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libro "LE TROIANE" di Euripide , Schemi e mappe concettuali di Storia del Teatro e dello Spettacolo

Riassunto completo ed esaustivo con suddivisione in Parodo, Stasimi, Episodi, Epilogo. Ottimo per sostituire lo studio della messa in scena

Tipologia: Schemi e mappe concettuali

2016/2017
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Caricato il 23/04/2017

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pollon_26 🇮🇹

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Scarica libro "LE TROIANE" di Euripide e più Schemi e mappe concettuali in PDF di Storia del Teatro e dello Spettacolo solo su Docsity! LE TROIANE di EURIPIDE SAGGIO CRITICO DI PAOLO MIELI • Le Troiane è stato messo in scena la prima volta nel 415 A. C. ad Atene • Dramma pacifico che vuole mostrare quanto qualsiasi guerra sia distruttiva per farlo Euripide (per essere esplicito e come provocazione) racconta il dramma dal punto di vista dei nemici dei Greci, cioè i Troiani che sono anche gli sconfitti della guerra. Euripide però si spinge un pezzettino più in là e racconta il dramma dal punto di vista delle donne troiane: 1. ECUBA= moglie di Priamo, re di Troia vede morire i suoi figli e le sue genti nella guerra protagonista del dramma, tanto che è sempre presente sulla rscena dall’inizio alla fine mentre sullo sfondo si intravedono le rovine distrutte della città 2. ANDROMACA= moglie di Ettore (=primogenito di Priamo, che fu ucciso da Achille e trascinato sotto le mura di Troia) vediamo il suo dolore per aver perso il figlio Astianatte (ucciso dai Greci per vendicare i loro compagni uccisi dal padre Ettore e per estinguere la stirpe) • Euripide scrisse le Troiane a ridosso della spedizione contro Melo nel 416 A.C.(avvenuta perché Atene aveva ritrovato la sua vena imperialista e Nicia ne soccombeva mentre Alcibiade diventava sempre più importante), che avveniva 5 anni dopo la firma della pace tra Atene e Sparta, siglata da Nicia, in modo da concludere le guerre del Peloponneso per sempre. (Anche se nel 41 gli ateniesi avevano massacrato la città di Scione, la quale era stata abbandonata da Sparta proprio per realizzare la pace di Nicia). Euripide essendo pacifista avrebbe dovuto parteggiare per Nicia, invece sostiene Alcibiade fin quando questo non promuove la spedizione contro Siracusa. Il motivo del suo sostegno viene spiegato da V. Di Benedetto sostenendo che in realtà Nicia 10 anni prima aveva guidato un’azione militare contro Melo e adesso la voleva distruggere per evitare una possibile insubordinazione. Di Benedetto afferma inoltre che Alcibiade fosse estraneo alla stessa spedizione, in quanto impegnato in un’altra. • Le Troiane è un avvertimento che Euripide manda ai suoi concittadini per evitare di intraprendere nuove guerre + Euripide considera il comportamento di Atene nei confronti delle città più deboli (il caso appunto di Melo) un tradimento degli ideali, in nome dei quali aveva combattuto contro il barbaro persiano in nome di questo pensiero perde importanza il suo sostenere Alcibiade, proprio perché le sue tragedie nascono da riflessioni profonde sulle degenerazioni della democrazia. Un esempio è l’opera Ecuba che racconta la guerra di Troia dal punto di vista dei vinti ed afferma che essa provocasse ai vinti e ai vincitori gli stessi danni. La guerra di Troia diventa quindi un esempio per mostrare come i vincitori si siano fatti trascinare nell’autodissoluzione dai condottieri invece che siglare una pace. Per stabilirne le responsabilità e le cause che portano all’autodissoluzione, Euripide pone l’attenzione sull’uccisione di Polissena (figlia di Priamo e Ecuba), amata da Achille e sulla cui tomba venne sacrificata per volontà dei greci, nella cui decisione finale hanno pesato molto le parole dei Teseidi (accusati da Euripide di essere incapaci di capire le conseguenze del loro gesto) e di Ulisse (definito come un cialtrone, capace solo di compiacere il popolo) Questo è servito ad Euripide per avvisare i concittadini nelle Troiane che le vittorie ottenute con metodi spietati ed astuti portano sempre le stesse disgrazie ai vincitori ed ai vinti. 1 Lo stravolgimento del mito di Omero, volto appunto ad accusare i leader, avviene anche per Agamennone(= capo Greci in guerra contro Troia) diventando un classico per la drammaturgia di Euripide. Agamennone viene descritto come interessato solo a compiacere il suo popolo, dimostrando così la sua pochezza, invece che rispondere alla giusta richiesta di Ecuba di aiutarla nel vendicare l’ultimogenito Polidoro, affidato all’amico sovrano Polimestore che una volta saputo della disfatta di Troia lo ha ucciso per impossessarsi delle ricchezze. Questo la rende interessante per i contemporanei ma anche bersaglio di critiche Tanto che lo fa anche con l’opera L’Elena che è all’origine del racconto omerico della guerra di Troia. Nel suo racconto Elena riesce a scappare e nascondersi in Egitto