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Marx e il manifesto del partito comunista, Appunti di Filosofia Politica

L'analisi di Marx sulla tradizione politica della modernità e il rapporto del socialismo con le altre tradizioni politiche. In particolare, si approfondisce il manifesto del partito comunista scritto da Marx e Engels nel 1848, che rappresenta un programma politico e una rivendicazione. Il documento si divide in quattro parti che trattano di borghesi e proletari, proletari e comunisti, letteratura socialista e comunista e posizione dei comunisti di fronte ai partiti di opposizione. Il testo presenta anche la visione di Marx sulla storia come lotta di classe e la dimensione organicistica delle classi nella società.

Tipologia: Appunti

2022/2023

In vendita dal 20/01/2024

Filosofia22
Filosofia22 🇮🇹

6 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica Marx e il manifesto del partito comunista e più Appunti in PDF di Filosofia Politica solo su Docsity! MARX 29-nov-2023 Marx come quarto rappresentante della tradizione politica della modernità—> quella del socialismo. Marx è un socialista scientifico che lui definirà come comunismo—> comunismo come una delle declinazioni del socialismo. Nel manifesto del partito comunista (1848) sentirà l’impellenza, anche dovuta ad esigenze politiche, regolare i conti con le altre declinazioni del socialismo. I socialismi precedono Marx di almeno 50 anni e nascono in terra tedesca e inglese. Altre tradizioni politiche della modernità: assolutismo—> Hobbes liberalismo—> Locke democrazia—> Rousseau Come si interseca il socialismo con queste tradizioni? Perché ad un certo punto non bastano più quelle 3? Tutti i sistemi fin ora teorizzati, e in particolare la democrazia, non avevano mantenuto ciò che era stato promesso: un’uguaglianza effettiva tra i cittadini. Parte di questi cittadini cercano un’altra soluzione—> l’uguaglianza formale riconosciuta dalla legge doveva accompagnarsi da un’uguaglianza almeno un pò più sostanziale, concreta—> sostanza si oppone a forma. Socialismo si presenta come l’inveramento effettivo della mera forma democratica—> serve una prospettiva più concreta della democrazia, che non ha mantenuto le sue promesse. 30-nov-2023 Il manifesto del partito comunista fu scritto sia da Marx che da Engels: è un vero e proprio programma politico, scritto in un punto di svolta politica Marxiana: si riferisce alla persona, non alla sua prospettiva. Marxista: si riferisce invece prospettiva. Il manifesto venne scritto nel 1848: periodo anche definito come ''primavera dei popoli''—>si insiste sul nuovo corso che gli stati europei volevano intraprendere, tramite dei moti ispirati dal liberalismo, per svincolarsi dalle vecchie istituzioni—> primavera anche perché accadono verso marzo-aprile. La prima miccia è italiana con i moti di Sicilia in gennaio. Quando Marx e Engels redimono il manifesto partecipano a questo clima pur non avendo di fronte questi moti rivoluzionari. Non hanno davanti queste rivoluzioni—>ma al tempo non esisteva un vero e proprio partito comunista—> lo scopo del manifesto è anche quello di prefigurare questa possibilità. All’epoca esisteva un alleanza di partiti socialisti di base londinese con succursale a Brussels di cui Marx è il promotore—> questa alleanza si definisce ‘’lega dei comunisti’’—> cerca di tenere insieme questi piccoli partiti socialisti di stampo comunista—> cercando di fare rete rispetto a partiti più organizzati—> questi 3 associazioni di teorici e attivisti mossi dall' intuizione marxiana—> cercando di stringere alleanze e coordinarsi. Il manifesto nasce proprio dal secondo congresso di questi socialisti—>assegnano o a Marx e Engels il compito di redigere questo manifesto. Non è lo scritto più importante di Marx, ma nelle sue linee di fondo, nelle sue rivendicazioni fondamentali rimane sostanzialmente un approdo definitivo. Ciò che cambierà nel Marx è più maturo sarà l’analisi economica. Questa parte conoscerà un sviluppo ma non è affrontata in maniera specifica nel manifesto. Il manifesto è un manifesto di rivendicazione—> lo scopo è convincere, attirare l'attenzione— > stile brioso, polemico. Il manifesto è diviso in 4 parti che trattano di 4 aspetti a livelli diversi: 1. borghesi e proletari: analisi sullo scontro di classe della contemporaneità 2. proletari e comunisti: i proletari hanno conosciuto partiti che si sono detti loro paladini— > quale è la novità dei comunisti?—> comunismo e socialismo erano già stati proposti, in cosa si differenziano? 3. letteratura socialista e comunista: prosecuzione sulla differenziazione rispetto agli altri socialismi—> fa un'analisi dell’ideologia che sta dietro i partiti socialisti esistenti (4 tipi di socialismo esistenti)—> elenca i vantaggi e gli svantaggi di tutti e 4 (non del suo)—> elenca meriti e difetti strutturali di ciascuno 4. posizione dei comunisti di fronte ai partiti di opposizione: presa di posizione contingente rispetto alla situazione politica dell’epoca (dei primi mesi del 1848) INTRODUZIONE Nel temere il comunismo, lo si fa esistere—> si da a questa paura una dimensione talmente ingigantita rispetto a ciò che realmente è , che finisce per dargli forza—> ‘’siamo potenti pur non essendolo di fatto’’—> hanno dato grandezza al comunismo più di quella che effettivamente aveva. A questo punto Marx vuole sostituire alla loro immaginazione (di coloro che lo temono) un'immagine