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MARY SHELLEY - FRANKENSTEIN, OR THE MODERN PROMETHEUS, Appunti di Letteratura Inglese

Biografia, riassunto, analisi e commento dell'opera.

Tipologia: Appunti

2019/2020

Caricato il 30/08/2020

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Nell-90 🇮🇹

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Scarica MARY SHELLEY - FRANKENSTEIN, OR THE MODERN PROMETHEUS e più Appunti in PDF di Letteratura Inglese solo su Docsity! MARY SHELLEY Mary Shelley, nata Mary Wollstonecraft Godwin (Londra, 30 agosto 1797 – Londra, 1º febbraio 1851), fu una scrittrice, saggista e biografa inglese. È l'autrice del romanzo gotico Frankenstein (Frankenstein: or, The Modern Prometheus), pubblicato nel 1818. Curò le edizioni delle poesie del marito Percy Bysshe Shelley, poeta romantico e filosofo. Era figlia della filosofa Mary Wollstonecraft, antesignana del femminismo, e del filosofo e politico William Godwin. La madre morì dodici giorni dopo averla messa al mondo. Mary, insieme alla sorellastra più grande Fanny Imlay Godwin, nata da una precedente relazione della madre con Gilbert Imlay[2], crebbe col padre William Godwin, il quale decise di adottare Fanny e di crescerla come fosse sua figlia. Quando Mary aveva tre anni suo padre sposò Mary Jane Clairmont, sua vicina di casa. Godwin fornì a Mary un'educazione ricca e informale, incoraggiandola ad aderire alle sue idee politiche. Nel 1814 Mary si innamorò di uno dei discepoli di Godwin, Percy Bysshe Shelley, all'epoca già sposato con Harriet Westbrook. Assieme alla sorellastra Claire Clairmont, seconda figlia di Mary Jane Clairmont, Mary fuggì in Francia con Percy con il quale, dopo aver attraversato insieme l'Europa, dovette rientrare in Inghilterra per mancanza di soldi. Mary aspettava un figlio di Percy e la bambina che ne nacque morì pochi giorni dopo il parto prematuro, senza aver ricevuto nemmeno un nome. Mary e Percy si sposarono nel 1816, dopo il suicidio della moglie di lui. Nel 1817 la coppia trascorse un'estate con Lord Byron, John William Polidori e Claire Clairmont nei pressi di Ginevra, in Svizzera, dove Mary ebbe l'ispirazione per la stesura del suo romanzo Frankenstein. Nel 1818 gli Shelley lasciarono l'Inghilterra per l'Italia, dove morirono Clara Everina e William, rispettivamente seconda e il terzo figlio di Mary e Percy, e dove nacque Percy Florence, l'unico a sopravvivere ai genitori. Nel 1822 suo marito annegò durante una traversata della baia di La Spezia. Un anno dopo Mary ritornò in Inghilterra dove si dedicò totalmente alla carriera di scrittrice, in modo da poter mantenere il figlio. Trascorse l'ultima decade della sua vita nella malattia, probabilmente un tumore al cervello, che la uccise all'età di 53 anni, nel 1851. Fino al 1970 Mary Shelley è stata principalmente conosciuta per l'apporto che ha dato alla comprensione e alla pubblicazione delle opere del marito e per il suo romanzo Frankenstein, che ebbe grande successo e ispirò numerosi adattamenti teatrali e cinematografici. Ma studi recenti hanno permesso una più profonda conoscenza del profilo letterario di Mary Shelley; in particolare, questi studi si sono concentrati su opere meno conosciute dell'autrice, tra cui romanzi storici come Valperga (1823) e The Fortunes of Perkin Warbeck (1830), romanzi apocalittici come L'ultimo uomo (1826), e gli ultimi due romanzi, Lodore (1835) e Falkner (1837). Le opere di Mary Shelley sostengono spesso gli ideali di cooperazione e di comprensione, praticati soprattutto dalle donne, come strade per riformare la società civile. Questa idea era una diretta sfida all'etica individualista-romantica promossa da Percy Shelley e alle teorie politiche illuministe portate avanti da William Godwin. FRANKENSTEIN, OR THE MODERN PROMETHEUS La più nota opera di Mary Shelley è Frankenstein, o il moderno Prometeo, scritto nel 1818. L'idea del romanzo risale al 1816, quando Mary Shelley era in vacanza a Bellerive, nei pressi di Ginevra, in compagnia di suo marito, della sorellastra Claire Clairmont e del loro comune amico Lord Byron, che aveva avuto una relazione con Claire. La stagione era molto piovosa e gli amici, costretti in casa, discutevano a lungo; è da una di queste discussioni sulla letteratura tedesca che la scrittrice ebbe l'idea di un romanzo gotico che raccontasse la creazione di un uomo, senza essere Dio, ma utilizzando un'energia di essenza divina il cui uso era considerato da Plinio il Vecchio un sacrilegio dalle terribili conseguenze. Di qui il sottotitolo "Prometeo moderno" con chiara allusione al mito, tratto da Ovidio, del Titano che aveva dato il fuoco agli uomini. Il gruppo decise di intraprendere una gara letteraria per scrivere una storia sul soprannaturale. Un altro ospite, il dott. John William Polidori, scrisse in quell'occasione Il vampiro, che in seguito avrebbe avuto una forte influenza sul Dracula di Bram Stoker. La storia di Mary si dimostrò di ancora maggior successo ed è oggi generalmente considerata il primo vero romanzo di fantascienza. TRAMA Frankenstein, o il moderno Prometeo (Frankenstein; or, the modern Prometheus) o semplicemente Frankenstein è un romanzo scritto dall'autrice britannica Mary Shelley fra il 1816 e il 