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Linguaggi specialistici dell'italiano - Riccardo Gualdo, Stefano Telve, Appunti di Linguistica

Riassunti dei capitoli 4 e 5 del libro Linguaggi specialistici dell'italiano, di Riccardo Gualdo e Stefano Telve.

Tipologia: Appunti

2022/2023

Caricato il 05/02/2023

sara.tritto
sara.tritto 🇮🇹

4.3

(91)

29 documenti

1 / 15

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Scarica Linguaggi specialistici dell'italiano - Riccardo Gualdo, Stefano Telve e più Appunti in PDF di Linguistica solo su Docsity! Linguaggi specialistici dell’italiano IL LINGUAGGIO DELLA MEDICINA Il lessico della medicina e della farmacopea ha una specializzazione terminologica analoga a quella di studi naturalistici. Il mondo medico medievale ha una professionalità ampia e diversificata, dai physici, medici “razionali”, “empirici” o “laici”, guaritori e autori anonimi di ricettari popolari di carattere curativo, dietetico, igienico e cosmetico (➔ hanno fortuna in Italia e all’estero). • A questa stratificazione culturale e professionale vi è una varietà terminologica che oscilla dallo specialismo accademico all’espressione comune fondata sull’analogia, secondo un processo neologico ancora molto produttivo. Alcune caratteristiche:  Nei volgarizzamenti tre e quattrocenteschi il nome scientifico è accompagnato dal rispettivo nome comune e da più nomi equivalenti o una perifrasi. o Nei ricettari si trovano geosinonimi.  Se il tecnicismo non equivale a una voce a sé, può essere formato da una voce composta. La stabilità di tecnicismi e meccanismi di formazione fa affermare che il lessico della medicina era istituzionalizzato, in volgare, già dal Due-Trecento. La separazione tra medico teorico e medico pratico dura fino al 700, anche se levatrici e ciarlatani sono presenti fino all’800. • Nella lingua perdurano tracce del passato: accanto ai tecnicismi si riscontrano varianti formali e voci di coloritura regionale. • È in atto un’accelerazione nel processo di consolidamento dei tecnicismi collaterali, uno degli aspetti linguistici che più caratterizzeranno la lingua medica dell’età moderna e contemporanea. o Aumentano l’oscurità del linguaggio dei medici dando nuovo vigore a un topos che attraversa tutta la storia della comunicazione tra medico e profano. Nel ‘700 la lingua medica mostra chiari segni di modernità nelle strutture testuali, che presentano una ricca dotazione di coesivi. • Ad esempio, il consulto medico prevede un’articolazione standardizzata tra parte diagnostica e terapeutica. o La coesione è garantita da meccanismi di ripetizione e sostituzione tramite nomi generali, forme di rimando, strutture enumerative e tematizzanti. Dalla metà dell’800 la lingua della medicina vede una forte evoluzione: il venir meno dei tradizionali modelli umanistici (latino e greco) a vantaggio dell’inglese porta cambiamenti importanti, come la divaricazione tra un linguaggio semplificato ed uno iperspecialistico. Il lessico medico italiano è consistente e di grande interesse. Si trovano ad esempio latinismi, grecismi, composti plurimi/misti ed elementi morfologici molto produttivi. La grande maggioranza delle parole attuali in medicina è attinta dal greco e latino (➔ quest’ultimo fa da tramite con la cultura greca e coincide con la lingua della comunicazione scientifica medica almeno fino al ‘600/’700). • I grecismi medici vedono uso tra ‘600 e ‘800; la parte più cospicua si è formata in epoca moderna. • I latinismi hanno spesso un valore connotativo; alcuni trovano una circolazione più ampia. o Quando il latino fa da tramite a un termine greco possono sorgere incertezze nell’intonazione, oscillante tra piana e sdrucciola. • Si fa appello ad arabismi con calchi; la dotazione lessicale si riduce specie a partire dal ‘500 e sopravvive oggi solo occasionalmente in alcune parole. L’ingresso di voci greche o latine si deve anche al tramite di altre lingue di cultura dall’alto prestigio scientifico. • Sono mediati dal francese xenogrecismi e xenolatinismi. • Più rari i francesismi non adattati.  