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MALAVOGLIA, Sintesi del corso di Letteratura Italiana

appunti sul libro "i malavoglia"

Tipologia: Sintesi del corso

2013/2014
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Caricato il 06/02/2014

Carlottaaaa210
Carlottaaaa210 🇮🇹

4.5

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2 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica MALAVOGLIA e più Sintesi del corso in PDF di Letteratura Italiana solo su Docsity! CAP1 I Malavoglia sono una famiglia di pescatori di Acitrezza, però il vero cognome era Toscano. Al contrario del nomignolo che portano, erano gente laboriosa e vivevano nella casa del nespolo. Il capofamiglia era padron ‘Ntoni (uno dei pochi Malavoglia rimasti perché gli altri se li era portati il mare). Egli sosteneva che la famiglia era come le dita della mano, dovevano lavorare tutti. Il dito grosso era lui, poi c’era il figlio Bastianazzo fedele al padre fino al punto di prendere in moglie la Longa, per volere suo. Poi c’erano i nipoti: il ventenne ‘Ntoni che ancora buscava qualche schiaffo dal nonno, Luca più giudizioso del grande, Mena (Filomena) che lavorava sempre al telaio, Alessi (Alessio) e Lia (Rosalia) la più piccola. (Padron ‘Notni la sapeva lunga infatti conosceva molti proverbi ed era giudizioso; ecco perché la casa del nespolo prosperava). Nel dicembre 1863 ‘Ntoni, il maggiore dei nipoti era stato chiamato per la leva militare, Padron ‘Ntoni era andato dai pezzi grossi del paese per farsi aiutare, come se essi avrebbero potuto far scomparire la repubblica che obbligava i giovani a farsi soldati. Essi lo presero in giro, così, pure, nella visita medica di leva non poterono trovargli difetti per non farlo partire. Si rassegnarono tutti alla sua partenza. La Longa gli dà le ultime raccomandazioni, mentre il nonno non gli dice nulla. I due ritornano a casa e incontrano Bastianazzo che si era sbrigato ad arenare la barca, la Provvidenza, per salutare il figlio, ma non aveva fatto in tempo. Il giorno seguente andarono tutti alla stazione a vedere il treno che passava portando via i giovani per la leva militare. La Longa salutò il figlio, ma rimase delusa perché per ultimo salutò la Sara di comare Zudda, e da quel giorno lei non le rivolse più la parola. Quando il treno non si vide più, la Longa aveva una faccia triste e comare Venera la Zuppidda la consolò dicendole che doveva fare finta che il figlio forse morte per i prossimi cinque anni. Il ragazzo manca molto a tutti i componenti della famiglia che non riescono a dimenticarlo. Quando arrivò da Napoli la prima lettera di ‘Ntoni, tutti si rallegrarono. Egli chiedeva del denaro e la famiglia glielo mandò. Egli con la lettera le aveva mandato anche un ritratto che era girato per le mani di tutto il paese, invece la madre se la guardava insaziata, perché liscio e ripulito com’era non lo aveva quasi riconosciuto e teneva la fotografia sopra il cantarano. Dopo un po’ di tempo arrivò un’altra lettera che diceva che aveva trovato un camerata che scriveva lettere a pagamento e poteva così scrivere spesso. I genitori e il nonno furono felici di ricevere la lettera, ma si dicevano che non si poteva spendere il denaro in lettere perché l’annata era andata male, e poi la mancanza di ‘Ntoni si sentiva a tal punto che dovettero prendere altri pescatori e si doveva pensare a Mena che aveva diciassette anni. Padron ‘Ntoni per tirare avanti la baracca aveva acquistato a credito dei lupini con il denaro fattosi prestare dallo zio Crocifisso e per accordarsi nel prezzo interviene compare Agostino Piedipapera, da vendere a Riposto, così avrebbero avuto il pane per tutto l’inverno. Era un bell’affare, però la Longa era amareggiata ma quando gli sistemò la barca al marito non disse nulla. La Provvidenza partì sabato sera con a bordo Bastianazzo e un altro pescatore malgrado il cielo fosse un po’ nuvoloso. CAP2 Per tutto il paese non si fece altro che parlare del carico dei lupini, e tutti si affacciavano per vedere passare la Longa con la figlia Lia. Intanto padron ‘Ntoni insieme ad altri si era seduto sui gradini della Chiesa e parlavano tutti di quel bell'affare, tra cui Piedipapera (il sensale), padron Fortunato Cipolla e il fratello di Menico della Locca (quello che era andato a Riposto con Bastianazzo). Intanto cominciano a parlare di zio Crocifisso Campana di legno che era molto ricco, infatti guadagnava duecento onze all’anno. A questa discussione ‘Ntoni sta in disparte, perché pensa al figlio. Intanto udendo ciò il figlio della Locca, disse che lo zio Crocifisso era suo zio di parte di madre, ma la