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Manuale "Gli etruschi", Sintesi del corso di Archeologia

Riassunti della seconda parte del manuale

Tipologia: Sintesi del corso

2018/2019

Caricato il 05/06/2019

bia.10
bia.10 🇮🇹

3.8

(11)

9 documenti

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Scarica Manuale "Gli etruschi" e più Sintesi del corso in PDF di Archeologia solo su Docsity! L’ETRURIA PROPRIA 12.1 VEIO Veio è lodata dagli scrittori classici per la sua ricchezza e antichità. L’abitato occupava il pianoro della bassa valle del Tevere sulla riva destra e distava da Roma solo 15km. Il territorio era delimitato da due corsi d’acqua: il Valchetta e il fosso Piordo o dei Due Fossi. Le prime notizie riguardanti gli interventi archeologici risalgono al XIV secolo: da Veio partivano carichi di marmi diretti ad Orvieto che li utilizzava per costruire il duomo. Seconda meta del XVII secolo scavi promossi dal cardinale F. Chigi dove viene rivolta l’attenzione a ex voto fittili e bornzei di epoca etrusca che finiscono in parte anche nella galleria degli Uffizi. La località di provenienza degli scavi archeologici non aveva un vero e proprio nome ma già alla fine del XVII secolo si inizia a proporre l’identificazione con la città di Veio. XVIII e XIX secolo: Gell e Nibby segnalano tombe etrusche a tumulo e a camera. Dennis quando visita Veio negli anni 40 del XIX secolo prova delusione perchè i monumenti superstiti sono pochissimi e le tombe sono state spogliate dei corredi e rinchiuse. XX secolo: intensa attività di scavo: vengono scoperte necropoli etrusche di età villanoviana, orientalizzante e arcaica. Le più antiche testimonianze risalgono all’età del bronzo finale. Con l’arrivo del villanoviano la situazione demografica e abitativa cambia: sono state messe in luce capanne e varie necropoli estese. Il tipo tombale è a pozzetto con custodia in tufo, nella fase più recente anche a fossa. Nel primo caso il rito funebre è l’incinerazione, nel secondo l’inumazione. Spesso sia il pozzetto che la fossa hanno un nicchiotto laterale per il corredo funebre. Stessi aspetti si ritrovano nelle necropoli dell’agro falisco-capenate e del Lazio. Nel periodo orientalizzante si hanno buccheri che si distinguono per la presenza di pigmento rosso all’interno delle incisioni. Nei corredi villanoviani si riscontrano oggetti che fanno pensare a un giro di rapporti di ampio raggio: • CINERARIO BICONICO: appartiene alla necropoli di Valle La Fata, il coperchio è composto da un vaso bronzeo che nella sagoma, negli attacchi e nella decorazione ricorda le situle della cultura halsattiana (TAV.178) fa pensare a un maestro di origine halsattiana attivo a Veio. Nei corredi villanoviani di Veio sono state rinvenute circa una ventina di coppe di argilla figulina di fabbrica euboica con decorazione geometrica di fabbrica euboica (fig 19). Furono utilizzati come vasi da vino, con esse sarà arrivato quindi anche il culto del simposio. Probabilmente il rapporto tra l’Eubea e Veio si è creato attraverso la mediazione di due fondazioni euboiche dell’Italia meridionale: Pithecussa e Cuma. ( infatti sono stati trovati a veio manufatti provenienti da queste due località). Da Casale del Fosso provengono ance alcuni rocchetti di impasto su cui è graffita la lettera A di tipo euboico UNO DEI PRIMI ESEMPI DI SCRITTURA IN ETRURIA. Altro elemento fondamentale fu il sale Veio esercitò un continuo conflitto con Roma per il controllo delle saline. I primi scontri armati risalgono ai tempi di Romolo, l’ultima si sarebbe svolta proprio con Veio e si sarebbe conclusa con una tregua di 100 anni e con la cessione da parte dei veienti di 50 ostaggi e delle saline sulla riva destra del Tevere. Gli scontri interessavano le singole famiglie e non il complesso cittadino che ancora non esisteva come entità politico-amministrativa. Nei secoli VII e VI a.C le aree sepolcrali intorno al pianoro si allargano, tombe a tumulo e a camera scavata nella roccia, alcuni corredi sono principeschi. Sono attive anche botteghe di ceramica sub-geometrica. • TOMBA DIPINTA DELLE ANATRE (tav.179): riporta su parete il fregio di “aironi”. Tra il secondo e il terzo quarto del VII secolo comincia la produzione di bucchero che si protrae fino al VI sec. Secondo alcuni dovrebbe aver lavorato a Veio il pittore Castellani, un ceramografo tomba dipinta Campana (tav.181). Ai primi decenni del VI secolo a.C si attribuisce il tempio ad oikos (fig.39) da alcuni ritenuta l’acropoli, le lastre di rivestimento architettonico presentano un fregio in cui sono presenti guerrieri in piedi, cavallo e sul carro (tavv. 182 a e b), essi alludono a qualche impresa militare che ha coinvolto la comunità veiente.