendistato divenne aiuto di Bramante. Si impose inizialmente come specialista in fortificazioni militari, ottenendo incarichi direttamente dal papa. Visse e lavorò a Roma durante la maggior parte della vita e lavorò prevalentemente al servizio di diversi papi. Alla morte del Bramante, dal 1516 fu coadiutore di Raffaello al cantiere della Basilica di San Pietro e, nel 1520, alla morte di Raffaello, fu nominato primo architetto della fabbrica, con coadiutore Baldassarre Peruzzi. Alla fine deglianni ‘30, morti Bramante, Raffaello e Peruzzi, non più presenti a Roma molti artisti come Serlio, Sansovino, Sanmicheli, Giulio Romano, Sangallo si ritrovò protagonista assoluto dell'architettura romana, monopolizzando le committenze più prestigiose, a capo di una bottega molto organizzata. La raggiunta posizione sociale gli rese possibile edificare in vecchiaia un palazzo per sé in via Giulia (noto come Palazzo Sacchetti). » SAN PIETRO, ROMA - Antonio da Sangallo il Giovane - Il progetto abbandonava definitivamente la pianta centrale bramantesca - La volta del braccio orientale venne coperta, si cominciarono le fondazioni del braccio nord, si rinforzarono i pilastri della cupola murando le nicchie previste da Bramante e venne alzata la chiesa di 3,20 metri per motivi estetici 17 All'impianto centrale, si innestava una navata con cupole che si concludeva in una larga facciata con due altissime torri campanarie A partire dal 1536, con l'aiuto di Antonio Labacco, costruì un plastico ligneo enorme per illustrare dettagliatamente il suo progetto; ancor oggi il plastico è conservato nei locali sovrastanti la basilica Il progetto era una sintesi tra la soluzione a pianta centrale di Bramante e la croce latina di Raffaello Piloni, colonne e paraste erano percepiti come impalcatura strutturale Le torri vengono alzate maggiormente La cupola principale si allontanava dall'ideale classico di Bramante, e si avvicina a quella di Firenze in sezione e per i cassettoni al Pantheon PALAZZO FARNESE, ROMA (1516-1519) 1495: il futuro Paolo IIl (Alessandro Farnese, Papa dal 1534 al 1549) acquista una vecchia residenza sul sito del palazzo attuale e la E dei a rinnova dal 1517 in poi (I | I) 1 WELGETA BI RI AU Sotto Clemente VII, Alessandro Farnese era il più potente membro x del collegio dei cardinali, la sua famiglia comprendeva 300 persone L'idea era quella di realizzare due appartamenti con ingressi separati adeguati al rango dei figli del cardinale: Pierluigi e Ranuccio Farnese 1534: Viene eletto Papa Paolo Ill e Sangallo ridisegna l'edificio adattandolo a edificio prima per un cardinale, poi per il pontefice 1540: le scale non erano ancora state costruite, quindi l'anno dopo il duca Pierluigi Farnese concluse un nuovo accordo con gli impresari per accelerare i lavori Elementi del progetto di Sangallo: vestibolo, due stanze alla sua destra e tre arcate nel cortile sul lato verso la facciata, semicolonne addossate ai pilastri del cortile, decorazione a fiori di giglio sui capitelli nelle due stanze più antiche Nuovo progetto: ordine ionico al piano nobile; semicolonne che non sono all'altezza dei pilastri; facciata con 13 campate; palazzo concepito come un blocco rettangolare libero da tutti i lati con quattro facciate un cortile quadrato Pianterreno che costituisce la base dei due piani superiori praticamente uguali Facciate: non c'è il bugnato fiorentino né l'ordine di colonne o pilastri romano conci angolari e la cornice delle finestre con marcapiano Edicole del piano nobile con timpani alternati Non esiste l'architrave, tranne per i blocchi d'imposta sopra le colonne Aspetto più importante della facciata di Sangallo: dimensione, non il disegno Vestibolo tripartito: dettagli abbondanti che non appaiono eccessivamente vivaci o esagerati; struttura e ornamento riprendono le forme antiche adattandole alla funzione di atrio d'ingresso In visitatore che varca il portale e colto di sorpresa dall’inaspettata ampiezza, dalla ricchezza degli ornamenti, dalla forma e dai particolari del soffitto Posizione della scala, parallela al lato sx del palazzo: chiusura di molte finestre, ottenendo molto spazio all’ala principale verso la piazza Il passaggio tra il cortile e la loggia fu abbondantemente decorato nello stesso stile dell'atrio di Sangallo 1568: fine