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Marie-Jean-Antoine-Nicolas Caritat de Condorcet e la Rivoluzione Francese, Appunti di Storia Del Pensiero Politico

Il documento parla di Marie-Jean-Antoine-Nicolas Caritat de Condorcet, un nobile francese che ha partecipato alla Rivoluzione Francese. Il testo descrive il contesto storico in cui si è svolta la rivoluzione e le diverse fazioni politiche presenti all'interno dell'Assemblea Nazionale. In particolare, si parla del ruolo di Condorcet tra i giacobini e della sua critica alle posizioni più radicali dell'ala giacobina. Il documento si sofferma anche sulla questione della schiavitù dei neri e dell'esclusione femminile, su cui Condorcet ha espresso posizioni molto chiare.

Tipologia: Appunti

2020/2021

In vendita dal 09/03/2023

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Scarica Marie-Jean-Antoine-Nicolas Caritat de Condorcet e la Rivoluzione Francese e più Appunti in PDF di Storia Del Pensiero Politico solo su Docsity! Marie-Jean-Antoine-Nicolas Caritat de Condorcet (1743-1794) Aveva origini nobiliari anche se di una nobiltà che non rivendicherà mai durante la sua vita, muore in circostanze sospette 1794, quindi in un momento di massima radicalizzazione rivoluzionaria; l’agosto del 92 vede la proclamazione della Repubblica in Francia quindi l'abolizione della monarchia poi il processo più tardi al re e la decapitazione di Luigi sedicesimo e l'intera famiglia dei reali e la fase che si apre dopo è una fase generale con l’affermazione del giacobinismo quindi dell'ala più radicale dei rivoluzionari, spesso Condorcet è stato messo nella famiglia dei Girondini che erano rivoluzionare un pò più moderati ma questo è falso, lui in realtà contribuito al lavoro costituente su posizioni più moderate di quelle che poi passeranno nella convenzione nazionale cioè assemblea giacobina, ma in realtà sedeva tra i banchi dei girondini. Quando la rivoluzione esplode si costituisce la prima assemblea costituente sulla scorta di quell’atto di auto proclamazione di assemblea nazionale che aveva fatto il terzo stato con il giuramento della pallacorda, e questa prima assemblea costituente poi produrrà la prima costituzione rivoluzionaria nel 91 quella entra effettivamente in vigore. Alla costituzione del 91 viene premessa proprio la dichiarazione dei diritti dell'uomo e del cittadino che era stata già elaborata nell’estate dell'89 e poi ci sono i rapporti sempre più tesi con il monarca, la sua fuga a varennes, poi l'arresto, poi il processo, poi la decapitazione e in mezzo a tutto questo la monarchia viene abolita quindi ancora prima del processo della decapitazione e viene decretata la Repubblica. In questo scenario l'assemblea nazionale aveva già al suo interno una serie di fazioni, non si parla correttamente di partiti politici, cioè di aree, supposizioni anche molto diversificate c'erano i giacobini che erano i più radicali, detti anche montagnardi perché sedevano in un punto dell’aula che era la parte più alta quindi la montagna, poi c'erano i deputati della pianura, insomma c'erano varie componenti identificate spesso per gli scranni che occupavano. Condorcet fin dalla prima ora siede tra i giacobini e che però un certo momento dopo la proclamazione della Repubblica in particolare comincia a nutrire delle critiche nei confronti di alcune posizioni dell'area giacobina quindi resta dentro quest’area politica ma si contrappone ai giacobini proprio dopo la fuga del re, dopo la proclamazione della Repubblica e il processo e la condanna a morte di Luigi sedicesimo e soprattutto dopo che l’ala giacobina è ormai maggioritaria nel paese soprattutto nella città di Parigi dove i giacobini controllano queste sezioni parigine e Parigi è sempre stata uno dei fulcri di alcuni momenti del passaggio della rivoluzione e, di fronte ad alcune scelte molto radicali del giacobinismo, Condorcet comincia a tentennare ad essere critico e a dirlo pubblicamente un passaggio critico fondamentale è quello dell'adozione della nuova costituzione perché siccome ormai c'è una Repubblica in Francia e siccome la prima costituzione del 1791 è considerata troppo moderata dall’ala radicale giacobina radicale si può adottare una nuova costituzione che effettivamente sarà adottata nel 