più vivida—> stesura del manifesto. PRIMA PARTE La storia della società esistita fino a questo momento, è storia di lotte di classe—> le altre alternative possibili vengono scartate: storia non come successione di popoli vincitori storia non come teatro in cui si scopre il trionfo degli umili storia non come alternarsi di civiltà Per Marx la storia, affinché sia perspicua (non come alternarsi di cose), in modo che comprenda tutti gli attori, si deve considerare come lotta di classi. I protagonisti della storia sono le classi, non gli individui—> sono gli individui come rappresentanti concreti di quella classe—> presa di posizione forte—>individui che condividono un destino in quanto appartenenti ad una classe. Ciò che determina il succedersi degli avvenimenti nella storia sono le classi—> dimensione organicistica in cui gli individui scompaiano—> accusa di determinismo: posso provare ad essere ciò che voglio, ma se appartengo ad una classe e quindi cosi mi comporterò—> spettro di possibili comportamenti molto ridotto—>è determinato dalla classe (borghese si comporterà da borghese). Le classi sono diverse nel tempo in cui hanno lottato tra loro—> l'epoca storica non è più determinata dalle scoperte, ma le fasi storiche sono individuate per il fatto che in quel momento nascono nuove classi. Epoca storica nuova se ci sono nuove classi che cambiano gli equilibri. Le guerre possono essere effettivamente guerreggiate ma anche latenti—> questa lotta ha 2 possibili esiti—> non può protrarsi all'infinito: scompaiono le classi in gioco si assiste ad una trasformazione totale di tutta la società—>una o più di una delle classi in lotta vince questa lotta e trasforma la società a seconda del tipo di società che quella classe ha interesse di porre in essere Posta in palio della lotta di classe: avere la meglio per trasformare i rapporti di produzione materialmente più utili all’interesse della propria classe. Si vince nel momento in cui si dissolve la classe ‘’concorrente''—> non per forza per una guerra di distruzione in cui muoiono tutti gli individui. Questa lotta prima della borghesia aveva una costante: le classi tendevano a pluralizzarsi—> c’era una tendenza alla diversificazione e anche all'interno di una classe, una gradualità di posizioni. Fino ad oggi si sono conosciute più classi e più posizioni all’interno delle classi. Tra Rousseau e Marx c’è stata la rivoluzione francese (che è borghese): grazie alla costituzione del 1791 i cittadini del mondo sono liberi per la prima volta nella storia umana—> per Marx non L’epoca borghese è la continua invenzione di merci che devono adeguarsi ad un gusto che si crea di volta in volta, si rimodella—> gioco tra necessità e proiezioni di necessità—> mode come creazioni del mercato, come nascono muoiono—> per essere sostituite o ri calibrate. Borghesia come massimo sviluppo della creatività umana. Nasce l'omologazione, non in senso moralistico—> c’è un’uniformazione descrittiva degli stili di vita. In questa uniformazione il proletariato segue la borghesia come un’ombra, come un parassita (mosca sul cavallo)—> la borghesia unifica le esperienze di vista—> il proletariato ha già un passo in avanti compiuto grazie alla borghesia, può capitalizzare queste esperienze dicendo ‘’i proletari sono tutti uguali’’. La borghesia diventa il primo fenomeno mondiale—> il proletariato sfrutta questa cosa—> borghesia ha aperto la rotta di questo universalismo di fatto. Critica marxista ai diritti umani: spacciano gli interessi della borghesia per quelli di tutti (Es: la proprietà privata come diritto)—>per Marx si tratta di diritti pensati soddisfare la classe borghese, che vengono spacciati come interessi comuni —>ideologia: la mossa ideologica è far passare come interesse comune ciò che è un interesse di una parte, particolare—> identificazione fittizia. Effetto politico immediato: tutte le forme di nazionalismo, pensabili e realizzate sono ridimensionate. La produzione capitalistica non riconosce confini, e se li riconosce è un problema —> se vengono messi dei dazi tra nazioni ci sono problemi—> la commercializzazione delle merci è trans nazionale—> deve conquistare il mondo. Il capitalismo non ha altra ideologia se non il perpetuare di se stesso. Altro momento rivoluzionario: la borghesia trascina nella civiltà tutte le nazioni, anche le più barbare—>ha conquistato tutto, non con le armi ma con le merci. La borghesia in questo processo di estensione al mondo coincide con un momento di accentramento—> come i grandi imperi, hanno avuto un centro più forte delle singole città— >espansione territoriale a cui corrisponde un accentramento dei poteri. Come i rapporti di produzioni medievali erano cambiati in quanto inadeguati, così si svolge un moto analogo—> entra in crisi il feudalesimo, ed entra in crisi il capitalismo. La logica dei rapporti di produzione del capitalismo genera forze e attori che mutano e che costringono i rapporti di produzione ad articolarsi diversamente, a mutare, a rinnovarsi—> questo mutamento incessante conosce una variabile non più rapportabile alle forme di produzione precedenti—> nasce qualcosa che non permetterà più la riproduzione di rapporti capitalistici—> nasce dai rapporti di produzione capitalistici stessi. Il capitalismo richiede una massa di lavoratori, inizialmente funzionale perché incrementa il capitalismo, ma successivamente fa si che diventi un attore sociale tale per cui diventa un ostacolo troppo grande al capitalismo stesso, al punto tale da farlo crollare—> se continuo a proletarizzare la popolazione il capitalista a chi vende?