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Mappa concettuale Isocrate e letteratura I s, Schemi e mappe concettuali di Greco

Isocrate e letteratura del V secolo riassunti brevemente e in modo chiaro in una carrellata di slide

Tipologia: Schemi e mappe concettuali

2021/2022

Caricato il 20/11/2022

camilla-marino-3
camilla-marino-3 🇮🇹

2 documenti

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Scarica Mappa concettuale Isocrate e letteratura I s e più Schemi e mappe concettuali in PDF di Greco solo su Docsity! ISOCRATE Ἰσοκράτης  ORATORIA EPIDITTICA Isocrate è il massimo esponente dell’oratoria epidittica o dimostrativa. Questa (catalogata in questo modo da Aristotele che riconosceva altri due generi dell’oratoria: quello giudiziario e quello politico) ha per oggetto la lode o il biasimo, come suggerisce l’etimologia del termine, dal verbo ἐπιδείκνυμι che significa “illustrare, dimostrare”.Lo scopo dei discorsi epidittici è quello di mettere in luce o confutare la virtù e l’eccellenza di un personaggio, reale o appartenente all’immaginario mitico. L’oratoria epidittica comprende diversi tipi di discorsi corrispondenti alle varie forme dell’elogio: panegirico, encomio e epitafio. Nel IV secolo a.C., principalmente nell’opera di Isocrate, l’oratoria epidittica fu strumento per la divulgazione di concetti filosofici e di ideali politici di ampio respiro L’EPITAFIO L’epitafio, elogio funebre, discorso celebrativo in onore di persone defunte. In genere la città commissionava a grandi oratori la composizione di un epitafio e anche Lisia e Demostene ebbero questo onore. BIOGRAFIA (parte I) Isocrate nacque ad Atene nel 436 a.C. da una famiglia benestante che gli pagò gli studi presso i più importanti maestri di retorica di quel tempo, tra i quali Tisia, Prodico e Gorgia. In seguito alla Guerra del Peloponneso, perse tutti i suoi beni familiari e fu quindi costretto ad intraprendere l'attività di logografo. In seguito aprì una celebre scuola di retorica. Fra i suoi allievi più noti ci furono gli oratori Iseo, Iperide e Licurgo, gli storici Teopompo ed Eforo, il poeta tragico Teodette e il politico Timoteo. Uomo timido e schivo, non ricoprì alcuna carica pubblica, ma, attraverso la sua ampia opera pubblicistica, influì in modo talvolta determinante sull'opinione pubblica del suo tempo. BIOGRAFIA (parte II) Caldeggiò un ideale di unione panellenica, fondata sulla concordia delle grandi πόλις, in particolare Atene e Sparta, e sull'egemonia pacifica di Atene, in quanto dotata di una superiore παιδεία e di una maggiore maturità sul piano civile e culturale. Tale unione era destinata a rendere possibile la guerra contro il nemico comune, il “barbaro persiano”. Nell'ultima elaborazione del pensiero isocrateo questo programma portò a un avvicinamento alla Macedonia e a Filippo II, che apparve a Isocrate l'unico capace di realizzare l'unità panellenica e la crociata antipersiana. La sconfitta di Cheronea affossò definitivamente la grande illusione. Isocrate morì po o dopo; vi sono due tr dizione a riguardo, la prima che sia morto di malattia, la sec nda, meno probabile, che si sia lasciato morire di fame amareggiato dalla fine della libertà ateniese . “CONTRO I SOFISTI” L'orazione Contro i Sofisti è una sorta di manifesto della scuola isocratea a discapito di quella sofistica. Essa è rivolta a tutta l'élite colta ateniese e ha lo scopo ben preciso di denigrare i sofisti. Ma chi sono i sofisti per Isocrate? Tutti quelli che di retorica e cultura hanno una concezione diversa dalla sua, cioè: - Eristi: esperti nell'arte del disputare, il cui unico fine è quello di confutare il proprio avversario