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Linguistica e galateo digitale: appunti di tutto il corso, Appunti di Linguistica

Sono degli appunti che uniscono le lezioni del professore, le slide e le spiegazioni aggiuntive dei libri: "Digitaliano", "I linguaggi della gentilezza" e "L'italiano- parlare, scrivere e digitare". Sono appunti completi e di facile comprensione, hanno tutto ciò che serve per superare l'esame

Tipologia: Appunti

2022/2023

In vendita dal 25/06/2023

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Scarica Linguistica e galateo digitale: appunti di tutto il corso e più Appunti in PDF di Linguistica solo su Docsity! LINGUISTICA E GALATEO DIGITALE L’italiano: parlare, scrivere e digitare I linguaggi della gentilezza Digitaliano L’ITALIANO: PARLARE, SCRIVERE E DIGITARE L’italiano per secoli è vissuto quasi solo come lingua scritta, è sempre stato forte nella sua codificazione, ma debole nella sua diffusione. Ad oggi la situazione è cambiata, soprattutto grazie alla televisione e alla telematica. Scrivere ormai è diventata un’azione sempre più quotidiana, e per la prima volta nella storia dell’italiano, è diventato un secondo motore di mutamento linguistico. L’italiano digitato ha creato le condizioni per l’affermarsi di un italiano scritto informale, simile al parlato. L’era digitale è stata l’era del ritorno alla scrittura. Il testo scritto però ha iniziato a perdere terreno, non solo rispetto alle immagini, ma anche- di nuovo- rispetto all’oralità. Tratto più caratteristico della scrittura elettronica è cercare di rendere la concretezza sensoriale di una comunicazione faccia a faccia mediante aspetti che riguardano la grafia, la punteggiatura e l’iconicità. Nel corso del tempo si è avuta una progressiva fusione tra comunicazione alfabetica e comunicazione “ideografica”, l’influsso di emoticon ed emoji ha cambiato anche la percezione collettiva dei segni di punteggiatura tradizionali, che oggi godono di una particolare centralità e autonomia. I testi digitati sono diversi dai testi scritti, ma la differenza non sta nelle soluzioni grafiche o nell’uso delle faccine, bensì è la loro destrutturazione (per andare incontro a intelligenze sempre più abituate a guardare invece che leggere). Si tratta di testi “smaterializzati”, il testo non è più pensato come un insieme coeso e compatto, e un’altra differenza importante è costituita dalla loro frammentarietà, non sono solo brevi ma incompleti. La lingua è più simile, per molti aspetti, a quella del parlato. 1. SCRITTO E PARLATO La scrittura è un codice secondario rispetto alla lingua parlata. Scritto e parlato presentano due differenze dovute alle diverse modalità di esecuzione: 1. Il parlato utilizza solo il canale fonico-acustico, lo scritto prevalentemente quello grafico-visivo. Esistono alcune situazioni intermedie, definite con l’etichetta “scritto-parlato”: per esempio, l’attore che recita una parte scritta a memoria, o il conferenziere che parla sulla base di un abbozzo scritto, completandolo e adattandolo all’uditorio. 2. Il parlato è una comunicazione svolta in un dato contesto (“in situazione”) e presuppone un emittente che si rivolge a uno o più destinatari, che possono interagire nel discorso o si limitano ad ascoltare. Lo scritto è solo occasionalmente “in situazione”; per lo più si scrive a un destinatario distante (es: messaggio), oppure si scrive a più destinatari astratti e ideali. Da qui scaturiscono altri elementi distintivi: 3. Lo scritto è rigido e sequenziale e non offre possibilità di feedback, a differenza del parlato che può essere soggetto a interruzioni e si avvale anche della mimica facciale. 4. Lo scritto è fruibile liberamente dal destinatario, senza l’obbligo di svolgimento lineare proprio del parlato. 5. Lo scritto è regolato e programmato, a differenza del parlato che risulta “sporco”, perché condizionato da elementi che non può controllare (es: rumori esterni alla conversazione), e con un margine di ambiguità. La morfologia e la sintassi elementare sono condivise da scritto e parlato, la sintassi superiore invece è caratteristica dello scritto o del parlato molto formale. Il lessico dello scritto è ricco e variato; la grafematica e la paragrafematica (insieme dei segni e delle convenzioni grafiche diverse dai grafemi) sono esclusive dello scritto. Negli ultimi decenni si è dato vita ad un ibridismo tra tratti tipicamente scritti e tipicamente orali, come ad esempio il “trasmesso scritto” (email, sms). I LINGUAGGI DELLA GENTILEZZA COSA SI INTENDE CON “LINGUAGGIO DELLA GENTILEZZA”? La gentilezza è un linguaggio potente, che ci consente di godere appieno dei rapporti con loe persone che ci circondano; è un linguaggio inclusivo e positivo. Per gentilezza non si intende semplicemente garbo o cortesia, viene fatto riferimento all’etimologia della parola: “gentile” deriva dal latino “gens” → nobiltà, in questo caso intesa come nobiltà d’animo. La gentilezza è la nobiltà d’animo che esprimiamo nelle relazioni con gli altri, è il codice che ci permette di prepararci al meglio, di ascoltare ed entrare in empatia. CAPITOLO 1: I CONSIGLI DEI GRANDI CLASSICI DANTE- L’EMPATIA Da Dante possiamo imparare l’empatia, in particolare attraverso uno dei suoi canti più noti: il V canto dell’Inferno, che narra la storia di Paolo e Francesca. Dante ci mostra due competenze fondamentali per il linguaggio della gentilezza: ascolto e empatia, che ci permettono di entrare in piena “connessione” con l’altro. La curiosità di andare oltre noi stessi e conoscere le persone che incontriamo e le loro storie è molto importante, senza nessuno rapporto umano potrebbe iniziare. Dante nel girone compie azioni importanti: ascolta attentamente i nomi dei dannati, riflette sulle loro storie, si sofferma nel sentimento che prova e vuole fortemente entrare in relazione con alcuni di loro, non temendo di fare il primo passo, anzi, lo fa in modo rispettoso e senza imposizioni. L’empatia è la capacità di entrare in sintonia fino a comprendere le emozioni altrui, identificandosi. L’ascolto permette che gli interlocutori possono aprirsi con noi per poterli conoscere e accogliere appieno. Un’altra indicazione per la “gentilingua” è il plurilinguismo di Dante, cioè la capacità di utilizzare registri stilistici diversi a seconda del contesto e degli interlocutori. PETRARCA- IL NETWORKING Petrarca, attraverso la lettura delle sue lettere, ci mostra come potersi relazionare al meglio con persone diversissime tra loro. È considerato il primo intellettuale moderno: bravo nella cura dell’immagine di sé e in grado di gestire il rapporto con i potenti e mecenati, oltre che ad innovare radicalmente lo scenario culturale. Da un’opera in particolare possiamo trarre importanti consigli per la gentilingua: Epistolae Familiares, “Lettere