Docsity
Docsity

Prepara i tuoi esami
Prepara i tuoi esami

Studia grazie alle numerose risorse presenti su Docsity


Ottieni i punti per scaricare
Ottieni i punti per scaricare

Guadagna punti aiutando altri studenti oppure acquistali con un piano Premium


Guide e consigli
Guide e consigli

LUIGI PIRANDELLO - Vita, poetica, vitalismo, Ciaula scopre la luna, romanzi principali, Dispense di Italiano

Appunti di italiano del Liceo Scientifico(utilizzati per la maturità) integrati con approfondimenti da libro e internet. Biografia in breve, concezione vitalistica del mondo, poetica dell'umorismo. Analisi e commento in breve di Ciaula scopre la luna e dei due romanzi principali: Il fu Mattia Pascal, Uno nessuno e centomila (trama e approfondimenti). Fasi della produzione teatrale e trama di Sei personaggi in cerca d'autore.

Tipologia: Dispense

2022/2023

In vendita dal 12/07/2023

federica_cra
federica_cra 🇮🇹

5 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica LUIGI PIRANDELLO - Vita, poetica, vitalismo, Ciaula scopre la luna, romanzi principali e più Dispense in PDF di Italiano solo su Docsity! LUIGI PIRANDELLO Luigi Pirandello nasce nel 1867 nell’odierna Agrigento, da una famiglia di agiata condizione borghese (il padre dirigeva alcune miniere di zolfo). Studia alla facoltà di Lettere presso l’Università di Palermo, poi di Roma e in seguito in Germania, entrando in contatto con la cultura tedesca e con gli autori romantici. Dopo la laurea si dedica alla letteratura, scrive poesie, tragedie, il suo primo romanzo, L’esclusa, la prima raccolta di racconti, Amori senza amore, e la prima commedia, Se non così. Nel 1903 un allagamento della miniera di zolfo del padre provocò il dissesto economico della famiglia, che lo costrinse ad intensificare la sua produzione (lavorando anche per il cinema) e la crisi psichica della moglie (Maria Antonietta Portulano), già mentalmente instabile, la quale la condusse alla follia. La convivenza con la donna costituì per Pirandello un tormento continuo, ed egli cominciò così a concepire il nucleo familiare come una «trappola» che imprigiona e soffoca l’uomo. L’esperienza della declassazione gli fornì però lo spunto per la rappresentazione della banalità, dello squallore della vita borghese: tali considerazioni alimentano in lui il rifiuto irrazionalistico del meccanismo sociale alienante in cui l’uomo si sente rinchiuso e da cui cerca di evadere ricercando la spontaneità e l’immediatezza della vita. Pirandello entra in contatto anche con il mondo teatrale, diventando soprattutto uno scrittore di teatro, grazie anche al successo riscosso (opere teatrali: Liolà, Così è (se vi pare), Il giuoco delle parti, Sei personaggi in cerca d’autore): egli seguì le compagnie teatrali in Europa e in America, assumendo poi il ruolo di direttore del Teatro d’Arte di Roma. Negli anni della guerra, coerentemente alle sue posizioni patriottiche, sostiene l’intervento considerandolo una sorta di compimento del processo risorgimentale, ma il conflitto incide dolorosamente sulla sua vita, in quanto il figlio, partito volontario, fu subito fatto prigioniero dagli Austriaci. Successivamente, a seguito del delitto Matteotti, Pirandello si iscrisse al partito fascista: ciò gli consentì di ottenere appoggi finanziari da parte del regime. Tale adesione ebbe però caratteri ambigui, infatti se da un lato le sue opinioni conservatrici lo spingevano a vedere nel fascismo una garanzia di ordine, d’altra parte egli ben presto si rese conto della vuota esteriorità del regime, della retorica dei riti ufficiali, un insieme di quelle maschere di falsità criticate nelle proprie opere. Durante gli ultimi anni della sua vita, Pirandello raccoglie la produzione novellistica in Novelle per un anno (365 novelle), e nel 1934 vince il premio Nobel per la Letteratura. Muore nel 1936. “Io son figlio del Caos; e non allegoricamente, ma in giusta realtà, perché son nato in una nostra campagna, che trovasi presso ad un intricato bosco denominato, in forma dialettale, Càvusu dagli abitanti di Girgenti, corruzione dialettale del genuino e antico vocabolo greco Kaos”. Kaos = cavità, vuoto, disordine prima della creazione. Pirandello spiega come il “disordine”, e il “vuoto” siano sempre stati presenti nella sua vita, a partire dallo stesso luogo di nascita, ovvero una piccola contrada nei pressi di Girgenti denominata Càvusu,  in particolare in un casolare di campagna di proprietà del padre dove la sua famiglia si era rifugiata a causa di una epidemia di colera.  