parentela non contava nulla perché quando lavorava per lui, alla giornata gli dava mezza paga e niente vino. Interrompe Piedipapera, uno che sparla su tutto e su tutti che dice al figlio della Locca che lui si poteva scordare l’eredità dello zio, perché oltre ad essere avaro cercava di comprare terre a un costo minore della vendita. Allora si misero a questionare sul perché Padron ‘Ntoni sosteneva che lo zio Crocifisso era cristiano, ma gli altri ne dubitavano soprattutto Piedipapera, ma anche compare Cipolla che ne aveva in confine la vigna. Padron ‘Ntoni pensa esclusivamente alla Provvidenza, infatti calcola che prima di mezzanotte avrebbe girato il Capo Mulini. Mentre sono nel cuore della discussione sentono don Giammaria, il vicario, che litigava con lo speziale, cosa che faceva al solito, e il figlio della Locca dice che loro leggevano molto al contrario di tutti gli altri, perché erano analfabeti. Insomma le chiacchiere continuano, parlano di Don Silvestro, segretario comunale che possedeva le chiese più belle, ed era diventato ricco perché aveva imparato a scrivere. Poi continuano ed esce il discorso per Mena, la nipote di padron ‘Ntoni, perché se il negozio dei lupini andava bene la volevano far maritare con Brasi, figlio di padron Cipolla. Infatti tutti sapevano che Mena, era stata educata molto bene dalla madre, infatti siccome lavorava sempre al telaio venne soprannominata sant’Agata. La Longa, quando ritornò a casa riprese il suo lavoro, però si affaccia e comincia qui un'altra discussione con le vicine. Esse ammiravano Mena, però comare Anna la critica perché dice che almeno chi sta alla finestra qualche marito la ritrova. Ne aveva esperienza perché il figlio Rocco si era innamorato della Mangiacarrubbe che stava alla finestra. Entra nel discorso anche Grazia Piedipapera che si lamentava dei topi, non solo lei ma anche le altre, infatti dicono che l’unica salvezza per loro e avere dei gatti grigi. Però qualcuna racconta che ad una vecchietta di S. Antonio le avevano rubato il gatto, poi glielo avevano fatto trovare malridotto davanti la porta, e mentre lo prendeva gli si erano intrufolati i ladri in casa. I ladri erano sempre in giro e infatti le avevano rubato a Nunziata un lenzuolo. Poi i pettegolezzi riguardarono Nunziata, una ragazza che orfana di madre deve badare a tutti i suoi fratellini da quando il padre era emigrato per lavoro. Mentre chiacchieravano compare Zuppidda, moglie di mastro Turi, considerata una spiona perché diceva sempre l’amara verità e veniva considerata una peccatrice perché sparlava del prossimo. Quindi ritornando a Nunziata, la comare Anna dice che l’ha vista nella sciara insieme ad Alessi. Quando Mena si affacciò, tutti le fecero festa, e chiesero alla Longa come mai non la faceva sposare perché ormai aveva quasi diciotto anni. Ritornano Alessi e Nunziata, la quale va in cucina accende il lume e prepara la cena, mentre Alessi scaricava il fascio di ginestre e guardava dall'uscio serio con le mani nelle tasche. Dopo aver lasciato Alessi a cuocere le fave, Nunziata cominciò a parlare con Mena su ciò che era solito fare il vicino Alfio Mosca. Le mamme in strada discutevano anch'esse di Alfio, dicendo che perfino la Vespa giurava di non averlo voluto per marito poiché esso possedeva soltanto un carro e un asino. Le ragazze tuttavia si opponevano alla Vespa tanto che la stessa Nunziata sosteneva che egli era povero e non possedeva nessuno al mondo. Il nodo della discussione poi si sposta sullo zio Crocifisso e sul suo desiderio di congiungersi con la Vespa. Dopodiché entra in scena anche don Giammaria che accusa tutte le persone che vede e dice i loro difetti. CAP3 Dopo la mezzanotte si udì il rumore forte del vento e il muggire del mare attorno ai faraglioni, insomma era una brutta domenica di settembre. Le barche del villaggio erano tirate sulla spiaggia e ammarate alle grosse pietre sotto il lavatoio e le poche che ritornavano al molo avevano tutta la vela sbrindellata. Maruzza la Longa era preoccupata e non stava ferma un momento, soltanto padron ‘Ntoni si trovava sulla riva a disperarsi perché la Provvidenza era in mare con il figlio Bastianazzo e il figlio della Locca, per quel carico di lupini e con quel tempaccio. Gli uomini del paese erano nell’osteria, nella bottega di pizzuto o sotto la tettoia della bottega a vedere la pioggia venire giù. I loro discorsi sono concentrati sulla Provvidenza, e sul carico dei lupini e su Bastianazzo Malavoglia che era in mare e se la passava peggio di tutti loro. I pettegolezzi continuano e la gente critica i Malavoglia perché non vanno a messa a pregare