Familiari” → dove il termine famiglia comprende tutti coloro che formano la cerchia relazionale di Petrarca, molto varia e numerosa. Gentilingua significa soprattutto saper coltivare al meglio le relazioni, che necessitano di attenzione, rispetto, affetto e ascolto. Ma, come Petrarca spiega, ogni persona va trattata in modo diverso, secondo la sua natura. Petrarca fornisce tre importanti indicazioni: 1. per elaborare la comunicazione bisogna sempre basarsi sulle caratteristiche dell’interlocutore (in comunicazione è detto “studio del target”, in marketing “elaborazione delle personas”) 2. per ogni interlocutore bisogna adottare un linguaggio diverso, basandosi su diversi fattori (come età, carattere, professione, grado culturale, livello di esperienza e genere) 3. è necessario basarci, oltre che sulle caratteristiche dell’interlocutore, anche sul suo stato d’animo BOCCACCIO- L’ASSERTIVITÀ Boccaccio ci fa conoscere la dimensione dell’assertività nella storia d’amore tra Panfilo e Fiammetta → “Elegia di Madonna Fiammetta”, primo romanzo scritto in lingua italiana, che ha anche una protagonista- narratrice femminile. Il termine “assertività” appare per la prima volta in quest’opera. L’assertività, già in Boccaccio, è la capacità di esprimere i propri sentimenti e punti di vista nel pieno rispetto del proprio interlocutore- è ciò che permette di evitare due stili comunicativi nocivi: passivo e aggressivo. -Lo stile passivo è proprio di chi tende a evitare il confronto e a non condividere idee ed emozioni; a non proporre soluzioni di fronte ai problemi; a non far valere i propri diritti, dicendo sempre di si anche quando sarebbe appropriato dire no. Si esprime con un linguaggio depotenziante: abuso di condizionali e interiezioni; frasi spezzettate; espressioni negative e autolimitanti. Prevale l’esitazione e manca chiarezza. -Lo stile aggressivo è di chi prevarica; di chi pretende di affermare le proprie idee senza ascoltare quelle altrui; di chi vede solo le proprie esigenze; di chi è invadente, mancando di educazione e rispetto verso i propri interlocutori. Si esprime con un linguaggio ricco di imperativi e per nulla inclusivo. Prevale l’io e manca l’ascolto. La gentilezza sta nel saper scegliere la via “mediana” dell’assertività, a scapito di passività e aggressività. L’etimologia di assertività è riposta al latino “assertus”, participio passato di “assere” → asserire, ossia parlare in modo chiaro e certo. Nel tempo il termine assume il significato traslato di “dichiarare con certezza”. L’ascolto è la chiave della comunicazione, in quanto permette di creare una relazione con l’interlocutore. Le regole dell’ascolto attivo: 1. Silenzio → può sembrare banale, ma spesso proprio questa regola non viene rispettata 2. Sintonizzazione → la capacità di porci in modo empatico nei confronti del nostro interlocutore 3. Riformulazione → verificare la nostra comprensione riepilogando i punti chiave di ciò che abbiamo inteso, per verificare se è corretto 4. Domande → fare domande ci permette di approfondire, ma vanno poste quando ci è chiara la cornice di riferimento BALDASSAR CASTIGLIONE- LA GRAZIA Il “Libro del Cortigiano” è un’opera di Baldassar Castiglione pubblicata nel 1528, che divenne in brevissimo tempo un libro di grande successo, fu un best seller per ben due secoli. È una vera e propria enciclopedia del mondo e degli ambienti altolocati del ‘500. Con la fine del XVIII secolo e il crollo della società di Antico Regime (in seguito la Rivoluzione Francese, 1789), il successo di quest’opera finì. Tuttavia, i suoi insegnamenti sono utili ancora oggi, spiegando come comportarsi in società; la parola chiave è “grazia”, essa rappresenta la capacità che sottende tutte le altre, è ciò che governa lo scambio di tutte le pratiche comunicative. Grazia è prepararsi talmente tanto da far sembrare che tutto ciò che si dice o fa avvenga senza sforzo. Secondo l’antica regola classica (ars est celare artem) la naturalezza è fondamentale per il comunicatore. La grazia è una caratteristica che può essere conquistata, e questo è un concetto rivoluzionario per una società come quella del ‘500. A quest’opera dobbiamo molto dei moderni modelli del vivere civile e del significato di alcuni termini (come grazia, cortese e simili). Castiglione fornisce sette consigli applicabili alla nostra epoca: 1. Scegliere temi che siano di interesse e prepararsi bene sui propri argomenti 2. Integrare i livelli della comunicazione: verbale, non verbale e paraverbale 3. Scegliere con cura le parole: eufoniche e non desuete; e disporle nell’ordine più corretto 4. Evitare nella scrittura quelle parole che non si pronuncerebbero nell’oralità 5. Non abusare di parole e locuzioni straniere 6. Essere autoironici 7. Curare l’abbigliamento GIOVANNI DELLA CASA- LA MODERAZIONE Giovanni Della Casa è un ecclesiastico passato alla storia come scrittore del trattato di buone maniere più famoso al mondo. L’opera “Galateo” fu pubblicata postuma nel 1558, riscuotendo da subito grande successo. È un’opera per tutti, non è rivolta solo all’aristocrazia. La gentilezza è alla base delle buone maniere e Della Casa lo sottolinea molto spesso. Gli aggettivi “modesto” e “dolce” ci portano al cuore dei suoi insegnamenti: -Modesto non ha il significato, spesso attribuitogli, di scarso, ma, derivando dal latino “modus” (modo) fa riferimento al “giusto mezzo”. Da qui deriva il termine moderazione, che per Della Casa riguarda principalmente 3 aspetti: 1. la scelta del livello degli argomenti, che non devono essere troppo frivoli ma neanche troppo sottili 2. la mordacia delle battute di spirito, che devono essere pungenti ma non pesanti 3. la quantità di complimenti e “cerimonie” da fare, in uno stile cortese e di riguardo, ma senza eccessivi ossequi -Dolce fa riferimento al gusto con cui il nostro interlocutore percepisce quanto diciamo e facciamo Se si vuole essere gentili il focus non è su di sé, ma sull’altro, ciò che conta non è l’interazione comunicativa, ma il risultato- ciò che arriva all’altro. Per evitare gaffes è necessario fare attenzione a cinque dinamiche: -non essere fuori contesto, anche per quanto riguarda l’abbigliamento -non parlare male delle persone che ti circondano -dai prova di conoscere le persone con cui parli, a partire dalla base: non sbagliare il loro nome -pensa prima di parlare e organizza bene nella mente il discorso prima di pronunciarlo -evita il bodyshaming, cioè l’insulto o il dileggio per caratteristiche fisiche Il termine galateo appare per la prima volta proprio nel titolo di questo trattato, deriva da un altro nome proprio: Galeazzo Florimonte, a cui il libro è dedicato. Dal successo dell’opera il termine divenne poi un nome comune (questo passaggio è detto antonomasia). CAPITOLO 3: LE ORIGINI GALATEO DIGITALE L’uso delle emoji è molto