--> non eè un culto specifico ma si potrebbe comunque pensare a Uni-Giunone dea protettrice della città. Si forma un’ideologia urbana che comporta una distribuzione razionale degli spazi grande complesso veiente: VULCA statua di Giove Capitolino e di Eracle, tutte e due a Roma. Furono scoperte sculture tardo-arcaiche di terracotta nel santuario veiente del Portonaccio e questo portò ad ammettere l’esistenza a Veio di una scuola coroplastica. • SANTUARIO: doveva avere una forma triangolare, frequentazione compresa tra il VI e il III sec. a.C. vi erano praticati diversi culti (MENERVA tav.183). le statue erano collocate sul colmo del tetto del tempio (esperienze figurative greco-orientali e attiche). Altra area sacra era quella di Campetti due edifici contenenti una grande quantità di votivi, quasi tutte figurine offerenti. Ricche di implicazioni storico-culturali le statuette fittili che riproducono Enea che trasporta sulle spalle il vecchio padre Anchise (tav.184). In seguito sono stati individuati anche alcuni cunicoli che servivano per il drenaggio delle acque di superficie. Nel V sec. viene costruita la cinta muraria per ripararsi dai pericoli esterni. Il conflitto tra Roma e Veio è continuo. Importante fu l’alleanza tra Veio e Fidene nelle guerra che scoppia nel 438 a.C e che durerà fino alla caduta di Veio. Un ruolo decisivo fu rivestito da Lars Tolumnio che fu però ucciso in battaglia. In questo momento intervengono i falischi ma la città etrusca sarà espugnata per mezzo di uno stratagemma annessione del territorio a Roma e passaggio nelle mani dei romani delle saline. Anche la statua di Giunone sarà trasferita a Roma l’episodio viene raccontato da Livio. L’area urbanizzata di Veio nella seconda metà del I sec è un luogo deserto anche se la distruzione degli edifici non fu completa ma il declino è graduale e culmina nel VI sec. d.C. i limiti dell’agro veiente si possono ricostruire approssimativamente, il centro più conosciuto è Septem Pagi. 12.2 CAERE Caere è una delle città etrusche più ricche. Le risorse agricole e minerarie le fornivano i mezzi per i traffici intensi e ampi, in più l’ubicazione nella parte meridionale della costa etrusca la favoriva. Questa città ha avuto diversi porti: Fregene, Alsio, Pyrgi, Punico. Le relazioni commerciali portano ad un risvolto culturale: Caere accoglie prodotti,maestri, esperienze, stimoli che ne fanno un centro d’avanguardia. Il territorio è stato spesso identificato con l’area di Cerveteri o con quella di Ceri ma si è sempre preferita la prima opzione. Il centro antico si trovava su un pianoro circondato dai fossi del Manganello e della Mola, congiunto ai colli circostanti da una lingua di terra. Intorno si stendono le necropoli di Cava della Pozzolana, del Sorbo, della Banditaccia e di Monte Abatone (fig. 40). Nella fase più antica le tombe erano a pozzetto semplice o a due piani, il cinerario aveva di norma forma biconica ed era coperto da una scodella o da un elmo fittile che terminava a tetto di capanna. I corredi non sono ricchi: contengono utensili e vasellame di impasto e bronzi. Nel territorio si notano ache contatti con altri ambienti. Fine VIII secolo a.C si afferma la TOMBA A CAMERA, scavata nella roccia tufacea o in parte scavata e in parte costruita, coperta da un tumulo (tav. 71). Alcune ceramiche dipinte ammettono la presenza a Caere di maestri di formazione euboica e segnano l’inizio di una produzione di ceramica locale. Un illustre rappresentante fu Aristonothos di origine greca che firma un cratere dipinto con l’accecamento di Polifemo su una faccia e uno scontro navale sull’altra (tav.185) VII sec. a.C: arrivo di vasi fittili e bronzei di notevole pregio dalla Grecia ma arrivano anche manufatti dalla fenicia, Cipro, Siria : coppe di argento e di argento dorato (tav.30) arrivano così avorio e oro. Manufatti e • TOMBE A FOSSA DI NARCE: da qui provengono coppe su alto piede di impasto, sull’orlo sta un gruppo plastico raffigurante “il signore dei cavalli” (tavv. 13 a e b). allusione alla potenza e alla forma di ricchezza (cavalli) dei destinatari dei pezzi figurati. • Cavallo : motivo decorativo comune nel repertorio decorativo degli impasti falischi. Non va tralasciato che Falerii è una fondazione di Argo nutrice di cavalli. Periodo orientalizzante: aumento delle testimonianze dell’area falisco-capenate (tav 32). Alcuni prodotti presuppongono contatti col vicino Oriente ( tav 193), sono presenti anche modelli bronzei dell’area nord siriaca. Alcuni prodotti sono peculiari dell’ambiente: fra gli impasti kantharos con collo allungato dal profilo concavo (tav 194) e anfora tetransata dipinta (tav 217). Ad alcune botteghe di Narce si ascrivono piatti con decorazione a stella sul fondo esterno (tav 195), a botteghe di Capena si attribuiscono vasi si impasto decorati a incisione o a incavo con animali fantastici (tav 196). VII sec. urbanizzazione del pianoro su cui sorge Civita Castellana (non si abbandona comunque Colle Vignale). + alfabetizzazione PRIME EPIGRAFI IN LINGUA ETRUSCA E FALISCA. Si percepisce che in questo periodo nel territorio si sono accumulate numerose ricchezze, macano però le risorse che hanno caratterizzato molti centri dell’Etruria. Si può prendere però in considerazione l’allevamento del bestiame (ovini e caprini) (tav 194). Questi sono stati allevati per il latte e per la carne ma anche per la lana. Fine VII sec. a.C tomba a camera a pianta trapazoidale o quadrata con pilastri al centro, i letti funebri sono ricavati nella roccia. Dal VI al IV secolo la tomba sarà fornita di loculi sulle pareti. VI-V secolo a.C falerii continua ad avere floridezza ma i centri di Narce e Capena sono in calo. Nelle tombe di Falerii si riscontrano vasi attici a figure nere e rosse. Si iniziano a costruirei primi edifici sacri: sul colle Vignale ne stava uno maggiore con culto di Apollo e uno minore. Uno era ai Sassi Caduti con culto di Mercurio e uno in località Celle dedicato a Giunone. Seconda metà V secolo a.C scontri tra Roma e Veio, Falerii e Capena attuano una politica filoveiente questo perchè il territorio confinava con Veio. La caduta di quest’ultima nelle mani dei romani rappresentava un grosso pericolo. La guerra si conclude con la vittoria dei romani. Falerii riesce a trarre vantaggio dalla situazione perchè caduta Veio può ottenere il monopolio delle comunicazioni lungo il basso Tevere. Viene eretto il primo tempio dello Scasato da cui provengono opere di coroplastica testa di Giove (tav 97). Comincia anche l’attività di botteghe di ceramiche a figure rosse es. (tav 104, 105 e 106). 