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M. Scialuga, Introduzione allo studio della filologia classica (riassunto), Sintesi del corso di Lingua Latina

Propedeutica alla filologia latina Giuseppina Magnaldi Università degli Studi di Torino

Tipologia: Sintesi del corso

2015/2016

Caricato il 07/09/2016

gaia.brizio
gaia.brizio 🇮🇹

4.6

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Scarica M. Scialuga, Introduzione allo studio della filologia classica (riassunto) e più Sintesi del corso in PDF di Lingua Latina solo su Docsity! 1 MARINA SCIALUGA INTRODUZIONE ALLO STUDIO DELLA FILOLOGIA CLASSICA Parte I Materiali e modi della trasmissione dei testi I. I materiali della trasmissione e gli strumenti scrittori Materiali duri:  Occasioni solenni: iscrizioni sacrali, documenti ufficiali, memoria di fatti importanti; raramente testi letterari  Usi particolari: lamine in metallo con invocazioni o maledizioni (defixiones), lastre di pietra simili a lavagne, iscrizioni letterarie su vasi, bolle su terracotta Materiali morbidi:  Foglie di piante, corteccia, pellicola interna alla corteccia (lat. liber), midollo, legno, seta, pelle, lino  Testi letterari soprattutto su papiro e pergamena, poi carta  Papiro e pergamena coesistono; il fenomeno di sostituzione riguarda prima il formato: da libro-rotolo a libro-codice  Fino all'era cristiana si predilige per i testi letterari il rotolo in papiro Ceramica:  Uso corrente: ὄστρακα con documenti di carattere burocratico, religioso, privato, scolastico (esercizi di scrittura e calcolo) Tavolette lignee  Vi si scrive:  direttamente con pennello/calamo/penna metallica e inchiostro  dopo averle imbiancate con polvere di gesso, calce o vernice: affissione pubblica 2  dopo averle dipinte o incerate (δέλτοι, cerae, tabulae o pugillares): si creano dei bordi più alti e si riempie di cera su cui scrivere con uno stilo di metallo appuntito da una parte e piatto dall'altra, per cancellare; supporto comunissimo per appunti e promemoria  Tavolette incernierate: tavolette sovrapposte e legate tramite fori sul bordo; all'esterno indicazioni del documento contenuto; dittici, trittici o polittici a seconda del numero di tavolette legate; codex ansatus: più polittici raccolti in una cassetta con manico (da caudex, «pezzo di legno»); modello per il libro antico  Codices molto diffusi: in Grecia per documenti provvisori o d'archivio; a Roma, talvolta molto curati, anche per testi letterari e documenti ufficiali 1. Il papiro Fabbricazione della carta  Papiro: dall'egiziano "regale"; in greco πάπυρος, βύβλος e più tardi βίβλος  Pianta palustre, canna a stelo molto alto e a sezione triangolare  Prosperava in Egitto  Grande diffusione: vari impieghi in vita quotidiana; impiego più noto: produzione della carta, di uso corrente da età antichissima  Metodo di lavorazione da Plinio il Vecchio, Naturalis Historia, ma con punti oscuri  Parte bassa del fusto tagliata in pezzi che determinano l'altezza del rotolo  Pezzi decorticati  Dal midollo si staccano strisce, poi stese nella medesima direzione, leggermente sovrapposte  Forse il midollo viene sbucciato ottenendo quindi un foglio intero (ipotesi di Groningen)  Si sovrappone un secondo strato  I due strati sono pressati e la mucillagine dai tessuti funge da collante per il foglio (κόλλημα)  Varietà della carta dipende da qualità della materia prima, lavorazione e destinazione La confezione del libro-rotolo  I κολλήματα vengono seccati al sole, battuti al maglio per eliminare asperità, rifilati, levigati e lucidati  Fogli incollati con colla di farina e aceto a costituire una banda poi arrotolata: rotolo (o τόμος o volumen)  Rotolo ordinario: 20 fogli, lungo 3,40 m; diversa lunghezza su ordinazione e secondo le epoche (più ampi con biblioteca di Alessandria)  Formato (altezza) tra 16-17 cm e 30-32 cm; in casi particolari fino a 10-12 cm oppure 33- 34 cm  Prezzo si basa sul rotolo standard 5  Produzione: monasteri importanti forse producevano da sé; altri monasteri e privati compravano da artigiani specializzati  Prezzo alto, per la poca superficie utilizzabile  Frammento più