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Luigi Pirandello, italiano, Appunti di Italiano

Luigi Pirandello, vita, poetica, opere

Tipologia: Appunti

2022/2023

Caricato il 19/05/2023

alessia-de-palma
alessia-de-palma 🇮🇹

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Scarica Luigi Pirandello, italiano e più Appunti in PDF di Italiano solo su Docsity! Luigi Pirandello Nasce ad Agrigento nel 1867, il padre era un operaio e vorrebbe inserirlo nel mondo del lavoro ma lui non ne vuole sapere e nell’86 si iscrive alla facoltà di lettere a Roma, si laurea a Bonn nel 89. In questi anni pubblica il primo libro di poesie “Mal Giocondo”. 1892-1915 diventa docente di italiano, sposa Maria Antonietta Portulano, ma la sua famiglia ha un tracollo finanziario che scatena nella moglie la malattia mentale della pazzia. La poetica di Pirandello si divide in 3 fasi: 1. Fase della narrativa, pubblica “l’esclusiva”, “il fu Mattia pascal”, “i vecchi e i giovani” e “si gira”; 2. Fase teatrale; 3. Fase del surrealismo. LA POETICA è legato ad un suo libro “l’Umorismo”, da cui si desume tutta la sua poetica, egli elabora una poetica chiamata la poetica dell’umorismo tra il 1904 e il 1908 (anno in cui esce il volume Umorismo 1908). Del 1904 sono le due premesse iniziali corrispondenti ai primi due capitoli del “il fu Mattia Pascal” infatti proprio questo getta le basi per la sua poetica. L’Umorismo nasce sulla riflessione della modernità (l’epica e la tragedia non seguono la modernità per questo motivo i generi tradizionali non avevano più senso e vengono quindi superati), inquanto l’arte della modernità è l’umorismo. L’arte umoristica è il contrasto tra vita-forma e persona-personaggio. L’uomo secondo Pirandello ha bisogno di auto-inganni, deve credere che la vita abbia un senso e perciò organizza l’esistenza secondo le convenzioni e i riti sociali. Esistono gli auto-inganni sociali e individuali che costituiscono la forma dell’esistenza, parliamo di ideali che perseguiamo e di leggi civili (siamo tutti forma). La forma va a bloccare la spinta anarchica delle pulsioni vitali, questa quindi cristallizza e blocca la vita, che continua a fermentare sotto la forma e riesce ad erompere in determinate condizioni, come i momenti di malattia e nel periodo notturno (solo con me stessa). Il soggetto costretto a vivere nella forma si riduce quindi a maschera o a personaggio, ovvero recita la parte che la società pretende da lui. Secondo Pirandello il personaggio ha 2 strade da percorrere: 1. adeguamento passivo alla forma; 2. scissione forma-vita. Il personaggio quindi più che vivere, si guarda vivere e diviene estraneo a se stesso, tutto ciò può essere inteso parlando di comicità (avvertimento del contrario, avvertire una situazione contraria a come dovrebbe realmente essere e suscita divertimento) ma ciò non basta si deve innescare l’umorismo (sentimento del contrario, che nasce dalla riflessione su tale situazione, bisogna quindi riflettere sul perché queste situazioni sono il contrario di come dovrebbero essere, dopo aver capito il perché dal divertimento si passa alla pietà). Quindi per Pirandello la realtà non è solo ciò che appare, ma va oltre e può essere svelata attraverso l’arte. La persona viva e il personaggio si lascia vivere, ogni individuo si costruisce una forma attribuendosi una personalità che però è artificiale. Nella dimensione sociale l’apparire prevale sull’essere quindi l’uomo assume più forme che corrispondono ai diversi ruoli che la società gli attribuisce. L’uomo per Pirandello vive secondo forma, cioè in una trappola, si riduce a maschera: • La prima trappola di cui Pirandello parla è proprio la maschera, la vita sociale si riduce in un enorme recita all’interno della quale ognuno è costretto