Particolarmente consistente è il contributo dell’inglese. Nel lessico medico si distingue tra: • Voci polirematiche: espressioni formate da un determinato seguito da uno o più determinanti, per la maggiore aggettivi o sintagmi. • Voci monorematiche: possono essere forme composte o costituite da una sola parola. o Possibilità di sinonimi ed omonimi. L’evoluzione delle conoscenze in campo medico comporta l’ampliamento del vocabolario, la detecnificazione di alcune parole e la riduzione della polisemia o iperonimia originaria di altre. L’ampliamento del vocabolario medico e l’assestamento in senso moderno prende avvio nel ‘700. Lo sviluppo è accompagnato alla coniazione di nuove parole, ricavate dai meccanismi di formazione delle parole o prestiti da altre lingue.  Vi sono prefissi che possono esprimere lo stato di maggiore o minore gravità della disfunzione, come: o -ismo che indica un elemento esterno o correlato alla patologia o all’organo interessato. o -ista, in riferimento al paziente. o -ite: processo infiammatorio in atto in una regione del corpo indicata. o -osi: condizione patologica di tipo regressivo-degenerativo; può avere valore iperonimico con significato generico. o -oma: processo tumorale o patologie di varia natura. Questi meccanismi agiscono in parte anche nei nomi commerciali di medicinali, agevolando la comprensione dell’azione (es. fer-, -fer, -lax). La ridondanza formativa è frequente nel linguaggio medico ed è determinata dalla stratificazione nel tempo dei meccanismi di formazione e versatilità e sovrabbondanza delle base attingibili alla fonte latina o greca. Si possono avere:  Più prefissi per lo stesso concetto, con possibilità di polisemia.  Aggettivi di relazione formati su basi di trafila colta, latina o greca. La disponibilità dei confissi consente di dar luogo a formazioni con accumulo di prefissi in funzione determinante. Un aggettivo di relazione può comporsi di due basi. I nomi tecnici generano spesso verbi denominali, che difficilmente filtrano anche nello scritto. • È sconsigliato usare anglicismi e voci verbali con base nominale italiana. • Dal verbo denominale si ricava un participio passato che designa colui su cui ricade l’azione del verbo, tipicamente un paziente. La tendenza alla formazione di verbi da aggettivi o nomi è forte; forme composte e derivate possono subire accorciamenti nel parlato colloquiale di specialisti e diffondersi anche fuori dall’ambito stretto. Fa parte del linguaggio medico il ricorso agli acronimi e definizioni eponime. • Sigle: interessano contrazioni di termini ed espressioni prevedibili. o Le sigle di recente coniazione condensano espressioni angloamericane, conservando l’ordine sintattico dei componenti, derivano dalla contrazione di espressioni italiane e talvolta la sigla italiana vince su quella inglese. • Eponimo: composto da un’unità polirematica formata da un nome proprio preceduto da un nome generico che si riferisce alla patologia, clinica, anatomia etc. o Il nome proprio può essere contenuto in un sostantivo o in un aggettivo deonomastico. o L’eponimia può presentare sotto il profilo linguistico alcuni inconvenienti: cambiare di lingua in lingua, oscillare in presenza di più nomi, includere casi di omonimia, presentare l’evenienza che uno studioso presti il suo nome a più sindromi e che la sindrome abbia più nomi. ▪ Occorre privilegiare l’uso di quelli che hanno antica tradizione. o Uso degli eponimi evitato nello standard terminologico internazionale. La lingua della medicina ha una ricaduta più forte nell’italiano comune; la creazione di nuovi vocaboli tecnici è stata un fenomeno molto attivo: a voci con vita breve ce ne sono altre che hanno mantenuto nel tempo il loro valore euristico entrando nell’uso internazionale; molte altre sono state coniate La minore padronanza linguistica di una lingua non materna provoca un deterioramento qualitativo con effetti anche sui contenuti. Tutti i testi del livello alto sono progettati secondo il modello IMRaD. Il documento è stato tradotto in più lingue con ricadute pratiche: dal 2001 le norme dei requisiti di uniformità sono state usate come materiale didattico ed anche il resoconto di studi di specifici settori biomedici è stato tradotto dall’inglese in più lingue.  