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Lotta per le investiture, Appunti di Storia Medievale

Riassunto monografico del corso di storia medievale 2020/2021

Tipologia: Appunti

2020/2021
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Caricato il 27/06/2021

elisabetta-sabattini
elisabetta-sabattini 🇮🇹

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Scarica Lotta per le investiture e più Appunti in PDF di Storia Medievale solo su Docsity! LA LOTTA PER LE INVESTITURE PREMESSE Andare a Canossa Modo di dire, pentirsi e chiedere perdono, di fatto ammettere i propri errori (umiliazione inflitta dal Papa Gregorio VII all’imperatore Enrico IV, )  evento-cesura, momento centrale di una riforma (lotta per le investiture) che sembra più una rivoluzione (è il papa che cela il carattere rivoluzionario con il termine reformatio) e che contribuì alla crisi irreversibile dell’Impero. È una riforma che cambia insieme al suo riformatore ed è un problema storico imprescindibile per la comprensione della civiltà europea. I gregoriani diffondono capillarmente una nuova ideologia, non solo catalizzando le élites europee ma anche mobilitando le masse attorno al loro progetto di Chiesa che è anche un progetto di società. Conseguenza: trasformazione profonda della struttura ecclesiastica e del potere politico  rafforzamento delle monarchie nazionali e nascita dei comuni. Nel ‘900 il tema della riforma ecclesiastica dell’XI secolo viene rivisto, essa come oggetto storiografico ne esce quasi dissolto, in quanto vengono meno i grandi quadri interpretativi che erano stati fino a quel momento utilizzati. Interpretazioni (i due momenti più importanti nello studio del fenomeno): • Augustin Fliche, La réforme grégorienne, illustra un programma di riforma gregoriano (la Chiesa verrà riformata assumendo anche ruolo politico, questo porterà allo scontro con l’impero, ovvero la lotta per le investiture), descrive un fenomeno unitario. Interpretazione iniziale ancora seguita da molti. Capiamo ora che è sbagliata. Lui parla di un processo di elaborazione teorica unilineare maturata a partire dal 1046. Legge la storia del secolo in una prospettiva storico-ecclesiastica. • Ovidio Capitani, Esiste un’”età gregoriana”? (1965): è necessario parlare di molte riforme, di una pluralità di orientamenti riformatori (non concorrenti alla definizione o realizzazione di un programma), alcuni ben distinti dal disegno gregoriano che trova un suo manifesto nei Dictatus papae e che mirava essenzialmente ad affermare – per la prima volta con decisione – la superiorità del papato su tutte le altre autorità terrene. L’etichetta “riforma gregoriana” per lui descrive solo la riforma di Gregorio VII (propone di limitare l’uso di “età gregoriana” agli anni del pontificato di Gregorio VII), ma prima vi era stata un’altra riforma portata avanti al clero (basata più sui costumi morali del clero), ovvero la Riforma Imperiale. secondo Fliche la lotta contro simonia, nicolaismo, investitura laica pianificata da Gregorio VII rappresentava la sintesi dell’intero processo di riforma (che divideva dunque in fase pregregoriana – fase gregoriana – fase postgregoriana) // Capitani, non si può parlare di un comune progetto riformatore.  Durante il secolo gli ideali riformatori hanno molteplici declinazioni. • Cinzio Violante, individua nel 1002 l’inizio dell’età di riforma così da valorizzare anche le riforme di vescovi e abati della prima metà del secolo e da legare la riforma gregoriana alla storia politica, sociale ed economica È NECESSARIO DILATARE LA CRONOLOGIA: riforma papale dalla tarda età ottoniana al concordato di Worms del 1122. Si potrebbe dire che essa inizia con l’imperializzazione del papato, con Leone IX: si assiste alla sistematica assunzione da parte della sede apostolica delle caratteristiche essenziali dell’istituto imperiale. PRESUPPOSTI La Riforma