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Marx: idee, motivazioni e analisi del contesto storico, Appunti di Filosofia

Il documento contiene una spiegazione approfondita delle idee di Marx riguardo al compito della filosofia, al materialismo storico e volgare, al plusvalore e allo sfruttamento, all'ideologia, alla critica al socialismo utopistico e all'economia politica. Inoltre, contiene il riassunto di un breve excursus su Rahel Jaeggi, autrice di un saggio sul capitalismo. Quest'ultimo è particolarmente utile se si vuole parlare di Marx all'orale di maturità, perché riporta la critica al capitalismo a un piano di attualità ed etica.

Tipologia: Appunti

2022/2023

In vendita dal 19/07/2023

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francesca-covini-1 🇮🇹

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Scarica Marx: idee, motivazioni e analisi del contesto storico e più Appunti in PDF di Filosofia solo su Docsity! 10 nov 2022 Marx Nasce a Treviri e sembra Saudino e anche un po’ babbo natale Fonda riviste spesso ritenute problematiche, spesso censurato o esiliato Grande seguito, ispira movimenti sociali E’ difficile oggi distinguere tra le sue idee e i loro effetti Differenza tra marxiano (detto pensato scritto da Marx) e marxista (tradizione politica e teorica che si rifà a Marx) 1. Il compito della filosofia I filosofi devono smettere di interpretare il mondo, devono trasformarlo.E’ un hegeliano ma di sinistra. - la filosofia deve essere in grado, oltre che di spiegare la realtà, anche di individuarne gli aspetti più problematici. Dobbiamo mettere a fuoco i problemi, criticarli, essere in grado di risolverli. La filosofia si limita comunque a un grado teorico, ma il lavoro del filosofo si limita comunque a una lotta sensata. Ci serve una teoria così profonda da individuare le cause ultime dei problemi e supportare una prassi (azione politica) rivoluzionaria che li risolva. - Deve fondare una prassi che modifichi la realtà, l’azione non è più teorica, ma politica. E’ ancora filosofia? Si passa da una teoria tradizionale (spiega e basta) a una teoria critica. Cosa non va nella società secondo Marx? Marx ed Engels (amici a livello umano e filosofico, Engels è figlio di un impresario e lavorando nell’azienda capisce i problemi dell’industria del suo tempo) sono molto sensibili ai disagi della società del loro tempo. Capiscono che l’industria ha cambiato la società, che si sono superate molte ingiustizie delle società precedenti, ci sono state delle rivoluzioni, ma ci sono ancora tante disuguaglianze. Anche se sulla carta si arriva all’uguaglianza, in realtà i proprietari di fabbrica hanno condizioni diverse dagli operai. L’uguaglianza giuridica c’è, ma l’emancipazione giuridica è ancora formale e non sostanziale. Critica del socialismo utopistico CI sono stati diversi altri autori che sostenevano questa tesi e proponevano soluzioni, Marx li chiama socialisti utopistici. Alcuni fanno il tentativo di creare dal nulla una società completamente diversa su principi socialisti, ma tutti gli esperimenti di questo tipo falliscono. Marx infatti li chiama “utopistici” perché non si può nella società moderna andare e imporre da zero principi socialisti → bisogna partire da un'analisi della storia odierna e proporre un socialismo scientifico. Idea di una scienza che ricostruisca la realtà in tutti i suoi aspetti, in modo da mostrare le forze che potrebbero svilupparsi. Forti richiami ad Hegel, filosofia che mostra cosa c’è di razionale nella realtà, progresso come lotta. Serve una ricostruzione scientifica della realtà e delle tendenze storiche. Critica dell’economia politica Marx si pone in modo scientifico. Dice che gli economisti studiano un sacco e si fanno un gran culo, che l’economia politica descrive in modo corretto la realtà, coniando termini. Sono arrivati addirittura a comprenderne le leggi, ma sono leggi di un mercato fatto da uomini e tenuto in piedi così finché gli uomini si comportano secondo quelle leggi. Gli scienziati di economia dell’epoca tendono a presentare le leggi del mercato come leggi