Le 4 sezioni fondamentali sono suddivisibili in più “mosse” e “sottomosse”. In ognuna si prevede di riferire sul background, ricerche correlate e nuova ricerca; descrivere modalità di raccolta, metodo ed analisi dei dati e definire i risultati complessivi e specifici della ricerca e le conclusioni. o Vi sono fattori morfosintattici che si distribuiscono secondo diverse esigenze retoriche. La saggistica e manualistica sulla scrittura scientifica forniscono suggerimenti e indicazioni pratiche per l’uso di forme personali (= il tutto va in senso contrario rispetto al profilo sintattico caratteristico del LSP). Nell’inglese degli italiani il rapporto tra autore/comunità scientifica è ribaltato a favore di quest’ultima. La scrittura scientifica del XX secolo ha una sintassi più semplice ed un dettato caratterizzato da relazioni logiche meno esplicite ed una maggiore densità informativa.  La scrittura avrebbe un più basso tasso di frasi avverbiali e completive esplicite ed una maggiore frequenza di frasi relative e sintagmi nominali complessi. o Risulterebbe funzionale ma costituzionalmente poco adatta alla comunicazione scientifica rivolta ai profani. Le riviste scientifiche forniscono spesso indicazioni di stile da applicare a qualsiasi tipo di testo. Vi è l’invito a • Costruire frasi sintatticamente semplici. • Esplicitare i connettivi. • Usare coesivi appropriati. • Tenere vicini soggetto e verbo. Alcuni aspetti tipici della scrittura scientifica sono l’uso eccessivo dei verbi passivi e di formule attenuative. Non esiste una norma che definisca forme e contenuti di una cartella clinica ma vengono definiti alcuni requisiti essenziali relativi al contenuto, articolazione interna e strumento di valutazione.  Il contenuto deve rispondere ai requisiti di accuratezza, veridicità, pertinenza, completezza, rintracciabilità e chiarezza, eventualmente anche grazie a sistemi di codifica integrati da liste aggiuntive di termini e regole di composizione che formino un “vocabolario controllato” meno soggetto ad ambiguità. o Stile caratterizzato da periodi brevi a sviluppo accumulativo. Si usa parlare di alfabetizzazione sanitaria a proposito della disparità di conoscenze e di atteggiamenti del cittadino nei confronti della medicina. Il miglioramento coinvolge il sistema degli operatori della sanità, istruzione, cultura e cittadini, che devono svolgere un ruolo attivo e partecipe per diventare “cittadini competenti”. • Sono stati avviati molti progetti e servizi anche in Italia, nonostante il dibattito sulla riorganizzazione del Servizio Sanitario Nazionale rischi di essere ostacolo all’omogeneità informativa tra i cittadini. Comunicazione medico-paziente: il modello EBM e POEMS potrebbero tradursi nella “medicina narrativa”. Circostanza comunicativa particolare ➔ il medico deve comunicare al paziente uno stato di salute particolarmente infausto, dovendo far corso alla propria sensibilità ed alcune accortezze linguistiche.  Ci sono delle linee guida riconosciute internazionalmente che forniscono alcune indicazioni pratiche su come organizzare il discorso, suggerendo di suddividerlo in 6 fasi principali. o Si tratta di protocolli adatti ai diversi contesti culturali. Il testo del foglietto illustrativo risponde a esigenze comunicative diverse: infatti, la cautelativa dell’azienda produttrice deve combinarsi con quella informativa-descrittiva del foglietto stesso. Il rapporto tra casa farmaceutica e utente è impostato secondo criteri redazionali e linguistici che garantiscono la tutela della salute.  1992: i foglietti illustrativi diventano obbligatori per legge. Circolano, a livello europeo: o Linee guida per la redazione. o Strumenti di valutazione della leggibilità, messi a punto da EMEA ed AIFA. Sono stati approvati due schemi comunicativi diversi: • Schema domanda/risposta sui possibili quesiti dell’utente, con dettato semplice e comprensibile rivolto al destinatario. o Risvolti secondari (es. effetti collaterali) sono trattati in misura essenziale. • Nei secondi, le info sono più complesse, numerose ed esposte con uno stile impersonale. In Italia non si hanno norme relative alla gerarchizzazione delle informazioni; in Europa si consiglia un uso moderato della punteggiatura ed il ricorso a punti per formare elenchi + suggerimenti per fornire accanto al termine tecnico la spiegazione del significato. La comprensione è resa difficile dall’oscurità della terminologia tecnica e alla mancanza di gerarchizzazione delle nozioni (non sufficientemente distinte tra quelle intraspecialistiche e d’immediato interesse del fruitore). • Risultano opache alcune espressioni prescrittive, che per via di una cattiva formulazione non risultano immediatamente traducibili sul piano