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MARX ED ENGELS - MANIFESTO DEL PARTITO COMUNISTA, Sintesi del corso di Letteratura Tedesca

Abbattimento della borghesia, dominio del proletariato, istituzione di una nuova società senza classi né proprietà privata sono i pensieri di Marx che, nel 1848, daranno vita al "Manifesto del partito comunista"

Tipologia: Sintesi del corso

2019/2020

In vendita dal 14/05/2020

Anton93
Anton93 🇮🇹

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Scarica MARX ED ENGELS - MANIFESTO DEL PARTITO COMUNISTA e più Sintesi del corso in PDF di Letteratura Tedesca solo su Docsity! 1 MARX ED ENGELS – MANIFESTO DEL PARTITO COMUNISTA INTRODUZIONE I Nel 1842-43 Marx, redattore della Rheinisce Zeitung, era un giornalista di orientamento democratico ed esponente di punta di un giornale portavoce degli interessi politici ed economici del liberalismo renano, che aveva alle spalle un periodo di intense discussioni negli ambienti accademici e filosofici di Berlino, Bonn e Colonia. Questi dibattiti avevano vivamente coinvolto i giovani della “sinistra hegeliana” che, oltre a Marx, comprendeva Feuerbach, i fratelli Bauer, Arnold Ruge, David Friedrich Strauss, i quali avevano attraversato una radicalizzazione sfociata nel repubblicanesimo e nell’aperto ateismo. L’imbarazzo di cui parlava Marx si riferiva all’insoddisfazione del giovane intellettuale di formazione hegeliana nel trovarsi impreparato di fronte alla realtà concreta, che metteva in dubbio la sua concezione dello Stato, indubbiamente derivata da Hegel, quale rappresentante della libertà e dell’interesse generali; un imbarazzo ravvisabile anche nell’incertezza relativa alle dottrine socialiste e comuniste che dalla Germania cominciavano ad irradiarsi in Francia. La chiusura della Rheinische Zeitung dà a Marx l’opportunità di riflettere nonché di modificare le sue convinzioni politiche e filosofiche. Opera questa modifica tramite il confronto con la filosofia hegeliana, pur adottando lo stesso punto di partenza: la separazione fra Stato e società civile attuata dalla Rivoluzione Francese, che a sua volta aveva generato la divisione fra cittadino e borghese. Contrariamente a quanto riteneva Hegel, per MArx era impossibile una conciliazione fra Stato e società civile che sarebbe stato possibile mettere in atto solo attraverso l’eliminazione della scissione fra cittadino e borghese che avrebbe ristabilito l’unità dell’uomo emancipandolo dai suoi vincoli sociali e politici. Queste idee costituiscono il fulcro tanto della riflessione quanto dell’azione marxiana tra il 1843 e il 1848, quando lo scoppio della Rivoluzione in Europa sembra gettare le basi per la nascita di una nuova società e culminano con la stesura del Manifesto del partito comunista, pubblicato nel febbraio 1848. Ma è nella Critica alla filosofia del diritto di Hegel – composta nel ritiro spirituale di Bad Kreuznach nell’estate 1843 – che Marx, attraverso la critica della 2 filosofia politica hegeliana – pone le basi di ciò che appariva una teoria della sviluppo sociale verificata alla luce della storia stessa. In questo testo, destinato non alla pubblicazione, bensì ad un proprio chiarimento intellettuale, vi sono due elementi fondamentali che permettono di comprendere quale fosse l’interesse di Marx in questo e negli scritti successivi. Innanzitutto il rovesciamento della prospettiva hegeliana: non è lo Stato a creare la famiglia e la società civile, ma è la società civile a creare la famiglia e lo Stato e ad esserne il fondamento. Dunque, se è vero che Stato e società civile sono separati, è altrettanto vero che cittadino dello Stato e cittadino semplice, membro della società civile, sono anch’essi separati. L’individuo deve allora operare necessariamente una rottura con se stesso, ragion per cui si trova posto in una duplice organizzazione: quella burocratica – quella dello Stato – e quella sociale – l’organizzazione della società civile. Qui, l’individuo si trova al di fuori dello Stato. Perciò, per comportarsi come reale cittadino dello Stato deve ritrarsi nella sua individualità. In questa scissione svolge un ruolo fondamentale la critica alla religione