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Maleficia. Storie di streghe dall'antichità al rinascimento, Sintesi del corso di Storia Medievale

sintesi completa del libro di Marina Montesano

Tipologia: Sintesi del corso

2023/2024

Caricato il 29/02/2024

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Scarica Maleficia. Storie di streghe dall'antichità al rinascimento e più Sintesi del corso in PDF di Storia Medievale solo su Docsity! Maleficia storie di streghe dall’antichita’ al medioevo INTRODUZIONE Don Aquilante Rocchetta, iniziò il suo pellegrinaggio in Terra Santa e, come la maggior parte degli uomini del suo tempo, conosceva la cultura umanista e praticava una fede priva di superstizione; non mostrava alcun interesse per imirabilia. Il predicatore francescano Bernardino da Siena, attaccò pubblicamente le superstizioni. Don Aquilante, riferisce che durante la sua visita al Santo Sepolcro ha assistito con orrore al miracolo del Fuoco Santo: le can- dele attorno alla tomba sembrano accendersi da sole. Scrive anche degli zaccali, una specie di lupi, che sono in grado di imitare la voce umana, dopo averla sentita attentamente di giorno e di notte mangiano la persona che hanno attirato a loro. Lui stesso conferma di aver sentito quelle voci e per questo era stato attento ad non uscire la notte. Quei tempi sono gli stessi della caccia alla streghe. Sono molti i fattori da valutare sul motivo per cui gli uomini hanno iniziato a credere alle streghe ma ancora oggi non si hanno altrettante risposte. Sappiamo solo che l’idea esiste n dall’Antica Grecia. MAGIA E STREGONERIA IN GRECIA CIRCE ⇨ la gura della maga Circe è sicuramente la più antica. L’Odissea le conferisce una storia e una personalità, mentre nella Teogonia è glia del dio Elio e della ninfa oceanina Perseide. Vive sull’isola di Eea, circondata da animali feroci che prima erano uomini che poi lei ha trasformato. Circe, attira Odisseo e i suoi uomini tramite la sua bellezza e la sua voce e da loro da mangiare; nel cibo mette potenti droghe e trasforma gli uomini della nave in maiali. Odisseo viene avvertito da Ermete che fornisce il moly, una forma di contromagia. Circe e Odisseo passano del tempo insieme e dopo un altro anno, i suoi uomini (riportati nella loro forma umana), intimano Odisseo a partire. Circe gli riferisce che dovranno visitare Tiresia, il veggente cieco di Apollo a Tebe ed eseguendo il nekyia, sarà in grado di richiamare gli spiriti dei morti. Circe agisce nel campo della fertilità ed è una necromante. In epoca ellenistica le viene attribuito un ruolo molto più oscuro: alla visita di Giasone e Medea, compie un sacricio di sangue per puricarli. Nell’Eneide, Enea è in grado di sentire i lamenti degli uomini trasformati. Nella storia di Glauco e Scilla, Circe riutandosi di fornire al dio del mare un ltro d’amore, trasforma la ragazza in un mostro, recitando gli incantesimi di Ecate, la dea della magia. MEDEA ⇨ legata a Circe. Moglie di Giasone, nominata nelle Argonautiche; il marito vuole sposare la prin- cipessa Glauce perché Medea è una barbara della Colchide. Il padre di Glauce, Creonte, esilia Medea ad Ate- ne dove lei incontra Egeo, il re. Cura la sua sterilità. Medea uccide sia Glauce che Creonte, tramite dei vestiti avvelenati e inne uccide i suoi gli davanti a Giasone. Medea era una potente maga guidata solo dalle sue passioni. Compare anche nelleMetamorfosi di Ovidio dove, tramite una lunga invocazione a Ecate, controlla la natura, gli elementi e pratica la necromanzia. La Medea di Euripide è diversa da quella di Ovidio e di 1 Seneca, viene mossa dalla ricerca di vendetta per le ingiustizie subite mentre l’altra è solo malvagità. PAROLE DELLA MAGIA ⇨Medea e Circe, agiscono entrambe tramite delle pozioni. Sin dall’antichità i veleni venivano associati al malecio. I pharmaka, possono essere sia utili sia dannosi; nell’antica Atene i pharmakoi erano dei capri espiatori rituali che venivano fatti slare per la città per poi essere lapidati. Bisogna menzionare anche imagi cioè coloro che provengono da Oriente; secondo Erodoto erano una tribù dei Medi iraniani. I sacerdoti zoroastriani erano considerati solo dei ciarlatani, Plinio il Vecchio associa- va Zoroastro all’inizio della magia stessa. Gli indovini (manteis e goetes) svolgevano le loro attività in segreto ed erano associati al commercio con gli inferi e i morti. Agli indovini veniva negata una posizione sociale adeguata e per questo Platone li pone nella stessa categoria dei ciarlatani. I