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Mandragola di Machiavelli, Appunti di Letteratura Italiana

Appunti su Machiavelli, vita e Principe in generale; analisi della Mandragola, atti e personaggi

Tipologia: Appunti

2020/2021

Caricato il 07/12/2021

sara-orlando-13
sara-orlando-13 🇮🇹

4.9

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5 documenti

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Scarica Mandragola di Machiavelli e più Appunti in PDF di Letteratura Italiana solo su Docsity! Machiavelli sabato 20 novembre 2021 12:25 MACHIAVELLI La mandragola è stata definita la più bella commedia del Rinascimento, basata sull’inganno amoroso. Machiavelli è uno degli autori che ha subito tutta una serie di interpretazioni che prescindono da lui stesso e dalle sue opere. Oggi viene utilizzato anche nella tradizione anglo americana sul piano politico, è considerato come uno dei teorici del diritto sociale, ma chiaramente se non partiamo dalla sua identità rischiamo di non interpretare correttamente il suo pensiero. e a Firenze, 1469-1527, nel pieno Rinascimento. Il 1527 è l’anno del sacco mento. Figlio di notai di modeste condizioni, il padre, Bernardo, lo introduce agli studi c i e agli autori volgari, però non ha una formazione umanistica: non conosce il greco. Aveva una formazione più vicina agli ambienti borghesi e mercantili della città. Chiaramente ha un ruolo politico preciso rispetto agli avvenimenti fiorentini del 1495-95 (caduta dei Medici), non è favorevole al governo di Savonarola, e dopo la morte del frate (bruciato in piazza) viene nominato segretario della seconda cancelleria. Lì, con la nomina di segretario, inizia la sua attività diplomatica, che lo porta a una serie di missioni diplomatiche (a Bologna presso Giovanni Bentivoglio, legazione presso Cesare Borgia). Nel 1499 viene mandato a Forlì da Caterina sforza. Nel principe racconta che difendendosi nella Rocca di Ravaldino dall’attacco di Cesare Borgia, che aveva preso i suoi figli e minacciato di ucciderli, Caterina urla dalle mura a Valentino che ha potere di produrre altri figli e che può fare di quelli che ha preso ciò che vuole. Nel 1500 viene inviato in Francia da Luigi XII per fornire aiuto nella guerra contro Pisa. Nel 1502 viene nominato consigliere di Pier Soderini. Tra 1502-3 svolge una missione diplomatica presso Cesare Borgia, figlio del papa Alessandro VI, che per Machiavelli rappresenta l’uomo del destino, cioè il principe per eccellenza. Questo consente a Machiavelli di vedere l’ascesa e la caduta dei Valentino. Viene poi inviato a Roma al conclave, dove viene eletto Giulio II, e poi ha numerosi incarichi di stato anche all’estero. Da qui capiamo la sua formazione, che era solida sugli autori latini, non c'erano studi umanistici in senso proprio, e si forma principalmente in affari di stato e diplomazia. Ginzburg, storico bolognese, nel libro “Nondimanco” Machiavelli e Pascal, studia quell’occorrenza del nondimanco, la tensione che Machiavelli ha quando analizza i fatti storici nei confronti di quello che va fuori dall’eccezione. Egli guarda la realtà riuscendo a distinguere norma ed eccezione, perché non esiste qualcosa di predeterminato, c’è sempre un’oscillazione tra dato e eccezione. Lui guarda la realtà, detta effettuale, e riesce a trarne delle considerazioni. Nel 1512, dopo l’abdicazione e la fuga di Soderini machiavelli viene rimosso dall’incarico e condannato al confine. Viene accusato di aver partecipato ad una congiura antimedicea e nel 1513 viene congedato dalla cancelleria: qui finisce la sua carriera politica. Viene rilasciato su indicazione di Giovanni de’ medici, che viene eletto papa con il nome di Giovanni X, figlio di Lorenzo de’ Medici. Questo concede l’amnistia ai partecipanti della congiura, che vengono rilasciati e congedati. Machiavelli si rifugia nelle vicinanze di Firenze, all’ Albergaccio, dove scrive il Principe. Si avvicina poi al circolo degli intellettuali, e la sua attività si sposta dalla dimensione politica a quella intellettuale. Nel 1518 riprendono i contatti con i medici e probabilmente in quegli anni viene scritta la Mandragola. Machiavelli, più di ogni altro autore del passato, è stato sottoposto a un processo di attualizzazione, perché quello che scrive nel Principe può essere utilizzato ancora oggi. C'è stato un tentativo di rendere Machiavelli contemporaneo, per questo in tanti dibattiti politici lo troviamo nominato. Tuttavia, questa interpretazione politica, spesso è stata fatta a prescindere dai fatti e dalle scelte di Machiavelli. Alcuni studiosi parlano di machiavellismo, un’interpretazione che prescinde dal testo per