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Linguistica Generale , Sbobinature di Linguistica

Appunti e sbobinature delle lezioni del prof Franco

Tipologia: Sbobinature

2022/2023

Caricato il 20/04/2024

matilde-alberti
matilde-alberti 🇮🇹

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Scarica Linguistica Generale e più Sbobinature in PDF di Linguistica solo su Docsity! LINGUAGGIO E COMUNICAZIONE LEZIONE 1 •Cosa è il LINGUAGGIO?: Si tratta di uno degli strumenti che abbiamo per comunicare. -È però importante precisare che la nostra facoltà di linguaggio è scollegata/ autonoma da quella che è la nostra necessità di comunicare. Il linguaggio è funzionalmente lo strumento più adatto per comunicare, ma probabilmente nel corso dell’evoluzione si è sviluppato in maniera indipendente da quella che è la nostra necessità di comunicare. (ex: gli animali non hanno un linguaggio paragonabile a quello degli umani). •Il Linguaggio si studia come un SISTEMA diviso in sotto dominii—> ex: fonetica, fonologia, morfologia, sintassi ecc. LINGUAGGIO UMANO Si tratta di una facoltà innata di sviluppare un sistema di comunicazione con una serie di caratteristiche specifiche. È una facoltà unica della nostra specie, infatti gli animali hanno la capacità di sviluppare sitemi di comunicazione anche abbastanza articolati, ma con caratteristiche quantitativamente diverse rispetto il linguaggio umano. (infatti gli esseri umani sono in grado di creare strutture linguistiche potenzialmente infinite). •Secondo il linguista Harford (?)- è molto probabile che la capacità degli uomini di linguaggio si sia evoluta lentamente in milioni di anni e che sia giunta nella nostra specie circa 150 milioni di anni fa. Ed è possibile che coloro che esistevano prima non avessero un linguaggio geneticamente pronto rispetto a quello dei bambini di oggi. Rispetto alle specie animali, noi possediamo delle precondizioni ANATOMICHE e NEUROFISIOLOGICHE per l’elaborazione del linguaggio che le altre specie non hanno—> ciò ci consente di avere una gamma di suoni linguistici maggiore, seppure c’è una variabilità immensa per quanto riguarda l’inventario di suoni che noi possiamo produrre che sono specializzati x il linguaggio. [La complessità e flessibilità del linguaggio umano vanno oltre qualsiasi cosa noi sappiamo della comunicazione animale]. LE CARATTERISTICHE DEL LINGUAGGIO UMANO Il linguaggio umano si distingue da tutti gli altri per una serie di caratteristiche: 1. LA RICORSIVITÀ: Essa è la caratteristica principale del linguaggio umano. È un meccanismo che permette di assemblare nuove frasi inserendo, in una frase esistente, un’altra frase, in quest’ultima un’altra nuova frase, e così via fino all’infinito. (potenzialmente noi potremmo costruire frasi grammaticali di complessità infinita, ma siamo limitati dalla nostra memoria, inoltre c’è da dire che un sistema infinito di linguaggio non è ottimale). •Per quanto riguarda la nostra competenza, ci sono dei fatti estremamente netti che fanno si che tutti i parlanti dell’italiano siamo d’accordo nel riconoscere se una determinata struttura grammaticale sia possibile oppure no. C’è da dire però che ogni parlante ha una grammatica che può variare a seconda dell’età oppure della scolarizzazione ecc. 2. DISCRETEZZA: Si dice che il linguaggio umano sia un sistema Discreto (digitale), mentre i linguaggi animali sono sistemi Continui o Analogici. (ex—> la danza delle api è un esempio di sistema continuo o analogico. Essa viene usta dalle apette per localizzare le fonti di cibo per determinarne la distanza e soprattutto per trasmettere queste informazioni alle altre api)… Si tratta di un sistema continuo poiché non è segmentazione al proprio interno—> cioè essa può essere compresa soltanto come un TUTTO. Ciò è molto diverso dal linguaggio umano poiché rispetto a tutti i livelli del linguaggio si possono determinare i primitivi del linguaggio è attribuire loro un significato. -Gli elementi interni di un linguaggio si distinguono gli uni dagli altri per l’esistenza di limiti ben definiti: Nel caso umano gli elementi interni si distinguono per via delle “coppie minime” cioè coppie di elementi che differiscono solo per caratteristiche minime. (ex: [p]atto/ [b]atto—> differenza sottile x una lettera) 3. DIPENDENZA DALLA STRUTTURA Essa significa che nel nostro linguaggio non è assolutamente rilevante l’ordine lineare degli elementi, ma sono le relazioni strutturali tra i costituenti di una frase che contano, cioè non è l’ordine che ha un valore assoluto, ma sono le dipendenze tra i costituenti che determinano una formazione delle frasi. Inoltre la comunicazione umana è INTENZIONALE, infatti si basa sull’intenzione di socialità. Quindi la comunicazione umana è intenzionale, infatti il parlante vuole guidare l’ascoltatore a formulare un’interpretazione, tuttavia non sempre avviene (fallimento della comunicazione.) •La comunicazione umana si basa anche sulla TEORIA DELLA MENTE—> cioè la capacità di attribuire credenze/ intenzioni ad altri componenti della nostra specie. Questa teoria si lega all’ipotesi dei NEURONI SPECCHIO—> cioè se noi osserviamo un membro della nostra specie compiere un’azione allora automaticamente in noi si attivano delle aree del cervello che sarebbero servite per compiere quell’azione che stiamo invece osservando. Ciò si lega alla teoria della mente perché è probabile che proprio per questo motivo, grazie alla capacità che abbiamo di attivare in sinergia le stesse aree neurali allora la comunicazione è efficace—> quindi questa attribuzione di credenze e intenzioni ai nostri interlocutori avrebbe delle basi biologiche de fosse vera questa teoria. -Secondo l’autore TOMASIELLO la comunicazione umana non è soltanto intenzionale e legata alla possibilità che abbiamo noi di attribuire agli altri delle credenze e degli stati psicologici adeguati, ma è anche COOPERATIVA cioè prevede un comune mutuo o fondamento concettuale che guida la comunicazione tra individui. -Secondo un altro esperto, Paul Grice, deve essere messa in rilevanza l’intenzionalità dell’emittente come base per una comunicazione che fosse soddisfacente. Quindi la nozione di comunicazione umana include il “ dire” un enunciato come risultato di un’intenzione dell’emittente e inoltre implica anche l’esistenza di intenzioni collettive di una comunità. LEZIONE 2 ORIGINE & CREAZIONE DEL LINGUAGGIO L’8 marzo 1866 la Società linguistica di Parigi mise al bando le comunicazioni che trattavano sull’origine del linguaggio, poi nel 1872 avvenne anche a Londra. Fin da subito si è pensato che dell’origine del linguaggio non si potesse parlare; infatti I linguisti del 19esimo secolo cercarono di evitare discussioni e diatribe poiché fino a poco prima non si poteva parlare di origine del linguaggio per via della mancanza di dati, infatti la linguistica si basa su dati empirici. Dunque per molto tempo non si è potuto dire nulla di rilevante in merito alla nascita del linguaggio. Oggi, invece, l’argomento non è più un tabu infatti è possibile affrontare l’argomento in modo scientifico e sistematico. Lo studio dell’origine del linguaggio è uno studio MULTIDISCIPLINARE che prevede l'intervento di linguisti, antropologi, scienziati cognitivi, neuroscienziati, biologi evoluzionistici, paleoantropologi, psicologi comparati e primatologi. LA VISIONE DI NOAM CHOMSKY La sua visione è abbastanza peculiare—> lui crede che la comparsa del linguaggio introduca una discontinuità nel mondo della natura. Inoltre lui è convinto che il linguaggio umano si basi interamente su un principio differente da qualsiasi altro sistema di comunicazione animale. Dunque la sua idea e che esista una differenza di tipo qualitativo tra gli esseri umani e gli altri animali per questo motivo l’homo sapiens è visto come un’entità speciale. Secondo Chomsky il linguaggio si è evoluto all’improvviso nella nostra specie. Dunque lui afferma che la facoltà di linguaggio si sia sviluppata a partire da un’evoluzione, unica e casuale, nel corso di poche generazioni. Esistono addirittura degli studiosi che hanno paragonato la comparsa del linguaggio ad una malattia/ epidemia improvvisa che ha influenzato il nostro DNA (si parla così di linguaggio come virus). -Secondo l’ottica di Chomsky, il cervello umano non contiene solo capacità di elaborazione logica, di memoria ecc, ma ha proprio sviluppato delle capacità che sono esclusive del linguaggio si parla così di Grammatica Universale. •Seppur minoritaria, la posizione di Chomsky