Docsity
Docsity

Prepara i tuoi esami
Prepara i tuoi esami

Studia grazie alle numerose risorse presenti su Docsity


Ottieni i punti per scaricare
Ottieni i punti per scaricare

Guadagna punti aiutando altri studenti oppure acquistali con un piano Premium


Guide e consigli
Guide e consigli

Linguaggio e problemi della conoscenza - Chomsky - riassunto, Appunti di Linguistica Generale

riassunto del libro "Linguaggio e problemi della conoscenza" di Chomsky

Tipologia: Appunti

2020/2021
In offerta
30 Punti
Discount

Offerta a tempo limitato


Caricato il 21/04/2022

gaia_frola
gaia_frola 🇮🇹

4

(18)

2 documenti

1 / 14

Toggle sidebar
Discount

In offerta

Spesso scaricati insieme


Documenti correlati


Anteprima parziale del testo

Scarica Linguaggio e problemi della conoscenza - Chomsky - riassunto e più Appunti in PDF di Linguistica Generale solo su Docsity! RIASSUNTO LINGUAGGIO E PROBLEMI DELLA CONOSCENZA - CHOMSKY 1 Contesto generale del linguaggio. Questo contesto si divide in due aspetti: la tradizione della filosofia occidentale e della psicologia, e il tentativo della scienza contemporanea di affrontare le domande tradizionali alla luce di ciò che sappiamo o possiamo sperare di conoscere riguardo agli organismi viventi e riguardo il cervello.Ci sono varie ragioni per cui il linguaggio ha un significato particolare per lo studio della natura umana, una ragione è che il linguaggio sembra veramente essere una proprietà legata alla specie, una proprietà unica della specie umana nella sua essenza e comune alla nostra dotazione biologica. Infine, il linguaggio è relativamente accessibile allo studio. Questo tema è abbastanza differente da altri, come: la capacità di risolvere problemi, la creatività artistica, etc. Non c’è distinzione tra scienza e filosofia, e se c’è è una divisione “recente”. I più grandi filosofi sono anche i più grandi scienziati della storia (ex. Cartesio, David Hume). Infatti, il termine filosofia era utilizzato per includere ciò che noi chiameremmo scienza. Una persona che parla una lingua ha sviluppato un certo sistema di conoscenza, dotato di una qualche rappresentazione all’interno della mente e, in ultima istanza, all’interno del cervello secondo una certa configurazione fisica. Questa indagine ci porta a dei quesiti: 1. Qual è questo sistema di conoscenza? Cosa c’è nella mente/cervello di un parlante della linguainglese, italiana o giapponese? La prima domanda costituiva il tema centrale della ricerca nella grammatica filosofica. 2. In che modo si utilizza questa conoscenza nel parlato (o in sistemi secondari come la scrittura)? La seconda è un caso speciale, che possiamo chiamare problema di Platone. Il problema in sostanza è il seguente: ‹‹ come mail gli esseri umani, il cui contatto con il mondo è così breve, personale e limitato, sono in grado di avere una conoscenza così ampia come di fatto hanno? ››. Platone illustrò il problema tramite il primo esperimento psicologico del quale si abbia memoria. Nel Menone Socrate dimostra che un giovane schiavo privo di istruzione conosce i principi della geometria. Questo esperimento solleva un problema che rimane tuttora insoluto: come ha fatto il giovane schiavo a trovare le verità della geometria senza istruzioni o informazioni? Platone propose una risposta al problema: la conoscenza veniva ricordata sulla base di un’esistenza precedente, e veniva risvegliata nella mente del giovane schiavo dalle domande che gli poneva Socrate. Una variante moderna sarebbe che certi aspetti della nostra conoscenza e della nostra comprensione sono innati cioè parte del patrimonio biologico, esattamente come quegli elementi della nostra natura comune che fanno sì che ci crescano le braccia e le gambe, e non le ali. 3. In che modo si utilizza questa conoscenza nel parlato (o in sistemi secondari come la scritutra)? Questa domanda può essere considerata sotto duplice aspetto: il problema della percezione e il problema della produzione. Il primo problema ha a che vedere con il mondo in cui interpretiamo ciò che sentiamo. Il problema della produzione, invece, riguarda ciò che diciamo e perché lo diciamo. In questa domanda si trova il problema insolvibile dell’ ‹‹ aspetto creativo del linguaggio››. Cartesio e i suoi seguaci osservarono che l’uso normale del linguaggio è costantemente innovativo,non conosce limiti, è