358-351 a.C : tarquiniesi impegnati nella guerra con i romani e sono fianceggiati dai falischi. Il conflitto si chiude con una tregua quarantennale che assicura a Falerii un periodo di tranquillità. Seconda metà del IV sec a.C secondo tempio di Scasato busto di Apollo (tav 197). La ceramica inizia a diventare di serie,i vasi vengono anche esportati, l’artigianato bronzistico prduce manufatti. Nella prima metà del III secolo, Roma interviene per sedare delle sommosse in alcune città dell’Etruria, compresa Falerii, in uno di questi interventi la città viene distrutta, immagini e culti vengono portati a Roma, gli abitanti sono trasferiti in un luogo in pianura. Qui viene costruita una nuova città (Falerii novi)la popolazione però mostra un forte attaccamento alla tradizione resistenza alla romanizzazione. La vecchia città non fu distrutta completamente, furono conservati gli edifici sacri. 12.4 TARQUINIA Tarquinia è una città a cui le fonti attribuiscono un ruolo rilevante in ambito religioso e culturale. Il toponimo deriva dal nome di Tarconte a cui sarebbe apparso il genio Tagete, il quale avrebbe predicato i principi dell’aruspicina (divinazione con viscere animali) a un’immensa folla accorsa per l’evento. Da Tarquinia sarebbe arrivato a Roma anche Lucio Tarquinio Prisco, il re che inizierà un periodo etrusco nella monarchia romana. La città sorgeva sul pianoro di Pian di Civita, circondato a nord e a sud da rigagnoli che si gettano nel Marta. Le notizie sui ritrovamenti archeologici non sono poche, le prime sono nelle fonti del XV secolo: • Poemetto di Lorenzo Vitelli accenna a tombe con immagini di semidei • Breve di papa Innocenzo VIII parla di una tomba a tumulo con corredo che comprendeva manufatti aurei. Chi visitò la zona furono: S. Maffei e Winckelmann che perlustrarono rispettivamente le mura e le pitture delle tombe. svolta negli anni 20 del sec XIX dopo la scoperta di un tumulo di facies orientalizzante ciò da inizio ad una serie di esplorazioni e scoperte. Negli anni 60 vengono messe in luce nuove tombe dipinte si formano due raccolte: Bruschi e Comunale. L’attività di scavo si fa sepre più intensa, l’interesse si rivolge soprattutto all’area del tempio di ARA DELLA REGINA. A nord, a est e a sud del Pian di Civita si trovano estese necropoli villanoviane, altre due sono rinvenute ai Monterozzi. Il tipo tombale è a pozzetto, coperto da un lastrone in pietra, il rito funebre è l’incinerazione (cinerario di impasto di forma biconica o a capanna). In età villanoviana varie sono le relazioni che coinvolgono il centro di Tarquinia con altri centri. (es. Specchio (tav 198) proveniente dall’ambiente egeo o cipriota probabilmente restaurato a Tarquinia, bronzi e spade (tav 199), motivo della “barca solare” ottenuto a puntini sbalzati su prodotti di lamina bronzea (fig 25), carrello con doppia protome taurina (tav 201) ). A questo periodo appartengono proprio prodotti tipici di arigianato locale: fiaschette, scudi, cinturoni ma si notano anche intensi scambi con Sardegna, Europa centro-orientale, Eubea, Fenicia, area enotria, rapporti anche con i minerali provenienti dai monti della Tolfa. -Anni a cavallo tra la fine dell’VIII e l’inizio del VII sec arriva a Tarquinia ceramica corinzia e cumanadi stile geometrico, da questi modelli nasce una produzione locale (tav 202), si affermano nuove figure animali e vegetali eseguite a mano libera TOMBA DI BOCCHORIS (tav 29). Al primo quarto del VII sec a.C risale la prima epigrafe etrusca, graffita su kotyle protocorinzia che dovrebbe provenire da Tarquinia. Siamo nel periodo in cui giungono in città numerosi artisti che probabilmente sotto il controllo diretto dei commercianti. Si diffonde il tipo tombale a fossa o a camera, la quale è scavata nella roccia e ha una pianta rettangolare e volta a botte coperta da lastroni. Tra la fine del VII e la prima metà del Vi sec a.C l’artgianato tarquiniese produce opere di discreta qualità destinate a una clientela locale: lastroni (tav 41), buccheri (tav 78, 203), brocche, vasi etrusco-corinzi (tav 204). In questo stesso periodo si hanno testimonianze di pittura tombale rappresenta lo status symbol. • TOMBA DELLE PANTERE: è la più antica tomba dipinta, detta così perchè due pantere sono dipinte sulla parete di fondo e di ingresso (tav 205). • TOMBA DELLA CAPANNA • TOMBA DEI LEONI DI GIADA • TOMBA DEI TORI (tav 83) : rappresenta l’agguato di Achille a Troilo. Dopo l’occupazione dell’Asia minore da parte dei persiani molti artisti greco-orientali emigrano verso l’Etruria Tarquinia inizia ad assimilare tendenze attiche che a mano a mano sostituiranno quelle greco- orientali. Tema ricorrente è il simposio ( tombe della caccia e della pesca (tav 88), tombe del Triclinio (tav 93), tombe del letto funebre ( tav 207), in più si trovano musici e danzatori (tavv 206 a e b). Anni intorno alla metà del V secolo a.C : Tarquinia accusa il colpo della scofitta inflitta dai siracusani alla flotta etrusca e quello delle incursioni dei siracusani nell’area mineraria dell’Etruria. Le importazioni subiscono un calo fortissimo, anche la tradizione artistica locale non viene più supportata. -Primi anni del IV secolo scontri con Roma, i tarquiniesi vengono respinti e sconfitti, perdono le fortezze di Cortuosa e Contenebra. 