antico giuntoci è del I-II d.C. Pergamene tinte  Codices purpurei: pergamena immersa in bagno di porpora, poi scritta con inchiostro d'oro o argento; spesso con miniature  Già in epoca classica, ma giunti a noi solo dall'epoca di Carlo Magno; talvolta pergamena solo tinta 3. Un materiale "recente": la carta di stracci  Secondo la tradizione inventata dai Cinesi II d.C.  751 a.C. cinesi prigionieri di guerra insegnano la fabbricazione della carta: nasce una cartiera a Samarcanda, ricca di acque e di colture di lino e canapa  Cartiere si diffondono in città arabe, nord Africa, Spagna  XIII sec. Cartiere in Italia  Codici cartacei più antichi: greci IX sec., latini XIII sec.  Tecnica di fabbricazione:  Stracci lacerati e lasciati a macerare in acqua bollente  Poltiglia raffinata con magli chiodati e trasferita in un tino  Si immerge la forma, uno stampo costituito da vergelle (fili metallici) o verghette (fili vegetali) parallele al lato lungo e legate da catenelle; lo stampo è montato su un telaio con cornice e colonnelli (bacchette di legno a sezione triangolare) paralleli al lato corto; al telaio si incastra la cornice per regolare lo spessore della pasta raccolta  Si estrae la forma, si fa colare l'acqua e si livella la pasta  I fogli sono impilati su feltri ad asciugare, poi fatti seccare e spalmati di colla perché l'inchiostro non si dilati  Vergatura: impronta lasciata dai fili del telaio durante l'essiccatura  Filigrane o insignia chartarum: impronte di disegni realizzati modellando fili di ottone e fissati in una delle metà della forma  Cartai italiani i primi a usare filigrane, che contraddistinguono una cartiera dall'altra; non sono usate in Oriente 4. Gli strumenti scrittori  Su metallo, pietra e osso: a sgraffio o rilievo con arnesi appuntiti  Terracotta, mattone, intonaco, legno: incidere, a sgraffio, pennello, calamo  Tavolette cerate: stilo  Ostrakon, papiro, pergamena: inchiostro 6  Egizi su papiro: penna in giunco, canna morbida che funge da penna e pennello  Stilo: strumento a punta a un'estremità, a paletta dall'altra  Calamo: canna flessibile tagliata, appuntita e divisa in due da una fessura longitudinale che regola la quantità d'inchiostro; usato dai Greci per il papiro e in epoca altomedievale nel mondo mediterraneo  Occidente medievale: piuma d'oca o d'uccello affianca il calamo da IV d.C.  Fine Medioevo: penna metallica  Inchiostro:  Nerofumo, gomma arabica e acqua; molto resistente (Egizi, papiro)  Inchiostri metallici a base di noce di galla e solfato di rame o di ferro; corrosivi (successivi)  Si aggiungono pigmenti per ottenere colorazioni e sfumature diverse  Inchiostro rosso per miniature  Inchiostro d'oro già in epoca classica e in età tardoantica per pergamene purpuree II. Il formato del manoscritto: dal rotolo al codice  Antichità classica: volumen  Entro fine III d.C. (Occidente) e inizio V d.C. (Oriente) compiuto passaggio da rotolo a codice  Codex: dapprima tavolette linee incernierate, poi tavolette pubbliche con documenti amministrativi (Roma), appunti ed esercizi scolastici (Grecia e Oriente) 1. Origini materiali del codice Ipotesi occidentale:  Roma, entro metà I a.C.: tavolette lignee sostituite da fogli di pergamena cuciti o legati insieme usati come taccuino, detto membranae, leggero, maneggevole, trasportabile  Prestito μεμβρᾶναι conferma origine romana e diffusione in Oriente (Paolo, Ad Timotheum; lettera rinvenuta in Egitto II d.C.)  Marziale, carmi tra 84-86 d.C.: membranae sono codici di contenuto letterario; minor mole, maggior comodità soprattutto in viaggio  Il codice resta destinato ad annotazioni Ipotesi orientale  Tra le comunità giudaiche  Codice papiraceo  Potrebbe essersi sviluppato indipendentemente dal codice pergamenaceo 7 2. Il nuovo libro e le vicende dei classici  Passaggio da rotolo a codice: due secoli ca., poi affidato a scriptoria  Prima strozzatura nella trasmissione dei testi antichi  Forse testi selezionati per copiatura, oppure non fu trascritto quello che era già andato perduto 3. Il cambio di materiale: dal papiro alla pergamena  Ipotesi:  Pergamena meno cara: in realtà non