—> il sistema si auto inceppa—> la classe media viene proletarizzata e scompare. Più c’è polarizzazione delle 2 classi più Marx funziona—> scomparsa della classe media che invece trionferà, rompendo questo rapporto a due Fase declinante della borghesia: ci sono forze produttive richieste dai rapporti capitalistici che entrano in contrasto con tali rapporti—>proletariato è un'esigenza del sistema capitalistico ma entra in contrasto perché chiede delle cose ecc.. Momenti di frizione: nel momento in cui diventano un ostacolo importante si cambiano i rapporti di produzione—> non sono più ovviabili dal sistema—> si cambia sistema. Frizioni possibili: crisi commerciali—> la crisi che si porta dietro in modo immanente il sistema capitalistico è la sovrapproduzione—> crollano i prezzi, se crollano entro una certa soglia non c’è più guadagno—> prima non succedeva, non si capiva perché produrre più del necessario—> non era necessario. Nel capitalismo si deve prevedere una quantità sufficiente per tutta la domanda—> altrimenti si corre il rischio che le persone si stanchino di aspettare—> può accadere che si produca troppa merce—> può diventare una crisi sistemica—> che getta il capitalismo in crisi. 04-dic-2023 Crisi di sovrapproduzione: crisi del capitalismo—> si producono più merci di quelle che si vendono—> non si aspettano gli ordinativi perché le persone non sono disposte ad aspettare—> c’è anche un forte sistema di concorrenza—> si deve anticipare l’eventuale successo di un prodotto. Spesso si immagazzinano le merci lontane dal posto di produzione—> c’è questa logica per cui rimangono dei beni invenduti e c’è il rischio che l’azienda fallisca—> se falliscono tutte le aziende però, c’è una crisi sistemica. Come si regola il capitalismo durante questo fenomeno critico? Quel sistema di produzione che aveva permesso alla borghesia di diventare la classe più ricca, colta, creativa è lo stesso che ne implica la ‘’distruzione''—> il capitalismo rischia di segnare il destino della borghesia—> di segnarla ad una scomparsa accelerata lasciando il posto ad un’altra classe. Marx spera che questa classe sia il proletariato che spera porterà alla fine della società fondata sulla suddivisione tra classi—> è un’espressione tipica del processo storico che è chiamata a redimere questo processo storico—> classe che porta ad una società senza classi. Il capitalismo può essere leggibile nella stessa ottica sacrificale di cristo —> il proletariato nasce, viene sfruttato, e porterà a liberare tutti gli sfruttati, gli ultimi. Il sistema di produzione capitalistico diventa disallineato rispetto agli interessi della borghesia— > non va più di pari passo con le classi che ne sono state la culla (la borghesia in particolare). La ricchezza della borghesia non è più sopportabile per la borghesia stessa—> il sistema capitalistico costituisce un’inerzia per cui la borghesia non riesce più a controllare lo sviluppo del capitalismo stesso. Come può risolvere la crisi di sovrapproduzione la borghesia? distruggendo i beni, e se non basta licenziando gli operai cercando nuovi mercati—> non è solo una questione estensiva ,ma intensiva—> convinco altre persone rispetto a quelle su cui investivo prima (i vecchi per l’Iphone) —> allargare il mercato ad altre fasce della popolazione In questo duplice movimento il surplus delle merci ho viene attutito—> queste 2 soluzioni portano però alla preparazione di crisi più violente—> si arriverà ad una saturazione del mercato per cui non ci sarà più questa valvola di sfogo (non ci sarà più un altro mercato a cui rivolgersi). Il capitalismo si sviluppa in modo tale da destinare le classi che l’avevano reso trionfante alla distruzione—> necessità storica—> inerzia. Proletari: operai moderni—> possono vendere solo la forza lavoro e dispongono di un’unica proprietà, la prole. La loro esistenza dipende dall’umoralità del capitale—> se il capitalismo prospera prospera anche il proletariato. Se non ci fosse il capitalismo, nell’800 l’operaio vivrebbe in condizioni peggiori—>il capitalismo migliora la condizione dell’operaio, rispetto a prima—> nessuno vuole tornare ad essere servo della gleba—> altrimenti ci si sarebbe ribellati. Logica dell’immanenza: il capitalismo ha allevato gli uomini che distruggeranno la borghesia, se prospera il capitale prospera anche la classe operaia—> il successo del capitale è la più grande garanzia che una classe gli si rivolterà contro. La visione della forza lavoro come merce è tipicamente marxiana: la forza lavoro è una merce— > non ha nessuna logica di scambio diversa da qualsiasi altra merce. Il mercato pre capitalistico vedeva come merci gli oggetti, e la forza lavoro era pre condizione del sistema (produceva merci). Il mercato capitalistico invece, prevede la forza lavoro come una merce al pari di tutte le altre e non più come pre condizione del sistema. Il prezzo della merce per Marx è dato dal costo di produzione e quindi dalla forza lavoro—> questa previsione sarà smentita. La forza lavoro viene scambiata come tutte le merci—> il suo valore dipende da quanta gente la vuole e da quanta ce ne è già in giro—> è soggetta a queste 2 criteri di prezzo, diventa merce come le altre—> se non serve più la tua opera (Es: saper battere a macchina) sei