sull’origine del linguaggio è supportata dal ‘PRINCIPIO DELLO STIMOLO’. Si tratta dell’imput/ stimolo al quale è sottoposto un bambino durante l’apprendimento del linguaggio—> Esso è povero e fortemente incompleto. Per questo, per sviluppare una piena competenza della lingua necessita di una base linguistica biologicamente innata e propria della nostra specie specifica. Ci sono molti fatti che vanno a supportare questa idea—> ovvero che noi in qualche modo siamo biologicamente programmati x il linguaggio e siamo predisposti ad acquisire informazioni linguistiche già nel periodo pre-natale. DEREK BICKERTON Secondo lui Le capacità linguistico-cognitive degli animali vengono identificate come momenti di un “continuum” semiotico e sono diverse da quelle umane secondo un diverso livello di complessità. Inoltre lui, similmente a Chompsky, è convinto che il linguaggio moderno sia piuttosto recente (esiste solo 40/50 mila anni), ma al contrario di Chompsky, Bickerton crede che in tempi lontani si parlasse un linguaggio rudimentale/ semplificato quantitativamente e qualitativamente rispetto al linguaggio che utilizziamo adesso—> e credo che ciò sia avvenuto senza alcuna discontinuità. Secondo lui, possiamo supporre che la nascita di una nuova lingua vada a replicare quelli che sono i meccanismi alla base dello sviluppo della nostra facoltà di linguaggio. -La sua osservazione è che le lingue nascono in 2 modi distintivi: 1)GRADUALMENTE—> comporta secondo lui il divergere progressivo di dialetti apparentati. Cioè un processo che ha luogo quando 2 o più popolazioni di parlanti vengono a trovarsi isolate l’una dall’altra. (ex: i dialetti del latino dopo la caduta dell’impero romano). Dopo alcuni secoli i processi di cambiamento lessicale/ morfologico possono rendere questi dialetti reciprocamente inintelligibili e trasformarli in vere e proprie lingue. Diventa così difficile da determinare quando finisce un dialetto e inizia una lingua… possiamo così concludere che i dialetti non sono più dialetti ma diventano lingue distinte (Secondo il processo graduale della nascita di una lingua). 2)A CAUSA DI UNA CATASTROFE—> Intesa come un evento inaspettato/inatteso e non come una vera catastrofe naturale. Bickerton distingue 2 tipi di situazioni catastrofiche che storicamente hanno messo in moto la creazione di nuove lingue: • LA SITUAZIONE DEL FORTE—> Dove un gruppo esterno penetra un’area multilingue instaurando legami/ scambi permanenti o semipermanenti con la gente del luogo. ex—> successe quando i portoghesi crearono fortificazioni nel sud-est Asiatico al fine di controllare il mercato delle spezie/ commerci. Ciò produsse diversi linguaggi grazie al contatto tra portoghesi e alcuni lingue indigene locali. • LA SITUAZIONE DELLA PIANTAGIONE—> Dove delle genti esterne crearono una società nuova in un’area remota trasfondevi gente da molte aree diverse dell’Africa per farli lavorare come schiavi. Queste persone, però, parlavano molte lingue diverse dell’Africa. ex—> La schiavitù del 19 secolo e la nascita della lingua creola giamaicana. 2)La seconda è l’ipotesi del substrato—> Secondo essa, i bambini che imparano a parlare in un ambiente in cui si parla un Pidgin, elaborano una lingua complessa (creolo), attingendo dalle lingue del substrato cioè dalle lingue indigene che contribuiscono a colmare il pidgin. •Un altro importante aspetto che si collega alla creolizzazione è la LINGUA DEI SEGNI DEL NICARAGUA. Sebbene nessun linguista sia mai riuscito a documentare la nascita di una lingua creola parlata, i linguisti, in anni recenti, hanno documentato un processo simile alla creolizzazione che riguarda proprio la lingua dei segni del Nicaragua Essa di è sviluppata dai primi anni 80 del 900 dalla comunità di sordi di Managua —> essa ha messo alla prova le ipotesi che riguardano il processo di creolizzazione. Quando i sordi adolescenti iniziarono a frequentare la scuola di Managua, nacque una lingua di segni dal contatto di giovani che non parlavano una lingua comune. Ciascuno di loro sapeva solo pochi segni domestici. Quando i sordi adolescenti iniziarono a frequentare la scuola di Managua, nacque una lingua di segni dal contatto di giovani che non parlavano una lingua comune. Ciascuno di loro sapeva solo pochi segni domestici. Dopo ore di video e documentazioni si è osservato che questa lingua sperimentale fosse estremamente semplificata e povera rispetto a quella che poi si verrà a formare in seguito. Dunque possiamo dire che questa lingua sia essenzialmente assimilabile ad un pidgin. In seguito arrivano a frequentare la scuola anche bambini più piccoli che ancora possiedono quella capacità tale per cui riescono a costruire una lingua grammaticalmente complessa. Dunque essi riescono ad imparare questa lingua rudimentale e povera di strutture grammaticali nata nella scuola e a partire da essa, sviluppano una lingua segnica assai più complessa e strutturata. Siamo così davanti ad un processo di creolizzazione che va ad interessare una lingua dei segni. LEZIONE 3 LINGUAGGIO E LINGUE STORICO-NATURALI > LINGUAGGIO UMANO: facoltà innata di sviluppare un sistema di comunicazione con le caratteristiche del linguaggio umano. >LINGUA STORICO-NATURALE: una delle possibili realizzazioni del linguaggio umano, specifica di una comunità → italiano, persiano, inglese, giapponese, coreano... Le lingue hanno caratteristiche comuni (universali), come la ricorsività e la dipendenza dalla struttura in quanto sono manifestazioni del linguaggio; tuttavia, esse possono differire grandemente per altri aspetti^ (es. l’ordine delle parole). —> la maggior parte delle lingue del mondo ha ordine SVO (soggetto, verbo,oggetto). Per quanto riguarda le lingue storico-naturali possiamo dire che sono espressioni della nostra facoltà di linguaggio, ma che possono differire tra loro ed è per questo che molti linguisti cercano di raggrupparle in sottoinsiemi ordinati e coerenti. LE LINGUE DEL MONDO Il numero di lingue parlate nel mondo è di gran lunga superiore rispetto a quello degli stati nazionali del mondo. Nel mondo sono parlate circa 7000 lingue, ma il numero varia a causa dei problemi di distinzione tra lingua e dialetto e per la loro varietà. •Si hanno vari tipi di distinzione delle lingue: -GENEALOGICA: In base al numero dei parlanti, la distribuzione e parentela. -TIPOLOGICA: In base alle caratteristiche comuni. Le stime sul numero di lingue nel mondo variano notevolmente (da circa 2.000 a 12.000); poiché ci sono problemi di distinzione tra lingua/varietà di lingua/dialetto, oltre a una conoscenza limitata di molte aree del mondo—> si stima che esistano ancora lingue non iscritte in Nuova Guineana e Amazzonia. Una stima recente purtroppo mette in evidenza che più della metà (60%) delle lingue del mondo siano a rischio estinzione , infatti più di 1700 lingue ‘censite’ hanno meno di 1000 parlanti. LE FAMIGLIE LINGUISTICHE Lo studio della linguistica ha cercato da sempre di ricostruire sistemi di parentela, questo perché una famiglia linguistica è composta da due o più lingue tra le quali è possibile stabilire un rapporto di parentela che lascia supporre che esse derivino storicamente dalla stessa lingua madre. La lingua madre dei diversi gruppi può essere NOTA (come il latino per le lingue romanze), oppure può essere RICOSTRUITA (come il proto-indoeuropeo che è stata ricostruita sulla base del confronto con lingue più antiche), oppure può essere IPOTIZZATA, laddove non abbiamo alcuna traccia di scrittura (come è avvenuto per le famiglie amerindiane, prive di tradizione scritte.) •MA COME SONO NATE LE FAMIGLIE LINGUISTE? Secondo la visione del linguista ……, tutte le lingue apparterrebbero ad un’unica famiglia originaria e avrebbero in comune un unico progenitore, ma aldilà di questa considerazione esistono anche delle lingue per le quali non possono essere stabiliti dei chiari rapporti di parentela—> esse sono dette LINGUE ISOLATE, cioè lingue prive di lingue sorelle. È importante dire che per stabilire le parentele si utilizza il METODO COMPARATIVO—>Cioè il confronto/ comparazione tra le varie lingue. La comparazione punta a esaminare i livelli omogenei delle lingue, in particolare ci si concentra di più nelle somiglianze del lessico (es. numerali, kinship terms...) Inoltre, per stabilire delle parentale, si vanno a guardare analogie e differenze sistematiche per quanto riguarda i sotto domini interni della linguistica che sono: -La Fonologia, cioè lo studio dei suoni del linguaggio. -La Morfologia, cioè