Imperiale A partire dall’età carolingia, rapporto istituzionale molto forte tra l’Imperatore e i “suoi” vescovi (personaggi che hanno una forza di rappresentatività molto forte di alcuni territori, es. merovingi e vescovi), il re con loro ha uno strumento di governo in più. Un rapporto che si rafforza in età ottoniana: progressiva integrazione dei vescovi nei quadri della struttura istituzionale (Regnum), molto spesso possono governare un territorio, diventano vescovi-conti. Inoltre i vescovi erano intellettuali e di grandi qualità, ed essendo ecclesiastici non dovrebbero avere legami di famiglia, non dovrebbe difendere gli interessi della propria famiglia a discapito dell’interesse pubblico. Il rapporto con il potere politico centrale sottrae l’apparato ecclesiastico al localismo postcarolingio. Non vengono rilevati effetti negativi. Clericalizzazione della ricchezza (Capitani) Il processo di avvio al fenomeno della riforma del clero è stato il fatto che una parte del patrimonio ecclesiastico venga trasferito dal bene della chiesa ad un bene ad esempio della propria famiglia (i vescovi iniziano a costruirsi una famiglia). Patrimonializzazione dei beni ecclesiastici da parte dei vescovi  questo fenomeno è chiamato da Capitani clericalizzazione della ricchezza . Di qui nasce, verso la metà del secolo XI, una nuova sensibilità antisimoniaca (simonia: idea che le cariche ecclesiastiche possano essere acquistate con il denaro) all’interno della corte imperiale di Enrico III (1039-56). Dalla corte imperiale si diffonde a macchia di leopardo in tutto l’Occidente provocando una miriade di conflitti locali. Enrico III Il sentimento antisimoniaco si trasformerà nella seconda metà dell’XI secolo in condanna indiscriminata di ogni forma di ingerenza dei laici nella gestione delle chiese. Intanto però il processo è guidato da Enrico III e non prevede, ovviamente, l’esclusione dei laici dal governo della Chiesa, ma una restaurazione dell’ordinamento carolingio e un richiamo all’osservazione della legislazione canonica (richiamo al rispetto delle regole). L’imperatore mobilita le migliori intelligenze intellettuali e spirituali con l’intento di conferire una maggiore efficienza del sistema. Sinodo di Sutri 20 dicembre 1046 Riunione di ecclesiastici, viene convocata per ridare efficienza al papato e superare la confusione dettata dalla conflittualità tipica dell’aristocrazia romana. • 1045 rivolta dei Crescenzi costringe Benedetto IX (Teofilatto dei conti di Tuscolo), papa dal 1033, a lasciare Roma  insediato al suo posto Silvestro III (legato ai Crescenzi) deposto dopo un solo mese. (ognuna delle due fazioni, Crescenzi e Tuscolo, avevano allora istituito un papa) • Aprile 1045 Benedetto IX cede il pontificato, in cambio di soldi, a Giovanni Graziano (Gregorio VI) Roma si ritrova con tre papi contemporaneamente. • Autunno 1046 Enrico III scende in Italia per essere incoronato e interviene convocando un sinodo a Pavia (dura condanna della Simonia) • Convoca un altro sinodo a Sutri per il mese di dicembre, si presenta solo Gregorio VI (condannato e deposto per simonia) • Enrico fa eleggere Suidgero arciv. di Bamberga (Clemente II) che il 25 dicembre lo incoronerà imperatore Leone IX (1049-1054) Clemente II muore nel 1047, dopo il breve pontificato di Damaso II (vescovo di Bressanone), viene eletto Brunone di Toul, Leone IX, voluto da Enrico III. L’imperatore, in quanto patricius Romanorum, esercita il principatus in electione Papae (parere privilegiato nell’elezione del pontefice, aveva la facoltà di designarlo). Si consideri, comunque, che Enrico era animato anche da profonde istanzi spirituali. Monachesimo e riforma ecclesiastica La storiografia tradizionale ha sempre attribuito un ruolo di rilievo al monachesimo rinnovato- riformatore (in particolare a quello cluniacense) che invece si muove perfettamente allineato al disegno