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LO SPIRITUALISMO e BERGSON, Appunti di Filosofia

LO SPIRITUALISMO: -La reazione antipositivistica -L'attenzione per la coscienza BERGSON: -Tempo e durata -Ľ origine concetti di "tempo" e "durata" -La libertà e il rapporto fra spirito e corpo - Lo slancio vitale -Istinto, intelligenza e intuizione

Tipologia: Appunti

2021/2022

In vendita dal 31/05/2022

rosanna-grilla
rosanna-grilla 🇮🇹

4.6

(5)

24 documenti

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Scarica LO SPIRITUALISMO e BERGSON e più Appunti in PDF di Filosofia solo su Docsity! LO SPIRITUALISMO ● La reazione antipositivistica L'idealismo e il positivismo costituiscono le più importanti manifestazioni filosofiche della prima metà del XIX secolo, entrambe dominate da una stessa tesi di fondo, ovvero dall'affermazione dell'esistenza di un'unica realtà che si evolve e progredisce in modo necessario: la Ragione o lo Spirito per l'idealismo, la materia e la forza per il positivismo. Per il positivismo la realtà è interamente costituita da fatti naturali regolati da leggi meccaniche, e l'unico strumento per conoscere e modificare tale realtà è la scienza. Questo sembra escludere che l'uomo e il suo mondo spirituale possiedano una loro originalità e autonomia nei confronti del resto della natura: anch'essi devono dunque essere riportati a una collezione di fatti retti da leggi che non ammettono la libertà di scelta individuale. In questa prospettiva la filosofia viene ridotta a una riflessione critica sulla scienza, della quale si limita a indagare i metodi e a raccogliere i risultati generali. Dall'impossibilità positivistica di rendere conto dei valori umani e della libertà dello spirito che li crea traggono spunto le correnti filosofiche antipositivistiche, con le quali prende avvio la filosofia contemporanea. Si tratta di correnti di pensiero che sostengono che il sapere non si esaurisce nella conoscenza scientifica e che la realtà non si limita ai fatti materiali, ma riguarda anche quelli spirituali. Il problema fondamentale delle correnti antipositivistiche è quello di definire il compito della filosofia: di definire,quale sia la realtà di cui essa deve occuparsi e quali siano le vie di accesso a una tale realtà. I movimenti anti-positivisti sono accomunati da una medesima impostazione: a) essi negano che la scienza sia l'unica forma di conoscenza autentica; b) ammettono, al di là dei fatti materiali, l'esistenza di una realtà di natura spirituale; c) individuano nella coscienza e nell'introspezione la via per conoscere tale realtà; d)riconoscono nell'unità dell'individuo la dimensione in cui si raccolgono tutte le manifestazioni spirituali, sia di ordine conoscitivo, sia di ordine pratico. ● L'attenzione per la coscienza La prima tra le varie forme di reazione al positivismo è costituita dallo spiritualismo. Lo spiritualismo sceglie di utilizzare, per il lavoro filosofico, uno strumento che il positivismo aveva completamente trascurato: l'auscultazione interiore, ovvero la coscienza. L'atteggiamento proprio della filosofia spiritualistica è assai antico: il ritorno dell'anima a se stessa di Plotino, il noli foras ire di Agostino, il cogito di Cartesio, ma anche l'autocoscienza dei romantici o la riflessione degli empiristi e degli psicoanalisti sono tutti esempi di una riflessione in cui l'uomo assume come oggetto d'indagine la sua stessa interiorità. A partire dalla seconda metà dell'Ottocento, molti pensatori si riallaccia a questa tradizione e presenta lo studio della coscienza come l'alternativa fondamentale allo studio della "natura", o dell"esteriorità". Questa corrente individua il compito proprio e specifico della filosofia nella descrizione e nella spiegazione dei dati della coscienza. BERGSON L’opera di Bergson rappresenta la massima espressione dello spiritualismo francese. Essa può tuttavia altrettanto legittimamente essere compresa nel quadro di quell’evoluzionismo spiritualistico che trovò sostenitori in tutti paesi d'Europa. Nato a Parigi Henri Bergson vinse il premio Nobel per la letteratura. Il primo scritto di Bergson è il “Saggio sui dati immediati della coscienza”.La seconda opera, “Materia e memoria”, è dedicata allo studio dei rapporti tra lo spirito e il corpo. L'essenza dello spirito è individuata nella memoria, mentre al corpo si attribuisce la funzione di limitare e scegliere i ricordi ai fini dell'azione. Ma l’opera principale di Bergson è “L'evoluzione creatrice”, dedicata a illustrare l'autentica natura della vita, intesa come una "corrente" di coscienza che si insinua nella materia. ● Tempo e durata Una delle teorie più originali di Bergson è la distinzione tra il tempo della scienza e il tempo della vita • Il tempo della scienza è costituito di istanti che si differenziano l'uno dall'altro solo quantitativamente, mentre il tempo vissuto è fatto di istanti che si diversificano tra loro anche qualitativamente. • Il tempo della fisica e dell'osservazione scientifica è reversibile, mentre il tempo della psiche è composta di momenti irripetibili, per cui ogni «ricerca del tempo perduto» è destinata, al fallimento. • Il tempo della fisica è composto da momenti distinti l'uno dall'altro, mentre il tempo dell'esistenza è costituito di momenti che si compenetrano e si sommano tra loro. Il tempo della scienza è qualcosa di astratto, esteriore