fornire un’interpretazione del nostro tempo. italiano Mandragola Pagina 1 In Diario romano di Brancati, si insiste su fedeltà, onore e giustizia. All’interno di questa definizione dell’opera di Machiavelli si arriva a prescindere dal testo stesso per giustificare le azioni dei dittatori. Cè un’insistenza sull’inganno, perché nel Principe Machiavelli sostiene che per governare l’uomo deve essere capace di guardare la realtà per quello che è. Machiavelli dunque viene continuamente confrontato con la sconfitta, con la misura di un principe che alla fine non riesce a tenere insieme il suo governo. Le nozioni stesse di potere, controllo e sicurezza sono messe in bilico dalla situazione politica con le quali si confronta Machiavelli, che prende come esempio il Valentino, di cui vede la capacità di governo ma anche la caduta. Da qui nascono interpretazioni paradossali: nell’opera il popolo viene completamente condannato, perché seguirà un principe capace di governare. Foscolo nei Sepolcri è in contraddizione con quello che l’opera dice. Machiavelli non prende le parti del popolo o del principe, semplicemente osserva la realtà specificamente fiorentina del suo tempo. Ma questo, se preso a rescindere dalla realtà, porta a considerare machiavelli come un cattivo. Nell’opera di Machiavelli abbiamo una sorta di realismo pratico, e nella Mandragola si confronta con il comico di tradizione toscana. Giulio Ferroni ha scritto che il nesso più profondo tra il comico e l’esercizio della politica è dato dalla maschera, elemento fondamentale della figura del politico, che rappresenta il gioco del doppio, della simulazione e della dissimulazione in modo tale da adattarsi alla realtà. In questo ritroviamo un’esperienza specifica di Machiavelli. Da qui viene la definizione di principe: nel cap. 18 dà un giudizio netto nei confronti del popolo, perché se prendi un principe che sa governare lo stato, i mezzi che utilizza saranno sempre giustificati dal popolo che segue solo i vincenti, e tutto il mondo e popolo (volgo). Giulio Ferroni dice che le opere di Machiavelli vengono utilizzate per definire un principio e anche il suo opposto, estrapolando una determinata definizione e allontanandola dal contesto del testo. Il suo pensiero viene piegato alla situazione voluta e utilizzato come supporto per le proprie ideologie. Prendere il pensiero di Machiavelli come pensiero di un filosofo o teorico del pensiero politico può portare a quelle definizioni che distorcono il pensiero stesso. Questo è un pericolo reale, perché Machiavelli non fa altro che sviluppare le proprie istanze all’interno della vita quotidiana. Si fa delle domande pratiche e si dà delle risposte pratiche. Il suo obbiettivo è il fare, come fare a risolvere una determinata situazione. Questo lo aveva già capito Manzoni, che nelle Osservazioni sulla Morale Cattolica sostiene che Machiavelli non voleva l’ingiustizia, ma che a volte essa sia inevitabile. Però voleva l’utilità, o con la giustizia o con l’ingiustizia. È incline a preferire la prima qualora possibile, per ottenere il bene comune. Jean Jaques Marchant, studioso di Machiavelli, sostiene che ci siano ancora moltissime questioni controverse, che determinano la possibilità di discutere sul piano teorico i principi che Machiavelli vuole annunciare. Dobbiamo però metterci d’accordo su: Machiavelli è un filosofo? No, perché il suo pensiero non è sistematico; È un umanista? Ha una straordinaria cultura, ma non è propriamente un umanista in quanto non conosce il greco; È un teorico delle dottrine politiche? No, semplicemente guarda alla realtà effettuale del suo tempo. Mario Martelli, in un convegno, dice che questi tre elementi costituiscono la base del falso mito legato a Machiavelli. Assistiamo a letture e interpretazioni politiche, soprattutto negli Stati Uniti, che identificano Machiavelli come teorico del male, perché insegna al principe come fare ad agire di fronte ad una situazione complessa. Tutto questo ci serve come chiave di lettura della Mandragola, che ci offre la possibilità di ripercorrere il suo pensiero. Occorre tornare al 1512-13 quando è in esilio. Si ritira a San Casciano dove scrive una delle più famose lettere, la lettera al Vettori del 10 dicembre 1513, e qui racconta l’incontro con gli antichi. In questa lettera, scritta ad un amico, Francesco Vettori ambasciato di Roma, italiano Mandragola Pagina 2 Introduzione alla Mandragola sabato 20 novembre 2021 12:26 INTRODUZIONE ALLA MANDRAGOLA La mandragola è allo stesso tempo un farmaco che guarisce e uccide. È un farmaco, secondo la tradizione medievale, che ha un potere curativo, ma che al tempo stesso uccide. La