svolta da Feuerbach ne L’essenza del cristianesimo, dalla quale Marx trae due strumenti metodologici fondamentali: 1. l’inversione di soggetto e predicato: è l’uomo a creare la religione e non viceversa; 2. il concetto di alienazione: la rinuncia dell’uomo alla sua vera natura. Applicando siffatti concetti alla sfera della politica, Marx perviene ad una prospettiva opposta a quella hegeliana: l’alienazione è l’abbandono da parte dell’uomo della sua vocazione sociale che sarebbe stata riconquistata nella vera democrazia. Ma la vera democrazia non era presente in nessuna delle forme di governo esistenti perché presupponeva una scissione fra l’essere politico e l’essere privato dell’uomo. Qui emerge l’importanza del secondo elemento: la contrapposizione della “vera democrazia” alla monarchia celebrata da Hegel, per cui Marx individua nel popolo il detentore della sovranità. Secondo Richard Hunt, la novità della Critica consiste nel rifiuto dello stato moderno di per sé, anche nella sua forma repubblicana, chiaro indizio del fatto che Marx aveva cominciato il suo passaggio dalla democrazia al comunismo. In un articolo pubblicato nel 1843-44, sui Deutsche-franzosiche Jahrbucher, intitolato Questione ebraica, Marx insiste sulla relazione tra emancipazione politica ed 5 dall’oppressione, liberare l’umanità dalla schiavitù e realizzare i princìpi contenuti nei diritti dell’uomo e del cittadino. Si trattava di un’associazione per metà di propaganda e per metà di cospirazione e Parigi era considerata il punto focale dell’azione rivoluzionaria. I capi della lega erano Josef Moll, Hermann Ewerbeck, Heinrich Bauer e soprattutto Karl Schapper e Wilhelm Weitling. Quest’ultimo, fautore di un comunismo proletario, nei suoi scritti L’umanità com’è e come dovrebbe essere e Garanzie dell’armonia e della libertà, ispirati dal socialismo francese e dal comunismo religioso tedesco del XVI secolo, predicava la comunità dei beni come fine da perseguire tramite una violenta rivoluzione. La Lega si rivolgeva soprattutto ai garzoni artigiani presenti nelle comunità tedesche delle province francesi che erano emigrati per motivi di lavoro o per l’apprendistato: un ceto a metà strada tra le corporazioni medievali e gli operai industriali dove il processo di proletarizzazione rifletteva la perdita di peso del ceto artigiano nella nascente società industriale. Pur non avendo preso parte all’insurrezione della Società delle Stagioni, nel 1839, la Lega era stata colpita dalla violenta repressione che ne era seguita. Ewerbeck era rimasto a Parigi aderendo al comunismo utopistico di Cabet, Weitling era fuggito in Svizzera, Schapper, Bauer e Moll si erano rifugiati a Londra. Qui, Schapper fonda una società educativa operaia tedesca, che costituiva il lato pubblico della segreta Lega dei Giusti: infatti, era consueto per le società segrete tedesche all’estero fondare associazioni pubbliche apolitiche nelle quali reclutare poi membri per l’organizzazione segreta. Nel frattempo, però, la Lega riprendeva vigore in Svizzera e in Germania e il centro gravitazionale fu spostato da Parigi a Londra. L’idea fondamentale della Questione Ebraica, ovvero l’insufficienza della rivoluzione politica per la vera liberazione dell’uomo, veniva sviluppata con un’importante precisazione: nel momento in cui il problema della prassi socialista si presentava come prassi rivoluzionaria riemergeva la questione della rivoluzione politica. Per Marx, la rivoluzione in generale, intesa quale rovesciamento del potere esistente e dissoluzione dei vecchi rapporti, è un atto politico nella misura in cui ha bisogno della distruzione e della dissoluzione. Si delineava, allora, una concezione della rivoluzione socialista in due tappe: la questione dell’organizzazione proletaria e il problema delle alleanze. 