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Management ed economia dell'ambiente per lo sviluppo sostenibile, Sintesi del corso di Marketing Territoriale

Riassunto capitolo assegnati nell'A.A 23/24.

Tipologia: Sintesi del corso

2023/2024

Caricato il 04/12/2023

arianna-tanganelli
arianna-tanganelli 🇮🇹

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Scarica Management ed economia dell'ambiente per lo sviluppo sostenibile e più Sintesi del corso in PDF di Marketing Territoriale solo su Docsity! MANAGEMENT ED ECONOMIA DELL’AMBIENTE PER LO SVILUPPO SOSTENIBILE CAPITOLO 1.1 Negli ultimi anni l’umanità si è interrogata sul futuro dell’ambiente. Ormai è certo che la perdita costante di biodiversità, dovuta a fenomeni intensi e tragici che si abbattono sulla terra e che distruggono habitat di specie viventi. Sono episodi sempre più frequenti che rendono bene l’idea della fragilità dell’uomo nei confronti della natura. L’european environment agency in un recente rapporto ha evidenziato la vulnerabilità sociale all’inquinamento atmosferico, rumore e temperature estreme → hanno impatti importanti sulla salute delle persone e ricalca le differenze di reddito, occupazione e istruzione nelle varie aree. Tutto questo comporta un cambio di prospettiva necessario → da un modello economico lineare, basato sull’equazione lineare di crescita che porta al depauperamento di risorse e produzione di scarti nocivi, a un modello economico circolare, in grado di rigenerarsi e innescare un miglioramento continuo. Il primo considera l’ambiente come fonte di input e ricettacolo di rifiuti, senza considerare che il sistema economico opera all’interno di un più ampio sistema ecologico; il sistema economico deve essere considerato come un sistema chiuso interagente in maniera circolare. C’è uno stretto rapporto tra sistema economico e ambiente naturale. 3 sono le riflessioni legate a questo discorso: - Il sistema economico impiega risorse limitate, e quindi possiamo parlare di valore economico di esse. - Si rende non più procrastinabile affrontare il problema dello sfruttamento ottimale delle stesse risorse, usando sempre più efficientemente risorse rigenerabili. - Determinazione del valore di esistenza di alcune risorse ambientali, il cui valore consiste nel fatto di esistere. I paesi sviluppati hanno fatto progressi ma è necessario agire a livello globale. Si deve agire sia sul lato offerta che sul lato domanda → offerta: favorendo nei settori produttivi la bioeconomia, migliorando i processi produttivi, realizzando prodotti riutilizzabili con ciclo di vita più lungo, etc.., domanda: promuovendo il concetto che tutto ciò che ha ancora un valore intrinseco post-uso può essere riciclato e introdotto di nuovo nel sistema economico. La strutturazione di un modello economico di sviluppo sostenibile non può essere che di carattere sinergico e sistemico, con approcci multidisciplinari. CAPITOLO 1.2 La sensibilità alle problematiche ambientali ha sempre avuto un corso internazionale. Le tappe sono: - 1972 DICHIARAZIONE SULL’AMBIENTE UMANO, pone al mondo il concetto di sostenibilità come difesa e miglioramento dell’ambiente. - 1987 RAPPORTO BRUNDTLAND, si definisce lo sviluppo sostenibile: sviluppo che soddisfi i bisogni del presente senza compromettere la possibilità delle generazioni future di soddisfare i propri. - 1992 RIO DE JANEIRO, CONFERENZA MONDIALE DELL’ONU, AGENDA 21, programma di azione per lo sviluppo sostenibile. - 2000 NIZZA, CARTA DEI DIRITTI FONDAMENTALI, sviluppo sostenibile come elemento di garanzia nella determinazione delle politiche volte alla tutela e al miglioramento della qualità dell’ambiente. - 2002 JOHANNESBURG, VERTICE MONDIALE SULLO SVILUPPO SOSTENIBILE, implementazione agenda 21, la situazione ambientale è peggiorata. - 2008 VERTICE G8 KOBE, raggiungono un accordo su un piano d’azione per migliorare il riuso dei materiali. - 2015 AGENDA GLOBALE 2030, 17 obiettivi per sviluppo sostenibile, insostenibilità sviluppo lineare e meglio quello circolare. - 2019 RAPPORTO ONU, luci e