conosciamo prezzi  Papiro si spezza quando piegato: falso (v. lettere)  Pergamena adatta per miniature: ma scribi hanno sempre illustrato papiri  Papiro prodotto solo in Egitto: ma non si spiega il passaggio da papiro a pergamena in Egitto  Se è vera l'ipotesi occidentale, il codice nasce come libro pergamenaceo, mentre in Egitto ci saranno dapprima codici in papiro III. L'aspetto esterno del codice  Folium: singola superficie rettangolare  Bifolium: folium piegato  Carta: ciascuna metà del bifolium  Fascicolo: ottenuto impilando i fogli l'uno sull'altro e piegandoli a metà, poi cuciti in corrispondenza della piegatura  Per evitare che si fronteggino pagine diverse (lato carne con lato pelo, fibre orizzontali con fibre verticali), bisogna impilare i fogli alternativamente con il recto verso l'alto e verso il basso (legge di Gregory)  Primi codici sono a fascicolo unico; inconvenienti:  bisogna calcolare esattamente il numero dei fogli per evitare pagine bianche  bifolia centrali sottoposti a guasti perché sporgenti, a meno che non si provveda a tagliarli  Col tempo si standardizza il codice a più fascicoli, composti da un numero variabile di bifolia:  Due bifolia: δίφυλλα, binio  Tre bifolia: τρίφυλλα, ternio  Quattro bifolia: τετράδιον, quaternio (il più diffuso)  Cinque bifolia: πεντάφυλλα, quinio  Sei bifolia: senio  Fine Medioevo: anche più fogli 10  Su parte del cartonnage di una mummia da rotolo del III a.C.: epigrammi, soprattutto di Posidippo di Pella  Da rotolo di papiro usato per corona funebre: Empedocle, versi noti solo in parte  Tra i testi noti:  Papiri omerici: alcuni anteriori al 150 a.C. testimoniano una fase dell'epica ancora orale e creativa  Testimonianze latine:  Papiri di Ercolano: biblioteca greca del filosofo epicureo Filodemo di Gadara; frammenti di Epicuro, περὶ φύσεως  Papiro latino più antico ritrovato nella tomba di un soldato romano a sud di Assuan: versi attribuiti a Cornelio Gallo, condannato all'oblio  Soprattutto Cicerone e Virgilio, in misura minore Terenzio, Sallustio, Lucano, Giovenale  Papiri di Barcellona: parte della I e tutta II Catilinaria di Cicerone, carme in esametri anonimo Alcesti 3. Le caratteristiche grafiche  Tipi di scrittura a seconda della destinazione:  Scritture usuali  Scritture cancelleresche (atti ufficiali)  Scritture letterarie Scrittura letteraria:  Periodo ellenistico  IV-III a.C.: maiuscola di tipo epigrafico (simile a quella dei documenti)  III-I a.C.: primi tentativi di ricerca calligrafica (alternanza di lettere strette e larghe, apici ornamentali)  Periodo romano (I a.C. - IV d.C.): tendenze diventano elementi sistematici e nascono veri e propri stili scrittori  Periodo bizantino (IV-IX d.C.): regole fisse che danno vita ai vari canoni stati e riconoscibili  Scrittura libraria resta una maiuscola; si sviluppa la minuscola libraria, derivata da una minuscola documentaria  VIII-X d.C.: la minuscola libraria sostituisce la maiuscola 4. Nomenclatura e edizioni di papiri  Restauro: serie di operazioni per rendere leggibile il papiro 11  Frammenti da ricongiungere: utili elementi fisici (senso e struttura delle fibre, continuità della scrittura nelle incollatura, disposizione dei buchi dei tarli, colore del papiro)  Papiro da svolgere: varie tecniche, a seconda delle condizioni  Protezione e conservazione: di solito il papiro è riposto tra due vetri e si eseguono fotografie molto dettagliate  Ostraka: vengono ripuliti dalle incrostazioni di salino che corrodono  Lettura: trascrizione e interpretazione del testo; dipende dallo stato materiale del testo e dalla chiarezza della scrittura (tipo di scrittura, grafia dello scriba, abbreviazioni e simboli, scriptio continua, punteggiatura, errata grafia, uso di espressioni colloquiali o dialettali, tecnicismi, semplificazione nella pronuncia)  Pubblicazione: deve riprodurre il testo originale, con tutte le sue caratteristiche  Presentazione del documento: titolo, collezione, numero di inventario, luogo dov'è custodito, dati anagrafici  Trascrizione, note critiche ed interpretative, eventualmente commento, spesso corredo fotografico  Trascrizione