fuori mercato— > oppure mi servi ma ci sono molte altre persone (magari disposte a prendere meno di te). Si è merce tra merci e non più fattore che rende possibile le merci—> con il capitalismo il lavoro è diventato molto più monotono—> primo grado dell’alienazione (da Hegel). Alienazione: non ci si rende conto di essere i protagonisti di ciò che è successo e di ciò che sta accadendo—> tutta la storia è prodotta dall’umanità che non sa di esserne l'autrice—>la storia come presa di coscienza che tutto è prodotto dallo spirito (dall’umanità)—> io singolo mi rendo conto che ciò che è fuori di me è mia creazione. Per Marx questo processo di alienazione termina con una presa di coscienza—> scopro che ciò che pensavo essere altro da me, non è altro che una mia creazione—> non è altro che io fatto mondo—> per Marx e per la sinistra hegeliana il processo di sintesi (presa di coscienza che l’esterno mi appartiene) non è più assicurato ed è anche messo in dubbio. Marx ritiene che questo processo di alienazione non conosca più sintesi—> ci si ferma allo stadio alienante in cui non si riconosce come proprio prodotto ciò che si produce—> ciò è dovuto al sistema di produzione dell’operaio. Il lavoro diventa molto più alienato—>forma di alienazione nel senso che la creatività e il modo diverso di fare le cose nella fabbrica viene ridotto all’esecuzione seriale meccanica di un semplice gesto (abbassare una leva). Momento sorgivo dell’alienazione: l’operaio non riconosce più nel suo lavoro un momento di realizzazione di se. Azione semplice: non serve più l’artigiano o qualcuno di specializzato, chiunque può essere operaio. Attività semplicissima e molto monotona—> se non vieni tu viene un altro. Le spese dell’operaio si limitano quindi al minimo—>prima si doveva fornire ad esempio ad un artigiano un laboratorio e una formazione. Nel sistema capitalistico invece l'operaio costa il suo mantenimento—> il minimo indispensabile affinché viva—>l’imprenditore cerca di limitare i costi—> si deve mantenere l'operaio affinché abbia le forza fisiche per fare il suo lavoro—> tutto ciò che c’è sopra è inessenziale economicamente—>l'operaio costa quanto costano i beni di prima necessità di cui ha bisogno per sopravvivere. Più il tempo di produzione diminuisce più il salario degli operai si abbassa—>una macchina permette di produrre un oggetto prima prodotto da un artigiano in meno tempo—> a questo punto l'operaio viene pagato ancora meno—> il salario diminuisce in proporzione con lo sviluppo delle macchine. Con un lavoro più monotono si paga meno per 2 motivi: 1. la macchina è molto semplice da usare—> non è più necessaria una capacità specifica— >che lo faccia uno piuttosto che un altro è indifferente 2. il momento decisivo della produzione per l’esito della stessa non è più l’operaio ma la macchina—> cambio operaio la macchina funziona—> cambio la macchina non è più lo stesso—> operaio come accessorio al momento di produzione Il sistema capitalistico va sempre più verso una logica di produzione in cui non serva più neanche l’operaio—> inerzia del capitalismo stesso. Se la borghesia supera la crisi di sovrapproduzione ci sarà un aumento delle ore di lavoro e aumenterà anche la produttività del paese. Produttività: quanta merce si produce in un determinato lasso di tempo. La produzione intensiva porta a fare macchine sempre più performanti—> la maggiore capacità di una macchina fa si che il fattore umano serva e costi sempre meno. Si investe nel progresso delle macchine non nella forza lavoro—> si aumenta la produzione per pagare il progresso. Alla successiva crisi di produzione ci sarà sempre più merce prodotta—> la crisi si aggraverà— > prima o poi questo processo di superamento ciclico delle crisi si troverà di fronte ad una crisi così impattante che il capitalismo non potrà più ovviare. Cosa si intende con ‘'più gravi’’? conservazione: conservare qualcosa reazione: modalità specifica di conservare qualcosa cercando di restaurare le condizioni in cui quel qualcosa era originariamente nato Entra in gioco un'altra classe: le classi più umili. Che fine fanno? Gli sfruttati che non partecipano al processo di produzione sono definiti come sotto proletariato—> sono indigenti come il proletariato, ma non partecipano al processo di produzione—> ricercati, fuorilegge, ecc… Si tratta di individui indisponibili per questioni volontarie o a questioni che si uniscono a non potere neanche abbassare una leva—> la rivoluzione non nascerà da loro. Sono indigenti, ed è probabile che: si pieghino volontariamente per essere usati dai borghesi impediranno il pieno sviluppo del capitalismo Per Marx impedire al capitalismo di svilupparsi significa impedire all’esercito dei rivoluzionari di svilupparsi completamente—> se non si permette al capitalismo di maturare, diventa impossibile da estirpare. Per Marx il proletario deve vedere che tutte quelle questioni come la morale non sono altro che fumo negli occhi—> sono una produzione borghese che sposta l'attenzione su ciò che importa nella storia—> non deve contare per il proletario. 