imperiale. È dalla corte imperiale che la riforma passa a Cluny e non viceversa. È Enrico III vero “restauratore”, motore primo della riforma ecclesiastica. Pier Damiani (Ravenna 1007- Faenza 1072) Monaco nell’eremo di Fonte Avellana (priore dal 1043), nel 1060 a Roma incontra Enrico III (svolta nella sua riflessione sul potere politico come strumento di rigenerazione della cristianità). Consigliere dei papi, nel 1057 cardinale vescovo di Ostia, nel 1060 rinuncia alla dignità cardinalizia (teme che gli impegni curiali lo allontanino dalla vocazione eremitica). I suoi scritti ci mostrano la relazione tra monachesimo e riforma. Le due principali congregazioni dell’XI secolo erano: • Vallombrosani (Andrea di Strumi scrive di Giovanni Gualberto), forte sensibilità antisimoniaca, visitatio e conversio • Camaldolesi (Romualdo di Ravenna e Tedaldo di Canossa), eremitismo e cenobitismo non potevano aspirare all’eredità paterna, ma potevano essere avviati alla carriera ecclesiastica (in questo modo, però, prendevano il controllo delle chiese, soprattutto nelle campagne, e dei relativi patrimoni che sfuggivano al controllo del vescovo). Altra eccezione: a Milano, gli uomini sposati con il permesso del vescovo venivano promossi agli ordini sacri (sulla base del decimo canone del concilio di Ancyra del 314). Al contrario, i diaconi che al momento dell’ordinazione avessero dichiarato la loro indisponibilità al celibato potevano poi prendere moglie ad esercitare il loro ministero. Nell’Apocalisse di Giovanni si parla di nicolaiti (ma non è chiaro a chi ci si riferisce) come un gruppo considerato al di fuori della comunità cristiana. Nel corso del Medioevo ad un certo punto (XI sec.) si inizia ad attribuire a questo gruppo la colpa degli ecclesiastici dell’unione carnale con delle donne. Nelle Decretali pseudoisidoriane troviamo in varie circostanze: · Sanzioni per i chierici che non accettassero il celibato · Si interviene al problema punendo le donne legate agli ecclesiastici: confisca dei beni, reclusione in monastero, riduzione allo stato servile · Nei vari concili provinciali del mondo carolingio sempre ribadito il divieto di coabitazione con donne Questo il quadro prima dell’XI secolo. Secolo XI Con il rafforzamento del centralismo papale si apre una riflessione teologica, giuridica e di propaganda sulla disciplina del celibato ecclesiastico (di pari passo col rinnovamento della vita comune del clero). Leone IX (nei sinodi del 1049 e del 1050) ribadisce il divieto per i sacerdoti di congiungersi con le proprie mogli. Altri provvedimenti vengono poi fatti contro il fenomeno (si vede la ripresa delle Decretali pseudosisdoriane): · Le concubine dei presbiteri romani assegnate al Palazzo Lateranense come serve · Divieto di partecipare alle liturgie officiate da chierici concubinari (sinodo 1059 elect papae) Motivazioni (le vediamo nella lettera che Pier Damiani inviò al papa Niccolò II) · Necessità di dedicarsi al bene della comunità senza distrazioni (“essendo tu sposo della Chiesa”) · Necessità di garantire la purezza culturale (“è fede della Chiesa che sia vergine anche colui che svolse il ruolo di padre”) Con Gregorio VII la lotta al concubinato assumerà maggiore impegno. Il peccato più grave del nicolaita per lui sta nell’uso sacrilego del patrimonio ecclesiastico sacro e inalienabile, che fa si che il nicolaita costruisca la dote alle figlie con i beni della chiesa (di nuovo il tema si lega alla riflessione dell’epoca sulla sacralità delle res Ecclesiae). ➢ Sinodi 1074 e 1075, il nicolaismo viene accomunato ai simoniaci (stesse pene), chi ha una moglie o concubina non può svolgere il suo ministero ne godere di benefici ecclesiastici (a meno che non lasci la donna e faccia penitenza) Epilogo (pontificato di Urbano II) · 1123 primo concilio lateranense: riprende un canone del concilio di Nicea e proibisce di vivere con