ombre, progressi e sforzi ma processo lento. - 2017 G7 BOLOGNA, soluzioni per raggiungere l’efficienza nell’uso delle risorse finalizzata alla transizione verso modello circolare. Risultati di Bologna nel piano di lavoro quinquennale. ROADMAP, punto di riferimento. CAPITOLO 1.3 Il nostro paese ha adottato le misure necessarie per percorrere il sentiero verso lo sviluppo sostenibile. L’Italia è obbligata a competere attraverso l’economia circolare in quanto essa può essere a buon diritto considerata un asset strategico per il sistema produttivo italiano. Anche sul piano della normazione il paese è stato sensibile alle problematiche ambientali → 1923 riforma su materia di terreni montani e boschi; 1975 ministero dei beni ambientali e culturali; 1991 legge su aree protette; 2004 fruizione e conservazione del paesaggio e beni culturali; 2006 codice dell’ambiente. Negli ultimi anni c’è stata un’accelerazione sullo sviluppo sostenibile come unica strada percorribile, anche per l’Italia. Punto di riferimento per le politiche ambientali in Italia è il Ministero dell’ambiente, che salvaguarda le condizioni ambientali per la tutela degli interessi del Paese. Il ministero si avvale di vari enti: ISPRA, enti parco, Sogesid SPA, autorità di bacino distrettuale. Dal 2019 c’è una cabina di regia che ha il compito di supporto tecnico scientifico della presidenza del consiglio dei ministri per potenziare e coordinare le iniziative governative finalizzate al raggiungimento della strategia nazionale per lo sviluppo sostenibile. Per ciascun ambito programmatico sono stati definiti indicatori per il monitoraggio → fondati su un circuito che pone in correlazione sistema ambiente e sistema antropico-sociale → il modello parte dal seguente assunto: le caratteristiche sociali I limiti fisici e meccanici posti dall’ambiente → legati alle leggi della termodinamica → nel produrre si disperde energia sottoforma di calore e anche una parte di materie prime non può essere riusata. La misurazione dell’energia non più disponibile è data dall’entropia → la generazione dell’entropia è dovuta al decadimento della performance dei materiali che porta a maggiori sforzi, maggiori costi e avendo come limite l’impossibilità del riuso dei materiali. I sistemi che regolano la vita sono intersecati tra loro (figura). ● Sistema produttivo: si basa sugli scambi, nel mercato dei beni e dei servizi, dei beni prodotti dalle imprese e domandati dalla società, sia sugli scambi dei fattori di produzione che la società può offrire (cap fisico e tecnologico). ● Sistema finanziario: il cui nucleo è il sistema creditizio che, con credito alle imprese, finanzia il sistema produttivo sotto forma di investimenti e ne viene ricompensato con gli interessi sul debito; riceve dalla società investimenti sotto forma di risparmio e remunera gli investitori con interessi sul credito. ● Sistema sociale: rappresentato dallo Stato che fornisce servizi pubblici e necessari in cambio di imposte, contribuzioni, lavoro e capitali. Il luogo fisico di scambio è rappresentato dai mercati di riferimento dove i sistemi si alimentano attraverso flussi continui. Modello economico aperto → bilanciamento dei materiali usati nelle produzioni e l’entropia che scaturisce dai processi produttivi. È evidente dalla figura che l’ambiente è un patrimonio che assolve a molte funzioni economicamente rilevanti. Esso è fonte di risorse, permette l’esplicazione della vita, assorbe i materiali di scarto delle attività che danno benessere, ha un valore di utilità pubblica legata al godimento dello stesso (PUBLIC AMENITY VALUE). Il modello di bilancio dei materiali, come proposto nella figura, focalizza i passaggi primari su cui poter intervenire al fine del miglioramento degli impatti. A qualsiasi punto delle attività descritte vada ad incidere il miglioramento dei processi, si avrà, come diretta conseguenza, un beneficio tendente all’ottimo paretiano. Il tasso di riciclaggio delle materie è la sfida che ci attende nel futuro; ma non tutte le materie oggetto di lavorazione hanno la stessa