358-51 a.C la guerra si conclude con una pace qurantennale, si viene affermando a Tarquinia una classe aristocratica i cui interessi sono rivolti allo sfruttamento agricolo dell’entroterra. Le tombe adesso sono ampie , con banchine lungo le pareti per le deposizioni delle diverse generazioni (es. Tomba dipinta dell’Orco (tav 119), degli Scudi (tav 160 a e b), Giglioli (tav 208), sarcofagi marmorei dipinti delle Amazzoni (tavv 116 a,b,c) ). Prima metà del IV secolo : Ara della Regina (tavv 209 a e b) , da qui proviene il noto altorilievo dei due cavalli alati (tav 210). Da menzionare è anche la produzione ceramica a figure rosse sarcofagi di nenfro (tav 132, 133). Tarquinia gravita ormai in piena orbita romana ritrovamento di iscrizioni celebrative. Il territorio controllato da Tarquinia doveva estendersi a nord fino al torrente Arrone, a nord est seguiva il bacino del Marta arrivando al lago di Bolsena, a est raggiungeva l’area delle necropoli rupestri fino a Sutri e Nepi che segnavano il limite nord occidentale, a sud arrivava al corso del Mignone. Sulla costa tirrenica si trovavano gli sbocci sul mare. Nei primi decenni del VI sec fu eretto anche un santuario (fig 23), il culto pricipale era di Hera ma ne sono attestati anche ad altre divinità come ad Apollo o Afrodite. Sostrato ( uno dei più grandi commercianti dell’antichità) offrirà al primo un ceppo d’ancora (tav 43). 12.5 LA REGIONE DELLE NECROPOLI RUPESTRI Regione tra i laghi di Bracciano e Bolsena, nell’attuale provincia di Viterbo, caratterizzata da tombe ricavate da pareti di valli di erosione, presentano una facciata architettonica imponente (fig 44., tavv 212, 214). La monumentalità le ha rese sempre ben visibili. La loro ubicazione era lungo strade. Gli abitati si trovavano su dei pianori con corsi d’acqua che erano collegati alla regione circostante attraverso un istmo. La regione diventa anche di interesse archeologico prime segnalazioni provengono da Castel d’Asso e da Norchia. Un discorso a parte deve essere fatto per Tuscania la famiglia Campanari raccoglie svariate testimonianze dell’area fino a quando nel 1837 organizzano a Londra la prima mostra di antichità etrusche, includendo ben 5 tombe di Tuscania. Nel 1839 viene realizzato un museo all’aperto nel giardino della loro casa a Tuscania ricostruzione di una tomba a dado che conteneva parte dei sarcofagi e del corredo originario (fig 45). Diversi siti della regione furono occupati già nell’età del bronzo, si possono anche trovare testimonianze di ceramica micenea. Degno di menzione è Luni sul Mignone scavato nella roccia, la costruzione viene interpretata come la casa di un capo in cui si tenevano attività che interessavano i membri del villaggio. In questo luogo in età etrusca è stato eretto un tempio che ha restituito molti materiali. La regione è stata abitata nel primo villanoviano. Tutta la regione si popola intorno all’VIII sec. a.C capanne a pianta ovaleggiante, tombe a pozzetto e a fossa. Nei corredi tombali si trovano armi e utensili di ferro, nelle aree abitate qualche scoria di fusione esistenza di attività metallurgica e manifatturiera. Nella prima metà del VII sec a.C è presente la tomba a tumulo, il tipo è di origine tarquiniese, assume mano a mano un aspetto monumentale: ha una camera ma a volte possono essercene anche due, sulla parete laterale si trovano due letti e una banchina per il corredo funebre. Il nuovo tipo tombale è di origine caeretana, sono stati spesso ritrovati manufatti caeretani TOMBA CIMA, dipinta nello spiazzo antistante la tomba si trovano cippi che fanno pensare che quel luogo fosse destinato al culto privato. Altro luogo di culto si trova a GROTTA PORCINA (tav 24). Geografia: Vulci confinava a sud con Tarquinia, era delimitata dal torrente Arrone, a est comprendeva il bacino del Fiora estendendosi verso il lago di Bolsena, a nord doveva arrivare fino al corso dell’Albegna. Regisvilla era lo scalo marittimo della città. 12.7 LA VALLE DEL FIORA Il Fiora nasce dal monte Amiata e sbocca nel mar Tirreno. La sua valle e i suoi affluenti sono vie naturali per le comunicazioni tra il grande centro costiero di Vulci e l’entroterra. La regione è stata popolata durante l’età del bronzo, la forma insediativa è il villaggio (erano parecchi). Diversi sono anche i giacimeti minerari della zona forme di fusione economia della regione. All’inizio dell’età del ferro i villaggi vengono abbandonati rinascono alla fine del villanoviano e poi nell’orientalizzante, la loro ubicazione è lungo percorsi naturali e ciò non esclude un’economia di prelievo. Nel tardo arcaismo poi questi centri scompaiono per riemergere nel corso dell’ellenismo. Castro Farnese Sorgeva nel territorio attuale del Comune di Ischia di Castro sulla riva del fosso Olpeta, affluente di sinistra del Fiora ed emissario del piccolo lago di Mezzano (fig. 49). Del centro si conoscono solo le necropoli nelle adiacenze di Castro. Le tombe sono scavate nella roccia, sono a camera e a cassone, hanno restituito impasti, buccheri, ceramica etrusco-corinzia e a figure nere (fra i pezzi più antichi viene segnalata un’anfora tav 157, su cui è dipinta una danza corale), i buccheri rimandano alla produzione vulcente. Sulla parete centrale di una tomba a cassone è ottenuta a rilievo una porta finta che rimanda