l’insieme di elementi significanti x le parole. -La Sintassi, cioè come sono strutturate le frasi nelle varie lingue. •LA LEGGE DI GRIMM: Grimm, fu importante linguista che si occupò tra l’altro di comparazione. Di lui si parla per la Legge di Grimm—> grazie ad essa si ha un esempio di metodo comparativo applicato alla fonologia. LE LINGUE IN EUROPA/ FAMIGLIA INDOEUROPEA PREMESSA: - Non tutte le lingue possono essere inserite all’interno di una famiglia linguistica. In Europa, le lingue indo-europee occupano buona parte del suo territorio. Infatti, la famiglia indoeuropea raggruppa un CONTINUUM linguistico che include molte delle lingue parlate in antichità e attualmente in Europa e che ha vari gruppi anche fuori dai suoi confini. Infatti ha i suoi gruppi più orientali nelle lingue indo-arie, quindi le moderne lingue indiane (hindi, urdu, bengali), le lingue iraniche (il persiano, il pashto) le varietà curde (in Iran, in Iraq e in Turchia), e il Tocario, una lingua estinta, parlata in una regione cinese). -Tra tutti i gruppi linguistici della famiglia indoeuropea quelli estinti sono: •LINGUE ANATOLICHE: diffuse in Turchia asiatica (Anatolia) e sostituite poi progressivamente dalla lingua greca. Tra esse l’ittito, il lidio, il licio e il luvio. •LINGUE TOCARIE: parlate da una popolazione indoeuropea, nel territorio dell’attuale Cina Occidentale. Di esse esistono 2 varietà denominate “Tocario A” e “Tocario B”. •lingue indoeuropee più orientali, sopraffatte da lingue turciche e cinesi. I RAMI LINGUISTICI In ogni famiglia ci sono dei rami linguistici—> i rami della famiglia indoeuropea sono: 1. LE LINGUE ROMANZE (o lingue NEO-LATINE): sono sistemi linguistici derivate dal latino, una lingua italica occidentale. Esse sono divise in: -Lingue romanze statuarie= portoghese, gallego, catalano, italiano, francese, spagnolo romeno. -Lingue romanze non statuarie= l’aragonese, l’occitano (o provenzale), il còrso, il giudeo- spagnolo, etc. 2. LE LINGUE GERMANICHE: sono articolate il 3 sottogruppi principali. 2. LINGUE MONGOLE→ Un gruppo linguistico considerato far parte della macro(famiglia) ALTAICA di cui il TURCO è la lingua più importante. La più importante lingua mongola è il mongolo parlato, mentre l’unica lingua presente sul territorio europeo è il CALMUCCO, parlato nella Repubblica di Calmucchia. 3. LINGUE CAUCASICHE→ Parlate nei territori montuosi dell’Armenia, Georgia ecc. Sono divise nei gruppi meridionale, nord-occidentale e nord-orientale; l’unica lingua caucasica con un alfabeto proprio e lo statuto di lingua ufficiale di un paese indipendente è il GEORGIANO (Nella repubblica della Georgia). Dunque in Europa c’è una grande fermentazione dal punto di vista linguistico, con più di 60 lingue statutarie (ovvero riconosciute dalle istituzioni dei singoli stati), oltre ad un numero difficilmente definibile di lingue non statutarie. A dispetto di questa grande frammentazione linguistica, abbiamo dall’altro lato una grande omogeneità dal punto di vista genealogico, perché la maggior parte delle lingue parlate nel territorio europeo appartengono alla famiglia indoeuropea e le eccezioni sono poche (tra cui il Basco, Turco, lingue uraliche ecc.) ALTRE FAMIGLIE LINGUISTICHE •Famiglia delle lingue AFRO-ASIATICHE (dette anche camito-semitiche): circa 240 lingue. Diffuse in Africa settentrionale, Medio Oriente e Corno d’Africa, oltre 400 milioni di parlanti; comprende arabo, ebraico, maltese, somalo, amarico, lingue berbere, etc. •Famiglia delle lingue AUSTROASIANE, famiglia più diffusa- si estende dalle coste dell’Africa Orientale fino ad isole che appartengono dal punto di vista politico al Cile. Sono oltre 1000 lingue, disperse nel sud-est asiatico e Africa, circa 400 milioni di locutori; comprende malese, indonesiano, tagalog (lingua delle Filippine), malgascio (lingua del Madagascar), hawaiano, figiano, maori, rapanui (lingua dell’Isola di Pasqua). •Famiglia delle lingue NIGER-CONGO comprende la maggior parte delle lingue dell’Africa sub- sahariana- Sono circa 1000 lingue, 350 milioni di parlanti. •Famiglia delle lingue SINO-TIBETANE; importante perché dal punto di vista del numero di parlanti rappresentano veramente una frazione importante delle lingue parlate nel mondo—> sono circa 300 lingue parlate perlopiù in Asia e rappresentano più di 1 miliardo di locutori. LEZIONE 4 La classificazione tipologica e quella classificazione che raggruppa le lingue in tipi diversi sulla base di caratteristiche fonologiche, morfologiche o sintattiche precise e particolari, questo indipendentemente dall’appartenenza di una determinata lingua ad una specifica famiglia. FONETICA e FONOLOGIA Si tratta del primo sotto dominio interno della linguistica, che studia il linguaggio come un sistema chiuso/interno. Bisogna partire dalle presupposizioni che il nostro apparato fonatorio è in grado di produrre una quantità enorme di suoni. Ma solo tanto un numero molto limitato di questi suoni entra a far parte di una lingua in senso stretto, ovvero entra a far parte di quell’insieme di suoni che definisce il nostro inventario fonetico e fonologico. Ciò ci fa capire che ogni lingua ha il suo piccolo inventario di suoni che funzionano in opposizione tra di loro, senza avere un significato proprio—> questi suoni sono detti FONEMI che si combinano tra di loro attraverso un insieme di regole proprie che valgono in ogni lingua. Dunque Ogni lingua ha: > un inventario di suoni che funzionano linguisticamente: i fonemi > un insieme di regole per combinare insieme i fonemi in sillabe e in parole. Si può dire che la fonetica e la fonologia sono due discipline correlati e poiché studiano tutte e due l’inventario dei suoi del linguaggio. C’è però da dire che li studiano da un punto di vista diverso: LA FONOLOGIA→ Si occupa di vedere quali sono le regole che fanno si che più suoni si combinino tra loro e vadano a combinare strutture organizzate (come può essere la sillaba) sulla base di un set di regole. Essa si occupa anche di studiare fenomeni soprasegmentali. LA FONETICA→ Si occupa della componente fisica della comunicazione verbale, quindi dei suoni prodotti dall’apparato fonatorie umano, cioè i cosiddetti suoni linguistici. La fonetica si divide in 3 parti distinte: -FONETICA ARTICOLATORIA: Che studia l’articolazione dei suoni linguistici, come i suoni vengono prodotti dall’apparato fonatorio umano. (A noi interessa questa) -FONETICA ACUSTICA : studia la consistenza fisica e la trasmissione dei suoni umani, come onde sonore che si propagano in un mezzo. -FONETICA AUDITIVA (o percettiva): studia le modalità di ricezione dei suoni da parte dell’apparato uditivo dell’uomo e la loro decodificazione. È importante ricordare che l’atto di fondazione avviene attraverso l’espirazione di aria dai polmoni (questo perché la maggior parte dei suoni delle lingue del mondo viene prodotta attraverso l’espirazione). Con essa possono essere prodotti distinti tipi di suoni tra cui ricordiamo: → suoni egressivi di origine polmonare → suoni ingressivi (prodotti mediante inspirazione): ad esempio, i clicks, ottenuti con uno ‘schiocco’ della lingua, tipici delle lingue Khoisan dell’Africa meridionale. -i più importanti organi che fanno parte dell’apparato fonatorio possono essere mobili (labbra, lingua, velo palatino) oppure fissi (denti, palato duro, alveoli). • LINGUA→ è l’organo mobile per eccellenza, il più importante. In essa si distinguono, la radice (parte posteriore), il dorso (parte centrale), l’apice (parte anteriore) e la lamina; l’apice e la lamina formano la corona. •PALATO→ si distinguono il palato duro, il velo (‘palato molle’) e gli alveoli (gengive posteriori, dietro i denti). COME FUNZIONA L’ATTO DI FONAZIONE Esso si descrive sulla base di 4 passaggi principali: 1→ Nel primo, L’aria viene espirata dai polmoni e, a8raverso la trachea, raggiunge la laringe. 2→Nella laringe ci sono le corde vocali (l’organo più importante per la fonazione. Esse possono avvicinarsi, accostarsi l’una all’altra e regolano il flusso egressivo dell’aria). 3→ A quel punto, dopo aver superato le corde vocali, il flusso egressivo (quindi l’aria che noi espiriamo dai polmoni), passa nella faringe. A quel punto, se il velo palatino è abbassato allora l’aria può passare sia attraverso il naso, sia attraverso la bocca (così avremmo i così detti suoni nasali); mentre invece se il velo palatino è alzato, l’aria passa solo tramite la cavità orale, e non arrivando alle nostre narici. 