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Maggiori artisti del rinascimento e descrizioni delle opere, Appunti di Elementi di storia dell'arte ed espressioni grafiche

Artisti del rinascimento in Italia, con attenta descrizione delle maggiori opere di ciascuno.

Tipologia: Appunti

2022/2023

Caricato il 05/05/2023

benedetta-cipparrone
benedetta-cipparrone 🇮🇹

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Scarica Maggiori artisti del rinascimento e descrizioni delle opere e più Appunti in PDF di Elementi di storia dell'arte ed espressioni grafiche solo su Docsity! BAROCCO Il Barocco si sviluppa nel 600 e prima di entrare nel merito delle sue caratteristiche è doveroso un inquadramento storico e religioso poiché il ‘600 appunto è stato il secolo della Controriforma cattolica che si afferma con forti certezze spirituali. Sul piano della dottrina c’è stata la fondazione dell’ordine dei Gesuiti e dei Filippini. Ed è così che architetti, scultori e pittori diventano il tramite per arrivare a toccare l’animo dei fedeli. Con la propria arte infatti, la Chiesa si pone l’obiettivo di persuadere eretici e dubbiosi portandoli sulla retta via cioè quella della dottrina cattolica. Ma per poter persuadere, l’arte non deve solo essere grandiosa, ma deve arrivare dritto al cuore delle persone: deve sedurre e commuovere al fine di conquistare il gusto delle persone grazie alla capacità di suscitare emozioni e sentimenti. In architettura ciò si traduce attraverso costruzioni ricche e monumentali. Nelle chiese per es, si predilige la navata unica, la pianta centrale, la copertura a cupola ( vedi la chiesa di roma) e la volta a botte. Così anche la pittura prevede ornamenti, fregi, cornici, false finestre che possano avere il solo scopo decorativo. La facciata quindi perde la sua importanza architettonica e acquista quella celebrativa e scenografica. La città del ‘600 diventa un vero e proprio palcoscenico e spesso si sviluppa anche il giardino ( si coinvolge anche la botanica). Col termine Barocco non si intende individuare uno stile specifico anche perché questo si diffonderà talmente tanto ( non solo in Europa ma anche oltreoceano ), che i fasti celebrati non saranno più quelli della Chiesa di Roma ma anche degli stati. Più che di Barocco, si dovrebbe parlare di Barocchi. Caratteristiche fondamentali dell'architettura barocca sono le forme plastiche, con la predilezione delle linee curve, dagli andamenti sinuosi, come ellissi, spirali o curve a costruzione policentrica, talvolta con motivi che si intrecciano tra di loro, tanto da risultare quasi indecifrabili. Nella scultura barocca, i gruppi di figure vennero ad assumere una nuova importanza; le forme umane, con movimento dinamico e drammatico, si muovevano a spirale intorno ad un vortice vuoto centrale, o si dirigevano verso l'esterno nello spazio circostante. CARAVAGGIO Nasce a Milano nel 1571 e la sua formazione iniziale è in ambiente lombardo. Pare sia entrato in contatto con la scuola veneta da cui la sua sensibilità per le luci e le ombre. Violento e irrequieto si trasferisce a Roma dove subito si fa notare per la sua bravure con soggetti inanimati ( nature morte ). Arriva ad uccidere e a restare ferito; da lì inizia la sua fuga da latitante verso Napoli, poi a Malta e infine a Porto Ercole dove muore solo e stroncato dalla malaria. BACCO Rinvenuto nei depositi degli Uffizi nel 1913 e attribuito a Caravaggio, il Bacco si inserisce tra le opere giovanili del pittore: gli fu commissionato dal Cardinale Francesco Maria Bourbon del Monte, al tempo protettore dell’artista. Rappresenta il dio del vino e dell’ebbrezza sdraiato su un triclinio davanti a una tavola imbandita, su cui spicca un cestino pieno di frutta. Il soggetto rivolge lo sguardo direttamente allo spettatore e stringe nella mano sinistra un calice di vino che sembra offrire all'osservatore del dipinto. A un primo impatto il Bacco di Caravaggio si mostra come un giovane di bell’aspetto, visibilmente brillo date le gote rosse e questo conferisce un’immagine enigmatica e trasognata. Il giovinetto è parzialmente avvolto in un lenzuolo ad imitazione di un’antica veste romana. Una ghirlanda di vite completa il travestimento a mo’ di corona. La natura morta in primo piano anticipa il tema che vedremo poi nel cesto di frutta. L’atmosfera del quadro è comunque fosca e il gioco del travestimento insieme ad altri elementi come la coppa di vino, la cintura nera, la melagrana spaccata, rimandano ai simboli della Passione di Cristo. CANESTRO DI FRUTTA Si tratta di un olio su tela di piccole dimensioni; commissionato dal cardinal Del Monte. Trattasi di un canestro di frutta in vimini intrecciato il cui soggetto è una natura morta. Con questo, il Caravaggio vuole analizzare la realtà in ogni minimo dettaglio. Apparentemente la composizione è semplicissima, invece si nasconde dietro uno studio attento e