a tombe di Tuscania e Tarquinia. Ai decenni centrali del VI sec a.C risale la riorganizzazione della necropoli. Le tombe sono distribuite lungo percorsi che si tagliano ad angolo retto. In una specie di piazzale erano collocate sculture in pietra raffiguranti animali (tav 229) e mostri (tav 230) che farebbero pensare all’allestimento di un ingresso monumentale mentalità urbana. La pietra usata è il nenfro, tipico di Vulci artisti che si spostano verso Castro. Degni di menzione sono anche alcuni corredi: • Tomba Sterbini ricco vasellame bronzeo • Tomba della Biga con carro di legno e ferro rivestito di lamina bronzea decorata con una figura di giovane nnello schema del kouros (tavv 227, 228). Le testimonianze mancano per buona parte del V e del IV sec, il territorio intorno a Castro sarà caratterizzato da fattorie e piccoli villaggi agricoli. Le Sparne o Poggio Buco L’abitato era su un promontorio delimitato dal fosso del Rubbiano, a est dal Fiora a nord dal fosso del Bavoso ed era congiunto ad ovest all’area circostante da una lingia di terra. Intorno si trovano le necropoli di Poggio Buco, Insuglietti, Selva Miccia, Caravone. Nell’area dell’abitato sono stati raccolti frammenti ceramici olletta quadrilobata (tav 231). Rare sono le importazioni dalla Grecia, in particolare da Corinto. In questa fase il centro delle Sparne ha un rapporto privilegiato con l’agro-falisco tombe a camera con loculi scavati nelle pareti. Un altro centro che rientra in questa rete di aperture è Chiusi. Tra la seconda metà del VII sec ela metà del VI sec a.C si afferma una nuova tomba inumati deposti o sulle banchine che correvano lungo le pareti o in fosse scavate nel pavimento. In più da Caere in questo periodo arriva un’anfora del gruppo Policromo (tavv 232 a e b). Al secondo quarto del VI sec sono riferite le testimonianze dell’abitato resti di cinta muraria e di fondazioni di un edificio. I temi raffigurati tradiscono un ideale di vita aristocratico, una situazione analoga a quella che si riscontra nei palazzi di Murlo (tavv 16 a b e c) o di Acquarossa (tavv 17 a e b). L’organizzazione dello spazio abitativo fa pensre proprio a quello delle città. Secondo la documentazione il sito viene abbandonato nella seconda metà del VI sec a.C e ripopolato poi nel II sec. a questo periodo risalgono il vasellame a vernice nera, rossa e di argilla acroma. Pitigliano È stato sede di un centro etrusco. Nella zona non si sono avute campagne di scavo organiche, l’abitato si trovava su un promontorio delimitato a sud dal Meleta, a nord dal Lente, a ovest dalla confluenza di questi due corsi d’acqua e congiunto a est alla vicine colline tramite una striscia di terra. I ritrovamenti più antichi appartengono all’età del bronzo finale, all’ultima fase del villanoviano risalgono cinarari biconici dipinti con motivi geometrici (tav 233). Nella fase di passaggio dal villanoviano all’orientalizzante il tipo tombale diffuso è a fossa semplice o con loculi. I corredi sono composti da ceramica geometrica e da impasti di tipo vulcente. Alcuni prodotti provengono dalle botteghe locali (tav 234). Dalla seconda metà del VII sec comincia trovarsi la tomb a camera, i corredi constano di vasi di bucchero etrusco-corinzi di tipo vulcente e anche di vasi arrivati forse da Volsinii e Orvieto. Nei dintorni di Pitigliano si trovano anche necropoli di tipo arcaico, la più estesa è Sorano. Sovana È il centro etrusco più a nord fra quelli con tombe ruprestri a facciata monumentale. Sorgeva sul pianoro delimitato dai corsi dei fiumi Folonia a sud e Calesine a nord e saparato a est dalle colline circostanti per mezzo di un fossato (fig 51). Le tombe sono state sempre ben visibili + sono state messe in luce capanne nell’età del bronzo finale, qualche frammento di impasto villanoviano recente e ancora capanne del VII e muri del VI secolo. In quelle a camera le deposizioni si trovavano sulle banchine laterali o su fosse scavate nelle stesse banchine o in loculi aperti sulle pareti. I manufatti sono locali (tavv 235 a e b) o di fabbricazione locale ma noti in altri centri della valle del Fiora o di fattura e tipo vulcente. La vita di Sovana subisce un arresto intorno alla metà del V sec a.C. al periodo arcaico risalgono alcuni piccoli insediamenti documentati dalle necropoli, delle quali la più ricca è quella di Sorano. Dopo la metà del IV sec a Sovana si registra una rinascita che si potrae fino al I sec con le tombe rupestri, le camere sepolcrali sono scavate sotto la facciata. (es di tomba a tempio : Ildebranda (fig 52 tav 236), grotta Pola, es di tomba a edicola: Sirena e Tifone (tavv 237 a e b). Le tombe rupestri ammettono un rapporto con quelle dell’entroterra tarquiniese ceretano e di Vulci. Il rilancio di Sovana coincide con l’involuzionne di Vulci trarre vantaggio dalla crisi della metropoli. La città ha ricevuto sostegno da Roma sotto i romani periodo di floridezza, nel tardo impero divenne sede vescovile fin dai tempi di papa Giovanni I. 12.8 LA VALLE DELL’ALBEGNA L’Albegna nasce dal massiccio dell’Amiata, la valle era fatta di percorsi naturali. La documentazione del periodo etrusco comincia tra la fine dell’VIII e i primi del VII sec a.C, si interrompe per poi riprendere alla metà del IV sec a.C. a questo periodo risalgno anche le mura di cinta, le quali erano un difesa di fronte ai pericoli imminenti, quello gallico e quello romano. Tutti i centri rinsentiranno della sconfitta inflitta dai romani ai vulcenti. Gli abitati sono