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Lotte tra guelfi e ghibellini e la situazione italiana nel '200, Appunti di Letteratura Italiana

Le lotte tra guelfi e ghibellini a Firenze nel '200, la situazione delle città italiane, la nascita dei principati e delle corti cinquecentesche, la figura di Boccaccio, la crisi del papato e la cattività avignonese, la decadenza del sistema feudale e l'affermarsi della borghesia, la lingua comunitaria e i primi autori in volgare italiano. Vengono descritte anche le opere di Bonvesin de la Riva e Giacomino da Verona.

Tipologia: Appunti

2021/2022

In vendita dal 10/01/2023

mattgagn
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4.3

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48 documenti

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Scarica Lotte tra guelfi e ghibellini e la situazione italiana nel '200 e più Appunti in PDF di Letteratura Italiana solo su Docsity! ‘200-’300 -A Firenze scoppiano le lotte tra: ● guelfi, ovvero coloro che sostengono che il potere temporale può essere amministrato dal potere spirituale ● e ghibellini, coloro che sostengono la supremazia dell’impero sulla chiesa A loro volta i guelfi sono divisi in: ● guelfi bianchi, come Dante, che sostengono una politica più autonoma nei confronti del pontefice e aperte alle forze popolari ● guelfi neri, che sostegno papa come unico avente diritto di governare su tutto ed erano le famiglie più ricche Prima vincono i bianchi, poi i neri = Dante verrà cacciato dalla città (poi esilio eterno) e inoltre dovrà pagare una multa (che non pagherà) La situazione nelle città e signorie del '200 vedrà molte lotte intestine, fratricidi, epidemie e molti altri problemi -In quel periodo esistevano situazioni diverse nella penisola italiana: ● al nord le città erano presenti come stati indipendenti in lotta tra di loro e in lotta tra fazioni interne (in Toscana le liti genereranno problemi nei secoli successivi) Le città chiameranno i potestà per essere amministrate. Questa carica aveva durata breve (6 mesi-1 anno), per evitare che venisse utilizzata per scopi personali, e queste persone venivano chiamate da città vicine. Successivamente il potere divenne ereditario e preso in mano dalle signorie, che erano famiglie agiate Nacquero i principati, dai principi che li governavano. Se non regnavano i principi lo facevano i duchi (ducato) o i conti (contea) A Verona abbiamo gli Scaligeri/Della Scala, e Dante troverà rifugio qui in un momento della sua vita Le città autonome rimasero fino al '500 e le corti cinquecentesche, ad esempio, erano un’eredità della situazione del '300 ● al centro si aveva la presenza dello Stato Pontificio ● al sud invece abbiamo due stati unitari di buona rilevanza: il Regno di Napoli e quello di Sicilia Quello di Napoli era il più ampio e ricco (economicamente e culturalmente) nel '300 -Boccaccio nacque nel 1313 e fu l’autore del Decameron, una raccolta di novelle intrecciate tra di loro in modo da formare una sorta di romanzo. Nacque in un periodo nel quale la penisola italiana si trovava appunto molto divisa Andò con il padre a Napoli per imparare il mestiere da mercante ma con il tempo in questa città culturalmente vivace si innamorerà della letteratura Sceglierà poi di ricoprire una carica minore negli affari in modo da avere uno stipendio fisso e sicuro Dopo la stagione poetica di Firenze la città vedrà un periodo difficile, e quindi l'autore sceglie Napoli come centro dei suoi lavori -Si pensava che in Italia Arrigo VII di Lussemburgo dovesse governare l'Italia, quindi che si dovesse avere un’Italia unita (però solo fino all'Emilia Romagna=idea diversa dalla nostra oggi). Poi però si pensò ad Enrico VIII, ma troverà ostacoli a Firenze per esempio, e quindi non riesce nel suo intento -Il papato in questi anni vive momenti di crisi: dall'inizio del '200 infatti, con la nascita di città stato, divenne più difficile stringere alleanze Viene eletto Papa Bonifacio VIII, che fu criticato da molti, come Iacopone da Todi e da Dante, che lo mette all'inferno nella Divina Commedia. Egli infatti appoggia i guelfi neri, che causano la rovina ghibellina, e quindi secondo l’autore si merita la punizione peggiore nell’Inferno Anche la Francia è ostacolata dal papa e quindi il re di Francia Filippo il Bello si reca a Roma. Qui cattura il papa che diventa suo prigioniero (si raccontò poi di un presunto