per tutta la durata della guerra, rimanendo così fedele al marito Menelao, tanto che Paride rapisce solo il suo fantasma la guerra così non ha nessuna giustificazione, tanto che a dirlo sono anche i personaggi che ripetono più volte l’avverbio INVANO • Nelle stesse Troiane troviamo uno sconvolgimento per accentuare le responsabilità della guerra sui Greci, tanto che viene sminuito anche Menelao, e attenuare le responsabilità di Paride dividendo la colpa tra gli Dei ed Ecuba che l’ha messo al mondo. Egli per ribaltare la colpa di Paride risale fino all’Iliade, anche se per Di Benedetto la colpa di Paride viene manifestata fin dalla parte iniziale del poema. Il mito è diviso in 2 parti: 1. Prima parte: Ecuba prima che nasca Paride, sogna che suo figlio sarà un tizzone ardente che incendierà Troia così una volta nato, lo affida ad un pastore che lo avrebbe dovuto lasciar morire su un monte. Egli invece lo salva e lo alleva. Euripide salva questa parte a danno della seconda 2. Seconda parte: Zeus chiama Paride a raccolta perché scelga quale tra Era, Afrodite ed Atena sia la più bella. Egli scegli Afrodite, inimicandosi le altre 2. Torna poi a Troia, dove viene accolto dalla famiglia. Per riconoscenza Afrodite fa innamorare Elena di lui, cosi che egli la “rapisca” per portarla a Troia. I Greci solidali con il marito Menelao, affiancano Sparta e dar loro manforte ci sono anche le 2 dee adirate. Paride, responsabile della guerra, uccide Achille e viene ucciso dalla freccia di Filottete. Troia poi viene distrutta anche se anche per gli achei si susseguiranno infiniti lutti. IL PATHOS TRAGICO E LA REALTA’ OSTILE DALL’EPICA ALLA TRAGEDIA • Le Troiane è l’ultima e l’unica tragedia della trilogia(Alessandro, Palamede, Troiane) che ci è pervenuta • E’ una tragedia ATIPICA 2 Ecuba impersona il pathos che prova per la trasformazione di una guerra che riguarda popoli in una tragedia famigliare (dovuto a Paride), tuttavia accetta senza opporre resistenza il dolore per la perdita dei figli, del marito, della patria e la sua futura sorte come schiava Il finale delle Troiane è un lamento mentre ci si dirige verso una meta sconosciuta e sulla sfondo si propaga l’incendio di Troia. LA CRISI DELLA TEODICEA Pathos serve ad Euripide per mettere in crisi la teodicea=cioè che nelle cose umane si trovi realizzazione di un piano di giustizia divino Ecuba è in questo privilegiata Nelle Troiane, Zeus viene accusato di aver consegnato Troia nelle mani dei Greci e il Coro(composto da donne troiane) si domanda se lui si interessi dell’infelicità dei Troiani. La stessa Ecuba, quasi alla fine della tragedia, in un dialogo lirico finale si chiede se Zeus si interessi dell’infelicità e la risposta pessimistica arriva nel Zeus vede ma intanto Troia sta perendo. Il passo si conclude con delle prese di posizioni d Ecuba nei confronti degli dei: 1. Alla fine del secondo episodio Ecuba sostiene che gli dei esaltano chi è in basso e buttano giù chi è ha prestigio 2. Dopo la morte di Astianatte, il punto di vista è diventato più pessimistico: cioè che dei odiano Troia e vogliono le sue sofferenze tanto che è stato inutile fare sacrifici agli dei E’ significativo ed innovativo che prima Ecuba invochi gli dei e poi faccia una riflessione critica questo infatti è accaduto dopo la morte di Astianatte, quando Ecuba si domanda perché gli dei non l’abbiano soccorsa anche nell’invocazione precedente Perché mostra l’articolazione interna del personaggio (che ha l’impulso immediato di invocare gli dei e di questo poi ne faccia un’autoriflessione) + mostra il problema di come porsi nei confronti degli dei= E’ importante capire che gli dei non vengono negati ma viene negata la loro volontà di regolare secondo giustizia le cose umane. Nell’opera viene mostrato solo il punto di vista troiano, quindi si condannano i Greci e la giusta punizione che viene inferta è secondo il principio/colpa annunciato nel prologo da Atena a Poseidone perché gli era stato profanato il tempio, tuttavia questo rimane un punto che non viene sviluppato nella tragedia. INTERSEZIONI DI REGISTRI ESPRESSIVI: LA PROFETESSA RAZIOCINANTE La tragedia non poteva essere tutta un lamento altrimenti avrebbe creato sazietà negli spettatori. Servivano anche altri registri espressivi li si vede usati da Ecuba nel 2 episodio quando riflette sugli dei che esaltano e che abbattono ma > si vede nel 3 episodio con Elena. Ecuba qui appare come un personaggio che risulta essere stato ristrutturato positivamente in quanto si trova a scontrarsi con personaggi del campo avversario. La commiserazione che si poteva provare per la tragedia dilaniata dalla guerra era solo una parte del messaggio che giungeva allo spettatore, perché gli ateniesi vedendo quella guerra pensavano all’attuale situazione in Grecia, che li aveva visti da poco aver concluso una spedizione militare contro MELO, distruggendola perché aveva tentato un’indipendenza nei confronti di Atene. La spedizione era