mogli, concubine o donne diverse da madri, sorelle, zie.. · 1139 secondo concilio lateranense: privazione dell’ufficio e del beneficio ecclesiastico, proibizione della frequenza di messe celebrate da chierici sposati o concubinari evidente la sempre più ampia divaricazione tra la vita dei chierici e dei laici, si vuole evitare ormai la commistione delle due identità Scisma 1054 CELIBATO. Una delle maggiori differenze tra chiesa cattolica e ortodossa consiste nel matrimonio del clero. Per ortodossi castità obbligatoria per i monaci, ma per il clero in cura d’anime è consentito (ancora oggi) il matrimonio. GERARCHIA (ne hanno due visioni differenti, elemento allora che contribuisce allo scisma): · Di fatto le chiese d’Oriente erano subordinate al basileus, l’imperatore bizantino, quindi figura dell’imperatore è centrale (in Occidente invece il papato arriverà a pretendere di essere superiore all’imperatore). · Il patriarca (massima autorità della Chiesa di Costantinopoli) ha competenza in materia dottrinale ma non è un papa  per gli ortodossi non esiste un papa (quindi non può esserci cesaropapismo = imperatore che è al tempo stesso papa, capo della chiesa, perché qui non c’è un papa). Il potere laico invece (secondo la tradizione romana) mantiene competenze di natura disciplinare In Occidente proprio la riforma del secolo XI distinguerà nettamente il ruolo del pontefice da quello dell’imperatore (che viene estromesso dalla gestione della Chiesa), per questo la separazione non sarà più componibile secondo D’Acunto. Di solito si tende invece a dare maggiore importanza alle differenze dottrinali, come causa dello scisma. Ad esempio la riflessione sul mistero della Trinità aveva implicazioni pesanti di ordine ecclesiologico e politico: · 1053 il patriarca di Costantinopoli, Michele Cerulario convoca un concilio a Bari per affrontare la questione del Filioque e per risolverla: in Occidente nel credo lo Spirito procede dal Padre e dal Figlio (in Oriente solo dal Padre). Luglio 1054 il nuovo papa Vittore II scomunica Michele Cerulario (percepita come rottura momentanea, ma i rapporti si affievoliranno sempre più a causa dell’affermazione da parte del papato del primato romano sul governo effettivo della Chiesa, oltre che al riconoscimento esclusivo al papa dell’attributo dell’universalità) 03/12/20 1059 decreto sull’elezione del papa Fino a questo momento terreno delle elezioni era stato paludoso. Morto Leone IX (che aveva dato grande impulso alla riforma contro simoniaci e concubini) fu scelto come papa (in accordo tra Enrico III e i riformatori romani) Gebeardo, vescovo di Eichstatt, Vittore II (1054-57), continua la linea politica tipica dei papi tedeschi di sostegno alla riforma. Il 5 ottobre 1056 muore Enrico III, il figlio Enrico IV di soli 6 anni affidato a Vittore II che però muore dopo un anno. Eletto papa Federico di Lorena (Stefano IX, era stato uno dei primi esponenti della riforma) abate di Montecassino e fratello del duca Goffredo il Barbuto (che aveva sposato Beatrice di Canossa, quindi riusciva a controllare grazie all’unione con lei grandi feudi tra Toscana ed Emilia). Con la morte di Enrico III: Battuta d’arresto dell’autorità imperiale (quindi della corte tedesca) proprio mentre si rafforza il gruppo riformatore all’interno della curia romana (nato grazie all’intervento imperiale e al papato di Leone IX). Le strade di Impero e Papato si trovarono oggettivamente a divergere - Capitani : · L’Impero torna ad assumere una connotazione prevalentemente tedesca (disinteressamento quindi delle questioni romane) · Il papato assume maggiore consapevolezza dei risvolti pratici che può avere  decreto per regolamentare l’elezione del pontefice Niccolò II (1058-1061) Marzo 1058 muore Stefano IX. L’aristocrazia romana (capeggiata dai Tuscolani) si fa di nuovo avanti e fa eleggere Benedetto X (che era legato a loro). · I