schiaffo al papa da parte del re, anche se in realtà non ci fu nessuna percossa) e decide inoltre di trasferire la sede papale ad Avignone, che rimarrà sede per 70 anni (quindi tutti papi francesi) La mancanza del papa facilita la vita nelle signorie e i loro intenti ad espandersi La “cattività avignonese” avrà anche ripercussioni letterarie→Petrarca studierà ad Avignone perché il padre per lavoro si dovette trasferire lì, e qui il poeta incontrerà Laura Sul Decameron invece questo evento non avrà grandi ripercussioni Lontano il papa, si cerca di instaurare l'antica Roma repubblicana e un potere laico, che resse dal '47 al' 54 con Cola di Rienzo. Lui però iniziò a vedere Roma come la città di sua proprietà e voleva il potere solo per lui. Gli stessi romani che lo elessero perciò se ne liberarono uccidendolo e tornarono ad essere perciò dominio del papa Boccaccio dovrà fare i conti con questa situazione -Nella società sistema feudale va in decadenza Si affermano non solo nobili ma anche borghesi (evento importante per la letteratura) Si afferma il romanzo come risposta alle esigenze della società e della borghesia -Uno dei primi testi poetici in volgare italiano si dice sia il Cantico delle Creature di San Francesco (nel 1995 venne trovato un altro documento ma poi si scoprì essere una traduzione dal francese) La lingua comunitaria a quel tempo è il latino, ma usato solo dalle classi sociali alte, mentre il resto della gente parla dialetto. Queste lingue nascono tutti dalle lingue romanze San Francesco per l’appunto non sa in che lingua scrivere le sue preghiere, perché non tutti i fedeli conoscono il latino -Abbiamo due autori molto importanti ma diversi tra loro a quel tempo: ● Bonvesin de la Riva (di Milano), che scrive una poesia sul mondo ultraterreno, e lo divide in tre parti: inferno (scrittura nera), paradiso (scrittura d'oro), passione di cristo (scrittura rossa) ● Giacomino da Verona invece è più abituato a parlare con le classi sociali basse Scrive due opere, e in una di queste descrive la “Gerusalemme Celeste” (il paradiso), e la “Babilonia Infernale”. A Babilonia i dannati sono costretti a passare da un caldo terribile ad un freddo insopportabile, scalzi, senza vestiti ed affamati. A Gerusalemme il clima è mite, si mangiano cose meravigliose, si vive bene, ben vestiti e non si lavora. È molto concreta come descrizione ma fatta apposta per essere capita dai contadini veronesi Uno dei protagonisti è un saladino (proveniente dalle aree orientali), ovvero un capo. La visione dello scrittore verso queste persone è neutrale, non c'è considerazione negativa di persone di diverse religioni, ma interessava l'amministrazione del potere Il conto del saladino: essendo egli nemico di Gerusalemme (dato che entrò in città e ne prese possesso), gli abitanti si consegnarono come prigionieri volontariamente per non essere uccisi. A questo punto un barone cristiano chiese 10 uomini al saladino, e lo stesso fece un altro barone. Il saladino li restituí loro e vennero quindi liberati. Disse inoltre che non può fare a meno di restituire a Dio gli altri servitori e li fece liberare tutti in nome di Dio (esempio di magnanimità di un nemico) Terzo canto: (stesso contesto) siamo ai tempi della prima crociata con il saladino che conquistò Gerusalemme. Riccardo cuor di Leone arrivò dall'Inghilterra per arginare le conquiste del saladino e riuscì nel suo intento, facendolo arretrare Riccardo non aveva un cavallo, era perciò a piedi. Il saladino perciò mandò in dono dei cavalli, dicendo che non era giusto che un re dovette combattere a piedi, non era giusto che non avesse le stesse possibilità Il Novellino: una raccolta di novelle e principale modello e antecedente del Boccaccio Autore anonimo con ogni probabilità fiorentino, anche se qualcuno ipotizzò che non ci sia un autore bensì qualcuno che andò raccogliendo racconti della tradizione popolare e li mise assieme verso la fine del Duecento (un raccoglitore) Il testo più antico riporta 85 novelle -Nel ‘500 Pietro Bembo, colui che pubblica un modello linguistico utilizzato fino all'800 dove propone di utilizzare come modello il Decameron (ma solo la lingua della cornice), pubblica il novellino ad immagine e somiglianza al Decameron, per dimostrare che è il più vicino antecedente dell’opera. Mise quindi 100 novelle, come nell'opera di Boccaccio (=falsificazione) Una cosa in comune tra il novellino e il