manteis a volte venivano venerati, come ad esempio La Pizia, la veggente di Del che trasmetteva le profezie di Apollo ai visitatori del tempio. I veggenti, erano particolarmente ricercati dagli eserciti: gli Spartani avevano Tisameno, dopo la sua morte, il suo ruolo fu ereditato dai suoi parenti poiché si credeva che questo tipo di potere potessero riguardare la famiglia intera. Tuttavia anche loro potevano essere considerati dei ciarlatani. DONNE A PROCESSO ⇨ l’aiuto magico era spesso richiesto, in innumerevoli situazioni poiché la gente credeva veramente nella sua riuscita e inoltre non c’era niente di simile alla religione cristiana che poi avrebbe vietato la magia. Tuttavia anche nell’antica Grecia, le vittime principali erano le donne: come ad esempio Teoride che è stata accusata di empietà o Phyrne accusata di portare un nuovo dio negli incontri a Dioniso che organizzava per uomini e donne. C’erano molti stereotipi che circondavano queste donne: molte erano straniere, prostitute e anziane. LAMIE, ARPIE, EMPUSE ⇨ Lamia era amante di Zeus, suscitando la gelosia di Era che uccide i gli di Lamia; la soerenza la trasforma in un mostro che ruba e mangia i gli delle altre donne. Si pensa che Lamia sia legata a Lilith, un demone che ruba e uccide i bambini. Nella tradizione cabalistica, Lilith, è la prima moglie di Adamo cacciata dal paradiso terrestre dopo la sua ribellione. Lilitu e Lamashtu, sono due demoni assiri: la prima è una donna lussuriosa che adesca gli amanti e poi li abbandona, mentre la seconda è ladra di neonati. Filostrato parla di Lamia come di una donna bella amata da Menippo, che poi lei uccide. Le gure mostruosi, metà donne metà bestia, sono molto diuse nella mitologia greca come le Empuse cioè le glie di Ecate o le Arpie (metà donne e metà uccello). La lamia è capace di estrarre i propri occhi e da qui il termine “malocchio” nato nel medioevo. Questi mostri venivano collegati allo status sociale delle donne, una donna senza gli veniva associata al regno demoniaco per il timore di un mondo senza maternità, che quindi sarebbe morto. RACCONTI DI MAGIA A ROMA Anche Roma aveva i suoi stereotipi, per questo la maggior parte delle maghe latine sono frutto della creazio- ne letteraria. In Orazio, ad esempio, le donne coinvolte nella magia sono orribili come Canidia. Studi recenti hanno concluso che la gura di questa donna va esclusivamente associata a Orazio e non ad una persona reale. Insieme a lei, viene citata una certa Sagana: entrambe sono vecchie, Canidia ha i dei denti articiali mentre Sagana una parrucca. In un racconto, Canidia e le sue adepte vogliono sacricare un ragazzo 2 simulacri di stoa cosparsi con la farina. Nel 812, si iniziano a perseguitare tutti coloro che praticavano culti dedicati alla natura. Chi usava la magia, era condannato ed essere servo della Chiesa. Si ritiene che esiste donne che possano ammaliare un uomo, portare amore e odio tra un uomo e una donna e che eseguano rituali. Alcune di queste credenze vengono considerate solo superstizioni. Una suora fu accusata di aver fatto ammalare Ludovico il Pio e per questo fu aogata. UNA COMPAGNIA CHE VA “IN CORSO” Il medioevo denito come «buio», viene illuminato da numerosi rinascimenti; basti pensare che all’inizio del secondo millennio i reperti romani erano costantemente apprezzati e ricercati. L’imperatoreOttone III fece eleggere Papa Silvestro II per assicurarsi l’inuenza dell’impero sulla Chiesa. Ottone aveva una grande passione per la cultura romana e per questo era aancato da uno studioso di nomeGerberto D’Aurillac. Dopo la sua morte, iniziarono a diondersi diverse leggende che lo vedevano non solo come uno studioso ma anche come un mago; una delle storie più diuse riguardo il ritrovamento di una statua mutila di bronzo nel CampoMarzio, che gli suggerisce di addentrarsi nei sotterranei e lì trova una stanza piena d’oro. Ben presto il lato “pagano” di Roma inizia ad aascinare la popolazione. C’è anche una critica verso la Chiesa che combattendo il paganesimo, distruggono un intero tesoro artistico. Si inizia a diondere l’idea che le statue romane sono talmente verosimili perché sono state fatte con l’aiuto della magia e quindi con i demoni. Nel corso del Medioevo si iniziarono a diondere leggi che vietano l'utilizzo della magia. Le donne che credevano di poter cambiare forma o di volare, dovevano essere esiliate dalla comunità. Si iniziarono a scoprire molti testi che nei secoli precedenti erano sconosciuti. La diusione orale cercava in