dei lavori dei 2 piani inferiori, sotto direzione di Vignola Caratteristi 3 generazioni della famiglia contribuirono alla costruzione del palazzo, partendo da Raffaello fino a Giacomo Dalla Porta (che disegnò la loggia all'ultimo piano, completata non prima del 1589): si tratta quindi di un’opera collettiva 18 CAP. 5 > LOMBARDIA E TERRAFERMA VENETA CESARE CESARIANO (Milano 1475 — Milano 1543) Pittore, architetto, teorico dell'architettura, rappresentante del periodo di transizione tra l'architettura rinascimentale e quella manieristica, autore della prima edizione in italiano del De architectura di Vitruvio. Dal 1496 visse per un lungo periodo a Reggio Emilia, tanto da essere spesso definito "Cesare da Reggio". Nei primi anni del Cinquecento lavorò a Parma, dove dipinse la sagrestia di San Giovanni Evangelista. Dal 1507 visse a Roma dove entrò in contatto con il Perugino, il Pinturicchio e Luca Signorelli. Svolse gran parte della sua attività a Milano dove ritornò in concomitanza con la cacciata dei francesi e il rientro degli Sforza, tra il 1512 e il 1513 diventando ingegnere di fortificazioni ed architetto di corte del Duca Massimiliano Sforza, senza tuttavia avere commissioni particolarmente importanti, tanto che l'elenco delle opere attribuite è molto scarno e controverso. Lavorò al cantiere della chiesa di Santa Maria presso San Celso; a lui sono attribuiti, con molti dubbi, interventi sul portico antistante ed un progetto non realizzato della facciata. Progettò parte dell'impianto difensivo del Castello Sforzesco di Milano; collaborò inoltre con la Fabbrica del Duomo dipingendo, con altri artisti, la sala dei Deputati, demolita nel XIX secolo. Nel 1528 ottenne dal governatore spagnolo l'incarico di ingegnere ducale, mentre cinque anni dopo ricevette il riconoscimento di architetto della città di Milano e, infine, nel 1535 fu uno dei direttori della fabbrica della cattedrale. » LA MADONNA DELLA STECCATA, PARMA - Ufficio pianta centrale che contiene un'immagine miracolosa della vergine - Pianta a croce greca, mancanza di campanile - Nella seconda metà del ‘500 il progetto viene attribuito a Bramante - La steccata non viene iniziata prima del 1521, 7 anni dopo la morte di Bramante - Architetto capo dei lavori: Giovanfrancesco Zaccagni (1460-1530) ALESSIO TRAMELLO (Borgonovo Val Tidone 1455 — Piacenza 1535) Architetto italiano, i cui edifici più famosi sono la basilica di Santa Maria di Campagna (costruita fra il 1522 e il 1528), la basilica di San Sepolcro e la chiesa di San Sisto (edificata tra il 1499 e il 1511), entrambe collocate nel centro storico della città di Piacenza. Fu sepolto nella chiesa di Santa Maria di Campagna, ma le sue spoglie vennero traslate in seguito all'editto di Saint Cloud e da allora andarono disperse. GIOVANNI MARIA FALCONETTO (Verona 1468 — Padova 1535) Architetto, pittore e scenografo italiano. Il padre Jacopo lo introdusse nell'arte della pittura. Conosciuto come i/ rosso di San Zeno, si formò culturalmente a Roma e si confermò artisticamente prima a Verona e poi a Padova al fianco di Alvise Corner. Tornò a Verona agli inizi del Cinquecento, per lavorare come affrescante prediletto nella cerchia politica di Massimiliano d'Austria. L'attività veronese si può ammirare a San Giorgetto: la lunetta raffigurante il culto della Vergine; nella Cappella di San Biagio nella chiesa di San Nazaro e Celso; al Museo di Castelvecchio: S. Zeno e S. Benedetto con l'Annunciazione (ante d'organo); Augusto e la Sibilla; S. Giacomo Apostolo tra S. Gerolamo e altro santo (affresco). Due cassettoni del soffitto. Inoltre un importante contributo artistico è menzionato nella Villa Querini Stampalia, Montanari, Taccoli, nominata "la Persa" a Pressana, Verona. Si trasferì a Padova quando a Verona ritornò la Serenissima Repubblica di Venezia. 