Visione del mondo Alla base della visione del mondo pirandelliana vi è una concezione vitalistica: la realtà è un «perpetuo movimento vitale», un eterno divenire, un’incessante trasformazione da uno stato all’altro. In questo flusso continuo, noi tendiamo a cristallizzarci in forme individuali dandoci una personalità coerente e unitaria. Essa è però un’illusione, una maschera, una costruzione fittizia che noi stessi ci imponiamo e che ci impone il contesto sociale, infatti sotto questa maschera c’è in realtà un volto indefinito in quanto anche il soggetto è sottoposto alla perenne trasformazione del mondo, per cui in ogni istante noi cambiamo il nostro stato d’animo. Ciò vale per tutti, quindi anche gli altri, vedendoci ciascuno secondo la sua prospettiva particolare, ci attribuiscono una “forma”, crediamo allora di essere uno, mentre per gli altri siamo tanti individui diversi. Pirandello è influenzato dalle teorie sull’alterazione della personalità dello psicologo francese Binet, convinto che nell’uomo convivessero più persone, ignote a lui stesso, che possono emergere inaspettatamente. L’idea di realtà oggettiva, univocamente interpretabile attraverso la ragione, entra così in crisi mentre l’io si disgrega e si perde in un naufragio di certezze: il crollo dell’idea di identità è influenzato anche dallo sviluppo delle grandi metropoli moderne, in cui l’uomo diventa una particella isolata e alienata nella folla anonima, l’uso delle macchine che meccanizzano la sua esistenza. La società appare a Pirandello come un’«enorme pupazzata», ma alla base dell’opera pirandelliana si sviluppa un rifiuto dei ruoli che la società ci impone, un bisogno disperato di autenticità, immediatezza e spontaneità vitale, che rendono Pirandello un ribelle insofferente dei legami della società. L’uomo non si sente stretto soltanto in ambito sociale, ma anche in quello familiare, che si configura come una trappola che imprigiona l’uomo, in cui si nascondono tensioni e rancori segreti. Allo steso modo, anche la condizione economica, soprattutto del piccolo borghese, lo rende prigioniero, stavolta di lavori monotoni e di un’organizzazione gerarchica oppressiva. L’unica (e relativa) via di salvezza è la fuga nell’irrazionale, nell’immaginazione o nella follia. L’immaginazione è capace di traportare l’uomo in un altrove fantastico, come accade per il protagonista di Il treno ha fischiato, che sogna paesi lontani e attraverso questa evasione riesce a sopportare l’oppressione del lavoro e della famiglia da mantenere. Egli, da sempre sottomesso dagli ordini del capo e dalle esigenze dei familiari malati, a un certo punto, dopo aver sentito il fischio del treno fuori casa sua, impazzisce contro il capo, che, credendolo pazzo, lo fa ricoverare: così, un evento banale (altro elemento ricorrente della narrativa pirandelliana: si pensi al finto suicidio di Mattia Pascal o alla "scoperta" della forma del proprio naso da parte di Vitangelo Moscarda) come il fischio di un treno, fa scattare la molla della folle ribellione alla realtà, e il tutto avviene in modo teatrale, esagerato. In generale, nelle opere pirandelliane, il rifiuto della vita sociale dà luogo alla figura del «forestiere della vita», colui che ha preso coscienza della finzione della società e si esclude da essa guardando gli altri dall’alto della sua consapevolezza, rifiutando di assumere un ruolo nella recita che è la vita, assumendo un atteggiamento umoristico: si tratta della «filosofia del lontano», che consiste nel contemplare la realtà da un’infinita distanza, per mezzo di una prospettiva straniata che ci permette di cogliere l’assurdità della quotidianità.  Poetica dell’umorismo Essa è esplicitata ne L’Umorismo, un saggio del 1908, nel quale Pirandello teorizza una forma d’arte, l’umorismo, fondata sul «sentimento del contrario», che scaturisce dopo il lato comico del l’«avvertimento del contrario». Contrariamente a quanto accade nell’opera d’arte, in cui la riflessione, al momento della concezione, resta invisibile ed è puro sentimento, nell’opera umoristica la riflessione si palesa come giudice, analizza il fatto. Per spiegare meglio il concetto, Pirandello pone un esempio: se incontriamo una vecchia signora, che indossa abiti giovanili, si trucca come una signorina, assume gli atteggiamenti di un'adolescente, la sua complessiva goffaggine ci porterà al riso perché è tutto il contrario di ciò che una vecchia donna dovrebbe essere: è quindi tale avvertimento del contrario che determina la comicità. Ma se riflettiamo sui motivi che hanno indotto quella