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linguaggi e problema della conoscenza, Dispense di Filosofia del Linguaggio

riassunto del libro linguaggi e problema della conoscenza

Tipologia: Dispense

2020/2021

In vendita dal 14/03/2021

madalina-98
madalina-98 🇮🇹

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Scarica linguaggi e problema della conoscenza e più Dispense in PDF di Filosofia del Linguaggio solo su Docsity! Linguaggio e problemi della conoscenza, Noam Chomsky: cap. 1 un quadro teorico per la discussione: lo studio del linguaggio ha un significato particolare perché questa proprietà sembra essere legata indissolubilmente alla specie umana. I problemi che lo studio della conoscenza del linguaggio affronta si collocano in un contesto più generale che presenta due aspetti: la tradizione della filosofia occidentale e della psicologia. Nel discutere la tradizione intellettuale non farò una distinzione netta tra filosofia e scienza, perché questa distinzione è relativamente recente. Ad esempio, il lavoro filosofico di Cartesio non è separabile dal suo lavoro scientifico. Il termine filosofia è sempre stato utilizzato insieme a ciò che oggi chiamiamo scienza, infatti la fisica era la filosofia naturale e la grammatica filosofica indicava la grammatica scientifica. Questa grammatica era intesa come la scienza deduttiva che governava i principi immutabili e generali del parlato o scritto, principi che sono gli stessi di quelli che governano la ragione umana. Quindi lo studio del linguaggio e del pensiero venivano strettamente correlate. Ci sono varie ragioni per le quali il linguaggio ha avuto e continuerà ad avere un significato particolare per lo studio della natura umana. Una ragione è che il linguaggio sembra veramente essere una proprietà legata alla specie, una proprietà unica della specie umana nella sua essenza e comune alla nostra dotazione biologica, che presenta variazioni minime tra gli esseri umani a parte alcune patologie particolarmente gravi. Il linguaggio entra in modo cruciale nel pensiero, nelle azioni e nelle relazioni sociali. Una persona che comunica ha sviluppato un certo sistema di conoscenza che gli permette di esprimere le rappresentazioni all’interno della mente, grazie ad una particolare configurazione fisica del cervello. In base a questo ci domanderemo: 1 qual è questo sistema di conoscenza? Cosa c’è all’interno della mente/cervello di un parlante? 2 in che modo questo sistema di conoscenza si forma nella mente/cervello del parlante? (problema di Platone); 3 in che modo si utilizza questa conoscenza nel parlato (o in sistemi secondari come la struttura)? (problema di Cartesio); 4 quali sono i meccanismi fisici che fungono da base materiale per questo sistema di conoscenza e per il suo uso? La prima domanda costituiva il tema centrale della ricerca nella grammatica filosofica del diciassettesimo e del diciottesimo secolo. La seconda domanda è il problema di Platone. Platone illustrò il problema tramite il primo esperimento psicologico del quale si abbia memoria. Nel Menone Socrate dimostra che un giovane schiavo privo di istruzione conosce i principi della geometria conducendolo alla scoperta di alcuni teoremi. Come ha fatto il giovane schiavo a trovare le verità della geometria senza istruzioni? Platone propose una soluzione al problema: la conoscenza veniva ricordata alla base di un’esistenza precedente, e veniva risvegliata nella mente del giovane schiavo dalle domande che gli poneva Socrate. Oggi, seguendo le orme di Platone potremmo dire che alcuni aspetti della nostra conoscenza sono innati, cioè fanno parte del nostro patrimonio biologico. La terza domanda può essere considerata sotto due aspetti: il problema della percezione (il modo in cui interpretiamo ciò che sentiamo) e il problema della produzione (ciò che diciamo e perché diciamo quella cosa). Con questo si pone il problema dell’uso creativo del linguaggio. L’uso normale del linguaggio è libero e non determinato, pur essendo appropriato alla situazione; e viene riconosciuto appropriato anche da altri partecipanti che potrebbero reagire allo stesso modo. Per i cartesiani l’aspetto creativo dell’uso del linguaggio fornisce la prova migliore che un altro organismo ha una mante