19 PALAZZO DEL TÈ, MANTOVA (dal 1524 al 1534) Committente: Federico Il Grande villa suburbana che progettò il decoro con l'aiuto dei suoi allievi Idea: avere a disposizione un padiglione per riposarsi dopo le corse a cavallo Federico Il insisteva per terminare il prima possibile la villa, forse anche per superare la sorella Eleonora di Urbino Edificio quadrato, con al centro un grande cortile scoperto ad uso di prato o piazza dalla quale ci sono 4 entrate: Entrata che passa attraverso una loggia Entrata che arriva ad un giardino Entrata che conduce ad appartamenti 4. Entrata che conduce ad appartamenti Esterno: blocco basso a un solo piano, largo 4 volte la sua altezza WNPE Entrambe le facciate rivolte verso la città possiedono un ordine gigante di paraste doriche Intercolumni tra le paraste e portali: non sono uguali > gli angoli si scontrano i diversi sistemi Le cornici di arcate e finestre sono bugnate Sul lato verso la città si trova la “loggia grande” Entrata ovest: conduce a un vestibolo tetrastilo con la campata centrale coperta a botte e quelle laterali con un soffitto piano Colonne e paraste sono rivestite da una spessa incrostazione bugnata Colonne di marmo sembrano ancora grezze, come se non fossero complete Campate tra le semicolonne dei lati nord e sud: hanno la stessa larghezza Campate tra le semicolonne dei lati est e ovest: si alternano superfici murarie più larghe e più strette Su due lati della corte i triglifi della trabeazione dorica sembrano scivolati in basso Effetto complessivo: la facciata non sembra terminata, i singoli elementi non sembrano al loro posto, situazione provvisoria e instabile REALTÀ > Affreschi della Sala dei Cavalli: vengono ritratti i cavalli preferiti del duca a grandezza naturale, sono posizionati davanti alle nicchie e alle paraste architettoniche » ILLUSIONE > Volontà di mescolare diversi tipo di realtà: le nicchie contengono immagini degli dei dell'Olimpo Scambio tra illusione e realtà all’apice nella Sala dei Giganti Il visitatore ha l'impressione di essere circondato da pareti vacillanti: si tratta dei massi che crollano sui giganti sconfitti da Zeus La divinità compare in alto sopra le nuvole con un fulmine C'è un tempietto (simbolo dell'Olimpo) monoptero sostenuto dalle nuvole Abbandono del linguaggio dell'architettura, interesse alla valenza espressiva Il fronte sul giardino di palazzo del tè e ad arcate e la parte centrale è occupata da una Loggia a 3 campate, ogni arcata è sostenuta da 4 colonne La loggia è circondata da pareti luminose e colonne di stucco bianco Facciata = puro rivestimento murario, da qui si nota il vestibolo tetrastilo lo bugnato attraverso il portale della Loggia e oltre la Corte Contrasti: finito/non finito, ortodosso/eretico, fortissimo/pianissimo Anche il piano nobile è bugnato, colonne doriche che girano a spirale lungo il proprio asse, plinto rustico che sporge dal muro e deve essere sostenuto dalle mensole incastrate tra le arcate del pianterreno Gli archi del pianterreno si piegano sotto il peso della cornice marcapiano Relazione tra sostegno ed elemento sostenuto: movimento bloccato congelato non di armonia durevole _, 22 CAP. 8 > JACOPO TATTI, detto “IL SANSOVINO” JACOPO SANSOVINO (Firenze 1486 — Venezia 1570) Iniziò il suo apprendistato artistico nella bottega di Andrea Contucci, detto // Sansovino, dal quale ereditò anche il soprannome, verso il 1506 a Roma, accompagnato da Giuliano da Sangallo il Giovane; le sue prime opere autonome e autografe sono documentate solo a partire dal successivo rientro a Firenze, dal 1511 al 1518. Nel 1515 partecipa al concorso per la facciata della basilica di San Lorenzo a Firenze, dove viene in contatto diretto con Michelangelo (che vinse il concorso), dal quale venne influenzato per i volumi, con effetti di chiaroscuro dati dal contrasto tra spazi pieni e vuoti. Fuggì da Roma in seguito al Sacco del 1527, riparandosi a Venezia, dove avrebbe voluto solo transitare, diretto verso la Francia. Fu invece trattenuto in città dopo essere stato presentato al doge Andrea Gritti dal cardinal Grimani, ricevendo un'immediata commissione per il restauro delle cupole della basilica di San Marco. A Venezia si stabilì poi in via definitiva e lasciò la città lagunare solo per un viaggio nella sua città natale, nel 1540. Qui lavorò come scultore e, soprattutto, come architetto, spesso ospitando suoi concittadini, i quali portarono ventate di novità centro-italiane in Laguna. Come premessa all'architettura del Sansovino, si deve ricordare che la città di Venezia, grazie alla sua particolare politica e alla sua posizione geografica, presentava delle caratteristiche degli edifici diverse rispetto alle altre grandi città dell'epoca. Il sorgere dei palazzi non era, infatti, influenzato da