avvenuta nella primavera del 416 a.c. ed era stata la prima grande spedizione militare dopo la pace del 421 a.c., quindi 5 le persone erano rimaste colpite dall’atto compiuto dai Greci ed in particolar modo chi, come Euripide sosteneva la pace. Nelle tragedie di Euripide i personaggi hanno un momento di esplosione emotiva e poi un momento di lucidità. Questo tipo di personaggio tende ad atrofizzarsi ed entrare in crisi l’ipotesi perché ciò è accaduto è legata alla tensioni nella polis dovute alle conseguenze della guerra del Peloponneso. Così questo tipo di personaggio ce lo ritroviamo in Cassandra che ha sempre una parte emotiva ma a cui segue la rivelazione della morte di Agamennone in qualità di profetessa e solo dopo compare la parte lucida e razionale, poi di nuovo le difficoltà che attendono Ulisse riacquistando così la sua qualità di profetessa, poi rievoca la morte di Agamennone e in un successivo scoppio di emotività getta via le bende sacre di Apollo quello che conta per Euripide è mostrare una profetessa che non rivela cose ignote ad altri ma interpreta fatti già noti per estrarne un nuovo significato. LE ALLOCUZIONI (chiedere Lucrezia….non certa!!!!!) Tragedia ricca di allocuzioni= cioè discorso impostato in seconda persona rivolto a qualcuno che non può rispondere perché morto o assente o addirittura un discorso rivolto ad una parte del corpo (caso di Ecuba che parla al “…suo vecchio piede” che non asseconda la mente nel muoversi) Si intende una forma monologica nel senso più aperto del termine: in quanto non deve essere inteso come un monologo con un solo personaggio in scena, anche perché si tratta di un monologo di un personaggio in presenza di un altro del coro che manifesta la sua tensione emotiva che non può trovare soddisfazione nella risposta dell’altra persona si vede in Ecuba per la morte del marito, dei figli e di Polissena che non c’è più le allocuzioni di Cassandra che non si pone come sofferente ma come vincitrice nei confronti dei Greci. Le sue allocuzioni sono quindi in rapporto con la sua funzione di sacerdotessa L’AGON LOGON IMPERFETTO L’AGONO LOGON è il contrasto che nel terzo episodio vede Ecuba ed Elena sostenere tesi opposte. Ecuba mette sotto accusa Elena come unica responsabile della fine di Troia anche se questo collide con l’Alessandro dove Andromaca aveva spiegato la rovina di Troia con l’ostilità degli dei e la sopravvivenza di Paride, tanto da far risultare Elena ininfluente o almeno un evento che gli dei avevano già premeditato e che quindi doveva accadere. Probabilmente l’idea di Euripide è cambiata proprio perché si è accorto che un messaggio pacifista aveva più valore se non si fosse condannata un’unica persona. Era meglio che questo scaturisse dalla sofferenza causata dalla guerra indipendentemente fosse dei vincitori o vinti questo probabilmente ha portato ad avere nel dialogo caratteristiche particolari: 1. Non dialogo tra Elena ed Ecuba: Elena si rivolge infatti a Menelao e non risponde ad Ecuba 2. Il discorso di autodifesa di Elena ha dei tratti incredibili, che si allontanano molto dall’inverosimile accenna che Ecuba sia all’origine dei mali perché ha generato Paride, Ecuba non ribatte perché non ha argomentazioni ma Elena si distacca ben presto da questa affermazione e passa ad altro cioè il giudizio di Paride riguardo le 3 dee con le loro rispettive promesse che vengono esagerate da Elena stessa dicendo che Atena promise una spedizione vittoriosa tale da sconvolgere la Grecia, Era promise il dominio su Asia ed Europa ed Afrodite che i Greci non fossero mai dominati dai barbari 3. Anche il discorso di risposta di Ecuba presenta invenzioni ed esagerazioni tanto che nella sua confutazione ella sostiene che le 3 dee si sarebbero comportate così solo per ottenere un matrimonio 6 + afferma che Afrodite non era nemmeno a Sparta motivandola col fatto che si stata la mente di Elena a farsi Afrodite = così i 2 discorsi risultano entrambi inverosimili LA FUNZIONE CONSOLATORIA DELLA POESIA Le troiane appartengono ad un periodo della produzione tragica in cui si stava diffondendo un nuovo periodo della tragedia con un lieto fine e la ricerca dell’immagine bella e nelle Troiane avviene quando l’araldo informa il coro che sono state destinate e questo racconta della Tessaglia, della Sicilia, descrivendole con fantasia LA MESSA IN SCENA DELLE TROIANE Sullo sfondo scenico troviamo le mura di Troia fumanti + l’accampamento greco fatto di tende (già utilizzate nella tragedia ECUBA ma solo per una sosta dell’esercito greco) + i due EISODOI= cioè gli accessi allo spazio scenico (che era circolare e che aveva un diametro di 25 me dove le donne troiane si muovevano al di fuori della città) che corrispondevano nell’immaginazione degli spettatori, uno alla città di Troia e l’altro al mare. Questi Eisodoi corrispondevano alle entrate e uscite per i vari personaggi, tanto che vengono usati già nel prologo con Poseidone che esce verso il mare ed