come la nostra. L’aspetto creativo del linguaggio determina anche la conclusione del pensiero cartesiano, ovvero che gli esseri umani sono diversi da qualsiasi altro animale, e che quest’ultimi sono delle macchine, perché si comportano in modo totalmente determinato. Ma non gli esseri umani, essi tendono a fare ciò che cono incitati a fare, ma sono comunque liberi. La quarta domanda è nuova e si trova all’inizio della ricerca. Le prime tre domande rientrano all’interno della linguistica e della psicologia, due campi che preferisco non distinguere, considerando la linguistica una parte della psicologia. Mentre la quarta tratta di meccanismi fisici, e si può iniziare ad esplorare questi meccanismi tramite le proprietà rivelate dalla linguistica. Nel 20esimo secolo la fisica ha risposto a molte domande e lo studio della mente/cervello può essere pensato negli stessi termini. Perché quando si parla di mente si parla di meccanismi fisici ancora ignoti, ma le scoperte della linguistica-psicologia aprono il campo per ulteriori ricerche sui meccanismi del cervello, anche se queste ricerche devono procedere alla cieca. Questo perché nello studio del linguaggio si procede in modo astratto, al livello della mente. Le ricerche successive si baseranno sulle prime tre domande. Si sostiene che parlare e comprendere un linguaggio consista nell’avere una capacità di tipo pratico, come andare in bicicletta; in questo modo si liquida il problema della creatività del linguaggio in termini di analogia: il parlante produce nuove forme linguistiche per analogia, tramite quello che ho già sentito. Questo è errato, ed è errato anche far coincidere la conoscenza con la capacità: infatti due persone che condividono la stessa conoscenza possono dire cose del tutto diverse davanti ad una certa occasione. La capacità può anche migliorare senza che avvengano cambiamenti nella conoscenza; allo stesso modo la capacità può sparire o essere danneggiata, ma la conoscenza non viene diminuita. Ad esempio, Gianni, che ha avuto un trauma e ha perso la capacità di parlare e capire, non necessariamente perderà la capacità dell’italiano. Che potrà recuperare quando gli effetti del trauma diminuiranno. Quindi qualcosa è stato mantenuto, ma questa non è la capacità, perché era stata perduta per colpa del trauma. Quel qualcosa è il sistema della conoscenza, un sistema cognitivo della mente/cervello. Questa conoscenza non può essere identificata con la capacità di parlare. Questo mostra che la conoscenza del guidare una bicicletta non può essere ridotta ad un sistema di capacità. Chi crede all’identificazione di questi due concetti (conoscenza e capacità) risponde che Gianni ha mantenuto la capacità di parlare e capire l’italiano, ma ha perso la capacità di usarla. Questo implica due concetti di capacità, ma solo uno è giusto, ovvero ciò che viene conservato, l’altro è solo un concetto inventato. I tentativi di spiegare la conoscenza in termini di capacità sono sbagliati fin dal primo momento. Proprietà della frase incassata: nelle lingue romanze è possibile produrre costruzioni causative incassando una frase come complemento di un verbo causativo, questa è una proprietà generale; il soggetto della frase incassata diventa un aggiunto o può rimanere inespresso; mentre in inglese è diverso perché il soggetto rimane nella sua posizione. Quindi ci può essere un certo grado di variazione della proprietà generale. Riconsideriamo questi fatti dal punto di vista del bambino: come fa a padroneggiare le regole che costituiscono il sistema maturo del linguaggio? La fonte di questa conoscenza è sia nell’ambiente che nelle risorse biologicamente determinate nella mente/cervello, che potremmo chiamare facoltà del linguaggio. L’interazione di questi fattori fornisce il sistema di conoscenze che ci permette di parlare e di comprendere. In base ai fattori ambientali, bisogna determinare un meccanismo che estrapoli le informazioni rilevanti da ciò che ci circonda, questi meccanismi potrebbero essere specifici della facoltà di linguaggio o meccanismi dell’apprendimento. Abbiamo tre fattori da considerare 1 e 3 sicuri, 2 meno chiaro: 1 principi geneticamente determinati dalla facoltà del linguaggio; 2 i principi geneticamente determinati dei meccanismi