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Lo spiritualismo e Bergson, Appunti di Filosofia

Caratteri generali dello spiritualismo. Biografia, opere e analisi del pensiero di Bergson. Il tempo. Lo slancio vitale.

Tipologia: Appunti

2021/2022

In vendita dal 29/09/2022

Giuliavero03
Giuliavero03 🇮🇹

13 documenti

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Scarica Lo spiritualismo e Bergson e più Appunti in PDF di Filosofia solo su Docsity! La reazione al positivismo è la crisi delle certezze: 3/2 Bergson e Nietzsche La reazione antipositivistica e i caratteri generali dello spiritualismo L'idealismo e il positivismo sono le due principali filosofie del primo ‘800. Esse presentano tesi di fondo comuni ma anche differenze, infatti mentre il primo finisce nella prima metà dell'800, il positivismo continua anche oltre ma incontrò una reazione forte costituita da un serie di filosofie poste sotto il nome di spiritualistiche. Per il positivismo la realtà è costituita da fatti naturali regolati da leggi meccaniche, l'unica forma di conoscenza possibile è la scienza questo sembra escludere l'uomo e il mondo spirituale o almeno sono fenomeni derivati, in questo contesto la filosofia è una riflessione sulla scienza. Di fronte a questo l'antipositivismo evidenzia l'incapacità del positivismo di rendere conto dei valori umani, della libertà dello spirito, dell'interiorità e da questa constatazione prende avvio la filosofia contemporanea. La filosofia dovrà occuparsi di cogliere la realtà interiore. I movimenti dell'antipositivismo hanno delle cose in comune: 1. Negano che la scienza sia l'unica forma di conoscenza vera 2. Ammettono che oltre I fatti materiali esista una natura spirituale 3. Vedono nell'introspezione le vie per conoscere questa realtà 4. Hanno una visione unitaria dell'individuo Caratteri generali dello spiritualismo È la prima reazione al positivismo suggerita da interessi religiosi, morali che decidono di utilizzare la coscienza, trascurata dal positivismo, per guardarsi dentro. L'atteggiamento tipico della filosofia spiritualistica ha un'antica tradizione: Plotino, Sant'Agostino ("non uscire da te stesso"), Cartesio (il cogito), l'autocoscienza dei romantici, Locke, ecc. A partire dalla metà dell'800 e fino ai nostri giorni molti pensatori si sono riallacciati a questa tradizione e hanno proposto l'indagine che impervia sulla coscienza come alternativa fondamentale all’indagine che impervia sulla natura. In polemica col positivismo, la filosofia spiritualistica afferma che il compito della filosofia è la spiegazione dei dati della coscienza, cioè le esigenze religiose, i dati morali, il mondo interiore. Lo spiritualismo ha una lunga tradizione nella filosofia francese che inizia con Montaigne, passa attraverso Cartesio, Malebranche, Pascal, ecc. L'illuminismo rappresenta una specie di parentesi nella tradizione filosofica francese e all'inizio dell'800 Mendebrant ristabilisce la continuità della tradizione filosofica francese riproponendo i metodi e le finalità dello spiritualismo. Dopo di lui ci sarà anche Emile Boutroug. BERGSON VITA Bergson nasce a Parigi nel 1859 da una famiglia ebrea. Studia alla scuola Normale e nel 1889 consegue il dottorato in filosofia filosofia due dissertazioni un anno latino e l'altra in francese (che sarà pubblicata nello stesso anno con il titolo "saggio sui dati immediati della coscienza" ed ebbe grande successo). La seconda opera è del 1896 e si intitola "materia e memoria" e quest'opera ebbe molta influenza su William James e su Marcel Proust di cui Bergson sposò una cugina. Nel 1899 viene chiamato a insegnare al Collegio di Francia e continua a scrivere e a mietere successo. Nel 1900 pubblica il saggio sul riso. Nel 1907 pubblica l'evoluzione creatrice, la sua opera appunto impegnativa. Nel 1922 pubblica "durata e simultaneità" dove polemizza con Einstein. Nel 1928 divenne accademico di Francia e gli fu conferito il nobel per la letteratura. La sua ultima opera importante è del 1932 "le due fonti della morale e della religione". Negli ultimi anni della sua vita si avvicinò al cattolicesimo senza convertirsi ufficialmente per solidarietà con la comunità ebraica. Morirà nella Parigi occupata dai tedeschi nel 1941. Bergson fu considerato il filosofo francese più importante del suo tempo, il suo influsso fu importante per la filosofia del primo 900 e anche sulla cultura in generale. Pirandello