06-dic-2023 Marx fu uno dei filosofi della storia: la storia ha un fine ultimo—> ha il problema di dire: è sempre andata così, ma l’ultima epoca si caratterizzerà per condizioni diverse, fino a portare alla fine della storia. Se la storia ha un fine si presuppone che prima o poi finirà—> la logica che determina la storia porta ad uno stadio finale—> principio che sostanzia secondo una logica immanente la storia come è stata conosciuta fin ora—>questa stessa logica porta alla tappa finale. Tutti i filosofi della storia credono di vivere nell’ultima epoca—> questi filosofi possono capire il senso nascosto della storia, perché vivono dentro l’ultima epoca. Ultima epoca: epoca finale, si deve presentare come un pò più affascinante ed esaltante delle altre—> difficilmente si parla di questa epoca in forma distruttiva (visione apocalittica). Marx dice che fin ora la storia è stata lotta di classe, quali sono le premesse per cui nell’ultima epoca le cose andranno in maniera differente? Le classi della storia ‘’vincitrici’’ hanno seguito tutte lo stesso copione: hanno cercato di garantire la posizione di vita già acquisita, assoggettando l’intera società alle condizioni della loro acquisizione —> hanno lottato per la loro posizione, rinforzandola per assoggettare il resto della società. La borghesia fu inizialmente dominata dall’aristocrazia—> piano piano assoggetta determinando un nuovo sistema di produzione e facendo scomparire l’aristocrazia, assoggettando l’intera società. Se si continuasse con questa logica il proletariato dovrebbe scavallare la borghesia—> i proletari possono conquistare le forze produttive solo abolendo il loro sistema di appropriazione (già accaduto nel passato). La proprietà privata non è più compatibile con la vittoria del proletariato —> ma si sono date società anche senza appropriazione dei mezzi di produzione. Vera differenza del proletariato: ogni classe nel suo momento di emersione (momento iniziale), rispetto alle altre, è una minoranza (lo è stata la borghesia, l’aristocrazia)—> il proletariato sorge invece già come maggioranza. Il sistema capitalistico nasce perché richiede implicitamente una massa di lavoro uniforme. Il proletariato quindi, se non è folle , fa gli interessi della maggioranza—> essere già maggioranza nel momento iniziale, in un’epoca democratica, comporta che se la democrazia di massa promette la vittoria della maggioranza, la classe che ha la maggioranza ha già vinto. Il problema nasce nel momento in cui non tutti gli operai votano a favore degli interessi della sua classe. Per la prima volta nella storia la classe emergente è maggioritaria—> per la prima volta c'è una classe che al di la del suo momento di origine riesce a condividere un'unica condizione più diffusa di qualunque altra. Si dovrà dare una rivoluzione nella quale il proletariato abbatterà violentemente la borghesia. In Marx c’è una frizione: se il corso storico va in quella direzione, ci va indipendentemente da noi, se noi dobbiamo dare un contributo non c’è più immanenza del corso storico—> diventa una questione di contingenze. Se serve una rivoluzione vuol dire che non c’è necessità del corso storico? Il capitalismo non dovrebbe implodere ‘’autonomamente’’? Il comunismo serve per accelerare tale processo. Affinché l’operaio non muoia e possa lavorare va nutrito. Altra differenza: le classi precedenti hanno conosciuto dopo lotte costose, un miglioramento della loro condizione—> il proletariato no, è la prima classe che non conosce miglioramento all’interno del sistema di produzione che lo comprende. Il sangue del sistema è quello della classe sfruttata, in un sistema in cui serve sempre più sangue —> se devo aumentare i ricavi devo ridurre i costi della forza lavoro—> l’unico margine di ricavo che posso incrementare ce l’ho pagando meno l’operaio, per un sistema interno del capitalismo. Il capitalismo per la sua logica interna, destinerà la fine del capitalismo stesso. Se si proletarizza la società non c’è più nessuno a cui vendere i beni—> meno pago l’operaio meno avrà soldi per i consumi—> meno consumi—> sovrapproduzione—> pago meno l’operaio—> logica interna ad un sistema di produzione che entrerà in contrasto con le esigenze delle classi che fino a quel momento avevano tenuto in piedi tale sistema (questo si era già verificato anche nelle epoche precedenti). Il capitalismo in più fa saltare i rapporti di classe—> cambiamento del sistema di produzione concresce in questo clima di insofferenza e invidia. Per la prima volta c’è una classe di maggioranza che vede diminuire le sue condizioni di vita—> in maniera inversamente proporzionale con l’arricchimento della borghesia—> se il borghese guadagna di più è perché proporzionalmente sta impoverendo il proletario. Man mano il guadagno sull’unità merce è sempre minore—> si abbassano gli stipendi dell’operaio—> si abbassano anche in virtù del fatto che serve una mano sempre meno specializzata. Condizione necessaria affinché si dia il capitale: di per se il borghese non vuole far progredire l’industria, ma guadagnare di più—> tale guadagno è accompagnato dal progredire delle industrie—> le fabbriche diventano più grandi, nelle quali c’è una forte coordinazione tra gli operai. Prima o poi il proletariato seppellirà la borghesia—> è un processo inevitabile, è una questione di tempo. La descrizione della storia non è altro che la descrizione delle leggi immanenti al corso storico— > in questa prima parte Marx tratta di alcune condizioni della sua epoca: contrapposizione tra borghesi e proletari. SECONDA PARTE: come si inseriscono i comunisti in questa logica? In che rapporti sono i comunisti con i proletari? I comunisti non impongono nulla ai proletari, sono solo dalla loro parte—> combattono con loro senza aggiungere nulla rispetto a ciò che devono fare. Se i comunisti non sono un partito particolare di fronte agli altri partiti operai, e allora in che modo si distinguono rispetto agli altri partiti operai? Differenza del comunismo rispetto agli altri partiti proletari/socialisti: I partiti socialisti sono partiti nazionali (p.s francese, ecc), e quindi il partito socialista nazionale fa gli interessi del proletario in funzione della sua nazione. Cosa succede se l’interesse del proletariato francese non coincide con quello del proletario di un’altra nazione?