generali di apprendimento; 3 l’esperienza linguistica del bambino che cresce in una comunità di parlanti. La possibilità di creare costruzioni complesse come una frase incassata non coinvolge l’apprendimento, ma è disponibile come principio della facoltà del linguaggio. Quindi il problema di Platone si risolve nei termini di alcune proprietà della mente/cervello e di certe caratteristiche dell’ambiente linguistico. Esistono determinate regole che non vengono apprese, ma che il bambino già conosce. Ma come fa a conoscerle già? Qualsiasi sia il risultato di questa conoscenza, non è da identificare con qualche tipo di abilità o capacità. Oltre questo non si può parlare di analogia, perché casi linguistici complessi vengono formulati senza che il parlante ne abbia mai sentito qualcuno analogo, indipendentemente dall’esperienza, e anche senza una specifica istruzione. Durante un discorso noi formuliamo continuamente frasi nuove senza sapere se le abbiamo già sentite. Questi meccanismi sono noti perché è così che lavora la mente umana. Prendendo ad esempio la struttura dei suoni, un parlante sa quali parole sono potenzialmente possibili e quali no: ad esempio, i parlanti italiani sanno che la parola stridin non è possibile, anche senza averla mai sentita. Questi principi appartengono alla facoltà del linguaggio, che è una componente della mente/cervello. Il problema di Platone si risolve attribuendo i principi fissi della facoltà del linguaggio all’organismo umano come una parte della sua dotazione biologica. Questi principi regolano la funzione della facoltà del linguaggio. Un fatto che colpisce riguarda la velocità dell’apprendimento del linguaggio da parte del bambino. Il grado di precisione va ben oltre quello di un adulto senza un particolare allenamento. La soluzione è che il bambino ha in qualche modo disponibili i concetti prima dell’esperienza con la lingua. Quello che sta apprendendo sono solo delle etichette che sono da applicare a concetti che sono già parte del suo apparato concettuale. Evidentemente i fatti sono già noti sulla base di una dotazione biologica precedente ad ogni esperienza. Ma i concetti già disponibili e che aspettano di essere etichettati non corrispondono ad una lista, si basano su nozioni elementari e su principi combinatori. Ad esempio, il bambino per determinare il significato di persuadere deve acquisire abbastanza informazioni per attaccare quella sequenza al concetto preesistente. Se guardiamo il passaggio da una lingua a un’altra, molti concetti sembrano non corrispondere, ma invece rientrano all’interno di uno schema concettuale comune per tutti gli uomini. Quindi alcuni enunciati sono riconosciuti come validi indipendentemente da qualsiasi esperienza: essi sono verità di significato e non verità empirica. Il bambino acquisisce il linguaggio con il ricco schema concettuale già instaurato che fa parte della nostra conoscenza e che proviene dalla mano originale della natura, per usare i termini di Hume. Essi costituiscono una parte della dotazione biologica umana, che deve essere risvegliata dall’esperienza ed arricchita nel corso delle interazioni. Ci avviciniamo alla soluzione di Platone escludendo l’esistenza precedente. Cap. 2 il programma di ricerca della linguistica moderna: riassumendo: la mente/cervello dell’uomo è un sistema complesso con vari componenti che interagiscono, uno di questi è la facoltà del linguaggio. Questo sistema sembra essere unico dell’uomo. Una volta esposta ai dati, la facoltà del linguaggio apprende una lingua in particolare. Questa lingua può formare moltissimi enunciati che superano quelli appresi. Il termine lingua identifica un sistema rappresentato nella mente/cervello di un particolare individuo. Non ci sono due individui che condividono precisamente la stessa lingua, ma ciò che hanno in comune le loro lingue gli permette di comunicare. Nell’uso ordinario il termine lingua identifica un fenomeno sociale, una proprietà di una comunità. È bene tenere a mente che la facoltà del linguaggio, ovvero la capacità di esprimere i pensieri, è determinati limiti. Se una creatura ha la capacità di eseguire bene certi compiti allora queste capacità porteranno la creatura a fallire in altri compiti. Un problema che viene risolto da un