potenzialità di riutilizzo in quanto la capacità di riciclaggio dipende dalla qualità intrinseca del prodotto. Negli ultimi anni viene trattato sempre di più il problema dello smaltimento e la gestione dei residui. CAPITOLO 2.2 I sistemi economici sono sistemi complessi il cui andamento è condizionato da molti fattori. I modelli economici attualmente in vigore si dividono in due macrocategorie: - La prevalenza dell’intervento pubblico nella pianificazione dei fattori economici dei beni da produrre: economia pianificata. - La prevalenza delle dinamiche mecatistiche: economia di mercato. Nella realtà fattuale i sistemi sono a carattere misto, le dinamiche mercatistiche sono influenzate da interventi pubblici. Il modello economico che ha portato maggiore benessere è quello economico di mercato. I sistemi economici sono caratterizzati dalla ciclicità delle attività economiche: esse crescono con andamenti caratterizzati da momenti di espansione e di regressione (es. Aumento produzione, aumento occupazione / disoccupazione, riduzione inflazione). Il valore di tutti i beni e servizi finali costituisce il PIL di uno stato; il PIL è nominale, quando misura il valore della produzione in un determinato periodo di tempo, considerando i prezzi correnti di quel periodo. Il PIL è reale quando misura il valore della produzione di un determinato periodo rispetto ai prezzi di un anno-base preso di riferimento. La differenza tra il PIL prodotto e il PIL potenzialmente producibile indica il grado di impiego dei fattori produttivi e le possibili politiche economiche che possono essere poste in campo. Il rapporto tra PIL nominale e reale restituisce il deflatore, un indice di monitoraggio dell’andamento generale dei prezzi in un sistema economico. La differenza tra PIL nominale e reale invece indica la dimensione inflattiva in un determinato periodo di tempo. CAPITOLO 2.3 Il mercato è il luogo di scambio dei beni e servizi prodotti in un determinato sottosistema economico. È una parte del sistema economico generale ed è funzionale alla produzione del benessere, punto di incontro tra domanda e offerta. La domanda è data dall’ammontare di moneta di cui un soggetto economico è disposto a privarsi per ottenere un’unità di un bene che soddisfa un’utilità. L’ammontare totale dei beni domandati in un determinato mercato rappresenta la domanda del mercato. L’ammontare totale dei beni domandati nel sistema economico generale rappresenta la domanda aggregata. Gli elementi che influenzano la domanda sono prezzo, reddito disponibile, prezzo dei beni sostitutivi o complementari (sost → sostituiscono per utilità il bene; comp → se abbinati al bene ne aumentano l’utilità). Qd = f (Y, Pi, P) Il rapporto tra le quantità domandate di un bene e il prezzo è decrescente → le qtà acquistate di un bene sono via via minori al crescere del prezzo di quel bene e viceversa. Se varia il reddito → la curva trasla in alto, ad aumento del reddito; trasla in basso se si contrae il reddito. Se varia il prezzo degli altri beni → incide sul reddito, ne comporta un aumento o riduzione della disponibilità; La domanda di tutti i beni presenti sul mercato (domanda aggregata), inclusi servizi pubblici e investimenti, dipende dal livello del reddito del sistema eco, dai consumi e dai tassi di interesse che influiscono su investimenti e risparmi e dalla spesa pubblica. AD = (C+I+G)=Y (Y, PIL, G, spesa pubblica) L’offerta di un bene è consequenziale all’attuazione di un processo produttivo da parte dell’impresa che si propone di raggiungere un determinato livello quantitativo e qualitativo di prodotto da immettere sul mercato a fine di ricavare un profitto tale da remunerare i fattori di produzione. L’impresa è un sistema aperto che opera attraverso relazioni con altri sistemi. L’impresa è portatrice di una rilevante responsabilità sociale che la legittima in un ruolo finalizzato al miglioramento delle performance. Le conoscenze tecnologiche consentono il raggiungimento di due obiettivi: - La crescita e sviluppo economico - Il contenimento degli impatti