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Linguaggio e comunicazione, Sbobinature di Psicologia Generale

Linguaggio e comunicazione in psicologia generale: psicolinguistica, acquisizione del linguaggio, psicolinguistica di Chomsky, lessico, linguaggio parlato e scritto, produzione linguistica, linguaggio e pensiero.

Tipologia: Sbobinature

2021/2022

Caricato il 12/02/2023

Vittoriascarpa
Vittoriascarpa 🇮🇹

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Scarica Linguaggio e comunicazione e più Sbobinature in PDF di Psicologia Generale solo su Docsity! Linguaggio e Comunicazione Lo studio del linguaggio consiste nell’affrontare i processi psicologici che permettono di cogliere il significato dei messaggi verbali e di creare dei messaggi verbali partendo da certi contenuti mentali. IL RUOLO DELLA COMUNICAZIONE La comunicazione umana si distingue in: Comunicazione sociale: nota anche come comunicazione di massa, consiste nella trasmissione di una o più • informazioni da parte di pochi ad un’ampia platea attraverso strumenti tecnologici (stampa, televisione,…) Comunicazione interpersonale: riguarda un gruppo ristretto di persone in relazione tra loro. • ATTO COMUNICATIVO= singolo scambio di informazione. -Il modello di Shannon e Weaver (1949) Secondo il modello dei matematici Shannon e Weaver la comunicazione è il passaggio di un segnale da una fonte, attraverso un trasmettitore ed un canale, ad un destinatario grazie ad un recettore. Questa definizione centra l’attenzione sul canale tramite cui passa l’informazione e su come questo possa veicolare quest’ultima. Questo modello è integrato da alcuni concetti: Rumore: tutti gli elementi ambientali che interferiscono sulla trasmissione del segnale; • Ridondanza: ripetizione della codifica del messaggio per favorire quest’ultima. • Filtro: selezione di alcuni elementi del segnale durante il processo di decodifica. • Per la psicologia questione modello non è efficiente perché non tiene conto aspetti come l’elaborazione e la condivisione dei significati, l’intenzionalità ed il contesto. -L’analisi di Watzlawick (1967) Divide lo studio della comunicazione in tre sottosettori: Sintassi: tutte le problematiche riguardanti la codifica e alla decodifica dell’informazione, ai canali ed al • rumore (problemi sintattici). Semantica: riguarda il significato della comunicazione per i comunicanti (problemi semantici). • Pragmatica: riguarda gli effetti della comunicazione sul comportamento di coloro che parlano. • Per Watzlawick la comunicazione oltre ad essere l’analisi di ciò che viene detto è anche l’interazione che regola le relazioni in cui siamo immersi. La comunicazione verbale, paraverbale e non verbale Nel linguaggio parlato sono presenti tre aspetti della comunicazione: Comunicazione verbale: avviene attraverso l’uso del linguaggio, sia scritto che orale, e che utilizza regole • sintattiche e grammaticali. L’aspetto verbale ha il peso del solo 7% nella nostra comunicazione. Comunicazione non verbale: riguarda il linguaggio del corpo. Nella comunicazione l’aspetto non verbale ha • un’importanza pari al 55%. Viene divisa in tre aspetti: Cinesica: raccoglie i movimenti del corpo, le espressioni facciali, i gesti e la postura durante la ◦ comunicazione. Prossemica: analizza i messaggi forniti dal rapporto tra i comunicanti (l’avvicinarsi o l’allontanarsi, il ◦ volgere le spalle). Aptica: riguarda le azioni di contatto corporeo ( dare una carezza, appoggiare una mano sulla spalla). ◦ Durante la comunicazione è giusto dare importanza al contatto fisico e saperlo ponderare. Comunicazione paraverbale: è composta dagli aspetti «sonori» del linguaggio. Essa ha un peso del 38% e • solitamente viene suddivisa in quattro sottocomponenti: Tono: è la modulazione della voce. Esso dipende da vari fattori quali età, sesso, conformazione fisica, ◦ emotività ed aspetti caratteriali. Frequenza: è la caratteristica fisica del suono. Una voce può variare in base alla forma dell’onda ◦ vocale nell’aria (può essere più stridula o più roca). Ritmo: è la quantità di parole emesse in un’unità di tempo definita. ◦ Pause: vengono chiamate anche silenzi, e se