93 ma non entrerà mai veramente in vigore perché viene adottata e subito sospesa, nel frattempo infatti la Francia è entrata in guerra per difendere i suoi confini dalle ingerenze delle monarchie che vorrebbero ripristinare a tutti gli effetti la monarchia anche lì, altri monarchi europei sono come alleate per riportare un re sul trono in Francia quindi scoppia una vera e propria guerra e i francesi come a dire sono impegnati in altro per cui lasciano da parte il lavoro costituzionale e la nuova costituzione non entra in vigore però è l'oggetto su cui si scaldano gli animi in assemblea, nella convenzione si chiama ormai la nuova assemblea che sta lavorando a questa seconda costituzione è qui Condurcet viene fuori con un progetto suo di costituzione che viene bocciato malamente ma lascia il posto al progetto che invece diventerà la costituzione del 93 che gli somiglia moltissimo cioè il deputato rappresentante appunto giacobino che lavora al progetto che effetivamente passa e che diventa costituzione del 93, prende molta parte dei contenuti che aveva elaborato Condorcet salvo alcuni passaggi che sono considerati troppo moderati troppo liberali perché nel fondo questa nuova costituzione giacobina del 93 vuole essere più egualitaria mettendo al primo posto l'uguaglianza prima della libertà rispetto al 91 rispetto alla dichiarazione dell' 89. Opinioni divergenti non erano qualcosa di troppo ammissibile e avevano cominciato ad operare i comitati di salute pubblica e di sicurezza generale che condannavano a morte la ghigliottina coloro che venissero sospettati di tramare contro la rivoluzione dentro e fuori confini nazionali, per cui questa posizione critica di Condurcet gli procura dei nemici e comincia a circolare la voce che lo si voglia processare e condannare a morte per cui lui si allontana da Parigi cercando di proteggere la sua stessa vita perché pare imminente l'arresto e l’esecuzione. In realtà dopo qualche giorno che si è allontanato da Parigi il suo cadavere sarà trovato morto avvelenato e con molti dubbi sulla fonte di questo avvelenamento se sia stato un atto volontario, Condurcet non avrebbe retto tutta questa persecuzione, in altri casi invece si è anche immaginato che possa essere stato avvelenato. Il dato più essenziale è che suggerisce il clima di una lotta politica che si fa molto spietata anche dentro la compagine dei rivoluzionari e di una figura che resta democraticamente giacobina fino alla fine anche se criticamente giacobina. La sua idea dei diritti universali e degli eventuali limiti anche qui possibili o intollerabili alla cittadinanza politica, Condorcet avrà delle prese di posizione nella condanna tanto della schiavitù dei neri quanto dell'esclusione femminile. Sulla schiavitù dei neri dice che è un crimine che somiglia al furto ma che ben più grave del furto quello della schiavitù di un altro essere umano quindi c'è una condanna assolutamente chiara senza mezzi termini è una condanna che mette in forte difficoltà la rivoluzione stessa cioè una rivoluzione che dichiara di volersi fare per affermare i diritti universali dell'uomo e del cittadino ma che continua a tollerare che il sistema economico francese viva grazie alle colonie dove la schiavitù. Si spende sul tema anche del lavoro libero oltre che di quello non libero e della condizione dei lavoratori rispetto all’essere cittadini a tutti gli effetti dentro una democrazia che evidentemente deve considerare anche le fasce più basse della società Questo brano lo ricaviamo da uno scritto intitolato “Idee sul dispotismo” e ricorre qui una parola a noi cara il dispotismo, ma qui non è la forma di governo in senso stretto, il governo orientale e l'uso di quella parola che nel 700 sarà molto in voga cioè dispotismo come un regime abusivo che viola sistematicamente i diritti che quindi non tiene minimamente conto di quella eredità del giusnaturalismo. Il dispotismo è lo scenario di riferimento da cui prende le distanze cioè la Francia di antico regime è un regime dispotico cioè porta i segni del dispotismo e quindi bisogna uscire da questa condizione dispotica puntando e scommettendo tutto sull’ uguaglianza dei diritti. «[…] il solo rimedio a questo dispotismo è di non lasciar sussistere fra i cittadini alcuna distinzione nè nelle