Docsity
Docsity

Prepara i tuoi esami
Prepara i tuoi esami

Studia grazie alle numerose risorse presenti su Docsity


Ottieni i punti per scaricare
Ottieni i punti per scaricare

Guadagna punti aiutando altri studenti oppure acquistali con un piano Premium


Guide e consigli
Guide e consigli

Manuale di sociologia - Stratificazione classi sociali disuguaglianze globali, Prove d'esame di Sociologia

Stratificazione, classi sociali e disuguaglianze globali Il modo in cui sperimentiamo la nostra appartenenza ad una classe sociale nella nostra vita quotidiana (a livello microsociologico) è legato alla struttura sociale che contribuisce a perpetuare le disuguaglianze sociali (a livello macrosociologico).

Tipologia: Prove d'esame

2017/2018

Caricato il 11/02/2018

zeppizeppi
zeppizeppi 🇮🇹

5

(4)

13 documenti

1 / 16

Toggle sidebar

Documenti correlati


Anteprima parziale del testo

Scarica Manuale di sociologia - Stratificazione classi sociali disuguaglianze globali e più Prove d'esame in PDF di Sociologia solo su Docsity! Stratificazione, classi sociali e disuguaglianze globali Il modo in cui sperimentiamo la nostra appartenenza ad una classe sociale nella nostra vita quotidiana (a livello microsociologico) è legato alla struttura sociale che contribuisce a perpetuare le disuguaglianze sociali (a livello macrosociologico). La classe perciò, attiene sia all’esperienza personale, sia alle macrostruttura della disuguaglianza sociale. Le disuguaglianze strutturate: i sistemi di stratificazione. Per disuguaglianza sociale intendiamo una distribuzione ineguale di risorse economiche, sociali, politiche e culturali all’interno di un determinato contesto sociale. Tra gli individui esiste un’asimmetria dovuta non solo all’avere capacità differenti per ragioni genetiche, ma anche al modo in cui è strutturata la società cui appartengono, che tende a modificare, spesso in modo sostanziale, gli effetti dovuti alla casuale distribuzione genetica delle abilità. Intese in questo senso, le disuguaglianze sociali si basano su una particolare combinazione di desiderabilità, abbondanza e scarsità. Per esistere, le disuguaglianze abbisognano di una soglia minima di abbondanza: se questa abbondanza fosse massima, il problema distributivo non si porrebbe più; al contrario, l’abbondanza che genera disuguaglianze è dunque relativa (le risorse disponibili e dotate di valore da distribuire non sono infinite sia per un limite intrinseco ai metodi produttivi utilizzati, sia perché qualcuno è in grado di erigere e far rispettare le barriere al loro utilizzo. Qualunque società umana formalizza e istituzionalizza disuguaglianze sociali – incluse quelle riguardanti il potere – sviluppando meccanismi appositi. Un sistema di stratificazione può essere definito come l’insieme delle strutture e delle norme culturali che producono e mantengono le disuguaglianze sociali dislocando le persone in una gerarchia di gruppi che ricevono risorse diseguali. I sistemi di stratificazione condividono tre elementi essenziali: • L’ineguale distribuzione delle risorse dotate di valore sociale e culturale. • La presenza di gruppi distinti di persone, che formano strati sociali gerarchizzati. • Un’ideologia che cerca di spiegare e giustificare le disuguaglianze esistenti. In ogni società la particolare forma assunta da questi elementi determina sia il tipo dominante di stratificazione sociale sia la distribuzione del potere al suo interno. 1. Risorse diseguali. Il primo elemento comune a tutti i sistemi di stratificazione è l’ineguale distribuzione di risorse ritenute preziose. Queste possono includere, risorse: • economiche – umane – culturali – sociali – di status – civili – politiche. In ogni sistema di stratificazione, alcune risorse sono distribuite in maniera più uniforme di altre. Inoltre, quando una risorsa è disponibile più facilmente per un gruppo anziché per un altro, questa discrepanza può avere effetto sulla distribuzione di altre risorse. 