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Maria Montessori (dispense pedagogia), Dispense di Pedagogia dell'infanzia e pratiche narrative

pedagogia : dispense Maria Montessori

Tipologia: Dispense

2017/2018

Caricato il 20/11/2018

l.c.c
l.c.c 🇮🇹

4.8

(9)

8 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica Maria Montessori (dispense pedagogia) e più Dispense in PDF di Pedagogia dell'infanzia e pratiche narrative solo su Docsity! MARIA MONTESSORI Maria Montessori è conosciuta come educatrice di straordinaria originalità e innovazione, come colei che rivoluzionò le concezioni scolastiche del tempo e “liberò” i bambini, rivelandone le grandi e fino a quel momento misconosciute potenzialità. A lei dobbiamo una nuova comprensione del bambino, un nuovo metodo di intendere sia l’insegnamento che la formazione dei maestri. Il suo Metodo è utilizzato in tutto il mondo, più all’estero che in Italia. Maria Montessori è però molto di più di tutto questo. Ambasciatrice di pace, viaggiò in Europa, America, India per realizzare la sua Missione, annunciare “la scoperta del bambino” e far capire che, se si vuole un umanità migliore, è dal bambino che bisogna cominciare, perché il bambino è il “padre dell’uomo”, è la speranza per il futuro. LA VITA Maria Montessori nacque il 31 agosto 1870 a Chiaravalle. Due mesi dopo l’Italia sarebbe diventata una nazione unita; iniziava così, politicamente e socialmente un tempo nuovo, e nasceva una donna che in questo tempo sarebbe stata una delle più interessanti e originali protagoniste. Il padre Alessandro Montessori, nobile di famiglia bolognese a Chiaravalle conobbe sua moglie, Renilde Stoppani, che apparteneva ad una famiglia di proprietari terrieri. Nella famiglia di Renilde c’era un personaggio importante e famoso, l’abate Antonio Stoppani, fratello di suo padre, il suo esempio fu importante per la giovane nipote Maria. Non si sa molto sull’infanzia di Maria: tuttavia, in un articolo, il figlio Mario racconta che la madre “da piccola era piuttosto indietro a scuola, non riusciva a ricordare le lezioni. Poi a dieci anni improvvisamente cambiò. Sviluppò un notevole interesse per la religione, e al tempo stesso una ‘sensazione’ di vocazione. In seguito, la giovane Maria venne sviluppando un grande interesse per le materie scientifiche. Cosa normale, visto che il padre Alessandro aveva studiato matematica. I genitori avevano aspirazioni per la figlia, il padre, voleva che diventasse maestra, unica occupazione che riteneva conciliabile con la vita di moglie e di madre. A 12 anni, però, Maria, esprime il desiderio di diventare ingegnere. Si iscrisse così alla Regia Scuola Tecnica Michelangelo Buonarroti di Roma. L’esperienza si rivelò dura, perché quella scuola, oltre che dalla Montessori, era frequentata da un’unica altra ragazza: le due fanciulle non venivano accettate dai maschi che le tormentavano in ogni modo. Anche il tipo di insegnamento, rigido e monotono, risultava estremamente faticoso. Non è da escludere che questa esperienza abbia contribuito a far Nascere in Maria Montessori il desiderio di riformare la scuola e i suoi metodi. I tre anni alla scuola Regia, si conclusero con ottimi voti e furono seguiti da altri 4 anni. Al momento di iscriversi alla facoltà di ingegneria, successe però qualcosa che le fece cambiare idea, cos’ decise di iscriversi a medicina; in seguito lasciò anche la medicina per dedicarsi alla pedagogia. Quanto alla formazione universitaria, le scelte di Maria Montessori per gli insegnamenti complementari rivelano fin da allora i suoi interessi: igiene sperimentale, clinica psichiatrica e pediatrica. Maria Montessori, oltre a lavorare all’ospedale san Giovanni, operò anche come assistente volontaria presso la clinica psichiatrica dell’università di Roma, dove lavorò anche il giovane medico Giuseppe Ferruccio Montesano, l’uomo del quale Maria si innamorò, con conseguenze fondamentali per la sua vita. Uno dei compiti della Montessori in questa clinica consisteva nel visitare gli istituti per deficienti e scegliere i soggetti adatti al trattamento in clinica. Fu qui che ebbe occasione di venire in contatto con bambini ritenuti inadatti a frequentare la scuola e