riformatori fuggono da Roma e a Siena eleggono il vescovo di Firenze  Niccolò II che ottiene la meglio grazie al sostegno militare di Goffredo il Barbuto Emerge ancora di più allora la necessità di individuare una procedura capace di evitare l’influenza dell’aristocrazia romana. Il papato vuole iniziare ad assumere un’azione autonoma nel contesto politico—ecclesiastico italiano. DECRETUM DE ELECTIONAE PAPAE (sinodo del 1059) Pervenuto in due redazioni (messe a confronto nel libro di D’Acunto). Per non avere problemi con la corte tedesca è probabile che avessero fatto circolare entrambe le versioni: 1. Una autentica 2. L’altra modificata all’interno della curia di Giuberto di Ravenna/Clemente III. In questa versione guibertista, in due circostanze, si recupera nel testo l’onore e la reverentia dovuti al re di Germania, futuro imperatore. Secondo gli storici si vuole così riconoscere un ruolo all’imperatore, magari quello di essere consultato Lo strumento per affrontare le future elezioni pontificie (anche se paradossalmente i riformatori che lo avevano elaborato non lo rispettarono nell’elezione dei due successivi pontefici). Obiettivo. Nella storiografia tradizionale si pensa che il decreto abbia avuto come obiettivo quello di escludere l’imperatore dall’elezione del pontefice; secondo D’Acunto mirava ad escludere l’aristocrazia romana (che pesava sempre molto sulla scelta del pontefice), non ci sarebbero intenti anti-imperiali. · Prevede che l’elezione sia affidata al clerici cardinales (il diritto dei cardinali di eleggere il papa costituisce un punto di non ritorno) · Si dice che il papa può essere eletto anche al di fuori di Roma e che si può eleggere papa anche il vescovo di un'altra diocesi  tutto ciò va a regolamentare allora l’elezione stessa di Niccolò III (che infatti non era della diocesi di Roma) · Tre fasi. I cardinali vescovi aprono la discussione, poi chiedono agli altri cardinali di intervenire, infine al resto del clero e al popolo si consente di acclamar l’eletto Il vescovo di Roma allora inizia ad essere percepito come più importante rispetto agli altri e vengono esclusi dal processo i grandi poteri laici, le grandi famiglie Cardinali (clero cardinale, gruppo a cui viene attribuito il compito di eleggere il pontefice) · Cardinali vescovi (7): vescovi titolari delle diocesi vicine a Roma (Ostia, Albana, Palestrina, Porto, Silva Candida, Gabii-Tuscolo, Velletri-Sabina): assicuravano il servizio liturgico settimanale al Laterano. Il vescovo di una diocesi generalmente veniva eletto dal clero della sua diocesi, qui invece questi vescovi avevano una funzione liturgica anche nella chiesa di Roma · Cardinali preti: prestavano servizio liturgico nelle 4 basiliche patriarcali (S. Pietro in Vaticano, S. Lorenzo fuori le mura, S. Paolo fuori le mura e S. Maria Maggiore). Circa 7 per basilica (quindi poco meno di 30) · Cardinali diaconi: 7 diaconi palatini e 12 diaconi regionali, leggevano il vangelo al Laterano e nelle chiese stazionarie di Roma (quelle che si trovavano lungo il percorso della Via Crucis, quindi erano un po' più importanti) Alessandro II · 1061 muoiono Umberto di Silva Candida e Niccolò II (perno ideologico e teorico più radicale del gruppo riformatore e colui che garantì un equilibrio tra le forze, nobiltà romana e corte tedesca, che rischiavano di annientare le ambizioni del papato riformatore). In questo momento gli avversari del papato riformatore sono la nobiltà romana e la instabile corte tedesca del piccolo Enrico IV · Eletto Anselmo da Baggio (esponente alta aristocrazia milanese e vescovo di Lucca) = Alessandro II (1061-1073), continua il processo di allontanamento dalla corte tedesca · Non viene coinvolta in alcun modo la corte imperiale per concordare l’elezione o almeno per ratificarla  viene mossa quest’accusa Lo scisma di Cadalo · Una delegazione di nobili romani si reca in Germania