soprattutto per quel momento che poteva essere tragico per la Provvidenza. Come si vede tutti dal villaggio si recano in chiesa, anche la Santuzza padrona della bettola se ne andava in chiesa lasciandola in custodia a zio Santoro, un povero cieco che non faceva peccato se non andava a sentire la messa, ma anche se non andava sapeva riconoscere tutti. Intanto i pettegolezzi continuano pure in chiesa, gli argomenti in questione sono sempre gli stessi: la Provvidenza, le peccatrici, le ragazze che cercano un marito ricco anche se brutto ecc; mentre altre sostenevano che era un peccato sparlare del prossimo. Tutti pensavano del temporale mentre i Cipolla erano tranquilli, i Malavoglia diventavano bianchi e si strappavano i capelli per quel carico di lupini che avevano preso a credenza dallo zio Crocifisso Campana di Legno. Tra un’Ave Maria e l’altra, compare zuppidda concluse che oggi per i Malavoglia era una brutta giornata e la Longa rischiava di rimanere sola con i cinque figli. La sera scese triste e fredda, il temporale ancora continuava e si vedeva il mare nero come la sciara. Intanto zio Crocifisso era andato a cercare padron ‘Noti per fargli confessare davanti a testimoni che i lupini li aveva presi a credito. Maruzza con i suoi figlioletti era andata nella sciara per vedere il mare, la donna si disperò ancora di più quando la piccola cominciò a piangere e non sapeva come tranquillizzarla. Le comari e i compagni domandavano alla Longa del marito e la poveretta sgomentata da quelle insolite attenzioni li guardava meravigliata. Alcuni la accompagnarono a casa, mentre si lamentava della malasorte che stava per capitare alla famiglia e quando arrivò a casa stanca e disperata si chiuse in casa pensando al marito e al carico dei lupini. CAP4 Il peggio era che i lupini li avevano presi a credenza da zio Crocifisso, che era soprannominato Campana di legno, perché non ci voleva sentire quando la gente lo pagava con le chiacchiere. Egli si credeva cristiano e tutto quello che faceva lo doveva tenere con a Dio. Lui stava in piazza tutto il giorno e il suo mestiere era di prestare il denaro, e la sua roba a credito. Ora i suoi nemici gli ridevano sotto il naso perché era stato costretto a recitare il de profundis per l’anima di Bastianazzo perché era preoccupato per il carico dei lupini. Il tempo era ritornato sereno e la gente ritornava alle proprie attività, anche il mare si era calmato e non sembrava che avesse rubato il marito alla Longa. I Malavoglia erano inginocchio davanti al cataletto in chiesa e piangevano come se il morto fosse davvero davanti a loro, con i lupini al collo, che lo zio Crocifisso aveva dato a credenza a padron ‘Ntoni perché si fidava di lui; ma se egli col protesto che la Provvidenza era affondata non saldava il credito sarebbe andato in prigione. Intanto padron ‘Ntoni aveva fatto fare il funerale in grande perché sia i ceri accesi che il mortorio gli costarono molto. La casa del nespolo era piena di gente, e quelli che passavano vedevano gli orfani e si domandavano come Maruzza avrebbe fatto con tutte quelle spese. Tutti gli amici portavano qualche cosa come era d’uso, anche Alfio Mosca, che diceva che avrebbe voluto esserci lui al posto di Bastianazzo, perché per lui non avrebbe pianto nessuno. Mena era disperata e angosciata, perché con la Provvidenza se ne era andata anche la sua dote. Tutti facevano commenti lodevoli sulla buon’anima di Bastianazzo e cercavano di tirare su il morale della famigliola che piangeva da giorni. I vari personaggi, don Silvestro, don Cipolla, la Zuppidda e molti altri ancora cominciano i loro discorsi per risollevare dalla sofferenza la famiglia. Maruzza era seduta ai piedi del letto pallida e disfatta come un cencio messo a bucato e piangeva col viso nel guanciale, invece padron ‘Ntoni non sapeva che dire perché aveva il cuore come se era stato rosicato da un pescecane. I discorsi degli amici continuano e padron Cipolla dice che quella che stava venendo era una mal’annata, che non pioveva da Santa Chiara, tranne l’ultimo temporale che c’era stato si era presa la vita di Bastianazzo e quindi quest’inverno avrebbero sofferto la fame. Dunque ognuno raccontava ai Malavoglia i propri guai per confortarli. Alcuni ignoranti sostenevano che non pioveva perché erano stati piantati i pali del telegrafo, ma padron Cipolla infuriato,se la prese con questi e gli spiegò che i pali del telegrafo portavano notizie da un luogo ad un altro, e chi li distruggeva andava in prigione. La casa dei Malavoglia era sempre stata una delle prime a Torezza, ma con la morte di Bastianazzo, la mancanza di ‘Ntoni e