4→ Allora a quel punto, gli organi della fonazione (mobili e fissi) intervengono nell’articolazione del suono. LA CLASSIFICAZIONE DEI SUONI Si possono classificare i suoni sulla base del MODO DI ARTICOLAZIONE, cioè le varie posizioni che gli organi vanno ad assumere nella produzione di un suono. Oppure si possono classificare anche sulla base del PUNTO DI ARTICOLAZIONE, cioè ognuno dei diversi punti del tratto vocale in cui il flusso d’aria necessario per produrre un suono può essere modificato. (ex: a livelli di denti avremmo un suono dentale, a livello di labbra lo avremo labiale ecc.) [u] → alta, posteriore, arrotondata (unico, lume, lungo) [o] →medio-alta (o semi-chiusa), posteriore, arrotondata → (sano, caldo, collina) [ɔ] → medio-bassa (o semi-aperta), → (otto, uomo, però posteriore, arrotondata) (Queste due O, variano per l’altezza della lingua ex: la distinzione tra botte (percosse) e botte (recipiente). TRAPEZIO VOCALICO Si tratta di uno schema a 7 vocali, un sistema grafico di ausilio per l’apprendimento delle vocali: COMBINAZIONI DI SUONI La combinazione di vocali e approssimanti in una medesima sillaba dà luogo ai DITTONGHI. I dittonghi possono essere di diversi tipi: -Dittonghi ascendenti→ approssimante, seguita da vocale accentata. -dittonghi discendenti→ vocale accentata seguita da vocale -Esistono poi anche i così detti TRITTONGHI -Inoltre le combinazioni di due vocali appartenenti a sillabe differenti danno luogo ad uno IATO. (follia, idea, beto). SUONI E GRAFIA Il sistema grafico dell’italiano è coerente dal punto di vista della rappresentazione del suono. Un sistema grafico si dice perfettamente coerente quando a un suono corrisponde un segno e viceversa. Dunque c’è una relazione biunivoca tra suono e segno che va ad indicare quel determinato suono. Di norma, c’è la convenzione di rappresentare il suono tra parentesi quadre. In Italiano però non mancano le incoerenze del sistema: -Ha due simboli diversi per un solo suono cuore/quando [K]. -Ha due suoni diversi per lo stesso simbolo: sera [s]/ rosa [z] -Ha due simboli per un solo suono: maghe gh per [g]. -Tre simboli vanno ad indicare un unico suono: sciocco sci per ( ) i e o a u IPA- TRASCRIZIONE FONETICA Non esiste alcun alfabeto coerente, ma si è dovuto creare a “tavolino” un alfabeto fonetico che andasse a individuare con un determinato simbolo tutti quelli che sono i suoni prodotti negli inventari fonologici delle varie lingue del mondo. Dunque essenzialmente l’alfabeto fonetico ci permette di usare gli stessi simboli per gli stessi suoni in tutte le lingue del mondo. Si può distinguere tra: -SUONI SEMPLICI -SUONI RADDOPPIATI→ molte lingue li hanno, spesso sono significativi dal punto di vista fonologico. Essi possono essere resi o con il raddoppio [ tt] [dd] [kk] / oppure con i due punti che seguono il suono che viene raddoppiato [t: ] / [d:]/ [k: ]. -Anche la lunghezza vocalica si indica con i due punti→ per esempio, [o] [a] sono dette vocali brevi, mentre [o: ] [a:] sono dette vocali lunghe. -Un'altra proprietà delle sillabe è L’Accento, esso si segna con un apostrofo [ ‘] e viene messo sempre prima della sillaba accentata. Mentre sui monosillabici l’accento può non essere segnato. -Inoltre, va detto che nell’alfabeto fonetico internazionale (IPA) non esistono le maiuscole Nell’ Italiano esiste una particolarità relativa al numero di lettere che utilizziamo e il numero di suoni che utilizziamo: •IN ITALIANO: <aglio> → [‘aʎo] <scienza> → [‘ʃɛnʦa] <gnomo> → [‘ɲɔmo] <chiglia> → [‘kiʎa] <asciutto> → [‘aʃ:ut:o] RICAPITOLANDO… -La FONETICA si occupa dell’aspetto fisico dei suoni e la sua unità di studio è il fono. -La FONOLOGIA cerca di scoprire le unità significanti delle varie lingue e indaga come i suoni si vanno a combinare insieme in una data lingua per creare strutture dotate di significato e inoltre va a capire come i suoni si influenzano tra di loro. La sua unità di studio è il FONEMA. La fonologia ha come base empirica la constatazione del fatto che ogni suono delle varie lingue del mondo ha una sua propria distinzione. Ovvero certi contesti/ posizioni a volte sono possibili, oppure altre volte impossibili. -Per fare un esempio vediamo i contesti in cui la vibrante [r] può apparire in italiano: > tra due vocali —> “ora” V__V > dopo [t] —> “tra” t___ > dopo [p] —>”prima” p___ > dopo [b] —>”bravo” b___ etc. > all’inizio di parola prima di vocale—> ”rana” #___V > in posizione finale di parola—> “bar” ____# # = inizio parola -Ma Esistono però anche contesti in cui la [r] non può apparire: > all’inizio di parola prima di una consonante *rt... #___C > tra due consonan5 *trf C___C > dopo [m] *amr... m___ (questi sono chiamati contesti impossibili). -Dunque tra i suoni che l’apparato fonatorio può produrre, ogni lingua ne sceglie un certo numero > questi suoni saranno chiamati foni: suoni/rumori del linguaggio articolato. I foni hanno valore linguistico quando sono distintivi, quando cioè contribuiscono a differenziare dei significati. E quando lo fanno entra così in gioco la fonologia. > [p] e [t] non sono soltanto foni dell’italiano, ma sono anche fonemi poiché hanno questo valore distintivo attraverso cui possono formare delle coppie minime di elementi. ESEMPIO: Nella stessa posizione (nello stesso contesto) pare/tare (#___V), premo/tremo (#___r) carpa/carta(r___a), tappo/tatto (V__V) ripa/Rita (V__V), top/tot (___#) Dunque un fonema non ha un significato intrinseco, ma invece contribuisce a differenziare dei significati. -i fonemi si rappresentano tra barre oblique (p. es. /t/) -i foni si rappresentano tra parentesi quadre (p. es. [t]) REGOLE FONOLOGICHE Una regola fonologica è ciò che collega una rappresentazione fonematica ad una rappresentazione concreta—> essa spiega come si realizza un determinato fonema a livello fonico, sulla base di un determinato contesto. Esse sono rappresentate in modo semplice: A—> B/__C (A diventa B nel contesto specifico, prima di C). 1. dirigo → dirigi 2. prediligo → predilige. 3. friggo → friggi 4. leggo → legge. —> il contesto con cui ciò avviene è il passaggio dalla vocale “o” ad una anteriore. Quindi in questo caso abbiamo il passaggio da un’occlusiva ad una applicata. •Le regole fonologiche non fanno cose imprevedibili, sono sempre motivate dal contesto soprattutto da fatti di articolazione e operano su una ristretta serie di cambiamenti: -esse possono cambiare dei tratti. -esse possono inserire segmenti (dove un elemento non pronunciato, diventa pronunciato). -esse possono cambiare l’ordine dei segmenti (lapsus lingue) -possono cancellare segmenti. LA SILLABA Le sillabe sono la combinazione minima di segmenti sonori che hanno valore significante che funziona da unità pronunciabili per costruire la forma fonica delle parole. Quindi sono quel pezzetto di suono che diventa significativo quando andiamo ad assemblare le parole. Esse possono avere sia una definizione fonetica che fonologica. DEF. FONETICA: Essa rappresenta una unità prosodica costituita da uno o più segmenti fonici, agglomerati intorno a un picco di intensità: EX: Nella parola patata si identificano 3 picchi di intensità in corrispondenza delle 3 vocali. (pa.ta.ta.) -Il nucleo della sillaba in italiano è sempre una vocale. DEF. FONOLOGICA: La sillaba viene vista come un’unità prosodica di organizzazione dei suoni in segmenti più ampi dotati di significato. Si assume quindi una correlazione tra sillaba e parola. COSTITUENTI INTERNI DI UNA SILLABA La sillaba minima è costituita, in italiano, da una vocale, che rappresenta il nucleo sillabico. Esso può essere preceduto da un attacco e seguito da una coda. Si può dire che il nucleo insieme alla coda formano quella che è la RIMA. -Dal punto di vista definitorio noi possiamo distinguere tra: • sillaba aperta o libera se essa è prima di coda—> cioè in italiano finisce in vocale ( a, ma… etc.) •Sennò abbiamo una sillaba chiusa/implicata se non finisce in vocale (con,an..etc.) In molte altre lingue, il nucleo può essere costituito da SONORANTI {come r,l,n,m} EX: In sloveno Trst [trst] 'Trieste', inglese americano bottle [botl] 'bottiglia', svedese vatten [vatn] 'acqua', tedesco haben [ha:bm] 'avere'. →Dunque, ricapitolando, le sillabe viste dal punto di vista della fonologia sono combinazioni minime di fonemi che funzionano da unità pronunciabili per costruire la forma fonica delle parole. -C’è da dire che le consonanti non possono combinarsi liberamente nella formazione delle sillabe: Infatti Le lingue hanno diverse restrizioni chiamate fonotattiche. Ex.: in italiano sono ammessi i nessi consonantici [spr] (spreco) e [skr] (scrutare), ma non [vsp] -> cfr. russo vspominat' 'ricordare'. •I bambini, ad un certo punto dello sviluppo del linguaggio, iniziano a ripetere la stessa sillaba. ex: mamma—> ma ma ma ma. (Fase dell’ALLAZIONE). La sillaba di tipo CV (consonante semplice e vocale) è la più diffusa nelle lingue del mondo (it. sì, no); non poche lingue hanno solo sillabe di quel tipo. Però è stato mostrato il caso della lingua Arrente (lingua australiana) che avrebbe l’ordine di base marcato Vocale-Consonante—> non ci sono ancora però dati chiari sulla base della fase dell’allazione sui bambini che parlano l’Arrente. FENOMENI SOPRASEGNENTALI Esistono fenomeni fonologici che hanno un significato distintivo in opposizione e non possono essere attribuiti ad un segmento unico e lo oltrepassano. Sono chiamati processi soprasegmentali e sono: • Lunghezza • Accento • Intonazione • Tono 1. LUNGHEZZA La lunghezza è la durata temporale con cui vengono realizzati i vari suoni, infatti non tutti i suoni hanno la stessa durata. Ci sono lingue in cui la lunghezza non ha mai valore distintivo. -> In italiano, per esempio, la lunghezza vocalica non è distintiva (in altre lingue si). Però la lunghezza consonantica è distintiva. 