mandragola nella commedia è un rimedio per una situazione difficile: Nicia vuole avere un erede, fondamentale per la società borghese al fine di lasciare il proprio patrimonio e non disperderlo, ma non riesce. “Rimedio” è uno dei termini chiave del lessico di Machiavelli, termine per arrivare a una soluzione anche quando ci si trova in difficoltà, compito principale del Principe. Chiaramente, l’evocazione della pianta determina tutto un campo semantico specifico. Nella copertina si vede questa pianta molto famosa sia nel rinascimento che nella cultura medievale. È sempre rappresentata al centro, con questa forma antropomorfa, poi c’è un cane e chi va a raccogliere la mandragola che fugge e si tappa le orecchie. Secondo la tradizione la mandragola aveva un potere curativo, in particolare curare l’infertilità, ma durante la sua estrazione essa emetteva un suono capace di uccidere chi la estraeva, e quindi solitamente veniva sacrificato un cane, a cui veniva legata la pianta: sentendo il pianto della mandragola il cane correva e moriva estraendola. Machiavelli prende questi riferimenti e mette insieme, a partire da questa sorta di leggenda citata anche nei testi di medicina antichi, la più bella commedia del rinascimento. Voltaire diceva che la sola Mandragola di Machiavelli valeva più di tutte le commedie di Aristofane. È una commedia che nasce dalla conoscenza degli uomini e delle cose del mondo, rivela la capacità di cogliere il paradossale della vita quotidiana. La vicenda è ambientata nel 1504, mentre viene scritta dopo il 1513, e abbiamo un solo manoscritto conservato nella biblioteca laurenziana, che riporta la data del 1519 (questione della datazione). Il titolo si desume dal prologo, e in tutte le citazioni, mentre è vivo l’autore, la commedia è indicata come “Nicia”, lo sciocco che sa dire la verità, che denuncia la situazione di Firenze. Nelle prime edizioni, però, il titolo è “Commedia di Callimaco e di Lucrezia” nel 1518 e nel 1522; poi nel 1524 abbiamo una stampa romana intitolata “Comedia Facetissima Intitolata Mandragola e Recitata in Firenze”; nel 1526 diventa finalmente “Mandragola”. italiano Mandragola Pagina 5 Appendice: schema della Mandragole scena per scena sabato 20 novembre 2021 12:26 APPENDICE: SCHEMA DELLA MANDRAGOLA SCENA PER SCENA 7 Struttura della Mandragola I II. IV. Appendice: schema della Mandragola scena per scena lo: «via dello Amore» Tempo: mattina [febbraio (?) 1504] Spa Antefatto (Callimaco si innamora de /or6 di Lucrezia) e #2passe attuale della quéte: ostacoli/tentativi per raggiungere l’Oggetto desiderato (1). INIZIO: progettazione dell’inganno i) Primo tentativo di superare l'i»ypasse erotica. Ligurio cerca di convincere messer Nicia a portare sua moglie Lucrezia a un «bagno» per farla ingravidare @); difficoltà (di messer Nicia) e dubbi (di Ligurio e Callimaco) sull'efficacia di una tale soluzione (3) Tempo: pomeriggi. Spazio: lo stesso ii) Secondo tentativo di superare Liza erotica: a) attacco contro la «sem- plicità» di messer Nicia. Ligurio e Callimaco, finto medico (1), prospettano a messer Nicia la soluzione della «pozione [...] che fa ingravidare» (2); dopo l’e- same del «segno» (l’urina di Lucrezia), Callimaco prescrive come «rimedio» per la donna quello di darle da bere «una pozione fatta di mandragola», i cui effetti negativi (morte per la prima persona che abbia un rapporto sessuale con saranno ovviati ricorrendo ad una cavia (un «garzonaccio» scioperato, che «tirerà» a sé rutto il veleno della pozione): messer Nicia ne è «contento» (6). Tempo: sera Spazio: lo stesso b) attacco contro l'«onestà» di Luerezia. Per convincere Luerezia a bere la pozione, e a superare le remore morali connesse col fatto di dover dare il pro- prio corpo ad uno sconosciuto, che poi dovrebbe morire, Ligurio coinvolge (con uno stratagemma, e dietro promessa di laute «limosine») frate Timoteo, il «confessoro» della donna (1-9); Luerezia, spinta dalla madre Sostrata (10), ha un colloquio con frate Timoteo che, manipolando arctorztetes bibliche, riesce a'bersuaderia è perseguite ll «bene certo» Ue nescità del aglio) senza preoccu: parsi del «male incerto» (il possibile omicidio) (11). MEZZO: attuazione dell’inganno Tempo: inizio della notte Ligurio, informato Callimaco (assente dall'azione del terzo atto) dell'avvenuto convincimento di Lucrezia, predispone che il posto lasciato vacante da Callimaco Gin quanto dovrà agire da «garzonacc: Timoteo (2); travestimento generale di tutti i persona; asizonaccio» chesuna volta preso, ene messo nelle » scioperato) venga preso da frate maschili (3-8), e caccia al to con Lucrezia (9). 