ambientali La curva di offerta è la risultante delle azioni produttive poste in campo dalle imprese, le quali, sono influenzate, lungo la crescita, da vari elementi: con cui la risorsa limitata può essere impiegata. È evidente che un’opzione esclude l’altra. Tra queste due possibilità però ne esistono altre. Ogni punto collocato sulla frontiera rappresenta una situazione di ottimo paretiano. Non sono posizioni di ottimo quelle al di sotto e quelle al di sopra sono impossibili. Dal pdv della distribuzione è ottimo se le torte vengono interamente distribuite a tutti gli amici → in questo caso non è possibile aumentare la quantità assegnata a qualcuno senza ridurla a un altro. L’ottimo della distribuzione può essere raffigurato così (dividendo in due gruppi gli amici). I punti della frontiera indicano le possibili distribuzioni alternative. Ogni punto raffigura una situazione di ottimo perché l'intero prodotto viene esaurito. Al di sotto non sono posizioni di ottimo paretiano, al di sopra sono impossibili. Infine dal pdv della composizione del prodotto finale il sistema è ottimo perché chi vuole il cioccolato lo ha e chi ama le mele le ha. Il sistema di concorrenza perfetta è in grado di garantire alla collettività il raggiungimento del max benessere, una condizione nella quale non è possibile migliorare la posizione di uno senza peggiorare quella di un altro. Pareto non ci dice un criterio per orientarsi nella scelta tra le varie ottime alternative. Nei mercati di concorrenza perfetta la configurazione pareto-ottimale che si determina dipende dalla distribuzione iniziale delle risorse e delle preferenze dei consumatori. Partendo da un’altra distribuzione si arriverebbe a una diversa configurazione anch’essa pareto-ottimale, ma caratterizzata da una diversa distribuzione dei beni tra i membri della collettività. È lo Stato a dover garantire a ogni cittadino questa possibilità e ciò avviene attraverso il riconoscimento del diritto di proprietà, che garantisce a ciascuno la possibilità di usare liberamente i propri beni, ma anche del diritto al lavoro che consente a ogni persona di disporre delle risorse necessarie a vivere e di un sistema di welfare che garantisca la disponibilità di risorse anche a coloro che non hanno beni in proprietà e non sono in grado di praticare nessuna attività lavorativa. CAPITOLO 3.2 Le esternalità sono espressione degli effetti positivi e negativi, prodotti dalle azioni poste in essere da un determinato agente economico nei confronti del complesso delle produzioni, o del benessere, non rilevate, né gestite, dalle ordinarie transazioni del mercato. Possono riguardare sia l’aspetto della produzione che l’aspetto del consumo di un prodotto in un determinato sistema economico. Le esternalità ambientali hanno ad oggetto l’ambiente in quanto fattore concorrente al benessere individuale e sociale. Benessere ambientale e danno ambientale, possono essere misurati economicamente in considerazione dei profitti o delle perdite che essi comportano; sono passibili di valutazione economica comparativa, all’interno di un determinato modello mercatistico, tale da consentire il raggiungimento dell’ottimo paretiano, attraverso trasferimenti compensativi, da chi ottiene un beneficio a chi subisce un danno. Qualora questi trasferimenti non vengano attuati ci troviamo di fronte a quello che comunemente viene chiamato un “fallimento del mercato” → si ha quando le azioni poste in essere dagli operatori economici non permettono di raggiungere l’efficienza paretiana; qui i benefici o i danni che derivano dalle attività economiche comportano conseguenze solo a carattere sociale e non si manifestano a carattere privato. L’effetto delle esternalità può avere un impatto positivo, un beneficio, o negativo, un danno. Gli effetti delle esternalità negative comportano squilibri come la produttività marginale superiore a quella socialmente efficiente, prezzo inferiore al valore del prodotto stesso, i costi marginali sono inferiori a quelli reali; quelli delle esternalità positive comportano