2. ACCENTO Si tratta di una proprietà caratteristica delle sillabe—> una sillaba tonica o accentata è quella realizzata con maggiore forza/ intensità in una parola. L’accento può avere valore fonologico poiché può essere contrastivo, quindi può determinare diversi significati. L’accento può essere inteso come un “fonema speciale” -Vi sono lingue (come l’italiano) in cui l’accento è contrastivo, mentre altre lingue che hanno l’accento fisso (in questo ultimo caso l’accento non possiede valore distintivo). 3. INTONAZIONE Nella produzione di parole di intere frasi ci sono dei “picchi” che producono un effetto chiamato intonazione. Essa può essere chiamata in vari modi (melodia, curva melodica ecc). Essa ha una grande rilevanza a livello di interfaccia tra fonologia e sintassi in italiano: ESEMPI: •FRASI DICHIARATIVE: Gianni diverte gli amici con le sue storie strane (curva melodica con andamento finale discendente). -Un morfo a cui corrispondono più significati è detto morfo cumultativo; mentre l’insieme dei morfemi che corrispondono ad un dato morfo viene chiamato pacchetto morfemico. • Segmentiamo i morfemi in DISTINTI SOTTOINSIEMI: -MORFEMI LESSICALI→ Sono quelli che veicolano il significato "generale" di una parola, il loro significato non è contestualmente determinato, ma dipendono piuttosto dalla nostra conoscenza dei fatti esterni (dalla nostra competenza dei fatti). Essi sono detti RADICI. Tutti questi morfemi lessicali costituiscono una classe aperta di elementi, cioè può essere sempre arricchita da nuove radici. (ex: magari nasce un nuovo sport e dunque non si avranno problemi ad integrare il nostro lessico con elementi che descrivono efficacemente quel nuovo sport). -MORFEMI GRAMMATICALI→ Variano al variare dei paradigmi. Veicolano valori grammaticali (numero, genere, tempo, modo...); il loro significato è, in parte, legato al contesto. Essi costituiscono una classe chiusa che non può essere ulteriormente allargata. -MORFEMI FLESSIVI→ Contribuiscono a produrre le diverse forme di una stessa parola—> elementi che variano, ma non fanno variare il significato. Essi sono l’espressione obbligatoria di un certo inventario definito di categorie grammaticali (numero, genere, tempo). -MORFEMI DERIVAZIONALI→ Servono a formare nuove parole a partire da parole (o morfemi lessicali) esistenti. Esempio: ri-formul-a-zion-e Essi non sempre sono espressi attraverso elementi visibili, ma spesso possono essere espressi attraverso dei Morf(zero) cioè l’assenza di una marca esplicita per veicolare una categoria obbligatoria nella lingua in questione. EX.: inglese sheep ‘pecora / pecore’ vs. dog, dogs -MORFEMI LIBERI→ Cioè morfemi che possono ricorrere da soli in una frase-> in generale tutte le parole mono-morfemiche sono anche morfemi liberi nella nostra lingua. Essi si oppongono ai: -MORFEMI LEGATI: Essi non possono essere usati in isolamento ma devono sempre combinarsi con altri morfemi per combinare una parola. (qui ci sarà una distinzione importante tra la lingua italiana e quella inglese). In italiano, solo le parole invariabili sono monomorfemiche, mentre in inglese la situazione è diversa: ex: #dog# —> parola mono-morfemica, (il singolare) è morfema lessicale libero. #dog-s# —> un morfema lessicale libero e un morfema grammaticale legato (in italiano il morfema lessicale sarebbe legato) -> le informazioni in inglese come il numero (singolare vs plurale) vengono codificati su parole (morfemi liberi), mentre in italiano su radici (morfemi legati). •Le parole cosiddette PIENE contengono un morfema lessicale; tale morfema viene anche detto radice —> esse veicolano un significato lessicale > es. can-e •Le Parole VUOTE (o ‘funzionali’: articoli, pronomi personali, preposizioni, congiunzioni) —> sono prive di significato lessicale, spesso monomorfemiche. -AFFISSI: viene detto ogni morfema grammaticale legato che si combina con una radice nella formazione delle parole → gli affissi vengono classificati in base alla posizione rispetto alla radice. -PREFISSI: morfemi grammaticali aggiunti prima della radice. Es: s-collega-re (re- morfema flessivo), in-utilizzabil-e, pre-allarm-e (e- morfema flessivo) -SUFFISSI: morfemi grammaticali aggiunti dopo la radice Es: scolleg-a-re, inutilizz-abil-e, preallarm-e -INFISSI: morfemi grammaticali collocati all’interno di una radice Es. saltello —> salterello; topino —> topolino Morfologia valutativa: processo di alterazione (vezzeggiativi, diminutivo) -CIRCONFISSI: morfemi grammaticali discontinui, aggiunti prima e dopo la radice participio passato regolare del tedesco > ge + radice verbale + t > es: tanzen ‘ballare’ —> getanzt TRANFISSI: affissi che si inseriscono ‘a pettine’ nella radice: fenomeno caratterizzante le morfologie introflessive, tipiche nelle lingue semitiche. Es: con radice araba KTB (radice consonantica) di ‘scrivere’ possiamo arrivare a: kataba ‘egli scrisse’ ; yaktubu ‘scrive’ ; kaatib ‘scrivente’—> per estensione ‘segretario’ ; kitaab ‘libro’ ; kutub ‘libri’ ; maktab ‘ufficio’. CLASSI DI PAROLE- (VERBI) Diverse classi di parole codificano significati di tipo diverso. Quando si parla di classi di parole, la suddivisione classica è tra: PAROLE CONTENUTO e PAROLE FUNZIONE. •Tra le parole contenuto, dette anche PIENE o LESSICALI—> ritroviamo verbi, nomi e aggettivi. •Tra le Parole funzione, dette anche VUOTE o GRAMMATICALI—> ritroviamo i pronomi, articoli, congiunzioni. [È importante dire che in mezzo, tra le parole contenute le parole funzione stanno gli avverbi e le preposizioni]. Come dimostra il caso degli avverbi e delle preposizioni, le classi di parole non sono omogenee al loro interno. • Verbi come avere o essere (usati come ausiliari) hanno lo stesso “peso” di verbi come mangiare, correre, ridere? Non è cosi perché essere e avere sono verbi ausiliari e non hanno lo stesso peso di quelli lessicali. —> All’interno di una stessa classe possiamo trovare parole dal significato più lessicale e parole dal significato più grammaticale. (Esistono lingue come il Curdo e il Persiano che descrivono tutti gli eventi possibili solo con una dozzina di radici verbali perché la maggior parte dei verbi sono formati così—> loro quindi indicano la maggior parte delle frasi con predicati complessi.) Per il caso dei verbi possiamo distinguere tra VERBI PESANTI (lessicali) e LEGGERI (grammaticali). • Ausiliari: Luca ha mangiato, Luca è corso da Gianni -Per quanto riguarda l’italiano, i verbi che prendono l’ausiliare essere si chiamano VERBI INACCUSATUVI. • Aspettuali: Luca ha finito di mangiare, Luca inizia a studiare • Modali: Luca deve essere pazzo, Luca non può bere alcolici—> in questo caso abbiamo a che fare con la possibilità che un evento si realizzi, quindi i verbi modali fanno parte del così detto Capi dell’IRREALTÀ ovvero ciò che è possibile ma non è reale. n.b.