115 Michelangelo Picone FINE: conclusione dell’inganno V. Tempo: l’alba/mattina del giorno successivo Spazio: lo stesso La notte di Lucrezia col «garzonaccio» viene raccontata da messer Nicia (2) e da Callimaco (4); vengono quindi indicate le conseguenze dell'inganno della mandragola: soprattutto la «rinascita» di Lucrezia alla vera vita (sessuale ma anche affettiva) e l’inizio del suo rapporto (eslege ma autentico) con Callimaco, che corona così la sua impossibile quére. 5 italiano Mandragola Pagina 6 116 La tresca della mandragola è costruita su ingredienti che abbiamo già visto con Boccaccio. italiano Mandragola Pagina 7 Atto Il sabato 20 novembre 2021 12:26 NICIA ATTO II SCENA 2 Nicia è convinto di essere forte e intelligente e della sua prestanza fisica e sessuale. Callimaco punta il dito esplicitamente contro di lui, alludendo ad una sua possibile impotenza, ma Nicia immediatamente replica come fa sempre, cercando di convincere il proprio antagonista della sua prestazione fisica. In questa scena c’è un’insistenza sulla parola rimedio, che viene ripetuta in tutte le battute. Rimedio è uno dei termini tecnici di Machiavelli, che viene usato anche nel Principe, cioè la facoltà di trovare una soluzione a una situazione difficile. Nicia è il depositario della lingua municipale, cioè rappresenta il linguaggio che veniva usato nella Firenze dei tempi, particolarmente colorito: proverbi, frasi colorite che rendono il gusto della fiorentinità. Non a caso, Nicia si fa carico di una dura condanna: della denuncia del proprio tempo. Tornando a Callimaco, quando si finge medico deve giocare tutto sul piano della parola. Deve parlare in latino. Anche qui, come con fra Timoteo, in realtà assistiamo alla cultura di Machiavelli, che è perfettamente capace di utilizzare gli strumenti che aveva a disposizione e anche la tradizione medievale. Callimaco qui fa riferimento a Michele Savonarola che parla della sterilità. Callimaco non fa altro che ripetere le parole di Michele Savonarola nella “Practica Maior”, in modo tale da mostrare la sua conoscenza a Nicia, che cade subito nella trappola, sedotto dalla finta cultura di Callimaco. Questo lo rivedremo secoli dopo con Manzoni. MANDRAGOLA, ATTO II, SCENA 3 Esempio di comico toscano e modalità di espressione dei personaggi della commedia. Nicia è uno dei protagonisti che vorrebbe avere un erede, ma non ci riesce. Egli è tradizionalmente lo sciocco, il marito ingannato che non merita la moglie che ha. Ha un linguaggio volgare. Con “cacastecchi” richiama una funziona corporea, cioè la stiticità, riferendosi a coloro senza virtù. AI contrario di questi, Nicia ha dovuto faticare per imparare quel poco di latino che sa (“ho cacato le curatelle”). Fa riferimento a Callimaco, personaggio che mette in atto l’inganno e che porterà alla soluzione di tutta la vicenda. Nicia e la moglie non possono avere figli, ma Nicia vorrebbe comunque un erede, non per una tensione al paterno, ma per una questione mercantile. Callimaco si è innamorato della moglie di Nicia e riesce a studiare uno stratagemma per incontrarlo. In questa parte Nicia parla di Callimaco, che si finge medico parigino, e Nicia osserva che se Callimaco effettivamente per fare carriera è andato all’estero, allora è un grande medico, perché a Firenze fanno fortuna soltanto i cacastecchi, uomini servili, che alla fine non fanno altro che servire i padroni. Ci troviamo di fronte alla rappresentazione del linguaggio della commedia, il comico toscano, che Machiavelli utilizza anche nelle sue lettere. Ci troviamo di fronte al doppio senso e ad una denuncia chiara della situazione fiorentina del tempo. Gli uomini di valore a Firenze, in patria, non vengono apprezzati, e per fare carriera bisogna andare fuori. Allo stesso modo Machiavelli ha “cacato le curatelle” per servire lo stato, eppure non ne ha mai tratto profitto, nessuno era mai disposto a considerarlo. Nicia è lo sciocco, tutti lo prendono in giro, anche l’autore, ma ha una caratteristica: è la voce più spietata della commedia, è lo sciocco che può dire la verità del suo tempo. Machiavelli astutamente mette in bocca a Nicia la verità, decide di farlo parlare così per mettere in campo la sua stessa rabbia. Questo ci dice che molto probabilmente la commedia non è stata composta nel 18-19-20, ma molto prima, nei primi anni del ritiro all’ Albergaccio. Probabilmente è del 1514, perché quelli sono gli anni in cui Machiavelli non riesce a trovare un lavoro da nessuna parte, situazione drammatica. Nicia non ha bisogno dell’oligarchia cittadina, ma non vuole neanche contraddirla. Da una italiano Mandragola Pagina 10 parte denuncia quello che succede a Firenze, ma dall’altra