a recitare ruoli diversi che corrispondo alle diverse immagini di noi stessi; • La seconda trappola di cui ci parla è la famiglia, in famiglia si manifesta la trappola della forma che imprigiona l’uomo separandolo dalla vita. Questa trappola della famiglia è opprimente, avvilente, una menzogna; • La terza trappola è quella economica, formata dalla condizione sociale e dal lavoro; molti uomini sono incatenati in queste trappole (lavoro frustante). Pirandello guarda alla società con pessimismo totale, infatti la società è condannabile in quanto nega la vita. Vi è un rifiuto non storico come afferma Leopardi che intrappola la società, ma Pirandello pensa che gli uomini possono salvarsi o fuggendo in cioè che non è razionale, nell’immaginazione, nel suicidio o nella follia (tema molto importante per lui). RELATIVISMO CONOSCITIVO La realtà è un perpetuo divenire multiforme, ma non esiste una prospettiva privilegiata per osservare il multiforme, perché le prospettive sono infinite. Non esiste oggettività in quanto ognuno ha la sua verità che nasce dal proprio modo di vedere le cose. In “Uno Nessuno e Centomila” fra gli uomini vi è una non comunicazione perché ognuno è diverso dall’altro ed ha una sua priorità. In questo modo io non sono Uno, non sono Centomila ma sono Nessuno. Pirandello vede la realtà come un caos, un magma caotico. Tutto questo si può racchiudere nel relativismo conoscitivo, la frammentazione dell’Io (Pirandello si ispira a Freud, ma non lo leggerà mai. Il super io di Freud corrisponde alla maschera di Pirandello. L’uomo si suddivide in tante persone da ciò quindi ci fa capire che non esistono verità e valori assoluti perché ognuno percepisce la realtà in maniera diversa. Il relativismo corrisponde al dualismo fra vita e forma. Vi sono due maschere: una imposta dalla società che ci intrappola è un’altra imposta da noi stessa). OPERE Pirandello si è impegnato in varie tipologie di testi poesie, romanzi, novelle, testi teatrali, critiche, ecc… Lui utilizza un linguaggio semplice ed utilizza la trasmissione di idee attraverso un personaggio. Per quanto riguarda le poesie le ha scritte per trent’anni e contemporaneamente si è dedicato ad altri generi. Nelle poesie utilizza le forme metriche tradizionali. NOVELLE Comincia a scrivere le novelle dal 1919, nel 22 decide di raccoglierle in un’unica opera “Novelle per un anno”. La sua intenzione era quella di ottenere 365 racconti in 24 volumi, però in effetti non riesce a tener fede a quest’impegno perché muore prima di portarlo al termine. Le novelle saranno 225 in 15 volumi. Pirandello per scrivere questi testi non ha usato un criterio prestabilito e nemmeno un ordine cronologico, infatti egli scriveva di ciò che vedeva e suscitava in lui interesse. Con Pirandello parliamo di novelle siciliane, borghesi e romane. Le Novelle siciliane hanno come oggetto la Sicilia e presentano una struttura e un’inchiesta enigmatica. Queste sono rivolte alla Sicilia contadina e a quella degli ambienti piccolo-borghesi UNO, NESSUNO E CENTOMILA Romanzo pubblicato nel 1925/26. Il protagonista è Vitangelo Moscarda chiamato anche Gengè. Egli trascorre una vita tranquilla fin quando la moglie non gli fa notare che il suo naso pende a destra, tale osservazione sconvolse Vitangelo. Gengè entra in crisi in quanto si rende conto della differenza fra l’idea che lui si era fatto di sé stesso e l’idea che gli altri hanno di lui. A questo punto Vitangelo si rende conto di non essere uno, ma bensì centomila persone diverse a seconda di chi lo osserva e quindi di non avere nessuna identità. Ossessionato da questa idea cominciò a comportarsi in modo inconsueto, egli voleva distruggere la forma che gli altri gli avevano attribuito. Trama: Vitangelo Moscarda, detto Gengè, è un