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Martin Heidegger, Sentieri interrotti., Sintesi del corso di Filosofia Teoretica

Riassunto del saggio "sentieri interrotti" di Martin Heidegger per l'esame di filosofia teoretica con il prof. Eugenio Mazzarella

Tipologia: Sintesi del corso

2020/2021

In vendita dal 02/04/2021

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Scarica Martin Heidegger, Sentieri interrotti. e più Sintesi del corso in PDF di Filosofia Teoretica solo su Docsity! Sentieri interrotti Perché i poeti? “perché i poeti nel tempo della povertà?” chiede Holderlin nell’elegia Pane e vino. Secondo Holderlin il nostro è il tempo della povertà in quanto epoca caratterizzata dall’assenza di Dio. Con ciò egli non intende negare la presenza di un atteggiamento cristiano da parte dei singoli e delle Chiese. L’assenza di Dio significa che non c’è più alcun Dio che raccolga in sé gli uomini e le cose e che dia un ordinamento alla storia universale. A causa di questa mancanza è venuto meno ogni fondamento in grado di fondare qualcosa. Il fondamento (Abgrund) è il terreno su cui radicarsi e stare. Ma il nostro è il tempo della povertà non solo perché è venuto meno ogni fondamento ma anche perché non ci rendiamo più conto nemmeno di tale mancanza, non ci rendiamo conto più della nostra miseria: questa incapacità per cui la stessa miseria della povertà è dimenticata, è la vera povertà del nostro tempo. Una svolta è possibile solo grazie ai Poeti. I poeti sono gli uomini che seguono le tracce degli Dei fuggiti e così indicano la direzione della svolta agli altri uomini. Esser poeta nel tempo della povertà significa allora cantando, ispirarsi alla traccia degli Dei fuggiti. Dobbiamo imparare a udire ciò che dicono questi poeti se non vogliamo vivere superficialmente nell’età che nasconde l’essere. Rilke è un poeta della povertà? Heidegger scrive che Rilke ha riconosciuto la povertà del tempo, in particolare nelle Elegie di Duino e nei Sonetti ad Orfeo. Per Rilke il tempo è povero non soltanto perché Dio è morto, ma anche perché i mortali a mala pena sono in grado di conoscere il loro esser- mortali. Essi non sono ancora padroni della propria essenza e così la morte si ritrae nell’enigmatico. La regione da cui parla Rilke è quella dell’ente nel suo insieme, la regione della verità dell’ente. Heidegger parte con l’analisi di una poesia di Rilke (pag 255) del volume Gesammelte Gedichte. Il tema della poesia è l’essere dell’uomo, che viene definito mediante un confronto con gli altri esseri. Da un lato animali e piante e dall’altro l’uomo hanno il medesimo fondamento, cioè la Natura. La natura va intesa nel suo senso essenziale cioè l’essere dell’ente. Per tanto la natura non va intesa né come qualcosa di opposto alla storia né tanto meno come qualcosa che ha a che vedere con le scienze naturali. Nel termine Natura risuona ancora l’antico termine physis, la “Sorgente”, l’essere dell’ente, o ancora il fondamento primo come lo chiama Rilke (Urgrund). Il rapporto tra l’essere che fonda e l’ente che viene fondato è il medesimo per l’uomo, la pianta e l’animale. Sussiste però una differenza molto importante tra gli uomini e gli altri enti, una differenza che riguarda i diversi gradi della coscienza e che viene messa in luce dal termine “Aperto”. Il concetto di “Aperto” va inteso nel senso che il grado di coscienza dell’animale lo introduce nel mondo senza che (a differenza nostra) egli debba contrapporsi al mondo in ogni momento: l’animale è nel mondo, piante ed animali sono lasciati essere dentro l’Aperto, essi sono nel mondo Noi invece gli stiamo innanzi, e ciò in virtù del grado della nostra coscienza. Quanto più la coscienza è alta tanto più l’essere è escluso dal mondo. Questo stare innanzi al mondo significa che l’uomo si pone come il soggetto e il mondo è posto da egli come l’oggetto. L’uomo pone il mondo innanzi a sé come l’oggettivo nel suo insieme. Questo “porre” ha il significato di disporre e manipolare, produrre: l’uomo dispone della Natura affinché essa soddisfi i suoi bisogni, pone il mondo alla propria mercé e dispone della Natura per sé. Qui viene espressa l’essenza dell’uomo moderno che si impone, in relazione a qualsiasi cosa e quindi anche a sé stesso, come il produttore. Emerge il carattere imperativo della volontà che ha in sé il ruolo del comando. Il volere dell’uomo si impone su gli altri enti cercando di dominarli, tutto diviene materiale di produzione: la terra diviene materia prima, l’uomo stesso diviene materiale umano. Questo processo di assoggettamento del
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