6 Nei Manoscritti economico-filosofici del 1844, Marx riflette l’ottimismo con cui il giovane intellettuale guardava al soggetto rivoluzionario appena scoperto e critica alcuni teorici comunisti accusati di voler conservare la proprietà privata e, quindi, il fondamento stesso dell’alienazione. Per questo, le associazioni operaie apparivano a Marx come l’embrione della nuova società, dove l’uomo nuovo comunista avrebbe eliminato il contrasto fra l’uomo atomizzato e l’individuo come Gattungswesen, come componente armonica del genere umano. Ne consegue che il comunismo, quale soppressione della proprietà privata e dell’alienazione dell’uomo, restituisce all’individuo la sua essenza umana. Tale comunismo è la soluzione più efficace per risolvere il contrasto fra l’uomo e la natura, fra libertà e necessità, fra individuo e genere. I Manoscritti economico-filosofici del 1844 costituiscono uno stadio importante del percorso di Marx: infatti, oltre ad essere il primo scritto in cui Marx abbraccia il comunismo, riflette l’avvio delle sue letture economiche. La centralità dell’economia gli era stata suggerita da Engels a Parigi nel 1844, dopo che i due si erano lasciati freddamente nel novembre 1842 a causa di alcune divergenze sulle rispettive posizioni filosofico-politiche. Del testo engelsiano, Lineamenti di una critica dell’economia politica, Marx apprezzava la critica di Engels alla proprietà privata, al rilievo attribuito al conflitto fra capitale profitto. Engels, però, aveva più ampie conoscenze in campo economico rispetto a Marx, in quanto aveva lavorato nell’azienda di famiglie a Machester. Ne La sacra famiglia, testo firmato da entrambi, Marx sostiene che il comunismo sia la continuazione filosofica del materialismo 700esco, proletariato e proprietà privata erano prodotti della stessa autoalienazione umana e inseriti in un unico processo dialettico fondato sul movimento economico politico, dove la proprietà privata tende verso la propria dissoluzione in quanto crea il proletariato che condanna il lavoro salariato che, a sua volta produce la ricchezza altrui e la propria miseria. Nel gennaio 1845 Marx fu espulso dalla Francia su ordine del governo prussiano, per la sua collaborazione con il Vorwarts, e si trasferì a Bruxelles dove si impegnò con Engels nella creazione di una rete di attivisti in Germania, dove Engels sosteneva che il comunismo stesse diffondendosi tra i gruppi di piccola e media borghesia (intellettuali, ufficiali) e a Londra. Qui, Marx ed Engels incontrarono – nel 7 1845 – Harney, direttore del Northern Star, il maggior quotidiano del movimento cartista. I contatti si intensificarono a seguito dell’adesione ai Fraternal Democrats, un’associazione fondata a Londra e sempre diretta dallo stesso Harney, che riuniva cartisti di sinistra ed emigrati radicali tedeschi e francesi. Tramite Harney, Marx ed Engels entrarono in contatto con la corrente di sinistra del cartismo; a sua volta Harney aderì al comitato di corrispondenza comunista creato da Marx a Bruxelles nel febbraio 1846 come strumento di armonizzazione e coordinamento della teoria e della prassi comunista nelle varie capitali europee. III. Il 1845 è un anno di svolta nell’evoluzione intellettuale tanto di Engels quanto di Marx. Quest’ultimo nelle Tesi su Feuerbach prende le distanze dal filosofo rimproverandolo di considerare l’uomo come entità astratta, mentre ne L’ideologia tedesca sancì la definitiva resa dei conti con la filosofia post-hegeliana. Rimproverando gli intellettuali tedeschi di non saper cogliere il nesso esistente tra la filosofia e la realtà tedesche, Marx ed Engels esposero per la prima volta la loro concezione materialistica della storia: determinati individui che svolgono una determinata attività produttiva secondo un modo determinato entrano in determinati rapporti sociali e politici. Perciò lo Stato e l’organizzazione sociale derivano dal processo della vita di individui determinati. La produzione delle idee e della coscienza è intrecciata all’attività materiale. Non è la coscienza che determina la vita, ma la vita che determina la coscienza. La forma di relazioni determinata dalle forze produttive esistenti in tutti gli stadi storici è la società civile. Analizzando storicamente la società civile, i suoi presupposti passati e presenti, si è avuto modo di precisare due punti importanti anche sul piano politico: lo stato e la rivoluzione comunista. L’origine e la forma dello stato venivano individuate nelle condizioni materiali di vita e nel modo di produzione, quindi in primo luogo nelle