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Management dell'Energia ed Ecosostenibilità (Parte 3), Dispense di Economia

Dispense complete sulla terza parte del programma (a.a. 2019/2020).

Tipologia: Dispense

2019/2020

Caricato il 19/09/2020

ecraun
ecraun 🇮🇹

4.5

(6)

3 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica Management dell'Energia ed Ecosostenibilità (Parte 3) e più Dispense in PDF di Economia solo su Docsity! La metamorfosi digitale Siamo oggi entrati in una nuova fase, quella dell'economia circolare, nella quale la nostra socialità è alla base della creazione del valore economico". Il modello della società verticale è una società in cui le decisioni sono in mano a una o poche persone e il resto dei componenti della società è quasi estraneo alle scelte da affrontare; chi è dotato delle migliori qualità occupa progressivamente livelli superiori. A livello istituzionale è organizzata a piramide: discende dallo Stato centrale fino ad arrivare alla periferia delle municipalità". Come schema tale società "si muove dall'alto al basso, dal centro alla periferia, attraverso una fitta rete di ramificazione di potere intermedi e locali deputati alla realizzazione delle logiche del centro". Il modello della società orizzontale è una società in cui nessuno è più importante di un altro, dove tutti sono partecipi delle decisioni che vengono prese. "La società pone al centro il territorio come principio organizzativo della produzione, dell'inclusione e della mobilità sociale"; le attività imprenditoriali sono legate al territorio, nascono dal sommerso, si sviluppano in maniera reticolare attraverso distretti industriali e, poi, attraverso piattaforme produttive arrivano fino alla globalizzazione. Finanziarizzazione e digitalizzazione della vita quotidiana sono i principali motori globali della circolarità ricorsiva che include il debito, le migrazioni, rendendo disponibili merci e servizi a basso costo in cambio della valorizzazione della società umana" (spesso anche nell'ambito della C.d. sharing economy o economia della condivisione); in questo quadro lo Stato non è più il soggetto centrale della società verticale, è sempre meno il regolatore della società orizzontale, è sempre più il mediatore (forte o debole a seconda della tradizione statuale nazionale) della potenza dei flussi sulla vita nuda delle persone". Una società circolare si presenta con alcuni aspetti che si traducono nella realizzazione di “città circolari”. Risorse più importanti come l’acqua, l’energia e i rifiuti, vengono utilizzate in maniera efficiente limitando l’impatto che questi hanno sull’ambiente. A questi si aggiungono vari aspetti per una città circolare, come ad esempio, la mobilità, le reti digitali, la partecipazione, etc. In questo aspetto legato a circolarizzazione, digitalizzazione e immaterializzazione della società, si inserisce il discorso dell’economia leggera. Definita da molti come l’economia immateriale, negli ultimi decenni in Italia abbiamo assistito ad una frattura dell’economia pesante alleggerita poi da ristrutturazioni, disinvestimenti e delocalizzazioni. Così abbiamo assistito a una riconversione che ora tiene uniti i manager delle reti hard e soft, alcuni conglomerati industriali e finanziari e un'economia leggera, con tante reti sociali, che partendo dai saperi taciti che nutrivano i distretti e le filiere del made in Italy, ha incorporato valore. L’avvento della digitalizzazione ha portato a cambiamenti importanti. Il modo di produzione industriale è basato sulla proprietà privata, sulla separazione dei saperi e le relative professioni. Fondamentale l’idea di progresso. Città e campagna, servo e padrone, pubblico e privato formavano paradigmi dualistici. Nel mondo digitale, invece, i saperi tendono ad essere olistici, e avviene una continua integrazione tra i saperi. Tutto è circolare. Le aziende guardano alla società e investono nel rapporto con le comunità: dei lavoratori, del territorio, di filiera ecc,; imprese low profit che preferiscono alla logica degli investimenti di medio e lungo termine, la remunerazione a breve degli azionisti; imprese for profit che producono beni e servizi alla persona, start up a vocazione sociale, imprese della sharing economy; fabbriche della condivisione come i fab lab che nascono dalla logica reticolare di internet. L'affermarsi di modelli di vita e di socialità smart, green e social. La green economy è a risposa ai modelli economici che credevano fortemente nell’efficienza del settore privato e del mercato. Ha le sue radici all’interno della visione globale del paradigma dello sviluppo sostenibile che fa riferimento al rapporto Bruntland “Our common Future” che mette in luce il principio di responsabilità intergenerazionale. - È