leggi civili o criminali, nè nel contributo alle cariche pubbliche, nè nell’ammissione ai posti, agli impieghi (Uguaglianza di fronte alla legge che si traduce concretamente nel fatto che i diritti, le leggi civili e criminali non possono essere distinte a seconda che si nasca nobile e non nobili, sono uguali per tutti, il tuo rango non conta rispetto al fatto che puoi accedere a una certa professione, il principio del concorso pubblico si affermerà con la rivoluzione, cioè l'idea che la selezione per gli impieghi deve essere fatta senza limitazioni a monte, questo è l'uguaglianza che su cui investire, ma le uniche disuguaglianze che possono continuare a sopravvivere sono quelle di opinione, di fortuna per fatto che nasciamo magari più ricchi o più poveri. Non bisogna pensare all’esproprio dei beni dei più ricchi nei confronti dei più poveri, condizione di cui Condorcet sarà sempre molto critico rispetto alle pratiche degli espropri che invece i rivoluzionari in alcuni casi metteranno in campo e poi ci sono altre disuguaglianze che non si possono voler rimuovere come per esempio quelle dei talenti e della forza, cioè non tutti abbiamo le stesse capacità); di modo tale che non esiste se non la disuguaglianza di opinione o di fortuna, che non sono, nella realtà, nè meno naturali, nè più ingiuste, nè più pericolose (se le leggi sono ragionevoli), della disuguaglianza di talento e di forza» Se vogliamo effettivamente rimuovere le condizioni dispotiche dell'antico regime quelle cioè di un continuo potere politico abusivo in barba ai diritti naturali in barba ai diritti civili, all’uguaglianza di diritto, su l’uguaglianza dobbiamo scommettere: un’uguaglianza non può mai essere uguaglianza assoluta che rimuove quelle differenze che non necessariamente generano giustizia. Lo stesso Russeou era partito da una consapevolezza di questo tipo in fondo nasciamo liberi e uguali ma non siamo identici non possiamo pensare ad un’uguaglianza che cancelli tutta una serie di fattori di differenziazione Condorcet non pensa ad una divisione netta come Sieyes tra i diritti attivi e passivi, ma sta invece declinando la sua idea di uguaglianza, cioè l'uguaglianza è il rimedio al dispotismo purché non interpretiamo l'uguaglianza come egualitarismo assoluto perchè questo è assolutamente da rifiutare. “gli uomini hanno gli stessi diritti, e, a questo proposito, l’uguaglianza deve essere assoluta e rigorosa; ma è impossibile che essi abbiano una parte uguale nei vantaggi della società. La natura stessa non l’ha voluto: essi non nascono con gli stessi organi (Noi nasciamo disuguali qualcuno più forte qualcuno più debole seguiamo la logica anche di Hobbes non è una perfetta uguaglianza non è un identità assoluta, noi abbiamo delle caratteristiche ognuno di noi più talentuosi in certe cose e meno in altre più capaci e questo grado di disuguaglianza insieme a un certo grado di fortune familiari non si può pensare di spazzarlo via perchè si introdurrebbe la giustizia aritmetica cioè quella logica che vuole che fondamentalmente perché ci sia giustizia io devo immaginare che la torta che devo distribuire tra tutti voi sia rigorosamente una fetta ciascuno e le fette devono essere tutte uguali. Noi dobbiamo stare in un orizzonte di uguaglianza dei diritti quindi di uguaglianza di una cittadinanza fra soggetti uguali guai però a pensare che questa uguaglianza azzeri completamente certe differenze che sono differenze originarie in alcuni casi e cioè vuol dire che stanno all'origine, che ci qualificano fin dal nostro nascere ma che non dovrebbero diventare un fattore di discriminazione e c'è questa pluralità che ci qualifica, che ci fa diversi o completamente uguali allora l'uguaglianza a cui dobbiamo puntare, uguaglianza di diritto, non può essere uguaglianza che cancella completamente questi elementi ed eppure sono fattori di differenziazione sociale. Per Condercet la giustizia deve puntare ad essere proporzionale non aritmetica: c'è una torta, io ho tagliato le feste a segno uno di voi direttamente una fetta della stessa grandezza è solo solo se decido che il modello di giustizia, quello aritmetico, uno sta ad uno, vuol dire ognuno di voi deve avere solo una fetta e della stessa grandezza a quella degli altri perché altrimenti si fa un