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LINGUISTICA ITALIANA - QUATTROCENTO E CINQUECENTO, Appunti di Storia della lingua italiana

Leon Battista Alberti La nascita delle Koiné Pietro Bembo Leonardo Salviati

Tipologia: Appunti

2020/2021

Caricato il 22/07/2021

sofiafontanini
sofiafontanini 🇮🇹

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Scarica LINGUISTICA ITALIANA - QUATTROCENTO E CINQUECENTO e più Appunti in PDF di Storia della lingua italiana solo su Docsity! LINGUISTICA ITALIANA IL QUATTROCENTO Le tre corone hanno avuto una grande diffusione non solo in toscana ma in tutta la penisola. Morti Dante, Petrarca e Boccaccio arriviamo al Quattrocento, ovvero il secolo dell’Umanesimo, nel quale vi è la caratterizzazione dei testi classici, umanistici (Greci). L’UMANESIMO + Riscoperta e valorizzazione del latino classico, quel latino che non è più il latino medievale (della chiesa) e si inizia quindi ad avere una discussione intorno al latino classico, alla riscoperta della vera lingua e ci si domanda come si è potuti arrivare dal latino classico a quello volgare. Questa discussione per traverso tocca anche il volgare. I modelli umanisti erano latini quindi si trovò CICERONE per la PROSA e VIRGILIO per la Gli Umanisti però non lo videro di buon occhio e cominciarono a smettere di produrre in volgare TEORIE SULLA LINGUA PARLATA NELL’ANTICA ROMA E SULL’ORIGINE DEL VOLGARE (latino) 1. BIONDO FLAVIO > sosteneva che nel mondo Romano vi fosse una sola lingua e non una situazione di bilinguismo. Vi era soltanto una lingua: il latino, utilizzato sia dal ceto basso sia dagli scrittori latini. Quindi per Biondo Flavio il volgare è una degenerazione, quando crolla l'Impero Romano il Latino ha una degenerazione e si abbassa. Di traverso capiamo che egli ha consenso negativo. 2. LEONARDO BRUNI > per lui invece già ai tempi dell'Antica Roma si aveva il latino e il volgare era utilizzato dai ceti bassi, utilizzato dal popolo. Secondo Bruni il volgare era una lingua non regolata, parlata dal volgo, più povera. Nessuna delle due posizioni vede di buon occhio il volgare, non solo favorevoli. Non abbiamo più la concezione che il latino sia creato a tavolino (come pensava Dante). Qui il latino è una lingua con una sua grammatica mentre è il volgare che non ha struttura. LEON BATTISTA ALBERTI Leon Battista Alberti era un uomo di straordinaria cultura, conosceva perfettamente il latino e lo amava. Era conosciuto per l’architettura, scrisse trattati di architettura in latino ed era un profondo sostenitore del VOLGARE, quella lingua con cui era nato. Durante la sua vita si dedicò a promuovere il volgare come lingua letteraria nonostante la sua formazione umanistica era perfettamente consapevole di due cose: la prima è che sapeva che il volgare era la lingua più usata, con potenziale altissimo di comprensione rispetto al latino che era esclusivamente in uso per i letterati e seconda cosa era consapevole di quali fossero le potenzialità del volgare, credeva che il volgare avesse potenzialità maggiori rispetto al latino. Cerca di scardinare le convinzioni umanistiche del volgare. 1. PROEMIO DEL TERZO DELLA FAMIGLIA : testo scritto nel 1437, si inserisce nella discussione fra Flavio e Bruni condividendo la teoria di Flavio dandogli ragione sul fatto che il volgare fosse nato dopo rispetto al latino MA sapientemente ribalta la teoria al fine di usarla per la sua idea. Se il latino era una lingua storica ed è stata lingua di prestigio grazie alle opere che gli scrittori hanno fatto del suo uso, allo stesso modo il volgare può essere sviluppato dagli scrittori. L’approccio di Alberti è simile a quello de ‘’Il Convivio”’ , egli fa riferimento anche al fatto che IL VOLGARE è più comprensibile da un maggior numero di persone. Poema di Alberti indirizzato a suo fratello. Nel poema tenta di fare il filo alle teorie umanistiche. Però in questo contesto ad egli serve per ribaltare la teoria di Flavio. La grafia di alcune parole è diversa perché ancora non era nata la STAMPA, ciò è importante perché nascono errori dovuti alla grafia. (es. FOSSE con variante FUSSE) Sintassi del testo complessa, latineggiante. La utilizza per nobilitare il volgare, con evidenti tratti tipici del fiorentino Quattrocentesco. Nel testo cita LE FEMMINE (DONNE) perché esse non erano istruite all’epoca e ciò delinea il fatto che il volgare fosse utilizzato dai ceti bassi. MESSAGGIO + volgare ha le stesse potenzialità del latino, purché utilizzato dai letterati. 