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lo sperimentalismo del primo novecento, Appunti di Italiano

piccolo approfondimento su autori che hanno influenzato la poetica del primo novecento: Kafka, joyce, virginia woolf.

Tipologia: Appunti

2023/2024

In vendita dal 01/07/2024

chiara-cespi
chiara-cespi 🇮🇹

7 documenti

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Scarica lo sperimentalismo del primo novecento e più Appunti in PDF di Italiano solo su Docsity! Lo sperimentalismo del primo Novecento Nei primi decenni del Novecento si assiste in tutta Europa alla fioritura di romanzi profondamente sperimentali o innovativi nei temi e nelle forme. In questo periodo infatti le tendenze anticipate dai decadenti giungono ad una maturazione anche in seguito ad una serie di fatti storici e culturali: si inizia così a privilegiare una visione più critica e incentrata sulla psicologia dei personaggi. Gli eventi storico-culturali che influenzarono questo cambiamento furono soprattutto gli studi di Henri Bergson, e la sua visione del tempo come fattore soggettivo e Sigmund Freud e la nascita della psicoanalisi che portò alla scoperta dell’inconscio. L’aspetto più evidente del romanzo novecentesco è il venir meno dell’interesse per l’intreccio e per il contesto sociale a vantaggio dell’analisi dell’interiorità del singolo, dei suoi ricordi e delle complesse dinamiche della psiche. I soggetti della narrazione cambiano e diventano personaggi quotidiani, pieni di contraddizioni e turbamenti che prendono la forma della malattia e della nevrosi, insieme anche alla figura dell’inetto, personaggio debole e ragionatore, incapace di vivere e portato a una logorante autoanalisi. Un altro aspetto che accomuna molti autori del Novecento è la tendenza all’utilizzo di strutture più complesse ed “aperte”. Il romanzo nuovo adesso assume la forma meno strutturata del diario, del memoriale o del monologo interiore, poiché l’autore non intende più proporre una visione organica della realtà ma al contrario si propone di riflettere il caos della realtà o la vita della coscienza o la percezione soggettiva dell’esistenza. Il narratore cambia e diventa adesso lo stesso protagonista, il quale fornisce un punto di vista alternativo e discordante in cui spesso la successione lineare delle azioni viene meno e vengono invece sovrapposti piani temporali diversi. I nuovi romanzieri adottano forme espressive nuove e innovative, più di tutte “il flusso di coscienza” che consiste nel riportare i pensieri dei personaggi in forma volutamente disorganizzata, abolendo sia nessi logici di causa-effetto sia il rispetto delle regole sintattiche. Le nuove scoperte del Novecento Il Novecento è il secolo in cui si registrano scoperte in ambito scientifico e psicologico. Tra queste abbiamo la teoria dell’inconscio di Sigmund Freud, la teoria della relatività di Einstein e le teorie sul concetto del tempo di Bergson. ➔ Sigmund Freud La psicoanalisi si fonda sul principio che il comportamento dell’individuo non è semplicemente il prodotto di scelte razionali e consapevoli, ma è condizionato da una sfera oscura della psiche: l’inconscio. Da ciò consegue che le azioni di ogni individuo non sono mai prevedibili con certezza scientifica da un osservatore esterno e che l’uomo rischia di smarrire se stesso. Freud, nella vita psichica di ogni individuo, distingueva tre livelli: ● Es, l’inconscio ovvero la sfera in cui agiscono pulsioni inespresse che la coscienza non accetta e perciò rimangono sepolte; ● Io, la coscienza dell’identità individuale che mira a raggiungere un equilibrio con l’ambiente che lo circonda, esercitando una mediazione tra Es, Super-io e mondo esterno; ● Super-io, è la sfera in cui agiscono i valori appresi fin dall’infanzia. Il mancato equilibrio tra questi tre livelli genera la nevrosi; quindi il compito dell’analista è decodificare le istanze dell’inconscio e le manifestazioni del conflitto, per liberare l’individuo dalla nevrosi e restituirlo alla “normalità”. Freud ha anche analizzato anche la dinamica dei rapporti inconsci che si instaurano tra genitori e figli: la madre rappresenta l’origine della vita; il padre è l’autorità, fonte di sicurezza, ma nel contempo è l’ostacolo da superare, per abbandonare la condizione dell’infanzia, diventare adulti e conquistare l’identità individuale. Nei suoi studi infatti, Freud sviluppò il concetto del complesso edipico che indica l’attaccamento che sviluppa il figlio maschio nei confronti della madre e la cui l’ostilità verso il padre può provocare un sentimento che genera senso di colpa e paura di punizione. La presenza della figura paterna agisce dinamicamente sull’immaginario di molti intellettuali, infuenzandone le scelte artistiche, per cui, oltre al personaggio antieroico, un motivo dominante è il conflitto del figlio con il padre oppressivo. ➔ Albert Einstein Le rivoluzionarie scoperte di Albert Einstein stabiliscono che la realtà ha una natura soggettiva: le tradizionali grandezze oggettive non hanno più un valore assoluto, ma sono relative al sistema di riferimento e al punto di vista dell’osservatore. Perciò, entra in crisi il concetto della misurabilità dei fenomeni. ➔ Henri Bergson Il filosofo francese Henri Bergson distinse il tempo esteriore cronologico, misurabile e fondato sulla successione di istanti per cui c’è un prima e un dopo, da un tempo interiore, vissuto da ciascuno di noi come “durata”: la durata non conosce la distinzione passato-presente-futuro, ma l’uomo vive il presente con la memoria del passato e l’anticipazione del futuro. Kaa e la narrativa di lingua tedesca All’inizio del Novecento, nell’Europa centrale si sviluppa un’area particolarmente vivace in ambito letterario denominata Mitteleuropa. In quest’area operano numerosi autori tra cui anche Franz Kafka nelle cui opere predomina la componente saggistica e filosofica, volta ad indagare il venir meno della possibilità di conoscere in modo oggettivo la realtà, esteriore e interiore, unita al nostalgico attaccamento a una tradizione di cui pure si riconosce l’inevitabile decadenza. Nelle opere di Kafka, il disagio e il senso di alienazione dell’uomo del Novecento trovano piena e originale espressione. La visione pessimistica del mondo e della società deriva dall’esperienza autobiografica dell’autore, segnata da un difficile rapporto con il padre e da una serie di storie d’amore fallimentari. Il senso di colpa, che caratterizza i protagonisti delle sue opere, è stato ricondotto al difficile rapporto con il padre, o alla condizione di sradicamento ed esclusione legata all’ebraismo, o verso l’opprimente burocrazia del potere austro-ungarico. L’intento dell’autore era però quello di rappresentare in forma narrativa l’assurdità e l’insensatezza dell’esistere in cui l’individuo, privato di personalità e ridotto a “cosa”, si sente in balia di un mondo regolato da leggi prive di senso. Tipico dell’autore è infatti l’uso di uno stile piano e pacato, apparentemente realistico, che nella sua normalità urta violentemente con l’assurdità delle situazioni descritte, accentuando il senso di angoscia del lettore.
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