per chiedere l’intervento di Enrico IV come patricius Romanorum ed eleggere un nuovo pontefice. Era ancora diffusa infatti l’idea, nella corte, che l’imperatore poteva indicare un nome di un futuro papa, di fatto non riconoscevano Alessandro II · Ottobre 1061 Concilio di Basilea (vescovi italici e tedeschi): è eletto papa il vescovo di Parma Cadalo > Onorio II Si apre allora uno scisma al vertice della Chiesa: da una parte il partito romano che sostiene Alessandro II, dall’altra quel gruppo di vescovi che ruotava attorno alla corte tedesca e che sostiene invece Onorio. · Onorio II interviene prontamente, nella primavera del 1062, appoggiato da un esercito inviato dall’imperatrice madre Agnese e dai nobili, ed entra in San Pietro, prende il controllo di Roma  vediamo la debolezza militare del partito riformatore Stallo Dictatus Papae 1075 27 proposizioni (inserite nel registro tra una lettera del 3 marzo e una del 4 marzo 1075). Manifesto della rivoluzione, sunto del pensiero di Gregorio VII sulla nuova concezione della Chiesa. Vengono enunciati i privilegi, le prerogative, le funzioni del papa/della chiesa. Strumento di lotta politica contro chiunque si opponesse all’ordine delle cose voluto da Dio. 1. Opinione prevalente: serie di massime raccolte in un documento personale, non destinato alla pubblicazione, che testimoniano il pensiero di Gregorio 2. Giovanni Battista Borino: indice di un trattato di diritto canonico richiesto dal papa a Pier Damiani 3. Horst Fuhrmann: difficile credere che la canonistica precedente potesse servire per comporre un siffatto trattato (non consentiva di collocare il papa con tanta chiarezza al di sopra dei vescovi, ma descrive una Chiesa legittimamente e consapevolmente policentrica) - Il vero protagonista è il papa (22 affermazioni su 27 lo riguardano direttamente) - Il papa è l’unica autorità universale (si va contro le pretese universalistiche dell’Impero), può deporre l’imperatore, sciogliere i suoi sudditi dal giuramento di fedeltà al sovrano (se fosse lui giudicato iniquo) - L’Imperatore è escluso dal governo della Chiesa ( e dalle nomine) - Papa come fonte primaria del diritto canonico (fissate delle procedure giudiziarie che lo pongono al di sopra dell’ordinamento) Due obiettivi: papa che vuole porsi sia al vertice della struttura ecclesiastica/chiesa romana sia rivendicare la superiorità del potere spirituale rispetto a quello temporale  Papa allora sia signore temporale che spirituale. 04/12/20 Crisi · Notte di Natale 1075 un sostenitore dell’imperatore, Cencio del prefetto Stefano, attenta alla vita di Gregorio VII durante la celebrazione della messa in S. Maria Maggiore · Gennaio 1076 Enrico IV convoca un sinodo a Worms di vescovi tedeschi (ricordiamo che Gregorio ha presa sull’episcopato tedesco perché è origine delle ricchezze) e lombardi (presente anche il cardinale Ugo Candido) che depone il papa perché accusato di essere stato eletto irregolarmente, di trattare i vescovi come servi (emerge la sua politica che vuole portare il papato al vertice della struttura ecclesiastica), e di non riconoscere il ruolo dell’imperatore come capo della cristianità · Enrico avalla la decisione del sinodo e invita i Romani ad allontanare Ildebrando Isolamento di Enrico IV · Gregorio VII convoca un sinodo quaresimale (febbraio 1076): scomunica i vescovi presenti a Worms e Enrico IV (evento mai visto prima: fatto del tutto privo di precedenti storici. Risiede qui la carica eversiva della riforma)  rilancia in questo modo le speranze dei Sassoni e dell’aristocrazia tedesca (che comunque cercava un’autonomia rispetto a Enrico IV) · Anche parte dei vescovi tedeschi (fino a quel momento compatti nel difenderlo) si allontana da Enrico, per paura della censura pontificia o temendo una deriva autocratica e rilanciando l’idea che l’elezione del vescovo dovesse avvenire per clerum et populum (così come dice il diritto canonico). Rinnovata autocoscienza episcopale. La crueltà del sovrano aveva colpito i nobili tedeschi, che insieme con i vescovi approfittarono della scomunica comminata da Gregorio VII e del contestuale scioglimento per i sudditi dagli obblighi di fedeltà al sovrano  Enrico si trova quindi isolato Verso Canossa · Viene convocata dai principi tedeschi un’assemblea per procedere all’elezione di un nuovo sovrano, siccome gli aristocratici del nord della Germania non lo vogliono più come re (fissata prima per l’ottobre del 1076, poi per il gennaio del 1077). Destinata a essere presieduta personalmente da Gregorio VII · Se Gregorio fosse arrivato in Germania avrebbe avallato l’elezione di un nuovo re: Enrico IV decide di andargli incontro con un piccolo seguito Canossa, 20 gennaio 1077 Presenti presso Matilde la marchesa Adelaide di Susa e altri aristocratici del regno italico, l’abate Ugo di Cluny, padrino dell’imperatore. L’imperatore in abito da penitente per tre giorni (grande trovata teatrale: da ribelle al quale venne richiesto di arrendersi alla volontà del papa si trasforma in penitente che si umilia). La fermezza di Gregorio rischia di apparire tracotanza, insensibilità al perdono, di mostrarlo come un tiranno violento e senza cuore  inevitabile la revoca della scomunica, il re aveva infatti ricondotto col suo comportamento il rituale di sottomissione alle forme della penitenza ecclesiastica. Problema L’assoluzione della scomunica comporta la reintegra nei poteri di re e di potenziale imperatore? Più tardi Gregorio dirà in una lettera di non averlo reintrodotto nel regno (minimizzando, come anche i tedeschi ribelli e quelli del partito riformatore, la portata dell’assoluzione di Canossa). Il rito era stato ambiguo: · Sassoni e principi tedeschi si comportano come se nulla fosse cambiato ed elessero un nuovo re: Rodolfo di Svevia · Inizialmente Gregorio resta neutrale: vuole recarsi in Germania per decidere la vertenza (mostrarsi come colui che decide le cose), aspetta una sorta per diversi mesi (forse anche perché il prefetto Cencio di Giovanni Tignoso era stato ucciso in un attentato ordito da un parente di colui che aveva già attentato a Gregorio), poi torna a Roma La seconda scomunica (1080) 1080, anno della rivoluzione, Gregorio rinnova la condanna della simonia e scomunica nuovamente Enrico IV per aver congiurato con alcuni vescovi contro il papa, non aver corretto i suoi comportamenti come promesso a Canossa, per aver impedito l’incontro convocato dal papa per risolvere la questione tedesca. Enrico è deposto; si riconosce la legittimità di Rodolfo di Svevia Lettere a Ermanno di Metz di Gregorio VII Gregorio giustifica il suo operato in due lettere indirizzate al vescovo di Metz, sostenitore di Enrico: 1. Agosto 1076 dopo la prima scomunica Elenca una serie di casi storici per dimostrare di non essere il primo pontefice a scomunicare un imperatore (Zaccaria aveva deposto il re dei Franchi, Ambrogio aveva scomunicato Teodosio) Potestas ligandi et solvendi concessa a Pietro (testimonianza di un potere della Chiesa che deriva da Cristo e che quindi non può essere messo in discussione  giustificazione allora teologica del provvedimento ) Il potere spirituale deriva da Dio, quello temporale dalla superbia umana  Gregorio avvia qui il processo di delegittimazione del potere politico 2. 