ubicati a volte su un pianoro, a volte sulla cima di una collina. Le tombe a camera sono sia scavate, sia costruite. I centri etruschi individuati o ricordati dalle fonti non sono pochi. I centri lungo la valle dell’Albegna sono stati definiti piccoli agglomerati agricol: l’agricoltura infatti ha avuto importanza nell’economia della zona. Saturnia Ha avuto una vita continua dall’antichità ai giorni nostri anche se ha vissuto un depauperamento demografico a causa della malaria e un’agricoltura poco redditizia. L’abitato sorgeva sulla sinistra dell’Albegna, le necropoli si trovavano anche sulla parte destra. Alcuni resti archeologici anche di età romana sono rimasti in situ le tombe a camera sono in stato di degrado, alcuni scavi sono stati condotti con puro fine di lucro quindi non sono stati svolti rigorosamente. Secondo Dionigi di Alicarnasso Saturnia è stata una fondazione pelasgica preetrusca. Si possono trovare testimonianze che risalgono al villanoviano recente e al primo orientalizzante. Le tombe sono a pozzetto, caratterizzato da corpo cilindrico e bocca quadrangolare, e a fossa. I corredi sono composti da bronzi e da vasellame di impasto. Degni di nota sono i cinerari biconici con coperchio a ciotola sormontata da una formazione a palla (fig 55). Nei corredi delle tombe a fossa si sono trovate anche alcune coppe di argilla con decorazione geometrica di tipo euboico e altre con anse pizzicate consumo del vino simposio. Al secondo quarto del VII sec a.C risalgono le prime tombe a camera con tumulo, le pareti laterali e la copertura sono ottenuti con lastroni di travertino (fig 56). I materiali dei corredi sono utensili o armi in bronzo e di ferro, vasi di impasto. Dalla prima metà del VI sec a.C le tombe sono scavate nella marna ghiaiosa con accesso attraverso un corridoio con gradini, i titolari appartengono ad un ceto medio. I corredi constano di ceramiche etrusco- corinzie e buccheri di provenienza vulcente. L’agricoltura era fonte di ricchezza. Metà del V sec a.C messo in luce pavimento di conci di tufo di una platea circondata da colonne lignee spiegata come l’ingresso monumentale della città o di un palazzo. Nella seconda metà del IV sec riprende la documentazione, i corredi tombali restituiscono ceramica etrusca a figure rosse sovraddipinte del gruppo Sokra, a vernice nera e acroma. III sec distruzione dell’area urbana associata agli eventi che portarono alla sconfitta dei vulcenti da parte dei romani. Non sarà un caso che nel territorio sianoistituite la prefettura e la colonia di diritto romano + nuovo impianto urbanistico regolare e cita muraria (tav 238). La città sarà poi distrutta dalle truppe di Silla. Marsiliana d’Albegna È un centro etrusco nella valle dell’Albegna, i ritrovamenti provengono solo da necropoli, dell’abitato è ignoto anche il sito. Le scoperte archeologiche sono state effettuate dal principe Tommaso Corsini necropoli meglio conosciuta: Banditella. Le tombe più antiche sono a pozzetto del periodo villanoviano. Per l’intero arco del VII sec si trova la tomba a fossa: il cadavere è parato con ornamenti e gioielli vari, giace su un assito e su un letto di ferro (tav 239); il corredo è composto da vasi del servizio da simposio, è collocato ai piedi del defunto. Nelle deposizioni maschili si possono trovare delle armi sul fianco destro del defunto, a volte sono stati rivenuti anche cerchioni di ferro e ruote di un carro tombe del ceto abbiente. Questo tipo tombale era diffuso a Vetulonia. influenza di natura culturale, investe i costumi che riguardano il mondo funerario e anche lo stile di vita quotidiano (tav 163). I manufatti in avorio ( tradizione vicino orientale) sono simbolo di prestigio sociale (tav 163, 241,240). La decorazione appartine al mondo dell’orientalizzante, la fattura è di alta qualità servizio scrittorio dal circolo degli avori tavoletta con alfabeto euboico inciso su un bordo (tav 26) due stili e due raschiatoi. LA SCRITTURA IN ETRURIA è UNA CONNOTAZIONE ELITARIA. Da Vulci o da qualche centro etrusco provengono prodotti esotici rinvenuti nelle tombe. Al periodo tra la fine del VII e la metà del VI sec a.C si datano tombe a camera e a tumulo. Con la seconda metà del VI sec cessano le testimonianze centro di Marsiliana coinvolto nel fenomeno di spopolamento inurbamento della metropoli. La città ha avuto una cultura orientalizzante fastosa: alcune tombe hanno corredi ricchissimi con prodotti di lusso, il centro sorgeva in un punto nevralgico dei traffici importazioni da vetulonia (si commerciano anche minerali e metalli). Esistono coltivazioni di minerali ferrosi. Magliano Banditaccia di Caere. La situazione delle necropoli è un riflesso dell’organizzazione isonomica della città CETO MEDIO DETIENE IL POTERE Il lavoro artigianale è affidato a maestri di buon livello: vasi di bucchero(contatti con Chiusi) di destinazione simposiaca (tavv 248-49), vasi a figure nere (tavv 250 a e b), balsamari, brocchette... alcuni prodotti sono anche stati esportati verso il Fiora, l’Albegna e Perugia. La ricchezza dei corredi funerari di Orvieto nell’arcaismo è un dato irrefiutabile. L’ubicazione era su un incrocio di vie naturali di comunicazione. commercio impiego di vino e olio attività agricola praticata in maniera intensiva. Conflitti tra Orvieto e Vulci se ne coglie un eco nell’affresco della tomba François (tav 45). Tra il V e il Iv sec l’edilizia templare ebbe un grande sviluppo a Orvieto. guarda fig 30 tav 252, tav 98, tav 