squilibri speculari e opposti a quelli sopra menzionati. Esempio esternalità positive → ricerca scientifica e tecnologica volta alla creazione di energia da fonti rinnovabili; Esempio esternalità negative → danni che subisce la società a causa delle attività produttive o di consumo (inquinamento di CO2). Le esternalità non possono essere eliminate del tutto → necessitano di essere gestite in modo da consentire al mercato di garantire l’efficienza in termini privati e sociali. Le esternalità negative possono essere generate sia dall’attività di produzione (produzione e sfruttamento delle risorse, produttori) che dai consumi dei prodotti (uso prodotti, consumatori). I meccanismi di funzionamento sono gli stessi e sono speculari. In un mercato perfettamente concorrenziale l’equilibrio tra domanda e offerta si trova nel punto in cui le quantità di un determinato bene da produrre sono pari alle quantità richieste dal mercato; nel punto di equilibrio viene massimizzato il surplus del produttore e quello del consumatore. Questo equilibrio non considera gli effetti collaterali e, al fine di considerarli, è necessario misurarli ed aggiungerli come elementi ulteriori in grado di incidere sugli equilibri della domanda e dell’offerta durante le transazioni del mercato. La conseguenza dell’inserimento delle esternalità si manifesta con la traslazione della curva di offerta verso l’alto → determina un nuovo prezzo, più elevato e un nuovo livello produttivo, più basso. Nel punto E*, il livello di inquinamento ambientale, rappresentato dallo sfruttamento dell’ambiente stesso, è pari a Sf*. La produzione di un determinato bene comporta delle esternalità che possono essere rappresentate, dal danno in termini di inquinamento; anche questo costo deve essere considerato nella funzione di domanda e offerta. Esso sommato al costo marginale privato, nella funzione di offerta, ne causa la traslazione verso l’alto con parallelo innalzamento del prezzo del prodotto sul mercato fino al nuovo punto di equilibrio E**. L’aumento del prezzo comporta la contrazione dell quantità domandate dal mercato: Q**<Q* La manovra appena descritta porterà alla riduzione dell’impatto dell’inquinamento sull’ambiente passando da Sf* a Sf**: Sf**<Sf* Nel punto Sf**il Beneficio marginale sociale è pari al danno marginale sociale: B’s=D’s A questo punto il sistema è in equilibrio con l’inclusione dell’esternalità. Un’ultima classificazione delle esternalità ambientali riguarda i rapporti di influenzamento tra i soggetti, o il soggetto produttore o il soggetto destinatario. Possono essere: - Bilaterali unidirezionali → un solo agente danneggia e uno subisce. - Multilaterali → molteplici agenti sono coinvolti sia da un lato che dall’altro. - Reciproche → è il caso, quest’ultimo, di un operatore economico che si trovi ad essere sia generatore dell’esternalità che vittima della stessa. Il problema è capire i motivi per cui il mercato non riesce ad allocare efficientemente le risorse ambientali → teoria di Coase. Egli attribuisce le ragioni del fallimento del mercato non alle caratteristiche del suo funzionamento ma alle errate condizioni di partenza che lo rendono incapace della funzione istituzionale che gli compete, cioè allocare le risorse in maniera efficiente. Coase → dice che il mercato fallisce questo non è dovuto ad un errato funzionamento dello stesso, ma ad una errata impostazione delle condizioni di partenza. La soluzione proposta da Coase al fallimento consiste nell’attribuzione del diritto di proprietà ai beni scambiati. Anche le esternalità non sono altro che una indistinta assegnazione del diritto di proprietà. L’assegnazione del diritto di proprietà implica la possibilità di utilizzo del bene e il fatto che gli effetti delle esternalità debbano essere considerati sia in termini di azione che di retroazione, in quanto il diritto di proprietà e di uso di una risorsa può essere assegnato sia a produttore che al consumatore. Nel primo caso → l’esternalità avrà effetti su chi subisce l’impatto degli inquinanti; nel secondo caso → l’esternalità andrà a incidere su chi provoca l’inquinamento. Altro elemento → i meccanismi di contrattazione → si assumono di essere svolti in mercati perfettamente concorrenziali e con costi di transazione, negoziazione e monitoraggio della contrattazione stessa nulli. Nel caso i costi ci fossero, è necessario un intervento regolatore pubblico al fine di calmierare i costi transazionali che impedirebbero il processo di contrattazione tra le parti. La valutazione dell’ambiente è legata al riconoscimento economico che l’ambiente stesso può rappresentare per la società. È difficile valutare l’ambiente in quanto risulta molto complesso calcolare il valore che le singole persone (esso è un bene pubblico) assegnano ad un determinato bene ambientale. La problematica dell’assegnazione del valore ai beni ambientali viene affrontata attraverso una duplice visione: - Quanto una persona è disposta a pagare per ottenere un bene ambientale; - Quanto una persona è disponibile ad accettare come risarcimento per rinunciare al beneficio di un bene ambientale; Si deve aggiungere poi che le valutazioni dei beni ambientali comportano decisioni che spesso hanno riverbero sul futuro della società, sulle generazioni future, con effetti intergenerazionali. Bisogna essere coscienti che la valutazione economica del bene naturale dipende da: - Caratteristiche intrinseche del bene → che dipendono dalla sua scarsità e dalle sue qualità legate a un fattore a cui il bene è collegato; - Contesto sociale ed economico di riferimento alle caratteristiche e al grado di sviluppo di un Paese (in paese sviluppato la qualità dell’aria è migliore che quella di un paese in via di sviluppo, ci sono altre priorità, altri elementi che hanno più valore); - Contesto ambientale → in cui è ubicato il bene (l’albero in un’area protetta ha più valore di un albero in una zona industriale); - Disponibilità dello stesso in natura → scarsità del bene, più è scarso più ha valore in considerazione della necessità di utilizzo. CAPITOLO 4.2 Nel determinare il valore di un bene ambientale occorre effettuare una distinzione tra valore d’uso e di non uso. Valore d’uso → deriva dall’uso del bene nel presente e nel futuro, in quest’ultimo caso parliamo di valore d’opzione, perché consiste nell’opzione di utilizzo. Può essere diretto e indiretto: diretto se connesso a un beneficio direttamente usufruito dall’utilizzatore, indiretto se connesso a un beneficio indirettamente usufruito dall’utilizzatore. Valore di non uso → legato alla conservazione del bene ambientale che acquista valore proprio per il NON essere consumato (specie animale da proteggere). Anche questo si declina in valore di esistenza e valore di lascito: il primo si collega al valore che un bene può avere per il fatto che esso esista e si preservi nel presente e futuro; il secondo riconosce il valore del bene collegato alla possibilità di fruizione dello stesso da parte delle future generazioni. CAPITOLO 4.3 La valutazione di un bene si distingue in due macro categorie: - Valutazione economico-finanziaria → legata all’analisi costi-benefici (ACB) - Valutazione tecnico-amministrativa → legata alla valutazione degli impatti sull’ambiente (VIA) La prima → è fondata sull’analisi costi-benefici → essa consiste nel valutare in maniera comparata diverse soluzioni che vanno ad incidere sui beni ambientali modificandone la condizione iniziale attraverso il calcolo dei costi e benefici che esse arrecano alla comunità al fine di individuare quella più vantaggiosa, muovendosi nel vincolo di ottimo paretiano. L’analisi costi-benefici è sottesa al principio della compensazione in quanto ogni politica pubblica ambientale comporterà costi per alcuni e benefici per altri. L’equilibrio consiste nella compensazione dei costi che sono costretti a sopportare coloro che subiscono il danno da parte di coloro che traggono beneficio dall’azione. Per misurare costi e benefici si ricorre a: - Disponibilità a pagare DAP → quanto gli individui sono disposti a pagare per ottenere un beneficio; - Disponibilità ad accettare