—> in molte lingue del mondo il futuro infatti è considerato un modo e non un tempo, ciò perché il futuro non è segnato/ scritto ma rappresenta qualcosa che può realizzarsi ma non è certo che si realizzi. • Verbi “supporto”: Luca fa paura a Luisa... —> come il DO SUPPORT dell’inglese. •AUTONOMIA: Una parola infatti è un elemento che può essere enunciato in isolamento e formate da sola un intero enunciato. ex- Chi chiami? Vittoria Quando arrivi? Domani •ISOLE SINTATTICHE: Le parole sono come isole sintattiche cioè elementi autonomi circondati da altri elementi. Infatti i costituenti di una parola non sono visibili alle regole della sintassi. ex: In italiano di può dire: Questa lavastoviglie lava i piatti bene, ma non possiamo dire [lava] piatti bene. LEZIONE 6 TIPOLOGIA MORFEMICA In linguistica si era stabilità una classificazione delle lingue del mondo sulla base delle proprietà delle parole in quelle lingue, ovvero sul modo nel quale le parole nelle varie lingue naturali sono strutturate al loro interno. Sulla base di ciò Possiamo andare a considerare i 4 tipi di parole che esistono nelle lingue naturali: -LINGUE ISOLANTI→ sono lingue in cui tutte le parole sono morfemi liberi, quindi in lingue come Cinese tutti i significati grammaticali che normalmente codifichiamo attraverso elementi flessivi, vengono resi con parole autonome. Quindi ci saranno delle parole specifiche per indicare i numeri, il tempo ( infatti in cinese tutti i tempi verbali vengono resi con parole autonome) e allo stesso modo ciò avviene con l’aspettò e la modalità. Possiamo dire che nelle lingue isolanti, le parole sono TUTTE mono-morfemiche. -LINGUE FLESSIVE→ sono lingue (come l’italiano) in cui si ha una corrispondenza non biunivoca tra significante e significato- e ciò vale per quelli che sono i morfemi flessivi in quella data lingua. (Da questo punto di vista è interessante il confronto tra lingue isolanti e flessive.) -LINGUE AGGLUTINANTI→ Si differenzino dalle flessive poiché la corrispondenza tra significante e significato deve essere UNIVOCA. Quindi esse, attraverso i loro morfi, esprimono un unico significato quindi non esistono in esse morfi accumulativi. -LINGUE POLISINTETICHE→ Esse hanno la possibilità di esprimere un’intera frase con un un’unica parola poiché in esse le parole possono contenere più radici e più morfemi flessivi che si vanno a legare a quelle radici. LEZIONE 6 ▪ IL PROCESSO DI DERIVAZIONE I morfemi derivazionali hanno chiare implicazioni di natura semantica. Essi possono far mutare il significato di una data radice attraverso la prefissazione e la suffissazione. PREFISSAZIONE [PREF- [ ... ]X ]X →La derivazione attraverso prefissazione può essere espressa attraverso questa semplice formula. I 3 puntini sono la radice che ha una determinata categoria lessicale. Nel momento in cui viene applicato alla radice il PREFISSO ecco che non avremmo mai un cambio per quanto riguarda la categoria morfologica di base della radice. Dunque, attraverso i prefissi noi non cambiamo mai la categoria della radice. SUFFISSAZIONE [[...]X -SUFF]Y →Con la suffissazione invece è possibile modificare la categoria di base, attraverso il morfema derivazionale, della radice. Ciò non avviene necessariamente, ma potrebbe avvenire. Il Suffisso era già stato trattato in fonologia quando avevamo detto che la regola della cancellazione di un segmento viene messa in atto proprio quando il suffisso viene utilizzato, perché per via della contemporanea presenza in fila di suoni vocalici, uno di essi viene cancellato. Esempio: Da Fiore-aio a Fior-aio/ Da Bella-ezza a Bell-ezza. Esempio di modifica della categoria di base: Da casa a Cas-etta/ Da Gatto a Gatt-ino. PARASINTESI [PREF- [ ... ]X -SUFF]Y Si tratta di un tipo particolare di derivazione attuata attraverso prefissazione e suffissazione. Possiamo definirla come la contemporanea applicazione di un prefisso e un suffisso ad una database lessicale con un necessario cambio di categoria e l’impossibilità di avere parole autonome con la semplice applicazione del prefisso alla radice e del suffisso alla radice. ab-bell-ire, in-giall-ire, im-burr-are. CONVERSIONE [[...]X]Y Esistono anche vari fenomeni di CONVERSIONE. La conversione è un tipo di derivazione chiamata anche DERIVAZIONE ZERO, perché senza la presenza di suffissi o prefissi espliciti si ha un cambio possibile in una categoria. ▪ In italiano: La parola “vicino” può essere -“Il lago vicino a casa mia” – “Abito qui vicino” –“Il “Il vicino di casa” Dunque non ci sono qui suffissi espliciti che fanno si che noi possiamo distinguere tra “vicino” come nome, aggettivo, avverbio o preposizione. N.B. → Se in Italiano i processi di conversione non sono estremamente produttivi, ecco che in inglese la conversione, in particolare la conversione da nome a verbo è un processo estremamente produttivo. Ex→ • [e-mail]N > [to e-mail]V • [house]N > [to house]V • [finger]N > [to finger]V • [google]N > [to google]V RIVALITA’ E COMPETIZIONE TRA AFFISSI. In derivazione è estremamente comune la competizione tra affissi e ciò si vede nel caso dei Nomi eventivi deverbali. Infatti diversi affissi concorrono a formare parole che dal punto di vista del significato morfologico espresso, appartengono alla stessa classe semantica. In questo caso facciamo l’esempio dei Nomi eventivi deverbali. -Senzatetto: Niente della semantica di queste due parole rimanda poi all’immagine che abbiamo noi di senzatetto ovvero di un barbone -Sottoscala→ Il sottoscala è un locale definito e quindi è un qualcosa che non è composto dalla semantica dei due elementi che sono in gioco. In questi casi la testa del composto o non c’è oppure se c’è è da immaginare come esterna al composto. I composti che contengono riferimenti al corpo umano instaurano una relazione metonimica tra un elemento che sta interno al composto e l’altro esterno. Esempio: Pellerossa→ Qui abbiamo un elemento che rappresenta una parte del corpo che è inteso come la parte di un TUTTO che si può immaginare come l’entità che sta esterna al composto. In casi come questo c’è una relazione di POSSESSO INALIENABILE (Una relazione parte-tutto) tra un elemento che sta dentro/ che è visibile nel composto e la testa che sta esterna al composto (es: uomo dalla pelle rossa). La dimensione del possesso si può dividere tra -POSSESSO INALIENABILE→ Tutto ciò che non ci può essere privato ( non ci si può privare del sangue, pelle, viso – allo stesso modo la parentela non può essere declinata) -POSSESSO ALIENABILE→ Tutto ciò che può essere sottratto (Macchina, moto, computer ecc..) Molte lingue utilizzano morfemi distinti a seconda della DIMENSIONE DEL POSSESSO. Quando la testa è esterna alla preposizione si va incontro ai NOMI SILENZIOSI Esistono molti nomi silenziosi nella sintassi delle lingue naturali, cioè elementi silenti che ci sono, ma non vengono pronunciati. Esempi di nomi silenziosi sono quelli dei colori, città, ore. -Che ore sono? → Sono le 10 (=sono le ore 10). ▪ PARAMETRO DELLA RELAZIONE GRAMMATICALE. Si tratta di un parametro messo in luce in tempi recenti sulla base degli studi di 2 linguisti italiani. Questi 2 autori hanno immaginato che possa essere definito in termini chiari il parametro della relazione grammaticale e hanno messo in luce che esso può assumere 3 distinti valori: 1) Può esprimere una RELAZIONE DI SUBORDINAZIONE 2) Può esprimere una RELAZIONE DI COORDINAZIONE (es: bar/ristorante→ queste entità sono dei bar e anche dei ristoranti) 3) Può esprimere una RELAZIONE DI ATTRIBUZIONE (es: Discorso fiume→ vuol dire discorso come un fiume). Sulla base di questi 2 parametri si è ipotizzato che fosse possibile operare una CLASSIFICAZIONE TIPOLOGICA DEI COMPOSTI che si è rivelata stabile. In italiano possiamo avere: - composti subordinati endocentrici (capostazione) - esocentrici (scacciacani) -Composti coordinati endocentrici (nave-cisterna) - esocentrici (madre-figlio) -Composti attributivi endocentrici (altamarea) - esocentrici (pellerossa) COMPOSTI NEOCLASSICI→ Formati da una radice più una parola con prefisso o suffisso di origine classica; sono molto diffusi nelle lingue europee e ampiamente utilizzati in ambito tecnico- specialistico (possono dar luogo neologismi). ESEMPI →Quando l’elemento neoclassico è in posizione di suffisso, c’è la possibilità di cambiare la categoria di base che è propria di una delle radici che entrano nel composto. <-- -COMPOSTI INCORPORANTI→ Si chiamano incorporanti poiché più radici si fondono tra di loro e quindi una parola può sembrare una frase. Sono tipici delle lingue indiane d’America. In particolare, in questi composti, si ha l’incorporazione dell’elemento interno del verbo con il verbo. Dunque in questi composti avviene che la radice dell’argomento interno va a precedere la radice verbale. In italiano esistono questi composti, ma non sono molto produttivi: esempio: manomettere → che vuol dire mettere la mano/ crocifiggere→ che vuol dire mettere in