di natura, che valgono sempre e necessariamente. Non considerano che sono leggi che dipendono dagli uomini. In realtà possiamo cambiare quelle leggi, trasformare il mercato, non scegliere il capitalismo. Come hanno creato questa società, gli uomini possono anche cambiarla. Dice che comprendere la realtà sociale non è formularne leggi, ma analizzarla come momento di un processo storico (amo troppo hegel), quindi come realtà che può anche mutare, evolvere. Siamo noi a decidere, non siamo sottoposti alle leggi del mercato. Produciamo la realtà attraverso il lavoro. Il lavoro Manoscritti economici filosofici del 44 → appunti di Marx non risistemati L’uomo umanizza la natura, trasforma qualcosa che è esterno all’uomo in qualcosa che è utile all’uomo, trasforma la natura in base a idee e bisogni. In primo luogo il lavoro è finalizzato all’autoconservazione. Il lavoro è uno strumento che ci dà un reddito, e quindi ci consente di emanciparci. L’attività lavorativa però anche un modo di esprimere le proprie capacità e idee, per realizzarsi. Attraverso il lavoro, l’uomo realizza la propria essenza. Il lavoro diventa un’occasione per ottenere gratificazioni e riconoscimenti. È una visione molto enfatica del lavoro, anche in Hegel nella dialettica servo-padrone c’è l’idea del servo che prende consapevolezza di sé attraverso il lavoro. Poi Marx sembra prendere come modello di lavoratore l’artista, che esprime pienamente l’interiorità nel suo lavoro, che si realizza completamente. Proprietà privata e alienazione Marx cerca di individuare cosa non vada nell’organizzazione del lavoro del suo tempo, perché il lavoratore del suo tempo non si realizzi nel lavoro. Per farlo, riprende il concetto hegeliano di alienazione o estraniazione (rendere altro). Il lavoratore fatica ad autoconservarsi (la paga è troppo bassa), e viene sfruttato troppo. Il prodotto e i mezzi del lavoro sono alienati (tolti) al lavoratore, e diventano una proprietà del capitalista. Quello che il lavoratore produce, dunque, gli viene tolto. In fabbrica per esempio, i lavoratori usano macchinari non loro per produrre oggetti che non sono di loro proprietà, ma di proprietà del capitalista. Spesso il lavoratore non sa neanche cosa sta producendo. Si parla di alienazione dell’oggetto del lavoro. Idea di un lavoro attraverso cui rintracciamo noi stessi per realizzarci, assente nella società industriale. In termini marxiani, l'operaio viene espropriato (estraniato) dell’oggetto del lavoro. C’è anche un altro tipo di alienazione, non solo rispetto al prodotto, ma anche dell’attività in sé: lavoro, ma il mio lavoro non mi piace e preferirei non farlo, è un’attività in cui non soddisfo dei bisogni, o li soddisfo in parte. Tipo “Fosse per me, col cazzo che lavoravo qui”. C’è un senso di costrizione rispetto all’attività lavorativa, ma la soddisfazione esiste solo al di fuori. L’uomo cerca gratificazioni solo al di fuori del lavoro, indizio di un sistema lavorativo sono beni in abbondanza per tutti, serve solo ridistribuirli per andare incontro alle esigenze dei più poveri. (slide 12) Secondo Marx, la lotta di classe è obsoleta, non serve più a niente, perché ci sono beni per tutti. Tuttavia, c’è chi ostacola questa trasformazione possibile, dunque si genera la lotta tra borghesia e proletariato, il proletariato alimenta un sistema produttivo iper efficiente ma svantaggioso. La storia secondo Marx è storia di lotte di classe, quando le classi produttive si trasformano abbastanza da cambiare il sistema, il sistema produttivo si modifica, come da feudalesimo e capitalismo. Secondo Marx, le forze produttive del capitalismo aumentano così tanto e producono in modo così facile e abbondante che diventa subito obsoleto cercare di mantenere i rapporti tra forze e produttive: si può pensare di superare la grande differenza tra borghesi e operai. La coscienza e la critica dell’Ideologia Per Marx, economicista e materialista, esiste una struttura economica e una sovrastruttura ideologica. Anche religione, spirito, arte sono proiezioni dei bisogni materiali che l’uomo non riesce a soddisfare, dunque