2. Gruppi stratificati. Il secondo elemento comune a tutti i sistemi di stratificazione è la presenza di gruppi distinti, che formano i diversi strati della società. La stratificazione basata sulla classe sociale, l’etnia e il genere è molto diffusa. Tuttavia, la stratificazione può anche essere basata su età, appartenenza religiosa, orientamento sessuale e disabilità. I gruppi esistenti all’interno di un sistema di stratificazione possono essere basati sia su status ascritti che su status conseguiti: • Status ascritto : posizione, all’interno di un sistema sociale, che viene assegnata ad una persona dalla nascita, indipendentemente dai suoi desideri o dalle sue capacità. I sistemi di stratificazione basati su di essi sono denominati sistemi chiusi: rigidi e impermeabili, rendono ad un individuo difficile se non impossibile muoversi da uno stato all’altro. • Status conseguito : posizione, all’interno di un sistema sociale, che una persona ottiene volontariamente, in larga misura per effetto delle sue azioni. I sistemi di stratificazione basati sugli status conseguiti sono definiti sistemi aperti: all’interno di tali sistemi è possibile per un individuo realizzare la mobilità sociale, vale a dire il movimento da uno stato ad un altro. Queste categorie sono socialmente costruite : il loro significato e il loro senso sono determinati dal contesto culturale e dalla struttura sociale. 3. Le ideologie che giustificano le disuguaglianze. Terzo elemento comune, è l’esistenza di un’ideologia, un sistema di credenze che aiuta a definire e spiegare il mondo, nonché a giustificare l’esistenza delle disuguaglianze. Se i gruppi all’interno della società credono nell’ideologia che ne giustifica il sistema di stratificazione, o se sono disillusi circa le possibilità di cambiarlo, molto probabilmente non lo sfideranno. I sistemi di stratificazione pre-moderni. 1. La schiavitù. Con l’affermazione del capitalismo industriale e con il conseguente primato della sfera economico-produttiva, si ebbe una scissione tra sfera del diritto e sfera sociale : la prima attraverso l’istituzione del concetto di cittadinanza si basava sull’idea di uguaglianza di tutti di fronte alla Legge; la seconda continuò ad essere caratterizzata da una disuguaglianza di ricchezze e di condizioni materiali, generate dal funzionamento del processo produttivo. All’interno di questa nuova configurazione sociale, tutti godono in egual misura dei diritti di libertà come espressione della propria autonomia individuale, ma gli effetti del loro esercizio, teoricamente dovuti alle differenze nelle caratteristiche e capacità individuali, sono necessariamente diversi. In questo contesto il fondamento delle disuguaglianze è prevalentemente economico, e il sistema di stratificazione tende a giustificarsi e costruirsi attraverso una logica acquisitiva: ci si dovrebbe affermare nella gerarchia sociale per le proprie capacità individuali e non a causa di fattori ereditari. Di fatto, gli status ascritti continuano a persistere e sovrapporsi agli status acquisiti. Questo sistema di stratificazione sociale venutosi ad affermare nel cuore delle società moderne si fondava sulle classi sociali. Una classe sociale è un insieme di persone che condividono una determinata condizione economica. I sociologi attribuiscono la genesi e la differenza di classe alla struttura occupazionale e alla divisione del lavoro. 1. L’analisi di Karl Marx. Karl Max fondò la propria analisi delle classi sociali sull’idea che, per sopravvivere, le persone devono soddisfare bisogni primari. L’economia di una società è il sistema mediante il quale soddisfare questi e altri bisogni. Per Marx, il modo in cui è organizzata un’economia incide su tutti gli altri aspetti della vita sociale. Marx osservo che ne corso della storia, gli esseri umani avevano vissuto in gran parte in società nomadi egualitarie : producendo pochi beni in eccesso al di fuori di quelli necessari alla sopravvivenza, queste società non avevano praticamente disuguaglianze economiche. Circa ottomila anni fa, la nascita dell’agricoltura permise loro di produrre surplus alimentari e accumulare beni materiali. Da allora, secondo Marx, la struttura fondamentale della società è stata sempre la stessa: una netta divisione tra chi possiede i mezzi di produzione e chi non li possiede, pur essendo, con l’erogazione della propria forza-lavoro, parte necessaria del processo produttivo. Secondo Marx questa divisione determina la nascita delle due classi più importanti di una società, e le