operativo. o Proposta di tradurre le prescrizioni in icone semplici e icone con divieto. Da un modello di lettore/paziente incompetente e passivo si è passati a un modello che mira a coinvolgere il paziente e chiedere la sua cooperazione ➔ cambio di atteggiamento che si concretizza con l’inversione di tendenza di alcuni usi linguistici, soprattutto sintattici. In particolare: • Riduzione di frasi al passivo con agente; preferenza a costrutti attivi con agente espresso. • Il ruolo di agente è affidato al lettore/paziente identificato. • Indicazioni e prescrizioni date in modo sesso, sono espresse con modi più attenuati (tramite l’uso di verbi modali). • Connotazioni persuasive e autopromozionali abbandonate a favore di contenuti informativi. Per le lingue romanze, queto stile è praticato nei foglietti francesi, meno in quelli spagnoli ed italiani.  Perché in Italia c’è una bassa alfabetizzazione sanitaria. I fraintendimenti indurrebbero a chiedersi perché non estendere anche ai farmaci un linguaggio più comprensibile e diretto. o Indicazioni ministeriali hanno invitato a una revisione della lingua dei foglietti illustrativi. La maggiore o minore leggibilità del testo si estende anche all’organizzazione interna del discorso; si osservano due limiti: • Mancata distinzione testuale e tipografica delle info destinate al paziente e medico. • Scarsa consapevolezza linguistica nel discriminante tra le varie categorie di tecnicismi specifici, che porta ad un uso inadeguato/improprio della glossa. Si notano: o Glosse non necessarie. o Glosse approssimative o inefficaci. o Glosse assenti per termini di medio o alto specialismo. La revisione produce inoltre soluzioni inutili, con l’introduzione di tecnicismi o coppie sinonimiche. Interventi mirati portano ad una maggiore trasparenza. Le frasi brevi rinforzano il tono perentorio di alcuni avvenimenti; alcuni connettivi esplicativi legano una frase o periodo all’altro garantendo maggiore chiarezza dei rapporti logici. Il lessico è di larga notorietà.  L’impianto testuale è ben scandito. Ad ogni capoverso corrisponde un contenuto diverso ma di pari importanza.  Lessico: ambito tecnico evitato nell’illustrazione dei sintomi e sfiorato nella loro complementarità. L’esigenza di una comunicazione più efficace è sentita nell’info sanitaria rivolta direttamente ai pazienti. Gli interventi a favore di una maggiore leggibilità riguardano diversi piani della lingua ➔ viene ridotto il lessico specialistico grazie a soppressioni e riformulazioni sintetiche, che semplificano la costruzione della frase. Il testo prodotto presenta un tema costante ed una struttura sintattica ripetuta. I mass media sono la principale fonte di informazione in materia sanitaria. Qui, la medicina è cura e prevenzione della salute ed ha tre principali livelli di comunicazione: educazione sanitaria, divulgazione sanitaria e informazione medico-sanitaria. • Alla medicina è stato riservato uno spazio nel palinsesto televisivo (accanto ad argomenti di taglio divulgativo vi sono temi quasi specialistici). o L’offerta televisiva sul tema “medicina e salute” si amplia a partire dagli anni 90 grazie alle trasmissioni, canali tematici offerti dalla tv satellitare, la diversificazione dei format che vedono potenziare fiction, campagne di informazione e reality. ▪ 2001-05: ascolto di notizie e trasmissioni televisive sul tema della salute registra un netto aumento. Il discorso medico in televisione presenta livelli di lingua diversi a seconda del taglio e finalità dei programmi: il lessico oscilla tra specialistico, quasi- specialistico, articolato ma estensivo ed una terminologia semplice e familiare; si ha un ventaglio di offerte che va dai servizi giornalistici, intrattenimento leggero ed info vera e propria.  Telegiornali: prevalenza tema biomedicina ed ambiente. o Biomedicina: dominio di medicina clinica, bioetica; non molta rilevanza a biologia applicata, psicologia e farmacologia. La tv amplifica pochi interessi prevalenti. I quotidiani danno risalto (in scala) alla biomedicina, ambiente, cultura e politica della scienza, scienze dure, scienze della vita e tecnologia. La qualità della comunicazione della stampa italiana che si occupa di salute risulta buona, attenta ai temi della ricerca e prevenzione ma non quelli dell’assistenza e servizi, nonché la dimensione sociale della malattia: la stampa potenzia le competenze tecniche del lettore proponendosi come mezzi di divulgazione di conoscenze. All’aumento di interesse nei confronti di medicina e salute non corrisponde un’informazione critica condotta da professionisti del settore. Il rischio di incompletezza e inadeguatezza per le notizie fornite dai quotidiani e settimanali italiani è alto quando si parla di medicina: aspetti collaterali alla notizia non ricevono la giusta considerazione e non sono messi sufficientemente in luce.  