non vuole esporsi. Il suo parlare è anche segno di una municipalità priva di prospettive, non crede che ci sia una soluzione. Quello che Machiavelli vuole dire è che Firenze avrebbe bisogno di uomini nuovi, capaci di guardare in prospettiva, ma non se ne trovano. Nicia è quindi lo sciocco, che fa riferimento a una realtà sempre scurrile, ma se torniamo al prologo dove l’autore presenta la situazione, si fa riferimento ad una realtà e a un luogo specifici, la comicità nasce sullo studio del “buezio” (in realtà “Boezio”). Nicia viene ritratto con una stupidità bovina, che però è funzionale. Nicia considera Callimaco un buon medico perché ha fatto fortuna fuori Firenze. In questo modo l’autore non viene criticato per le sue denunce alla società, perché tanto a farle è Nicia lo sciocco. ATTO II SCENA 6 Callimaco non fa altro che citare i testi e Nicia tra sé e sé lo loda. Vediamo il riferimento alla tradizione medica medievale dell’analisi dell’urina. Quando Callimaco dice che teme che Lucrezia stia mal coperta, e Nicia risponde subito che ha una buona coperta ma che sta diverse ore fuori dal letto al freddo per pregare, probabilmente Callimaco si riferisce alla loro vita matrimoniale e sessuale. L’effetto comico è determinato da questo, dal doppio senso delle battute e dai malintesi. italiano Mandragola Pagina 11 Atto III sabato 20 novembre 2021 12:29 SCENA 3 ATTO II È la prima parte in cui appare fra Timoteo, in cui incontra una donna di cui non viene detto il nome. Inizia il dialogo fra i due, che fa ridere di una risata amara. Nella commedia abbiamo ‘una serie di personaggi, e lei è l’unico personaggio minore, con un ruolo preciso nell’opera: introdurre il personaggio di fra Timoteo. Questa donna va dal frate e si lamenta, chiede al frate di dire le messe in memoria del marito e gli consegna una moneta per farlo. C’è un po” anche un ricordo della sessualità da parte della vedova, che sostiene che il marito sia un omaccio, ma chiede comunque se sia in purgatorio. Il frate risponde “senza dubio” perché se rispondesse in modo diverso perderebbe i soldi delle offerte. L’allusione di natura sessuale la si intende se leggiamo questa parte. Successivamente abbiamo il riferimento ai turchi, che impalavano le persone, e in tutti i modi Timoteo cerca di invogliare la donna a tornare in chiesa per guadagnarci. Nel prologo troviamo la descrizione della commedia, definita come un badalucco, che serve a ridere. Abbiamo questa dimensione che è legata alla rappresentazione e alla commedia in quanto tale, ma anche la dimensione tragica. Nella scena qui sopra abbiamo una donna, che non è una popolana, perché può dare un fiorino per il suffragio del marito. Machiavelli prendeva 100 fiorini, quindi se la donna è disposta a dare un fiorino è sicuramente ricca. È una vedova agiata che soffre la sua condizione di solitudine sessuale, e il riferimento alle pratiche del marito diventa chiaro quando si parla dei turchi, quindi alla sodomia. Questo rendeva la commedia comica, perché nel 500 il riferimento ai turchi era chiaro a tutti, definiti da Machiavelli nella lettera a Guicciardini come una questione di cui si parlava normalmente, come il tempo atmosferico. In questa occasione c’è una doppia allusione, di cui una sessuale alle pratiche di sodomia del marito della donna. Ci troviamo di fronte a una capacità di Machiavelli di mettere insieme il piano storico (il turco) e la vita privata (la donna che va a La donna che incontra fra Timoteo, che non viene nemmeno dipinta da un pinto di vista storico, serve a fare da spalla al frate, che ha un ruolo fondamentale: egli chiude la commedia, che cerca di rispettare le unità di tempo e di luogo. La donna in questo caso rappresenta un po’ una figura di spalla, ma anche una sorta di doppio di Nicia e di Sostrata, la madre di Lucrezia, che ha un ruolo fondamentale. Lucrezia non è molto convinta di questo inganno e la madre ha il compito di convincerla. Il personaggio di fra Timoteo è il più cupo della commedia, ed è un miscuglio di mo e di ipocrisia, perché mette insieme la denuncia del tempo presente e la necessità continua del guadagno, e la duplicità di comportamenti che prefigura l’ipocrisia. Si adatta e si adegua alle richieste del potere, cioè del denaro. ATTO HI SCENA 4 Ligurio analizza anche questa possibilità di aiuto da parte del frate in vicende scabrose. Ligurio aveva cercando di sondare la disponibilità di fra Timoteo parlando della ragazza incinta, e tenta di convincere il frate. Il meccanismo del convincimento è sempre legato a questo principio del male minore. La logica è quella del bene superiore, esattamente quello che poi fra Timoteo