definiti “ idioti” o anche “frenastenici”: fu questo, in ultima analisi, l’impatto che determinò tutta la sua vita e la sua ricerca. Frequentando i bambini mentalmente ritardati comprese che il loro problema non era tanto medico quanto pedagogico; e questa scoperta la indusse a documentarsi, ricercando tutto quanto era stato fatto e sperimentato fino a quel momento per il recupero e l’educazione dei bambini con quel tipo di problematica. Maria capì che i bambini avevano bisogno di fare, di stabilire un contatto col mondo. DALLA MEDICINA ALLA PEDAGOGIA. I PRECURSORI DEL METODO Ricercando in questo campo, Maria Montessori si imbatté nel libro del medico francese Eduard Séguin Cura morale, igiene ed educazione degli idioti. Séguin è un vero pioniere della psichiatria infantile. Il medico scrive: “Il bambino idiota è bloccato nel movimento, nella sensibilità, nella percezione e nel ragionamento, negli affetti e nella volontà, ed è attraverso l’educazione che lo si deve correggere”. Séguin riteneva che gli idioti fossero paragonabili agli uomini primitivi e parlava della necessità di educare le loro facoltà e attitudini, il loro senso morale e artistico. Insisteva sull’opportunità di tenere un elevato livello qualitativo in materia di igiene, nutrimento e abbigliamento, di far fare regolarmente ai bambini esercizi di ginnastica per migliorare il coordinamento delle membra, sottolineava l’importanza dei rapporti sociali, e del gioco, perché è appunto attraverso il gioco che il bambino sviluppa la sua intelligenza. E ideò del materiale (costruzioni, forme colorate, incastri, etc. ) adatti allo scopo. Parlo anche del beneficio che i bambini possono ricavare dal lavoro di gruppo, molto adatto per la socializzazione, e anche dall’occuparsi delle piante e degli animali. Idee che ritroveremo, ampliate e perfezionate nell’opera di Maria Montessori, Il Metodo della pedagogia scientifica applicato all’educazione infantile nelle Case dei bambini. Dopo aver studiato il pensiero e le opere di Séguin e Itard ( medico che si occupò dei giovani sordi), Maria Montessori compì le sue prime esperienze sui “deficienti” a Roma e gli educò per due anni. Nel suo testo, Il Metodo, la Montessori afferma “Mi fu da guida il gran rispetto alla loro sventura e l’amore che questi infelici fanciulli sanno destare in chi li avvicina”. Maria Montessori insegnò a leggere e scrivere correttamente alcuni “idioti” del manicomio, i quali poi poterono presentarsi ad un esame nelle scuole pubbliche insieme ai fanciulli normali, e superare la prova. Agli occhi di chi osservava questi fanciulli, appariva un che di miracoloso, invece la Montessori affermava che non c’era niente di miracoloso ma che i ragazzi del manicomio, raggiungevano quelli normali agli esami pubblici, solo perché avevano seguito una via diversa. Qui Maria ebbe la prima intuizioni: i metodi che avevano ottenuto tanto successo con i bambini subnormali potevano essere utilizzati anche con i bambini normali, ottenendo successi ancora più eclatanti e riformando di conseguenza, il deludente sistema scolastico dell’epoca. L’attività importante di Maria Montessori, non risiede solo nello studio e nell’osservazione e nella preparazione dei metodi speciali per i fanciulli frenastenici, ma nel fatto che si mise d insegnare lei stessa ai bambini e a dirigere l’opera delle educatrici dei bambini ricoverati nel loro istituto. Più che una maestra elementare, senza turni di sosta, Maria era presente o insegnava direttamente ai bambini dalle otto del mattino alle sette di sera senza interruzione. Questi due anni di pratica sono definiti dalla stessa Montessori “il primo e vero titolo in fatto di Pedagogia.” Ma Itard e Séguin non furono le sole guide della Montessori, tra queste ritroviamo: Rousseau, Pestalozzi e Froebel, i quali le fornirono spunti importanti. Rousseau, sosteneva che l’educazione doveva essere concreta prima che astratta, bisognava abolire l’ambiente artificiale delle classi e mettere il bambino in contatto diretto con il mondo. Pestalozzi: pedagogista svizzero che credeva che l’evoluzione dell’umanità doveva passare attraverso l’educazione. Cominciò la sua attività creando una scuola per bambini poveri e abbandonati