dibattuto e spesso ci si chiede quando e come sia opportuno utilizzarle. Tuttavia, nonostante l’avvento recente delle emoji, già millenni fa l’essere umano ha iniziato a comunicare attraverso le immagini, i geroglifici sono il primo esempio. LA SCRITTURA La scrittura nasce per consentire operazioni aritmetiche, ha origine da necessità pratiche legate alla matematica e all’economia. I primi segni di scrittura sono dei conti agricoli (Tavolette di Uruk, 3500 a.C.). Prima della nascita dell’alfabeto, le prime scritture erano ideografiche, il problema di questa forma di scrittura era che per ogni elemento o concetto nuovo doveva essere sempre creato un nuovo ideogramma, ciò portò ad una doppia difficoltà: riuscire a creare nuovi segni che fossero sempre diversi e ben distinguibili e riuscire a memorizzarli tutti. Verso il secondo millennio a.C. nel Sinai vennero creati i segni del primo alfabeto: le lettere, un segno per ogni tipo di suono. Il principio con cui ciò avvenne fu quello dell’acrofonia, cioè del “suono iniziale”: si attribuisce a un segno grafico il suono con cui inizia la parola. Dal Sinai, l’arte della scrittura alfabetica passò, verso il 1000 a.C. ai Fenici, che navigando la diffusero per tutto il Mediterraneo. La scrittura fu la prima tecnologia applicata al linguaggio, una fonte di energia capace di preservare e tramandare. La paternità dell’alfabeto è attribuita sia agli Egizi che ai Fenici, perché entrambi hanno giocato un ruolo importante. Dobbiamo molto all’Egitto, non solo per l’alfabeto, ma anche per uno dei più importanti supporti per scrivere, il papiro. Essendo che il papiro cresceva quasi esclusivamente lungo il corso del Nilo, nel II secolo a.C. l’Egitto interruppe l’importazione alla città di Pergamo, divenuta rivale. Fu dunque necessario inventare un nuovo supporto su cui scrivere, nacque così la pergamena, che era però difficile da produrre. Rimaneva la necessità di trovare una valida alternativa: i greci inventarono le prime lavagne, i cinesi la carta (che non diffusero il procedimento fino al VIII secolo, quando se ne appropriarono i mongoli). LA STAMPA Nel Rinascimento viene inventata la stampa, fu Johannes Gutenberg, un orafo tedesco, nel 1463 a capire che il torchio (inventato dai cinesi nell’anno 1000) poteva essere usato per stampare su carta. I primi testi stampati però non erano comunque alla portata di tutti, sia per il costo che per le dimensioni. Aldo Manuzio (primo grande editore della storia) ideò i libri di piccolo formato, che avevano un prezzo molto più abbordabile. Ciò permise la diffusione della cultura in modo veloce ed esponenziale, divenendo così più accessibile → per contrasto nacquero le prime forme di scrittura criptata (il primo tentativo fu fatto da Cicerone), come Leonardo da Vinci che compose testi comprensibili solo davanti ad uno specchio. Nel 1855 Giuseppe Ravizza brevettò il suo cembalo scrivano, uno dei primi modelli di macchina da scrivere. IL DIGITALE Il digitale è frutto di un’unione tra computer (grazie al pioniere dell’informatica, Alan Turing) e Internet. Internet nasce con il lavoro ARPA-NET (Advanced Research Project Agency) negli anni ’60, il Ministero della Difesa USA inizia a studiare come mettere in relazione diversi settori. Il primo collegamento ufficiale in Italia avviene il 30 aprile 1986. L’era di Internet inizia ufficialmente nel 1991, con la nascita del World Wide Web. Bisognerà attendere i primi anni 2000 per la nascita di Wikipedia e dei social network. Le emoticon (emotion+icon) appaiono negli USA negli anni ’80 ed erano realizzate con i caratteri della tastiera. Le emoji invece iniziano ad essere usate negli anni ’90 in Giappone e sono disegnate ad hoc. Nei primi anni 2000 è stato aperto un dibattito riguardo gli effetti dell’uso di Internet. Lo scrittore americano Nicholas Carr ritiene che un uso continuo e pervasivo del digitale abbia delle ripercussioni negative sulle facoltà cognitive dell’uomo, in particolare sulla capacità di apprendere e ricordare. LE EVOLUZIONI DELLA NOSTRA LINGUA Breve riassunto della storia dell’italiano: Per secoli l’italiano è stato solo scritto perché nel parlato si usava solo il dialetto. Fu Dante nel 1303 ad aprire la “questione della lingua” con il “De vulgari eloquentia”. L’italiano verrà istituito nel 1525 da Pietro Bembo con le “Prose della volgar lingua”: non esisteva come lingua sovranazionale e fu creato a tavolino, usando come modelli di riferimento Petrarca e Boccaccio (poesia e prosa). La svolta si ebbe con Manzoni nel XIX secolo con il trattato “Dell’unità della lingua”, nel quale affermò il fiorentino come lingua sovranazionale; non il fiorentino letterario, ma quello vivo, parlato quotidianamente nell’800. Solo dopo la Seconda guerra mondiale la scrittura divenne un mezzo diffuso. A cambiare tutto fu la televisione: nel 1960 (fino al ‘68) Alberto Manzi, pedagogista, condusse un programma RAI “Non è mai troppo tardi”, nel quale insegnava i fondamenti della lingua italiana- grazie a questo si stima che circa un milione e mezzo di italiani riuscirono a conseguire la licenza elementare. Come mai dopo 4000 anni siamo tornati a una scrittura fortemente dominata da simboli e immagini? La scrittura attraverso le tecnologie moderne ci permette di gestire tante relazioni contemporaneamente, e per questo bisogna renderla in grado di trasmettere le nostre emozioni, che solitamente sono trasmesse attraverso le increspature della voce e il linguaggio del corpo; la comunicazione non verbale e paraverbale coprono circa il 93% del flusso comunicativo, è perciò necessario riuscire ad esprimerlo- a questo servono le emoticon, le emoji, le gif e tutti gli altri elementi multimediali. CAPITOLO 3.2: L’ABC DEL GALATEO DIGITALE Presupposti pratici per esprimersi in gentilingua nella dimensione digitale: 1. Accuratezza → riuscire a pianificare un testo, elaborarlo con cura e rileggerlo attentamente prima di inviarlo 2. Brevità → saper esprimere un concetto con il minor numero di parole 3. Chiarezza → produrre testi comprensibili per il nostro interlocutore 4. Distintività → creare un testo che crei valore per chi lo riceve 5. Eleganza → riuscire a esprimersi scegliendo l’abito migliore e più adatto ACCURATEZZA La comunicazione è un mezzo e il contesto di velocità e simultaneità in cui oggi si inserisce ci porta a dedicare meno tempo a chiederci quali siano gli obiettivi del nostro agire relazionale. È bene procedere con ordine, distinguendo nettamente le tre fasi del processo di scrittura: 1. Progettazione- Planning Per scrivere con efficacia la prima cosa da fare non è scrivere, ma pensare. È necessario definire: l’obiettivo comunicativo, il target (negli elementi oggettivi- come l’età- e informali- come le abitudini o gusti), il canale e lo stile comunicativo, in relazione all’obiettivo e al target. A questo punto è consigliato fare un brainstorming, segnando i concetti chiave che vogliamo trasmettere, in seguito faremo una selezione dei concetti. 