100. Nelle vicinanze doveva anche trovarsi il santuario di Voltumna, luogo dove si teneva un grande mercato e dove si riunivano i rappresentanti dei populi Etruriae per prendere decisioni di interesse generale. In un’area destinata a necropoli le tombe sono a camera e scavate nella roccia, sono state trovate tre tombe dipinte, il tema rappresentato è il medesimo arrivo del defunto nell’aldilà dove viene accolto dai parenti premorti, i quali partecipano a un suntuoso banchetto carattere gentilizio-aristocratico. Le fonti parlano anche di ripetuti conflitti tra Volsinii e Roma, i primi vengono respinti e concludono un tregua di 20 anni. Nella prima metà del III sec la situazione sociale e amministrativa di Volsinii si evolve: si diffonde la lussuria, schiavi prendono il potere e impongono testamenti a loro favore. I nobili allora per ristabilire l’ordine si rivolgono ai romani i quali intervengono distruggendo la città e trasferendo gli abitanti in un nuovo sito in pianura. Tra la tarda repubblica e il primo impero si registra una ripresa monumenti di età romana, epigrafi latine+ Orvieto diventa sede vescovile. Territorio di Orvieto Volsinii: a est corso del Tevere, a ovest lago di Bolsena, a sud Montefiscone e Grotte di S. Stefano. Nella zona collinare si estende una cinta muraria ad andamento sinuoso formata da due cortine congiunte da muri trasversali. Nell’area urbana sono state rinvenute fondazioni di templi di età ellenistica (es. Pozzarello (fig 64)). Sulla collina della Civita è stata ritrovatauna cinta muraria a doppia cortina con all’interno resti di edifici. Oltre a reperti di derivazioe domestica si segnalano forme di fusione, lingotti di bronzo o oggetti bronzei da rifondere per l’uso del metallo. Le testimonianze più antiche sono limitate vanno ricordati alcuni vasi attici a figure nere e rosse e un gruppo di lamine bronzee, decorate a sbalzo con scene di contenuto mitologico. 12.11 CHIUSI La città deve aver goduto di una certa fama nel’antichità proprio perchè patria di Porsenna, re etrusco che nell’ultimo decennio del VI sec a.C sarebbe accorso a Roma. Egli in questa città avrebbe avuto un sepolcro fuori del comune: edificio ampio e alto che all’interno era un labirinto, all’interno si presentava con diverse torria forma di piramidi sovrapposte cui sarebbero stati legati campanelli che, agitati dal vento, suonavano in continuazione. • Da dove proviene questa tradizione? Probabilmente è nata in ambito etrusco, forse nella stessa Chiusi la quale avrebbe riservato onori al cittadino illustre attribuendogli un importante mausoleo. - ESALTANDO PORSENNA VENIVANO ESALTATI I ROMANI. Il centro etrusco si affaccia sulla valle del Chiana (fig 65). I resti del perido sono pochissimi, numerose sono le aree di necropoli intorno alla città (ovest). I reperti privilegiati sono urnette, epigrafi, bronzetti, monete. Il momento più intenso dell’attività di scavo si è avuto nella prima metà del secolo XIX quando vengono messe in luce tombe dipinte TOMBA DIPINTA DELLA SCIMMIA. Chiusi diventa un fiorente mercato antiquario. Una delle conseguenze negative di questa attività sono gli interventi negativi di restauro che cammuffano le lacune con integrazioni o rifecimenti spesso arbitrari. Nel XX sec il sottosuolo di Chiusi è stato meno ricco di reperti archeologici ma recenti scavi hanno messo in luce resti di capanne e focolari+ una consistente quantità di frammenti ceramici dell’età del bronzo finale. Negli stessi siti sono stati trovati anche resti del periodo villnoviano. Il rito funebre è quello dell’incinerazione, la tomba è a pozzetto e il cinerario è realizzato con un gruppo plastico di due personaggi che si abbracciano per l’ultimo saluto (tav 253). PRIMA SCENA DESCRITTIVA DELL’ARTE ETRUSCA IN MANIERA REALISTICA (fig 26) Fase recente del villanoviano e orientalizzante: si seppellisce all’interno delle necropoliincinerazionepozzetto più ampio cinerari di bronzo arricchiti con protomi animalesche a volte impiegate come anse (tav 255) adattate al motivo della signora degli animali (tav 254). • Inizia a diventare comune il cinerario antropomorfizzato detto canopo per la somiglianza con i vasi egizi: il coperchio è una testa umana, i manici le braccia, la deposizione può essere su un trono. (tav 258). Spesso l’antropomorfizzazione può essere anche più spinta cinerario sormontato da un’intera figura umana PRIMA REALIZZAZIONE DI GRANDE PLASTICA IN AMBITO LOCALE (tav 260). Altri manufatti sono peculiari dell’ambito chiusino: olle globulari con corpo segnato da costolonature verticali, affibbiagli (tav 261), vasi bronzei dal corpo globulare e anse e protomi di leoni e grifo (tav 255) si notano riscontri e collegamenti con VETULONIA (tav 257). Alcuni prodotti saranno anche esportati, alcuni importati. Verso la fine del VII sec inziano a trovarsi tombe a camera scavate nella roccia, ambiente piccolo diviso in due da un tramezzo perpendicolare alla parete di fondo. nascono qui le prime inumazioni. Da Vulci iniziano ad arrivare influssi che incidono sulla produzione scultorea in pietra chiusina vengono rappresentate figure femminili in attaggiamento di piangenti e un guerriero tradizione stilistica dell’etruria dedalica. Al periodo compreso tra la fine del VII e l’inzio del VI sec risalgono i vasi in bucchero (tav 77). Il tema più frequente nei fregi è l’ossequi reso a personaggi seduti su sella curule o su troni da parte di armati o offerenti ideologia aristocratica. • Esistono anche