Atena che esce verso la città e poi da Cassandra che lascia lo spazio scenico insieme all’araldo greco per dirigersi alle navi achee. Fa eccezione Ecuba che è presente sulla scena dall’inizio alla fine. E’ proprio alla fine che Ecuba esce dagli eisodoi con il coro e in contemporanea si sente il suo di una tromba dallo spazio extrascenico dove si dovrebbe trovare l’esercito greco che sta infiammando Troia (fuoco reso reale grazie alla presenza di fumo che copriva ogni cosa) Un’altra rispetto ad ECUBA la presenza di un coro(sempre donne troiane prigioniere) che è diviso in 2 semicori nelle Troiane quindi con 2 entrate in momenti differenti Si pensa che gli attori presenti fossero 3 e tutti maschi che indossavano le maschere femminili: 1. Il I attore aveva la parte di Ecuba 2. Il II attore aveva le parti più impegnative e cantate come quelle di Cassandra e Andromaca + Poseidone e Menelao 3. Il III parti meno importanti come l’araldo, Elena e Atena 7 (Per prima cosa Euripide, nel dialogo che avviene tra i 2 dei, mostra la riappacificazione) ATENA infatti chiede a POSEIDONE se può considerare conclusa l’inimicizia di un tempo e POSEIDONE la asseconda considerando il loro rapporto di parentela. Le chiede poi se porta notizie degli dei, ma lei risponde di essere giunta per aver bisogno dell’aiuto di POSEIDONE per punire i Greci visto che uno di loro ha oltraggiato il suo tempio e non è stato punito dai Greci. V 69: ma come mai salti da un atteggiamento all’altro…= (sembra qui presente una critica nei confronti degli dei e del loro atteggiamento mutevole nei confronti degli uomini) ATENA informa POSEIDONE che ha intenzione di colpire i Greci mentre questi sono in ritorno a casa. ZEUS infatti invierà una tempesta e POSEIDONE le assicura che renderà il mare mosso (i Greci si schianteranno sul promontorio del Cafereo, a causa dei segnali sbagliati del padre di Palamede che voleva vendicare il figlio). V 97: egli stesso inseguito è destinato a perire= (Euripide stigmatizza il comportamento dei Greci che hanno saccheggiato Troia. In realtà però è un attacco al comportamento di Atene contro le città più deboli durante la guerra del Pelopponeso (Melo) • A questo punto POSEIDONE lascia la scena dall’ingresso laterale opposto a quello di ATENA ed ECUBA si solleva da terra V 98: sollevati da suolo, o infelice mia testa: (dopo l’uscita delle 2 divinità, Ecuba esprime il suo dolore prima recitando quando ancora giace a terra con il capo sollevato, poi in versi lirici alzandosi da terra). Nelle sue parola afferma che non è più Troia quella terra e che loro non ne sono più i sovrani e nella disgrazia si chiede cosa non deve piangere visto che ha perso la patria, il figlio e il marito. Usa i vv 112/ 114: Me infelice….le spalle distesa su duri giaciglio: = per sottolineare > il suo disagio fisico, tanto che ammette che solo raccontare le disgrazie può essere la poesia per gli infelici. Vv 118: su un fianco e sull’altro= (è una metafora marina usata per indicare l’oscillazione della nave in mare) Vv125: attraverso il mare purpureo= (l’arrivo della flotta Greca era già stato profetizzato da Cassandra nell’Alessandro) Ecuba continua raccontando dei Greci giunti a Troia per inseguire Menelao ed Elena, la quale ha portato disonore a Eurota v132= (metonimia per indicare Sparta), e ha distrutto la sua gente. Le parole di Ecuba continuano a sottolineare la fine di Troia e la sciagura che aspetta lei e le donne di Troia, visto che ora si trova schiava e vecchia davanti alle tende di Agamennone ad aspettare di esser condotta chissà dove. Ciò che le resta è intonare un canto di dolore che, come sottolinea, è opposto a quello che cantava quando era regina con addirittura i piedi che battevano per dare il ritmo. • Da una delle tende entra ora il semicoro composto da prigioniere Troiane= (il parodo si articola così in 2 parti: la prima in cui a entrare è solo il primo semicoro che parla con Ecuba, la seconda parte del parodo è invece cantato da tutto il coro insieme) Il semicoro chiede ad Ecuba perché gridi ed afferma che sentiva i suoi lamenti (è stato attestato che nella tragedia greca ciò che veniva detto in scena si poteva udire anche fuori, tuttavia qui viene detto proprio per sottolineare e rafforza maggiormente la paura delle donne che da dentro le tende temono per la loro sorte). Inizia quindi uno scambio di battute tra Ecuba e il 1 semicoro, dove Ecuba spiega che i Greci si stanno preparando a partire ma non sa per dove Ecuba (si crede che essendo vicino alle tende di Agamennone, Ecua conosca il destino che aspetta lei e le donne Troiane, ma nel vv 166: non so… spiega chiaramente che non ha un rapporto privilegiato e non ha nemmeno lei informazioni). Il 1 semicoro chiama quindi l’altro, invitandolo ad uscire dalle tende; tuttavia interviene Ecuba pregando di non far entrare Cassandra, sua figlia, perché non patisca ulteriore dolore (possiede il dono della profezia datole da Apollo, in quanto sua