Mena da sposare stava prendendo acqua da tutte le parti. Per alcuni la soluzione era quella di vendere la casa, l’orto e la barca, altri sostenevano che la soluzione era di non pagare il credito allo zio Crocifisso. Quando tutti se ne furono andati i Malavoglia rimasero soli nel cortile, prima Maruzza e poi tutti gli altri, anche i piccoli ripresero a piangere, sebbene Bastianazzo fosse morto da tre giorni. Tra tutti quelli che piangevano ed erano tristi per la scomparsa di Bastianazzo, c’era anche la Locca, che aveva perso il figlio di Menico. Padron ‘Ntoni era disperato perché si era fatta una colpa della sua morte, ma gli tornò in mente che dovevano risarcire il credito. La famiglia con l’auto anche di amici del vicinato cominciò la sua vita ma sapevano bene che si trovavano in una brutta condizione economica e con un buco da colmare. CAP5 La Mena non sapeva nulla che volessero maritarla con Brasi figlio di compare Cipolla e il primo che glielo disse fu Quando gli ospiti se ne furono andati il nonno e la Longa erano molto soddisfatti, invece Mena triste, perché era venuta a sapere che Alfio il giorno seguente sarebbe partito. Quella sera inoltre egli venne a salutare i Malavoglia dicendo che andava e rimaneva nella Bicocca per molto tempo e poi aveva fatto gli auguri alla Mena. La Longa spiega ad Alfio che Mena era triste perché cominciava a pensare a conoscere i guai e i dispiaceri. Alfio Mosca per ultimo salutò padron ‘Ntoni, invece Mena stava in disparte e tesseva. Era una bella sera di primavera e la Mena uscì con la Nunziata a braccetto e parlavano di Alfio dicendosi che non lo avrebbero visto per molto tempo. Loro lo vedono mentre i preparava i bagagli e l’asino e il carro, e Nunziata gli domanda se partiva prima dell’alba, poi corre in cucina perché la pentola bolliva sul focolare. Mena, invece, era rimasta appoggiata al carro e Alfio la salutò e le dice che lui andava alla Bicocca anche se poteva prendere la malaria, ma a li non importava perché non c’era nessuno che si prendeva cura di lui e poiché era povero non poteva sposarla. Alfio dunque le disse addio perché quelle ormai erano chiacchiere inutili, così Mena se ne andò insieme alla Nunziata a piangere sotto il nespolo, al chiaro di luna. CAP9 Né i Malavoglia, né alcun altro in paese sapevano di quel che stavano almanaccando Piedipapera con lo zio Crocifisso. Il giorno di Pasqua padron ‘Ntoni prese quelle cento lire per portarle a zio Crocifisso e Piedipapera dicendogli che il resto glielo dava alla Madonna dell’Agnina. Lo pregò in ginocchio e gli disse di aspettare perché doveva maritare la nipote. Padron ‘Ntoni tornò a casa e ne parlò con la nuora, perché non voleva che il matrimonio di Mena andasse in fumo. Tutti in paese sapevano del matrimonio ed erano entusiasti, non lo era per niente Piedipapera che aveva comprato il debito senza che sua moglie grazia lo sapesse. La Barbara regalò a Mena il vaso del basilico per farsela comare. La Longa si era levata il fazzoletto nero e avevano mandato a dire anche a Luca la bella notizia. Era la festa dell’Ascensione e come d’uso si appendevano ghirlande a porte e finestre, solo la casa di Alfio Mosca era chiusa e Mena era molto triste, anche se si doveva sposare. Il girono di S. Giovanni lei si doveva togliere la spadina d’argento dalle trecce per spartirle i capelli sulla fronte. La famigliola così era ritornata a sorridere, i ragazzi guardavano tutti, anche la Provvidenza, e si e si erano fatti i conti che a S. Giovanni avrebbero finito di pagare il debito. Padron Cipolla e padron ‘Ntoni parlavano seduti sugli scalini della chiesa. Brasi andava sempre a casa dei Malavoglia. Quella domenica per spartire i capelli alla sposa chiamarono comare Grazie Piedipapera, avevano invitato anche lo zio Crocifisso, il vicinato, amici, e parenti. Comare Venera la Zuppidda era gelosa di comare Grazia perché toccava a lei di pettinare i capelli alla sposa, Barbara, la figlia, non aveva potuto mettere la veste nuove e si pentiva di aver speso i soldi per il basilico. ‘Ntoni era venuto a prenderle ma esse uscirono col pretesto di infornare il pane. La casa del nespolo era piena di gente, tutti facevano complimenti a Mena perché era molto carina. Anche gli ospiti erano molto contenti. La Longa e padron ‘Ntoni avevano dimenticato quasi i loro guai dalla contentezza. Nunziata si accorse che Mena non era contenta e la cugina Anna per mettere allegria ruppe un boccale di vino. C’era molta folla come all’osteria della Santuzza. Piedipapera si accorse che nella piazza c’erano alcune persone che parlavano e andò a vedere. C’erano due soldati di marina