si rifà esplicitamente a Bergson. Il pensiero di Bergson ha come presupposto la ridefinizione degli ordini di competenza della scienza e della filosofia. Il suo tentativo è duplice: da un lato cerca di purificare la scienza dallo scientismo, cioè respingere quella metafisica che si maschera da conoscenza scientifica positiva, dall'altro quella di liberare la filosofia dal ruolo a cui l'aveva ridotta il positivismo, una specie di super scienza che la metteva al di sotto della scienza. C'è un rapporto importante tra Bergson e l'indirizzo evoluzionistico di Spencer almeno negli anni giovanili. Egli ne è così entusiasta che il suo scopo era quello di consolidare "i primi principi". Era affascinato dalla presentazione dell'evoluzione come una grande metafisica dell'universo, ottimistica, che descrive un progresso inarrestabile. Riflettendo sulle tematiche evoluzionistiche presentate da Spencer, Bergson si accorge che il positivismo non mantiene affatto quella promessa di fedeltà ai fatti come appare secondo lui nella trattazione del problema del tempo. IL TEMPO COME DURATA Nel 1889 Bergson pubblica il saggio “i dati immediati della coscienza”. In quest'opera Bergson distingue tra il tempo della fisica e il tempo della coscienza e ne enuclea una serie di caratteristiche: 1. Il tempo della fisica è un tempo: a. quantitativo b. omogeneo c. formato da una serie di istanti uno accanto all'altro d. reversibile e. discontinuo perché ogni momento è esterno e uguale all'altro f. è frutto della scienza fisica da Galileo in poi che ha matematizzato la realtà, un tempo che tende ad essere ridotto allo spazio. Esempio: una ripresa cinematografica dove si accostano una serie di immagini statiche, il tempo della scienza è come una fila di perle di colore diverso ma che serve solo a distinguere le une dalle altre. 2. Il tempo vissuto della coscienza: a. percepito come un continuum b. non si può segmentare c. è una durata cioè l'io vive il presente con la memoria del passato e l'anticipazione del futuro d. è un tempo qualitativo ed è un tempo irreversibile, non si può tornare indietro, è un flusso continuo di stati di coscienza. Esempio: il gomitolo di lana e la valanga. Il tempo spazializzato funziona bene per le finalità della scienza, ma esso è del tutto inadeguato per misurare i dati della coscienza. Il tempo della fisica è colto dall'intelligenza che fa presa su cose meccaniche e artificiali, mentre il tempo della coscienza è colto dall'intuizione. Testo pag. 225 Bergson sostiene che sia il tempo della scienza sia il tempo della coscienza si fondano sul tempo della coscienza e della memoria. È in questo contesto che Bergson ebbe una polemica con Einstein, che venne accusato di collocare in un'unica dimensione sia lo spazio sia il tempo e quindi di omologare il tempo e lo spazio. LA LIBERTÀ All'idea della durata, quale fondamentale caratteristica della coscienza, lega la dimostrazione della possibilità della libertà e la sua critica al determinismo. Bergson critica il determinismo se questo presume di poter spiegare la vita della coscienza. Per il determinismo, anche lo spirito dell'uomo, come i fenomeni naturali, è determinato da cause che producono degli effetti, quindi per il determinismo l'uomo non è libero nella propria azione, questa persuasione del determinismo dipende dall'idea lineare e spazializzata di tempo che non corrisponde, però, al tempo della coscienza. La spazializzazione del tempo vale per spiegare le leggi del mondo fuori dalla coscienza però queste non sono valide nel mondo della coscienza perché questa non è una cosa come le altre. La vita della coscienza non è divisibile in stati separati e distinti, ma l'io è un'unità in divenire e dove non c'è nulla di identico non vi è nulla di prevedibile. Se la vita dell'io è presa nel suo flusso ininterrotto si può vedere che alcuni atti nascono dalla profondità dell'io e in questo siamo liberi. La libertà, di fatto, non è definibile, perché ogni definizione deriva da un'analisi e un'analisi deriva da un'oggettivazione della cosa, mentre la libertà è una cosa di cui siamo consapevoli ma non la possiamo dimostrare, quindi è un'intuizione. La libertà ha a che fare con l'io profondo, noi siamo veramente liberi quando mettiamo tutti noi stessi in una decisione. Molto spesso le nostre decisioni sono determinate perché si fermano alla superficie.
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