utilizzate nel mezzo di un discorso hanno l’intento di ◦ attirare l’attenzione dell’uditorio. Comunicazione e Comprensione La comunicazione non si ferma al significato letterale verbale ma va oltre. Essa nasce quando tra due interlocutori sono chiare le intenzioni che hanno portato a determinate espressioni. Gli interlocutori infatti devono acquisire delle conoscenze che li istruiscano sui significati delle espressioni per capire ciò che viene inteso e saperne che può essere differente dal significato letterale. -Il principio di cooperazione di Grice (1975) Il linguista Paul Grice analizza la comunicazione dal punto di vista di intenzioni ed inferenze: il soggetto che parla ha l’intenzione di informare l’ascoltatore, mentre chi ascolta inferirà ciò che il parlante intende dire. Grice sostiene infatti che durante una conversazione si possono avere delle libertà ma che nonostante ciò ci siano delle regole da rispettare al fine di rispettare il principio di cooperazione. Alcune delle regole: «Non dire ciò per cui non hai prove adeguate», «Evita l’ambiguità», «Sii pertinente». LA PSICOLINGUISTICA Il materiale linguistico ha differenti livelli di complessità dettati da leggi e fenomeni propri per cui non è possibile prevedere il significato di una frase dal solo significato delle singole parole. La dimostrazione di ciò ci viene data dalla polisemia: alcuni vocaboli hanno un significato differente in base alla frase in cui vengono collocati. Per questo motivo le ricerche linguistiche vertono verso problematiche come: Lessico: studio del significato e del suo recupero dalla memoria. • Comprensione di frasi: studio della sintassi e della semantica come processi psicologici. • Comprensione di testi: studio della comprensione di brani, del riassunto e del ricordo. • Rapporto tra linguaggio e comunicazione: studio dei processi psicologici del parlare come la previsione • sul comportamento dell’ascoltatore. Produzione linguistica: studio dei processi psicologici che trasformano un’idea in messaggio verbale. • Lettura: è il secondo ambito della comprensione del linguaggio, il primo è l’ascolto. Durante la lettura il • nostro sguardo recepisce contemporaneamente più di una parola e può spostarsi avanti ed indietro. L’ascolto consiste invece nella ricezione di un termine alla volta ad un ritmo più op meno regolare. Relazione tra linguaggio e pensiero: è un problema su cui si sta ancora dibattendo, lo studio si incentra su • quale sia il rapporto tra sviluppo cognitivo e sviluppo linguistico, come questi si influenzino l’un l’altro e quale sia il processo prioritario tra i due. L’ACQUISIZIONE DEL LINGUAGGIO I bambini sviluppano la capacità di parlare attraversando una sequenza ordinata di quattro fasi: Fase «pre-linguistica»: è la prima fase di sviluppo e di • apprendimento del linguaggio e va da 0 a 10 mesi. 4-6 mesi: il bambino inizia ad emettere dei suoni linguistici ◦ grazie al modificarsi del suo apparato orale. 6 mesi: il bambino inizia a controllare l’emissione ◦ consonantica ed a esprimersi in sillabe (lallazione). Fase «monoverbale»: fase che va dai 10 ai 24 mesi, in essa il • bambino per comunicare utilizza una parola alla volta e scopre nuove concatenazioni di suoni. 12-18 mesi: utilizzo di parole riferite correttamente ad ◦ oggetti o a persone. Fase del linguaggio «telegrafico» • 18-24 mesi: il bambino inizia a combinare termini tra loro ◦ formando delle espressioni e strutturando delle prime frasi utilizzando un linguaggio telegrafico (linguaggio privo di articoli ed avverbi). Fase dell’«acquisizione grammaticale e sintattica»: il bambino aumenta le capacità di comunicazione e i • fattori interpersonali sottintesi in essa. Durante l’acquisizione del linguaggio i bambini spesso estendono erroneamente un significato di una parola a più concetti di quanti la parola stessa includa. Questo fenomeno di adattamento viene chiamato errore di sovraestensione. I bambini di 4-5 anni dimostrano una buona padronanza delle regole grammaticali e dei significati ma solo più avanti rifletteranno su di esso. Gli studiosi per studiare l’acquisizione del linguaggio hanno proposto due meccanismi: Chi ascolta oltre a