—> i partiti nazionali devono difendere gli operai della propria nazione. Il partito comunista è indipendente dalla nazionalità—> si concentra degli interessi del proletariato in quanto tale—> dal punto di vista della filosofia della storia (si considerano le leggi immanenti al corso storico), il comunismo si schiera con i proletari in una lotta in cui si tiene conto che lo sviluppo storico va in un certo punto. Conduco la lotta conoscendo il mio destino —> calibro la mia strategia sulla base del fatto che devo andare in un certo punto. Il comunismo è caratterizzato dall’internazionalismo e dal fatto che è considera inutile scegliere una strategia rispetto ad un’altra in quanto la storia è segnata. Se così non facessi, starei andando contro l’inerzia del sistema, e starei andando contro la mia liberazione—> sarebbe una lotta regressiva. Il comunismo non fa lotte non funzionali all’indirizzo necessitato. Il comunismo è più progressivo rispetto agli altri perché non è influenzato dalla nazionalità—> leggono meglio l’orientamento del proletariato (rispetto agli altri partiti socialisti). ''Scopo immediato’’: obbiettivo che accomuna tutti—> formazione del proletariato in classe abbattimento del dominio della borghesia conquista del potere politico da parte del proletariato Nel comunismo c’è un obbiettivo più a lungo termine—>lotta per una società senza classi (non esiste proletariato, che quindi non può dominare). La lotta degli altri partiti invece è finalizzata al dominio del proletariato—> che per Marx è uno scopo intermedio. L’abolizione dei rapporti esistenti fin ora non è il tratto distintivo del comunismo, perché è come si muove la storia. Il comunismo è un socialismo scientifico perché sa prevedere il corso storico—> gli altri partiti operai poggiano su scoperte o su cose ‘’venute in mente’’. Comunismo scientifico perché si basa su leggi necessarie. Da cove viene la pretesa della scientificità?—> una legge è scientificamente comprovata se provandola riesco a prevedere ciò che accadrà—> l’esperimento deve essere replicabile. Gli altri partiti non hanno carattere scientifico—>solo il comunismo conosce le leggi che determinano il corso storico, tutto il resto è il tentativo di fare qualcosa. Marx non parla di abolire la proprietà privata in generale, ma di quella borghese—> vanno abolite le proprietà di produzione—> tutto ciò che serve a produrre qualcosa. Non è una questione di proposte radicali, ma di inerzia determinata dalle leggi interne al processo storico—> la proprietà che ha preceduto quella borghese sta già venendo eliminata dallo sviluppo dell'industria. Il lavoro del proletariato crea il capitale—> capitale: quella proprietà che sfrutta il lavoro salariato, che può moltiplicarsi solo a condizione di generare altro lavoro salariato,, per sfruttarlo di nuovo. Il capitale è un prodotto collettivo: il borghese da solo non può svilupparlo—> è una potenza sociale, e non personale—>il singolo non può farlo da solo. Il comunismo vuole riuscire a rendere il capitale collettivamente spendibile, nell’interesse di tutte le persone coinvolte nella sua produzione—> diventa un carattere sociale di tutti i coinvolti —> socializzando il capitale la proprietà perde il vantaggio di classe. L’operaio viene pagato il minimo indispensabile per la sua sopravvivenza—> conduce una ‘'nuda esistenza’': dopo il lavoro va a casa, non si hanno materialmente le forze per fare altro. La vera proprietà privata ce l’ha solo il borghese—> l’abolizione della proprietà privata riguarda materialmente solo la borghesia. Ciò che hanno gli operai è talmente poco, che con quello che hanno non possono neanche pagare il lavoro altrui —> proprietà privata dell’operaio è tale per cui non può avere potere sul lavoro altrui. Comunismo non vuole abolire proprietà privata ma questa condizione. Il lavoro accumulato è la quantità di merci prodotta dal lavoro vivo, che può essere accumulata, immagazzinata. Nella società comunista l’eventuale accumulo di merci non servirà ad altro che migliorare le condizioni di vita degli operai—> in funzione del benessere della collettività. Nella società borghese il capitale è: produzione naturalmente dice Marx ciò può avvenire inizialmente solo attraverso interventi dispotici nel diritto di proprietà e nei rapporti borghesi di produzione—> questa fase di transizione violenta (dittatura del proletariato) è una fase dolorosa, ma è necessaria per il darsi della società futura senza classi. L’applicazione di queste misure risente della particolarità del luogo dove è applicata. 