e spazializzato, e come rappresenta un «concetto bastardo». Il tempo della vita è qualcosa di concreto e interiore, e si identifica con la durata. Se il tempo spazializzato della fisica trova un'immagine adeguata in una collana di perle, tutte uguali e distinte tra loro, il tempo della durata la trova in un gomitolo di filo che continuamente mutano e crescono su se stessi. Queste ultime due immagini rendono bene l'idea della "conservazione totale" che caratterizza il tempo vissuto, in cui non ci si può mai sbarazzare del passato: una conservazione che al tempo stesso è una "creazione totale", giacché ogni momento, pur essendo il risultato di tutti i momenti che lo hanno preceduto, è assolutamente nuovo rispetto a essi. ● Ľorigine concetti di "tempo" e "durata" Bergson introduce un'impostazione del tutto nuova nella considerazione specifica del tempo: contrapponendosi alla visione positivistica che assimilava il tempo allo spazio, egli considera la temporalità dal punto di vista psicologico. Bergson rileva che noi contiamo una serie di simultaneità (cioè le posizioni successive delle lancette), ponendole l’una dopo l'altra.. Ciò significa che senza la coscienza, non c'è alcun tempo, nemmeno quello quantitativo e spazializzato, Quanto dunque all'origine; il tempo della scienza non ha una natura opposta a quello della coscienza, perché entrambi si fondano sempre e comunque sull'attività della coscienza e sulla memoria. ● La libertà e il rapporto fra spirito e corpo La distinzione tra il tempo della scienza e quello della vita mette in luce come per Bergson la dimensione spirituale sia caratterizzata dalla libertà. Coloro che ritengono che ogni azione spirituale, sia necessariamente determinata da una serie di cause, si basano su una concezione del tempo che non si può applicare alla vita spirituale. Essi visualizzano il tempo secondo uno schema spaziale; esteriorizzano l'azione e il motivo dell'azione, considerandoli esterni sia rispetto a se stessi, sia tra loro, e immaginano che il secondo “agisca” sulla prima. Questa esteriorizzazione del tempo vissuto è in contrasto con la testimonianza della coscienza, che è un continuo processo di mutamento. Non si può perció dire che la vita dell'anima sia "determinata" dalla simpatia ecc. come da forze che agiscono su di essa dall'esterno, Ognuno di questi sentimenti, se ha attinto una profondità sufficiente, è tutta l’anima, si identifica con essa; e dire che l’anima è determinate da uno di tali sentimenti significa in realtà affermare che essa si determina da sé e che è libera. La questione della libertà dello spirito apre un tema piuttosto complesso, con il quale anche Bergson è tenuto a confrontarsi: quello del rapporto tra lo spirito e il corpo. Bergson articola il proprio discorso distinguendo tra memoria, ricordo e percezione: -la memoria è la stessa coscienza, che registra tutto ciò che accade, anche ciò di cui non abbiamo consapevolezza. La memoria pura si identifica con il nostro passato. -il ricordo è la materializzazione in un'immagine, operata dal cervello, di un evento del passato. Tale materializzazione non avviene sempre, e ciò spiega in che senso la coscienza, pur essendo memoria, non sia necessariamente ricondo. Quella che noi chiamiamo comunemente "memoria" (cioè il ricordo-immagine)e solo una piccola parte della memoria complessiva (cioè della memoria pura). Bergson osserva che il cervello trasforma in ricordi-immagini solo ciò che serve all'azione, mantenendo "al di sotto" o "al di là" della coscienza la maggior parte del passato. -la percezione agisce come un filtro che seleziona i dati in vista delle esigenze dell’azione. ● Lo slancio vitale Nella sua dottrina della memoria, del ricordo e della percezione, Bergon, pur riconoscendo un ben preciso rapporto tra la coscienza (o l'anima, o lo spirito) e il corpo, continua a presupporre una concezione dualistica della realtà, in cui lo spirito si distingue dalla materia. Ne “L'evoluzione creatrice”, egli intende superare la prospettiva dualistica mostrando come non solo la coscienza dell'uomo, ma l'intero universo sia interpretabile secondo il concetto di durata. Bergson sottolinea che la vita è sempre creazione e imprevedibilità, e nello stesso tempo conservazione integrale e automatica del passato. Tale è la vita dell'individuo, così come quella della natura; tuttavia le sorti sono diverse. Ciascuno di noi, considerando la propria storia, può constatare che la propria personalità infantile riuniva in sé potenzialità diverse, che sono divenute tra loro incompatibili. L'uomo non può vivere che una sola vita: perciò deve cogliere. La natura invece, non è costretta a simili sacrifici: di fronte a ogni possibile "biforcazione”, essa crea serie divergenti di specie, le quali si evolvono separatamente. La natura non segue una linea di evoluzione unica e semplice: essa si sviluppa “come un fascio di steli”, creando direzioni divergenti tra le quali si divide il suo slancio originario. Nel processo evolutivo della natura ci sono state numerose biforcazioni, ma, se si considera l'infinito numero di vie possibili, è evidente che le grandi “strade" seguite sono assai poche, e che moltissime sono state le vie senza uscita. Nonostante le sue molte ramificazioni, noi riconosciamo la natura come unica. Ma l'unità della natura
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