Nella comunicazione medica di quotidiani e tv non mancano ambiguità ed oscurità date da acronimi, eponimi, anglicismi e sinonimi che possono compromettere la comprensione del messaggio. Sono migliori i siti web: la loro affidabilità è valutabile in relazione a trasparenza dell’autore, definizione delle finalità, chiarezza delle fonti e rispetto della privacy ed è buona; la consultazione è sempre più frequente.  Le istituzioni sanitarie non corrispondono in misura adeguata alla domanda dei cittadini, in termini quantitativi e qualitativi. o Vengono usati come strumento di info su accesso e servizi. Internet è importante per aumentare la reciprocità della comunicazione tra mondo della medicina e cittadino comune e per potenziare gli strumenti di studio. La cattiva comunicazione dei media non è imputabile solo alle difficoltà date dal lessico tecnico ma anche ragioni più generali che hanno a che fare con il poco/mancato rispetto di norme fondamentali della pragmatica e testualità. La testualità delle inserzioni pubblicitarie prevede una componente verbale e iconica, distribuite a seconda della tipologia testuale ospitante.  La funzione informativa può risultare spesso depressa. o Il testo verbale della pubblicità dei farmaci risulta spinto verso il tono alto del tecnicismo ed appare limitata l’escursione di registro. Nelle pubblicità dei periodici delle varietà più basse si trovano spesso voci ignote ai dizionari. • Termini del 6-700, introdotti dagli economisti delle due principali entità amministrative della penisola (regno di Napoli e Lombardia). • Prestiti e calchi dal francese e dall’inglese. • Angloamericanismi. La lingua italiana da contributo al lessico economico internazionale con la pratica dei grandi mercanti e banchieri ed opere teoriche. Vi sono rideterminazioni di parole del linguaggio comune, dotate di alta intensità semantica. È abbondantissima la messe di testi disponibili, pubblicati in edizioni magistrali. L’escursione diatopica del lessico si riflette nelle varianti ortografiche e nella denominazione di monete, strumenti, professioni, ma anche nelle strutture del linguaggio specialistico, dove si trovano: • Un sistema coerente di abbreviazioni. • Modalità autonome di formazione delle parole: coppie antonimiche, suffissati o a suffisso zero; infiniti e participi sostantivati; famiglie lessicali e polirematiche. • Rideterminazioni in senso tecnico di parole della lingua comune; sostantivi, aggettivi e verbi. • Tecnicismi collaterali allo stato embrionale, di natura lessicale e microsintattica o locuzioni preposizionali fisse in accezione specializzata. • Frammenti di oralità, di tipo gergale. Compaiono tecniche di alleggerimento retorico- didascalico, rinvii a quanto detto e richiami a un bagaglio di conoscenze retoriche già acquisite, ma anche la suddivisione in paragrafi tematici ed ordinamento gerarchico. Nel 500 entrano in uso termini, si stabilizzano i significati moderni di tecnicismi già trecenteschi e rideterminazioni di termini del lessico comune.  Parte consistente del lessico economico si forma tra Medioevo e Rinascimento e lascia le tracce nella lingua successiva. La disciplina assume uno statuto autonomo e stabile sul piano teorico; si accompagnano una volgarizzazione della terminologia e l’avvio di una semplificazione ed unificazione del lessico. Ne consegue l’ingresso di prestiti e di calchi dall’inglese al francese e la riduzione delle varianti regionali.  