informazioni prosodiche (riportate in tabella) riceve anche informazioni percettive: altezza del suono, il volume e la durata. Questo tipo di informazioni vengono acquisite per un brevissimo tempo nella memoria ecoica che dopo aver registrato gli elementi fisici del segnale acustico passa l’informazione alla memoria di lavoro che elabora, mantiene o elimina l’informazione. Il riconoscimento di un parola non avviene nello stesso modo nel parlato e nello scritto: Scritto: si dispone dell’aspetto fisico della scrittura che permette il riconoscimento delle lettere una ad una • e, grazie all’effetto di superiorità della parola, successivamente della parola stessa e quindi della frase. Parlato: si dispone di una serie di suoni segmentati ed elaborati per assegnare loro un significato. Più si va • avanti con l’ascolto delle parti di una parola (sillabe) più la parola verrà riconosciuta senza incertezza: per questo la parola dispone di un punto di unicità che la fa riconoscere con sicurezza. -Il processo di comprensione Il processo di comprensione del linguaggio parlato è diviso in tre fasi: Accesso: si attiva la coorte di parole possibili fra le quali scegliere; 1. Selezione: fase in cui viene selezionata la parola corretta; 2. Integrazione: la parola selezionata viene integrata nella sintassi e nella semantica della frase. 3. È stato inoltre studiato che durante l’ascolto è assai importante il contesto, ad esempio si ritiene molto importante il movimento delle labbra che se osservato dall’ascoltatore può dare maggiori informazioni per capire il significato. IL LINGUAGGIO SCRITTO Leggere richiede numerosi processi percettivi e cognitivi. La percezione dello scritto È possibile leggere grazie al movimento oculare che percorre le righe da sinistra a destra e talvolta anche da destra a sinistra. Lo sguardo coglie una certa quantità di testo (span percettivo) che varia a seconda della grandezza dei caratteri, in media il nostro occhio legge 3-4 caratteri a sinistra e 15 a destra. Ciò fa capire che le informazioni non provengono solo da ciò che stiamo leggendo, che viene proiettata sulla fovea, ma anche da altre parti del testo che riusciamo a percepire tramite zone più periferiche della retina (visione parafoveale o periferica). Nel 1987 Rayner e Pollatsek sostennero che esistono aree ed esplorazioni differenti in cui si svolgono questi processi. Essi individuarono: Span percettivo totale: tutto ciò che è fonte di informazione per la lettura; • Span di riconoscimento di lettere: in cui vi sono gli elementi per identificare le lettere dell’alfabeto; • Span di riconoscimento di parole: in cui vi sono gli elementi per identificare i vocaboli. • -Il modello di attivazione interattiva ( Interactive Activation Model) Gli studiosi Mc Clelland e Rumelhart tra il 1981 e il 1982 riprodussero l’effetto di superiorità della parola di Reicher del 1969 che presentava alcune caratteristiche: Multistrato: si riconosce in tre livelli: • Livello delle caratteristiche; ◦ Livello della rappresentazione delle singole lettere; ◦ livello della rappresentazione delle parole. ◦ Parallelo: secondo due modalità: • 1- elabora contemporaneamente quattro lettere; 2- il processo di lettura coinvolge più livelli di elaborazione e per questo non è necessario riconoscere tutte le lettere per comprendere una parola. Interattivo: poiché nell’identificazione di lettere e parole sono coinvolti contemporaneamente sia processi • µ PARLATO SCRITTO AMBIENTESTERNO inguiscesunacomprensione aicionesistaascatanao insiviscesuecacomprensione dicioenesistaieagenao DURATADELL'INPUT resocaramanaveccitaconni parcacnitiencicaiscorso regocaraaaiettoreano piacimento epossianeripeterennasrase ounconcato c'possineriieggereintesto Ripetizione avantevateensecessorio paraemocrovicinatraiono aaringiessione paraesenaistanziatespesso SEGMENTAZIONE distanzaaaraoanepansee ancneaanapunteggiatura izz bottom-up che processi top-down. L’effetto di superiorità della parola si applica sia sulle parole più frequenti sia su quelle meno utilizzate allo stesso modo, nonostante quelle più comuni vengano riconosciute più facilmente poiché hanno un maggior livello di attivazione a riposo. Grazie ad alcuni studi sui movimenti oculari sono nate delle ipotesi sui microprocessi sottostanti alla comprensione. Nel 1981 Carpenter e Just identificarono diversi momenti della comprensione durante la lettura: Momento legato ai processi percettivi: ci si sofferma sulla singola parola letta per riconoscerne la forma 1. visiva; Codifica lessicale: riconoscimento del significato della parola. 