apparentemente libero da stimoli esterni; è coerente e appropriato alle situazioni. Un discorso non consiste in una serie di enunciati casuali ma si adatta alla situazione che lo ha evocato pur senza averlo causato. Così, l’uso normale del linguaggio è libero e non determinato, pur essendo appropriato alle situazioni; e viene riconosciuto come appropriato anche da altri partecipanti alla situazione.Il comportamento di una persona può essere predicibile, ma cionondimeno sono liberi, in un modo unico, nel senso che non sono costretti a fare ciò che sono incitati o invogliati a fare.Per i cartesiani l’aspetto creativo dell’uso del linguaggio fornisce la prova migliore che un altro organismo che assomiglia al nostro possiede una mente come la nostra. L’aspetto creativo del linguaggio fu anche utilizzato come uno degli argomenti centrali sui quali fondare la conclusione che gli esseri umani sono diversi da qualsiasi altra cosa all’interno del mondo fisico. 4. Quali sono i meccanismi fisici che fungono da base materiale per questo sistema di conoscenza e per l’uso di questa conoscenza? A questa domanda ancora non si ha una risposta, lo studio della mente/cervello è (diciamo) in un vicolo cieco. Nella misura in cui la linguistica è in grado di fornire una risposta alle domande 1, 2 e 3, la scienza che si occupa del cervello può iniziare ad esplorare i meccanismi fisici che manifestano le proprietà rivelate dalla teoria linguistica astratta. Si può solo dire che quando si parla di mente, si parla, ad un certo livello di astrazione, di meccanismi fisici del cervello ancora ignoti. Nello studio del linguaggio si procede in maniera astratta, al livello della mente, e si spera anche di essere in grado di comprendere il modo in cui le entità costruite a questo livello astratto e le loro proprietà e i principi che le regolano possano essere spiegati nei termini di proprietà del cervello.Il mentalismo contemporaneo è un passo avanti nell’assimilare la psicologia e la linguistica all’interno delle scienze fisiche. Rispetto alle domande 1 e 2 e all’aspetto della percezione della domanda 3, c’è molto da dire. Domande 1 e 3 (cosa costruisce il linguaggio e come viene utilizzato): Spesso si sostiene che parlare e comprendere un linguaggio significhi avere una certa capacità ed una certa abilità. Si sostiene inoltre che le capacità e le abilità siano I fatti sono noti sulla basi di una dotazione biologica precedente ad ogni esperienza e che entra nella determinazione del significato delle parole con notevole precisione e sicuramente non in modo che derivi necessariamente come conseguenza logica. I concetti che sono disponibili, indipendentemente dall’esperienza, entrano nelle strutture di sistemi basati su certe nozioni elementari e ricorrenti e su principi combinatori. Il bambino si accosta alla lingua dotato di una comprensione intuitiva di concetti come oggetto fisico, intenzione umana, volontà, causa, scopo, etc. Questi costituiscono un quadro di riferimento per il pensiero e per il linguaggio e sono comuni a tutte le lingue della terra. Anche quando le parole non corrispondono esattamente nel passaggio da una lingua all’altra, lo schema concettuale nel quale esse trovano la loro collazione è una proprietà comune a tutti gli uomini. Alcuni enunciati sono conosciuti come validi indipendentemente da qualsiasi esperienza. Essi sono ciò che viene definito verità di significato, non verità empirica. La ricerca empirica può aiutare a chiarificare lo status di un enunciato come verità di significato o verità di fatto: per esempio, la ricerca nel campo dell’acquisizione del linguaggio e nel campo delle variazioni fra le lingue. Sembra che il bambino si accosti al compito di acquisire il linguaggio con un ricco schema concettuale già instaurato ed anche con un ricco sistema di assunti circa la struttura del suono e la struttura degli enunciati più complessi. Essi costituiscono una parte della dotazione biologica umana, che deve essere risvegliata dall’esperienza ed affinata nel corso delle interazioni del bambino con il mondo umano materiale. 