sacerdotessa e perciò esposta a situazioni di grande turbamento. + avendo Cassandra subito violenza è ancora più esasperata dal dolore, tuttavia per quanto dolore sommato al dolore è tipico delle tragedie, è invece insolito il procedimento con cui Ecuba voglia evitare il dolore ed è assolutamente atipico che venga chiesto ad un personaggio di non entrare in scena 10 • Dall’altra tenda entra in scena l’altro semicoro composto anche questo da prigioniere Troiane (questo semicoro ha sentito la chiamata del 1 semicoro ma non lo scambio di battute con Ecuba, così compare facendosi sempre le stesse domande) Il 2 semicoro chiede infatti che fine debba fare, se è già stata decisa la nave dove partire e se è già arrivato l’araldo che le dar come prigioniere. Ecuba afferma che sta avvenendo in quel momento il sorteggio e si interroga sul destino che l’aspetta, probabilmente come serva, tessitrice di telaio o nutrice, lei che non solo ormai è vecchia ma che è la regina di Troia. Allo stesso modo, adesso tutto il coro afferma che sta vedendo per l’ultima volta i corpi dei famigliari e che teme non solo di fare quella fine quasi certa ma che in aggiunta debbano avere anche rapporti sessuali = vv 202 pene maggiori avrò. Vv 209/213 ….felice terra di Teseo….il distruttore di Troia= (Atene viene ricordata attraverso il nome del suo mitico re ed esaltata grazie alla contrapposizione con il biasimo di Sparta, il cui distruttore viene identificato in Menelao) Il coro spera di giungere in Sicilia, dove il Dio Efesto ha nella cavità del suo vulcano la sua fucina= vv 220: ….e l’etnea terra di Efesto E così mentre il coro conclude la lirica, afferma l’arrivo dell’araldo greco TALTIBIO che deve portare la notizia di dove sono smistate le donne (il suo procedere viene descritto affrettato proprio per sottolineare l’urgenza della notizia) • Da un ingresso laterale entra TALTIBIO con i soldati Comincia con un dialogo lirico in trimetri giambici che recitano la sorte delle Troiane e quella di Ecuba, la quale risponde in versi lirici sfoggia le sue domande mostrando il suo dolore. Taltibio ricorda ad Ecuba che era venuto molte volte prima come araldo dell’esercito acheo, quindi la donna lo conosce già. Infatti egli fa presente che la loro sorte è già assegnata, una donna per ogni uomo. Ecuba quindi pone diverse domande, Taltibio fa presente di fare una domanda alla volta, e quindi Ecuba chiede che cosa sarà della figlia Cassandra. Taltibio fa presente che andrà da Agamennone come sua amante. Ecuba poi chiede che fine sarà di Polissena, e le viene fatto presente che la sorte ha voluto che fosse la serva alla tomba di Achille, rimanendo però ambiguo. Solo infatti con il dialogo con Andromaca, Ecuba riesce a capire che Polissena è morta. Ecuba poi chiede di Andromaca e la risposta è che sarà presa dal figlio di Achille mentre per Ecuba è destinata ad Ulisse( descritto come un abile oratore che però usa oratoria per persuadere l’assemblea a far uccidere Astianatte, come un politico ambizioso e abile oratore, con la cui retorica Euripide non è sintonia) saputo questo Ecuba compie i tipici gesti delle lamentazioni funebri … v285: percuotersi il capo rasato A questo punto è il coro ad intervenire, chiedendo quale sarà il suo destino e Taltibio fa presente che deve affrettarsi a portare Cassandra dal capo dell’esercito e radunare le altre prigioniere già assegnate, tuttavia nel ventre sembra che da dentro una tenda qualcuno stia dando fuoco per evitare di lasciare Troia in realtà Ecuba fa presente che si tratta di Cassandra delirante e da lei si precipita • Da una tenda entra CASSANDRA Cassandra reca in mano una fiaccola (come fanno nella processioni nuziali la madre dello sposo questo gesto indica il rito stravolto che Cassandra pensa di star celebrando nel tempio di Apollo vv310/312: o imeneo signore…io che in Argo sarò sposa), tanto che chiede alla madre e alle troiane di danzare Il coro chiede ad Ecuba se non vuole trattenerla ed Ecuba ammette che mai avrebbe pensato che un giorno sua figlia avrebbe contratto tali nozze, (Per tutta la permanenza di Cassandra in scena, Ecuba non parla con lei. Non c’è infatti dialogo e anche quando risponde al coro, lo fa rivolgendosi prima ad Efesto). Vv33: madre….