dinamiche in base alle quali esse interagiscono spiegano la disuguaglianza economica e tutte le altre forme di disuguaglianza sociale. Nelle economie industriali, la risorsa principale non è più la terra, ma il capitale, il denaro da investire in fabbriche, terreni e altre imprese. Nel capitalismo, la divisione principale è tra: • La classe capitalista (o borghesia) : classe che controlla il capitale e possiede i mezzi di produzione. • La classe lavoratrice (o proletariato) : classe che vive del proprio salario. A causa degli interessi contrapposti, le due classi sono inevitabilmente in conflitto: i lavoratori tentano di massimizzare i salari, mentre i proprietari vogliono massimizzare i profitti minimizzando i salari. Di conseguenza, la classe lavoratrice e i capitalisti sono impegnati in un eterno conflitto, insito nella struttura stessa del sistema capitalista. Per giunta i capitalisti sfruttano i lavoratori. Alla fine questo sfruttamento è destinato a sfociare in una crisi economica, in un divario insostenibile tra ricchi e poveri, e i proletari si unirebbero per rovesciare il capitalismo. Il risultato sarebbe il socialismo, un modello economico in cui lo Stato detiene i grandi mezzi di produzione per conto dei lavoratori, abolendo così le distinzioni di classe che si basano sulla proprietà privata. Marx era consapevole dell’esistenza di altre classi medie, ma era convinto che col tempo i grandi capitalisti le avrebbero fagocitate, e queste ultime avrebbero subito così un processo di depauperizzazione (impoverimento), ingrandendo le fila del proletariato. 2. Max Weber e le “chance di vita”. Weber a differenza di Marx, non si concentrò solo sulla disuguaglianza economica, enfatizzando invece l’interazione tra tre dimensioni: status sociale, partito e classe. • Secondo la teoria weberiana, lo status sociale si fonda sulle differenze legate al riconoscimento e alla manifestazione del prestigio. Nelle società moderne lo status viene rivendicato dall’attore sociale attraverso la costruzione di determinati stili di vita che contribuiscono a delineare la reputazione dell’individuo agli occhi degli altri. • Il partito è un fattore importante nella distribuzione del potere, in quanto il partito può essere definito come un gruppo di individui che agiscono insieme per raggiungere un determinato obiettivo. Mediante il potere statale, questo attore può influenzare la distribuzione economica indipendentemente dai meccanismi di mercato. • Infine una classe può essere definita come un insieme di persone che hanno in comune una situazione di mercato, cioè la stessa capacità di guadagno e una professionalità simile. Se Marx tendeva a spiegare sia la dimensione culturale (status) sia quella politica (partito e Stato) riconducendole alle dinamiche di classe, Weber riteneva che nessuna delle tre dimensioni fosse riducibile alle altre. Soffermandosi sulla complessa relazione tra status, classe e partito, egli individuò nelle chance di vita, ossia nelle possibilità di accedere alle risorse economiche e culturali apprezzate, l’elemento in grado di gettare luce sulle dinamiche della stratificazione nelle società industrializzate. L’approccio di Weber all’analisi delle classi risolve un problema insito nell’analisi marxiana. La focalizzazione di Weber sulle possibilità di vita ha permesso allo studioso di tener conto di quell’espansione della classe media tipica del 900 che Marx, invece, non aveva creduta possibile. I membri di questa classe sono stipendiati, non capitalisti, ma l’istruzione e la formazione personale che hanno ricevuto danno loro accesso a una risorsa scarsa, che consente loro un tenore di vita più elevato, con prospettive (chance di vita) diverse, rispetto a quelle di quasi tutti i membri della classe operaia. I membri della classe media differiscono per molti aspetti da quelli della classe operaia. Sia Marx, sia Weber, elaborano una teoria del conflitto incentrata sulla disuguaglianza economica e di potere. • Marx enfatizza le differenze tra i tipi di lavoratori. • Weber si concentra sulle differenze negli stili di vita dei consumatori. Inerzia e fluidità delle strutture di classe : capitale culturale e mobilità sociale. Il sistema di stratificazione fondato sulle classi sociali presenta : • sia meccanismi di inerzia, atti a riprodurre le distinzioni sociali che accompagnano e rinforzano le disuguaglianze economiche, • sia meccanismi di fluidità, ovvero strutture di opportunità attraverso le quali l’individuo può modificare la propria condizione. In più, il sistema occupazionale che è alla base della formazione delle classi può subire nel corso del tempo profonde modificazioni che finiscono per mutare strutturalmente la posizione sociale dei singoli e dei gruppi. 