considerata pulita perché utilizza sistemi di produzione puliti di beni, materiali ed energia; - È rigenerativa perché tende a proteggere/ricostruire gli ecosistemi naturali attraverso un uso sostenibile delle risorse non rinnovabili; - È circolare perché l’efficienza nell’uso delle risorse impone la minimizzazione dei rifiuti e la loro trasformazione in materia prima di nuovi prodotti; - È bio – based perché utilizza materie prime derivate d piante e rifiuti piuttosto che materiali minerali e fossili non rinovabili; - È basata su un nuovo concetto di ricchezza e di benessere, legati all’accrescimento degli stock di capitale umano, sociale, naturale e finanziario. Alla base dell’attenzione per l’ambiente e il benessere delle persone si è affermato un principio etico ben preciso, cioè quello della responsabilità intergenerazionale. La fondazione Ellen MacArthur definisce l'economia circolare: «Un'economia industriale che è concettualmente rigenerativa e riproduce la natura nel migliorare e ottimizzare in modo attivo i sistemi mediante i quali opera». Alla base del suo sviluppo troviamo: - Assenza di scarti di processo: lo scarto diventa nuova materia prima e alimenta altri cicli produttivi o di riuso; - L'estensione della vita utile dei prodotti; - Produzione di prodotti di lunga durata; - Attivazione di economie di ricondizionamento; - Riduzione della produzione di rifiuti Nell'economia aperta prevalgono logiche industriali, produzione e consumo contribuiscono alla "crescita". Nell'economia circolare (o chiusa) la misura del successo diviene la natura, il limite, la qualità e la complessità del sociale totale che comprende le persone e le menti incluse nel sistema stesso. Non ci sono risorse illimitate ed è necessario operare all’interno di un sistema ecologico chiuso che deve essere in gradi di rigenerare i materiali. "La tragedia dei beni comuni" II biologo americano Garret Hardin nel 11968 scrisse un articolo su "Science" intitola to "La tragedia dei beni comuni" una sorta di parabola. La parabola descrive un fenomeno ben noto agli ecologi: quando una popolazione animale entra in uno spazio di dimensioni e con alimenti limitati dapprima la popolazione cresce rapidamente, poi cresce più lentamente, poi si stabilizza su un numero di individui che il territorio può ospitare senza entrare in crisi: questo numero di individui rappresenta e prende il di «carrying capacity» di un territorio (o capacità portante). Lo sviluppo è un concetto ampio che contempla il benessere economico e sociale. La crescita rappresenta la misura economica e quantitativa della ricchezza, misurabile attraverso il PIL. Non tiene conto degli effetti esterni causati dall’economia, e può verificarsi anche in presenza di povertà. crescente di rinnovabili e gas. Questa transizione è comunque legata alla realizzazione delle infrastrutture necessarie. Questo è uno dei punti cruciali dei piani di sviluppo di TERNA, realizzando anche interventi per: - Incrementare la capacità di accumulo centralizzata e distribuita, per garantire l’integrazione in sicurezza delle fonti rinnovabili (overgeneration da rinnovabili), mediante lo stoccaggio elettrochimico e tramite il pompaggio per le centrali idroelettriche; - Sviluppare nuove fonti di accumulo (si sta investendo molto sull’idrogeno). Dalla metà degli anni ’90, con il protocollo di Kyoto, sono state adottate politiche e misure comunitarie riguardanti la decarbonizzazione dell’economia. Nella COP 21 (Parigi 2015) è stato adottato l’accordo di Parigi che mette in evidenza la necessità di contenere l’aumento delle temperature medie sotto i 2°C, e limitarlo addirittura a 1.5°C. Gli obiettivi vincolanti per l’Italia sono: riduzione per i settori che non rientrano nella direttiva ETS del 13% entro il 2020; promuovere le rinnovabili con il raggiungimento di una quota del 17% da rinnovabili e del 10% di energia rinnovabile da includere nei consumi finali di energia nei trasporti. La nuova strategia energetica nazionale (SEN) è stata adottata il 10/11/2017 con il decreto del MISE e del ministero dell’ambiente, costituisce un punto di partenza per la preparazione del piano integrato per l’energia e il clima (PNIEC) e rispecchia le strategie adottate dall’unione. Il SEN prevede entro il 2025 la riduzione di almeno 80% delle emissioni climalteranti rispetto al 1990 e, entro il 2030, di migliorare la competitività del paese continuando a ridurre i gap di prezzo di costo dell’energia rispetto all’Europa (completando i processi di liberalizzazione dei mercati energetici e tutelare la competitività dei settori energivori), raggiungere in modo sostenibile gli obiettivi ambientali e di decarbonizzazione al 2030, migliorare la sicurezza dell’approvvigionamento e la flessibilità dei sistemi. La