divisione del lavoro, che produceva la divisione del lavoro in classi antagonista e la contrapposizione tra interessi particolari e interesse generale. Lo stato diventava una comunità illusoria sulla base di classi già determinate dalla divisione del lavoro, delle quali una domina tutte le altre. Ne consegue che la lotta fra democrazia, monarchia e aristocrazia non sono altro che le forme illusorie nelle quali vengono condotte le lotte reali delle diverse classi. D’altro canto lo stato era anche la forma in cui gli individui di 10 e comuniste, la quarta definiva la posizione dei comunisti verso le altre forze di opposizione. Dopo la pubblicazione del Manifesto, la direzione della Lega abbandonò Londra e si trasferì a Bruxelles, dove Marx assunse per la prima volta una carica politica. La Rivoluzione di febbraio a Parigi suscitò grandi speranze in Marx ed Engels; quando si estese anche in Germania, i maggiori capi della Lega vi ritornarono al fine di raggiungere gli obiettivi del movimento: la rivoluzione borghese e la creazione di una repubblica tedesca unitaria. Nel giugno del 1848, l’attività della Lega cessò, per riprendere dopo il fallimento della rivoluzione, quando a Londra si formò una nuova direzione centrale. Il comunismo è riconosciuto come potenza da tutte le potenze europee. I. BORGHESI E PROLETARI. La storia di ogni società è la storia di lotte di classi. Liberi schiavi, patrizi e plebei furono in perenne contrasto e la lotta terminava o con una trasformazione rivoluzionaria o con la rovina delle classi in lotta. Da sempre, la società è articolata in diversi ordini e neppure la società borghese moderna non ha eliminato gli antagonismi di classe, anzi ha creato nuove classi e nuove forme di lotta, semplificando però gli antagonismi di classe. La società si divide, infatti, in due grandi classi: borghesia e proletariato. Dai servi della gleba sorse il popolo delle prime città e poi la borghesia. In concomitanza con la scoperta dell’America e la circumnavigazione dell’Africa sorsero nuovi mercati e la manifattura prese il sopravvento sull’industria feudale: il vapore e le macchine rivoluzionarono la produzione industriale. Allo stesso modo, l’industria manifatturiera fu sopraffatta dalla grande industria moderna che ha sviluppato il commercio, la navigazione e le comunicazioni per via terra. Tutto ciò non solo ha portato alla nascita della borghesia, ma ha anche accresciuto il suo capitale, cui è corrisposto un progresso politico. Dapprima ceto oppresso sotto il dominio dei signori feudali e poi fondamento principale delle grandi monarchie, la borghesia si è conquistata il dominio politico nello stato moderno. Nella storia essa ha avuto una parte rivoluzionaria. Dove è diventata classe dominante ha distrutto le condizioni di vita feudali, ha promosso la libertà di commercio e ha trasformato il rapporto familiare 11 in un puro rapporto di denaro. La borghesia può esistere soltanto in quanto rivoluziona tutti i rapporti sociali. Precedentemente, le vecchie classi industriali ponevano il loro fondamento nel mantenimento del vecchio sistema di produzione, la borghesia, invece, ha attuato una rivoluzione: essa cerca di creare relazioni in tutto il mondo, le letterature nazionali e locali si trasformano in letteratura mondiale. Attraverso il miglioramento degli strumenti di produzione, la borghesia civilizza anche le razze più barbare, costringe le nazioni a diventare borghesi se non vogliono cadere in rovina e, in definitiva, crea un mondo a sua immagine e somiglianza. Ancora, la borghesia rende la campagna dipendente dalla città, concentra la proprietà in poche mani con la conseguenza di una centralizzazione politica. Ha creato le macchine, le ferrovie, la navigazione a vapore e non riesce più a gestire la sovrapproduzione. Perciò, la società borghese supera le crisi con la distruzione di una massa di forze produttive o con la conquista di nuovi mercati. Le armi che ha usato per soppiantare il feudalesimo saranno ora impugnate da uomini da lei stessa generati: i proletari. Questi trovano lavoro fino a quando il loro lavoro aumenta il capitale e dal momento che sono esposti alla concorrenza perdono la loro