10 proposte: 1. espropriazione della proprietà fondiaria ed impiego della rendita fondiaria per le spese dello stato—>togliere tutto dalle mani dei borghesi per metterlo nelle mani dello stato 2. imposta fortemente progressiva 3. abolizione del diritto di successione 4. confisca della proprietà di tutti gli emigrati e ribelli 5. accentramento del credito in mano dello stato mediante una banca nazionale con capitale dello stato e monopolio esclusivo 6. accentramento dei mezzi di trasporto nelle mani dello stato 7. moltiplicazione delle fabbriche nazionali, degli strumenti di produzione, dissodamneto e miglioramento dei terreni secondo un piano collettivo 8. eguale obbligo di lavoro per tutti—> più persone sono escluse dalla produzione, più c’è possibilità che diventino mine vaganti nel progetto di una società senza classe, che presuppone un’unica condizione. Costituzione di eserciti industriali, specialmente per l'agricoltura 9. unificazione esercizio dell’agricoltura e dell’industria, misure atte a eliminare gradualmente l’antagonismo tra città e campagna 10. istruzione pubblica e gratuita. Eliminazione del lavoro dei fanciulli nelle fabbriche nella sua forma attuale—>istruzione e produzione devono condizionarsi a vicenda Quando saranno realizzati tali punti l’esercizio del potere pubblico non avrà più potere divisivo —>finchè così non sarà, il potere politico è il potere di una classe per opprimerne un’altra. Anche la classe operaia dovrà sfruttare il potere politico per scalzare la borghesia.Tutto ciò che legalmente si può togliere alla borghesia, lo si toglie—> dove non si può legalmente si utilizza la violenza. La dittatura del proletariato permette per la prima volta di realizzare una società senza classi—> la borghesia lavorava per la scomparsa della vecchia classe, sviluppando sempre di più il capitalismo, e allo stesso tempo poneva le basi della sua distruzione—> il proletariato fa la stessa cosa—> togliendo la borghesia toglie anche la propria condizione di proletariato in quanto tale—> elimina anche il proprio dominio in quanto classe (non c’è più nessuno da schiacciare). ‘’Alla vecchia società borghese subentra un’associazione i cui il libero sviluppo di ciascuno è condizione del libero sviluppo di tutti'' Il mio sviluppo non sarà più determinato dai rapporti di produzione —> non ci saranno più dominati perché non ci saranno più classi—> tutti possiamo garantire il nostro contributo non dominante alla società. TERZA PARTE: ci si confronta con le controparti Passa in rassegna le alternative politiche in gioco: i socialismi alternativi—> non è solo una panoramica delle proposte alternative, perché specificando specificatamente le varie forme socialiste, e sottolineando in cosa si distingue il comunismo scientifico, è possibile capire meglio la proposta marxiana. 3 macro categorie da considerare: SOCIALISMO REAZIONARIO Essendo reazionario propone un possibile ritorno al passato—>si suddivide a sua volta in altre classi che si differenziano per la meta in cui tornare. Questi socialismi non hanno capito che la realizzazione del socialismo non deve opporsi allo sviluppo del capitalismo, ma deve anticiparlo e accelerarlo. Anche tutti gli altri socialismi sono reazionari—> se si vuole una società senza classi si deve accelerare lo sviluppo della borghesia, che segue una logica immanente della sua espansione tale per cui pone le basi per la sua stessa dissoluzione. All’interno del socialismo reazionario ci sono 3 famiglie: socialismo feudale: propone un ritorno all’ideale al legame tradizionale feudale gerarchico, contro il rapporto di dominio dell’età borghese—> la soluzione contro il dominio è tornare ad una partizione della società in aristocrazia e contadini (tornare indietro nel tempo). Ammesso che la forma di sfruttamento feudale fosse meno pesante, lo era perché le condizioni sociali erano altre—> le precondizioni storiche non sono nelle disponibilità degli uomini—> non si può tornare indietro. La borghesia moderna è nata perché quel determinato ordine era finito—> se ora c’è la borghesia vuol dire che quell’ordine non è più riproducibile. Rimproverano lo sfruttamento eccessivo della borghesia—> forme troppo intensive, tanto da far saltare il sistema. Il problema del capitalismo è che non assicura più quell’equilibrio tra classi, che fino al feudalesimo aveva garantito una riproduzione delle condizioni di lavoro. Il problema non è lo sfruttamento in generale, presente anche nel sistema feudale da loro proposto, ma quello eccessivo. Prendono parte a tutte le lotte contro la classe operaia rivoluzionaria, insofferente ai rapporti di subordinazione. socialismo piccolo-borghese: propone un ritorno alle corporazioni (suddivisione in mestieri tramite forme di associazione giuridicamente riconosciute con cui il sistema di produzione si interfaccia— >proto sindacalismi, che organizzano la vita delle persone). Le scuole socialiste reazionarie sono i rappresentanti degli sconfitti dal trionfo dalla borghesia, alla quale rimproverano di aver sconfitto la classe che rappresentano. Tale classe era migliore della borghesia perché sfruttava di meno—> tutte si accontentano di uno sfruttamento minore—>questo sfruttamento minore viene visto come preferibile allo sfruttamento attuale—> viene proporzionalmente esaltata la classe sconfitta dalla borghesia che aveva garantito quello sfruttamento minore. Fa leva su una rappresentanza proto borghese—> conosce bene come funziona il capitalismo—> perché l’ha visto nel suo momento sorgivo—> ha potuto, grazie al fatto che si è potuto mettere dal punto di vista dei primi borghesi, individuare le leggi di mercato. In questa visione, o torna alle vecchie forme di produzione, o accetta le nuove ma limitandole in forme