Decameron è la forte presenza di protagonisti femminili. Boccaccio riprende anche qualche trama dal Novellino -Entrambi mancano di una morale sia esplicita che implicita (=c'è un insegnamento pratico) -Nel novellino sono presenti ecclesiastici e laici, che usano espedienti per il proprio tornaconto (personaggi mal visti) -Manca di cornice Il Novellino XI: racconta di un medico di nome Giordano che venne ingannato da un suo discepolo: il medico infatti viene chiamato dal re perché uno dei figli è malato. Egli vuole dare medicine al principe mentre il discepolo vuole screditarlo dicendo al re che il figlio morirà sicuramente. Il maestro e il discepolo hanno un dibattito, prima di decidere lo visitano e il discepolo gli mette un dito in bocca (in mancanza degli strumenti odierni si utilizzava un dito) dove sulla punta ha messo del veleno in modo da uccidere il malato. La sua diagnosi di morte prematura diventa realtà. Il medico perde la sua fama e viene cacciato, giura di non medicare più uomini ma solo asini e inventa la scienza veterinaria, mentre il discepolo acquistò fama Viene utilizzata la novela per spiegare la nascita di una nuova scienza, e verrà utilizzata questa tecnica da Boccaccio Il Novellino XXXIX: il vescovo di Orvieto Aldobrandino invita a pranzo molti frati. Durante questo pranzo uno degli ospiti mangia una cipolla molto saporitamente. Il vescovo manda un frate a dirgli che, scherzosamente, avrebbe voluto avere il suo di stomaco, dato che riesce a mangiare cibi non proprio leggeri e raffinati con cotanto entusiasmo. Il frate non si stupisce di ciò, e aggiunge che il vescovo non farebbe mai a cambio con la propria situazione di vita (vita semplice, letto fatto di legno…) Il novellino LIV: il protagonista è un piovano, Porcellino (sia nome sia soprannome) ovvero un tenente di una chiesa di campagna, il quale riceve una accusa infamante da parte del vescovo secondo cui il piovano gestiva male gli averi a causa delle donne. Il vescovo fa un'inchiesta e vuole controllare se le voci che girano sono vere, e scopre che è tutto vero. La famiglia del piovano lo vuole aiutare a stare al mondo e lo mettono sotto il letto del vescovo, per mostrargli che anche lui non è immune al peccato. Una sera il vescovo portò un' "amica" in camera, la quale vuole essere pagata e non cede alle sue avances date le molte promesse non mantenute. Quando si alza per prendere i soldi, il piovano esce dal letto, smascherando il vescovo. Il piovano dice che lui dovrebbe essere esempio per gli altri, e quindi seguire i suoi comportamenti. Il vescovo si vergogna molto e pur venendo scoperto non fa nulla per migliorare la posizione del piovano, rimproverandolo addirittura davanti agli altri clerici -Molte opere in questo periodo contengono macrotesti e microtesti, mentre il novellino non ha però una divisione in argomenti, nuclei tematici -Un monaco inglese, Galterius Anglicus, riprese le favole di Esopo, con animali antropomorfi come protagonisti, e le trascrive in latino medioevale, sostituendo la morale però con una morale doppia: temporale e spirituale (una per i laici e una per i clerici) La terra che gonfiò e uscinnne un topo: c'era un piccolo monte di terra in una città e improvvisamente si gonfia, diventando più alto delle mura. I cittadini si spaventarono, temendo che sarebbe potuto uscirne qualche bestia orribile, anche se alla fine ne uscì solo un topolino. Il popolo si sentí sollevato e rise Morale temporale: spesso gli uomini minacciano di fare grandi cose ma alla fine non fanno quasi nulla->topo=poche azioni/popolo=coloro che si spaventano con le minacce/monte=minacce-grandi cose promesse Morale spirituale: il monte rappresenta coloro che promettono di fare grandi azioni spirituali pubblicizzando le loro intenzioni, ma dopo i primi momenti di entusiasmo non fanno nulla- >topo=piccoli risultati/popolo=coloro che sperano in queste grandi promesse/monte=grandi azioni spirituali promesse Le morali di questo monaco venivano introdotte con gli avverbi temporalmente e spiritualmente Queste favole si concludono sempre con una frase latina -Manzoni venne criticato per aver unito personaggi realmente esistiti (Don Rodrigo, cardinale Borromeo, personaggi esercito spagnolo) a personaggi inventati (Renzo e Lucia, Don Abbondio) Il lettore così è portato a credere che anche i personaggi inventati siano reali
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