2 La mente/cervello di un uomo è un sistema complesso con vari componenti che interagiscono, uno dei quali possiamo chiamare facoltà del linguaggio. Questo sistema sembra essere sostanzialmente unico della specie umana e comune ai membri della specie. La facoltà del linguaggio determina una lingua particolare: questa lingua determina un ampio spettro di fenomeni potenziali che superano di gran lunga i dati offerti. dati → facoltà del linguaggio → lingua → espressioni strutturate Quando parliamo di lingua abbiamo in mente un qualche fenomeno sociale, una proprietà di cui una certa comunità è dotata. La facoltà del linguaggio si rivela essere una proprietà esclusiva della specie umana. Altri organismi possono avere il loro sistema di comunicazione ma questi hanno proprietà radicalmente diverse dal linguaggio umano. Il linguaggio si usa per esprimere il pensiero, per stabilire relazioni interpersonali senza particolari preoccupazioni per la comunicazione. Inoltre, la facoltà del linguaggio conferisce enormi vantaggi ad una specie che la possiede. La facoltà del linguaggio funziona anche negli esseri umani che hanno gravi patologie e privazioni. Ci sono casi di persone che hanno acquisito le sfumature e le complessità del linguaggio normale fino ad un notevole livello di sofisticatezza anche se sono ciechi e sordi dalla giovane età.Questi esempi illustrano come dati molto limitati possano esser sufficienti per la facoltà del linguaggio della mente/cervello a fornire una lingua ricca e complessa, dotata di molto dei dettagli e delle raffinatezze di cui è dotata una lingua di persone che non hanno avuto simili privazioni. In sostanza, la facoltà del linguaggio sembra essere una proprietà della specie, comune a tutti i membri ed essenzialmente unica rispetto alle altre specie, in grado di produrre un linguaggio ricco e altamente articolato e complesso sulla base di dati abbastanza rudimentali. Il linguaggio che si sviluppa in questo modo ha profonde relazioni con il pensiero e la comprensione e costituisce una parte essenziale della nostra natura. Il bambino che impara l’italiano o qualsiasi altra lingua umana sa, prima di ogni esperienza, che le regole dipendono dalla struttura. Non c’è alcuna ragione logica per la quale il linguaggio utilizzi delle regole dipendenti dalla struttura e non lineari. Si possono costruire facilmente delle lingue che utilizzano regole lineari computazionalmente più semplici, ma i bambini farebbero molta fatica ad imparare questa lingua semplice, mentre imparano con molta più semplicità lingue più complesse come quelle umane. Allo stesso modo i parlanti adulti troverebbero difficile utilizzare questi linguaggi formalmente più semplici perché dovrebbero eseguire operazioni computazionali a livello cosciente invece di appoggiarsi ai meccanismi forniti dalla facoltà del linguaggio.Questa può essere una possibile soluzione al problema di Platone. La facoltà del linguaggio è una componente della mente/cervello, parte della dotazione biologica dell’uomo. Una volta messo a contatto con i dati, il bambino sviluppa il linguaggio, un sistema computazionale di un certo tipo che fornisce rappresentazioni strutturate delle espressioni linguistiche che determinano il loro suono e il significato. Grammatica universale La grammatica universale mira alla formulazione dei principi che entrano nel funzionamento della facoltà del linguaggio. Essa include i principi che regolano le dipendenze dalla struttura, quelli che determinano che un pronome deve essere libero nel suo dominio, che determinano un’asimmetria tra il soggetto e l’oggetto. I principi della grammatica universale non conoscono eccezioni perché costituiscono la facoltà stessa del linguaggio, cioè lo schema costitutivo di ogni particolare lingua umana, la base per l’acquisizione del linguaggio. I principi fondamentali della grammatica sono dotati di parametri, che possono essere fissati sulla base dell’esperienza in un modo o nell’altro. Possiamo pensare alla facoltà del linguaggio come ad una rete intricata e complessa di un certo tipo associata ad un dispositivo di interruttori in grado di assumere una posizione tra due possibili. Gli interruttori assumono una delle configurazioni possibili, allora il sistema funziona in accordo con la sua natura, ma in modi differenti secondo il tipo di configurazione. La rete di connessioni costituita in tal modo è il sistema di principi della grammatica universale; gli interruttori sono i parametri che devono essere fissati dall’esperienza. Ogni possibile configurazione dei parametri determina una lingua particolare. L’acquisizione di una lingua è in parte un processo di fissazione di valori per gli interruttori sulla base dei dati a cui si è esposti, un processo di fissazione dei parametri. 