della campagne dei quali nessuno si occupava. Convinto dell’importanza dell’educazione dei sensi, introdusse nell’insegnamento molte attività fisiche e passeggiate in bambino porterà poi con sé per tutta la vita: non nuocere agli altri, muoversi spontaneamente rispettando gli spazi altrui, mantenere l’ordine, essere indipendente. Il che significa non farsi servire ma, ma essere aiutato nella conquista degli atti utili all’esistenza, come vestirsi e mangiare da solo. Al maestro consiglia di tenere lezioni individuali, semplici e brevi, di insegnare, tra le tante cose, a osservare il silenzio. (il famoso gioco del silenzio). Aboliti premi e castighi più dannosi che utili. Un ampio spazio è dedicato alla refezione: Maria Montessori fornisce indicazioni da medico, dando anche suggerimenti adatti per sostituire i cibi che i poveri non possono permettersi con altri ugualmente ricchi di proteine. I bambini devono fare ginnastica, possibilmente all’aria aperta: e questo insistere sulla vita all’aria aperta è un elemento decisamente innovativo per quei tempi. Importante è anche svolgere piccoli lavori agricoli. L’uso del materiale serve al bambino a prendere contatto con l’ambiente, a servirsi delle proprie mani in maniera coordinata, a ragionare. In poche parole ad autoeducarsi. Una delle scoperte fondamentali fatte dalla Montessori è la passione del bambino per il lavoro. Per il bambino l’attitudine al lavoro rappresenta un istinto vitale, perché senza lavoro non si può organizzare la personalità: l’uomo si costruisce lavorando. Per la Montessori la mano è lo strumento della personalità, l’organo dell’intelligenza e della volontà individuale, che edifica la propria esistenza di fronte all’ambiente. L’istinto dei bambini conferma che il lavoro è una tendenza intrinseca della natura umana, l’istinto caratteristico della specie. Il lavoro del bambino è rappresentato dal gioco. L’idea alla base del metodo rivoluzionario di Maria Montessori è che il bambino vada lasciato libero di esplorare il suo mondo, con la certezza che ci sia un impulso imperscrutabile in lui che lo spinge verso l’apprendimento. In questo senso, la curiosità del bambino è il vero motore dell’apprendimento che, se lasciato “girare” senza interferenze, porterà il bambino a sviluppare al massimo tutto lo spettro delle proprie capacità e a conquistare il mondo con la forza della sua intelligenza. E’ necessario intervenire intenzionalmente sulla predisposizione e strutturazione dell’ambiente educativo che deve essere scientificamente organizzato e preparato ad accogliere i bambini, sulla scelta e utilizzazione del materiale di sviluppo, sulla ridefinizione del ruolo e della funzione dell’educatore. L’ambiente va considerato come la totalità degli oggetti e dei materiali prescelti per stimolare la sensibilità infantile. E se i sensi sono la via attraverso cui giungono i contenuti su cui poi lavoreranno l’immaginazione e la logica del bambino, la moderna visione scientifica della pedagogia deve giungere a creare soprattutto l’educazione sensoriale. E’ l’ambiente, quindi, il primo elemento a rivestire per la Montessori un ruolo fondamentale per lo sviluppo e la crescita dei bambini. La “casa dei bambini”, così viene definita la scuola dalla Montessori, perché simile all’ambiente di vita naturale del bambino, deve essere organizzata in modo tale da suscitare interesse nei bambini e venire incontro al desiderio e al bisogno di movimento, di scoperta e di esplorazione autonoma dei bambini. Questi cioè debbono avere la possibilità di venire direttamente in possesso degli oggetti e dei materiali di cui, in quel particolare momento, sentono il bisogno, prelevandoli da tavoli, da armadi, da scaffali che siano “ alla loro portata” e che non li costringano a ricorrere all’aiuto dell’educatore. Qui il bambino non incontra più ostacoli di ordine strutturale che possano in qualche modo inibire il suo naturale sviluppo senza essere vincolato alla disponibilità e a i voleri, spesso estemporanei e casuali dell’insegnante. Gli arredi devono essere pensati e studiati tenendo conto dell’età e della corporatura dei piccoli, costruiti all’insegna della leggerezza in modo che, proprio a causa della