strutture belliche, come bastioni o fortezze, cosicché permetteva agli artisti di lavorare alla realizzazione o alla costruzione di edifici elaborando con maggior libertà l'aspetto estetico. » BIBLIOTECA NAZIONALE MARCIANA - LIBRERIA DI SAN MARCO, VENEZIA (1537-1588) - Tre campate sul lato più corto (verso la piazza) - Arcata continua sulla facciata principale - Combinazione pilastro e semicolonna richiamano Sangallo - Pesante trabeazione interrotta da semicolonne ioniche lisce di ordine maggiore - Le semicolonne doriche e la forma della modanatura dei pilastri richiamano Palazzo Farnese (Sangallo) - Piccole colonne scanalate sostengono le aperture ad arco delle finestre del piano sopra - La cornice di coronamento della balaustra è ancora più pesante e ornata di quella del piano terra » LOGGETTA, VENEZIA (dal 1537 al 1549) - Prospetto caratterizzato da tre arcate fra le colonne delle quali, in quattro nicchie, sono poste le statue in bronzo di Minerva, Mercurio, Apollo e la Pace - Soprale arcate si trovano tre rilievi in marmo: l'isola di Candia, Venezia sotto forma di giustizia e l'isola di Cipro - La decorazione dei fregi e la loro disposizione allude alla vita della città e ai suoi territori: Venere, Giove, Minerva » LA ZECCA, VENEZIA (dal 1537 al 1545) - Edificio realizzato in pietra d'Istria, con forme severe, era la tesoreria e luogo di conio della moneta della Repubblica - Dato che nella lavorazione delle monete si raggiungevano temperature molto elevate, nella costruzione non fu usato legno, ma solo pietra, che conteneva meglio il calore e non correva il rischio di incendiarsi - L'edificio è conformato da due parti: quella sul Bacino San Marco, come un profondo atrio, e quella interna sviluppata attorno ad un cortile rettangolare - Parte più interna: costituita da un primo ordine di archi e bugnato, seguito da archi su pilastri e lesene che reggono l'architrave - AI primo ordine elementi misti con bugnato, al secondo ordine colonne che reggono la trabeazione dorica con triglifi - Uso del bugnato sulla superficie e negli ordini volto ad accentuare il carattere di luogo fortificato dell'edificio, sede del deposito aureo della Repubblica 23 CÀ CORNER DEALL CÀ GRANDA o PALAZZO CORNER, VENEZIA (anni ‘30) Pianterreno bugnato e piano nobile con ordine binato Vengono introdotte membrature sporgenti aggettanti e luminose Paraste sostituite da colonne, finestre al piano terra sono contenute da edicole, quelle del mezzanino sono incorniciate da mensole Al piano terra le tre campate centrali sono aperte formando l'atrio d’ingresso Ai piani nobili sono protagoniste le imponenti membrature che si stagliano contro il muro che rimane in ombra Ai piani superiori le basi delle colonne e le balaustre Non esistono vincoli tra le aperture in facciata e la copertura dell'atrio Dall’atrio un lungo passaggio conduce a una corte di ampie dimensioni 24 IL RICETTO DELLA BIBLIOTECA LAURENZIANA, FIRENZE (1559) Primi disegni: databili 1524 (presentavano due ali di scale collocate a ridosso dei muri laterali del ricetto, a formare un ponte di fronte la porta della sala lettura) Nel 1525 Michelangelo decise di spostare lo scalone verso il centro del vestibolo così da iniziare con 3 rampe che si unificavano nella parte superiore Il modello di argilla mandato ad Ammannati nel 1558 era un nuovo progetto redatto da Michelangelo fra il 1555 e il 1558 Ammannati si sforzò a portare le idee di Michelangero in concreta realtà La scala occupa la metà del pavimento del ricetto (9,50 x 10,30 m) Pedate dei gradini della rampa centrale: convesse Pedate dei gradini delle rampe laterali: rettilinee 3 gradini inferiori della rampa centrale: più ampi e alti degli altri Forza drammatica della scala: i gradini inferiori si gonfiano verso l’esterno, quelli superiori sembrano attrarre l'osservatore in alto Trasformazione del tradizionale motivo a tabernacolo Paraste laterali si rastramano verso il basso così che la parte superiore dell’incorniciatura sembri più pesante di quella inferiore La stanza che ospita la scala è quasi perfettamente quadrata Altezza della stanza: 4,6 metri Finestre cieche al di sopra: decorate con cornici appiattite La {pot Campate: tra le colonne binate profonde nicchie allungate con timpani sporgenti Le modanature orizzontali sono deboli