diplomatica: riproduzione fedele del testo (spazi, punteggiatura, aggiunte interlineari, accenti; nessun segno che non si legga, nessun intervento dell'editore)  Trascrizione esegetica: l'editore dà la sua lettura interpretativa (parole staccate, accentate, interpunte; proposte di integrazione; eventualmente apparato critico); implica elementi di soggettività  Segni diacritici: danno conto dei dati oggettivi e ipotetici nella trascrizione esegetica; convenzioni confluite nel sistema di trascrizione di Leiden, 1931  …. oppure - 4 - oppure ± 4: lettere illeggibili di cui si sa il numero approssimativo  : lettere di lettura incerta  ] oppure [: lacuna per danno fisico a inizio o fine riga  [ ]: lacuna in interno riga per danno fisico di cui non si sa il numero di lettere  [….] oppure [- 4 -] oppure [± 4]: lacuna per danno fisico di cui si sa il numero approssimativo di lettere  [καί]: lacuna colmata dall'editore  (καί): scioglimento di abbreviazione o simbolo da parte dell'editore moderno  'καί': aggiunte interlineari dello scriba  ⟦καί⟧ doppia parentesi quadra: correzione originale, cioè cancellatura dello scriba  ⟦…⟧: numero di lettere cancellate e illeggibili  {καί}: interpolazione, soprattutto lettere vergate per errore dallo scriba ed espunte dall'editore moderno  〈 〉 oppure ***: lacune accertate, cioè omissione dello scriba e lacune congetturali  〈καί〉: omissione accertata nel testo e sanata dall'autore  ˻καί˼: passo consunto o lacunoso, ma colmabile perché noto da altra fonte  Papiri sono citati secondo un siglum, che di solito fa riferimento alla prima edizione  Siglum: materiale, collezione, numero del volume dove è pubblicato, numero progressivo definitivo (es. P. Oxy. LIX 3965)  Collezione prende nome da: 12  Luogo antico di ritrovamento  Luogo moderno di ritrovamento  Luogo dove è sita l'istituzione proprietaria della collezione o del papiro  Istituzione proprietaria della collezione o del papiro  Editore  Argomento o caratteristica comune dei papiri della collezione  Nome di un personaggio di rilievo dei papiri della collezione  Epoca cui risalgono i testi V. La letteratura classica e il codice  Frammento più antico: Fragmentum de bellis Macedonicis, I-II d.C.  Pochi codici pergamenacei sono precedenti al IX d.C.  Maggior parte dei codici risalgono a tra IX e XV-XVI sec.  Codici con opere classiche sono in biblioteche o collezioni di musei principalmente europei  Codici più accessibili: esaminabili direttamente oppure tramite microfilm o microfiche  Svantaggi: microfilm non consentono di riconoscere inchiostri diversi (quindi le diverse mani di copisti e correttori); difficoltà di valutare la composizione dei fascicoli ed eventuali cambi di materiale scrittorio  Difficile il caso del codex unicus: manoscritti medievali sono numerosi, opere o parti di opere sono tramandate in più codici  Mancano nel mondo buone descrizioni e catalogazioni, ma anche inventari  Denominazione anagrafica:  Nome latino della biblioteca (es. Ambrosianus)  Nome latino in forma di aggettivo della città in cui si trova la biblioteca (es. Parisinus)  Nome di un antico possessore (es. Bembinus)  (più raro) nome della regione (es. Bavaricus)  (più raro) forma (es. Oblungus)  Può seguire indicazione latinus o graecus  Numero ripete la segnatura della biblioteca  Denominazioni possono anche cumularsi  Nell'apparato critico i codici sono richiamati con sigla 1. Caratteristiche grafiche  All'inizio si usa la maiuscola  Scriptio continua, pochi segni diacritici e di interpunzione  Tra VIII-X sec. passaggio a minuscola (in area greca detto μεταχαρακτηρισμός) 15 Testimoni stampati: editio princeps; di solito è trascrizione di un codice umanistico, o anche del textus receptus o vulgata, cioè il risultato degli interventi emendatori degli umanisti sul codice ritenuto optimus (che di solito è il vetustissimus) Più utile distinzione tra tradizione diretta e indiretta  Testimoni diretti: intenzionalmente destinati alla conservazione o divulgazione o trasmissione di un testo (manoscritti o libri a stampa antichi, più raramente epigrafi, ostraka o altri)  Testimoni indiretti: non