che raccontavano che si era persa una bottiglia in mare e tutti i soldati erano morti. Don Silvestro osservò che re d’Italia c’era anche il figlio della Longa. Questi giovanotti avevano bevuto e poi non c’era solo una barca con quel nome così e non si diede peso alle loro parole. Anche padron Cipolla era accorso e tutti cominciarono a prlare, alcuni dicevano che i giornali raccontavano solo menzogne. Intanto continuavano a raccontare che la guerra è brutta sempre a sparare e la morte può sopraggiungere da un momento all’altro. Padron Cipolla credeva che i soldati erano pazzi e don Silvestro gli spiegò che se non volevano combattere li uccideva il loro generale. Fino a sera a casa dei Malavoglia tutti erano felici. Un giorno dopo si seppe che era affondato un bastimento ed era morta tanta gente così le vicine chiedevano a Maruzza se li c’era suo figlio Luca e se erano arrivate sue notizie. Da allora La Longa cominciò disperata a stare sempre sulla porta e vedeva sempre suo figlio pallido e immobile che la guardava con certi occhi sbarrati e lucenti. Col passare dei giorni La Longa non vedendo arrivare la sua lettera non ce la fece a lavorare, neanche padron ‘Ntoni si imbarcava e stava sempre con la nuora. Alcuni gli consigliarono di chiedere notizie a Catania, tutta la famiglia andò dal capitano del porto. Egli si mise a cercarlo nella lista dei morti, quando lo trovò disse che era morto quaranta giorni fa nella battaglia di Lissa. La Longa svenne, la dovettero portare a casa su di un carro, fu malata per alcuni giorni. Da quel giorno fu presa di una gran devozione per l’Addolorata. La Zuppidda borbottava che ora la famiglia rimaneva sulle braccia di ‘Ntoni. ‘Ntoni disse a Barbara che quando Mena si maritava gli lasciava la stanza di sopra, ma lei non voleva. San Giovanni era arrivato e il debito non era stato pagato. L’avvocato non finiva mai di scrivere le carte prima di mandare l’usciere. I Malavoglia erano nei guai (era inutile andare dall’avvocato), Piedipapera gli diceva che se gli davano la casa gli lasciavano la Provvidenza. I Malavoglia dovettero sgomberare la roba e la trasportarono di notte, nella casuccia del baccaio che avevano presa in affitto. Si misero a sedere su dei pagliericci che erano ammonticchiati nel mezzo della camera, era molto triste per tutti lasciare quella casa. Maruzza guardava la porta dove erano usciti Bastianazzo e Luca. Piedipapera ha rivenduto il debito a zio Crocifisso, questi appena i Malavoglia se ne furono andati erano venuti falegnami e muratori per aggiustare la casa. Anche la Vespa andò a darvi un occhiata. I Malavoglia non si fecero vedere più per le strade né in chiesa, e andavano ad Acicastello per la messa. Nessuno più parlava con i Malavoglia, Brasi ci era rimasto male perché voleva sposare Mena. Mena cercava di tirarsi su il morale e aiutava la mamma a mettere tutto apposto. Le comari erano le sole che non avevano voltato le spalle ai Malavoglia. Di tanto in tanto si vedeva la Nunziata. La Zuppidda consigliò a ‘Ntoni di andarsene dalla famiglia, ma egli non se la sentiva, anche se la donna gli diceva che non gli avrebbe dato la Barbara. E poi ogni volta gli rinfacciava che i Malavoglia al suo posto hanno voluto la Piedipapera. La piccola Lia non ne sapeva di quelle chiacchiere e andava a giocare nel cortile dei Zuppiddi ma la signora la rimproverava sempre e così la bambina non ci andò più. Maruzza e la Zuppidda non si potevano vedere. ‘Ntoni, stregato dagli occhi di Barbara voleva mettere pace. Barbara diceva a ‘Ntoni che la madre non voleva che si vedessero. Così la salutò e riprese il lavoro da lunedì a sabato come un cane senza nessuno che lo voglia, non parlava, non bestemmiava, non rimproverava i fratelli, la sera mangaiva ingrugnato, la domenica girovagava all’osteria, oppure stava ore intere seduto sugli scalini della chiesa a vedere passare la gente. Desiderava quelle cose che aveva visto da soldato e invidiava la gente che si poteva permettere di viaggiare in una carrozza. CAP10 ‘Ntoni andava a mare tutti i santi giorni anche quando il mare era cattivo, perché i Malavoglia dovevano guadagnarsi il pane, anche se era rischioso. I Malavoglia quando facevano buona pesca erano contenti e il prezzo siccome lo stimava il sensale Piedipapera, quando avevano del denaro una parte lo consegnavano per il debito e l’altro per la spesa. Mena poté ritornare in chiesa e qualcuno le metteva gli occhi addosso. ‘Ntoni era infuriato poiché Barbara gli aveva chiuso la porta in faccia. Il nonno rassicurò i nipoti dicendo loro che col tempo ritorneranno come prima e nessuna li tratterà in quel modo. La