qualche modo di sradicare le credenze popolari e le superstizioni. Tra i più importanti autori troviamo Giovanni di Salisbury eGervasio di Tilbury, secondo quest’ultimo le lamie - chiamatemasche e striae - sono donne che entrano nelle case di notte e strappano i bambini dalle loro culle. Si parla anche dei draghi come creature che possono assumere forma umana. Molti testi parlano della «signora della notte», ad esempio nelDe Universo una parte viene dedicata alla caccia selvaggia e agli spiriti maligni che appaiono sotto forma di ragazze. Una credenza diusa dice che le persone lasciano le loro case aperte in modo che queste entrino, poiché in cambio donano abbondanza di fortuna. Con la crescente popolarità dei predicatori del XII secolo, queste storie si diusero ancora di più per esempio con il domenicano francese Stefano di Borbone che chiama bonae res le donne che viaggiano di notte. Un’altra storia diGiacomo di Vitry parla di una donna sedotta da un demone che credeva di poter volare, allora il prete - giudicando questa storia solo una superstizione - la rinchiude nella chiesa e le pone un crocisso sulla testa no a quando lei non implora di essere liberata, così il prete la sda a volare. Questi racconti furono interessanti anche per gli inquisitori. In questi racconti troviamo anche diverse versioni, per esempio la gura della strega vecchia che ruba in bambini compare solamente in alcune di queste storie. Si parla di un luogo chiamato tregenda dove dovevano svolgersi le riunioni. Questi racconti, inuenzano fortemente la letteratura francese del XII secolo: una storia parla di un ladro che voleva salvare un bambino presi da delle streghe, per queste vuole ingannarle con il pezzo del corpo di un cadavere e così si nasconde 5 con questo. Dopo aver sentito le donne voler confrontare i vari corpi, decide di prendere il posto di uno di loro nendo per avere una gamba tagliate dalla strix. Dopo aver preso il resto del corpo, niscono per sparire e così il ladro è salvo. L’uso di “strega” come per indicare una donna vecchia e brutta, è solo degli innumerevoli signicati che que- sta parola assume. In alcuni racconti è ricorrente il numero tre; il tre è anche ricorrente nella Bibbia. L’interesse per la magia comincia a crescere sempre di più, inuenzando la letteratura medievale; l’esempio più eclatante è sicuramente quello della leggenda di Re Artù. Nella maggior parte delle opere francesi le streghe sono donne che si trasformano in mostri, mentre nel XIV secolo la parola “strega” viene utilizzata per indicare un vizio femminile. Per Francesco Buti, la strega è un mutaforma cannibale che sostituisce il bambino con un fantoccio o, addirittura, con un altro bambino come nelle storie dei changelings (cambioni) ossia neonati sostituiti nelle culle con quelli di essere simili alle fate, poiché i loro, al contrario di quelli umani, erano malati e deformi. NelDecameron, di Boccaccio, troviamo storie di magia o di streghe, come nella nona novella dell’ottava giornata (maestro Simone e Bualmacco). CAPITOLO QUINTO IL XIV secolo aveva vissuto moltissimi periodi bui: le crisi economiche aggravate dalle guerre e dalle condi- zioni metereologiche disastrose, la peste nera e soprattutto lo scisma d’occidente in seguito al conitto tra Filippo IV di Francia e Bonifacio VIII. Questi eventi segnarono un punto di svolta per la caccia alle stre- ghe. Il Concilio adottò misure più rigide in confronto agli eretici e alla magia. Bernardino da Siena e l’ordine dei frati Osservanti, furono la forza trainante delle persecuzioni contro gli eretici. La loro predicazione riguardava molti argomenti: l’economia, le guerre civili, la crociata, la cattiva condotta sessuale e ovviamente l’eresia e la stregoneria. Lottavano contro le credenze popolari, ottenendo un notevole successo. Neppure Bernardino però fu immune all’Inquisizione: durante una predica a Bologna, sostenne la sostituzione dell’agostiniano Cristoforo da Bologna che fece subito ricorso all’Inquisizione per denunciare il frate. Tuttavia, il papa emise un verdetto positivo riguardo le parole di Bernardino e questo non fece altro che aumentare la sua fama. Abbiamo delle reportationes delle sue prediche, ovvero appunti su ciò che diceva durante i suoi sermoni; una delle più famose è quella dove dice di aver processato lui stesso una strega. Ci sono molti racconti dei frati osservanti sui processi e molti di questi mostrano come le accuse stessero cambiando forma rispetto a quelle precedenti. Un episodio testimoniato