Scarica Analisi Logica e Analisi Grammaticale: Motivazioni e Distinzioni e più Sintesi del corso in PDF di Linguistica Generale solo su Docsity! Introduzione: Analisi logica e analisi grammaticale 1. MOTIVAZIONI DEI DUE TIPI DI ANALISI L’analisi logica è il procedimento con cui si individuano le categorie sintattiche che costituiscono una frase (soggetto, predicato, complementi). Essa si affianca all’analisi grammaticale, che ha il compito di individuare e descrivere le categorie grammaticali cui appartengono le parole presenti nella frase. Le funzioni sintattiche sono quelle che Serianni chiama “categorie sintattiche” (e che sono dette anche, in diversi lavori della linguistica moderna, “funzioni grammaticali”, o “relazioni grammaticali”). Oggetto dell’analisi logica sono le funzioni sintattiche, mentre quello dell’analisi grammaticale sono le parti del discorso e le loro combinazioni, dette “sintagmi” (es. un nome, un articolo ed eventualmente un aggettivo formano un “sintagma nominale”, una preposizione e un sintagma nominale che la segue formano un “sintagma preposizionale”). La distinzione risale alla prima metà del 700, per opera soprattutto di alcuni grammatici francesi, in particolare Cèsar Chesneau Du Marsais e Gabriel Girard. Soltanto il primo dei due oppone esplicitamente i due aggettivi “grammaticale” e “logico”, ma lo spirito della distinzione è presente in entrambi. Soggetto e predicato risalgono ad alcune traduzioni di Aristotele compiute dal filosofo latino Severino Boezio e da quell’epoca in poi sono diventati termini fondamentali della logica; complemento, invece, è molto più recente, e fu introdotto probabilmente proprio da Du Marsais, e non è mai stato usato dalla logica. I termini che indicano le varie parti del discorso (nome, verbo, pronome) derivano da quelli con cui i grammatici latini traducevano gli originali greci del grammatico alessandrino Dionisio Trace. Fino al 700 francese, non era completamente chiaro che queste due classi di termini corrispondessero a due modi diversi di analizzare la frase, e anzi spesso venivano utilizzati come equivalenti. Il soggetto veniva spesso chiamato “nominativo”, perché questo è il caso grammaticale che, nelle lingue classiche, hanno normalmente i nomi e i pronomi in funzione di soggetto: in latino una frase come Publio ama Cornelia suonerebbe Publius Corneliam amat. I due nomi Publio e Cornelia hanno casi diversi nelle due frasi, se tale funzione è quella di soggetto, hanno il caso nominativo (Publius, Cornelia); se è quella di complemento oggetto , hanno il caso accusativo (publium, Corneliam). Non tutte le lingue, distinguono formalmente i casi grammaticali, a cominciare dall’italiano. Non sempre il soggetto ha il caso nominativo: Girard fa l’esempio di una frase come Pregare senza sosta non contribuisce in alcun modo a convertire e nota come il suo soggetto (pregare senza sosta) non abbia il nominativo, e non lo avrebbe nemmeno nella frase latina equivalente. È molto strano chiamare “avverbio” l’espressione senza sosta, in quanto è in realtà costituito da una preposizione e da un nome, e tuttavia queste due parole formano una sola entità, che oggi chiameremmo “complemento di modo”. Questo fatto ci mostra un’ulteriore differenza tra l’analisi logica e grammaticale; mentre le entità della prima (soggetto, predicato, complemento) sono formate indifferentemente da una o più parole, quelle su cui si basa la seconda sono parole singole. L’individuazione della parte del discorso cui appartengono le singole parole (analisi grammaticale) deve essere tenuta distinta da quella della funzione che esse, isolatamente o in combinazione con altre, rivestono nella frase (analisi logica): in molti casi, le stesse parole, o gli stessi gruppi di parole (o sintagmi) possono avere funzioni diverse. In base all’analisi logica tradizionale, Gianni legge questo giornale, Gianni è il soggetto della frase, legge il predicato verbale e questo giornale il complemento oggetto o complemento diretto. L’analisi grammaticale dice invece che Gianni è un nome proprio, legge un verbo, questo un aggettivo dimostrativo e giornale un nome comune. L’analisi logica di, Questo giornale è letto da Gianni, questo giornale è il soggetto, è letto il predicato verbale, da Gianni il complemento d’agente. L’analisi grammaticale di questo giornale e di Gianni è identica a quella di prima, è dal punto di vista dell’analisi grammaticale una preposizione. Le due analisi sono ancora una volta diverse: ad esempio, questo giornale è la stessa entità (un sintagma nominale) in entrambe le frasi secondo l’analisi grammaticale, ma non quella logica, in quanto è un complemento oggetto nella frase “Gianni legge questo giornale” e soggetto nella frase “Questo giornale è letto da Gianni”. 2. L’analisi logica nella grammatica tradizionale Le categorie logiche come categorie universali di pensiero La distinzione tra analisi logica e grammaticale è uno dei risultati fondamentali della grammatica tradizionale, da cui non si può prescindere. Si può invece discutere della correttezza o meno dell’aggettivo “logico”. Perché si è imposto un tale termine per indicare tale tipo di analisi? Probabilmente per due motivi: il primo di essi è che alcune di queste categorie (soggetto e predicato, ma non complemento, come si è visto) derivano dalla terminologia della logica aristotelica. Il secondo motivo, sta nell’interpretazione dell’aggettivo logico nel senso di relativo al pensiero: categorie quali soggetto, predicato sono considerate dalla grammatica tradizionale come universali, cioè indipendenti dal modo in cui sono realizzate nelle varie lingue. L’analisi logica è ritenuta dunque l’analisi della frase in base al pensiero, che permette cioè di individuare, nelle diverse lingue, le identiche funzioni sintattiche. Si pensi al soggetto: in una lingua con casi, come il latino, è costituito il più delle volte da un nome o da un sintagma al nominativo, in altre lingue, come l’italiano, inglese e francese è