e di persuaderlo di avere ragione mediante la retorica; - Logografi: vedono la retorica solamente come mezzo per guadagnare; - I maestri di eloquenza politica: si propongono come maestri di retorica e riducono l'arte a pura tecnica, non sapendo poi intervenire tempestivamente nelle situazioni concrete. Isocrate non si avventura sul terreno teorico, ma si schiera dalla parte dell'uomo comune che valuta i discorsi secondo la loro trasparenza e la loro utilità. Non esita pertanto a bollare come "ciarlataneria" i discorsi e gli insegnamenti dei propri avversari, i quali non sono in grado di trovarsi d'accordo nemmeno sui princìpi fondamentali. Perciò egli contrappone alla scienza dei filosofi (ἐπιστήμη), la sua δόξα intesa quale ragionevole opinione, condivisa dai vari membri della polis. Diversamente da Socrate e Platone, Isocrate ritiene che la virtù non sia insegnabile, poiché non è possibile formulare un'arte in grado di farlo: chi non è portato alla virtù, non può apprenderla. Il cittadino virtuoso, allora, preferisce dedicarsi all'opinione che ne hanno i più, ovvero la δόξα della polis, piuttosto che perdere tempo con delle sciocchezze. “ANTIDOSI” (parte I) Come già detto prima, quest’orazione venne scritta dal grande oratore quando questi era ormai vecchio ed è una ritrattazione di quanto affermato nel “Contro i Sofisti”. Nel corso dell’opera, Isocrate sarà disposto ad ammettere che l'eristica non è né dannosa né inutile alla formazione dei giovani. Essa non si può però chiamare filosofia: piuttosto è un'esercitazione dell'anima che prepara alla vera filosofia, cioè all'educazione politico- retorica. Insegnamento principe della  παιδεία isocratea è infatti la retorica, la quale insegna a saper sfruttare il  καιρός , le occasioni che vengono di volta in volta offerte all'individuo. Si tratta di un concetto molto complesso e sfaccettato, di chiara derivazione sofistica (specie Gorgia ) che Isocrate apprende e sviluppa in modo autonomo e originale. La retorica insegna a tenere discorsi davanti a un pubblico, adattando il proprio discorso alla tipologia di persone che ci si trova di fronte: in questo modo il giovane apprende come sfruttare appieno le proprie potenzialità, imparando di conseguenza a sfruttare le opportunità che gli vengono date. Tale insegnamento, spostato sulla vita quotidiana, rende non solo buoni retori, ma anche dei buoni politici, dei buoni amministratori ed economi per la propria famiglia e la polis. ANTIDOSI (parte II) Isocrate si vantava infatti che i propri allievi fossero tutti diventati dei membri importanti e rispettabili della polis, segno inequivocabile che lui fosse un buon maestro. Il buon maestro di retorica è dunque buon maestro di vita: insegnando a seguire la  δόξα della polis, che poi è la virtù, egli fa sì che i propri allievi divengano dei buoni cittadini. Tali presupposti pongono le basi per quell'istruzione umanistica che avrà tanta fortuna nella storia dell'educazione nel mondo occidentale. Alla lezione di Isocrate si rifaranno infatti Cicerone, Quintiliano, i grandi pensatori rinascimentali e quanti si sono riconosciuti in quella figura di intellettuale definita dalla formula: vir bonus dicendi peritus. “NICOCLE” Isocrate, esaltando Nicocle, si rivolge a tutti i monarchi e i tiranni della Grecia e li esorta a imitare il sovrano da lui elogiato; ma il tessalo Giasone di Fere, un uomo molto ambizioso fu ucciso da una congiura, Dionisio di Siracusa morì poco dopo l'appello dell'oratore, e Archidamo di Sparta non volle tentare l'impresa dell'unificazione ellenica. All'inizio del Nicocle, compare un vero e proprio inno al logos che presenta gli