certo organismo può essere impossibile per un altro. la mente umana non può essere, come dice Cartesio, universale e che può servire in tutti i casi. Nel caso del linguaggio possiede certe proprietà non altre. Queste sono le proprietà che la teoria della grammatica universale cerca di spiegare. Queste proprietà permettono che la mente umana acquisisca una lingua. Noi siamo in grado di costruire lingue che però vengono apprese con grande difficoltà. Gli esseri umani hanno dei limiti, e sono progettati in modo che crescano loro gambe e braccia non ali. Ci sviluppiamo in modo da essere organismi complessi con proprietà fisiche specifiche, molto simili gli uni agli altri, adatti a certi scopi e non a altri, per esempio camminare, ma no a volare. Lo sviluppo viene attivato dall’ambiente in molti modi. Nel caso deli linguaggio l’ambiente è troppo povero per fornire al bambino questo sistema di linguaggio in tutta la sua ricchezza. Esiste sicuramente una base comune radicata nella nostra natura. Rousseau derivava le concezioni libertarie dai principi cartesiani sulla mente e il corpo. La concezione libertaria è un diritto umano essenziale. Marx aveva sostenuto che questi principi fossero propri della specie umana. Un bambino dotato della facoltà del linguaggio costruisce una lingua, utilizzando dei dati per configurare i parametri della facoltà del linguaggio. Nel caso del linguaggio c’è una facoltà speciale che è un elemento centrale della mente umana. Essa opera velocemente, in modo deterministico producendo un sistema di conoscenza ricco e complesso, una lingua particolare. È possibile immaginare che gli scimpanzé abbiano paura dei serpenti per la loro sopravvivenza, ma non si può dire la stessa cosa sul fatto che gli uomini siano biologicamente capaci di scoprire il problema dei quanti per la stessa ragione. La capacità umana di produrre scienza ha i suoi limiti, e alcuni problemi sono al di là di questi limiti, il problema di Cartesio potrebbe essere fra questi. la capacità di produrre scienza è solo un lato della nostra dotazione mentale. Lo studio della visione: il sistema visivo è diverso dalla facoltà del linguaggio da molti punti di vista; esso non produce un sistema di conoscenza, ma è un sistema di elaborazione. Il sistema visivo umano osserva certi principi così come il linguaggio. I due sistemi operano in due modi totalmente differenti. La mente è modulare costruita da sistemi separati dotati di loro proprietà. Naturalmente i sistemi interagiscono. Sembra che gli aspetti fondamentali della nostra vita montale e sociale, sono determinati come parte della nostra dotazione biologica e non acquisiti tramite l’apprendimento o l’esperienza. All’inizio la teoria della dipendenza dall’ambiente veniva considerata una dottrina progressista. Secondo questa teoria ogni persona ha un posto naturale fissato dalla natura: servi, schiavi e così via. Anche allora era dubbia. Tali argomenti a favore della dipendenza dall’ambiente si sentono spesso oggi con il dibattito sulla razza e sul quoziente intellettivo, come se il quoziente intellettivo dipendesse dalla razza. I diritti umani hanno le radici nella natura umana e si violano dei diritti fondamentali dell’uomo quando si forzano le persone ad essere schiavi, e controllati per il proprio bene. Anche se diciamo che il linguaggio è una proprietà biologica della natura dell’uomo si deve anche spiegare per quale motivo è così e come si è sviluppata questa dotazione biologica. La teoria dell’evoluzione spiega molte cose ma ha poco da dire su questioni di questa natura. Le risposte non potrebbero stare tanto nella teoria della selezione naturale quanto nella biologia molecolare. In altri ambiti sembra che gli organi si sviluppino per raggiungere uno scopo. I bambini hanno la capacità di acquisire il sistema dei numeri. Riescono ad imparare in qualche modo che è possibile costruire numeri all’infinito. Se un bambino non saprebbe che è impossibile aggiungere numeri all’infinito non lo imparerebbe mai. La facoltà di numerazioni si è sviluppata quando c’è stato bisogno di usarla. È probabile che si sia sviluppata come effetto collaterale del linguaggio. Nel mondo animale questa capacità è finita come il sistema di richiamo. La capacità di numerazione umana