speriamo nelle cose e le proiettiamo in astratto. La coscienza è solo un riflesso: ideologia, ovvero sistema di idee che fanno parte della nostra cultura e svolgono delle funzioni parte del sistema economico dato. L’ideologia è utile perché distoglie l’attenzione, distrae, diverte (nel senso di spostare l’attenzione dai problemi e allietare la vita del cittadino). Il lavoratore passa molte ore in fabbrica, poi esce e si diverte → non pensa ai problemi del suo posto di lavoro, non pensa alle sue condizioni e le accetta. Il lavoratore non pensa alle ingiustizie, si distrae e non protesta. Un po’ il sistema ideologico è creato e mantenuto in vita da chi vuole mantenere il sistema produttivo come è, un po’ sono i lavoratori stessi a volersi distrarre, cercano dunque l’intrattenimento, che ha interessi perché è anch’esso un’industria. A cosa servono le distrazioni? - tipo, religione → oppio dei popoli, avremo un’altra vita e sarà migliore di questa, devi sopportare le ingiustizie → il credente è spinto e motivato a rassegnarsi, è distratto dai problemi - giustifica lo status quo: ti convince (come la teoria hegeliana → dura critica) che ci sia una ragione per vivere e per vivere in quel modo. L’economia politica anche giustifica lo status quo: il mondo è regolato dal sistema economico, da leggi certe. (il diritto è funzionale al sistema economico dato, idea anche di Max Weber). Anche l’arte, dipinge il mondo e può farlo sembrare più bello. Alcuni pensatori gli dicono: amo l’arte critica anche, e l’arte fa una promessa di felicità che ti invita a cercarla. - la morale è funzionale al mantenimento del sistema Marx arriva a una visione funzionalistica: le nostre visioni sono funzionali al sistema produttivo in cui sono inserite. Secondo gli ami di Marx, il rapporto tra struttura economica e sovrastruttura ideologica è dinamico, fatto da relazioni biunivoche. La coscienza è ideologia e serve ad accettare la realtà e cazzi e mazzi, ma la coscienza è anche ciò che trasforma i rapporti produttivi. I problemi del sistema capitalistico che determinano la trasformazione sociale sono economici, ma non bastano: perché la trasformazione avvenga serve che gli attori sociali prendano consapevolezza del sistema produttivo in cui sono inseriti. È dunque fondamentale lo sviluppo di una coscienza di classe, delle ingiustizie, delle crisi, dei problemi. La trasformazione è possibile solo a partire da condizioni fisiche materiali, ma perché la trasformazione sociale effettivamente si verifichi è necessario che il proletariato prenda coscienza dei problemi della società. Per Marx la lotta è finora sempre stata lotta di classe, anche se in tempi diversi era tra classi diverse. È una lotta di tutto il genere umano, è una lotta potenzialmente violenta. La lotta deve essere anche pratica, e la prassi della lotta di classe è specifica: accomuna i proletari di tutto il mondo, supera le nazioni per opporsi al sistema capitalistico, nemico comune e trasversale a tutte le nazioni. Come in Hegel, anche in Marx c’è l’idea che la lotta (anche la guerra) sia il modo in cui si sviluppa la storia, si evolve, migliora. Differisce da Hegel perché Hegel era legato all’idea romantica di nazione, e quindi il conflitto è tra nazioni che si impongono l’una sull’altra finché non ne vince una. Marx invece pensa che la lotta non sia tra nazioni, ma tra classi → nascita di un movimento operaio internazionale, Marx partecipa alla creazione della prima internazionale socialista (1864). Nel 1889 nasce una seconda internazionale socialista, che ha l’idea di unire tutti i partiti socialisti contro il capitalismo. È un’idea che spaventa molto tutti i paesi del mondo, perché il movimento internazionalista mette molto in dubbio tutte le istituzioni statali (istituzioni ideologiche borghesi) ed è un pericolo per i governi. Poi scoppia la guerra, i parlamenti dei vari paesi devono votare se entrare in guerra o meno, tutti i partiti socialisti europei (tranne gli italiani) votano a favore della guerra, tradendo e ponendo fine all’internazionale. Il capitalismo Per Marx il capitalismo