originariamente finalizzati alla conservazione o divulgazione o trasmissione di un testo ma che per motivi diversi di fatto raggiungono questo scopo 1. Citazioni: passi più o meno estesi di un testo letterario menzionati da altri scrittori antichi ~ Spesso il citante non indica paternità, titolo e collocazione ~ Più in letteratura greca che latina ~ In caso di tradizione diretta perduta le citazioni aiutano ~ Se esiste la tradizione diretta le citazioni possono confermarla se coincidono con essa ~ Se le citazioni si discostano dalla tradizione diretta bisogna capire se si tratta di un errore, se quello citato è l'originale o se è una variante antica ~ Gli antichi citano soprattutto a memoria oppure da antologie per la scuola ~ Talvolta i citanti modificano il testo citato per adattarlo ~ Spesso non è distinguibile il confine tra parole del citante e del citato 2. Commenti antichi in forma di ὑπόμνημα (commentarium) e scholium ~ Ὑπομνήματα: nati come appunti presi in aula, poi interpretazioni di un autore in forma di note a passi scelti redatte in forma autonoma ~ Λῆμμα (lemma): passo riportato dall'esegeta e poi commentato ~ Il commentario è redatto a parte e riporta segni critici di richiamo apposti sul corrispondente testo letterario ~ Utilità: lemmi riconsegnano frammenti e consentono un confronto con la tradizione diretta, se esiste; spesso riferimenti a passi paralleli (citazioni da altre opere); talvolta varianti antiche ~ Scholium, da σκόλιον, «breve disquisizione» o «breve spiegazione»: breve compilazione anonima redatta sui margini dei manoscritti medievali che fornisce una spiegazione dettagliata del testo ~ Frutto del lavoro di eruditi e maestri medievali, evoluzione degli ὑπομνήματα ~ Il passaggio da rotolo a codice sancisce la pratica delle note a margine: margini più ampi, necessità di commenti di pronta consultazione per crescenti difficoltà di comprensione del testo ~ Scholia sono prodotto di conglutinamento di materiali di epoche diverse ~ Soggetti a corruzioni ~ Talvolta il commento non spiega il lemma (motivi tipografici o differenze tra i testi usati) 16 3. Epitomi (ἐπιτομή, breviarium): riassunti di un'opera ottenuti mediante giustapposizione di sezioni ritagliate dall'opera stessa 4. Traduzioni: versioni in altra lingua; utilità dipende dalle capacità del traduttore, dall'aderenza al testo da tradurre, da manoscritti usati dal traduttore 5. Parafrasi: ripresa in forma più semplice dell'opera di un altro autore 6. Imitazioni ~ Variatio in imitando: scelta di variare grammaticalmente o linguisticamente o stilisticamente il modello 7. Centoni: tipo particolare di imitazione, tipico della tarda letteratura greca e latina; giustapposizione di parole, frasi, emistichi o anche interi versi di un poeta illustre 8. Parodie ~ Es. Aristofane riprende Euripide 9. Loci paralleli: passi che trattano argomenti identici o affini a quello del testo studiato 10. Iconografia ~ Es. titolo di Menandro Samia confermato da iscrizione su un mosaico a Mitilene  Emendatio ex fonte: il modello può contribuire a correggere il testo incerto o errato dell'imitatore (fonti 3-8)  Recensio (recenseo, «esamino, passo in rassegna»): processi di ricognizione dei testimoni disponibili e di ricostruzione del testo consegnatoci dalle fonti stesse  Emendatio: tentativo di correggere i passi corrotti  Recensio ed emendatio devono mirare a recuperare la forma più attendibile del testo impostosi storicamente III. Le fasi tradizionali della critica del testo A. Recensio  Recensio: accertamento della tradizione; valutazione della qualità di tutti i testimoni utili alla ricostruzione del testo (constitutio textus) e, se sono più di uno, confronto tra di essi 1. Recensio di una tradizione mista  Tradizione mista: testo tramandato da testimoni diretti e indiretti  Se il testo è conservato da un codex unicus, da un'editio princeps o solo nella collazione di un codice perduto, è sufficiente esaminare l'unico testimonio  Se vi sono più testimoni, la tradizione va collazionata, cioè confrontata prendendo un testo di riferimento, l'esemplare di collazione 17  Collazione: confronto