Strategia Energetica nazionale favorisce, oltre alla tutela del paesaggio, i rifacimenti (cd. REPOWERING) degli impianti eolici/idroelettrici/geotermici esistenti con priorità per le aree industriali dismesse o per le maggiori risorse necessarie per aumentare l’efficienza energetica. Prevede la riduzione dei consumi finali, per una migliore efficienza energetica e di accelerare la chiusura di impianti termoelettrici a carbone entro il 2025. Per il miglioramento dei sistemi energetici è previsto l’uso delle rinnovabili elettriche e di nuovi player sul mercato, un potenziamento delle reti attraverso configurazioni smart, gestendo la variabilità dei flussi e le punte di domanda. La SEN italiana si inserisce all’interno di un contesto ampio che vede: - Forte evoluzione del mix energetico: o Rinnovabili e nucleare +2.5% entro il 2030; o Gas +1.5% entro il 2030; o Petrolio e carbone in diminuzione entro il 2030; o Domanda elettrica soddisferà il 21% dei consumi finali entro il 2030. Rispetto all’efficienza energetica, l’Italia ha sempre avuto una buona posizione rispetto agli altri paesi europei. All’interno della SEN sono previsti dei punti specifici per raggiungere gli obiettivi ambientali di riduzione dei gas climalteranti e per garantire la sicurezza dell’approvvigionamento. Il nuovo piano nazionale integrano energia e clima (PNIEC) costituisce lo strumento di base per cercare di raggiungere gli obiettivi più generali. Il PNIEC italiano prevede l’attività congiunta del MISE, ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare, oltra al ministero dei trasporti. EMISSION TRADING SYSTEM È un sistema che punta a ridurre in maniera economicamente efficiente la riduzione di emissioni di gas serra. Abbraccia oltre 11mila impianti ad alto consumo energetico, più le compagnie aeree che collegano 30 paesi. Interessa circa il 45% delle emissioni a livello europeo e opera secondo il principio del cap and trade. Il tetto massimo si riduce nel tempo, per permettere una riduzione costante delle emissioni. L’UE ha stabilito un quadro di azione comune a tutti gli Stati membri per la promozione dell’energia da fonti rinnovabili stabilendo degli obiettivi da raggiungere entro il 2020 riguardo alla percentuale di energia totale da produrre partendo da fonti rinnovabili e dalla quota di FER usata nei trasporti. I Piani di Azione Nazionali (PAN) fissano gli obiettivi nazionali degli Stati membri per la quota di energia da fonti rinnovabili consumata nei settori dei trasporti, dell’elettricità e del riscaldamento/raffreddamento. Gli obiettivi generali dei PAN sono: - Garantire la sicurezza degli approvvigionamenti energetici; - Riduzione delle emissioni di gas dannosi per il clima; - Miglioramento della competitività dell’industria nazionale; Per il raggiungimento di questi obiettivi l’UE ed i singoli Stati hanno messo a punto dei meccanismi incentivanti. I principali meccanismi in Italia sono i certificati verdi, le tariffe omnicomprensive agli impianti che producono da fonti rinnovabili è riconosciuta una tariffa che remunera l’energia immessa in rete e incentiva la produzione, i titoli di efficienza energetica, il conto energia per le PA e le agevolazioni fiscali con la possibilità di detrarre dall’imposta sul reddito il 55% del totale delle spese sostenute. Temi attuali Le crisi che la nostra società sta affrontando sono diverse: emergenza climatica, crescita della popolazione, aumentato bisogno di cibo e acqua, prezzi crescenti dei carburanti, crisi finanziaria, etc. Le attuali crisi sono determinate soprattutto dal fatto che si è sempre preferito il presente al futuro, scaricando il debito alle generazioni future. La ricerca di nuovi modelli economici è dettata soprattutto dall’aumento della popolazione, dalla Terra che sta diventando sempre più piccola per l’elevato numero di persone, dal 1980 ad oggi abbiamo consumato più di un terzo delle risorse più importanti, nell’ultimo decennio abbiamo perso 5.2 milioni di ettari di foreste l’anno, aumenta il debito ambientale. Il sistema globale della natura probabilmente non è in grado di sopportare i tassi attuali di crescita economica e della popolazione molto oltre il 2100, anche con l’avvento della tecnologia avanzata. I limiti alla crescita del pianeta riguardano l’aumento della popolazione, la produzione agricola, l’impoverimento delle risorse non rinnovabili, la produzione industriale e l’inquinamento. Il Rapporto sui limiti dello sviluppo Il «Rapporto sui limiti dello sviluppo» (dal libro The Limits to Growth.), commissionato al MIT dal Club di Roma e pubblicato nel 1972 da Donella H. Meadows , Dennis L. Meadows, J.Randers e William W. Behrens III, rappresenta una prima pietra miliare sul cammino verso lo sviluppo sostenibile che oggi/domani ci