1. La stratificazione delle classi è funzionale? (approccio funzionalistico alle disuguaglianze). • Per Marx e Weber la disuguaglianza tra classi era strettamente interconnessa con le lotte per la conquista del potere all’interno della società : la competizione tra classi produce vincitori e vinti. • Per contro, i funzionalisti analizzarono la disuguaglianza economica in base al contributo positivo che essa fornisce alla società nel suo complesso. meccanismi sistemici volti alla gestione dei rischi sociali (per esempio la disoccupazione) e esistenziali (come la malattia e la vecchiaia). Mentre i rischi sociali sono il prodotto diretto dei cicli economici e delle disuguaglianze, i rischi esistenziali sono mediati da queste ultime. La sfida della cittadinanza sociale sta nell’intervenire tanto sui meccanismi a monte quanto sugli effetti a valle delle disuguaglianze di classe, che amplificano o riducono i vari tipi di rischi: ciò dovrebbe generare un livello elevato di coesione sociale. Lo Stato sociale è definibile come una forma di intervento e coordinamento istituzionalizzato di quattro attori: la famiglia, lo Stato, il settore privato – mercato , e il cosiddetto terzo settore – cioè le organizzazioni no profit, che vede al centro l’azione dei poteri pubblici. • Le aree in cui si articola il Welfare State sono: • L’ assistenza , cioè interventi messi in campo per fronteggiare la marginalità sociale e la povertà. • Le assicurazioni contro la vecchiaia (o previdenza) e gli infortuni sul lavoro. • Le politiche del lavoro , volte a ridurre e fronteggiare i rischi derivanti dalla disoccupazione, nonché a promuovere la creazione di occupazione , la tutela di quella esistente e standard più elevati del lavoro. • Le politiche per la salute. • Le quattro leve fondamentali dello Stato sociale sono: • La leva fiscale, che permette una redistribuzione del reddito tra le diverse classi di percettori mediante l’imposizione fiscale e tributaria. • I trasferimenti monetari e i sussidi, che consistono nel corrispondere una somma di denaro a una determinata categoria di persone aventi requisiti specifici (pensioni di vecchiaia). • Il welfare aziendale, sistema di prestazioni non monetarie, volte a incrementare il benessere familiare e individuale dei lavoratori, stabilito per legge (versamento a carico delle aziende dei contributi previdenziali). • I servizi alle persone, con cui si erogano delle prestazioni a specifici target di utenti. L’applicazione pratica del Welfare dipende dalle caratteristiche dei diversi sistemi capitalistici, nonché dal ruolo dello Stato e della famiglia. Ciò produce diversi gradi di demercificazione dei rischi. Quattro modelli storici di Welfare si sono affermati (Anderson): • modello socialdemocratico : tutele universaliste, tende alla realizzazione della piena cittadinanza sociale. Lo Stato è l’attore principale del Welfare (Nord Europa – Gran Bretagna prima della Tatcher). • modello corporativo : tutele sociali correlate alla categoria lavorativa di appartenenza, con standard minimi di tutela piuttosto elevati. Stato attore principale (Germania – Francia – paesi del Benelux). • modello mediterraneo : tutele a base corporativa e universalistica con ruolo rilevante riservato alla famiglia in quanto ammortizzatore sociale fondamentale. Anche il terzo settore svolge un ruolo importante (Italia, Grecia, Spagna, Portogallo). • modello liberale : il mercato e il settore no-profit sono gli attori principali, lo Stato interviene in via residuale (Stati Uniti – Irlanda – Nuova Zelanda). Negli ultimi 30 anni i diversi sistemi di Welfare sono entrati in crisi a causa di tre fenomeni sociopolitici fondamentali: • mutamento del contesto politico-ideologico collegato all’ascesa del pensiero