pesca non era sempre buona, spesso il tempo era nuvoloso, andavano in mare anche se pioveva e quando ritornavano si mettevano davanti al focolare che accendeva la Longa. Quando ritornavano con tanta pesca e ci volevano più ceste correvano tutti in processione anche Nunziata. Il loro gioco era rischioso, una sera c’era un brutto tempo con molte nuvole e nebbia, non si vedeva nulla, il nonno, ‘Ntoni e Alessi non sapevano che fare. Ad un tratto arriva un’ondata che buttò la Provvidenza in aria. Il nonno disse a ‘Ntoni di ammainare la vela. Mentre la barca cavalcava le onde corsero a remare, ma la forza del mare era molto forte, e si affidavano a Dio. Ad un tratto la Provvidenza si schiantò sugli scogli e si era sentito un grido di qualcuno. Quando il vento si portò via la vela che copriva tutto i fratelli videro che il nonno giaceva a terra con la testa rotta, gli rizzarono i capelli e non sapevano che fare. Li videro le guardie della dogana e arrivarono con lanterne e corde per dare soccorso. I fratelli afferarono la corda e lasciarono il nonno lì perché credevano che fosse morto, poiché aveva la faccia sporca di sangue. Invece era vivo e quando si svegliò volle essere portato a Trezza su una scala. I Malavoglia quando lo videro arrivare gioirono nel vedere che era ancora vivo. Si radunò molta gente del paese a vedere cosa era successo e chiacchieravano sul fatto. Don Franco gli fece la fasciatura ma se non veniva la febbre se ne andava. Per due o tre giorni padron ‘Ntoni fu più la che di qua. Gli venne la febbre ma era troppo forte e aveva molta sete. Don Ciccio ogni mattina andava a medicare il ferito e non era molto contento. I familiari erano preoccupati e nessuno poteva dormire. Verso sera il nonno volle vederli tutti ad uno ad uno e domandò loro che gli aveva detto il medico. Tutti erano tristi ma il nonno si rivolse a ‘Ntoni che piangeva e gli disse che diventava lui il capofamiglia, dava agli altri consigli e gli diceva di rimanere tutti uniti, gli disse che per prima si doveva sposare Mena con un marinaio, poi disse a tutti che con i risparmi dovevano comprare la casa del Nespolo, e di non vendere la barca anche se è vecchia. Dopo disse che voleva chiamato il prete don Giammaria perché si doveva confessare. Egli venne a confessarlo, ma il medico disse che stava meglio e i Malavoglia lo considerarono un miracolo. I pettegolezzi vanno per Barbara la quale aveva messo gli occhi su don Michele ( e già aveva 23 anni) e c’erano scommesse in atto. Padron ‘Ntoni dovette far riportare la Provvidenza da mastro Zuppiddo, ‘Ntoni andava all’osteria e quando gli davano da bere cominciava a bestemmiare perché don Michele gli aveva rubato la ragazza. Don Michele negava e per un po’ di tempo non si fece vedere in giro e ce l’aveva con la Santuzza che metteva in giro certe voci. Massaro Filippo diceva di far pace con la Santuzza, ma egli non voleva. La Santuzza andava a confessarsi la domenica stavolta lo fece di lunedì e ci stette molto. Donna Rosalina sorella del vicario voleva sapere i suoi segreti ma il prete disse che c’era il sigillo della confessione. La Zuppidda quando seppe queste voci cominciò a bestemmiare e non voleva che la figlia avesse a che fare con quella gente lì. Per il paese girano molte chiacchiere sul conto della Zuppidda e di don Michele. Alcuni dicevano che certe voci le aveva messe in giro don Silvestro per guadagnare dodici tarì. Però siccome don Silvestro era molto amico di don Michele e le chiacchiere andavano in fumo. Un giorno donna Rosalina si andò a confessare in un'altra chiesa e incontrò don Silvestro e cominciarono a parlarsi male, poiché ella aveva rubato quaranta onze al fratello e li aveva dati a don Silvestro per metterli nella Banca a nome suo, solo che ora questa era fallita. Tutti sapevano che don Silvestro era un prepotente. Il nonno stava meglio, lo mettevano davanti alla porta dell’uscio e per passare il tempo osservava tutto quello che succedeva. Quando ricominciò a camminare lo portavano a sederlo nella riva, egli era felice di avere scampato la morte. Col tempo il nonno riuscì a camminare e si imbarcò nuovamente. I Malavoglia avevano rattoppato di nuovo la Provvidenza. Padron ‘Ntoni ogni volta che vedeva zio Crocifisso gli diceva che avrebbero potuto pagare il debito e volevano ritornata la casa. Zio Crocifisso gli propose di far sposare Mena con Alfio Mosca, arriva Piedipapera e dice di aver visto la Vespa con Brasi che facevano progetti di fuga. Mena non si era messa il fazzoletto nero quando Brasi l’aveva piantata, anzi era felice. Ora veniva il periodo più bello per tutto il paese perché