riguarda/riguarderà da vicino. Il rapporto, basato sulla simulazione (con i computer di allora), predice le conseguenze della continua crescita della popolazione sull'ecosistema terrestre e sulla stessa sopravvivenza della specie umana. Il messaggio di questo libro è ancora oggi molto attuale: "Il sistema globale della natura - fatto di risorse terrestri ad incastro e in cui noi tutti viviamo - probabilmente non è in grado di sopportare i tassi attuali di crescita economica e della popolazione molto oltre l'anno 2100 anche con l'avvento della tecnologia avanzata". Ai tempi della sua pubblicazione, furono esaminati i cinque fattori di base che determinano, anche in base alle loro interazioni, i limiti alla crescita sul nostro pianeta: • L'aumento della popolazione; • La produzione agricola; • L'impoverimento delle risorse non rinnovabili; • La produzione industriale e • La generazione di inquinamento. Il team del MIT alimentò con questi dati (sui cinque fattori) i computer di allora alla ricerca di un modello globale per poi testarne il comportamento con diversi insiemi di ipotesi e quindi determinare modelli alternativi per il futuro dell'umanità. Il testo è una relazione non tecnica sulle scoperte di allora e contiene un messaggio di speranza: L 'uomo è in grado di creare una società in cui può vivere indefinitamente sulla terra se impone dei limiti a se stesso e alla sua produzione di beni materiali per raggiungere uno stato di equilibrio globale tra la popolazione e la sua produzione. Sustainable Development Goals dell’ONU (SDGs) A settembre 2015 le Nazioni Unite hanno adottato l’Agenda 2030 e 17 nuclei strategici e programmatici ai quali è stato dato il nome di Sustainable Development Goals accompagnati ciascuno da obiettivi che ne specificando contenuti e finalità. In particolare: - SDG 7: energia pulita e accesssibile. Parte dalla considerazione che una persona su cinque, nel mondo, non ha accesso ai moderni mezzi elettrici. L’energia è il principale responsabile del cambiamento climatico, rappresentando circa il 60% delle emissioni annue. - SDG 11: città e comunità sostenibili. L’obiettivo è migliorare le condizioni delle città, migliorando i servizi (trasporto pubblico, ad esempio) e riducendo la produzione di rifiuti, di inquinamento e di spreco di risorse. - SDG 12: consumo e produzione responsabili. In linea con il principio “doing more with less” si promuovono modelli di produzione e consumo sostenibile. Politiche generali sulla sostenibilità Dalla sua entrata in vigore, l'Agenda 2030 e i 17 obiettivi di sviluppo sostenibile (SDGs) sono diventati un punto di riferimento primario delle politiche internazionali per integrare la sostenibilità nelle politiche di più ampio spettro a livello globale. Inoltre, il pacchetto di misure sull'Economia circolare del 2015 (in ambito UE) sottolinea la necessità di passare a un'economia "circolare" che segue il ciclo di vita, con un utilizzo a cascata di risorse e rifiuti residui prossimo allo zero. Si pensa anche allo sviluppo di strumenti finanziari innovativi e finanziamenti a favore dell'eco-innovazione. Il debito ambientale L'uomo si appropria di molte delle risorse disponibili (anche avidamente) a livello ambientale senza fare nulla affinché lo stesso ambiente le ottenga indietro. Genera così debiti ambientali anche nei riguardi delle generazioni future. L'Overshoot Day è nato proprio da queste considerazioni; si celebra il giorno dell'anno in cui si esauriscono le risorse che il pianeta genera annualmente (nell'ipotesi migliore dovrebbe cadere il 31 dicembre). Viene calcolato annualmente dal Global Footprint Network, organizzazione internazionale che si occupa di contabilità ambientale misurando l'Impronta ecologica. Modelli economici La blue economy È un modello economico nato negli Novanta da Gunter Pauli, un economista, imprenditore e scrittore belga. Esso è un modello rigenerativo che si basa sullo studio dei percorsi evolutivi degli ecosistemi cercando di "mimarli". Pauli è stato il fondatore di ZERI, Zero Emission Research and Initiatives, una rete internazionale di 3.000 tecnologi ed economisti, che intendono sviluppare nuovi processi produttivi, in cui gli scarti di un processo possono essere utilizzati come materie prime per un altro, in modo da ridurre drasticamente, se non evitare completamente, la produzione di scarti da eliminare in modo improduttivo e dannoso per l'ambiente. L'obiettivo dei progetti inseriti in ZERI è lo zero: zero incidenti, zero sprechi, e zero emissioni. La sua filosofia non è quella che vede il progresso e la scienza come mali da estirpare, ma quella di incorporare Sviluppo sostenibile Blue Economy Green Economy Economia circolare Sharing Economy
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