elementi tipici di Gorgia: gli artifici retorici, il chiasmo, la parechesi, l'antitesi e la rima. Il discorso A Nicocle presenta una serie di esortazioni indirizzate al figlio del regnante di Salamina e Isocrate precisa quali sono le condizioni in cui il potere assoluto non solo avrebbe ottenuto la supremazia sulle altre forme di governo legittime, ma sarebbe diventato anche la forma di governo ideale. Inoltre, l'oratore definisce molte caratteristiche che sarebbero diventate tipiche del monarca ellenistico: la filantropia, la moderazione e la giustizia; invece, altri elementi, come la gestione del potere affidata ai rappresentanti delle classi più elevate, evidenziano il suo conservatorismo. “AREOPAGITICO” (parte I) La guerra sociale, scoppiata nel 357 a. C., diede a Isocrate l'occasione per comporre una vivace requisitoria contro l'imperialismo ateniese e il suo dispotismo: si tratta dell'Aereopagitico, in cui sono affrontati anche problemi di politica interna ed è prospettata la necessità di una restaurazione morale. Da questa orazione, emerge che Isocrate preferisce la democrazia al conservatorismo oligarchico. Secondo lui, però, non è accettabile qualsiasi democrazia, ma solo quelle "ben costituite", rette "secondo giustizia" e "secondo ragione"; il modello di democrazia proposto da Isocrate risale a un passato molto lontano, ossia ai tempi di Solone, che l'oratore ricorda in maniera nostalgica. In questo discors , I ocrate si scaglia contro i demagoghi, definendoli "ap rendisti stregoni del m mento", "incantatori della folla, ma fonte di guai", e lament ndosi degli successi sofferti a causa loro, del con inuo peggioramento della situazione e dei timori crescenti. AEROPAGITICO (parte II) Isocrate vorrebbe ripristinare la democrazia che istituì Solone, in quanto durante il governo di quest'ultimo, la libertà di parola e l'uguaglianza di fronte alla legge erano garantite a tutti i cittadini, il popolo affidava tranquillamente gli incarichi pubblichi ai cittadini ricchi, poiché essi, non avendo difficoltà finanziarie, potevano sia disporre di tempo libero che prestare gratuitamente la loro opera; inoltre, la scelta di chi doveva esercitare gli uffici pubblici non era condizionata dalle pressioni dei partiti, e quindi venivano eletti effettivamente coloro che erano più capaci e meritevoli; tra i ricchi e i poveri non c'erano quelle discordie che avrebbero potuto provocare una crisi sociale e politica; i poveri favorivano l'accumulo di beni dei ricchi e questi ultimi si mostravano generosi nei confronti dei poveri. STILE Lo stile di Isocrate fu assai apprezzato sia dai contemporanei, sia dagli autori successivi. Grande allievo di Gorgia, egli utilizzò spesso e volentieri le figure ritmiche tipiche del maestro come l’antitesi , le assonanze e le isocolie. I periodi sono lunghi, fluidi, armoniosi e chiari nei nessi utilizzati (ad esempio τοσοῦτον …όσον). Il participio viene largamente usato spesso in funzioni diverse ma nello stesso periodo. Le coordinate alla principale sono spesso legate per asindeto. Tutto ciò conferisce alla prosa di Isocrate un ritmo molto più simile alla poesia. Egli evita per questo motivo lo iato e se esso è presente, è lì per risolvere una figura retorica. Tale attenzione alla grammatica ebbe un grande successo non solo in Grecia,ma anche a Roma dove fu ammirato e imitato da Cicerone. BIBLIOGRAFIA -www.studenti.it/isocrate -Enciclopedia Treccani -Sapere.it/letteratura greca -”Storia e testi della letteratura greca”- Casertano, Nuzzo Lavoro svolto da: LORENZO CAMPANELLA NICOLA ZITO LUDOVICO AMODEO MARCO MECHELLI II F
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