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Marxismo e il Manifesto di Marx ed Engels, Appunti di Filosofia

L'introduzione e i primi due libri de Il Manifesto di Marx ed Engels, che rappresentano la nascita del Marxismo. Si parla della lotta tra classi, della borghesia e del proletariato, dell'alienazione del lavoro e dei principi fondamentali del marxismo. Il documento spiega come Marx credeva nella libertà dell'uomo e come il capitalismo abbia portato alla scomparsa di questa libertà.

Tipologia: Appunti

2020/2021

In vendita dal 12/05/2022

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Scarica Marxismo e il Manifesto di Marx ed Engels e più Appunti in PDF di Filosofia solo su Docsity! Marx e il Marxismo L'introduzione e i primi due libri de “Il Manifesto” di Marx ed Engels Ci troviamo nel 1848, in un periodo in cui non c’era nessun tipo di assistenza, nè sanitaria nè sindacale e il partito comunista non esiste, così degli operai decidono di unirsi per formare un sindacato, in un momento particolarmente delicato e critico, perchè siamo in piena seconda rivoluzione industriale, nasce così il Marxismo, che si preoccupava della difesa dell’operaio sul posto di lavoro. Marx fu un giornalista e allievo di Hegel, che era uno dei teorici più importanti per il lavoro, infatti come scrisse nella “Fenomenologia dello spirito”, (dalla quale Marx rivaluterà il concetto di lavoro e denuncierà l’errore strutturale nel mantenersi nella propria autocoscienza), sosteneva che servo e padrone avevano interessi diversi, perché il servo pur di vivere rinuncia alla sua libertà, mentre il padrone non rinuncia alla sua libertà, ma mette a rischio la sua vita, considerando lo schiavo come un oggetto, mentre per il servo il padrone era una persona da ammirare, perchè il lavoro lo rendeva libero acquisendo coscienza di essere umano, quindi lo mobilitava, perché da servo puoi diventare uomo libero. Marx crede nell libertà dell’uomo, infatti sognava che l’operaio potesse per esempio tornare a casa dalla sua famiglia, ma con il capitalismo ciò scomparve. Scrivendo il “Manifesto”, Marx, insieme a Engels, crea un programma per stabilire le regole per liberare la schiavitù sul posto di lavoro, fatto dai sindacati, infatti per lui la filosofia serve a liberare l’operaio. Dato che in un fabbrica, avendo interessi inversamente proporzionali, c’è lo scontro tra oppressi e oppressori, riesce a dimostrare che il socialismo (classi sociali che collaborano tra loro)  è un’utopia, perchè l’oppresso per essere libero dovrebbe uccidere l’oppressore. Il Manifesto inizia con “uno spettro si aggira per l’Europa”, facendo riferimento al comunismo, che si identificava come lotta tra classi e si conclude con “proletari di tutto il mondo unitevi” (nell’800 nacquero i nazionalismi, che ostacolarono l’unione). Nel primo capitolo “Borghesi e Proletari”  i comunisti espongono il loro punto di vista e vengono riconosciuti da tutte le potenze europee come potenza. Spiega che la società è sempre stata una lotta tra classi e la borghesia (emersa nella rivoluzione francese come classe emergente), ha sempre avuto un ruolo rivoluzionario, così la società moderna borghese ha solo creato nuove classi sociali, di conseguenza un nuovo sfruttamento, erigendo la classe che li ucciderà, cioè il proletariato (da prole, per evidenziare che la loro unica ricchezza fosse la famiglia), il quale passò diverse fasi di sviluppo, perché con la crescita dell’industria, crebbe anche esso, sostenendo i propri diritti (come il salario e le meno ore di lavoro) sfociando anche in rivolte. Di conseguenza si sviluppò anche il sottoproletariato, cioè persone estremamente povere, alle quali andava bene qualunque tipo di salario, venendo così usati come ricatto ai proletari che si ribellavano.  Ogni società si è fondata tra la lotta di oppressi e oppressori, perché il lavoratore invece di arricchirsi si impoveriva, mentre la borghesia accumulava le ricchezze per mano di privati e la moltiplicazione del capitale. di conseguenza quindi nasce questa lotta tra proletariato, che si basava su una struttura costituita da forze di produzione (mezzi che producono) e la borghesia, che invece si appoggiava ai vecchi rapporti di produzione e di proprietà (riuscendo a regolare la distribuzione di ciò che producevano). Nel secondo capitolo “Proletari e Comunisti”, parla che tra tra i due non c’è nessuna differenza, dato che il comunismo non è un partito a sé fra altri partiti dei lavoratori, ma combattono per interessi comuni, indipendentemente dalla nazionalità. I comunisti volevano l’abolizione di una proprietà privata, perché il lavoro salariato, non dava al proletariato una proprietà, ma generava il capitale, ma nonostante fosse inteso come un prodotto collettivo,ma veniva usato dalla borghesia come una potenza privata che sfrutta il lavoro salariato accrescendo con nuovo lavoro salariato, dove il lavoratore è pagato per sussistenza, mentre il proprietario si arricchisce. I comunisti puntavano all’abolizione della famiglia, dove per il borghese la moglie era solamente uno strumento di produzione e liquidare la patria/nazionalità. I principi fondamentali del marxismo Marx dopo essere stato a Parigi, esprime dure critiche verso gli economisti classici, perchè consideravano il capitalismo basato sulla proprietà privata come immutabile e in grado di distribuire ricchezza, quindi definendolo come unico e solo sistema economico. per essi infatti la proprietà privata era un qualcosa di non mutabile e insostituibile, mentre per Marx dato che è la dialettica a regolare la struttura economica, anche il capitalismo è destinato a cambiare. Gli economisti con notavano nemmeno questa conflittualità tra borghesia e proletariato, si parla così di alienazione, cioè per Marx era l’estraniazione dell’uomo da se stesso, che portava quindi all’impoverimento sia materiale che psichico del lavoratore, perché è proprio il lavoro che distingue l’uomo dalla bestia, ma nel capitalismo il lavoro diventa un’alienazione per 4 principali motivi: 1. Prodotto, cioè l’operaio è alienato da ciò che produce. 2. Attività, cioè l’operaio è alienato da ciò che fa, perché ripete meccanicamente le sue azioni. 3. Essenza, cioè l’operaio si sente uomo a casa e bestia a lavoro, ma dovrebbe essere il contrario è proprio lavorando che stimola la sua creatività, cosa che l’animale non può fare. 4. Non ha un prossimo, cioè il capitalista lo sfrutta e il sottoproletariato gli sfrutta il lavoro. Con “Ideologia tedesca” Marx si distacca dalla sinistra Hegeliana, spiegando una sua tesi sul materialismo storico, cioè l’economia è la base della storia, perché è proprio essa che spiega gli avvenimenti storici. Marx e Engels decidono di chiamare l’economia Struttura, cioè l’insieme forza di produzione (uomini che producono, il modo in cui producono e i mezzi che usano per produrre una determinata cosa) e rapporto di produzione (regolazione del possesso e l’impiego di strumenti), mentre altre istituzioni sono identificate come Sovrastrutture o ideologia (illusione che le idee possano essere indipendenti dalla struttura economica), perché dipendo dalla struttura, cioè quando l’economia muta, di conseguenza anche gli elementi secondari cambiano. Per Marx la dialettica determinò varie fasi storiche: 1. Comunità primitiva (no proprietà privata) 2. Società asiatica (distacco tra proprietà e possesso) 3. Società antica (proprietà privata e schiavitù, facendo nascere la lotta tra classi) 4. Società feudale (schiavitù si evolve in servo della gleba)
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