DAA → quanto gli individui sono disposti ad accettare come ricompensa per sopportare un progetto od una politica ambientale ad essi sfavorevole. CAPITOLO 4.4 La seconda concerne la determinazione degli impatti sull’ambiente che derivano da progetti, opere o politiche ambientali; si tratta di metodologie tecnico-amministrative che possono essere riassunte in: - Metodo legato al valore edonico → mette in relazione i valori dei beni di mercato con la qualità dell’ambiente; per esempio, la qualità dell’ambiente viene considerata come concausa per la determinazione del prezzo degli immobili → il metodo del prezzo edonico considera il prezzo come funzione di vari elementi che caratterizzano il bene immobiliare; P=f(z), → p,prezzo di mercato del bene, z, vettore delle caratteristiche del bene, tra cui qualità ambiente. Il prezzo del bene è stabilito dal mercato, l’acquirente massimizza l’utilità nel punto in cui la curva di domanda è tangente alla curva del prezzo edonico. Questo approccio però identifica alcune problematiche (per esempio l’importanza della dimensione dell’offerta immobiliare). - Metodo legato alle spese di difesa del bene → consiste nella determinazione degli impegni di spesa disposti ad investire per difendersi dal danno ambientale o per proteggere il bene da un utilizzo che ne può depauperare le caratteristiche sostituendolo con altri beni presenti sul mercato, il cui valore rappresenta la disponibilità a pagare per difendere quel bene. - Metodo legato ai costi per godere di un bene → connesso ai costi necessari per godere di un bene; si usa per valutare i siti naturali come i parchi protetti. Il valore è dato dall’importo che si è disposti a versare per raggiungere il bene ambientale, in termini di costi di viaggio e soggiorno nella località dove si trova il bene → N=f(c), N è la frequenza delle visite e c è il costo del viaggio e del soggiorno; la domanda del bene mette in relazione la N con il c, in termini di costi che rappresentano la disponibilità a pagare per l’uso del bene. La curva di domanda è decrescente perché il rapporto tra c e N del luogo è un trade-off in quanto più sono alti i costi e più bassa è la frequenza del luogo a parità di reddito. Altri elementi che influiscono sulla curva di domanda: alternative disponibili, interesse personale, valore del tempo per raggiungere il luogo, possibilità di visitare altri luoghi nello stesso viaggio. - Metodi diretti legati alla valutazione soggettiva del bene CAPITOLO 5.1 Il primo programma di azione ambientale del 1973 rappresenta l’incipit per le politiche ambientali volte al miglioramento degli impatti delle attività umane sull’ambiente. Il principio fondamentale si fonda sull’internalizzazione dei costi di sfruttamento e di degrado ambientale da parte degli inquinatori al fine di correggere il fallimento di mercato risultante dalla mancanza di prezzi appropriati per molte risorse ambientali che comporta lo sfruttamento abnorme delle stesse fino al completo esaurimento. Il concetto “chi inquina paga” → ha lo scopo di inserire nel mercato l’inquinamento facendo ricorso alla teoria dell’efficienza economica che spingendo l’inquinatore al pagamento, crea un incentivo alla riduzione degli inquinanti fino al livello in cui il costo marginale di abbattimento è uguale al costo marginale provocato dal danno da inquinamento. Le politiche ambientali → devono comprendere la gestione di tutte le problematiche che possono avere impatti sull’ambiente e devono essere coerenti e integrate tra loro con obiettivi ambientali vincolanti e raggiungibili, devono essere poi implementate attraverso l’impegno di tutti i player (cittadini, imprese etc..) e devono essere fondate su una base di conoscenze tecnico-scientifiche. Gli obiettivi di sviluppo sostenibile devono riguardare tutti i sistemi produttivi, le strategie ambientali devono coinvolgere tutti i livelli della governance. Gli strumenti di politica ambientale devono essere rivolti alla definizione di un livello di inquinamento tale da massimizzare i benefici sociali netti, rimuovendo