rispetto alle colonne binate che dominano l’ambiente Organizzazione spaziale del ricetto: sembra opprimente, scoscesa, colonne che sembrano incastrate nel muro L'architettura intende suscitare precise emozioni all’osservatore Visione della figura imprigionata nel blocco, liberata dallo scultore IL CAMPIDOGLIO, ROMA (1539) Michelangelo modificò le facciate dei Palazz Senatorio e dei Conservatori, ma lasciò gli edifici nella loro collocazione originaria Raddoppiando il palazzo dei Conservatori sul lato nord, ridusse le dimensioni della piazza ed eliminò la chiesa dalla vista del complesso 1544: una loggia a 3 campate e una rampa di gradini vennero ‘addossate al transetto della chiesa 1550-53: vennero aggiunte una loggia a 3 campate e una scala, accanto al palazzo dei Conservatori 1561: Pio VI finanziò e ordinò il completo restauro del palazzo Senatorio e così partì l’ultima campagna di lavori che conferì alla piazza la forma d’oggi Il piedistallo e la statua di Marco Aurelio vennero cambiati e venne costruita la balaustra lungo il lato occidentale della piazza 1563: venne iniziata la nuova facciata del palazzo dei Conservatori Tre anni dopo morì Michelangelo si PALAZZO SENATORIO PALAZZO DEI CONSERVATORI PIAZZA Zoccolo bugnato per ordine gigante Doppia rampa che sale in corrispondenza del piano terra per non tagliare le grandi paraste Paraste in sequenza delle scale al piano terra Sistema strutturale uniforme: ricorda gli edifici in cemento ‘armato con struttura a telaio Questo permette di realizzare sulla loggia del piano terra un soffitto piano senza uso di archi e volte, ma è sorretto da 4 colonne per campata Il materiale per le membrature si differenzia da quello dei muri non portanti è TRAVERTINO: paraste, colonne, fasce, trabeazioni ‘è LATERIZIO: muri non portanti Forma trapezoidale | palazzi “gemelli” con ordine gigante inducono l'osservatore a percepire piazza rettangolare AI centro, 3 anelli ovali di gradini concentrici conducono verso in basso, verso il centro della piazza dove c'è la statua di Marco Aurelio Disegno della pavimentazione che dava sensazione illusoria della statua, percependola molto più grande Date le facciate uniformi, la piazza assume sembianze di una PIAZZA — SALONE PROGETTI ARCHITETTONICI DELLA MATURITÀ: » » » » » PALAZZO FARNESE, ROMA Dopo Antonio Sangallo il Giovane, Michelangelo diventa responsabile Mantenne la loggia del cortile di Sangallo, aumentando solo la dimensione della trabeazione Viene aumentata l'altezza e si crea un grande corridoio di fronte alla sala di ricevimento Viene progettato il lato posteriore del cortile del Palazzo SAN PIETRO, ROMA 1546: Dopo Antonio Sangallo il Giovane, Michelangelo diventa responsabile Michelangelo semplifica la pianta e risolve i problemi strutturali 1564: alla sua morte, mancava una parte della volta del braccio nord del transetto e una parte del tamburo della cupola Progetto: consisteva nel rafforzare i muri esterni, sistemare i grandi piloni della cupola circondandoli dal quadrato delle pareti esterne, dalle quali sporgono solo le absidi dei bracci della croce Eliminati gli ambulacri nei bracci, i quali subiscono un accorciamento Gli 8 contro-pilastri della cupola vengono inglobati nei muri esterni Tra esterno ed interno c'è una forte corrispondenza CUPOLA: si rifà anche al modello del Pantheon e a Bramante 1. Perla forma emisferica NOUAHÒW N Per il tamburo colonnato su cui si innalza la cupola Colonne binate affiancano le finestre per schermare la luce Le colonne del tamburo riprendono il ritmo delle paraste sulle pareti esterne | costoloni della cupola sono rastremati verso l’alto La lanterna poggia sull’anello orizzontale della sommità C'è un generale EQUILIBRIO ORIZZONTALE — VERTICALE BASILICA DI SAN GIOVANNI BATTISTA DEI FIORENTINI (1523-1534) SANTA MARIA MAGGIORE — CAPPELLA SFORZA PORTA PIA (1561-1565) SANTA MARIA DEGLI ANGELI GIUDIZIO UNIVERSALE NELLA CAPPELLA SISTINA (1536-1541) 28 CAP. 10 è ROMA 1550-1600 PIRRO LIGORIO (Napoli 1513 — Ferrara 1583) Appassionato d'antiquariato, epigrafista, interessato agli scavi, storicista. Nel 1534 si trasferì a Roma, dove iniziò la propria carriera artistica dipingendo, in facciate di palazzi, decorazioni a monocromo. Al 1542 risale la decorazione della LOGGIA DEL PALAZZO D'URBINO, in via del