2. Redazione- Drafting Ora che abbiamo i messaggi chiave li trascriveremo, scegliendo l’ordine di importanza e dunque di elencazione che avranno nello scritto. È il momento di scrivere il testo in modo “libero” (free writing), senza preoccuparsi della forma e senza interrompere il flusso elaborativo. 3. Revisione- Editing Consiste nella rilettura e correzione del testo scritto, è una fase fondamentale che spesso viene saltata. Bisogna innanzitutto misurare l’efficacia, valutando se lo scritto raggiunge l’obiettivo prefissato e rispetta i criteri scelti. In seguito è necessario rileggerlo sul piano della forma, correggendo con molta attenzione (grammatica, ortografia, sintassi, ecc.). BREVITÀ Affinché un testo sia efficace è necessario pensare alle esigenze del nostro interlocutore, la prima è quella di fargli perdere il meno tempo possibile. Ciò vuol dire che dovremo esprimerci con il minor numero di parole possibile- non significa che impiegheremo poco tempo a scrivere, anzi, la brevità richiede tempo e cura. Brevità nella scrittura significa saper raggiungere il nostro interlocutore con il minor numero di parole. La brevità in passato non era solo una scelta, ma una necessità, dettata per esempio dalla scarsità dei supporti su cui scrivere (nei casi di estrema povertà o in situazioni critiche). Churchill durante il corso della Seconda guerra mondiale si rende conto che, per adempiere al lavoro ministeriale e degli informatori è necessario leggere una grande quantità di documenti, e ciò toglie del tempo prezioso. Per questo motivo Churchill scriverà un documento “Brevity”, nel quale darà agli informatori delle indicazioni puntuali per rendere i testi più brevi: 1. evidenziare i punti principali attraverso brevi paragrafi 2. mettere in appendice l’analisi di elementi complessi o statistiche 3. utilizzare promemoria per punti sui quali ci si confronterà successivamente a voce 4. usare frasi semplici e comuni Queste regole sono un’importante lezione di comunicazione anche per noi del terzo millennio. Suggerimenti pratici per poterci esprimere in gentilingua, ispirati dalle regole di Churchill: 1. scriviamo per paragrafi, lasciando spazi tra uno e l’altro e servendoci dei bullet points e di tutto ciò che può aiutare graficamente chi riceve il testo a comprenderlo a un primo sguardo DIGITALIANO Con la diffusione del digitale e della tecnologia, la scrittura diviene protagonista di tante nuove modalità di comunicazione, che la rendono sempre più importante da padroneggiare in diversi contesti, dalla vita personale a quella professionale. Scrivere appare come una necessità collettiva; le competenze comunicative e di scrittura sono diventate di fondamentale importanza. L’esperienza della scrittura e della lettura digitale non è lineare, la lettura e la fruizione dei contenuti online è discontinua, frammentata, perché spesso distratta dall’ambiente che ci circonda o dagli elementi del meta-testo (come link, immagini o pop-up pubblicitari). CAPITOLO 1: I CAMBIAMENTI PORTATI DAL DIGITALE L’IMPATTO PSICOLOGICO- Stefano Greco A distanza di una decina d’anni dall’affermazione del digitale, l’impatto psicologico che ha avuto sulla scrittura si avverte forte. La stessa concezione della tecnologia è cambiata: da una user-friendly ad una frictionless, priva di attrito- inteso come difficoltà nel procedere; il digitale ha creato l’aspettativa di risolvere tutto con pochi clic. Con l’avvento del digitale il modo di pensare la scrittura è cambiato per sempre, la prima differenza cruciale tra scrittura a mano e digitalizzazione è che il messaggio digitato non porta traccia di me, potrebbe averlo composto chiunque. In un certo senso non è autentico. La tastiera si è rivelata molto vantaggiosa sotto diversi aspetti: offre rapidità, permette facilità di diffusione e spinge alla socializzazione. Scrivere è ormai diventato un correre multidimensionale con testi, immagini e video sempre più intrecciati tra loro. La complessità aumentata della comunicazione ha fatto si che il pensiero di ognuno di noi sia diventato a sua volta più complesso. Nell’epoca dei social ognuno è autore e protagonista della comunicazione. Siamo passati dall’epoca predigitale della multicanalità (canali nettamente distinti della comunicazione), all’attuale omnicanalità, dove tutto è un possibile canale di comunicazione. Oggi sono le persone ad essere il mezzo attraverso cui il messaggio si esprime, viaggia, viene prodotto e consumato. Abbiamo a disposizione lo spazio infinito del web per pubblicare noi stessi, i limiti fisici di un foglio di carta su cui scrivere sono superati. Ma queste infinite possibilità generano una quantità altrettanto grande di esigenze di comunicazione da soddisfare, sia in termini personali, sia organizzativi. L’impatto psicologico è così forte che ognuno di noi inizia a usare lo schermo del dispositivo come la personale finestra sul mondo, da cui affacciarsi e dire, scrivere e urlare ciò che si vuole. Da qui nascono i problemi di galateo e altra natura. Dotarsi di un pensiero critico che filtri, attraverso le competenze e il confronto attivo, è diventata una priorità per tutti, come anche accorgersi dei rischi legati ai nuovi automatismi della scrittura digitale. Le conseguenze di questi automatismi sono che, nel caso delle emoji, stiamo disabilitando alcune competenze emotive; nel caso di Whatsapp stiamo saturando la giornata di notifiche e chat spesso inutili. MARKETING- Stefano Greco Al giorno d’oggi l’approccio di marketing di tipo “push” non funziona più e si è ormai estinto; anche l’approccio comunicativo “pull” risulta fallimentare, il cliente non va più tirato da nessuna parte attraverso sconti o promozioni. Molte pratiche di marketing non funzionano più, come: -Mail bombing, dopo aver autorizzato la privacy in un sito inizia il bombardamento di mail pubblicitarie, che adesso però vengono immediatamente indicate come spam -Conformismo gergale, modalità di comunicazione da evitare, consiste nel ripete e centrifugare parole scritte da altri sui social network -Formulario tecnico di iperspecialismo, consiste nell’inserire nuovi termini, spesso anglicismi, solo per far colpo mediatico o come pionieri dell’argomento, tuttavia risultando incomprensibili ai più -Newsletter, metodo di comunicazione predigitale, che risulta irrimediabilmente vecchio -Messaggio pubblicitario standard, uguale per tutti i canali di comunicazione, ormai risulta fallimentare Oggi il cliente vuole vivere solo due tipi di esperienza a contatto con le aziende: autentica o comoda. La prima esige il massimo livello di personalizzazione, unicità, di ricordo piacevole nel tempo dell’esperienza