loro fragilità, rivelino un utilizzo sbagliato o mancanza di rispetto da parte di coloro che ne fanno regolarmente uso (per questo motivo, nelle scuole montessoriane vengono utilizzati piatti di ceramica, bicchieri di vetro, soprammobili fragili: i bambini sono, in questo modo, invitati a coordinare i movimenti con esercizi quotidiani di autocontrollo, autocorrezione e prudenza). L’organizzazione dell’ambiente accompagna il bambino ad acquistare coscienza delle proprie capacità, a scoprire via via l’uso delle sue mani (la mano per la Montessori è l’organo dell’intelligenza), a rassicurare la deambulazione, a diventare perciò sempre più indipendente. I campi di interesse sono rivolti principalmente alle “attività di vita pratica” legate alla cura della persona e alla cura dell’ambiente: lavarsi, vestirsi, allacciare, spolverare, travasare, stirare, lavare, sbucciare, spremere, trasportare, apparecchiare… il bambino perfeziona l’esperienza sensoriale facendo “ordine” nelle proprie scoperte, usando i materiali predisposti a questo scopo. Egli può scegliere liberamente le attività che sono sempre a sua disposizione, collocate alla sua altezza e che dovrà riordinare dopo l’uso. Il bambino vuole fare da solo, perciò le attività sono individuali e rispettano tempi, modalità e ritmi di ciascuno. Durante la giornata ci sono anche momenti di gruppo: quando si pranza, quando si cantano canzoncine o si ascolta un racconto della maestra o si chiacchera insieme, quando si gioca in giardino o in palestra e quando, stanchi, si va tutti a dormire. I bambini, piccoli o grandi, hanno libertà di scelta delle attività in un ambiente sempre accuratamente preparato e imparano ad assumersi le responsabilità del riordino degli oggetti usati e il rispetto per il lavoro dei compagni. La libertà ha confini precisi, chiari e uguali per tutti. Ogni bambino viene trattato con riguardo: a nessuno sono consentite la sopraffazione o la violenza. Rispetto è anche non interrompere il lavoro di un altro, non toglierlo dalle mani, non sciuparlo. Rispetto è non giudicare, non imporre ed è soprattutto dall’atteggiamento degli adulti verso di lui che il bambino assorbe un comportamento sociale accettabile. Il bambino è invitato a mantenere l’ordine dell’ambiente, a non sciupare il lavoro del compagno, a rispettare le scelte e i ritmi degli altri, perché interiorizzi a poco a poco che la libertà ha confini precisi, e deve avere come limite I ‘interesse collettivo. Nel metodo montessoriano l’educatore assume una funzione di gran lunga più alta di quella tradizionale. All’insegnante che controlla, dirige, condiziona pesantemente i tempi, i ritmi e i desideri di apprendimento del bambino, ricorrendo con estrema facilità e naturalezza all’arma dei premi e dei castighi, la Montessori oppone un docente che svolge con estrema competenza un ruolo di mediazione tra il bambino e l’ambiente educativo, aiutandolo, sostenendolo e consigliandolo, ma mai imponendosi e sostituendosi a lui. L’educatore quindi ha il compito importante di preparare l’ambiente e successivamente di presentare il materiale che verrà messo a disposizione dei bambini. Se dunque il ruolo di protagonista, in questa rinnovata organizzazione scolastica, spetta al bambino, l’insegnante non è tuttavia una figura “assente”: pur rispettando e adeguandosi, nel suo progetto formativo, a quello che è l’autonomo itinerario di sviluppo evolutivo del bambino, suo compito qualificante e impegnativo è quello di seguire seriamente e scientificamente il dispiegarsi dello sviluppo infantile. Attenzione sulle parti elementari degli oggetti (metodo analitico): attraverso un processo di analisi dovrà pervenire alla maturazione cognitiva. Nel metodo montessoriano il bambino concentra la sua Educare, per ogni maestra montessoriana, deve significare aiutare i bambini a divenire consapevoli del dono che già possiedono e a svilupparlo durante il corso della loro vita. L’educazione è un’educazione per la vita: è il diventare consapevoli di noi stessi, del posto che occupiamo fra tutte le cose che ci circondano, nella società e nell’universo intero. L’intervento educativo della maestra, dunque, è tutt’altro che diretto: è più passivo che attivo; è