i buccheri pesanti: pareti spesse, dimensioni grandi, decorazione a rilievo e ridondante, i motivi decorativi più comuni sono animali o teste umane,raramente scene mitologiche gusto baroccheggiante (tav 314). Dalle tombe di Chiusi provengono centinaia di manufatti di pietra fetida danza, giochi sportivi (tav 149), caccia (tav 265), trasporto del defunto (tav 143). sono temi relativi a manifestazioni di tipo aristocratico, lo stile e le figure richiamano alla ceramica attica con figure nere e rosse. VI sec. uno dei periodi più fulgidi Porsenna verso il nord. + il ceto ricco si connota attraverso le tombe dipinte (tavv 148 a,b,c,d) richiamo al repertotio figurativo tarquiniese. Nei primi decenni del IV sec i galli scendono nell’Italia centrale con il sostegno dei chiusini che erano rimasti anche neutrali nella guerra decennale tra Veio e Roma. La città diventerà teatro degli scontri tra romani ed etruschi, la battaglia decisiva sarà vinta dai primi che consolidarono la loro politica nelle città dell’Etruria centro-orientale. Chiusi inizia a produrre sarcofagi e urnette di pietra fetida con raffigurazioni di miti greci celtomachia. Le deposizioni si trovano in tombe ipogee formate da un lungo corridoio su cui si aprono nicchotti. I monumenti che si sviluppano in questo periodo presentano un’iscrizione con il nome del defunto relativa a un uomo libero o a un latuni ,ovvero uno schiavo. Il territorio era organizzato in aziende e agglomerati agricoli di piccole dimensioni nelle mani del ceto medio-basso. Nelle urnette fittili ritorna spesso il tema dell’eroe che lotta con l’aratro (tav 136) potrebbe alludere alle lotte dei contadini contro i proprietari terrieri. Un carattere importante di Chiusi è la qualità dei prodotti locali di livello alto le risorse non sono molto proficue ma in compenso sono durature agricoltura praticata in maniera intensiva. Collegato all’agricoltura è infatti l’allevamento del bestiame: bovini, suini, ovicaprini allevati per la produzione di carne. Un’altra ttvità che dava profitti era la selvicultura tronchi di abete che venivano utilizzatiper costruire imbrcazioni. I laghi erano molto pescosi e i fiumi utilizzati per il trasporto delle merci. Il successo economico di Chiusi proveniva anche dalla sua prosperosa ubicazione. Nel villanoviano e nell’orientalizzante l’area più popolata è quella ad ovest (nella valle dell’Orcia) , a nord il limite era dato dal lago Trasimeno. Due siti che sono venuti alla ribalta archeologica sono MURLO E CASTELNUOVO BERARDENGA, ubicati lungo la valle dell’Ombrone. Murlo Qui si trovano tombe a tumulo, a fossa e a ziro che hanno restituito reperti di età orientalizzante. Nei vari edifici ritrovati sono stati messi in luce reperti di lusso statue maschili (tav 53) e femminili maestosamente sedute usate come acroteri ideologia aristocratica. Un vano probabilmente era destinato al culto di tipo privato e non pubblico. L’edificio poteva essere la residenza domestica di un capo che dominava nella zona. Nel VI sec, la socieà era dominata dal ceto medio distribuzione delle ricchezze. Castelnuovo Berardenga La zona dell’abitato era dissestata dai lavori agricoli, pessimo stato di conservazione. Sono state raccolte molte antefisse con teste femminili. 12.12 CORTONA È una città che ha avuto un ruolo di grande importanza nelle vicende del bacino del Mediterraneo. Da questa località si sarebbe mosso Dardano per andare a fondare Troia, noltre i pelasgi si sarebbero addentrati all’interno della penisola italiana fino a Cortona definita città degli umbri. Sempre qui sarebbe arrivato e avrebbe avuto sepoltura Ulisse. La località sorgeva su un’altura alla sinistra dell’alto corso del Chiana. Le evidenze archeologiche sono limitate alla cinta muraria, ai piedi del colle si trovano alcune grandi tombe TANELLA DI PITAGORA. La prima metà del Settecento è il momento in cui a Cortona nasce un grande interesse intorno agli etruschi Museum Cortonese. Indizi sulla vita di questa città ci sono dati dal ripostiglio di bronzi del Sodo punte di lancia e asce. L’orizzonte del villanoviano locale si è allargato con i ritrovamenti di impasto in vocabolo Piaggette. Nel fondovalle si sono trovati alcuni tumuli monumentali detti “meloni” la tomba si articola in un vestibolo allungato sui cui lati si aprono diverse celle (fig 67). I resti del corredo sono oggetti di pregio (avori, buccheri a cilindretto, balsamari) i titolari della tomba sono quindi di rango sociale elevato e sono organizzati per gruppi gentilizi. Lungo uno dei tumuli di Sodo si trova un altare privato accessibile attraverso una scalinata fiancheggiata da due ante scolpite con un gruppo di lotta tra un personaggio e un mostro dal corpo leonino (tavv 267 a e b). Il gruppo potrebbe avere un carattere simbolico di tipo funerario lotta tra la vita e la morte. L’ubicazione di queste rombe è in pianura, la zona è adatta all’agricoltura ed è rinomata per la sua redditività. In più Cortona era situata in un punto nodale per il traffico. AGRICOLTURA+ CONTROLLO DELLE VIE DI COMUNICAZIONE. La situazione delle grandi tombe a tumulo è riflessa in alcuni depositi (tavv 268 a,b, 270 a,b,c), sono statuette di guerrieri, figurine di animali da caccia, lebeti. Dall’area urbana provengono alcuni vasi attici e etruschi a figure nere e rosse. Tra il VII e il V sec fu anche costruita una cinta muraria. Cortona +Perugia + Arezzo = CAPITA ETRURIAE POPOLORUM.
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