di acquisto o di relazione. Per la seconda si intende lo shopping online da casa, che risulta molto comodo, con modalità e tempi ultraveloci. Il branding sostituisce il marketing, questa è rivoluzione del digitale. Più che sulla propria storia, l’azienda deve saper sintonizzarsi e interagire con le storie dei clienti- siamo passati dal concetto economico vecchio di vantaggio competitivo a quello psicologico attuale di vantaggio comunicativo. Le aziende non deve più creare uno storytelling, ma un lifetelling, conquistando l’attenzione delle persone. Questo significare sviluppare uno stile di comunicazione aziendale coinvolgente e partecipativo, culturale e innovativo. ESPRIMERCI IN E-TALIANO- Vera Gheno La storia della lingua italiana è stata influenzata dal fatto di non essere stata per secoli la lingua realmente parlata dalle persone. Nel momento dell’unificazione politica, 1861, solo il 2,5% della popolazione era italofono- solo nel 1960 il processo di unificazione linguistica si potrà dire completato, con l’avvento della televisione. Oggi questa particolare storia linguistica ha portato a conseguenze evidenti: abbiamo una notevole facilità a leggere i classici, ma al contrario spesso l’italiano che viene insegnato a scuola non corrisponde esattamente con quello usato dalle persone, perché i cambiamenti dovuti dal fatto di essere diventata una lingua parlata non sono registrati dalla norma. Nasce così l’italiano neostandard, che raggruppa gli usi linguistici usati dalla popolazione, che vengono considerati dalla grammatica prescrittiva errati. L’arrivo di internet e della cosiddetta “comunicazione mediata” è un ulteriore tassello nella storia della nostra lingua. Fino all’avvento dei social il sistema dei mezzi di comunicazione di massa era gestito da una minoranza, un’élite, adesso invece tutti hanno accesso al dibattito. In sostanza sui social vediamo un tipo di produzione scritta che prima era nascosta: quella dei semicolti, definito anche italiano popolare- non è un caso se una delle prime impressioni che provoca la lingua dei social è quella di sciatteria. Tuttavia l’italiano della rete ha anche caratteristiche che vanno al di là della sciatteria grafica e ortografica: in tutte le lingue che hanno “incontrato” internet, si vedono mutamenti simili o assimilabili a quelli accaduti in italiano, ormai presenti da una ventina d’anni. Alcuni esempi: -caratteristiche legate ai limiti tecnici dei social → l’uso di acronimi e sigle; tachigrafie (contrazioni di parole); l’impiego di numeri o simboli al posto di parole o sillabe. Questi fenomeni appaiono oggi in regresso, poiché non più necessari, sia tecnicamente che socialmente -anglismi -presenza di termini dialettali -invenzione frequente di parole -impiego di frasi “topiche” prese da prodotti culturali pop L’errore tipico commesso da chi scrive in rete non è tanto scrivere in rete alla maniera della rete, ma casomai scrivere fuori dalla rete come se stesse scrivendo in rete. La mancanza di elasticità di registro è uno dei problemi principali che gli italiani mostrano, da ben prima dell’avvento dei social. PRESENTARSI- Valentina Marini Oggi ognuno di noi, oltre ad avere la propria personalità “reale”, ha al contempo una propria identità digitale: l’insieme delle informazioni su una persona a cui si accede con una semplice ricerca in rete, è tutto ciò che riguarda la nostra presenza online. Il confine tra mondo digitale e mondo reale si sta facendo sempre più sottile; la somma dei comportamenti online va a definire la persona, arrivando a costruire una vera e propria identità. La nostra presentazione viene a comporsi con ciò che scriviamo e pubblichiamo in rete, come può derivare dalla nostra assenza. Le nostre presentazioni online vedono due azioni di centrale rilevanza: -prestare attenzione alla propria Web Reputation Controllando costantemente i risultati trovati “googlando” il proprio nome ed evitando la scrittura, su qualsiasi social, di status troppo personali, banali o grammaticalmente scorretti. Si cerca di evitare contenuti compromettenti o critici verso l’azienda per cui si sta lavorando e si verifica le proprie impostazioni sulla privacy, per mantenere privato ciò che si vuole resti tale -rendersi “attraenti” sui social media e valorizzare la propria presentazione Attivando dei profili social autentici che corrispondano all’idea che si vuole trasmettere, scegliendo i canali più in linea con i propri obiettivi personali e professionali La presentazione richiede una strategia consapevole e ragionata, finalizzata a capire quali possono essere gli strumenti adatti, come e quando utilizzarli. Un approccio che richiede prima di tutto la gestione della reputazione. Il primo punto da non dimenticare è che: tutto ciò che viene scritto in rete non si cancella- è fondamentale preoccuparsi della propria presentazione passata, attuale e futura, e quindi della propria “digital inheritance”. Occupandoci di presentazione come azione volontaria è sicuramente controproducente l’invio dei messaggi “copia e incolla”. Una presentazione efficace va ad attivare relazioni di valore e non massificate, cogliendo opportunità che i vecchi media tradizionali non potevano fare. Attivare relazioni di valore significa presentarsi e costruire una rete non casuale, mantenendo la qualità del proprio network e la coerenza con la propria identità e professione. Con consapevolezza e strategia ragionata, il digitale oggi ci permette di presentarci e conoscere chiunque. Questo consente a chi sa presentarsi ed attivare relazioni di valore delle opportunità personali e professionali uniche grazie ai vincoli spazio-temporali che vengono meno nelle relazioni. RELAZIONARSI- Filippo Simone Zinelli Senza un rapporto umano profondo nessuno strumento potrà essere davvero efficace. La prossimità, che prima era la sola via che si aveva a disposizione, deve continuare ad essere vissuta come un’opportunità di sviluppo delle skills relazionali e interpersonali. Lo strumento, senza la persona, non serve a nulla. Bisogna perciò, ancor prima di investire nell’acquisizione delle competenze tecnologiche e digitali, dedicare tempo alla costruzione della propria Persona e nella valorizzazione dell’Altro. Solo così entrare in contatto con altre persone, al fine di allargare il proprio network professionale, potrà trasformarsi in una concreta opportunità professionale. INCONTRARE PERSONE- Valentino Magliaro Valentino Magliaro struttura la teoria dei colori per rappresentare la Potenza dell’Incontro. Invertendo la scala dei 7 colori dell’arcobaleno, assegna a ogni colore una sua associazione ad un’azione che ci lega all’incontro con una qualsiasi persona: -Viola → associato al mistero. Sono persone care che abbiamo imparato a conoscere, delle quali al primo incontro non sapevamo nulla -Indaco → colore