indipendenza diventando un semplice accessorio della macchina. Perciò, le uniche spese dell’operaio si limitano ai mezzi di sussistenza dei quali ha bisogno per il proprio sostentamento e quello della sua famiglia. Ma il prezzo di una merce, quindi anche quello del lavoro, è uguale ai suoi costi di produzione. Ecco allora la trasformazione della piccola industria del maestro artigiano nella grande fabbrica del capitalista industriale. Lo sviluppo dell’industria moderna richiede sempre più il lavoro delle donne e dei fanciulli perché per la classe operaia non esistono più le differenze di sesso e di età. I piccoli industriali e commercianti, i contadini che vivono di piccole rendite precipitano nel proletariato sia perché la loro abilità viene svalutata dai nuovi sistemi di produzione sia perché per il loro capitale non è sufficiente per l’esercizio della grande industria. Il proletariato passa attraverso diverse gradi di sviluppo. La sua lotta contro la borghesia comincia con la sua esistenza. Gli operai attaccano non solo i rapporti borghesi di produzione, ma anche gli stessi strumenti di produzione e distruggono le merci straniere che fanno loro concorrenza. Per raggiungere i suoi obiettivi, la borghesia deve mettere in moto tutto il 12 proletariato. Ciò vuol dire che i proletari combattono i resti della monarchia assoluta, i piccoli borghesi e i borghesi non industriali. Pertanto se la storia è concentrata nelle mani della borghesia, ogni vittoria è una vittoria della borghesia. D’altronde la borghesia è perennemente in lotta: dapprima contro l’aristocrazia e poi contro le parti della stessa borghesia i cui interessi entrano in contrasto con il progresso dell’industria e, in tutti i casi, si avvale dell’aiuto del movimento proletario, che è l’unica classe realmente rivoluzionaria. Artigiani, contadini e piccoli commercianti sono invece conservatori. Quindi, la condizione essenziale per l’esistenza e il domino della classe borghese è l’accumulazione della ricchezza nelle mani di privati, la formazione e la moltiplicazione del capitale; condizione del capitale è il lavoro salariato, il quale poggia sulla concorrenza degli operai tra di loro. II. PROLETARI E COMUNISTI I comunisti non sono un partito particolare di fronte agli altri partiti operai, ma si distinguono dagli altri partiti proletari solo per il fatto che da una parte mettono in rilievo e fanno valere gli interessi comuni dell’intero proletariato e, dall’altra per il fatto che sostengono l’interesse del movimento. Lo scopo dei comunisti è l’abbattimento del dominio della borghesia e conquista del potere politico da parte del proletariato. Il comunismo non mira all’abolizione dei rapporti di proprietà, i quali sono soggetti a cambiamenti storici: ad esempio, la rivoluzione francese abolì la proprietà feudale in favore di quella borghese. Ciò che contraddistingue il comunismo è l’abolizione della proprietà privata. Il lavoro salariato non crea la proprietà al proletario. Il lavoro del proletario crea il capitale, cioè quella proprietà che sfrutta il lavoro salariato, che può moltiplicarsi solo a condizione di generare nuovo lavoro salariato per sfruttarlo di nuovo. Perciò, la proprietà si muove entro l’antagonismo fra capitale e lavoro salariato. Essere capitalista vuol dire occupare nella produzione non solo una posizione personale ma anche una posizione sociale. Il capitale è un prodotto collettivo che può essere messo in moto attraverso l’attività comune di tutti i membri della società. Perciò è una potenza sociale. Se il capitale viene trasformato in proprietà collettiva, appartenente a tutti i membri della società, non c’è trasformazione di proprietà personale in proprietà sociale; si trasforma solo il carattere sociale della proprietà, 15 appropriarono delle idee francesi dal loro punto di vista filosofico mediante la traduzione. Con i tedeschi, la letteratura socialista e comunista francese si faceva portavoce degli interessi dell’essere umano, dell’uomo che non appartiene a nessuna classe. II. IL SOCIALISMO CONSERVATORE O BORGHESE. Per garantire l’esistenza della società borghese, una parte della borghesia desidera porre rimedio agli inconvenienti