= (Cassandra recupera le sue facoltà mentali) dice alla madre che per quanto posseduta da un Dio si manterrà lucida per uccidere Agamennone e devastare la sua casa per vendicare i fratelli e il padre. Cassandra poi spiega le cause della guerra reputandola senza senso (pensiero di Euripide: tanto che arriva a sostenere che è stata sacrificata la figlia per placare l’ira di Artemide che impediva grazie ai venti che le navi achee arrivassero a Troia, per una donna che era consenziente cioè Elena l’affermare che era consenziente e 11 non era stata rapita serve ad Euripide per sottolineare quanto stupida sia la guerra) affidandole ad Elena ed afferma inoltre che a differenza dei Troiane che sono periti per una giusta causa, cioè difendere la loro terra, i Greci sono molti in territorio nemico, molti senza così poter rivedere le loro mogli e i loro figli proprio per colpa della loro voglia di guerra vv 377: quanti Ares….furono avvolti i pepli ma in terra straniera giacciono= (Euripide condanna i Greci proprio perché contrario alla loro spedizione contro Melo). Cassandra prosegue affermando che lo stesso Ettore non sarebbe stato un eroe se effettivamente la guerra non si fosse compiuta (causata da Paride che preferì per bellezza Afrodite ad Atena ed Era ed in cambio ottenne la sposa più bella: trovata alla corte di Menelao durante un viaggio a Sparta) Taltibio interviene dicendo che se non fosse delirante non racconterebbe di queste sorti ai soldati achei ma che comunque le sue parole le lascia al vento e le impone di seguirlo alle navi degli achei, così come Ecuba. Cassandra definisce l’araldo un tremendo servitore (questo è il pensiero di Euripide che disprezza gli araldi) e si chiede cosa ne sarà dei suoi oracoli (circa la trasformazione della madre in cagna) e la prossima sua morte e racconta in modo disordinato le disavventure di Ulisse + profetizza la sua morte e quella di Agamennone togliendosi in modo teatrale le bende sacre di Apollo (non le getta via con ostilità ma con certezza che non parteciperà più alle feste) e raccontando che sarà gettata nuda mentre le acque la trascineranno via. Saluta a questo punto la madre e la terra che detiene il corpo dei fratelli e del padre e profetizza che non ci vorrà tanto perché li raggiunga. Non appena infatti distruggerà gli Achei anch’ella morrà (fa qui una profezia riguardo le sventure degli achei e in particolare di Agamennone e Ulisse) • Cassandra con Taltibio e i soldati esce da dove era entrato Taltibio ed Ecuba cade a terra mentre le serve tentano di alzarla. Il coro parlando alle serve dice appunto se la vogliono lasciar sdraiata a terra o se vogliono aiutare a stare in piedi. Ecuba però ribatte che vuole essere lasciata a terra mentre racconta delle sua sventura: essendo regina che ha messo al mondo 3 figli che migliori non se ne hanno e che ora li ha persi insieme al marito e che come schiava deve giungere in Grecia dove le spetteranno lavori da schiava (il coro pensava ad usare il telaio ed attingere acqua al pozzo, ma per Ecuba che è anziana sono troppo faticosi così probabilmente farà il pane o sarà custode alla porta). Nel suo racconto di disgrazie chiede proprio alle serve perché la mettano in piedi, lei che si è rasata la testa sulla tomba dei suoi cari, e di nuovo cadde a terra (affermando la tesi di SOLONE, secondo il quale un uomo può essere felice solo alla sua morte, dopo una vita fortunata e rallegrata da una buona prole). Vv 467/469: oh dei….noi incorra in una sorte sventurata= questi versi mostrano l’atteggiamento di Ecuba che è ancora ambivalente negli dei e che più avanti diventerà sempre più sfiduciato I STASIMO: (sembra presupporre l’inizio di un poema del ciclo della Piccola Iliade) Il coro afferma di dover cantare un nuovo canto per Troia che si differenzia da quello del passato perché non è più felice ed ammette di aver visto la sua fine quando i Greci consegnarono il cavallo di legno che era altissimo (tanto che nella PICCOLA ILIADE si racconta che per farlo entrare a Troia siano state spaccate le mura di Troia) e che conteneva i soldati greci. Il coro racconta che le grida di gioia furono appunto la loro attuale rovina perché resero effettivo il piano dei Greci che appunto grazie al favore della dea Atena, avevano creato nel ventre del cavallo un rifugio sicuro per i soldati che nella notte, mentre le vergini cantavano sulla musica del flauto e nelle case la fiamma segnava l’ora del dormire, erano usciti trasformando così il grido di gioia dei Troiani in un grido sanguinoso, distruggendo il tempio della dea Atena, di altri dei minori e della casa di Priamo posta su un colle. • Ecuba si rialza mentre dall’ingresso laterale opposto a quello dove era uscita CASSANDRA, arriva Andromaca su un carro con il piccolo ASTIANATTE Il coro chiede ad Ecuba se vede come arriva Andromaca su appunto un carro straniero( che è qui simbolo di schiavitù e che viene lasciato appositamente al centro della scena per permettere che Ecuba e Andromaca parlassero) e di contro chiede ad Andromaca dove sia diretta visto che si trova su un carro straniero con suo 12 per dare l’impressione che non è più interessato ad Elena e quindi spiega il motivo per cui è giunto a Troia con l’intento di punire il malfattore, Paride). Spinge quindi i soldati ad andare a prelevare Elena per i capelli dalle tende e condurla davanti a lui. Ecuba però prega Menelao di uccidere la donna e di evitare di rivederla così che non possa cadere vittima del desiderio (Ecuba infatti prega Menelao di non rivederla perché le sue arti femminili potrebbero farlo desistere dall’ucciderla, infatti nella tradizione Menelao quando vede il seno della moglie fa cadere