di mezzo, è il parlare delle idee. Rappresenta il confronto con gli altri -Blu → rappresenta la conoscenza -Verde → è la condivisione. In questa fase nasce il senso della consapevolezza che l’incontro con una persona che non conoscevi, ha generato idee sostenute da una conoscenza approfondita -Giallo → è la fiducia -Arancione → indica l’azione, è il punto di non ritorno -Rosso → rappresenta il successo, il risultato finale del percorso Questa è la Potenza dell’Incontro. Sono i nostri collegamenti, le nostre amicizie, i nostri partner a parlare per noi, che ci permettono di costruire una rete solida e a dare un’idea del nostro percorso. Le relazioni comportano rischi e opportunità, sono segnali che lanciamo verso il mondo. FARE ACQUISTI- Giovanni Cavaliere I social media e l’assenza di vincoli (di tempo, spazio e connessione) hanno portato alla trasformazione del modello di riferimento del processo decisionale del consumatore online: da processo lineare “funnel” a un processo circolare “consumer decision journey”. Il nuovo processo non parte necessariamente dal riconoscimento di un bisogno da parte del consumatore, ma dalla scoperta casuale e sociale di prodotti e servizi (elemento fondante del social commerce). Il social commerce non è semplicemente vendita online, ma è coinvolgimento del consumatore, interazione e personalizzazione grazie all’utilizzo delle tecnologie del Web 2.0 e dei social media in grado di trasformare l’acquisto in esperienza di acquisto. L’approccio tradizionale al processo d’acquisto era diviso in tre fasi: 1. Stimolo → si crea un bisogno 2. First moment of truth → entriamo a contatto con il prodotto o lo riconosciamo e scegliamo il prodotto 3. Second moment of truth → l’esperienza dopo l’acquisto, nel quale siamo più o meno soddisfatti Il nuovo modello invece ha uno step aggiuntivo: 1. Stimolo 2. ZMOT- Zero moment of truth → momento in cui i consumatori cercano informazioni sul prodotto servendosi del web. Questo approccio cambia completamente il processo e lo influenza, introducendo un potere centrale del consumatore, degli UGC, delle community e delle online presence 3. First moment of truth 4. Second moment of truth L’influenza sociale e il supporto sociale in questo contesto odierno sono fondamentali e acquisiscono una rilevanza maggiore. L’influenza sociale rappresenta il processo attraverso cui gli individui modificano i propri atteggiamenti, attitudini o comportamenti; risultato dell’interazione con altri individui percepiti affidabili. Esistono due tipi di influenza: -Normativa → genera una pressione sociale tale per cui le persone decidono di adottare un nuovo prodotto a prescindere dalla preferenza individuale del prodotto stesso -Informativa → è il risultato di un processo di apprendimento attraverso il quale le persone osservano l’esperienza degli early adopter (appartenenti alla propria rete sociale) e successivamente decidono se procedere all’acquisto del nuovo prodotto Il supporto sociale è il valore sociale che le persone possono ritrovare nel supporto di una community di utenti. Un migliore supporto sociale può portare ad un accrescimento della qualità percepita delle relazioni, fino ad arrivare al rafforzamento dell’influenza sociale. Ecco perché il social commerce è rilevante: i consumatori possono infatti collaborare online, scambiarsi informazioni su prodotti e servizi, riceve consigli e supportarsi sia sul piano informativo che emozionale. Il social commerce migliora l’esperienza di acquisto online, instaurando relazioni e influenzando il comportamento d’acquisto. 6 fasi fondamentali del processo decisionale e d’acquisto del consumatore: FASI DEL PROCESSO D’ACQUISTO INFLUENZA SOCIALE E SUPPORTO SOCIALE 1. Riconoscimento del bisogno Influenze reciproche Pubblicità virale Sistemi di raccomandazione 2. Selezione di prodotto Recensioni affidabili e potere del network di amici Identità sociale 3. Selezione del venditore Acquisto simultaneo 4. Decisione d’acquisto Sistemi di raccomandazione User Generated Content Gruppi di acquisto 5. Acquisto Community feedback 6. Valutazione post-acquisto Electronic Word-of-Mouth (eWOM) Il digitale ha cambiato anche gli atteggiamenti, le aspettative e le relazioni dei consumatori, andando all’essenziale: i consumatori sono più vigili e, davanti a diverse alternative possibili, vogliono scegliere l’opzione migliore al prezzo più conveniente. La relazione che i consumatori instaurano con il brand conferma sicuramente un legame di tipo simbolico. LAVORARE- Valentina Marini La tecnologia digitale è ormai un fattore decisivo nel miglioramento e nell’innovazione dei processi organizzativi e dei modelli di business. Sempre di più si sta consolidando lo smart working, che ha le seguenti caratteristiche: -non è prevista l’abitazione come sede fissa e prestabilita -orari flessibili e concordati -possibilità per il lavoratore di usare i propri dispositivi tecnologici Ormai la tecnologia e il digitale ci stanno portando a rivedere il luogo di lavoro, sempre meno un luogo fisico e fisso; ed è provato che lo smart working generi una miglior produttività e benessere. Tuttavia molte aziende sono ancora lente ed esitanti nell’adeguamento, ma al giorno d’oggi è essenziale acquisire un mindset digitale. Non è sufficiente introdurre nuove tecnologie nei processi aziendali, bisogna ripensarli in un’ottica di efficienza e efficacia. Le soluzioni per la collaborazione digitale possono essere suddivise in 4 aree: -Social collaboration → strumenti che permettono di migliorare qualità e efficienza, rendendola più immediata e condivisa (es: Teams) -Task Management → strumenti che permettono di organizzare in modo ordinato e tracciabile i compiti assegnati (es: Planner) -File Sharing/Editing → strumenti che consentono di lavorare e modificare contemporaneamente documenti e archiviarli in maniera immediata, sincronizzata e condivisa (es: OneDrive) -Virtual Meeting → strumenti che consentono di collaborare e condividere informazioni rapidamente anche se fisicamente distanti (es: Skype) Questi strumenti digitali permettono alle informazioni di essere più facili da creare e condividere e consentono di lavorare in community. A livello generale, per inserire questi strumenti nel processo lavorativo, bisogna considerare alcuni accorgimenti: -dotarsi di linee guida per l’uso efficace e corretto degli strumenti e garantire che tutti in azienda conoscano le funzionalità -incentivare l’uso della piattaforma più idonea fornita dall’azienda, per la condivisione di informazioni o la creazione di gruppi di progetto/ufficio -diffondere e sperimentarsi in buone pratiche di lavoro a distanza -stabilire e seguire modelli chiari e strutturati (es: la gestione del calendario condiviso) COMUNICAZIONE INTERNA- Luigi Bellotto Il comunicatore interno è una figura