2. La maggior parte degli studi sul riconoscimento della parola teorizzano anche l’esistenza di un lessico mentale che immagazzina le informazioni riguardo il modo in cui vengono scritte e pronunciate le parole, il significato e le caratteristiche grammaticali di queste. Tutto ciò può essere utilizzato correttamente solo se anche tutti gli altri processi di comprensione ne hanno accesso. Nel 1987 Just e Carpenter teorizzano due modelli di ricerca del significato della parola: Il modello della ricerca: il processo prende in considerazione tutti i significati fino ad ottenere quello 1. adatto. Il modello dell’accesso diretto: sostiene che il lettore possiede una sorta di indice che permette di arrivare 2. subito al significato corretto senza dover prima esaminare tutti gli altri. Durante la lettura si verificano alcuni fenomeni specifici: Effetto frequenza: le parole usate maggiormente hanno un accesso più rapido al magazzino lessicale; • Le parole con più significati, sebbene ambigue, vengono rilevate con il significato più adatto al contesto; • Le parole sconosciute ma composte da elementi familiari vengono comprese con facilità; • Le parole se inserite in un contesto apposito vengono riconosciute più facilmente di quelle che non lo • sono. Dopo aver compreso la parola ed il suo significato nella frase il passo successivo è quello di spezzettare quest’ultima nelle sue componenti grammaticali e capire da che tipo di relazione sono legate applicando l’analisi sintattica: Inizia dall’ordine delle parole: spesso solo grazie a questo si può capire la funzione grammaticale di una 1. parola in una frase. Es: solo grazie all’ordine spesso capiamo la differenza tra soggetto e complemento oggetto. Classe grammaticale: dà informazioni sulla parola e su quelle ad essa vicine. 2. Parole funzione: sono preposizioni, congiunzioni e i vari aggettivi. Se presenti determinano la presenza di 3. un nuovo costituente sintattico o di una subordinata. Suffissi e prefissi: aiutano a capire la funzione grammaticale di una parola. Es: “mente” indica un 4. avverbio. Significato delle parole 5. Segni di punteggiatura: indicano la fine di una preposizione e l’eventuale inizio di una nuova. 6. Per capire le relazioni concettuali è necessaria l’analisi semantica, la quale secondo Just e Carpenter avviene attraverso l’utilizzo di uno schema a tre spazi che vengono pian piano riempiti. LA PRODUZIONE LINGUISTICA La prima fase per la formulazione di una frase è la formulazione del contenuto che essa deve trasmettere. Successivamente si svolgono vari processi in cui si forma la struttura sintattica della frase. Dopo aver formato la struttura sintattica si sceglie il vocabolo corretto. Nonostante questi meticolosi processi nella formazione di una frase sappiamo dell’esistenza di alcuni errori linguistici che spesso sono dovuti al fatto che vocaboli simili a quello da utilizzare vengono messi in «attivazione» e quindi più pronti ad essere usati rispetto ad altri. Agli studiosi Garrett e Stemberger si devono la maggior parte delle conoscenze sugli errori linguistici. Essi raccolsero una serie di errori che suddivisero in: Errori grammaticali; • Errori di significato; • Errori utili a capire i meccanismi dell’emissione del suono. • -Fenomeno «sulla punta della lingua» Nel 1966 Brown e McNeill teorizzarono questo fenomeno attraverso degli esperimenti che consistevano nella lettura di una lista di vocaboli inusuali seguita dalla richiesta di identificazione delle parole da parte del soggetto esaminato. Se il soggetto non trovava il termine corretto cercava comunque di ricordarne la prima lettera o le prime sillabe, questo significava che egli disponeva in ogni caso di alcune informazioni riguardanti quella parola. Questo esperimento