la spada e non la uccide) • Entra ELENA trascinata per i capelli dai soldati Elena chiede che intenzioni abbia riguardo la sua vita e lo prega di lasciarle fare un discorso prima di decidere se ucciderla o salvarla. Menelao è deciso ad ucciderla ma Ecuba interviene e lo prega di lasciarla parlare in modo che lei possa replicare alle sue falsità (avviene qui lo scontro tra Ecuba ed Elena). Menelao replica che sarebbe un dono sprecato ma se vuole parlare che lo faccia e così Elena inizia il suo lungo discorso. Racconta che a generare tutti i problemi sia stata Ecuba che ha messo al mondo Paride, poi è responsabile il pastore che non l’ha ucciso ma allevato (il discorso di Elena ha dei scollegamenti tali da far pensare che non fosse intenzione di Euripide argomentare o dar vita ad un dibattito di idee, ma piuttosto sminuire il personaggio di Menelao) e poi colpa di Paride per aver partecipato al gioco delle dee e aver scelto Afrodite come più bella che in cambio gli ha dato Elena, mentre Era gli aveva promesso il dominio su Asia ed Europa. Elena così ammette che la fortuna di Afrodite è stata per lei rovina perché è stata venduta per la sua bellezza ed in ultimo responsabile è anche Menelao che ha lasciato da solo Paride nella sua casa con Elena mentre lui è salpato per Creta. Elena ora implora Menelao di diventare più potente dello stesso Zeus che è padre di tutti gli dei ma è sottomesso ad Afrodite, schiavo della sua bellezza, punendo la dea e salvando lei che dopo la morte di Paride aveva tentato più volte di scappare tanto che era stata più volte sorpresa con funi in mano dai Troiani e che poi fu presa in sposa da DEIFO (figlio di Priamo che era stato sconfitto ai giochi da Paride vestito come un pastore e che non sopportando la sua fine per mano di uno schiavo aveva preventivato un complotto per uccidere Paride insieme a sua madre Ecuba ma che con la morte di Paride era riuscito a sposare Elena). A questo punto interviene il coro chiedendo alla regina di rispondere ad Elena, brava con le parole ma malefica. Ecuba infatti interviene promettendo di smentire le parole di Elena partendo dall’assunto che le dee non avevano interesse a dar vita ad un gioco sulla bellezza tanto più che Era era sposata con Zeus (vv975:…A che scopo Hera avrebbe avuto un tale desiderio di bellezza? forse per prendersi uno sposo migliore di Zeus?) o Atena che aveva chiesto la verginità rifiutando un letto nuziale. Dice quindi chiaramente ad Elena che non può convincere le persone saggie con le sue argomentazioni tanto che prosegue dicendo che Elena aveva detto che Afrodite era andata con Paride da lei ma la dea poteva tranquillamente condurre Paride senza doversi recare anch’ella a sparta. + aggiunge che in realtà è Elena ad aver visto Paride così bello ed affascinante da aver fatto sì che la sua mente si trasformasse in Afrodite e incalza sostenendo che nessuno degli spartani l’ha sentita urlare mentre era rapita, nemmeno i suoi fratelli e che anche a Troia aveva voluto che gli fossero manifestati tutti gli onori e che più volte lei, Ecuba, le aveva detto che l’avrebbe aiutata a sfuggire e tornare dai Greci per evitare la guerra tuttavia Elena non l’aveva mai ascoltata + era persino arrivata tutta agghindata e non umile come sarebbe convenuto. Ecuba poi aggiunge che in realtà Elena teneva d’occhio che aveva successo, se Menelao o Paride, in modo da elogiare il vincitore e non il vero amato. In ultimo Ecuba prega Menelao di ucciderla in modo che faccia da esempio per tutte quelle donne che tradiscono il marito. Menelao è pienamente d’accordo con Ecuba, tuttavia Elena gli si attacca alle ginocchia (tipico gesto di chi implora) pregandolo di essere comprensivo e non ucciderla. Menelao per risponde che non gli interessano le sue suppliche e che chiederà ai suoi servi di condurla alle navi. A questo punto Ecuba chiede che non salgano sulla stessa nave proprio per evitare che si commuovi di fronte a sua moglie e le assecondi il favore di lasciarla libera. Menelao accetta e promette che ad Argo morirà. • Menelao, Elena e i soldati escono dallo stesso ingresso da cui era entrato Menelao 15 III STASIMO Questo stasimo è dedicato alla fine di Troia, viene rievocato il felice passato a cui si contrappone la desolazione attuale. Vv 1067: …hai consegnato agli Achei o Zeus…= Il coro afferma che Troia è stata consegnata agli Achei, questa volta il pensiero del coro incolpa Zeus che ha permesso l’attacco e la loro distruzione + prosegue dicendo che orami è giunto il tempo in cui i Greci lo condurranno sulle loro navi (il coro qui spera che la nave di Menelao non faccia mai ritorno in patria e he subisca naufragio. E’ un auspicio rivolto a Menelao). • Dall’ingresso verso Troia entra Taltibio che con i soldati che recano lo scudo di Ettore e su di lui il corpo di ASTIANATTE Taltibio consegna il corpo ad Ecuba, mentre il coro sottolinea che è arrivato il corpo di Astianatte ucciso per mano dei Greci perché gettato