2. CERTAME CORONARIO > nel 1441 Alberti promuove una gara poetica, si tratta di una gara di poesie in volgare sul tema dell’amicizia (€ tema umanistico, scelto non a caso con l’intento di mettere pari livello poesia latina con quella volgare ed era gare poetiche erano simili alle gare umanistiche greche, rimando all'antica Grecia) La giuria era quella di Papa Eugenio (letterati) e si presentarono alla gara 14 poeti e di questi 14 ne furono selezionati 8 a cui fu permesso di recitare la loro poesia ma l’intento fallì. Il progetto fallì perché la giuria si rifiutò di assegnare un vincitore. Si parla di mossa politica quella di non indicare nemmeno un vincitore. Nonostante fu un fallimento il ‘’Certame Coronario’’ rispecchia l’intento dell’ Alberti di valorizzare il volgare perché ebbe un discreto successo di pubblico. VOLGARE > se usato con attenzione può assumere lo stesso prestigio del latino ma cosa manca? Manca il fatto che, secondo gli umasti, è una lingua sgrammaticata (agrammaticata), senza struttura. Per questo la terza istruzione dell’ Alberti è: 3. LA GRAMMATICHETTA (VATICANA) Databile 1438-1441 ma discutibili, alcuni pensano sia stata scritta prima. La grammatichetta è stata attribuita all’Alberti soltanto alla fine dell’800 perché mancava l’autografo, poi è stato ritrovato il primo foglio autografato dell’ Alberti e in quel momento si è attribuita a lui. E’ stata la prima grammatica italiana. E’ la prima di cui noi abbiamo testimonianza. Ed è una grammatica del volgare. E per quanto Alberti la definisca grammatica toscana è una grammatica del fiorentino contemporaneo. Essa è molto attenta al parlato, alla dimensione dell’oralità, dell’uso concreto perché Alberti ci viveva a Firenze. E’ una grammatica sincronica 3 perché descrive la lingua in quel momento lì. E descrittiva + perché descrive l’uso del fiorentino contemporaneo. Edè strutturata in modo simile alle grammatiche latine perché Alberti ha sempre l’intenzione di paragonarle alla grammatiche latine. Queste teorie hanno il loro fondamento in città che le rappresentano. 1. IL MODELLO DI BEMBO Teorie di Pietro Bembo, la città di riferimento che indica Biffi è Venezia. Perché Bembo lavora a Venezia e Venezia è nel ‘500 la capitale della stampa perciò si sente fortemente la necessità di trovare un volgere unitario. Nasce dalle concezioni umanistiche + nell’Umanesmo si recuperò il latino classico, dell’età dell’oro, si cerca di fare lo stesso con il volgare ... quello dell’età dell’oro delle 3 corone. RECUPERO DEL FIORENTINO TRECENTESCO DELLE 3 CORONE. Bembo indica due modelli 3 Petrarca modello di poesia: può stupire la scelta di Petrarca e non Dante. Perché la Commedia di Dante si diffonde a tal punto da infondersi come modello ma Bembo esclude Dante, perché è una lingua difficile, varietà e quantità di lessico in diversi registri. Per cui predilige il modello di Petrarca, che è più semplice, più pratico nella lingua. Ha cercato un modello semplice, siamo a Venezia, dobbiamo vendere libri, dobbiamo riferirci a persone che si solo istruite ma non colte, quindi devono apprendere e imparare. Strumenti pratici da utilizzare per imparare : - Canzoniere - Decameron - Grammatiche (basate sulle 3 corone... es Fortunio). > Boccaccio per la prosa. La lingua del Boccaccio è una lingua complessa sotto vari punti di vista. Nessuno come Boccaccio nel 300 è stato così importante. Bembo indica le cornici e la X giornata. Il modello di Bembo prende piede subito, sia per il prestigio del fiorentino sia per il prestigio di Bembo, intellettuale molto stimato. Ludovico Ariosto aderisce al modello di Bembo. E riscrive l’Orlando Furioso sul modello fiorentino Petrarchesco (perché aderisce al modello Bembiano). Mentre prende piede questa situazione, dall’altra parte abbiamo un modello totalmente opposto. 2. LA TEORIA CORTIGIANA Cortigiana perché viene a corte. Ecclettica + perché ha molte varietà sia nelle lingue utilizzate sia nelle proposte. La città ideale è Roma, in particolare il Vaticano perché era una monarchia particolare quella papale. Cambiavano rapidamente i Papi e ogni Papa proveniva da un territorio diverso e portava con sé una curia di persone provenienti da realtà geografiche diverse, c’era quindi un’estrema varietà di persone sotto la veste papale. Ed è qui che si pensa ad una Koiné gigante. KOINE’ DELLE KOINE” > volgare di base toscana-fiorentina con contributi provenienti dalle altre varietà italiane. Prendeva elementi da tutte le altre varietà italiane. Esponente principale > Giangiorgio Trissino traduce e pubblica il De Vulgari Eloquentia ma fraintende il principio della discretio dantesca, e lo utilizza come base della teoria cortigiana. Dante quando parlava di discretio riguarda l'in’ersezione di quelli che sono i tratti comuni ma Trissino non la intende così, prendere contribuiti tra tutti i volgari (MISCHIA TUTTO in parole povere). E’ un modello che sicuramente funziona a Roma, che quasi naturalmente si forma sotto la corte papale ma è difficilmente esportabile al di fuori di Roma. AI contrario del modello Bembiano che ha degli strumenti forti su cui appoggiarsi, la koiné della koiné non ha esistenza fra i parlanti. Questa teoria cortigiana essendo legata al Papa è legata all’influenza politica che esso ha. 1527 col sacco di Roma (dovuto ai Lanzichenecchi) viene a meno la forza politica di Roma e così la base per le teorie cortigiane. 