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Martin Heidegger - Sentieri interrotti (Holzwege), Sintesi del corso di Storia Della Filosofia

Pubblicato nel 1950, rappresenta la cosiddetta "svolta" (Kehre) nel pensiero di Martin Heidegger, ovvero il passaggio dalla ricerca sul senso dell'essere in riferimento all'esistenza umana, ricerca basata sul metodo della fenomenologia, all'indagine diretta alla verità dell'essere come evento del linguaggio, caratteristica della seconda fase del suo pensiero.

Tipologia: Sintesi del corso

2020/2021

Caricato il 26/10/2021

brugia91
brugia91 🇮🇹

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Scarica Martin Heidegger - Sentieri interrotti (Holzwege) e più Sintesi del corso in PDF di Storia Della Filosofia solo su Docsity! Sentieri interrotti (Holzwege), pubblicato nel 1950, è uno dei testi che rappresentano la cosiddetta "svolta" (Kehre) nel pensiero di Martin Heidegger, ovvero il passaggio dalla ricerca sul senso dell'essere in riferimento all'esistenza umana, ricerca basata sul metodo della fenomenologia, all'indagine diretta alla verità dell'essere come evento del linguaggio, caratteristica della seconda fase del suo pensiero. L'opera si compone di sei saggi differenti: L'origine dell'opera d'arte (1935/36) L'epoca dell'immagine del mondo (1938) Il concetto hegeliano di esperienza (1942/43) La sentenza di Nietzsche "Dio è morto" (1943) Perché i poeti? (1946) Il detto di Anassimandro (1946) QOUIULSHWNLE L'origine dell'opera d'arte (1935/36) All'inizio del saggio Heidegger dice che indagare sull'origine dell'opera d'arte significa riflettere sulla sua essenza. Intraprendere l'indagine sull'origine dell'opera d'arte, secondo le opinioni comuni, porta a quello che possiamo definire un circolo vizioso. Per cercare di comprendere l'essenza dell'opera d'arte, Heidegger parte dal concetto comune di mera cosa: l'opera d'arte nella sua materialità sembra appartenere al dominio delle semplici cose: infatti senza la materia non potrebbero esistere le opere d'arte. L'opera d'arte cela dentro di sé una serie di tonalità emotive che possono essere percepite solo attraverso un occhio attento, allontanandosi da ogni teoria estetica o da una complessiva storia dell'arte. L'opera non può essere compresa nella sua essenza né rifacendosi al concetto di cosa come sostanza, né come agglomerato di percezioni sensibili, né come unione di materia e forma. Heidegger con lo scopo di comprendere l'essenza dell'opera d'arte a partire dalla sua cosalità, passa all'analisi del concetto di cosa come strumento (presente anche in Essere e tempo). Ne L'origine dell'opera d'arte il filosofo tedesco riprende la concezione di strumento come strumento-per-qualcosa ma con una grande differenza rispetto a Essere e tempo. Come esempio scegliamo uno strumento abituale: un paio di scarpe contadine. Per la loro descrizione non c'è affatto bisogno del modello di esemplari reali di questo tipo di strumento d'uso. Le scarpe sono note a tutti. Ma visto che ci importa una descrizione immediata, può essere opportuno facilitame la visualizzazione. Per un aiuto in tal senso basta una rappresentazione figurativa. Scegliamo per ciò che un noto quadro di Van Gogh, il quale ha più volte dipinto questo tipo di calzatura. Ma che c'è da vedere? [...] La contadina porta le scarpe nel campo. Solo qui esse sono ciò che sono. In questo processo dell'utilizzo dello strumento non può venirci realmente incontro la strumentalità. Finché ci limitiamo a tener presente un paio di scarpe in generale, oppure a osservare in un immagine delle scarpe che se ne stanno meramente lì, vuote, inutilizzate, non faremo mai esperienza di ciò che la strumentalità dello strumento è in verità. Nel quadro di Van Gogh non siamo nemmeno in grado di stabilire dove siano quelle scarpe. Non vi sono neppure attaccate zolle di terra del solco agreste o del sentiero campestre, che potrebbero almeno alludere al loro impiego. Un paio di scarpe contadine e nulla più. E tuttavia rappresentano molto di più La strumentità dello strumento-scarpa, quindi, secondo Heidegger, non consiste nella sua utilizzabilità da parte della contadina contro le difficoltà del lavoro dei campi ma più precisamente nella sua “affidabilità”, nella fiducia che il suo proprietario ripone nel loro compito di essere mezzo. «L'opera d'arte ci ha fatto sapere cosa lo strumento- scarpa è in verità». Nell'arte è la verità stessa — e quindi l'essere — che si manifesta. Heidegger non vuole proporre la tesi secondo la quale l'arte sia “imitazione della realtà”._Essere un'opera d'arte significa “esporre un mondo”, illuminare le relazioni storiche di una determinata comunità. Heidegger dice che l'arte è origine e perciò è verità. L'arte è origine perché crea qualcosa che prima non c'era. L'opera d'arte è origine perché riesce a comprendere il momento del conflitto tra mondo e terra. Alla fine del saggio, giocando sul duplice significato della parola tedesca Dichtung (“poesia”, ma anche, come il greco “creazione”), Heidegger scrive che «ogni arte, in quanto lasciar accadere l'avvento della verità dell'essente come essente, è nella sua essenza poesia» L'epoca dell'immagine del mondo (1938) Nella metafisica ha luogo la riflessione sull'essenza dell'ente e la decisione circa l'essenza della verità. La metafisica dà fondamento a cinque manifestazioni essenziali del mondo moderno: * la scienza moderna; * la tecnica, impiego della scienza matematica della natura; * il processo col quale l'arte viene ricondotta nell'orizzonte dell'estetica * il concepire e il progettare l'agire umano come cultura, ossia realizzazione dei supremi valori; * la sdivinizzazione, il duplice processo per cui da un verso l'immagine del mondo si cristianizza (infinito alla base del mondo), e dall'altro l'intendersi del cristianesimo come visione del mondo (si giunge all'indecisione rispetto a Dio, e il vuoto che Egli lascia viene colmato con le ricerche storiche e psicologiche sul mito).
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