c’era da guadagnare per tutti. I rigattieri cercavano i Malavoglia per comprare le acciughe, ma questi diceva di tenere duro perché li voleva vendere a un prezzo più alto. Tutti guadagnavano e ormai mancavano pochi denari. Mentre tutti in paese lavoravano chi è colto e non fa niente critica gli altri perché non amano il cambiamento, poiché don Giammaria disse che il cambiamento portava a nuovi ladri come loro. E parlano di Brasi il quale per non farsi pescare dal padre dorme in chiesa nel pollaio. ‘Ntoni che lavora tutto il giorno e quando può va nell’osteria, come fa Rocco Spatu. Dopo un po’ la discussione si ruppe. Tutti sapevano che donna Rosolina aveva rubato le 25 onze a don Giammara ma nessuno andava a dirglielo. CAP11 Una volta ‘Ntoni Malavoglia aveva visto due giovanotti che si erano imbarcati qualche anno prima a Riposto e quando erano tornati spendevano meglio di comare Cipolla e le ragazze gli stavano dietro. Intanto era il periodo della salatura delle acciughe e tutti erano felici e si raccontavano storie ai ragazzi per tenerli allegri. ‘Ntoni parlava di volere andarsene da Trezza per arricchirsi, ma tutti erano contrari. La cugina Anna raccontava della storia di un principe che si portava la figlia Mara, ma ‘Ntoni disse che era impossibile perché le mancava la dote. La cugina Anna ribatté che è stato lasciato da Barbara. Perché erano diventati poveri. Intervenne la Mena e pensando ad Alfio Mosca disse che è beato l’uccello che fa il nido al suo passerello. Dunque ‘Ntoni cominciò a brontolare e andò a letto di cattivo umore. D’allora in poi lui stanco della solita vita e voleva cercare fortuna, ne parlò con la madre ma questa cercava di distoglierlo dall’idea. Il nonno vedendo che c’era qualcosa ce non andava chiamò in disparte ‘Ntoni per chiedergli che cosa voleva. Questi cominciò a parlare della sua idea di andare in cerca di fortuna e di voler diventare ricco. Ma il nonno cerca anche lui di distoglierlo da queste idee e gli dice con fermezza che la sua è paura di vivere e parla di sua madre, di sua sorella e di tutti gli altri che soffrono ma non hanno paura di lavorare e faticare per vivere. In conclusione ‘ntoni si mise a piangere. Continuò i giorni seguenti ad essere imbronciato e la madre gli disse che se voleva partire poteva andarsene ma al ritorno non l’avrebbe più trovata perché ormai era molto stanca e cominciava a piangere e se lo teneva stretto al collo. Così ‘Ntoni decise di rimanere per volere della madre, perché la sua partenza avrebbe provocato molti danni alla famiglia. La Longa era molto stanca e pallida, e non sapeva che lei doveva partire per un viaggio senza ritorno. A Catania c’era il colera e la gente scappava dalle campagne e si rifugiava in città. Le acciughe non venivano più acquistate e quindi per potere vendere i barilotti si abbassavano i prezzi. La Longa vendeva uova e pane fresco ai forestieri per fare qualche soldo. Col colera in gira non si doveva accettare niente dagli sconosciuti, camminare lontano dai muri e non sedersi sui sassi. Un giorno la Longa molto stanca si sedette su un sasso e prese il colera, quindi tornò a casa con le occhiaie nere e il viso giallo. Mena e Lia terrorizzate, cominciarono a piangere mentre le preparavano il letto. Poi vennero padron ‘Ntoni e i nipoti, e la Longa era già a letto. Non c’era in giro nessun dottore e quindi attorno a lei c’erano i suoi cari che quella sera vegliarono con la candela accesa. Sul tardi vennero a pigliarsi la Longa, ma nessuno venne a fare la visita del morto, perché avevano paura del colera. Ormai in strada c’era solo don Michele, tutti gli altri erano rintanati come conigli, e guardava la Mena. Intanto Lia si era fatta una bella ragazza. Tutti sentivano la mancanza della Longa ma soprattutto Mena che aveva preso il suo posto. Quando finì il colera dei denari raccolti con molta fatica ne erano rimasti solo la metà, ‘Ntoni voleva andare in cerca di fortuna, ma a Mena importava che lui rimanesse con loro. Stavolta il nonno disse che i genitori non c’erano più e poteva fare quello che voleva, e agli altri ci badava lui fin quando rimaneva in vita. Mentre preparava la borsa al fratello la Mena piangeva come se non lo avrebbe più rivisto. Il nonno gli dette il denaro e dei consigli, la vicine lo vennero a salutare. Infine salutò tutti e se ne andò coi lacrimoni agli occhi Mena e Lia si misero in un cantuccio e continuarono a piangere ad alta voce, perché un altro se ne era andato. La Nunziata che era con loro disse che così se ne era andato anche suo padre. CAP12 Padron ‘Ntoni e Alessi non bastavano per governare la barca, e quindi si doveva