5 Riprendiamo in esame i 4 quesiti iniziali. Il primo ha priorità logica sugli altri. Possiamo delineare il primo quesito in modo descrittivo, cioè: si tenta di costruire una grammatica, una teoria di una lingua particolare che descriva il modo nel quale questa lingua assegna rappresentazioni mentali specifiche a ciascuna espressione linguistica, determinando la sua forma e il suo significato. Possiamo anche dargli un secondo compito, dove si tenta di costruire una teoria della grammatica universale, una teoria di principi stabiliti e invariati che costituiscono la facoltà del linguaggio umano ed i parametri di variazione ad essi associati. Da qui si possono realmente dedurre le lingue particolari fissando i parametri in un modo o nell’altro. Inoltre, si può spiegare il motivo per il quale le frasi di una lingua abbiano la forma e il significato che hanno derivando le loro rappresentazioni strutturarli dai principi della grammatica universale. Il quesito due è un caso speciale del problema di Platone che sorge in relazione allo studio del linguaggio. Possiamo risolvere il problema solamente nella misura in cui siamo stati in grado di costruire una teoria della grammatica universale. L’apprendimento di una lingua, allora, è il processo di determinazione dei valori dei parametri lasciati aperti dalla grammatica universale. In realtà, l’apprendimento di una lingua non è una cosa che il bambino compie, bensì è qualcosa che a un bambino messo posto nell’ambiente giusto capita. L’ambiente determina il modo in cui i parametri della grammatica universale assumono una certa configurazione. Il quesito tre ha due aspetti: l’aspetto inerente alla percezione e quello inerente alla produzione. Di conseguenza si vuol sapere come chi ha acquisito il linguaggio utilizzi la propria conoscenza per comprendere ciò che ha udito e per esprimere dei pensieri. L’aspetto inerente alla produzione può essere chiamato anche (secondo Chomsky) problema di Cartesio; un problema che pone al suo centro l’aspetto creativo dell’uso del linguaggio. Perché una persona comprenda un’espressione linguistica, la mente/cervello deve comprendere la sua forma fonetica e le sue parole e quindi utilizzare i principi della grammatica universale e i valori dei parametri per proiettare una rappresentazione strutturale di questa espressione e determinare il modo in cui si associano le sue parti. Del quesito quattro non si è detto niente. Parte del problema dell’intraprendere un tale compito sta nel fatto che gli esperimenti con soggetti umani sono esclusi per motivi etici; quindi, i ricercatori devono limitarsi agli ‹‹esperimenti naturali››: traumi, affezioni patologiche, etc. Il tentativo di scoprire i meccanismi cerebrali in queste condizioni è estremamente arduo. Problema di Cartesio moto, il complesso occhio-cervello lo vedrà, ma una mosca morta posta lungo la linea dello sguardo non arriverà i meccanismi visivi e non verrà vista. La facoltà del linguaggio non include il principio di rigidità o i principi che governano il movimento apparente e la facoltà della vita non include i principi della teoria del legamento, la teoria del caso, la dipendenza strutturale, etc. Pare che la mente sia modulare, cioè costituita da sistemi separati, dotati di loro proprietà, che interagiscono fra loro. Sembrano esserci prove empiriche schiaccianti, che gli aspetti fondamentali della nostra vita mentale e sociale, sono determinati come parte della nostra dotazione biologica e non acquisiti tramite l’apprendimento. Gli organi si sviluppano per servire ad uno scopo e, quando hanno raggiunto per servire ad uno scopo e, quando hanno raggiunto una certa forma nel processo evolutivo, diventano disponibili per scopi diversi. È stato suggerito che lo sviluppo delle ali degli insetti segue questo modello. Gli insetti hanno il problema dello scambio di calore e le ali rudimentali possono svolgere questa funzione. Quando raggiungono una certa dimensione, diventano meno utili a questo scopo ma possono essere più utili per volare, a questo punto si evolvono in vere ali. Prendiamo la facoltà umana di enumerare. I bambini hanno la capacità di acquisire il sistema dei numeri, sono anche