con il testo di riferimento di tutte le altre fonti per individuare le varianti  Lezione: forma in cui si legge un luogo del testo  Variante: forma in cui un luogo di uno o più testimoni diverge dal medesimo luogo di un altro (o altri) testimone  Lezione e variante sono concetti relativi  Congettura: correzione recata da uno studioso o un copista nei passi corrotti o ritenuti tali  Eliminatio codicum descriptorum: un codice trascritto non è utile perché ha gli stessi errori del modello più i propri  Discendenza diretta si stabilisce in base a caratteristiche fisiche dell'antigrafo che spieghino il modo di essere della copia (o apografo); anche criteri paleografici o codicologici  Lezioni migliori nella copia possono essere emendamenti di copisti o lettori eruditi  Un codex descriptus è utile se il suo antigrafo si è corrotto dopo esser stato trascritto e come fonte di emendamenti o variae lectiones; può fornire notizie su storia e fortuna del testo  Genealogia dei codici: relazioni storiche tra i manoscritti ancora utili; si stabilisce in base ad errori significativi, che consentono di raggruppare i testimoni in famiglie o di escluderne legami con altri  Errores coniunctivi: errori che non possono esser stati commessi autonomamente in manoscritti diversi e che quindi ne dimostrano la parentela derivante dalla stessa fonte contenente l'errore  Errores separativi: errori che non possono esser stati corretti per congettura nell'epoca cui risale la parte di tradizione contenente la lezione genuina  La presenza di un errore significativo comune a tutta la tradizione può dimostrare l'esistenza dell'archetipo  Archetipo: codice da cui derivano quelli conservati e che si interpone tra essi e l'originale; di solito è un esemplare medievale o della tardissima antichità, generalmente perduto ma ricostruibile; talvolta applicato anche agli antenati delle singole recensioni  Recensione: insieme delle lezioni di una famiglia di codici  Stemma codicum o albero genealogico: diagramma che rappresenta idealmente le relazioni storiche tra i testimoni, indicati con sigla e uniti da linee verticali, secondo una cronologia relativa; se è possibile recuperare la cronologia assoluta, la si incolonna a lato dello stemma in corrispondenza del o dei codici  Attraverso lo studio degli errori si individuano rami o famiglie che possono discendere dall'archetipo o da subarchetipi (o codex interpositus: codice frapposto tra i testimoni e l'archetipo)  Ricostruzione nella forma più attendibile del testo tramandato  Se i codici sono pochi e la tradizione è riassumibile in uno stemma si può tentare la ricostruzione delle lezioni dell'archetipo perduto per recuperare il testo originale 20 IV. Recensio ed emendatio nella storia della tradizione  Grammatici alessandrini: collazione ed emendazione; segni diacritici  Umanesimo: si interviene ope ingenii e ope codicum (usando quelli più antichi) sul testo del codex optimus, che di solito è il vetustissimus; il textus receptus (o vulgata) così ottenuto viene assunto come esemplare e diffuso; ne sancisce l'autorità l'editio princeps  Reazione all'eccessiva soggettività: critica neotestamentaria (XVII-XVIII sec.) e poi testi classici  1850 Karl Lachmann, Prolegomena all'edizione del De rerum natura di Lucrezio: si fissa il concetto di archetipo e si stabiliscono leggi meccaniche per risalire alle lezioni dell'archetipo  Obiezioni: P. Maas, Textkritik; G. Pasquali, Critica del testo  Lachmann dà per scontata l'esistenza in tutte le tradizioni di un archetipo; lo stemma trifido che permetta l'applicazione della legge di maggioranza è molto raro  Oggi: maggior elasticità, nuovi ritrovamenti papiracei, parametri storici, elementi esterni V. Tecnica dell'edizione critica  Edizione critica: risultato del lavoro di ricostruzione; notifica il lavoro dell'editore consentendo al lettore di controllare le fasi della restituzione del testo e di avere ben chiara la distinzione tra ciò che risale alla tradizione e ciò che invece è frutto di congettura 1. Elementi e caratteristiche dell'edizione: prefazione, testo, apparato critico  Prefazione, praeatio