sociali. I borghesi socialisti vogliono le condizioni di vita della società moderna senza le lotte. III. IL SOCIALISMO E COMUNISMO CRITICO – UTOPISTICO. Dato che lo sviluppo dell’antagonismo fra le classi va di pari passo con lo sviluppo dell’industria, socialisti e comunisti cercano le condizioni materiali per creare l’emancipazione del proletariato. Vogliono migliorare la situazione di tutti i membri della società e fanno appello ad una società senza distinzioni. Respingono ogni azione politica e rivoluzionaria perché vogliono raggiungere i loro obiettivi per vie pacifiche. Gli scritti socialisti e comunisti contengono anche molti elementi di critica: attaccano le fondamenta della società esistente. Eliminare l’antagonismo di classe attraverso l’abolizione del contrasto fra città e campagna, della famiglia e del lavoro salariato appare un concetto puramente utopistico. IV. POSIZIONE DEI COMUNISTI DI FRONTE AI DIVERSI PARTITI DI OPPOSIZIONE. I comunisti lottano per raggiungere i fini e gli interessi della classe operaia. In Francia si alleano al partito socialista-democratico contro la borghesia conservatrice; in Germania combattono la monarchia assoluta insieme alla borghesia. I comunisti appoggiano ogni movimento rivoluzionario diretto contro le situazioni sociali e politiche attuali. APPENDICI I. a) FRIEDRICH ENGELS: PER LA STORIA DELLA LEGA DEI COMUNISTI. Con la condanna dei comunisti di Colonia nel 1852 cala il sipario sul primo periodo del movimento autonomo degli operai tedeschi, che si 16 estese dal 1836 al 1852. Perciò, l’attuale movimento operaio internazionale è la continuazione di quello di allora, che fu il primo movimento operaio internazionale che ebbero un ruolo attivo nell’Associazione Internazionale degli Operai. Dalla Lega segreta democratica repubblicana dei Proscritti, fondata a Parigi nel 1834 da profughi tedeschi, si scissero i proletari che fondarono la nuova Lega dei Giusti, anch’essa segreta. Nel 1840, quando in Germania la polizia scoprì alcune sezioni della lega-madre, essa era solo un’ombra. Era un’associazione per metà di propaganda e per metà di cospirazione e Parigi era il punto focale dell’azione rivoluzionaria. I francesi insorsero il 12 maggio 1839, i tedeschi si unirono e furono sconfitti. Shapper e Bauer si rifugiarono a Londra. Shapper, originario di Weilburg, aveva partecipato nel febbraio 1834 alla spedizione in Savoia di Mazzini; Bauer, nativo della Franconia, era calzolaio. I due fecero di Londra il centro della Lega e ad essi si unì anche Joseph Moll, un orologiaio di Colonia. Engels li conobbe tutti nel 1843. Dal 7 febbraio 1840 fu fondata l’Associazione educativa degli operai tedeschi che serviva alla Lega per reclutare nuovi membri e il cui motto era “tutti gli uomini sono fratelli”. Tale strategia fu adottata anche in Svizzera dove si formò un’organizzazione legata al comunismo di Weitling. Quando il centro di gravità si spostò a Londra, la Lega da tedesca divenne internazionale. Scandinavi, ungheresi e olandesi usavano la lingua tedesca come mezzo di comunicazione con gli stranieri. Nel frattempo si era formato un comunismo del tutto diverso. A Manchester i fatti economici costituiscono la base per l’origine dei contrasti di classe che favoriscono, a loro volta, la formazione dei partiti politi e delle lotte fra i partiti. Marx ritiene che non è lo stato che condiziona la società civile, ma è la società civile che condiziona e regola lo stato e la politica deve essere spiegata sulla base dei rapporti economici. A Bruxelles, Marx ed Engels fondarono un’associazione operaia tedesca ed erano in contatto con Harney, direttore del The Northern Star, appartenente alla corrente rivoluzionaria dei cartisti inglesi. Nella primavera del 1847, Moll invitò Marx ed Engels ad entrare nella Lega con la possibilità di esporre il loro comunismo critico che sarebbe stato pubblicato come manifesto della Lega. I due accettarono. Il primo congresso della Lega si 17 tenne nel 1847 e fu denominata “Lega dei comunisti”. Fine della Lega è l’abbattimento della borghesia, il dominio del proletariato, l’abolizione della vecchia società basata sugli antagonismi di classe e la creazione