3. I FIORENTINISTI I fiorentinisti si arrabbiano moltissimo con Trissino. C'è addirittura chi nega la paternità del De Vulgari Eloquentia. Firenze si arrabbia moltissimo per le tradizioni, non solo criticano con ferocia il modello cortigiano e Trissino ma criticano anche il modello Bembiano, perché è un modello ASTRATTO. Bembo propone una lingua non usata. I fiorentinisti propongono che il volgare di riferimento sia il volgare contemporaneo, perché risponde ai cambiamenti naturali di una lingua, cambia, si trasforma, evolve. I GENERAZIONE: Machiavelli II GENERAZIONE: CORTE DI COSIMO I > fonda l'Accademia Fiorentina che ha come scopo principale quello di tradurre di testi scientifici latini e avrà un’influenza notevole. Anche nel 500 Firenze mantiene il suo potere. Importante però GRAMMATICA DEL GIAMBULLARI, grammatica della lingua. Firenze ha sempre un attenzione vivissima per l’uso vivo, l’uso parlato, questa è un’attenzione che piace ai linguisti. Oggi nessuno si sognerebbe di imporre un modello linguistico di una lingua morta. Questo modello dei fiorentinisti era praticabile in toscana ma era più difficile da esportare fuori dalla toscana. Anche perché nel 500 c’è un preconcetto del fiorentino argenteo corrotto, di registro basso e fortemente contrastato dai letterati. Ai Fiorentinisti manca una grammatica. POSIZIONI CHE SI FRONTEGGIANO PER TUTTO IL CINQUECENTO: MODELLO BEMBIANO E’ LIMITATO perché si muove solo nello spazio dello scritto. LIMITATO IN DIAFASIA perché prendendo a considerazione livelli elevati. DIASTRATIA perché al contrario rispetto a quello contemporaneo, è rivolta agli scrittori/letterati. Si cerca di trovare un modello che dia un equilibrio per queste due teorie. In particolare: 1. BENEDETTO VARCHI (allievo di Bembo) ciò che porta Varchi a cercare un compromesso tra questione toscana e fiorentina non è solo questione sociale ma anche personale. 1570 scrive l’Hercolano > propone l’adozione del fiorentino contemporaneo usato dai letterati (coloro che conoscono il latino e greco) e dai IDIOTI (coloro che non sanno leggere il volgo) e i NON IDIOTI (coloro che non sanno leggere latino e greco ma che sanno il volgare). Da Fiorentino Varchi insiste moltissimo sul parlato. Nell’Hercolano si parla di LINGUA PARLATA. Per imparare questa lingua è necessario vivere e risiedere a Firenze quindi difficilmente funzionale ma pone una base per modello successivo. 2. LIONARDO SALVIATI Allievo di Varchi e si occupa della rassettatura del Decameron. Si trova a lavorare con un testo fortemente modificato e tagliato perciò deve ricostruire in un Fiorentino del 300 e lo studierà potentemente. Quindi egli dice a sé stesso ‘’ se è possibile ricostruirla, è possibile studiarla, esportarla come modello di riferimento”’. SOLUZIONE DEL SALVIATI > ampliamo gli scrittori. Le TRE CORONE come punto forte in più però estendiamo agli scritti in fiorentino trecentesco. Quindi non entrano testi solo letterari ma anche testi di altro genere. Come si fa esportare questo modello? VOCABOLARIO DEGLI ACCADEMICI DELLA CRUSCA. 1583 nasce l’Accademia della Crusca, ed era diventata un’accademia seria. Successe che un gruppo di letterati (appartenenti a famiglie colte) formarono la ‘BRIGATA DEI CRUSCONI” , loro si ritrovavano per fare le così dette CRUSCATE. Altro non erano che momenti conviviali, dove si faceva di tutto e di contorno si discuteva di lingua e letteratura. Nasceva quasi come cosa goliardica della cosa. Salviati si inserisce nella BRIGATA e fa in modo che diventi ACCADEMIA DELLA CRUSCA e fa capire l’importanza del suo modello. Da lì partono i lavori per il vocabolario che vedrà la sua pubblicazione nel 1612 di certo grazie a Salviati, già morto purtroppo nel 1612. Sarà il modello linguistico nazionale per i tre secoli a venire. Ecco perché la nostra lingua di base è Fiorentina Ottocentesca, per questo modello di Salviati. Il canone selezionato è il fiorentino ottocentesco, che rimarrà fino all’Unità d’Italia.
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