in grado di acquisire prontamente le tecniche del calcolo aritmetico. Se un bambino non sapesse già che è possibile aggiungere un’unità all’infinito, non imparerebbe mai questo fatto. Sembra che questa capacità, come nel caso della capacità del linguaggio, stia oltre la portata intellettuale dell’uomo. La proprietà più elementare del sistema dei numeri è che le serie dei numeri vanno avanti all’infinito: se ne può sempre aggiungere uno. Esistono ancora oggi delle culture che non hanno fatto uso di questa facoltà; ma sicuramente la possiedono, la capacità è presente ma latente. È possibile che la facoltà di enumerazione si sia sviluppata come prodotto collaterale della facoltà del linguaggio. Quest’ultima possiede dei tratti che sono alquanto inusuali, forse unici. In termini tecnici possiede la proprietà di ‹‹infinità discreta››, cioè ogni frase ha un numero fisso di parole e non c’è un limite per principio a quante parole possa contenere una frase. Altri sistemi conosciuti nel mondo animale sono del tutto differenti (es. sistema dei richiami delle scimmie, linguaggio api). Il linguaggio umano possiede questa insolita proprietà dell’infinità discreta, e lo stesso vale per la facoltà di enumerazione, che mantiene il meccanismo di infinità discreta ed elimina le altre caratteristiche speciali del linguaggio 6 La facoltà del linguaggio umana sembra essere una vera ‹‹proprietà della specie››, che varia in misura minima tra gli esseri umani e che non ha equivalenti significativi altrove. La facoltà del linguaggio entra in maniera cruciale in ogni aspetto della vita, del pensiero e delle interazioni umani.È in larga misura responsabile del fatto che gli esseri umani siano gli unici nel mondo biologico ad avere una storia, un’evoluzione e una diversità culturale di qualche complessità e ricchezza, e addirittura un successo biologico in un senso tecnico, per cui il loro numero è tanto elevato. Il linguaggio umano è basato su una proprietà elementare che sembra a sua volta isolata dal punto di vista biologico: la proprietà dell’infinità discreta, che appare nella sua forma più pure nei numeri naturali. I bambini non imparano questa proprietà; se la mente non ne possedesse già i principi di base, nessun tipo di evidenza potrebbe fornirgli. È ragionevole pensare alla facoltà del linguaggio come un ‹‹organo di linguaggio›› nel senso in cui gli scienziati parlano del sistema visivo, o del sistema immunitario come organi del corpo. Inteso in questo modo, è un sottosistema di una struttura più complessa. È chiaro che ogni lingua è il risultato dell’interazione di due fattori: lo stato iniziale e il corso dell’esperienza. si può pensare allo stato iniziale come a un ‹‹dispositivo di acquisizione del linguaggio›› che prende l’esperienza come input e dà la lingua come output – un output internamente rappresentato nella mente/cervello. Tanto l’input quanto l’output sono accessibili all’indagine: si può studiare il corso dell’esperienza e le proprietà delle lingue che vengono acquisite. Una lingua è qualcosa come ‹‹il modo in cui parliamo e comprendiamo››, il che corrisponde a una concezione tradizionale del linguaggio. La lingua (intendiamo come lingua la lingua interna, la grammatica) ‹‹genera›› espressioni della sua lingua. Quindi possiamo chiamarla grammatica generativa. Ogni espressione è un complesso di proprietà, che trasmettono delle ‹‹istruzioni›› ai sistemi di esecuzione (performance systems). Grazie al linguaggio, e ai sistemi di esecuzione a esso associati, si possiede un’ampia quantità di conoscenze sul suono e sul significato delle espressioni, e una corrispondente capacità di interpretare ciò che si sente, e di usare la lingua in più modi. La grammatica generativa è nata nel contesto di quella che viene spesso chiamata ‹‹rivoluzione cognitiva›› degli anni Cinquanta, nella quale avvenne un importante cambiamento di prospettiva: dallo studio del comportamento e dei suoi prodotti, ai meccanismi interni coinvolti nel pensiero e nell’azione. La prospettiva cognitiva considera il comportamento e i suoi prodotti come dati che possono fornire indizi sui meccanismi interni della mente e sui modi in cui questi meccanismi operano nell’esecuzione delle azioni e nell’interpretazione dell’esperienza. Lo studio del cambiamento linguistico fece registrare grandi scoperte. La linguistica