prendere a giornata qualcuno. Invece a zio Crocifisso il colera non gli ha fatto nulla. Però il guadagno per i Malavoglia non bastava a pagare le spese quindi padron ‘Ntoni dopo averci pensato un pezzo si decise a parlare con Mena di vendere la Provvidenza che non rendeva più nulla, era vecchia e aveva bisogno di denari per essere rattoppata e qualora sarebbe tornato ‘Ntoni e quando avrebbero messo insieme i denari della casa, avrebbero comprato un’altra barca. La domenica andò a parlarne a Piedipapera, perché nessuno la voleva comprare, in modo che convincesse zio Crocifisso ed acquistarla come se fosse un’afare d’oro. Zio Crocifisso voleva sposare la Vespa per accaparrarsi la chiusa ed era indeciso sul da fare. Padron ‘Ntoni aspettava la risposta e andava a veniva per la piazza. Per lui gli parve che gli strappassero le budella dallo stomaco quando si sono portati via anche gli attrezzi della pesca. Piedipapera promise a padron ‘Ntoni e ad Alessi un lavoro a giornata purché si accontentassero un poco, infatti convinse don Cipolla di prenderli perché il vecchio aveva molta esperienza. Padron Cipolla prese quasi per carità, perché avevano fatto il broncio da quando il matrimonio era stato mandato in aria. Brasi stava dietro alla Mangiacarrubbe la quale gli aveva messo gli occhi addosso e passava davanti a lui ben vestita e lo guardava con un occhiata assassina. Brasi così rimaneva come un bietolone ad ammirare la Mangiacarrubbe e questa per conquistarlo si cambiava ogni giorno i fazzoletti di seta e la collana di vetro. La gente criticava padron Cipolla perché era meglio dare il figlio in sposo a Mena che a Mangiacarrubbe. Mena non metteva fuori il naso dalla porta, perché doveva fare le faccende di casa e fare la mamma alla piccina. La Zuppidda predicava a don Michele che gli avrebbe cavato gli occhi se guardava la Barbara, e quindi questi guardava la bella Malavoglia. La sera quando dovevano cenare il tavolo era abbastanza grande per loro, dopo aver cenato si sedevano davanti alla porta. Padron ‘Ntoni pensava sempre alla casa del nespolo e alla Provvidenza. Ogni tanto veniva anche la Nunziata e la cugina Anna e parlavano tutti insieme. Alessi e Nunziata si sedevano in disparte e ragionavano insieme come se fossero stati adulti. Alessi domandava alla Nunziata se lo voleva per marito da grande, questa imbarazzata diceva che c’era tempo. Poi discutevano di Mena, del nonno che voleva ricomprare la casa del nespolo e a proposito di questo diceva che quando le sorelle si sarebbero sposate e quando avrebbero potuto ricomprare la casa del nespolo si sarebbero sposati e il nonno lo facevano abitare nella stanza grande, poi si dovevano apportare delle modifiche, infatti in cucina si doveva rifare il focolare. Nunziata sapeva tutto di quella casa che poteva andarci anche con gli occhi chiusi. La cugina Anna era un po’ preoccupata per il figlio Rocco il quale andava sempre a bere all’osteria. Un pensiero fu rivolto a ‘Ntoni e il nonno soggiunse che non doveva andarsene. Quando ritornò ‘Ntoni era senza una scarpa ai piedi, più lacero di prima ma i familiari gli fecero festa ugualmente, perché era passato molto tempo dalla sua partenza. Per otto giorni ‘Ntoni non ebbe il coraggio di mettere piede sulla strada perché tutti lo desideravano. ‘Ntoni non pensava più né alla Zuppidda né alla Sara, perché volevano un marito che lavorasse come un cane per mantenere la famiglia, tutto l’opposto di quel che voleva diventare ‘Ntoni. Lui cominciò a fare prediche, almeno era quello che aveva imparato liberamente all’osteria poiché il nonno non gli avrebbe tirato le orecchie. Il nonno contava su ‘Ntoni infatti gli diceva che con un altro po’ di denari avrebbero comprato la barca o la casa . A ‘Ntoni non gliene importava nulla, lui era stanco di andare a giornata ma ancora non ce la faceva a dire di no e invidiava chi come Piedipapera, Rocco Spatu ed altri si sedevano sulle spiagge a chiacchierare e ‘Ntoni qualche volta ascoltava i loro discorsi. Parlavano di soldi che sono fondamentali, per esempio zio Crocifisso voleva sposare la Vespa per accaparrarsi la chiusa, poi ci sono quelli che anche se non fanno nulla guadagnano lo stesso, specie quelli che facevano parte dello stato che erano solo dei ladri, invece lo speziale si riteneva fortunato perché il padre gli aveva insegnato quel mestiere. Tra loro ‘Ntoni si sentiva a disagio poiché lui per guadagnare doveva lavorare come un cane. CAP13 Padron ‘Ntoni quando vedeva il nipote tornare a casa ubriaco lo mandava a letto senza che gli altri lo vedessero. La
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