da Stefano di Borbone, parla di una donna che, cadendo vittima di un malecio, viene portata in un sotterraneo dove c’erano molti uomini e donne riuniti attorno ad un contenitore di acqua con una lancia al centro. Il capo invocava Lucife- ro no a quaando un gatto nero non scendeva lungo la lancia spruzzando acqua alle persone, allora le luci si spegnevano e tutti prendevano la donna o l’uomo più vicino e consumavano un rapporto sessuale. Potrebbe trattarsi del preludio di un sabba. L’origine e il signicato del termine “barilotto” - usato in molti racconti - sono sconosciuti, alcuni avanzano delle ipotesi ma nessuna sembra avere fondamenta. Molti racconti hanno attinenza con la società del tempo come la storia del paggio del cardinale, che ha trovato una ragazza in un campo a ballare insieme ad altre 6 donne e quando la mattina dopo decide di portarla a casa, lei per tre anni non dice una parola per poi, inne rivelare all’uomo che viene da Schiavonia, ovvero “la terra da cui provengono gli schiavi” che potrebbe star ad indicare l’Africa o l’Asia; nel basso Medioevo l’uso degli schiavi nelle famiglie nobili era piuttosto comune ed essendo “stranieri” le persone avevano forti pregiudizi su di loro. Nelle predicazioni orali di Bernardino la sua narrazione raggiunge punti in cui è impossibile quale sia la sua posizione sull’argomento, manipolando il suo pubblico. In un sermone descrive le pratiche che denunciava, dicendo che tutti i rituali richiedevano sacrici ai demoni; anche quelli per debellare le malattie. Descrive tutti i “modi” per guarire da diversi tipi di malattie anche tramite l’utilizzo di pietre, come il corallo usato nelle emorragie infantili. Ritiene che la magia sia ecace perché è il diavolo che ne garantisce il compimento, diventando così una cosa blasfema. Le idee di Bernardino inuenzano anche il suo successore,Giacomo della Marca, che parla della «mulier maleca», una donna che aveva costruito una chiesa in campagna alla quale accorrevano fedeli che nivano per trascurare le chiese uciali. La donna fu arrestata e quando le fu domandato in che virtù aveva costruito la chiesa, rispose che una voce le aveva detto di costruirla accanto al corpo di un santo sconosciuto. Per Giacomo non c’erano dubbi: la voce era quella del diavolo. Alcuni dei maleci descritti da Giacomo sono riti cristiani invertite, con l’utilizzo di ostie consacrate come per esempio una vecchia donna di Norcia che per attirare a sé un uomo aveva fatto un ltro con l’ostia, carbone e ossa. In un racconto una donna esce di casa spettinata e nuda per evocare i demoni: bisogna soermarsi sui capelli, perché a quel tempo le donne portavano la testa coperta con dei fazzoletti, per decenza e quindi mostrare i capelli così era un segno di dissolutezza. Rappresentare le streghe come donne nude, spettinate e spesso anziane era un archetipo comune. Iniziano a comparire nuovi termini relativi alla stregoneria:masca, che era un sinonimo di strix/striga e l’immagine ricorda Circe e Medea; Jana, termine usato principalmente nell’Italia meridionale; Zobianae che signica “quelle del giovedì”, poiché si credeva che questo fosse il giorno in cui si riunivano. Nei sermoni degli osservanti troviamo riferimenti al canon episcopi, che era un’istruzione ai vescovi riguardo all’atteggiamento da assumere nei confronti della stregoneria. Nonostante Bernardino non creda a queste pratiche, ritiene comunque le donne colpevoli di questi crimini poiché esse hanno ceduto al fascino del diavolo. Molti autori parlano di queste “storie” solo come deliri di donne che credono di essere streghe e di poter volare. Vengono chiamate vetule. Un altro sermone riguarda l’infanticido: riferisce di aver sentito delle voci di bambino che chiedevano ven- detta ognuno per motivi diversi, chi perché era stato abortito dalla madre tramite formule e pozioni, chi era stato soocato dalle madri negligenti che dormivano con loro e accidentalmente li uccidevano. Secondo il frate questi bambini vengono facilmente aascinati dalle streghe. Il verbo fascinare deriva dal latino fascinus che fa riferimento alle divinità e alle sue rappresentazioni, ma nel Medioevo “fascinare” vuol dire “incantare”. Una donna di nome Finicella, ammette di aver ucciso trenta bambini e di aver succhiato il loro sangue ma Bernardino riferisce un inganno diabolico. Giacomo, al contrario, non distingue mani l’eettiva opera delle streghe con l’inganno diabolico come ad esempio con Santuccia. 7
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