le esternalità che sono causa del fallimento di mercato. Max [Bs-Ds]→ Bs, benefici sociali, Ds, danni sociali derivanti dal degrado ambientale. Gli strumenti dei governi devono rispondere a criteri di: - Efficacia → capacità dello strumento di politica ambientale di raggiungere quantitativamente l’obiettivo; - Efficienza → capacità dello strumento di raggiungere il massimo risultato ai minimi costi, detto anche COST EFFECTIVE; CAPITOLO 5.8 Gli accordi volontari trovano il fondamento nell’approccio basato sul coinvolgimento di tutti i soggetti interessati alle politiche ambientali. Sono strumenti ad adesione volontaria; in molti Paesi gli accordi sono visti favorevolmente per vari motivi: - Difficoltà ad intraprendere le politiche ambientali organiche da parte dei governi centrali; - Facilità nella gestione delle attività burocratiche legate alle politiche ambientali; - Necessità di agevolare le politiche ambientali favorendo il funzionamento dei mercati in merito a queste tematiche; - Ampliamento della curva di domanda per le imprese environmental friendly a causa delle scelte dei consumatori; - Possibilità di usufruire di benefici in termini di detassazione conseguente all’adesione ad un programma di miglioramento ambientale. Gli accordi volontari sono considerati sotto una triplice visione: 1. Unilaterale → azioni di miglioramento degli impatti, poste in essere dagli agenti economici, volte a soddisfare la domanda di consumatori più sensibili alle tematiche ambientali. Imprese verso il miglioramento delle performance ambientali. 2. Bilaterale → strumenti di politica ambientale fissati, riconosciuti e agevolati da decisore pubblico che ne promuove l’implementazione con il fine di migliorare il benessere sociale delle comunità; le imprese aderiscono volontariamente e a volte partecipano anche alla stesura delle regole con le associazioni di categoria. 3. Mista → unione degli interessi di entrambe le parti in gioco in un processo di miglioramento generale in cui confluiscono le politiche del decisore pubblico e gli interessi degli agenti economici, le cui convenienze sono legate ad approcci amministrativi più fluidi e all’intercettazione di maggiori quote di mercato. Concertazione tra le parti. I vantaggi che danno alle imprese sono: - Economie realizzabili attraverso l’abbattimento dei costi di attraversamento e dei costi legati alle tecnologie produttive → incide sul miglioramento delle performance ambientali con investimenti o politiche di agevolazione finanziaria (es. ottimizzazione flussi produttivi tramite nuove tecnologie). - Incremento della domanda di mercato → legato al rapporto con il mercato di riferimento dell’impresa; i consumatori sono sempre più sensibili alle tematiche ambientali e disposti a premiare le imprese che adottano il comportamento environmental friendly (es. acquistare a prezzi più alti i prodotti delle imprese E.F); inoltre le aziende possono dimostrare di essere E.F con l’adesione agli accordi volontari e superare il gap dell’asimmetria informativa tra mercato e impresa. - Sfruttamento di benefici erogati dal decisore pubblico → riguarda le azioni del decisore pubblico per favorire un comportamento ecosostenibile da parte delle imprese; l’azione del decisore si concretizza con strumenti come la fiscalità di vantaggio, i sussidi finalizzati al sostegno dei costi di adeguamento tecnologico, la possibilità di partecipare a programmi di investimento, la premialità nella partecipazione alla realizzazione di progetti pubblici. Gli accordi volontari comportano vantaggi anche per la collettività: ● partecipazione di tutti gli stakeholder alle decisioni; ● la possibilità di giungere in tempi brevi alla realizzazione degli obiettivi di gestione ecosostenibile. L’effettivo vantaggio rispetto agli strumenti tradizionali è la possibilità di attuare politiche ambientali fondate su di un’azione proattiva volta alla modifica dei comportamenti di tutte le parti interessate all’implementazione delle politiche ambientali.
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