antropologica arricchì di molto la comprensione della natura e della varietà di lingue. L’acquisizione del linguaggio del bambino sembra somigliare molto alla crescita di un organo; è una cosa che succede al bambino, non una cosa che il bambino fa. Anche se l’ambiente ha naturalmente un peso, il corso generale di sviluppo e i tratti fondamentali di quanto emerge sono predeterminati dallo stadio iniziale. Quindi le lingue, nelle loro proprietà essenziali, devono necessariamente corrispondere a un unico stampino. Non appena cominciarono a studiare più attentamente le lingue dal punto di vista della grammatica generativa, diventò chiaro che tanto la loro diversità quanto la loro complessità e il grado in cui sono determinate dallo stato iniziale erano stati radicalmente sottovalutati. Allo stesso tempo, sappiamo che la loro diversità e complessità non possono essere altro che apparenza superficiale. Si tratta di conclusioni che di fatto delimitano quello che è il problema centrale dello studio moderno del linguaggio: come mostrare che le lingue sono tutte variazioni su unico tema, e registrare al tempo stesso fedelmente le loro intricate proprietà di suono e di significato, superficialmente tanto diverse? Un’autentica teoria del linguaggio umano deve in questo senso soddisfare due condizioni: ‹‹adeguatezza descrittiva›› e ‹‹adeguatezza esplicativa››. La grammatica di una lingua soddisfa la condizione dell’adeguatezza descrittiva nella misura in cui rende conto in modo esaustivo e accurato delle proprietà di tale lingua, di quello che il parlante sa. Per soddisfare la condizione di adeguatezza esplicativa, una teoria del linguaggio deve mostrare come ogni singola lingua possa derivare da uno stato iniziale uniforme nelle condizioni dell’esperienza. La ricerca dell’adeguatezza descrittiva sembra condurre a una complessità e una varietà sempre maggiori di sistemi di regole, mentre la ricerca dell’adeguatezza esplicativa richiede che la struttura del linguaggio sia invariabile, a eccezione di fatti marginali. Il modo naturale di risolverla è di mettere in discussione l’ipotesi tradizionale per cui una lingua è un sistema complesso di regole, specifiche per lingue e costruzioni grammaticali particolari: si individuavano per esempio regole per la formazione delle frasi relative in hindi, dei sintagmi verbali, in bantu. Semplici considerazioni di adeguatezza esplicativa suggeriscono chiaramente che questo non può essere vero. Il problema centrale era quindi quello di individuare delle proprietà generali dei sistemi di regole che potessero essere attribuite alla facoltà del linguaggio stessa. Circa quindici anni fa, questi sforzi si tradussero in un approccio al linguaggio che si distacca dalla tradizione in maniera molto più radicale della prima grammatica generativa. Questo approccio a «principi e parametri» rifiutava in blocco il concetto di regola e di costruzione grammaticale: non esistono regole per formare le frasi relative in hindi, o in sintagmi verbali in bantu. Le costruzioni grammaticali che ci sono familiari vanno considerate semplici artifici tassonomici. Le regole vengono scomposte in principi generali della facoltà del linguaggio, che interagiscono per dare le proprietà delle espressioni delle diverse lingue. A questo punto, si può pensare allo stato iniziale della facoltà del linguaggio come a un circuito collegato a un blocco di interruttori; il circuito è costituito da principi del linguaggio, mentre gli interruttori sono le opzioni determinate dall’esperienza. Ogni lingua umana così viene identificata con una particolare disposizione degli interruttori: in termini tecnici, con una disposizione di parametri. Le condizioni empiriche dell’acquisizione del linguaggio impongono che gli interruttori siano posizionabili sulla base delle informazioni molto limitate che sono alla portata del bambino. Si noti che una piccola variazione nella disposizione dei parametri può tradursi in una grande varietà apparente nell’output, in quando gli effetti proliferano attraverso il sistema. Il programma ha il merito di suggerire come la teoria del linguaggio può soddisfare le condizioni opposte dell’adeguatezza descrittiva e di quella esplicativa. Lo scopo
Docsity logo


Copyright © 2024 Ladybird Srl - Via Leonardo da Vinci 16, 10126, Torino, Italy - VAT 10816460017 - All rights reserved