donna a costruirsi una “maschera” di quel tipo e, magari, pensiamo che lei soffra a comportarsi così perché ossessionata dall’idea di non piacere più al suo uomo, allora quell’iniziale nostro atteggiamento di scherno si muta in un sentimento di pietà verso il dramma intimo della donna, e arriviamo cioè al sentimento del contrario, che causa l’umorismo. La riflessione sull’arte umoristica evidenzia il carattere molteplice e contradditorio della realtà, ci permette di vederla da diversi punti di vista, cogliendo nel ridicolo di una persona o un fatto il suo lato dolente, oppure, individuando in un fatto serio e tragico, il ridicolo. In una realtà multiforme, tragico e comico devono coesistere e di conseguenza l’umorismo si configura come una risata Uno, nessuno e centomila (1925) Il tema centrale è la crisi dell’identità individuale, che scaturisce nel momento in cui il protagonista, Vitangelo Moscarda, banalmente scopre di avere il naso storto, un dettaglio di sé che egli non aveva mai notato: ciò innesca un vertice di ragionamenti che lo portano alla consapevolezza di non essere «uno», ma di essere «centomila» in quanto chi lo conosce crea, ognuno, un’immagine diversa di lui, e di conseguenza si ritrova ad essere «nessuno». Salta così tutto il sistema di certezze in modo sconvolgente, il che porta il protagonista al voler distruggere tutte le immagini che gli altri si fanno di lui (in particolare quella di essere un usuraio) e cercare di essere «uno per tutti», ricorrendo a gesti folli, come vendere la banca che il padre aveva lasciato in eredità. Fonda un ospizio per i poveri con i suoi ultimi averi e vi si fa ricoverare dentro estraniandosi dal mondo, rifiutandosi di fissarsi in una maschera/forma, e identificandosi di volta in volta nelle cose naturali e materiali che lo circondano: in questo modo la crisi è stata risolta in una condizione positiva e gioiosa, sfociando nell’irrazionalismo, che vince sull’umorismo critico. La disgregazione non è solo dell’«io» ma anche della forma romanzesca (già sperimentata in Il fu Mattia Pascal), in quanto si tratta di una narrazione retrospettiva da parte del protagonista (racconta del passato), che si configura però come un ininterrotto monologo sui temi dell’identità fittizia e l’inconsistenza della persona. FASI DRAMMATURGIA PIRANDELLIANA: 1. Fase verista/naturalista  Liolà, ‘A giarra (scrive vari testi in dialetto) 2. Svuotamento del dramma borghese  Così è (se vi pare) Pirandello riprende i temi del dramma borghese (serio, fondato sulla riproduzione fedele della vita quotidiana) ma porta la logica delle convenzioni borghesi alle estreme conseguenze: i ruoli imposti dalla società borghese vengono assunti con estremo rigore, sino a giungere all’assurdo al fine di smascherare la loro inconsistenza. In Così è (se vi pare), si mette in scena il relativismo assoluto, in quanto la verità sulla questione al centro dell’opera non può essere raggiunta, si contesta quindi la pretesa di definire una verità oggettiva, il tutto attraverso colpi di scena e ribaltamenti della situazione che portano lo spettatore a mettere in discussione ciò che pensava di aver scoperto. 4. Metateatro (teatro nel teatro)  Sei personaggi in cerca d’autore, Enrico IV In Sei personaggi in cerca d’autore, si racconta dell’impossibilità di mettere in scena un dramma, quindi non viene messa in scena il dramma teatrale dei personaggi ma quasi il “dietro le quinte”. Su un palcoscenico, mentre una compagnia di attori prova la commedia “Il giuoco delle parti”, (di Pirandello stesso), irrompono sei individui, ovvero personaggi rifiutati dallo scrittore che li ha concepiti. Essi chiedono al direttore di dare loro vita artistica e di mettere in scena il loro dramma: dopo molte resistenze, la compagnia acconsente alla richiesta e i personaggi raccontano agli attori la loro storia perché possano rappresentarla, ma tra gli attori e i personaggi si apre ben presto un contrasto insanabile. Si mette quindi in discussione il teatro stesso, la sua incapacità a rappresentare la storia concepita da uno scrittore. 3. Pirandellismo e cerebralismo: Teatro dei “miti”  Nuova colonia, Giganti della montagna Storie, ambienti e personaggi di natura mitica e fantastica, elementi soprannaturali e leggendari. I complessi dei personaggi assumono un astratto cerebralismo, un eccesso di intellettualismo, e i dialoghi diventano quasi forzatamente filosofici.
Docsity logo


Copyright © 2024 Ladybird Srl - Via Leonardo da Vinci 16, 10126, Torino, Italy - VAT 10816460017 - All rights reserved