profondamente cambiata rispetto a pochi anni fa; non è più solo un narratore aziendale, ma uno “strategic facilitor”, a cui spetta il compito di realizzare un ecosistema basato sulla condivisione di informazioni, dove conta la motivazione, il riconoscersi con l’impresa, con i valori e progetti di cambiamento. Ciò che caratterizza tali scenari è la tecnologia: la lingua dei social porta nelle imprese elementi di innovazione, abbattendo inoltre le barriere tra il dentro e il fuori delle organizzazioni. Il linguaggio dei social consente al comunicatore di introdurre dentro le organizzazioni un luogo aperto, dove tutti possono giocare un ruolo in primo piano. Si tratta di una dimensione narrativa e linguistica, dove il singolo può diventare narratore della propria azienda, della propria idea o attività lavorativa. Tutti diventano comunicatori interni. Utilizzando il linguaggio dei social, il contenuto di una comunicazione è messo in primo piano, indipendentemente dal ruolo gerarchico dell’organizzazione. Dunque è possibile creare le condizioni affinché la persona si attivi per condividere un’idea esprimendo il valore che essa ha e non solo per la funzione aziendale che l’ha generata. L’obiettivo prioritario della comunicazione interna è quella di comunicare al singolo, e non a persone senza identità precise- tenendo a mente questo, il messaggio deve essere costruito in modo credibile e coerente. La comunicazione interna è finalizzata al fatto che tutto deve essere condiviso, coinvolgente e centrato sui bisogni di conoscenza e consapevolezza delle nostre persone. Oggi più che mai, le aziende hanno bisogno di comunicare bene e in modo strutturato con i colleghi, garantendo le condizioni per ingaggiare tutti sui percorsi di sviluppo. RACCONTARE L’AZIENDA- Luciana De Laurentiis Negli ultimi anni, per quanto riguarda la comunicazione aziendale, è aumentata la consapevolezza sul fatto che le capacità comunicative sono un aspetto fondamentale della professionalità di ciascuno, indipendentemente dal ruolo. La digitalizzazione ha accelerato una trasformazione del linguaggio e della reciprocità della comunicazione: l’interlocutore è sempre più coinvolto in modo attivo. Queste trasformazioni sono ancora più evidenti nella comunicazione interna, che ha un confine sempre più labile con quella esterna. Molte ricerche evidenziano che i media più credibili per l’azienda sono i dipendenti: il messaggio veicolato direttamente dal dipendente sembra più meritevole di fiducia agli occhi dei lettori. Il ruolo della comunicazione interna è dunque cruciale. La comunicazione interna può facilitare l’adesione e la consapevolezza alimentando il senso di community attraverso vari canali e iniziative, a partire da Intranet: una piazza virtuale nella quale si legge, commenta e racconta, anche in prima persona, ciò che accade in azienda. Solo grazie a una progettazione partecipata, la comunicazione interna può costruire e diffondere engagement. APPRENDERE- Valentina Marini Ad oggi gli studenti devono imparare ad utilizzare le tecnologie con spirito critico, in quanto la competenza digitale è una delle competenze chiave per l’apprendimento permanente. Nonostante le nuove generazioni siano “native digitali”, non significa che sappiano usare adeguatamente queste tecnologie; per questo i sistemi di istruzione devono far sviluppare agli studenti competenze come: -consapevolezza della propria presenza online e come gestirla al meglio -capacità di usare dispositivi e sistemi differenti -abilità nel riconoscere i rischi di cyberbullismo, radicalizzazione, violenza e oscenità -abilità nel riconoscere i pericoli di truffe e saper proteggere i propri dati -intelligenza emotiva per approcciarsi all’altro online -capacità di comunicare e collaborare attraverso l’uso della tecnologia e media -capacità di trovare informazioni online, valutandone l’attendibilità -conoscenza del diritto di libertà di parola e di pensiero, ma anche del diritto alla privacy, alla proprietà intellettuale e all’oblio Allo stesso tempo ai docenti è richiesta l’innovazione dei metodi e dei contenuti. La scuola deve occuparsi dello sviluppo delle competenze digitali, ma per farlo necessita cambiare i metodi e l’organizzazione didattica, tenendo presenti le tecnologie in cui i giovani sono immersi. Le nuove tecnologie stanno riformattando i nostri cervelli, anche se non in modo irreversibile. Questo perché usando il digitale si utilizzano alcune aree del cervello, trascurandone altre. Il cervello degli studenti è cambiato e sta continuando a cambiare, così come i loro modelli di pensiero. Non bisogna far diventare la tecnologia l’unico strumento per sviluppare abilità, ma va ricercata una giusta complementarietà tra aspetti tecnologici e umani. COPYWRITING- Giovanni Cavaliere Il tasso di conversione è una delle metriche fondamentali dell’e-commerce e delle attività di online marketing. È la percentuale di persone che completano un’azione che viene misurata dal marketer- per chi vende online è: il numero di persone che acquistano diviso il totale di persone che hanno visitato la pagina; per l’appunto esprime quanto un prodotto sia appetibile, quanto la pagina sia “bella” e il traffico che portiamo sia in “target”. Il copywriting è l’arte di saper scrivere e, soprattutto, saper scrivere in relazione a ciò che si vuole raggiungere. È lo strumento primario per creare interesse e avere un impatto. Constatazioni importanti sulle schede prodotto e-commerce (pagine in cui viene dettagliato il prodotto con testo, immagini, benefici, informazioni su prezzo, spedizioni e condizioni): -Tenere conto dell’user behavior → dare agli utenti ciò di cui hanno bisogno. Così facendo, Google posizionerà bene il sito, dato che offre ciò che gli utenti necessitano -Bisogna essere il più possibile creativi, utili e usabili → creativi per essere memorabili; utili perché altrimenti si fa perdere tempo (proprio e altrui); usabili perché deve essere facilmente utilizzabile da chiunque, sia in termini di fruizione dei contenuti sia delle informazioni -Non dare nulla per scontato → offrire la possibilità di approfondire ciò che scriviamo -I benefit devono diventare informazioni di valore → associamo i benefit ad emozioni o sensazioni -Avere una buona struttura → una buona struttura assicura una bella esperienza sulla scheda prodotto -Chiarezza → è fondamentale essere chiari e andare dritti al punto -Scelta del tono di voce → scegliere il tono, per descrivere il prodotto, in relazione al target -Gli errori non sono consentiti → si passa per inaffidabili -Mostrarsi affidabili → bisogna dare sicurezza su tutti i livelli: benefici, pagamento… -Focus sulla conversione → dobbiamo sempre preoccuparci di offrire un’esperienza positiva, per portarli all’acquisto (che non è sempre assicurato) -Numeri e testimonial → utili per far percepire affidabilità -Usare power words → parole potenti che aiutano la vendita, vengono scelte in base all’obiettivo (es: creare urgenza- “Disponibile ora”; offrire garanzia- “Soddisfatti o rimborsati”) CAPITOLO 4: FINALITÀ E STRUMENTI CV E PROFILI SOCIAL- Valentina Marini Per scrivere un buon CV bisogna considerare alcuni aspetti: -Formato del file → è preferibile il PDF rispetto a Word -Nome del file → cognome e nome è la dicitura più indicata (eventualmente si può aggiungere la qualifica) -Indirizzo della mail e nome dell’utente → può essere utile creare account ad hoc con cui si inviano i curriculum -Colori e formattazione → è utile usare il corsivo e grassetto e scrivere a paragrafi, utilizzando anche elenchi puntati; tutto ciò che facilita la lettura del CV. Rimuovere eventuali colori che rendono più scomoda e costosa la stampa -Foto → scegliere una foto professionale e seria -Lunghezza del CV → la lunghezza massima preferibile è due facciate e avere una buona impaginazione -Dati e informazioni da inserire → si possono aggiungere riferimenti ai propri profili online (in particolare LinkedIn). Inserire inoltre le esperienze compiute ed eventuali certificazioni. Si possono aggiungere esperienze di volontariato, sport praticato a livello agonistico o interessi e competenze particolari -Riepilogo → è utile iniziare il CV con una breve visione d’insieme che sottolinei le esperienze fatte e che dia un’idea di chi è il candidato -Fatti → limitarsi a fare affermazioni che siano supportate da evidenze di qualche tipo -Errori e dimenticanze → evitare errori grammaticali e di dati, simbolo di trascuratezza e scarsa attenzione -Formato europeo -Format creativi → preferibilmente usati da professionisti nella grafica e in settori creativi -Autorizzazione al trattamento dei dati → è fondamentale autorizzare chi riceve il CV al trattamento dei dati coperti e tutelati dalla legge sulla Privacy; senza il datore di lavoro non può procedere con le fasi successive della selezione -Personalizzazione del CV → non bisogna inviare a tutte le aziende uno stesso CV, ma creare più copie adattandolo alle singole offerte di lavoro La possibilità di presentarsi e farsi conoscere sul mercato oggi va ben oltre la capacità di scrivere bene il proprio curriculum, con la rivoluzione digitale i social sono diventati una risorsa importante. Personal Branding significa adottare molteplici piattaforme per entrare in contatto con la comunità di professionisti di riferimento e attirare interesse verso la propria professionalità. Per essere riconosciuti e “farsi comprare meglio” (bisogna pensare se stessi come un prodotto) è importante: -essere presenti dove si parla dei propri argomenti di settore -instaurare e mantenere il contatto diretto e la relazione con la rete di riferimento, evitando di essere un utente passivo -coinvolgere colleghi e capi nel racconto della propria professionalità verso l’esterno I social hanno reso il mercato professionale più interattivo: bisogna sapersi connettere correttamente ed evitare eventuali danni reputazionali. Qualche consiglio: -scegliere la foto profilo più adatta, scelta con cura e attenzione, tenendo conto del social che si usa -il Job Title richiede chiarezza e coerenza -la prima persona è la scelta più indicata per parlare di se stessi -la personalizzazione è fondamentale per riuscire ad emergere -aggiornare in modo costante -le keywords sono fondamentali, vanno individuate delle parole chiave da far ricorrere nel profilo, così da comparire nelle ricerche di altri utenti -la trasparenza è indispensabile, vanno valorizzate tutte le esperienze, purché siano dimostrabili -capire quali contenuti è meglio lasciare pubblici e visibili e quali evitare -pubblicare contenuti tenendo conto dei canali che si usa -costruire una ricca rete professionale, ponendo la priorità sulla qualità -no all’anonimato e partecipare attivamente, per farsi conoscere ed entrare in contatto con la propria rete professionale Quello che fa la differenza nella presentazione online è l’investimento personale. Sono di fondamentale importanza: -Curiosità → mettere da parte il cinismo e osservare con attenzione i trend del momento -Tempo → dedicare il giusto tempo per costruire un profilo personale efficace, creare una rete professionale e individuare chi e cosa seguire -Costanza → è importante essere costanti nel mantenere un profilo attivo -Intelligenza relazionale → costruire buone relazioni SOCIAL E BRAND AMBASSADOR- Valentina Marini Sono in costante crescita gli investimenti delle aziende nelle attività di Employer Branding, e questo è un aspetto che fa emergere alcune importanti evidenze: -gli individui che lavorano nell’azienda costituiscono il volto autentico del brand, non il contrario -i brand dei dipendenti e il brand dell’azienda sono legati, tutti diventano messaggeri -il personale stesso è parte della strategia aziendale di posizionamento sul mercato; ogni singolo dipendente è diventato un punto di contatto tra azienda e pubblico -gli impatti sul business sono immediati -gli attori esterni dell’organizzazione guardano l’azienda al suo interno e lo fanno sempre di più passando dai profili di chi vive l’azienda È fondamentale per le organizzazioni la gestione della comunicazione verso l’esterno, anche quella che apparentemente sembra essere solo comunicazione personale dei dipendenti. La comunicazione dei dipendenti è ormai uno dei principali elementi per costruire l’identità di marca ed è un fattore decisivo per raggiungere il vantaggio competitivo. È fondamentale per un’azienda raccontarsi attraverso l’esperienza reale delle proprie persone. Il passaparola continua ad essere ritenuto uno dei canali maggiormente attendibili e i social network permettono di amplificarlo. I benefici del coinvolgimento dei dipendenti, in termini di reputazione, sono: -aumentano la conoscenza e la fiducia nei confronti dell’azienda -i dipendenti si sentono più protagonisti e vivono con più soddisfazione il ruolo COMUNICARE IN AZIENDA IN TEMPI DI CRISI- Clemente Perrone Le situazioni di “crisi” rappresentano un momento di cambiamento per l’impresa e ciò che l’azienda deve fare è tentare di trasformare la crisi in opportunità. La comunicazione assume un ruolo di rilievo nella gestione e nel controllo degli effetti di tali situazioni sull’organizzazione e sui suoi rapporti con l’interno e con l’esterno. Alcuni accorgimenti per mitigare i rischi sono: -Affidarsi a professionisti del settore della comunicazione -Fornire una corretta informazione a beneficio dei colleghi -Comunicare all’interno in modo istituzionale nei momenti “chiave” -Monitora stampa, web e social -Usa tecniche non convenzionali -Pianifica la fase di ricostruzione successiva al periodo di crisi
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