croce. PAROLE E SIGNIFICATI GRAMMATICALI Le parole sono l’unica massima d’analisi della morfologia e al contempo l’unica minima d’analisi della sintassi→ essa svolge dunque una funzione di RACCORDO tra morfologia e sintassi. È interessante vedere se esistono dei mezzi lessicali per esprimere i significati delle categorie grammaticali che normalmente sono espressi a livelli di morfologia flessiva→ Dunque è possibile esprimere questi significati grammaticali attraverso strumenti che non sono propri della morfologia flessiva? -Il Numero -Il Genere Grammaticale -Tempo -Modalità -Aspetto -Diatesi Tutti questi significati grammaticali effettivamente possono essere espressi a livello cross- e intra- linguistico con strumenti lessicali o costruzioni sintattiche. LEZIONE 7 LA SINTASSI È il livello di analisi interna della facoltà di linguaggio che ha per oggetto la struttura delle parole e frasi. Il lavoro della sintassi si può vedere nel fatto che le parole si combinano tra loro in frasi seguendo i modi previsti dalla lingua e non in sequenze casuali o nel completo arbitrio del singolo parlante o accostate tra loro in base al significato. OBBIETTIVI DELLA SINTASSI: La sintassi ha degli obblighi di analisi principali: 1)Rendere espliciti i principi sulla base dei quali i parlanti giudicano le frasi accettabili o non accettabili (della lingua materna); Le intuizioni dei parlanti sull’accettabilità o non accettabilità sono sempre ricondotti a proprietà di grammaticalità o agrammaticità. 2) Un altro compito è di rendere esplicite tutte le proprietà di una data lingua che permettono ai parlanti di produrre e di comprendere nuove strutture sintattiche, nuove frasi mai sentite o usate prima. Ciò rimanda al principio della povertà dello stimolo di Chomsky—> che dice che nel progresso di acquisizione, ad un certo punto, noi saremo in grado di produrre e comprendere frasi che non abbiamo mai utilizzato prima. Questo dimostra che il linguaggio è un qualcosa di innato e non un qualcosa che viene memorizzato. 3)L’ultimo obbiettivo è la comparazione. Infatti si punta a confrontare le caratteristiche sintattiche delle diverse lingue mediante l'individuazione di parametri adatti al confronto. Questo studio di comparazione è cruciale sia per lo studio tipologico in sintassi, che per la linguistica formale. UNITÀ DI BASE DELLA SINTASSI Esse sono 3: •PAROLA—> che è il costituente minimo per lo studio della sintassi •SINTAGMA—> può essere di vario tipo (nominale, ecc) si tratta di un costituente intermedio della frase. •FRASE—> costituente massimo della Sintassi. INTRODUZIONE ALLA SINTASSI Come si era detto, LA PAROLA è primitivo della teoria morfologica, una nozione sulla quale c'è accordo intuitivo, ma per la quale non è possibile approfondire l'analisi. Essa deriva dalla competenza nativa della nostra lingua madre (intuito primitivo). Caratteristiche della parola: -L’entità linguistica detta SINTAGMA è la minima combinazione di parole (costituiti almeno da una parola) che funzioni come una unità della sintassi. Ogni sintagma è costituito (o contiene almeno) una TESTA (cioè l’elemento minimo che se viene eliminato fa cadere la natura sintagmatica del gruppo di parole—-> la testa è quell’elemento che determina la categoria dell’intero sintagma). Esempio di sintagma: Tutti quei miei quattro bei polli ruspanti di fattoria -> sintagma nominale. La testa è [polli] -> e lo si vede bene perché se esso viene tolto dal sintagma esso perde la sua natura sintagmatica. • *tutti quei miei quattro bei ruspanti di fattoria • Gianni vende polli vs. Gianni vende tutti quei miei quattro bei polli ruspanti di fattoria, ma non *vende tutti quei miei quattro bei di fattoria. Ecco che quando ometto la testa del sintagma, la frase perde il suo senso in italiano. TIPI DI SINTAGMA •Sintagma nominale (SN): costruito intorno ad un nome (N): la testa è N i miei amici fidati, le signore, un libro con la copertina blu •Sintagma verbale (SV): costruito intorno ad un verbo (V); la testa è V ho dormito bene, vado al parco, leggono romanzi gialli. •Sintagma aggettivale (SAgg): Costruito intorno ad un aggettivo (Agg); la testa è un Aggettivo. molto unito a Gianni, poco intelligente, pieno di risorse. •Sintagma avverbiale (SAvv): Costruito intorno ad un avverbio (Avv); la testa è un avverbio: abbastanza rapidamente, molto bene, troppo intensamente. •Sintagma preposizionale (SPrep): costruito intorno ad una preposizione (Prep); la testa è Preposizionale: per Parigi, con la matita, a Stoccolma. •I SPrep costituiscono un caso speciale, in relazione al criterio per l’individuazione della testa: La preposizione testa da sola non è utilizzabile come sintagma (per Parigi, ma non *per* da solo). Tuttavia, la preposizione 'regge' il sintagma nominale che introduce (P come V)—> è per questo che le preposizioni sono viste da alcuni come micro verbi. Si dice che alcune parole possano conoscere sia un uso avverbiale che preposizionale. Gianni arrivò dopo—> qui ‘dopo’ rappresenta un avverbio Gianni arrivò dopo cena / dopo di me—> qui ‘dopo’ rappresenta una preposizione Questo tipo di elementi possono essere dunque usati anche da soli. COME SI RICONOSCONO I SINTAGMI? Si riconoscono attraverso dei criteri empirici: questi criteri vanno applicati in sinergia per vedere se abbiamo a che fare con un sintagma. Essi sono: •Criterio del Movimento—> Le parole che costituiscono un sintagma si spostano insieme nella frase. Anche se mettiamo un aggiunto alla frase all’inizio o alla fine non si avranno problemi. •Criterio della Scissione—> Attraverso questo principio della scissione, ecco che si può scindere solo tagliando sintagmi e non parole che compongono uno stesso sintagma. •Criterio della coordinabilità—> Ci da informazione di ordine categoriale riguardo al sintagma preso in considerazione. TIPOLOGIA SINTATTICA Il fondatore della tipologia sintattica moderna è Joseph H. Greenberg (1915-2001), linguista statunitense che ne gettò le basi nel 1963 con la pubblicazione dell'articolo intitolato "Alcuni universali della grammatica con particolare riferimento all'ordine degli elementi significativi". Greenberg si è proposto di dedurre una serie di universali di natura grammaticale in base ad un'indagine basata essenzialmente su osservazioni sintattiche Vengono definiti universali linguistici le caratteristiche condivise da tutte (o quasi) le lingue storico-naturali, indipendentemente dalle loro reciproche relazioni storiche o dai loro rapporti. È importante che un universale linguistico non sia contraddetto dalle caratteristiche di nessuna lingua. A tale scopo, per Greenberg, uno dei criteri è stato quello di esaminare l'ordine basico di soggetto, verbo e oggetto in frasi dichiarative con soggetto e oggetto nominali. Facciamo un esempio traducendo la frase; il gatto (soggetto, S) ha mangiato (verbo, V) il topo (oggetto, O) in inglese, turco e arabo: the cat (S) ate (V) the mouse (O) inglese kedi (S) fareyi (O) yedi (V) turco akala (V) /-qittu (S) l-fa'ra (O) arabo. Mentre l'inglese ha un ordine SVO (come quello italiano), il turco ha SOV ("il gatto il topo ha mangiato") e l'arabo VSO ("ha mangiato il gatto il topo"). Comparando le varie lingue del mondo, Greenberg ha notato che quasi tutte hanno uno di questi tre ordini. Quindi, secondo lui, delle 6 possibilità logiche che si possono creare andando a combinare il soggetto, il verbo e l’oggetto, soltanto 3 sono attestate, mentre gli altri ordini VOS, OVS e OSV sono rarissimi o addirittura inesistenti. In realtà, studi successivi hanno stabilito che l'ordine VOS è presente in diverse lingue., seppure sia raro. Gli altri due ordini logicamente possibili appaiono solo marginalmente. Per quanto riguarda questi 2 ordini possibili dei costituenti (OVS, OSV) , ancora oggi c’è dibattito se effettivamente esistano o meno nelle lingue del mondo—> studi più recenti hanno però dimostrato che effettivamente ci siamo non più di una dozzina di lingue che abbiano questo tipo di ordini in punti remoti dell’Amazzonia. Ci saranno però sempre dei dubbi se esistano lingue naturali con questi ordini. Mentre è certo che esistano lingue artificiali che hanno questo ordine (es: Dottor Spock di Star Trek). -Quindi, Greenberg ha osservato che, in realtà, contro quello che si pensava fino al 1960, l’ordine più diffuso in assoluto tra le lingue naturali è SOV. ▪ SOV: è l'ordine più frequente (curdo, persiano, hindi, bengali, ungherese, turco, giapponese, coreano, tibetano, tamil, quechua ecc.); ▪ Seguito da SVO: (le