un orientamento tra diverse possibilità; è una figura sempre pronta a fungere da ascoltatore, da osservatore e da stimolo discreto. L’educatore deve saper cogliere il giusto momento per intervenire con pazienza e umiltà senza sostituirsi al bambino (compito molto difficile per gli adulti, genitori ed educatori, che si sostituiscono sempre quando il bambino non riesce in qualcosa). La maestra non insegna al bambino la sua verità, non cerca di travasare in lui la il suo sapere ma dirige (viene, infatti, chiamata direttrice ) le attività del bambino, quella attività che gli permettono di sviluppare il suo spirito in modo libero di liberare le sue immense energie, e potenzialità che la società e la scuola tradizionale invece comprimono implacabilmente. All’interno della didattica montessoriana assume un ruolo fondamentale il materiale di sviluppo. Il grande lavoro e l’impegno che Maria Montessori ha dedicato alla creazione del materiale di sviluppo, è facilmente comprensibile se si coglie l’elevato scopo che il materiale riveste: esso, infatti, attraverso l’educazione dei sensi, “fornisce una solida base allo sviluppo dell’intelligenza” e costituisce per il bambino una “esatta guida scientifica” per la sua attività di organizzazione e classificazione dei contenuti di esperienza. Per concludere “Aiutami a fare da me!” è un aforisma che riassume l’intero metodo di Maria Montessori. “AIUTAMI” È la richiesta di aiuto che ogni bambino rivolge agli adulti o ai più grandi. Vuol dire “ho bisogno di te”, perché da soli non si può vivere, né tanto meno ci si può educare. “A FARE” Se faccio, capisco. Nessuno può apprendere al mio posto, nessuno può essere libero, autonomo, intelligente al mio posto. “DA SOLO” Il vero fine dell’educazione è il bambino, l’adulto è al su fianco. Apprendere è un verbo attivo, ogni aiuto inutile è un ostacolo al suo sviluppo. Le osservazioni di Maria Montessori, così attente, acute e prolungate nel tempo, hanno messo in luce come il bambino, fin dalla nascita, attivi naturalmente e spontaneamente un processo di sviluppo che si manifesta secondo percorsi graduali e differenti per ognuno nei tempi e nei modi. “Aiutami a fare da solo”: è l’esortazione che ogni bambino espone silenziosamente agli adulti, da sempre. Richiama gli educatori a non interferire con impazienza nello sviluppo dei bambini, a non sovrapporre la nostra domanda al loro personale percorso maturativo ma a fornire ai bambini gli aiuti opportuni, nei tempi opportuni, come risposta ai continui e differenti bisogni: i bambini imparano da soli. Un impulso vitale naturale spinge infatti il bambino ad agire per conoscere ed apprendere attraverso la personale esperienza. Per riassumere… Secondo Maria Montessori, al centro dell’apprendimento troviamo il bambino stesso con la sua esigenza di apprendere e di imparare all’interno di un ambiente ricco, vario e stimolante. I bambini stessi possono essere lasciati liberi di scegliere i materiali, i giocatoli e gli strumenti che preferiscono utilizzare in un determinato momento, perché ogni esperienza rappresenta un’occasione di apprendimento. Ecco alcune riflessioni sul metodo Montessori che potranno ispirare genitori, educatori e insegnanti. 1) Metodo Montessori; ambiente e ordine Maria Montessori credeva che i bambini imparassero meglio in un ambiente ordinato. Il consiglio è di creare sezioni diverse in uno scaffale dove riporre libri, puzzle e giocattoli. È utile scegliere come contenitori ceste e cestini da posizionare ad altezze facilmente raggiungibili dai bambini. L’abitudine all’ordine aiuta i bambini a comprendere quanto sia importante riporre giocattoli e oggetti al proprio posto alla fine della giornata. Mettete a disposizione dei bambini giochi, mobili e oggetti realizzati in materiali adatti e delle dimensioni giuste per la loro età e statura. 2) Movimento e apprendimento Secondo Maria Montessori, i bambini hanno bisogno di concentrarsi in alcune attività che richiedano l’utilizzo e il movimento delle mani. Pensiamo alla classica scena in cui un bambino impara ad impilare dei cubetti di legno uno sull’altro. In questa attività, che sembra un gioco, il
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