c’è anche se non fosse mai stata utilizzata. Cap. 6 nuovi orizzonti nello studio del linguaggio: lo studio del linguaggio è uno dei più antichi che risale ai tempi dell’India e della Grecia classica. Eppure è estremamente giovane. Le linee di ricerca principali di oggi furono inaugurate una quarantina di anni fa. La facoltà del linguaggio sembra essere una vera proprietà della specie che varia tra gli esseri umani e che non ha equivalenti significativi altrove. Oggi non ci sono motivi seri per mettere in dubbio la visione cartesiana per cui la libertà di usare segni linguistici segna la differenza tra uomo e animale o macchina. La facoltà del linguaggio entra in ogni aspetto della vita, dal pensiero all’interazione umana. È responsabile del fatto che gli esseri umani siano i soli ad avere una storia e una cultura, per questo siamo così tanti nel mondo. Il linguaggio umano è basato su una proprietà elementare, che sembra isolata da un punto di vista biologico. Galileo considerava la scoperta di un mezzo per comunicare i nostri pensieri segreti a qualunque persona, come la più grande scoperta dell’uomo- da un punto di vista attuale non si tratta di un’invenzione, ma di un prodotto sviluppato dall’evoluzione biologica, di cui non si sa nulla. Bisogna considerare la facoltà del linguaggio come un organo del linguaggio. È chiaro che ogni lingua è il risultato dell’interazione di due fattori: lo stato iniziale e il corso dell’esperienza. Si può pensare allo stato iniziale come un dispositivo di acquisizione del linguaggio, che prende l’esperienza come input e dà la lingua come output rappresentato nella mente/cervello. Una lingua è qualcosa come il modo in cui parliamo e comprendiamo. L’acquisizione del linguaggio sembra assomigliare molto alla crescita di un organo: è una cosa che succede al bambino, non una cosa che il bambino fa. Appena si cominciano a studiare più attentamente le lingue dal punto di vista della grammatica generativa, diventa chiaro che tanto la loro diversità quanto la loro complessità erano stati sottovalutati. Una teoria del linguaggio umano deve soddisfare due condizioni: quella dell’adeguatezza descrittiva e quella dell’adeguatezza esplicativa. La grammatica di una lingua particolare soddisfa la condizione dell’adeguatezza descrittiva. Per soddisfare la condizione dell’adeguatezza esplicativa, una teoria del linguaggio deve mostrare come ogni singola lingua possa derivare da uno stato iniziale uniforme nelle condizioni dell’esperienza. C’è una forte tensione tra queste due linee di ricerca. La ricerca dell’adeguatezza descrittiva sembra condurre una complessità sempre maggiore di sistemi e regole, mentre la ricerca dell’adeguatezza esplicativa richiede che la struttura del linguaggio si invariabile. Le costruzioni grammaticali che ci sono familiari vanno considerate utili per una descrizione informale, ma privi di contenuto. Si può pensare alla fase iniziale del linguaggio come un circuito collegato a un unico blocco di interruttori. Il circuito è costituito dai principi del linguaggio, mentre gli interruttori sono le opzioni da determinare in base all’esperienza. Queste sono le proprietà generali del linguaggio che qualunque teoria deve in qualche modo catturare. Si tratta di un programma ben diverso da un prodotto finito. Come programma di ricerca ha avuto successo, e ha portato a molte domande che non avrebbero mai potuto essere concepite prima, e a molte risposte affascinanti. All’interno di questo programma di ricerca, lo scopo principale è scoprire e chiarire i parametri e i principi e la maniera in cui questi interagiscono, ed estendere il quadro fino a comprendere gli aspetti del linguaggio e il suo uso. La facoltà del linguaggio interagisce con altri sistemi, che impongono delle condizioni che il linguaggio deve soddisfare per poter essere utilizzabile. Gli altri sistemi devono essere in grado di leggere il linguaggio e di usarlo come espressione per azioni e pensieri. Ci sono alcuni segnali che suggeriscono che la facoltà del linguaggio sia molto vicina alla perfezione. Il così detto programma minimalista è un tentativo di esplorare queste questioni. Una determinata espressione generata dal linguaggio contiene una rappresentazione fonetica leggibile ai sistemi