dirà a Lucrezia citando la bibbia per convincerla ad assecondare il progetto realizzato da Ligurio e Callimaco. Questa logica viene applicata sul paino laico da Ligurio e su quello sacro da fra Timoteo, ma entrambi lavorano per la stessa causa. Fra Timoteo è pronto ad accogliere tutti gli artefici di questa beffa a casa sua, cioè in chiesa, dove la sua mercanzia ha un valore maggiore perché legata al sacro, al vincolo che si crea nello spazio della chiesa. Chiaramente, fra Timoteo qui cerca di raggiungere il suo obbiettivo, che è quello del guadagno. Non a caso, non si tira indietro neppure durante il rapimento, quindi non solo convince Lucrezia, ma si travesta anche per catturare il garzonaccio italiano Mandragola Pagina 12 Atto V sabato 20 novembre 2021 12:49 ATTO V SCENA 2 Callimaco è vestito da garzone, e deve farsi rapire da Nicia. La situazione è particolarmente comica, giocata su un doppio senso. Nicia prima si accerta che sia sano toccandolo, lo mette a letto (come Sostrata vuole mettere a letto la figlia), poi tocca con mano che tutto nel garzone funzioni. Da una parte c’è la beffa e il doppio senso, perché tocca con mano anche il suo tradimento, ma anche quella fisicità e carnalità che determinava poi gli aspetti comici della commedia in quanto tale. ATTO V, SCENA 3 Nella trattativa con Ligurio e Nicia, fra Timoteo parla esplicitamente di mercanzia. In questo caso il riferimento è legato esplicitamente alla funzione della chiesa. “la mia mercanzia varrà di più”. Fra Timoteo può contare su moltissimi aspetti: ha convinto Lucrezia, e questa quando avrà il bambino dovrà andare in chiesa. Egli fa già il conto del guadagno. Ma ciò che sorprende continua ad essere il riferimento diretto alla mercanzia. Egli vende come i simoniaci (atti che implicano un incasso). Non a caso, nella vicenda della giovane donna, ha un moto di stizza perché i soldi non andranno nelle casse della chiesa. La commedia fa ridere, ma probabilmente faceva ridere di più al suo tempo dato che oggi non riusciamo a cogliere molti riferimenti, ma allo stesso tempo è cupa. C’è una sfiducia nel proprio tempo e nella realtà. ATTO V, SCENA 5 Fra Timoteo non si oppone a tutta una serie di riti che sono piuttosto anomali: nella scena finale assistiamo a qualcosa di inedito. Nell’atto V il garzonaccio ha passato la notte con Lucrezia, e quest’ultima accetta di continuare la relazione con Callimaco, giustificandosi dicendo che è ciò che gli altri hanno voluto per lei, e quindi decide di tenerselo. La mattina dopo tutti vanno in chiesa e Lucrezia appare come rigenerata, e propone di invitare a pranzo Callimaco per conoscere il medico a cui è stata data in cura. ATTO V, SCENA 6 La situazione è di totale armonia: Nicia è molto contento perché ha ottenuto il risultato che sperava, ma insiste su un gesto, far toccare a Callimaco la mano della donna. Lucrezia ormai è consapevole di tutta la beffa, e chiede al marito di consegnare a Callimaco la chiave di casa. Il gesto di toccare la mano ha significato della celebrazione del rito matrimoniale. Non a caso, durante il matrimonio si scambiano gli anelli. Quello che è sorprendente in questa scena è il passaggio di testimone da parte di Nicia a Callimaco, a cui viene chiesto direttamente di toccare la mano a Lucrezia, mentre Ligurio e Sostrata sembrano i due testimoni. Sembra una cerimonia matrimoniale. La pregnanza visiva di questa scena è effettivamente fortissima, perché sono in una piazza rinascimentale, c’è fra Timoteo, e questo rito lo ritroviamo nell’iconografia tradizionale. Un esempio è Lo Sposalizio della Vergine (1504) di Raffaello: al centro dell’opera viene raffigurato il momento saliente della cerimonia, cioè il tocco della mano tra i due sposi. Si tratta di un contatto che si avvicina alla pratica matrimoniale. Essendo una commedia, dovremmo trovarci di fronte a un lieto fine legato al matrimonio, che quindi in questo senso non manca, e anche l’evocazione della presenza di un bambino, a cui si fa riferimento in un’opera successiva di Machiavelli. Oltre al rito del matrimonio viene evocato il rito della cosiddetta Purificatio post partum, una sorta di purificazione in cui si va in chiesa, e parallelamente Lucrezia viene accolta da fra Timoteo come se avesse già avuto il bambino, anche se in realtà non è ancora nato. Il rito è fortemente anomalo, perché il bambino è stato appena concepito. Fra Timoteo, che ha ben presente quanto vale la sua mercanzia, non si tira indietro di fronte a nulla: l'offerta che la donna fa per ritornare in chiesa è di cento grossi, cifra che verrà versata di nuovo quando Lucrezia rientrerà in santo italiano Mandragola Pagina 15 