contraddittorie rispetto al potenziale produttivo delle nuove. In entrambi i casi è reazionario e utopistico. Utopistico perché torna al passato credendo che quel passato possa tornare ad essere—> utopistico non proiettato al futuro— >non prefigura qualcosa di mai avvenuto, ma cerca di recuperare qualcosa che è già stato. Reazionario perché recupera una cosa che dipendeva da precondizioni sociali che non si danno più. socialismo tedesco, cioè il vero socialismo (in forme ironiche dice Marx): è una variante del socialismo piccolo-borghese—> ne parla in quanto avversario insidioso (c’era una certa convergenza degli operai verso questa forma di socialismo), non perché sia particolarmente rilevante—> Marx ne tratta in quanto esigenza contestuale (nel 1848). Questo modello ha recuperato il modello francese, le cui idee sono passate ma non le precondizioni sociali che si davano in Francia e non si davano in Germania. Ha preso le conquiste della rivoluzione francese nelle sue convinzioni, nel suo aspetto più deteriore, inessenziale (cioè quello delle idee astratte)—> la rivoluzione francese non è rilevante per le idee astratte, ma lo è in quanto uno dei passaggi fondamentali dello sviluppo della borghesia. Non c'entra nulla con le conquiste o le lotte a vantaggio del proletariato, c’entra in quanto è una tappa del processo di conquista del mondo intero della borghesia. Va bene vedere la rivoluzione francese in quanto tappa fondamentale del processo di concrescita della borghesia—> non è corretto invece, come nel caso dell’idealismo tedesco, prendere il suo momento inessenziale ed elevarlo a fine del processo storico—> ha scambiato una tappa per l'approdo finale. Se un passaggio essenziale viene visto come approdo finale è un inganno. SOCIALISMO CONSERVATORE BORGHESE: non è reazionario perché riconosce il progresso di cui ha goduto tutta la società, dovuto alle conquiste borghesi—> riconosce i grandi meriti storici della borghesia. Al momento rivoluzionario sostituisce il momento riformista (grandissima alternativa che ricorrerà in tutto il marxismo). Rivoluzionari vedono la riforma come una forma di collusione con l’esistente, che permette all’esistente di presentarsi in forme meno inaccettabili —> per i rivoluzionari, i riformisti fanno il gioco del capitale. I riformisti invece diranno che con la rivoluzione non si ottiene nulla, e che nel corso della storia le varie rivoluzioni sono state sconfitte dalle forze reazionarie. Questo modello per Marx non funziona perché tenta di conservare l’esistente migliorandolo—> desidera porre rimedio agli ''inconvenienti sociali'' (è una citazione—> è importante perché loro li chiamano inconvenienti sociali ma veri e propri drammi, sono ipoteche sulla vita degli individui—> definirli inconvenienti significa minimizzarli) della borghesia per continuare a garantirne l’esistenza. Sono borghesi socialisteggianti—> vogliono le condizioni di vita della società attuale (la accattano, per questo non sono reazionari) tranne per alcune parti—> vogliono la borghesia ma senza proletariato. Negano che la borghesia stessa determini la condizione del proletariato. Il proletariato vive nel migliore dei mondi possibili esistiti fino ad oggi—>deve togliersi dalla testa quelle idee pericolose che lo convincono di vivere in una società infelice—> sta meglio di come si stava prima. Questo tipo di socialismo borghese richiede al massimo miglioramenti delle condizioni materiali dell’esistenza, cioè dei rapporti economici (da cui quello politico dipende). Non intende l’abolizione dei rapporti borghesi di produzione (possibile solo in via rivoluzionaria) ma miglioramenti amministrativi, svolgentesi sul terreno di quei rapporti di produzione che non cambino nulla al rapporto tra capitale e lavoro salariato, non pretendono di mutare nulla, ma che nel migliore dei casi diminuiscono le spese che la borghesia deve sostenere per il suo dominio—>non la repressione che costa, ma il quartiere operaio. I borghesi sono borghesi, ma nell’interesse della classe operaia—> la condizione che la borghesia ha determinato, anche dal punto di vista sociale, è nell’interesse del proletariato. Non necessariamente fa l'interesse della classe operaia—>fa il suo interesse, che ha come esito anche i miglioramento della classe operaia. Le condizioni di vita che ha garantito la borghesia sono le più desiderabili per tutte le classe sociali—> sarebbe un suicidio tornare indietro. SOCIALISMO E COMUNISMO CRITICO UTOPISTICO: Non vedono nel proletariato il protagonista del cambiamento. Le precondizioni per il darsi dell’emancipazione del proletariato dipendono dallo sviluppo della borghesia. Quando nasce questo socialismo (alla fine feudalesimo) non c'erano le condizioni, né di presa di coscienza della classe rivoluzionaria (il proletariato), né di uno sviluppo necessariamente avanzato del sistema di produzione capitalistico, che permettesse sia questa presa di coscienza, sia l’iniziativa. Non è reazionaria perché vuole ritornare al feudalesimo, ma lo è nel senso del contenuto—>non prospetta come soluzione l’abolizione della proprietà privata ma la sua estensione a tutti. La socializzazione del prodotto del lavoro si concretizza nella suddivisione dei dividenti del lavoro, in forme uguali per tutti coloro che hanno partecipato al lavoro stesso—>re distribuzione egualitaria a tutti i membri della società.
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