torto; un'altra opzione è quella non del criterio aritmetico uno ad uno, ma di un criterio proporzionale cioè io che faccio le fette decido che è più gusto che io non assegni automaticamente una fetta a ognuno, ma posso prendere in considerazione dei fattori che rendono la decisione più giusta se io modulo questa scelta per cui in proporzione al bisogno, la fame, io potrei decidere di dare due fette ad uno di voi, zero ad un altro, una ad un altro nei limiti della consistenza della torta e sarebbe ugualmente giusto perché noi abbiamo insieme democrazia o io da solo in un regime non democratico stabilito che la decisione giusta non è quella della giustizia aritmetica ma di una giustizia proporzionale oppure una giustizia mira sia premiale rispetto al merito quindi con i criteri meritocratici premiali che sono sempre di giustizia proporzionale ma non sono come dire di una giustizia aritmetica; ci possono essere criteri misti in cui io stabilisco che una soglia minima deve essere garantita a tutti e per le fette in eccesso farò in modo che qualcosa avanzi e creerò un criterio di tipo premiale); il suolo su cui vivono non è ugualmente favorito; non possono ricevere tutti la stessa educazione; non possono fare tutti lo stesso uso delle loro forze; non potrebbero avere tutti una parte uguale della proprietà, senza privare l’intera specie umana di tutti i benefici che nascono da un felice concerto di lumi, di forze, di industria. […] i loro lavori, i loro interessi, le loro relazioni sociali vi si distribuiscono con un’ineguaglianza che è un bene, se è il libero concorso di volontà che solo vi presiede” Condorcet dice che naturalmente i diritti devono essere generalizzati e questo è un tema centrale su cui si giocherà la sua condanna della schiavitù la sua condanna dell’esclusione femminile, i diritti o sono di tutti o non lo sono, i diritti sono universali per statuto, ma il loro esercizio concreto può essere modulato in ragione dei fattori di differenziazione che noi non possiamo aspirare a rimuovere perché quando ci mettiamo in una posizione ultra egualitaria e vogliamo creare un modello e vogliamo riprodurre una condizione irrealistica in cui tutti abbiamo la stessa cosa, nella stessa quantità, nella stessa proporzione ma rischiamo di diventare liberali, cioè di andare a costruire un modello che cancella ogni spazio di libertà di autonomia individuale e cancella quel concerto di forze. Condorcet dice che la società è un corpo dentro il quale soggetti con gli stessi diritti hanno anche loro delle differenze come gli strumenti musicali tutti diversi che generano un'armonia, è una visione armonicistica della società non conflittualistica, quella che propone Condorcet. Se tutti siamo trattati nei nostri diritti allo stesso modo, quindi abbiamo un riconoscimento pieno dei nostri diritti ma poi lasciamo nella società che i talenti, le specificità, le differenze quelle che non generano discriminazione, abuso vero, dominio avrebbe detto Russeou si possono esplicare. Non c'è quella divisione netta tra i diritti attivi e passivi come diceva Sieyes, c’è una convinzione radicale dei diritti di uguaglianza che non può arrivare all’aberrazione. Condorcet è uno scienziato in realtà, ha una formazione scientifica e da scienziato che partecipa alla vita dell Accademia delle scienze di Parigi si impegna in politica ed è convinto che l'istruzione pubblica sia una chiave per evitare che quelli che non sono del tutto capaci di uscire da una condizione di mancato interesse o mancata capacità per certe funzioni pubbliche lo possano fare, cioè che quelle differenze che dobbiamo lasciare essere nella società democratica non devono mai essere delle divisioni per sempre permanenti, questa è la differenza tra una società di antico regime e una società modernamente democratica perché è vero che noi siamo tutti diversi e che qualcuno di noi può essere più portato, anche per la famiglia in cui è nato, ad arrivare alla formazione superiore e diventare uno scienziato di un' Accademia scientifica invece qualcun altro no: sono le funzioni che concorrono tutti insieme al benessere sociale, ciascuno deve poter arrivare in qualunque posto e creare un meccanismo distruzione generalizzata
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