liberista e dei governi conservatori. • globalizzazione dei mercati, che ha generato pressioni collegate al contenimento dei salari e degli stipendi con cui si finanziava il Welfare e una riduzione del carico fiscale sulle classi più ricche. • emergere di rischi di non-sostenibilità dei costi, in particolare dei sistemi sanitari e previdenziali, dovuto alle dinamiche demografiche tipiche delle società occidentali. La struttura di classe nelle società contemporanee. Con il passaggio alla società del benessere degli anni ‘50-‘60 e poi a quella post- industriale dei ‘70-‘80, emersero nuove tendenze nella strutturazione delle occupazioni, negli stili di vita e nelle disuguaglianze. Dopo un lungo periodo in cui le disparità sociali erano diminuite grazie al Welfare, si assistette a un’accentuata crescita delle disuguaglianze all’interno degli Stati e tra i diversi Paesi del mondo, tanto da mettere in crisi la stessa riproduzione dei ceti medi e la tenuta della democrazia che, in gran parte, poggia socialmente su di essi. Di fronte a questi nuovi fenomeni, sono stati proposti tre approcci principali: • Approccio neo-marxiano e neo-weberiano : sottolineano la persistenza delle classi sociali nelle società contemporanee, pur in quadro profondamente modificato rispetto al passato. • Teoria della frammentazione : sostiene la necessità di abbandonare tali concetti. 1. L’approccio neo-marxiano. Gli approcci neo-marxiani si basano sulla centralità della sfera produttiva al fine di determinare le fondamentali dinamiche e strutture di classe, utilizzando versioni più complesse dei concetti di proprietà, sfruttamento, alienazione (rapporti sociali di produzione), capitale, tecnologie e lavoro (forze di produzione). Questi approcci si focalizzano sulle molteplici relazioni che intercorrono tra due elementi : la sfera politica e quella culturale-mediatica. La maggior parte degli approcci neo-marxiani ruota intorno a due assunti principali: • Il lavoro, con le sue trasformazioni legate allo sviluppo tecnologico, continua a influenzare pesantemente sia l’identità sociale delle persone, sia le loro azioni, sebbene il legame con la “coscienza politica” appaia oggi meno forte. • A causa di un capitale sempre più transnazionale e finanziarizzato, e di una tecnologia sempre più pervasiva centrata sull’elaborazione delle informazioni, produzione e lavoro tendono ad allargare i propri confini, investendo la totalità delle relazioni sociali. Secondo Erik Olin Wright lo sfruttamento si baserebbe ormai sul potere e sulla capacità di controllo delle persone, oltre che sulle risorse economiche. In particolare distingue tre generi di controllo: • Controllo degli investimenti , cioè del capitale monetario. • Controllo dei mezzi fisici di produzione. • Controllo della forza lavoro. È così possibile individuare tre differenti classi sociali: • Classe capitalistica : ha in mano tutti e tre i tipi di controllo. • Classe operaia : ne è totalmente priva. • Classi contraddittorie : controllano solo alcune risorse. Queste ultime consistono nelle classi medie che, dominate dalla borghesia, sono a loro volta funzionali all’assoggettamento della classe operaia. 2. L’approccio neo-weberiano. Gli approcci neo-weberiano sostengono che la multidimensionalità della stratificazione sociale è valida ancor più che ai tempi di Weber e col tempo aumenta in complessità. Di conseguenza, pur rifiutandosi di ridurre le sfere politiche e culturali a quella economica, sottolineano la priorità di quest’ultima, riconducendo la formazione delle disuguaglianze alle situazioni di mercato dei vari attori sociali. Inoltre dedicano attenzione allo studio dei processi di mobilità sociale e all’influenza del potere nella produzione e riproduzione delle disuguaglianze. Per i neo-weberiani, anche in una società priva di classi le disuguaglianze economiche continuerebbero a sussistere, mentre per gli aderenti alla teoria di Marx una società senza classi è una società in cui il controllo del processo produttivo è sottratto alla proprietà privata per essere trasferito a una qualche struttura collettiva o comunitaria, annullando così col tempo le disuguaglianze economiche. Secondo Goldthorpe per analizzare la formazione e la struttura delle classi