o prolegomena:  Illustra la tradizione: descrive la species externa di ogni manoscritto, se è il caso riferisce particolarità ortografiche, corruttele peculiari ed errori frequenti per alleggerire l'apparato  Delinea la storia del testo ed espone il metodo seguito per la ricostruzione  Stemma (quando possibile)  Testimoni indiretti  Discute i passi controversi  Bibliografia: precedenti edizioni in ordine cronologico; opere degli studiosi in ordine alfabetico  Testimonianze antiche sull'opera  Conspectus siglorum: lista dei sigla con i rispettivi "scioglimenti" e dati "anagrafici" del manoscritto 21  Lettere maiuscole latine: codici conservati (se sono molti si usano maiuscole greche o pedici)  Esponenti: indicano le diverse mani di copisti e correttori; talvolta descritta nella praefatio  Lettere minuscole greche e latine: codici ricostruiti e famiglie di codici  Lettera minuscola o oppure ω: consensus codicum (accordo di tutti i codici)  Σ: scholia  ς oppure Itali: lezioni o congetture anonime dell'età dell'Umanesimo  Maiuscole greche Π ed Ο: papiri e ostraka  Conspectus notarum: sigla delle notae; segni critici e abbreviazioni usati nel testo e in apparato  Testo: occupa la parte superiore della pagina; l'eventuale traduzione è a fronte, di solito nella pagina di destra  Righe numerate: di solito di cinque in cinque; in poesia è continua, in prosa ricomincia a ogni pagina; sono possibili differenze tra le varie edizioni  Segni diacritici: alcuni sono polivalenti, bisogna precisarne l'uso ~ *** lacuna non sanabile o sospetto di lacuna; in poesia si usano i segni di quantità delle sillabe ~ ( ) per sciogliere abbreviazioni ~ 〈 〉 integrazione congetturale dell'editore moderno ~ [ ] integrazione dell'editore moderno, oppure espunzione dell'editore moderno, oppure come in papirologia integrazione di una parte perduta del testo (e quindi per le espunzioni si usa { }) ~ | in poesia indica hiatus; anche fine di un manoscritto o di un'edizione ~ –― anacoluto ~ ⊗ per i frammenti indica inizio o fine di un carme ~ † indica una parola (o un passo, indicato con due cruces) irrimediabilmente guasto; detta crux desperationis e usata nei loci desperati  Preapparato: tra testo e apparato; indicazioni di vario genere (es. citazione dei vari tipi di tradizione indiretta)  Apparato critico: illustra lo stato della tradizione utile  Informa sui luoghi nei quali il testo stampato diverge da parte o da tutta la tradizione  Espone altre proposte o congetture  Consente al lettore di farsi proprie opinioni  Tradizione indiretta (se non c'è preapparato)  In calce alla pagina  Coordinato al testo mediante la numerazione delle righe nel caso manchi una numerazione naturale (versi o versetti)  In latino  Nomi degli studiosi in lingua d'origine  Nomi dei filologi latinizzati (meno per quelli moderni)  Caratteri tondi per varianti o congetture 22  Corsivi per nomi degli studiosi ed eventuali parole di commento o spiegazione  Sistemazione del materiale con esempio pratico: 5 dictas M : dictatas rell. 7 praetore Man3 : praetor ω 8 tractavit addidi exempli gratia (cf. De orat. 3.30, al.) ~ Richiamo al luogo del testo: riga 5, 7, 8 ~ Lezione adottata in tondo (non sempre): dictas, praetore, tractavit ~ Varianti della tradizione diretta e poi indiretta in tondo: dictatas, praetor ~ Congetture in ordine di valore in tondo ~ Ogni dato accompagnato dalla fonte in corsivo: rell. (reliqui), sigla, nome dello studioso che ha proposto ~ : separano lezioni alternative o elementi in opposizione; uso dipende dal singolo editore  Apparato positivo: lezione seguita nel testo e sue fonti (quando la variante respinta è attestata da codici attendibili)  Apparato negativo: solo le varianti e i rispettivi testimoni (quando la variante respinta è poco probabile)  Indici:  Sempre index nominum  Talvolta luoghi geografici, luoghi grammaticali, lessico, argomenti ecc.  