è il male, il nemico. Ma che cos’è il capitalismo? Marx ci scrive tre mattoni, intitolati “ Il capitale”, in cui analizza cos’è e come funziona un sistema capitalistico. Dice tante tante cose, fa tante analisi, tra cui: Accumulazione del capitale In un sistema tradizionale pre capitalistico ci sono 3 momenti: - produzione di una merce → io produco cachi, ma non mi bastano solo i cachi, ho bisogno di cose che non produco, quindi devo commerciare - commercio: scambio la merce per il denaro, così poi - posso acquistare un’altra merce che da solo non sarei stato in grado di produrre e di cui ho bisogno Al centro di questo sistema c’è l’idea del bisogno e della merce come strumento per soddisfare questo bisogno. Nei sistemi nuovi è diverso, la base del sistema non è più la merce né il bisogno, ma il denaro stesso, parto dal denaro. - ho un capitale di denaro, e lo investo - produco o compro merce - la rivendo per più denaro Il capitalista è un uomo determinato, ha l’intenzione molto chiara di avere del denaro in cambio del suo investimento, e di averne più di quello che ha investito inizialmente. Dev’esserci un aumento del capitale che era stato inizialmente investito. Però: - non tutti partono con un capitale → il sistema capitalistico si basa sulla distribuzione ineguale delle ricchezze - nel sistema pre capitalistico l'inizio del sistema economico è legato al bisogno, mentre nel capitalismo è legato a un obiettivo, non al bisogno. Nel secondo il bisogno è strumentale all’aumento del capitale. Infatti adesso il flex è il PIL, non il benessere comune. Plusvalore Marx parla di sfruttamento, ausbeutung. Cosa ti fa guadagnare? Gli operai producono un oggetto che verrà poi venduto sul mercato. Per guadagnarci i costi di produzione devono essere inferiori al prezzo di vendita, dunque gli operai sono pagati non sulla base del valore del prodotto, ma sulla base del costo minimo della vita. L’operaio in un sistema capitalistico viene pagato il minimo indispensabile perché sopravviva e lavori. Il lavoratore è pagato in base a cos’è il minimo indispensabile, se lo paghi meno muore. Salario + materie prime = costi di produzione, ma il prodotto viene venduto a un prezzo deciso dal mercato, perché costo della merce - costi di produzione = guadagno. Per Marx questo sistema è ingiusto, perché non riconosce il lavoro dell’operaio per quello che è oggettivamente. Il plusvalore del lavoro dell’operaio, che non viene pagato in base a ciò che produce, diventa reddito del datore di lavoro. Il modello di industria di quel periodo rendeva più facile capire dove fosse sfruttato qualcuno, perché si parlava di produzione di oggetti, e in base al prezzo del prodotto potevi capirlo. Oggi si parla di obsolescenza del paradigma di produzione: nel nostro sistema economico, la produzione è una minima parte, il nostro sistema è più complesso, comprende anche servizi. Dunque se oggi si ragiona come se il paradigma fosse ancora quello della produzione di oggetti. Rahel Jaeggi - What (if anything) is wrong with capitalism? - critiche funzionali: c’è chi ha dimostrato che il sistema capitalistico non funziona perché genera crisi continue, non soddisfa i bisogni della società. Per quanto sviluppato, anziché permettere forme di vita all’insegna del benessere collettivo crea crisi. Spiegazione economica. - critiche morali: muove da principi come uguaglianza, libertà. Si critica il capitalismo se genera disuguaglianze o non ne rimuove di preesistenti, se comporta sfruttamento. Non critica il capitalismo in quanto tale, ma i suoi effetti. - critica etica: dal punto di vista del capitalista (come fa Weber), il suo comportamento è razionale e meditato, finalizzato all’aumento del capitale. Nell’analisi weberiana del capitalista come persona, Weber mette in evidenza che i capitalisti hanno una vita all’insegna della rinuncia e del risparmio → ascetismo intramondano. Per i primi capitalisti, calviniani o luterani, l’etica lavorativa capitalistica aveva un senso teologico. Poi, più avanti, il motivo teologico non c’è più.
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