meticoloso in ogni suo dettaglio. Il cesto è in visione frontale e occupa un semicerchio il cui diametro è il lato inferiore del dipinto stesso. Da questa prospettiva è molto difficile rappresentare la profondità del dipinto; invece lui lo fa benissimo ricorrendo a piccoli stratagemmi ovvero: il cesto sporge leggermente al di qua del piano su cui poggia. Inoltre facendo uno sfondo di colore neutro, fa risaltare i toni freddi delle foglie e di parte della frutta. Alcune foglie sono accartocciate proprio a dare l’idea di qualcosa non più fresco, così come le foglie delle pesche sono rovinate forse dalla grandine. Anche la mela al centro è intaccata. Idem i grappoli d’uva che risultano schiacciati. Lui vuole rappresentare una realtà oggettiva per come è senza ricorrere ad artifizi che la descrivano finta. Rispetto ai maestri fiorentini del 400, lui cerca di contemplare la natura per quella che e non si sforza di indagarla. L’immagine rappresentata nel dipinto di Caravaggio si può considerare una allegoria sulla precarietà dell’esistenza umana. Nello stesso tempo però l’artista celebra l’imperfezione della natura e la eleva a poetica artistica. TESTA DI MEDUSA Dietro commissione del Cardinal del Monte che lo donerà a Ferdinando I de’ Medici, è un dipinto a olio è montato su uno scudo convesso di legno di pioppo . Nonostante questo fosse in origine di forma convessa, grazie ad un artificio, Caravaggio è riuscito ad “annullare” tale effetto; in poche parole, se si guarda l’opera, si nota che l’ombra è proiettata su un supporto concavo, dando l’illusione che la testa di Medusa stia “fluttuando” nella scena. Con estremo realismo rappresenta la testa mozzata di Medusa proprio nel mentre in cui viene recisa e il sangue che sgorga crea un grande sgomento in chi lo guarda. Per giunta la bocca spalancata e gli occhi atterriti ne trasmettono l’idea un ritratto crudo e impietoso. Il tema mitologico di Medusa viene ripreso anche dal Bernini il quale però la rappresenta quando si accorge che per maledizione divina i suoi lunghi capelli erano divenuti serpenti. VOCAZIONE SAN MATTEO C. ha l’incarico di decorare la cappella Contarelli all’interno della chiesa romana di San Luigi dei Francesi. Realizza 3 tele: Vocazione di San Matteo, San Matteo e martirio di S.Matteo. Il quadro raffigura una stanza e intorno ad un tavolo quadrato vi sono cinque personaggi. Da sinistra, un giovane è intento a contare le monete . Ha i capelli folti e scuri che gli coprono parte del volto. La sua attenzione è completamente assorbita dal denaro . Alla sua sinistra si trova un uomo più anziano, vestito con un abito pesante. Con la mano sinistra BERNINI A differenza di Caravaggio che aveva sempre vissuto ai margini della società, Bernini vive al centro di essa e gode di tutta la fama gli onori e la ricchezza che comporta. Figlio di un modesto scultore fiorentino, si forma artisticamente a Roma. Lavora principalmente alla corte di papa Urbano VIII del quale è il principale rappresentante artistico. Possiamo affermare che Bernini è la massima espressione del Barocco dando concreta attuazione ai grandi piani urbanistici della Chiesa. Bernini è sia scultore, che disegnatore, pittore, commediografo e scenografo. Il suo segno è spesso veloce e sintetico ma sempre funzionale a ciò che vuole intendere APOLLO E DAFNE Qui l’artista rappresenta Apollo che insegue Dafne di cui si era perdutamente innamorato a causa di una freccia scagliatagli da Eros. Dafne pur di sottrarsi chiede di essere tramutata in pianta di alloro. Bernini dà alle due figure concitazione e movimento, sconosciuti alla tradizione scultorea fino ad allora, infatti la gamba sinistra di Apollo appare sollevata dal suolo e il braccio destro spinto all’indietro riequilibra lo slancio della corsa. Il corpo nudo di Dafne per sfuggire si inarca in avanti come in un ultimo anelito. La ninfa urla e lo vediamo dalla bocca semi-aperta : capelli e mani iniziano a trasformarsi in rami di alloro. Le dita dei piedi diventano radici. ESTASI di SANTA TERESA La scena descrive Santa Teresa in estasi mistica sopraffatta dalla visione di Dio mentre un angelo sorridente le ferisce con una freccia d’amore. Scolpisce tutto in un unico blocco di marmo di Carrara immaginando la santa quasi librarsi in aria distesa su un tappeto di nuvole. L’angelo che è leggermente ruotato verso destra, ricorda il cupido della mitologia . Il suo dardo è intagliato in modo talmente sottile e delicato da sembrare quasi traslucido. Sembra si tratti di due attori sul palcoscenico anche perché alle pareti laterali della cappella anche di due finti balconcini in marmo nero e giallo dai quali le sculture in altorilievo raffigurano i membri della famiglia che ha commissionato l’opera. Il limite tra realtà e finzione si fa incerto, è come se il marmo diventasse carne. L’espressione intensa del volto, la nudità dei piedi e l’agitarsi dei