dopo aver partorito il bambino. In questo, vediamo in atto non solo la messa in ridicolo della chiesa, ma un utilizzo dei sacramenti, da parte di Machiavelli, che porta a una conclusione che non sembra portare allo scioglimento di tutti i dubbi, provocando un riso amaro. Ricordiamo che quell’utilizzo che si fa, nella parte finale, di questi riti serve soprattutto per determinare quella beffa finale e per celebrare la vita, determinata dalla gravidanza di Lucrezia. La sesta scena ha un carattere quasi blasfemo, dominato dallo spirito mercantile dell’utile. Ciò che è sorprendente è che nessuno dei personaggi si oppone all’assurdità del rito, perché tutti giocano una parte: Lucrezia ha scoperto una sessualità felice, e anche gli uomini sono contenti. Tutti continuano a recitare, ma l’unico che non recita è Nicia, perché crede veramente che Callimaco sia un medico, che Lucrezia abbia trascorso la notte con un garzonaccio e che quella celebrazione del rito post partum sia appropriata perché si sente già in braccio quel naccherino. Egli è l’unico che rimane coerente a sé stesso, rimanendo sciocco dall’inizio alla fine. C’è una morale nella Mandragola? No. Machiavelli non usa questa opera con una finalità pedagogica. Egli semplicemente racconta ciò che vede, senza moralizzare su qualcosa in particolare. Allo stesso modo egli fa con il principe: non c’è né bene né male, soltanto la realtà. Giorgio Inglese, uno dei curatori delle opere di Machiavelli, dice che la certezza del falso e la vanità del vero fanno il clima dell’intera commedia. Questo è emblematico, il falso in quanto tale, tutti alla fine fingono tranne Nicia. La legge della finzione domina la scena, perché Callimaco deve continuare ad essere il medico; Nicia si finge sordo; Ligurio inventa; il frate manipola la teologia morale. Il falso qui è l’unica cosa certa. In questo senso la mandragola è la stilizzazione di un sistema morale, ma non intende proporre degli insegnamenti. Ovviamente, ci sono state interpretazioni di vario tipo: nella Mandragola: an interpretation di Sumberg, si vede la trasposizione dei fatti fiorentini del 1512 (Callimaco allegoria dei Medici che conquistano Firenze, a sua volta rappresentata da Lucrezia, con l’aiuto della chiesa, quindi fra Timoteo). In questo saggio del 61 si vede una trasposizione esclusivamente politica della commedia. Ormai questa è superata e tutto quello che suggeriscono i critici più aggiornati è di tornare a leggere Machiavelli per quello che è stato nel suo tempo. Chiaramente la Mandragola è un’opera ambigua, che autorizza a diverse letture, e questa sua ambiguità è determinata dalle parole stesse dell’autore, diviso tra pessimismo, determinato dall’analisi della situazione del tempo (nelle parole di Nicia) e trionfo della vita (celebrata attraverso la figura di Callimaco che ottiene ciò che vuole). Si potrebbe anche pensare a due volti dell’opera: La mandragola come espressione lucida dell’agire umano Espressione di una profonda rabbia Da qui ha origine la beffa, molto vicina all’idea di Boccaccio delle novelle toscane, ed è giocata tra Ligurio e Callimaco ai danni dello sciocco Nicia. Potremmo vedere in questo senso nell’opera la rappresentazione degli istinti primordiali, il desiderio e l’utile. La mandragola potrebbe essere una parodia dei dati umani, delle relazioni umane. D’altra parte dobbiamo considerare Machiavelli come uno scrittore mosso da straordinarie passioni. Eppure, Machiavelli, come nessun altro scrittore tranne Dante, ha formulato giudizi così netti sul bene e sul male, però Machiavelli sembra deridere il suo stesso motto: l’unica morale che troviamo nella Mandragola è quello de guadagno. Egli invita implicitamente alla riflessione sul reale. Questo invito spiega le autocitazioni delle opere, cioè citazioni dirette dalle sue altre opere, trasferite dal piano politico a quello dell’erotismo e del comico. Possiamo pensare alla mandragola come un gioco: le parole di Machiavelli sono ridotte a tessere leggere, che costituiscono un puzzle da smontare e rimontare. Egli prende una beffa municipale, ci costruisce intorno una vicenda legata all’utile, al guadagno e questo è un meccanismo perfetto. Non si esprimono ideali, ma la rinuncia a cambiare il mondo con la scrittura. Questo si vede all’interno della struttura della commedia stessa. La Mandragola appare come un’apocalisse, una distruzione sociale e tutto questo si manifesta con una sorta di ghigno amaro di Machiavelli, che viene rappresentato anche iconograficamente nei suoi ritratti. L’opera è una sorta di congegno a orologeria dove ogni dettaglio è calcolato e la sua soavità sembra nascere dal male, dalla