lingue romanze, l'inglese e altre lingue germániche, le lingue slave, il greco, il finlandese, l'ebraico moderno, il vietnamita, il swahili ecc.); ▪ VSO (gaelico, gallese, arabo, ebraico classico, maori ecc.) ▪ VOS (malgascio – lingua nazionale del Madagascar - e alcune lingue dell'America Centrale). Dunque si nota che Almeno i 2/3 delle lingue del mondo hanno un ordine basico con il soggetto di prima posizione, mentre almeno i 4/5 delle lingue del mondo hanno il soggetto prima dell'oggetto. Dunque , come si era detto, l’ordine OVS è poco attestato (soprattutto in alcune lingue caraibiche), mentre infine quello OSV è rarissimo (frequenza dell'1%) se non addirittura inesistente. [Al maestro Yoda, personaggio extraterrestre della Saga di Star Wars, fanno parlare una lingua inventata con ordine OSV, cioè il più raro e meno probabile (esolinguistica= creazione di lingue per la televisione).] -Ma greenberg si è chiesto come mai gli ordini basici predominanti sono SOV e SVO: Egli non da una spiegazione formale, ma parla innanzitutto di 2 principi: • Il “principio di precedenza", secondo il quale il soggetto, data la sua priorità logica, deve precedere l'oggetto—> esso rimanda all’interfaccia con la semantica e pragmatica. • il "principio di adiacenza", secondo il quale il verbo e l'oggetto devono essere contigui, per via della relazione sintattica e semantica che c'è tra loro e della dipendenza diretta dell'oggetto dal verbo. (questo principio è più debole rispetto al precedente). C’è da dire che Greenberg prende in considerazione altri 2 criteri e nota che le lingue non solo sembrano avere una variazione rilevante dal punto di vista dell’ordine dei costituenti di una frase, ma nota che le lingue si dividono in lingue preposizionali e post-posizionali. Inoltre ha notato che c’è una variazione dal punto di vista delle lingue del mondo nella distribuzione degli elementi, in particolare per quanto riguarda la posizione degli aggettivi qualificativi in rapporto al nome. esempio: nelle lingue germaniche l'aggettivo precede il nome, invece in quelle romanze lo segue. Scegliendo una campionatura di trenta lingue 2 e combinando i tre criteri, Greenberg ha ottenuto la seguente tabella: Dalla tabella risulta quindi che tra le lingue SVO dieci sono preposizionali (quattro con l'ordine aggettivo + nome, sei il contrario) e tre posposizionali (una con l'ordine aggettivo + nome, due il contrario). Più interessanti sono i dati riguardanti gli altri tipi: tutte le lingue SOV appaiono postposizionali, tutte quelle VSO preposizionali (e con ordine N + A) . Sulla base di tali risultanze Greenberg ha potuto formulare gli universali seguenti: - Se una lingua ha un ordine prevalente del tipo VSO, allora essa ha sempre preposizioni. - Con una frequenza di gran lunga più che casuale, le lingue con l'ordine normale SOV sono postposizionali. - Con frequenza di gran lunga più che casuale, le lingue con l'ordine dominante VSO hanno l'aggettivo dopo il nome. (tutti questi universali introdotti da Greenberg sono di natura implicazionale perché sono modellati sulla struttura “se x allora y”). Con l'aggiunta di numerosi altri criteri (posizione del genitivo, delle particelle interrogative, dell'ausiliare ecc.), Greenberg arriva ad enunciare 45 universali, di cui 25 sono puramente sintattici, mentre gli altri prendono in considerazione anche aspetti morfologici. LEZIONE 9 I COSTITUENTI (o sintagmi) si distinguono da sequenze arbitrarie di parole perché possono essere oggetto di operazioni sintattiche. Sono gruppi di parole naturali definibili solo in termini sintattici; questi costituiscono il livello intermedio tra parola (tratti) e frasi. - Si distinguono: • ambiguità lessicali • ambiguità sintattica • ambiguità strutturali (sia sintattiche) ▪ TEST DI COSTITUENZA (test attuati in maniera sinergica). 1) MOVIMENTO: un gruppo di parole nella frase F è un costituente se può essere dislocato da un’operazione di movimento (le parole si muovono insieme). Nel caso di ambiguità strutturale spesso si va incontro alla disambiguazione grazie al processo della focalizzazione contrastiva. 2) SCISSIONE: una sequenza x nella frase F è un costituente se si può dire “è x che” (F senza x) (si trova tra verbo essere e la congiunzione). 3) ISOLABILITA’: una sequenza x nella frase F è un costituente se si può enunciare un isolamento -domande wh (domande con pronome interrogativo) 4) NON INTERROMPIBILITA’: una sequenza x nella fede F è un costituente se è interrompibile (non si inserisce materiale tra gli elementi di sintagma). 5) SOSTUIBILITA’ TRAMITE PROFORMA: una sequenza c nella frase F è un costituente se può essere sostituita da preforma, ovvero un elemento preposizionale che sostituisce un costituente. 6) ELISSI: una sequenza x nella frase F è un costituente se può essere omesso. Come si generano i COSTITUENTI e le frasi: la regola Merge(salda) La sintassi interpreta gruppi di parole marcati da un’etichetta categoriale: una parola riversa i propri tratti al gruppo che va a formare un segmento ( la frase); il tratto è visibile non solo a livello della parola ma anche a quello di sintagma. La frase è organizzata gerarchicamente in costituenti: dunque la sintassi combinal e parole in sintagmi che a loro volta si combinano in unità più grandi. Si ha un’ipotesi minimalista che afferma che l’operazione responsabile ai due livelli è la stessa ed è nota come la “regola Merge” (Salda). - è l’essenza della sintassi - prende due oggetti sintattici e ne ricava uno solo. è un'operazione ricorsiva in quanto si può applicare al suo risultato e così via. Si tratta anche di un’operazione binaria e gerarchica: • binario: combina due oggetti sintattici alla volta. • gerarchico: opera su sintagmi dotati di tratti categoriali; in questa operazione un solo oggetto fornisce il suo tratto categoriale all’intero sintagma, si tratta della testa. ➔ La testa del sintagma proietta i suoi tratti sul sintagma: - nodi = i vari costituenti - nodo radice = quello che sta più in alto - nodi fratelli = stanno sullo stesso livello - rami = relazioni tra i costituenti o le parole. ▪ TEST DELLA COORDINAZIONE (per determinare la testa dei sintagmi) - Due sequenze sono coordinabili se sono entrambe costituenti sufficientemente simili; hanno la stessa testa nei termini categoriali. ➔ se sono coordinabili vuol dire che hanno la stessa testa (verbale: sono due sintagmi verbali); quello che cambia è la composizione del sintagma. - Le teste dei sintagmi determinano attraverso la valenza il numero degli argomenti che devono necessariamente accompagnarsi alla testa; è una proprietà lessicale interna alle parole attraverso la quale un dato elemento determina quello che sarà il numero degli elementi che necessariamente dovranno accompagnarsi a lui per formare un sintagma ben formato. Dunque la testa seleziona il numero dei suoi argomenti in base alla sua valenza. ● problema legato alla binarietà di Salda: - Alla base sta un presupposto ovvero che se i tratti sintattici sono le proprietà lessicali che determinano la sintassi allora anche la valenza è un tratto; inoltre la testa determina anche la categoria degli elementi, oltre al numero, controllando così il tipo di argomenti che si legheranno al numero. - La testa seleziona anche alcuni tratti semantici dei suoi argomenti e in particolar modo è rilevante il fatto che assegni loro dei ruoli (ruoli-theta). Tra questi: agente / tema / esperiente / paziente • espressioni idiomatiche: xVogg *soggVx • composizionalità: il ruolo theta del soggetto è dato da verbo + oggetto. • incorporazione: ci sono casi di incorporazione dell’oggetto (o di oggetto e soggetto ma MAI di incorporazione del soggetto ad esclusione dell’oggetto!). ➔ si instaura un rapporto stretto e diretto tra testa e complemento oggetto. ▪ Lo SCHEMA X-BARRA 1) X {V,A,N,P..} proietta i suoi tratti categoriali sull'intero sintagma; 2) la valenza viene saturata per applicazioni successive (binarie) di Merge: -la prima applicazione salda la testa con il complemento, o l’argomento interno, e forma il costituente X' intermedio. -la seconda applicazione è con lo specificatore, o argomento esterno, e si forma il sintagma completo XP. - NP spec e compl sono a loro volta sintagmi. ● Criterio tematico: - Ogni ruolo theta viene assegnato ad un solo costituente ma non tutti i costituenti ricevono un ruolo (caso degli aggettivi e degli aggiunti) - Selezione categoriale e selezione tematica sono diverse
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