vestiti, coinvolge emotivamente i suoi spettatori. COLONNATO DI SAN PIETRO Il Colonnato di S. Pietro è un vero e proprio intervento urbanistico; fu Papa Alessandro VII a commissionarlo nel 1657: il colonnato ha 284 colonne, 88 pilastri disposti su 4 file e per finire c’è un architrave con una cornice in marmo. La copertura è a capanna e in prossimità della gronda ci sono 140 statue di santi. Il colonnato ha forma ellittica e si congiunge alla basilica vaticana grazie a due ali laterali tra loro divergenti. Grazie all’artificio di ali laterali divergenti, il Bernini fa sì che la facciata sembri più vicina quasi direttamente alla facciata ( gioco prospettico già usato da Michelangelo al Campidoglio). Il posizionamento di ogni colonna è calcolato al millimetro sui raggi dell'ellisse della piazza convergendo esattamente al centro della piazza, indicato da una piastrella rotonda sul pavimento. Il colonnato ha comunque un grosso valore simbolico; infatti i due rami curvi del colonnato fanno pensare ad un grande abbraccio e anche il fedele mentre lo attraversa scopre man mano colonne, pilastri che lo circondano come a farlo sentire parte di una scenografia teatrale. In realtà mai realizzato, ma c’era un terzo braccio che chiudeva simbolicamente l’ellisse della piazza. Questo avrebbe consentito l’accesso attraverso due varchi non in asse, così chi entrava scopriva per gradi l’immensità della piazza e la varietà degli elementi architettonici. BORROMINI Nato a Bissone nel 1599, studia a Milano. Trasferitosi a Roma nel 1620, per lavorare come disegnatore e scalpellino al cantiere di San Pietro. Qui, nel 1631 collabora con Bernini nel progetto del baldacchino, suggerendo soluzioni che poi saranno inserite nella realizzazione finale dell’opera. Presto però i due caratteri risulteranno inconciliabili per il diverso modo di concepire l’architettura. La rivalità durerà decenni. A differenza di Bernini, Borromini operò esclusivamente come architetto-> emancipandosi così dal costume rinascimentale per il quale l’artista doveva essere “universale” -> nasce così il concetto di specializzazione. Proprio per sbarazzarsi dell’avversario Bernini raccomanderà Borromini per fargli ottenere il ruolo di architetto presso La Sapienza. Nell’esercizio della professione Borromini produsse una gran mole di disegni dei quali fu gelosissimo e ai quali diede fuoco prima di morire. Morì suicida a Roma nel 1667. SAN CARLO ALLE QUATTRO FONTANE Costruita tra il 1634 e il 1641. La chiesa ed il chiostro furono costruiti dal Borromini all’inizio della sua carriera, mentre la facciata alla fine. I lavoro si portassero anche dopo alla sua morte subendo varie modifiche dal nipote Bernando. Ciò che colpisce della chiesa sono le ristrette dimensioni -> non è la quantità a determinare la qualità delle opere. Chiostro: pianta rettangolare composta da un doppio ordine di colonne, quelle inferiori tuscaniche, quelle superiori trabete. Gli angoli del rettangolo della pianta, si smussano secondo archi di cerchio e la pianta si trasforma quindi in un ottagono. Chiesa: la forma convessa diventa motivo dominante anche nella chiesa. Ha infatti una pianta ellittica posta longitudinalmente, cosicché si ha al suo interno un senso di compressione e non dilatazione. Questa pianta è costituita dal succedersi di rientranze e di sporgenze. Cupola: quattro arco riducono la struttura alla perfetta imposta ovale della cupola. Facciata: ordine inferiore -> Borromini, ordine superiore -> Bernando. Invenzione della facciata consiste nella pianta, l’andamento di una sinusoide, che continua anche in alzato, tramite lo snodarsi di quattro colonne. Che reggono una trabeazione. L’ordine superiore, presenta tre concavità, un coronamento a balaustra è un grande medaglione centrale sorretto da angeli. CHIESA DI SANT’IVO ALLA SAPIENZA Realizzata tra il 1642 e il 1660. Borromini dovette misurarsi con un preesistente cortile, un lato del quale era curvilineo. Da un triangolo equilatero con un semicerchio su ciascun lato e con gli angoli tagliati da un arco a cerchio. Si genera uno schema planimetrico mai impiegato prima. La forma della pianta prosegue in alzato, per culminare nella cupola la cui struttura riprende quella della pianta. Questo andamento si annulla soltanto nell’anello della lanterna, le cui facce sono tutte convesse. Alla stessa logica compositiva risponde anche l’esterno, soprattutto nel tiburio e nelle gradinate. Dei contrafforti radiali curvilinei stringono la cupola e sorreggono la lanterna. Il fastidio della lanterna è un elica scultoree a che si conclude in una corona sormontata da una croce. Borromini parti da proporzioni ideali e aumento le misure reali in modo tale che dalla posizione privilegiata sotto l’arco d’ingresso, il complesso della cupola, potesse apparire perfettamente corrispondente alle proporzioni ideali.
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