15 marzo 1081 dopo la seconda scomunica Aggiunge la lettera di papa Gelasio all’imperatore Anastasio, fondamento di ogni riflessione sui rapporti tra i due poteri nel Medioevo  l’autorità dei sacerdoti è più importante del potere regio, i re sono uguali a tutti gli altri uomini  Gregorio vuole consumare il divorzio tra potere politico e identità cristiana: i re possono sperare nella misericordia di Dio solo sottomettendosi alla Chiesa. Guiberto di Ravenna Risposta alla scomunica: 25 giugno 1080 vescovi italiani, tedeschi e borgognoni fedeli a Enrico IV (capiamo che godeva dell’appoggio dell’episcopato sia nel Regno italico che in Germani), riuniti a Bressanone (area al confine tra mondo italiano e tedesco), dichiarano deposto Gregorio VII (il falso monaco soprannominato papa), accusato di aver acquistato la carica di arcidiacono da Niccolò II e di aver fato uccidere 4 papi. Successivo sinodo di Worms i vescovi fedeli all’imperatore eleggono papa l’arcivescovo di Ravenna Guiberto  Clemente III Scisma guibertista (frattura gregoriano-guibertista, due diverse concezioni della Chiesa) Clemente III godeva di un vasto consenso nel regno italico e giunse a Roma scortato da Enrico IV e dal suo esercito. · Roma assediata dall’esercito imperiale: 27 marzo 1084 Clemente III solennemente intronizzato (Gregorio VII bloccato in Castel sant’Angelo) · 31 marzo Enrico IV incoronato imperatore da Clemente III · In questo contesto emergono nuovi protagonisti, i Normanni di Roberto il Guiscardo, che nel maggio 1084 saccheggiano Roma, liberano Gregorio VII e lo portano a Salerno · Gregorio VII ormai isolato muore a Salerno il 25 maggio 1085 · Clemente III saldamente insediato a Roma Il tramonto della rivoluzione Lunga crisi dopo la morte di Gregorio VII (25 maggio 1085) · Un anno per eleggere il suo successore (Desiderio abate di Montecassino  Vittore III che accettò solo nel marzo 1087 e morì nel mese successivo) · Un piccolo gruppo di cardinali riformatori superstiti, accogliendo l’indicazione del morente Vittore III, nel marzo 1088 elegge Oddone di Chatillon cardinale di Ostia  Urbano II Urbano II Riorganizza la struttura ecclesiastica, fase nuova nella storia del papato riformatore, persegue una rivoluzione silenziosa: · Consolida il legame con i Normanni (unico sostegno militare rimasto dell’azione riformatrice della Chiesa quindi vengono fatte loro delle concessioni) · 1089 sinodo di Melfi (Italia meridionale sua base operativa) rilancia l’azione riformatrice (simonia, celibato del clero, investitura laica) · 1095 concilio di Piacenza (ormai allora il Papato ha riconquistato una libertà di azione anche nell’Italia centro-settentrionale): - le ordinazioni fatte dai vescovi scismatici e simoniaci sono prive di validità, ma solo se l’ordinato conosceva la condizione di chi gli conferiva l’ordinazione. Urbano così riesce ad accrescere il suo consenso tra gli ecclesiastici (la maggior parte di essi infatti erano stati nominati da simoniaci, in questo modo allora vengono tutelati) - Ribadito il divieto per chierici di prestare il giuramento feudale ai signori laici (non devono ricevere dai laici benefici che comportano giuramenti, infatti non devono subordinarsi a loro perché essi devono essere subordinati solo al papa, devono essere ricondotti all’ubbidienza nei suoi confronti)  investitura = laico concede un beneficio ad un ecclesiastico ottenendone in cambio un giuramento e una sua subordinazione Innovativa concezione del ruolo del papa Si intensifica l’uso della interpretatio: il papa giudica se le leggi emanate da lui stesso o dai suoi predecessori siano di volta in volta applicabili. - Il papa per esempio può dispensare alcune persone dalla legge per motivi di necessità (ad esempio può farlo coi vescovi) - I vescovi ordinati irregolarmente o legati in precedenza al fronte imperiale possono essere giustificati e arruolati nel fronte urbaniano attraverso una riordinazione Rafforzamento del fronte riformatore in questo modo - Estensione della politica riformatrice: i temi della riforma vengono proposti anche in altre aree come Francia e Inghilterra dal massiccio impiego di legati papali La reazione di Enrico IV · 1091-92 nuova spedizione militare in Italia (conquista di Mantova e di Canossa, Matilde era sostenitrice del papato, ne fa le spese perché si trova nei territori imperiali)
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