dalle mura di Troia, dicendo che è rimasta solo una nave e che Neottolemo è già salpato con Andromaca che ha chiesto di consegnare a te il corpo perché tu lo avvolga nei pepli e nelle corone in modo che possa avere degna sepoltura. Taltibio dice ad Ecuba che una volta che lei lo avrà preparato per la sepoltura, loro lo copriranno con la terra e poi partiranno. Oltre a questo Taltibio l’ha privata di un’incombenza lavando già il corpo e pulendolo dalle ferite ed intanto che ella lo prepara loro scaveranno la fossa. • Taltibio esce dall’ingresso opposto a cui era entrato • I soldati su richiesta di Ecuba depongono lo scudo di Ettore a terra e sopra il corpo di Astianatte (ci sono diverse anomalie nella sepoltura: innanzitutto c’è solo la nonna e non la madre, non c’è una cassa e a lavarlo sono stati i Greci che hanno anche scavato la fossa e non i famigliari ed in ultimo gli vengono messi gli ornamenti del matrimonio per il funerale- sono state tutte scelte di Euripide per rendere più commovente la situazione) Ecuba quindi parla al corpo del nipote dicendo che lei anziana deve seppellire lui giovane, ucciso per la paura dei Greci che potesse risollevare Troia e che i poeti questo potranno scrivere nelle loro poesie. In più dice che non ha goduto dei privilegi, onori e ricchezze della sua condizione e che sarebbe stato più felice se la morte lo avesse colto dopo averli ottenuti, essersi sposato ed avuto il potere, tuttavia per quanto gli abbiano anche rasato i riccioli che Andromaca curava e baciava, un bene paterno di grande valore gli resta che è lo scudo del padre • Le serve entrano nelle tende e ne escono con degli ornamenti Ecuba ammette al coro che le chiede di parlare con loro, essendo sue amiche, che a nulla sono serviti i sacrifici (mette così in evidenzia quanto i Troiani hanno dovuto pagare per essere ricordati ma successivamente il coro dirà che Troia perirà quindi Ecuba ammette che è stato tutto inutile) e che se gli dei non avessero rovesciato ciò che stava in alto i Troiani non sarebbero stati celebrati ma ignorati (nelle sue parole, Ecuba mostra un motivo omerico secondo il quale gli Dei mandano sventure perché così diventino materia di un canto. Alla fine per della tragedia questo motivo viene implicitamente dichiarato falso) • Ora Ecuba dice di andare e seppellire il morto così i soldati portano via lo scudo con sopra Astianatte uscendo dallo stesso ingresso da cui era uscito Taltibio Il coro dice che vede dalle alture troiane delle fiaccole e quindi una nuova sciagura • Taltibio rientra da dove era uscito con i soldati con in mano delle fiaccole 16 Taltibio così ordina ai comandanti di incendiare Troia in modo che possano far ritorno a casa e dice alle schiave Troiane di dirigersi verso la le navi una volta sentito il suono della trombe ed incita Ecuba a far lo stesso perché deve essere consegnata ad Ulisse Vv1283:…Ah dei. E perché invoco gli dei? Anche prima non ascoltarono quantunque invocati= Ecuba riflette sull’inutilità di invocare gli dei • I soldati escono dall’ingresso opposto da quello da cui sono entrati per andare verso Troia Ecuba prosegue dicendo di correre al rogo perché cosa più bella di morire nella sua patria non ci sarebbe (il proposito di Ecuba di morire nella sua città viene bloccato dai soldati anche se risulta eccessivo il verbo “correre” usato da Euripide proprio perché anziana e quindi fa persino fatica a camminare. Ecuba fa qualche paso verso il fondo scenico e saluta la sua città. Il verbo correre però è stato usato per mettere in evidenzia > la frustrazione per ciò che sta accadendo) Taltibio dice che ella sta delirando ma non è importante. Quello che conta è condurla da Ulisse • Taltibio esce dall’ingresso laterale da cui era entrato (la tragedia si conclude con il dialogo lirico tra Ecuba e il coro) dove Ecuba chiede a Zeus se vede che soffrono e il coro risponde che lo vede ma che Troia continua a bruciare vv1292/1293: La vede ma la nostra grande città non più città è perita, non c’è più Troia= (Ecuba non può più farsi illusioni su Zeus perché lui sta guardando e la città intanto brucia) ed aggiunge che le case stanno crollando sotto il fuoco nemico. Ad Ecuba allora non resta che appoggiare le membra a terra e battere le mani sulla terra. Lo stesso lo fa il coro (anche se Ecuba non lo aveva chiesto. Questo gesto serviva per chiamare chi si trovava sotto terra) così Ecuba chiama i figli e il marito e le donne del coro i loro mariti Vv1332/1333: ahi misera città….ma tu muovi il tuo piede verso gli Achei= (anche qui riaffiora che il corpo di Ecuba non è in grado di funzionare tanto che le ultime parole del coro è che non sa se ce la farà ad arrivare alla navi greche. L’incapacità del corpo si integra con la frustrazione della perdita della libertà e con la desolazione di Troia che sta mrendo) • La tragedia finisce con Ecuba e il coro che escono da dove è uscito Taltibio. 17
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