Tavola di concordanza se in precedenti edizioni importanti ci sono altre numerazioni VI. Gli strumenti 1. Repertori bibliografici J. MAROUZEAU, L'année philologique. Bibliographie critique et analytique de l'antiquité gréco- latine, Paris 1928 (in continuazione) [dal 1924]  Elenco delle sigle che indicano i periodici  Bibliografia:  Autori antichi (fino VII-VIII d.C.) e voci generali in ordine alfabetico ~ Per ogni autore o voce: studi bibliografici, edizioni, traduzioni e studi in ordine alfabetico degli autori moderni  Grandi sezioni: Storia della letteratura, Filologia e linguistica, Storia dei Testi, Antichità, Storia; Diritto; Filosofia; Scienze esatte e applicate; Studi classici; Miscellanee e raccolte di scritti di singoli filologi ~ In ogni sezione: studi bibliografici generali ("Bibliographie") poi quelli particolari ("Varia")  Indici  Nomi antichi 25  Note di vario argomento, ma non apparato critico Mezzi informatici: non c'è apparato critico e criteri di scelta delle edizioni non sono sempre rigorosi  Thesaurus Linguae Graecae (TLG)  Packard Humanities Institute (PHI)  Aureae Latinitatis Bibliotheca  Poesis II  CETEDOC Library of Christians Latin Texts (CLCLT4) Sillogi con testi di argomento comune 26 Appendice I Cause e tipologia delle variazioni testuali I. Variazioni consapevoli  Varianti d'autore: modifiche apportate dall'autore stesso a una redazione già circolante o seconde redazioni  Rimaneggiamenti "libreschi": introdotti soprattutto da maestri di scuola per rendere le opere destinate alla lettura più adatte alla comprensione o all'apprendimento; pesanti interventi su opere destinate all'insegnamento in quanto considerate esclusivamente strumenti di lavoro; citazioni; emendamenti degli errori veri o presunti  Rimaneggiamenti teatrali: dettati da esigenze sceniche o da attitudini degli attori o dalla necessità di adattare le opere ai cambiamenti storici, politici, sociali ecc. II. Variazioni inconsapevoli  Varianti di trasmissione: errori dovuti alle vicende del testo durante le varie copie 1. Errori di trascrizione  Causa più comune: errata lettura  Confusione di lettere  Fraintendimento di un'abbreviazione  Difficoltà di decifrazione (scrittura obsoleta, poco chiara, supporto fisico deteriorato) ~ Scriptio continua: si staccano lettere che dovrebbero essere unite o viceversa  Dettato interiore o autodettatura: ripetendo mentalmente la pericope, il copista trascrive secondo la pronuncia corrente o della propria lingua madre 2. Errori di trasposizione  Per errata interpretazione visuale  Attribuzione di correzioni marginali o interlineari ad un punto del testo diverso da quello cui si riferiscono  Per debolezza della memoria e/o autodettatura  Anasillabismo: si inverte l'ordine delle sillabe 27  Inversione dell'ordine delle parole (es. a causa del contesto: interpretazione sintattica del copista) 3. Errori di sostituzione  Per autodettatura  Parola sostituita con un'altra, simili, più familiare o suggeritagli da un'associazione mentale o fonica o dal contesto  Per tendenza alla semplificazione  Banalizzazione: forma o parola o espressione difficile o inconsueta sostituita con una corrente  Forma o parola o espressione arcaica modernizzata  Per errata o distratta lettura del modello  Glossa marginale o interlineare scambiata per correzione rimpiazza nel testo la parola o espressione glossata  Correzione travisata ed errore sostituito con un altro errore  Varianti marginali accolte dal copista in luogo della lezione tradita 4. Errori di inserzione  Presenza di annotazioni marginali o interlineari  Glosse  Correzioni non intese  Osservazioni o richiami al testo  Titoli correnti, interlocutori  Errata lettura  Glossa insieme alla parola glossata  Parola corretta insieme a quella sbagliata  Chiose dei lettori  Indicazioni teatrali  Dittografia: scrivere due volte la stessa lettera o sillaba o parola o unità più lunga 5. Errori di omissione  Per lettere, parole, frasi ripetute  Disattenzione, autodettatura, correre degli occhi dall'apografo all'antigrafo e viceversa  Aplografia: omissione di una lettera o sillaba o parola ripetute  Saut du même au même: omissione di segmenti delimitati da parole uguali (es. in corrispondenza di omeoarti e omeoteleuti)  Omissione di monosillabi o bisillabi  Per difficoltà di lettura
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