di una nuova società senza classi e senza proprietà privata. Nel secondo congresso Marx ed Engels elaborarono il Manifesto che fu tradotto in quasi tutte le lingue con il motto “Proletari di tutti i paesi, unitevi”. Quando scoppiò la rivoluzione di febbraio tutti stavano per andare a Parigi, tra cui anche Marx che doveva costituire un nuovo consiglio centrale. Fu però arrestato dalla polizia e spedito in Francia. La fine della rivoluzione del 1848 impose una nuova organizzazione della Lega: le condizioni vietavano nuovamente ogni organizzazione pubblica del proletariato e bisognava perciò organizzarsi segretamente. Nel 1849 i membri dei precedenti comitati si ritrovarono a Londra. A questi si aggiunse Willich, convinto della sua missione personale di liberatore predestinato del proletariato tedesco. b) RIVENDICAZIONE DEL PARTITO COMUNISTA IN GERMANIA. 1. La Germania è una repubblica; 2. Ogni tedesco che abbia compiuto 21 anni è elettore ed eleggibile; 3. I rappresentanti del popolo sono stipendiati; 4. L’amministrazione della giustizia è gratuita; 5. I gravami feudali sono aboliti; 6. Le terre dei principi e altre proprietà terriere diventano di proprietà dello stato; 7. I tributi agricoli saranno pagati allo stato come imposta; 8. Alle banche private subentra una banca di stato; 9. I mezzi di trasporto sono di proprietà dello stato e messi a disposizione gratuitamente della classe priva di mezzi; 10. Coloro che hanno famiglia ricevono uno stipendio maggiore; 11. Separazione di stato e chiesa; 12. Abolizione delle imposte di consumo; 13. Istruzione popolare generale e gratuita. c) STATUTI DELLA LEGA DEI COMUNISTI 20 il proletario vive in grandi città e i rapporti con il suo datore di lavoro sono di denaro. CONSEGUENZE DELLA RIVOLUZIONE INDUSTRIALE E DELLA SCISSIONE DELLA SOCIETA’ IN BORGHESI E PROLETARI. Il progresso è stato registrato nel momento in cui la manifattura è stata soppiantata dal lavoro delle macchine. In secondo luogo, la rivoluzione industriale ha sviluppato la borghesia, soppiantando l’aristocrazia. Introdusse la libera concorrenza che è necessaria all’inizio della grande industria. Ha dominato da un punto di vista politico a seguito dell’introduzione di un sistema fondato sull’uguaglianza civile davanti alla legge. In terzo luogo, la rivoluzione industriale ha sviluppato il proletariato. In questo modo essa prepara una rivoluzione della società da parte del proletariato, da un lato per il crescente malcontento (causato dalla riduzione del salario), dall’altro per la crescente potenza del proletariato. Altre conseguenze nefaste riguardano, invece, crisi commerciali per via dell’ingente quantità di merce prodotta che non poteva essere venduta, per cui o bisognava rinunciare alla grande industria o essa rendeva necessaria una nuova organizzazione della società. Il nuovo ordinamento della società abolirà la concorrenza e anche la proprietà privata; a questo punto, subentrerà la comunanza dei beni. La rivoluzione del proletariato instaurerà una costituzione democratica e, quindi, il dominio politico diretto o indiretto dello stesso proletariato: diretto in Inghilterra, dove i proletari rappresentano la maggioranza del popolo; indiretto in Francia e Germania, dove la maggioranza del popolo non è costituita solo da proletari, ma anche da contadini e borghesi. Inoltre la rivoluzione comunista sarà universale in quanto coinvolgerà tutti i paesi civili. CONSEGUENZE DELL’ELIMINAZIONE DELLA PROPRIETA’ PRIVATA. L’abolizione della proprietà privata comporterà un’estensione della produzione che soddisferà i bisogni di tutti, la distruzione delle classi e dei loro antagonismi e l’eliminazione della divisione del lavoro. Inoltre, tale abolizione della proprietà privata distruggerà le due fondamenta del matrimonio: la dipendenza dell’uomo dalla donna e dei figli dai genitori. DISTINZIONE FRA COMUNISTI E SOCIALISTI. I socialisti si dividono in 3 classi: la prima composta da socialisti reazionari, convinta della necessità di 21 restaurare la vecchia società feudale immune dai mali della società attuale; la seconda composta da socialisti borghesi, che tendono a conservare la società attuale, ma ad eliminarne i