finzione in quanto tale. Il fatto che tutte le scene importanti si svolgano all’aperto ci fa capire la dimensione della città, spazio che viene descritto nel italiano Mandragola Pagina 16 prologo. Firenze è il centro della commedia, luogo in cui si esercita la parola. Callimaco sostiene che la prospettiva finale di tutti sia la morte, e che quindi bisogna giocare la propria partita. Callimaco rappresenta ciò che Machiavelli dice a Vettori in una lettera citando Boccaccio nel 1514: è sempre meglio fare e pentirsi che non fare e pentirsi. È una citazione diretta della quinta novella della terza giornata, facente riferimento a una tresca amorosa. Callimaco dice esattamente la stessa cosa, prendere il più possibile prima della morte. A differenza delle altre commedie, nella Mandragola alla fine non viene svelato l’inganno, ma questa seconda realtà continua ad andare avanti attraverso un finale aperto. italiano Mandragola Pagina 17 Ligurio stratega sabato 20 novembre 2021 12:53 LIGURIO STRATEGA I-II ATTO La sua funzione viene messa in scena come chi è capace di ordinare. Quindi tutta la strategia viene giocata su una organizzazione da parte di ligurio, ma non c’è solo questo, anche l’utilizzo di un linguaggio tecnico. Egli parla come uno stratega militare: sistema le corti del campo di battaglia. Questo è particolarmente significativo: Ezio Raimondi, italianista, parlava di uno spazio teatrale rigoroso come una scacchiera. Ligurio appare come grande architetto, come stratega di questa macchina teatrale, ma tiene anche insieme tutta la materia narrativa. Nel primo atto Ligurio dialoga con Nicia e Callimaco separatamente; nel secondo atto mette in comunicazione beffato e beffatore e propone il rimedio dei bagni e poi la mandragola; nel terzo atto contatta fra Timoteo, mette in scena l’emblematica sordità di Nicia (allusione alle rappresentazioni della coltura della mandragola in cui l’uomo si tappa le orecchie per non sentire le urla, parallelamente Nicia si finge sordo per non avere niente a che fare con l’inganno) e si fa interprete delle relazioni fra i vari personaggi. Nel IV atto c’è la progettazione della beffa, che si realizza secondo le previsioni di ligurio; poi progetta il travestimento di fra Timoteo e Nicia; impone a Callimaco l’abito, il portamento, la voce e l’espressione del viso; dà comandi rapidi e perentori a tutti i personaggi; usa un linguaggio militare, conosciuto perfettamente da Machiavelli, applicato a una beffa; prevede, da perfetto stratega, la reazione di Lucrezia. Ligurio è sicuramente il personaggio che esalta il gusto di una progettazione geometrica dell’intrigo. I vari piani dell’azione sono costituiti anche da i cosiddetti utili dei vari personaggi, cioè l’obbiettivo specifico di ogni personaggio. Machiavelli parla di uditori, perché si tratta di una commedia che era destinata ad essere messa in scena, e chiede loro scusa per aver trattato una materia leggera. Possiamo pensare che Machiavelli fa uso della retorica, della excusatio non pentita (“chi si scusa si accusa). Sicuramente Machiavelli avrebbe preferito agire e non scrivere, di fatto il suo verbo preferito è fare, però dobbiamo anche tenere conto che come segretario fiorentino, non aveva mai smesso di scrivere. Ad esempio le sue relazioni in prosa sulle azioni diplomatiche, continuano ad essere dei capolavori. Quindi ha una vocazione innata per la letteratura. Egli insiste nel prologo per la scelta del genere, che lo porta a raccontare la vita quotidiana, che in realtà è fondamentale per interpretare il suo tempo. italiano Mandragola Pagina 20 Fra Timoteo sabato 20 novembre 2021 12:53 FRA TIMOTEO Entra in scena con la donna anonima. È pronto ad autorizzare e a benedire alcuni degli atti della sfera sessuale più proibiti della chiesa: aborto, atti sodomitici e adulterio. Tutti questi elementi vengono spiegati e giustificati con grandi motivazioni: l’utilizzo delle scritture quando parla con Lucrezia. L'unico momento di stizza è provocato dal momento in cui si rende conto che perderà una parte delle donazioni. Nell’atto III, scena VI, Ligurio va da Timoteo, racconta della ragazza incinta nel convento per metterlo alla prova, ma alla fine racconta che tutto si è risolto. Timoteo dice che la limosina andrà alla “grascia”, cioè vettovaglie in genere, ma al tempo di Timoteo intendeva dire che sarebbe andata alla magistratura e non sarebbe entrata nella cassa della chiesa. Questo aspetto è abbastanza significativo, perché Machiavelli fa un ritratto devastante della chiesa, dipinta come un ricettacolo di soldi. italiano Mandragola Pagina 21
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