Corso, mentre intorno al 1545 decorò L'ORATORIO DI SAN GIOVANNI DECOLLATO con i due affreschi della Danza di Salomè e della Decollazione del Battista. Dopo essere divenuto membro, nel 1548, della Congregazione dei Virtuosi al Pantheon, nel 1549 sovrintese agli scavi di VILLA ADRIANA; quindi decorò, su commissione del cardinale Ippolito d'Este, il PALAZZO DI MONTE GIORDANO e progettò il suo capolavoro, la VILLA D'ESTE, a Tivoli. Nel 1560 si concluse la costruzione di PALAZZO DE TORRES, in piazza Navona e iniziò la sistemazione del CORTILE DEL BELVEDERE, in Vaticano. Alla morte di Michelangelo, nel 1564, venne nominato architetto della Fabbrica di San Pietro ma, avendo voluto modificarne il progetto, fu licenziato nel 1568. Nel 1568 si trasferì, con la moglie e i figli, a Ferrara, dove era stato nominato antiquario dal duca Alfonso Il d'Este. Disegnò cartoni per arazzi, si occupò degli apparati scenografici in occasione della visita di Enrico IIl di Francia a Ferrara. Nella capitale estense, poiché la città con parte dell'area emiliana fu colpita da uno sciame sismico tra il 1570e il 1574, vide gli effetti devastanti del terremoto sugli edifici dell'epoca. In tale circostanza ebbe l'intuizione della prima casa edificata con criteri antisismici. Ricevette la cittadinanza ferrarese nel 1580, e tre anni dopo morì. JACOPO BAROZZI detto “DA VIGNOLA” (Vignola 1507 — Roma 1573) Formatosi a Bologna come pittore e prospettico, le sue prime commesse furono bozzetti per tarsie lignee. L'arte del disegno lo portò ben presto ad interessarsi all'architettura, attività nella quale fu influenzato dal trattato di Sebastiano Serlio e dalla tradizione rinascimentale. La sua formazione si completò a Roma negli anni trenta del ‘500, durante un soggiorno di qualche anno in cui fu attivo come pittore ed ebbe modo di studiare i monumenti antichi. Ebbe modo anche di collaborare con Baldassarre Peruzzi al cantiere del BELVEDERE. Nel 1550 si trasferì definitivamente a Roma. Divenne l'architetto dei Farnese e lavorò prevalentemente per essi per oltre vent'anni, raggiungendo un grande successo professionale. Assunse anche l'incarico, dopo la morte di Michelangelo nel 1564, di architetto capo della BASILICA DI SAN PIETRO IN VATICANO. Tra il 1551 e il 1553, costruì il TEMPIETTO A_PIANTA QUADRATA CON CUPOLA OVALE DI SANT'ANDREA. Capolavoro d'architettura manierista è l'imponente PALAZZO FARNESE DI CAPRAROLA, eretto dal Vignola su un preesistente fortilizio del Sangallo. Un'altra opera, la prima di una lunga serie di palazzi nobiliari di architetti che si ispirarono al suo stile anche nel '600 e nel '700, è il PALAZZO FARNESE DI LATERA, commissionato dal Duca Pier Bertoldo Farnese e terminato nel 1550; imponenti sono le arcate che si affacciano nel cortile interno. » VILLA GIULIA, ROMA (1550-1553) - Committente: papa Giulio Ill - Posizione della villa strategica fuori dalle mura della città - 3 campate in facciata disposte secondo lo schema dell'arco di trionfo, in pietra - Il vestibolo della palazzina a due piani conduce nella loggia di un cortile semicircolare - Glialtri tre lati della Corte sono un piano - Statue antiche si trovano nelle nicchie dei lati maggiori; facciata di fronte all’ala d'ingresso: decorata da rilievi in stucco » PALAZZO FARNESE A CAPRAROLA (1550-1553) - Combinazione ci cerchio e poligono nella pianta - Ricchezza degli affreschi piano terra e piano nobile - Attenta disposizione e sistemazione degli ambienti - AI piano nobile, 5 campate centrali della facciata formano una loggia aperta, rivolta ad est - Sale più piccole nelle altre ale: dotate di sistemi di riscaldamento per la stagione fredda - Piano terra: trattato come un basamento; piano nobile: ordine di paraste singole con semicolonne binate sui pilastri del cortile e un binato di paraste sulle pareti dell'ambulacro 29 » PALAZZO THIENE (costruito nel 1490, ristrutturato dal 1542) Committente: Lodovico Thiene da Lorenzo da Bologna nel 1490, con un fronte orientale su contrà Porti in laterizio intelaiato da lesene angolari lavorate a punta di diamante, con una trifora in marmo rosa Marcantonio e Adriano Thiene diedero inizio alla ristrutturazione del palazzo di famiglia secondo un progetto grandioso che avrebbe occupato un intero isolato di 54 x 62 metri, sino ad affacciarsi sulla