sostiene la teoria di Garrett del 1976 in cui sostiene che l’individuo possiede un’idea astratta alla quale associa parole adatte a descriverla. -Spoonerismo Errore linguistico che consiste nello scambio della prima lettera o delle prime lettere di una parola stravolgendo completamente il significato di una frase. Esempio: «Work is the curse of the drinking class» invece di «Drink is the curse of the working class». LINGUAGGIO E TRASFORMAZIONI LINGUISTICHE Il contenuto di una frase può essere trasmesso in modi differenti: Si può esprimere lo stesso concetto riformulando una frase composta da sinonimi; • Rendendo la frase al passivo. • La trasformazione della frase da attiva a passiva ne riduce però l’immediatezza dell’elaborazione cognitiva. Esempio: «A precede B» avrà una risposta cognitiva più rapida rispetto a «A è seguito da B». Le stesse difficoltà che incontra l’elaborazione cognitiva nelle frasi passive vengono trasportate anche nelle frasi negative. Esempio: «A non segue B» avrà una risposta cognitiva più lenta rispetto a «B segue A». LINGUAGGIO E PENSIERO Linguaggio e pensiero sono strettamente legati tra loro. A dare delle soluzioni a questo legame sono stati comportamentismo, innatismo e cognitivismo. L’ipotesi comportamentista: sostenuta da Skinner nel 1957, afferma che l’apprendimento del linguaggio • dipende dai rinforzi ricevuti dai bambini in relazione alle risposte verbali prodotte. Alla fine degli anni ‘50 Mowrer darà ulteriore importanza all’imitazione nell’apprendimento de suoni corretti. Critiche: il linguaggio è troppo complesso per essere spiegato con il concetto di stimolo-risposta ed ◦ inoltre non si tiene conto della creatività. L’ipotesi innatista: sottolinea gli aspetti biologici del linguaggio sostenendo la sua indipendenza dalle altre • funzioni cognitive. Chomsky nel 1968 sosterrà l’esistenza di un meccanismo cerebrale innato specializzato nell’acquisizione del linguaggio. La struttura innata è chiamata grammatica universale a cui appartiene la sintassi universale che ci permette di trasformare i significati in parole. A sostegno della propria tesi Chomsky richiama l’universalità dello sviluppo evolutivo degli esseri umani. Attualmente esistono varie versioni dell’ipotesi innatista: Piattelli- Palmarini nel 1989 sosterranno una teoria secondo cui l’acquisizione del linguaggio avviene 1. tramite una specificazione di parametri che vengono utilizzati secondo determinate caratteristiche di ogni lingua. Nel 1997 Pinker sottolineò la funzione indipendente del linguaggio rispetto al pensiero. 2. Bickerton nel 1988 ipotizza l’esistenza di una facoltà innata specifica contenente un modello di linguaggio 3. in modo che questo si possa sviluppare anche in assenza di input. Egli nella facoltà del linguaggio distingue tra componente concettuale che fornisce i significati di base e componente computazionale che traduce i significati in enunciati linguistici. Critiche: l’ipotesi innatista non considera gli aspetti funzionali e sociali del linguaggio. ◦ L’ipotesi cognitivista: sostenuta da Piaget tra il 1964 ed il 1967, afferma che il linguaggio è il riflesso dello • sviluppo cognitivo e non lo sviluppo stesso. Vigotskij nel 1966 sottolinea che il funzionamento del pensiero è indipendente dal linguaggio solo nei bambini piccoli, ma che con il passare del tempo si integrano in un processo di reciproco potenziamento. Critiche: i cognitivisti non tengono conto del fatto che l’apprendimento del linguaggio avviene in tempi ◦ inferiori rispetto allo sviluppo cognitivo del bambino. La relatività linguistica Nel 1956 Whorf affermò, con la sua teoria della relatività linguistica, che diversi linguaggi implicano differenti percezioni della realtà e che quindi persone che parlano lingue differenti pensano in maniere diverse. Whorf sostiene che non sono solo le parole al creare questa differenza ma anche alcuni elementi come il genere, il numero, i tempi e le forme verbali. Questa tesi è sostenuta da molti studi sul linguaggio parlato. Esempio: le persone bilingue presentano personalità differenti in base alla lingua parlata in quel
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