sensorimotori, e una rappresentazione semantica leggibile ai sistemi concettuali di azione e pensiero. Il programma minimalista cerca di spiegare che tutto ciò che si è spiegato finora è stato male interpretato, e che si capisce altrettanto bene attraverso la leggibilità dell’interfaccia. Il linguaggio comprende tre tipi di elementi: le proprietà di suono e significato, dette tratti; gli elementi che sono composti da queste proprietà chiamati elementi lessicali; e le espressioni complesse costruite a partire da unità atomiche. Per quanto riguarda il modello dei principi e dei parametri il linguaggio da questo punto di vista è imperfetto. È chiaro che le lingue sono tutte diverse fra loro, bisogna capire come. Un aspetto in cui sono diverse è nella scelta dei suoni, un altro è nell’associazione tra suono e significato. Le lingue sono diverse nei sistemi flessivi: nel sistema dei casi, per esempio. Il cinese e l’inglese possono avere lo stesso sistema di casi del latino, ma una diversa realizzazione fonetica. Sembra che gran parte della variazione tra le lingue si possa ridurre a proprietà dei sistemi flessivi. Se questo è vero allora la variazione linguistica interessa solo una piccola parte del lessico. In una lingua perfettamente disegnata, ogni tratto dovrebbe essere o semantico o fonetico, e non un semplice meccanismo atto a creare una posizione o a facilitare la computazione. Nella computazione sintattica sembra ci sia una drammatica imperfezione nel linguaggio ed è quella proprietà di dislocamento. Ora ci troviamo di fronte a due imperfezioni: i tratti non interpretabili e la proprietà di dislocamento. I tratti non interpretabili sono il meccanismo che implementano la proprietà di dislocamento. La proprietà di dislocamento non viene mai incorporata nei sistemi simbolici che vengono costruiti per scopi particolari, che si chiamano linguaggi o linguaggi normali. Dislocamento e flessione sono proprietà specifiche del linguaggio umano. La proprietà di dislocamento del linguaggio umano può essere espressa nei termini di trasformazioni grammaticali, va sempre espressa in qualche modo. Fin dalle origini della grammatica generativa, si è appreso che le operazioni computazionali fossero di due tipi: regole di struttura sintagmatica che formano oggetti sintattici a partire dagli elementi lessicali, e regole trasformazionali che esprimono la proprietà di dislocamento. La procedura computazionale ottimale, consiste di fusione o di operazioni in grado di esprimere la proprietà di dislocamento. L’operazione fusione prende due oggetti distinti X e Y e attacca Y a X. L’operazione movimento prende un singolo oggetto X e un oggetto Y che è parte di X, e attacca Y a X. Il sintagma completo si muove per motivi legati al sistema sensorimotorio, che non è in grado di pronunciare tratti isolati separati dal sintagma a cui appartengono. Il sistema sensorimotorio è, detto anche movimento coperto, un fenomeno dotato di proprietà interessanti. Queste proprietà provengono da scelte parametriche specifiche, che hanno effetti generali nelle lingue e interagiscono per dare un insieme complesso di fenomeni, distinti solo in maniera superficiale. I sistemi sensorimotori usano le proprietà fonetiche per l’articolazione e la percezione, mettendole in relazione a aventi esterni: movimenti di molecole, per esempio. Osservando l’uso del linguaggio, scopriamo che le parole sono interpretate in termini di fattori quali costituzione materiale, scopo, uso previsto e caratteristico, ruolo istituzionale, ecc. nessuno sa fino a che punto le proprietà del linguaggio umano siano conseguenza delle leggi biochimiche che si applicano agli oggetti con tratti generali del cervello: per Hume le proprietà che attribuiamo alle cose è solo fittizia, cioè stabilità dalla comprensione umana. Le proprietà semantiche sono usate per parlare e pensare. Una parola anche la più semplice non individua un’entità del mondo o del nostro spazio di credenza. La grammatica generativa vuole scoprire i meccanismi che vengono usati, e contribuisce allo studio di come vengano usati nella pratica creativa della vita quotidiana. Lo studio del linguaggio è ancora una volta molto simile a quello degli organi.
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