Semplificazione e unificazione: la svolta riguarda l’economica politica, dove sono introdotti vocaboli e si fissano sintagmi e polirematiche. Rispetto al francese, che conquista più presto l'uniformità terminologica, gli economisti italiani mostrano incertezza tra più sinonimi concorrenti. • Il linguaggio della teoria economica conserva con più stabilità il significato dei termini, in quanto molto meno soggetto all'evoluzione teorica e tecnologica di quanto non accada in medicina e nelle scienze naturali. Parte della terminologia pratica rimane la stessa dei secoli precedenti. Nell'800 si fa sempre più rapido e intenso il processo di nazionalizzazione delle denominazioni locali, in quanto la lingua dell'economia entra in stretto rapporto col linguaggio dei nuovi apparati amministrativi e burocratici nazionali. Dopo l'età illuministica si vede una stasi nel processo di europeizzazione. La seconda rivoluzione industriale rinnova il lessico economico. La quota di prestiti non adattati dall'inglese si è arricchita a partire dalla seconda metà dell'800, a causa di: • Espansione economica dei paesi anglosassoni e Stati Uniti. • Prestigio di cui l'inglese gode. • Peso esercitato dalle grandi imprese multinazionali nell'orientare l'info economico- finanziaria. Lessico angloamericano con parole comuni anche nei media. In Italia, dagli anni 80 del 900, si usano forme di investimento più rischiose; i piccoli investitori cominciano ad acquistare fondi e azioni quotate in borsa. Metà anni 90, la nuova economia basata sugli scambi virtuali ed internet ha ingigantito il fenomeno. Gli effetti sui piccoli risparmiatori si manifestano in modo più o meno drammatico. Quali sono gli effetti sulla comunicazione e sulla lingua? • Aumento di info economico-finanziaria diffusa dai mezzi di comunicazione di massa. L'esposizione all'informazione economica ed il successo degli investimenti finanziari hanno prodotto sulla lingua due effetti: • Familiarizzazione con una quota crescente di vocabolario del settore. • Riduzione del diaframma che separa la comunicazione tra esperti e parlanti comuni. La banalizzazione e le esigenze di rapidità della comunicazione televisiva favoriscono l'immissione di lessico specialistico nella lingua quotidiana e l'abitudine a moduli sintattici semplificati tipici del gergo degli operatori. Inoltre, il successo della finanza virtuale è legato a quello dei nuovi mezzi di comunicazione telematici. Per ciò che riguarda il lessico: • Proliferazione degli anglicismi, soprattutto anglicismi integrali, adattamenti, neoformazioni ibride, forme accorciate e sigle. • Alto tasso di gergalismo, nonché una terminologia che tende a passare dalla comunicazione quotidiana dei professionisti alla lingua comune, senza intermediazione della divulgazione o didattica scolastica e universitaria e senza decantazione. • Prestiti adattati: caso anglo-italiano shortare. Sono molti gli anglicismi non adattati di medio e alto specialismo. • Dal lessico dell'economia provengono numerosi anglicismi "a scoppio ritardato", es. Spread. • Anche la presenza di falsi amici è vistosa, es. Public company e commodity. o Il problema dei falsi amici è annullato dagli effetti della globalizzazione sulla comunicazione d'impresa, dove l'uso dell'inglese è talmente radicato che un termine è immediatamente associato al concetto. La lingua commerciale del Medioevo contribuisce alla diffusione di numerosi arabismi, del lessico contabile e nella terminologia degli scambi. Poco presente è la componente di lessico classico: sono rarissimi i grecismi, che fanno parte del lessico del 600 e 700. Risulta folta la schiera degli anglolatinismi e francolatinismi, nonché parole latine che gli studiosi e gli operatori di economia e di politica inglesi e francesi misero in circolazione tra 600 e 800, con significati nuovi rispetto a quelli che avevano nel mondo romano. • Si ritrovano in contatto con latinismi già stabili fenomeni di interferenza non solo semantica, come bonus, avverbi minus e plus e ratio. Nel settore della formazione delle parole, il lessico economico-finanziario non presenta peculiarità significative: c'è la preferenza per alcune strutture morfologiche che accostano il linguaggio dell'economia a quello burocratico: sono molto frequenti i deverbali a suffisso zero, utili per nominalizzare verbi di tipo operativo e cooperare al desiderio di distanziarsi dal lessico quotidiano. É vicina al lessico burocratico la predilezione per i suffissati nominali in aggio, (a)zione che si sommano ai suffissati verbali in izzare e nominali in izzazione. • Lessico finanziario: tipici gli aggettivi in al/are. • Lessico giuridico: suffissati in ario/orio, nomi d’agente in tore, participi presenti e passati in funzione di sostantivi e aggettivi ma anche con valore verbale, gerundi in funzione aggettivale o sostantivale. Un riflesso è la sostantivazione di forme verbali con valore performativo. Molto alto è il numero dei composti e delle polirematiche.  