contemporanee occorre prendere in considerazione due dimensioni distinte: dell’Era Moderna i destini delle diverse nazioni si sono intrecciati fra loro, in una competizione globale sulle risorse. La forma più visibile di competizione globale fu il colonialismo : utilizzo del potere militare, politico ed economico da parte di una società per dominare i membri di un’altra società, quasi sempre per trarne un beneficio economico. Le colonie guadagnarono la propria indipendenza tra la Prima Guerra Mondiale e gli anni ’70. Gli stati neo-indipendenti hanno fatto fatica a lasciarsi alle spalle il passato coloniale, che li ha deprivati di enormi risorse, non li ha preparati a sviluppare sistemi economici moderni e ha spesso istituzionalizzato una cultura di corruzione politica. Alcuni osservatori hanno osservato che in realtà il colonialismo è stato sostituito dal neo-colonialismo, un sistema di dominio economico esercitato sui Paesi più poveri dai Paesi più ricchi senza utilizzare un controllo politico formale e/ o l’occupazione militare. 3. La World System Analysis. Un altro approccio allo studio della disuguaglianza globale, la World System Analysis, si concentra sull’interdipendenza tra i Paesi che fanno parte di un unico sistema economico globale. Immanuel Wallerstein ritiene che la povertà di alcuni Stati sia direttamente collegata alla ricchezza di altri. Egli suddivide i Paesi a seconda della relazione che intrattengono con l’economia globale: • Paesi centrali : centro dell’economia globale, paesi più ricchi del mondo. Quasi tutti hanno tratto beneficio dal colonialismo e continuano a dominare l’economia tramite multinazionali e istituzioni finanziarie globali (Stati Uniti, Canada, Giappone, stati dell’Europa occidentale). • Paesi periferici : paesi più poveri e meno potenti, situati ai margini dell’economia globale. Partecipano ad essa fornendo risorse naturali e manodopera a basso costo per le grandi imprese transnazionali, pur fungendo da mercati per alcuni beni (molti Stati dell’Africa e dell’America latina e alcune regioni dell’Asia). • Paesi semiperiferici : stati dal reddito medio, meglio integrati nelle economie dei Paesi centrai rispetto a quelli periferici, hanno spesso una base industriale più solida (Cina, India, Pakistan, Argentina, Cile, Brasile). Le multinazionali hanno sede nei Paesi centrali, ma spostano le produzioni nei Paesi semiperiferici per poter sfruttare manodopera a basso costo, usufruire di normative ambientali flessibili e non pagare le imposte nei Paesi centrali, riducendo i costi e incrementando i profitti. I Paesi poveri dipendono da questi investimenti esteri per il finanziamento del proprio sviluppo economico e spesso competono tra di loro per accaparrarseli, offrendo sconti o esenzioni fiscali, normative ambientali ai minimi termini e forza lavoro a basso costo e non sindacalizzata. Corsa al ribasso : processo mediante il quale i Paesi più poveri competono per gli investimenti esteri sacrificando i salari, il gettito tributario e gli standard ambientali. La corsa al ribasso fa sì che i Paesi periferici e semiperiferici conservino il proprio tasso di povertà, perché i profitti sono incanalati verso gli investitori dei Paesi centrali. L’effetto della corsa al ribasso si fa sentire anche sulle società dei paesi ricchi: si definisce Dumping sociale quel processo attraverso il quale i lavoratori dei Paesi più ricchi vedono ribassata la propria paga per effetto della concorrenza internazionale su un mercato del lavoro ormai globale. 4. Istituzioni finanziarie globali. Le regole che disciplinano l’economia globale sono coordinate da istituzioni finanziarie globali: • Banca Mondiale : fornisce ai Paesi poveri investimenti e prestiti per lo sviluppo. • Fondo Monetario Internazionale (FMI) : fornisce assistenza finanziaria e tecnica per promuovere la crescita economica. • World Trade Organization (WTO) : regolamenta il commercio internazionale. Tutte e tre le organizzazioni sono un mezzo di dominio “coloniale”, supportato dai Paesi centrali e dalle multinazionali e di fatto finiscono per incrementare ulteriormente la povertà.
Docsity logo


Copyright © 2024 Ladybird Srl - Via Leonardo da Vinci 16, 10126, Torino, Italy - VAT 10816460017 - All rights reserved