mali ad essa connessi; la terza composta da socialisti democratici, che, insieme ai comunisti, vogliono misuri sufficienti ad abolire la miseria e i mali della società attuale. d) UNICA PAGINA CONSERVATA DELL’ABBOZZO DI MARX E “IL MANIFESTO”. I comunisti non formulano una nuova teoria della proprietà privata. Esprimono un fatto storico: i rapporti borghesi di produzione non sono più adeguati allo sviluppo delle forze produttive. APPENDICE III a) EDIZIONE TEDESCA 1872: il Manifesto è un documento storico, apparso dapprima in tedesco e poi tradotto in varie lingue. b) EDIZIONE RUSSA 1882: il Manifesto, in Russia, apparso poco dopo il 1860, ebbe l’importanza di una curiosità letteraria. Suo compito fu la proclamazione della fine della proprietà borghese. c) EDIZIONE TEDESCA 1883: l’idea fondamentale del Manifesto è che la produzione economica sia il fondamento della storia politica. La storia è sempre stata una storia di lotta di classi e ora vede protagonisti il proletariato (classe oppressa) che non si può emancipare dalla borghesia (classe che opprime). d) EDIZIONE TEDESCA 1890: non poteva chiamarsi Manifesto socialista, perché nel 1847, con la parola socialista s’intendevano due tipi di persone: da una parte, i seguaci dei vari sistemi utopistici, dall’altra coloro che volevano sconfiggere i mali della società senza intaccarne il capitale e il profitto. Quindi, socialismo significava un movimento borghese, comunismo un movimento operaio. e) EDIZIONE ITALIANA 1893: il Manifesto fu pubblicato in concomitanza con la giornata del 18 marzo 1848, con le rivoluzioni di Milano e Berlino: una rivoluzione che fu opera della classe operaia e non fece altro che portare al potere la borghesia. POSTFAZIONE 22 I. COMUNISMO E SOCIALISMO. La parola comunista comparve per la prima volta in latino nel 1569 in un manoscritto polacco anonimo redatto a Cracovia da un anabattista anticomunitario. La prima accezione fu negativa: si criticava lo stile di vita comunitario auspicato dai moravi. Nel testo, il termine figurava come sinonimo di oeconomista e mantenne tale significato fino agli inizi del 700, quando venne usato anche per designato una persona che partecipava alla vita associata del proprio comune. Nel 1797, Restif de la Bretonne, nel testo Monsieur-Nicolas, intende con comunismo “la miglior forma di governo”. Negli anni 20 del secolo successivo, ricomparve la parola “socialista” in Inghilterra, diffusa dai discepoli di Owen. Mentre “comunista” era stata una parola religiosa e municipale, il termine “socialista” designava il militante della questione sociale. Il comunismo sembra presupporre un uomo comunista non necessariamente buono, ma sospinto dalla propria natura ad essere tale, che tutela la propria essenza comunitaria; il socialista è un uomo segnato dal principium individuationis obbligato a tutelare se stesso. Il comunismo ha a che fare con l’essenza dello stare insieme, il socialismo con la storia dello stare insieme. Esso fa ricorso al comunismo nei casi di disordine e ingiustizia quando occorre la comunità. Nel 1890, Engels sosteneva la differenza fra i due nomi sulla base dell’autonomia politica, sociale e organizzativa del movimento operaio. II. IL DECENNIO DEL COMUNISMO. Tra il 1839 e il 1840 riapparve la parola comunista. Ad usarla erano in particolare emigrati tedeschi e nei circoli intellettuali parigini. Era diffusa la sensazione di vivere una stagione instabile e, da questo punto di vista, il Manifesto del partito comunista (scritto da Marx ed Engels) è un punto di partenza ma anche d’arrivo. Esso vide la luce il 24 febbraio 1848, giorno in cui Luigi Filippo abdicò e a Parigi venne proclamata la Repubblica dal governo rivoluzionario. III. BORGHESIA E PROLETARIATO. DEMOCRAZIA E DITTATURA. La borghesia aveva fatto la vera rivoluzione, quella del proletariato avrebbe avuto come scopo la socializzazione dello sviluppo borghese e quindi l’auto- soppressione del proletariato stesso. Compito del proletariato, secondo Marx ed Engels, era di trasformarsi in classe dominante e conquistare la democrazia, ovvero la dittatura del proletariato. Nell’accezione di Marx,
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