Composti: frequenti le giustapposizioni nominali subordinative o coordinative.  Polirematiche: facilmente soggette a riduzione per ellissi. o Eponimi: alcuni rinviano agli studiosi che hanno formulato una legge o individuato tecniche di valutazione dello sviluppo economico. ▪ Spesso ricorda un luogo legato a un momento di svolta dell’economia nazionale o mondale, un accordo, un congresso in cui si sono fissati parametri o vincoli di natura macroeconomica. ▪ Può rinviare al nome di chi presiedeva l’assemblea da cui è scaturito un accordo o una procedura.  Termini confinati nella comunicazione degli esperti. Sigle e acronimi hanno funzione di rendere uniforme la coesione testuale e risparmiare spazio. Nella formazione convivono più criteri:  Sigla classica: formata con le iniziali delle principali parole di una forma nominale.  Acronimi parziali: spesso l’ordine è quello inglese. Le sigle sono pronunciate come parole comuni ma possono anche essere compitate. o La pronuncia è generalmente quella italiana, anche se negli anni Duemila la globalizzazione dei mercati ha imposto sempre più spesso quella inglese. o Tendono a diffondersi le sigle che sfruttano la predisposizione della lingua inglese per grafie simboliche composte da cifre o segni alfabetici che corrispondono nella pronuncia a parole di senso compiuto. Abbastanza frequenti sono anche le parole macedonia. Gli elementi numerici e simbolici hanno largo spazio e vi sono due tipologie principali: • Modelli grafici e formule di natura econometrica ➔ scrittura per specialisti o taglio didattico. • Tabelle di dati numerici ➔ divulgazione.  Il punto di riferimento è quello delle scienze dure; vi è inoltre il ricorso a iconismi convenzionali per rappresentare nozioni astratte. Il linguaggio dell’economia intrattiene un rapporto di stretta familiarità con quello della diplomazia e della politica. I testi destinati solo agli specialisti sono più freddi e puntano sul rigore metodologico e l’analisi quantitativa dei dati; la trattatistica e la divulgazione giornalistica ricorrono alla metafora espressiva. Nella scrittura giornalistica si mantengono una quota di tecnicismi specifici, mentre il linguaggio economico- finanziario riformula i propri contenuti. Apparato metaforico si raccoglie intorno a immagini di movimento, in genere dall’alto verso il basso o viceversa, con poche varianti. Si individuano due filoni di rappresentazione figurale:  Fisiologico: paragona il sistema economico a un organismo vivente. Sono di questo ambito: o Immagini che indicano allargamento o restringimento. o Traslati medici. o Rappresentazione del denaro come liquido, dal linguaggio della circolazione sanguigna. ▪ Il liquido attrae il campo figurale del surriscaldamento. Varianti andare in fumo, riformulazione evaporare o congelamento.  Fisico-meccanicistico: lo assimila a un edificio o a uno strumento. o Assimilazione ad una costruzione evidente in dissesto, crollo/terremoto, degrado monetario, buco, abbattere o ripianare. Vi è inoltre la raffigurazione dell’azione economica come mezzo di trasporto. Si usano paragoni marittimi (es. valute ancorate/disancorate, azienda insabbiata), terrestre (es. ammortizzatori sociali, frenata/accelerazione prezzi, manovra finanziaria, volano) ed aereo (es. l’economia non decolla, i titoli greci in picchiata, turbolenze dei mercati).  Numerosi termini da un significato concreto e puntuale sono passati a usi estesi e significati astratti (es. drenare, lievitare, prosciugare, raffreddare, rastrellare, scalare, scemare). Un terzo filone riconduce l’attività economica a un combattimento, gara sportiva o gioco. • I paragoni sportivi e guerreschi si possono confondere e derivare dal calcio, pugilato o alpinismo. Inoltre vi sono: • Prelievi dal lessico della bellezza o cucina. • Rideterminazioni in senso tecnico di termini comuni. • Quota di espressioni dell’economia e finanza che sono state assunte metaforicamente nel linguaggio comune. Espressioni metaforiche e riformulazioni eufemistiche sono il serbatoio di tecnicismi collaterali del linguaggio economico.
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