principale arteria vicentina Ricchi e potenti, i fratelli Thiene avevano bisogno di un palcoscenico adeguato a frequentazioni cosmopolite e alla nobiltà dei propri ospiti. In più, erano referenti politici di una precisa fazione dell'aristocrazia cittadina e volevano rimarcare il proprio ruolo in città con un grande palazzo Palladio fu responsabile della progettazione esecutiva e della realizzazione dell'edificio dopo Giulio Romano Elementi del palazzo riferibili a Giulio Romano: atrio a quattro (= palazzo del Te), finestre, parte inferiore del prospetto su strada, cortile Elementi del palazzo riferibili a Palladio: trabeazioni e capitelli del piano nobile PALAZZO CHIERICATI (1550) Corpo centrale con due ali simmetriche leggermente arretrate, dotate di grandi logge al livello del piano nobile Pianta determinata dalle dimensioni del sito: un atrio bi-absidato centrale è fiancheggiato da due nuclei di tre stanze con dimensioni armonicamente legate (3:2; lato della loggia posteriore Edificio sollevato su un podio con al centro unascalinata presa da un tempio antico Piano inferiore: portico colonnato, lungo tutta la facciata, in ordine dorico, con relativa trabeazione con fregio con metope e triglifi alternati Piano superiore: in ordine ionico con la relativa trabeazione con fregio continuo, è chiuso nella parte centrale del prospetto e presenta due eleganti logge alle estremità :1; 3:5), ognuna con una scala a chiocciola di servizio e una monumentale al Grande spazio aperto ai margini della città, davanti al fiume, un contesto che lo rende un edificio ambiguo, palazzo e villa suburbana insieme Armonica facciata strutturata in due ordini sovrapposti, soluzione fino ad allora mai utilizzata per una residenza privata di città, con un coronamento di statue Basilica e palazzo Chiericati rappresentano il passaggio definitivo dall'eclettismo dei primi anni alla piena maturità di un linguaggio dove stimoli e fonti provenienti dall'Antico e dalle architetture contemporanee sono assorbiti in un sistema ormai specificatamente palladiano. PALAZZO VALMARANA (1565) Girolamo Chiericati e Giangiorgio Trissino, nel 1549, avevano sostenuto i pubblicamente il progetto di Palladio per le Logge della Basilica. S Facciata: ordine gigante che abbraccia l'intero sviluppo verticale dell'edificio, appare evidente la stratificazione di due sistemi L'ordine gigante delle 6 paraste composite sembra sovrapporsi all'ordine minore di paraste corinzie, in modo più evidente ai margini dove la mancanza della parasta finale rivela il sistema sottostante, che sostiene il bassorilievo di un soldato con le insegne Valmarana Familiarità di Palladio con tecniche di disegno, in particolare con le rappresentazioni ortogonali con cui visualizza i progetti e restituisce i rilievi degli edifici antichi 32 CAP. 13 > VENEZIA E PADOVA ALLA FINE DEL XVI SECOLO » » » PONTE DI RIALTO, VENEZIA (1588, 1591) Il ponte in pietra sostitui un ponte mobile di legno Altezza e ampiezza dovevano essere calcolate in funzione della navigazione lungo il Canal Grande; inoltre erano previsti la costruzione di negozi sul ponte l'arco aperto al centro e i percorsi laterali pavimentati SCUOLA GRANDE DI SAN ROCCO (conclusa circa nel 1560) Il complesso di fianco la chiesa contiene oltre a uffici sale di riunione le grandi sale rese famose dai dipinti di Tintoretto In contrasto con le facciate classiche di Sansovino e Palladio, quella della scuola è un esempio di apparato architettonico sovrapposto ad un edificio Le colonne libere su due livelli si trovano su piedistalli molto sporgenti La cornice sommitale non ha relazione con il timpano retrostante Antica propensione veneziana per l'impiego di pietre costose > trova espressione nel rivestimento policromo Ci sono 2 rampe parallele coperte da volte a botte che conducono ho un pianerottolo dal quale si ha una rampa centrale più grande, coperta da una cupola CHIESA DI SANTA GIUSTINA, PADOVA Pianta veneto-bizantina a croce e cupole Transetto molto sporgente con absidi, 3 giganti campate della navata coperte da cupole senza finestre, ribassate; 4 cupole sopra la crociera, coro, transetti sono fortementi illuminati attraverso il tamburo e la lanterna > C'è un grande contrasto tra la luminosità radiosa della parte orientale e la luce attenuata della