uomo benestante che vive nel paese di Richieri. Una mattina sua moglie Dida gli fa un’osservazione in sé innocua, ma che lo fa sprofondare in una profonda crisi esistenziale. La donna infatti gli fa scoprire una lieve pendenza del naso, un piccolo difetto di cui egli non aveva coscienza. Si accorge così che lui pensava di conoscersi e di sapere chi fosse, ma non è così: gli altri vedono in lui una moltitudine di difetti e di caratteristiche, di cui lui non è a conoscenza. Lui non è “uno”, come credeva di essere, ma è “centomila”: ogni persona con cui entra in contatto lo vede in molto diverso. Il suo io è fratturato in un’infinità di maschere in cui lui non si riconosce. In un primo tempo cerca di disfarsi delle immagini fittizie che gli altri hanno di lui. Considerato da tutti un usuraio, decide di infrangere platealmente questa maschera. Finge di sfrattare un poveraccio, Marco di Dio, quindi a sorpresa gli regala un’abitazione molto più bella. Ma il tentativo non ha l’effetto sperato: la folla, lungi dal ricredersi di avere una visione distorta della sua persona, lo considera matto. La “follia” di Vitangelo (ovvero il suo sforzo di distruggere le maschere) continua: fa liquidare la banca paterna da cui ricavava il suo benessere, maltratta la moglie… Finché gli amministratori, Dida e il suocero non iniziano a complottare per rinchiuderlo in manicomio. Vitangelo è avvertito della macchinazione da Anna Rosa, un’amica della moglie. Vitangelo, riconoscente, prova quindi a renderla partecipe della sua scoperta esistenziale, ma la donna, spaventata, per lo shock gli spara. Ora tutti sono convinti che Vitangelo abbia avuto una relazione illegittima con Anna Rosa, cosa non vera. Ma Vitangelo decide di sopportare questa maschera, non vera, come dopotutto non sono vere tutte le altre. Fa mostra di pentimento, come se fosse davvero colpevole, dona tutti i suoi averi e costruisce un ospizio per i poveri, dove lui stesso va a vivere. Solo, povero, creduto pazzo da tutti, Vitangelo in qualche modo ne esce vincitore: ora non è più costretto a essere “qualcuno”, può essere “nessuno” , rifiutare ogni identità e rinnegare il suo stesso nome, abbandonarsi allo scorrere puro dell’essere e disgregarsi nella natura, vivendo attimo per attimo senza cristallizzarsi in nessuna maschera. Ora è nuvola, ora è vento, ora albero… Confronto tra Vitangelo Moscarda e Mattia Pascal Mattia Pascal era un inetto come Vitangelo Moscarda, anzi Moscarda lo era ancora di più in quanto viveva utilizzando gli averi paterni senza mai lavorare. Anche Moscarda come Pascal non si riconosce nel proprio corpo (il primo per il naso storto, mentre il secondo per l’occhio strabico). Anche Vitangelo è nella trappola della famiglia perché sposa una donna che non ama. Vitangelo attua una ribellione verso il padre come Mattia, infatti entrambi avevano un amministratore contro cui andarono. Però c’è una differenza tra i due perché Mattia afferma la sua identità in maniera passiva invece Vitangelo la afferma in maniera attiva in quanto cosciente della propria condizione. Moscarda scopre la vita nel rifiuto della forma, mentre Mattia è estraneo alla vita. Vitangelo dopo aver rischiato di acquisire un’identità sociale o maschera che sarebbe il riflesso di centomila e quindi di una massa anonima, alla fine è diventato nessuno guarendo, in quanto vive nel modo in cui egli preferisce vivere, è tutto immerso nel fluire della vita senza nome, senza identità e senza inconscio. Vitangelo non tenta di costruirsi una nuova identità come Mattia, perché se lo avesse fatto era consapevole che si sarebbe illuso e quindi accetta di essere nessuno entrando nel fluire della vita in una sorta di comunione con la natura.
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