navata VINCENZO SCAMOZZI (Vicenza 1552 — Venezia 1616) » PROCURATIE NUOVE, VENEZIA (1583) Situate a fianco alla Libreria di Sansovino, sul lato meridionale di Piazza San Marco Viene adottato il sistema della libreria, aggiungendo un terzo piano, conferendo alla facciata una proporzione conveniente rispetto all’ampiezza della piazza TEATRO OLIMPICO, VICENZA Scamozzi si prese a carico il completamento del Teatro quando Palladio morì Scamozzi rinunciò alla parete di proscenio e trattò il proscenio come la veduta di una strada Viene abbandonata la concezione palladiana dell'antica “fronte scena” 33 CAP. 14 > TOSCANA 1550-1600 BARTOLOMEO AMMANNATI (Settignano 1511- Firenze 1592) Scultore fiorentino, che aveva lavorato sotto la direzione di Sansovino agli apparati scultorei della libreria di Venezia. Mostra l'influenza di Sansovino nella sua prima opera di architettura: l'arco costruito nel palazzo di Marco Benavides, medico padovano, situato fra il cortile e il giardino confinante. Dopo aver lavorato un po’ ad Urbino, giunse a Roma nel 1550 dove ricevette diversi incarichi di rilievo da Giulio III. Contribuì, ad esempio, alla costruzione di Villa Giulia. ® CORTILE DI PALAZZO PITTI, FIRENZE (iniziato nel 1560) - Edificio di proprietà del Duca Cosimo | - Composizione ideale del palazzo, del cortile, del giardino, perché: c'èera un solo corpo verso la facciata, il terreno dietro l’edificio era in pendenza, posizione tattica ai margini della città - Edificio ampliato da due ali posteriori e un grande teatro a ferro di cavallo realizzato nel giardino - Pianoterra e piano del cortile non sono visibili dal teatro - Un muro di contenimento ha un piano separa il cortile dal giardino - Il cortile con le facciate a tre piani è uno degli esempi cinquecenteschi più importanti dell'uso del bugnato - Il bugnato si addiceva al carattere principesco dell'edificio - II cortile costituiva il proscenio delle rappresentazioni nel teatro del giardino - Natura e arte si congiungono come bugnato e architettura ® PONTE DI SANTA TRINITÀ, FIRENZE (iniziato nel 1560) - Curva di 3 archi caratterizza il ponte; il percorso sopra è costituito da segmenti ellittici - Elasticità degli archi ribassati: congiungono le due rive del fiume - Curva ellittica fa riferimento a Vignola per un piccolo ponte nei pressi di Bologna - Arcoa3centri = ellisse GIORGIO VASARI (Arezzo 1511 — Firenze 1574) Abilità diplomatica, operosità sorprendente, energia infaticabile, facilità di produzione, talento organizzativo > artista cortigiano d'eccellenza. Ancora giovanissimo frequentò la bottega del francese Guillaume de Marcillat, pittore di vetrate di buon talento; nello stesso periodo, frequentò le lezioni del poligrafo Giovanni Pollio Lappoli, dove ricevette una prima educazione umanistica, e si cimentò anche nell'architettura, mostrandosi sensibile alle influenze michelangiolesche della tomba di Giulio Il. Successivamente, proseguì gli studi a Firenze, dove giunse per circostanze fortuite al seguito del cardinale cortonese Silvio Passerini, tutore dei rampolli di casa de' Medici, i futuri cardinale Ippolito e duca Alessandro. Introdotto dal Passerini nella cerchia della corte medicea, Vasari approfondì la propria educazione umanistica, passando sotto la guida del letterato Pierio Valeriano; fu, inoltre, un frequentatore assiduo della bottega di Andrea del Sarto e dell'accademia di disegno di Baccio Bandinelli, artisti che gli fornirono strumenti essenziali, quali la perizia disegnativa e la capacità di composizione prospettica. Negli anni fiorentini, Vasari conobbe inoltre Francesco Salviati, del quale godette l'amicizia per il comune interesse verso le opere dell'antichità classica. | due visitarono Roma tra il 1531 e il 1532; nell'Urbe Vasari, insieme all'amico, studiò i monumenti antichi, le opere di Raffaello e Michelangelo ed i grandi testi figurativi della maniera moderna. Vasari lavorò come architetto, pittore e scenografo per conto di Cosimo de’ Medici, che sfruttò il suo talento per dare una veste più consona a Firenze, conferendole la dignità di sede ducale. » PALAZZO DELLA SIGNORIA (1554) - Precarie condizioni di conservazione, si voleva modernizzare in occasione del trasferimento di Cosimo e della sua corte 34
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