1817, all'età di 19 anni. Fu pubblicato nel 1818 e modificato dall'autrice per una seconda edizione del 1831. È questo il romanzo con cui nascono le figure letterarie del dottor Victor Frankenstein e della sua creatura, spesso ricordata come mostro di Frankenstein, ma anche, in maniera erronea, con lo stesso nome del suo artefice. È probabile che si debba alla figura del mostro, espressione della paura, al tempo diffusa, per lo sviluppo tecnologico, se il romanzo è divenuto immortale. Frankenstein è uno dei miti della letteratura proprio perché affonda le sue radici nelle paure umane. La "creatura" è l'esempio del sublime, del diverso, che in quanto tale causa terrore. Dalla pubblicazione del libro, il nome di Frankenstein è entrato nell'immaginario collettivo in ambito letterario, cinematografico e televisivo. È inoltre spesso utilizzato, per estensione, come esempio negativo in quello bioetico, alludendo al fatto che il suddetto dottore compisse esperimenti illeciti o eticamente discutibili. Un giovane capitano, Robert Walton, scrive delle lettere alla sorella Margareth. Il giovane esploratore, appena diventato ricco per l'eredità di un cugino, decide di intraprendere un viaggio nella speranza di giungere al polo e quindi circumnavigare il globo. Giunti nell'estremità dell'emisfero, la sua nave rimane intrappolata fra blocchi di ghiaccio e dopo del grande mito gotico: uno studente che si inginocchia di fianco alla creatura che ha assemblato; creatura che, grazie a una qualche forza, comincia a mostrare segni di vita. Mary inizia il racconto decisa a ricreare quel terrore che essa stessa ha provato nell'incubo: il successo dello scienziato nell'animare la creatura l'avrebbe terrorizzato ed egli sarebbe scappato dal suo lavoro, sperando che, abbandonato a se stesso, l'essere sarebbe morto; ma la creatura rimane sconcertata dalla sua solitudine (“Satana aveva i suoi compagni che lo ammirassero e incoraggiassero; ma io sono solo”) e avrebbe voluto delle spiegazioni, similmente a quelle di Adamo del Paradiso Perduto di John Milton che compaiono all'inizio del testo: (EN) « Did I request thee, Maker, from my clay to mould me man., did I solicit thee from darkness to promote me...? » (IT) « Ti chiesi io, Creatore, dall'argilla di crearmi uomo, ti chiesi io dall'oscurità di promuovermi...? » (John Milton, Paradiso perduto) Il marito spinge Mary a sviluppare maggiormente la storia che viene continuata in Inghilterra. PUBBLICAZIONE All'uscita anonima l'11 marzo 1818[2] le critiche sono sfavorevoli: dicono che il romanzo non insegna nessuna condotta morale e che affatica i sentimenti senza coinvolgere la mente. Walter Scott però scrive che l'autore è dotato di una buona capacità d'espressione e di un buon inglese. L'unico indizio che porta all'autore è la dedica a William Godwin, che i critici attribuiscono a Percy Bysshe Shelley, il suo più famoso discepolo. Ma Frankenstein non è una celebrazione dei razionali principi godwiniani, bensì una lezione morale e forse anche politica su quali azioni possano essere difese come ragionevoli (nella parte centrale, quando la creatura narra la sua storia). I critici tuttavia preferiscono non badare a questo evidente sottofondo e catalogano il romanzo come un'orribile storia movimentata. In ogni caso Frankenstein, come Dracula, è subito un best seller e i critici rimangono spiazzati quando nella seconda edizione l'autore si rivela un'autrice (scrivono “per un uomo era eccellente ma per una donna è straordinario”), e per giunta molto giovane (21 anni). TEMATICHE Alcuni critici hanno voluto vedere nel talento della scrittrice il riflesso delle doti di Percy Shelley; non è esattamente così ma certo c'è molto del marito nell'opera di Mary. Shelley aveva fede nei poteri creativi degli uomini, ma Mary dimostra fino a che punto questi possano spingersi se liberati in un contesto scientifico. Percy Shelley sembra così essere il modello iniziale per l'ambizioso scienziato, con cui ha in comune la passione per la scienza (da giovane utilizzava strumentazioni chimiche, specialmente elettriche). Victory - come Victor era il protagonista del romanzo - era per giunta il nome che Percy aveva scelto per se stesso. Mary parla di una doppia esistenza di suo marito: un aspetto superficiale afflitto da sofferenze e delusioni, ma uno spirito celeste all'interno. Questa sorta di sdoppiamento è comune anche a Frankenstein, il quale sente a un certo punto di essere immerso in una tranquillità interiore come non gli succedeva da tempo. In un suo componimento Shelley esalta la bellezza della morte e il suo potere tetro; Frankenstein dichiara che per esaminare le cause della vita bisogna far ricorso alla morte, osservare il naturale decadimento del corpo umano recandosi presso tombe e crematori. La forma epistolare, studiata per aumentare la suspense, proviene direttamente da Samuel Richardson, primo sfruttatore di questa tecnica applicata al romanzo ( Pamela, o la virtù premiata, Clarissa, Pamela II, Sir Charles Grandison). Il sottotitolo del romanzo, Il Prometeo moderno (The modern Prometheus), allude all'aspirazione degli scienziati di poter fare tecnicamente qualsiasi cosa. Vi sono due versioni della storia di Prometeo che Mary Shelley cerca di unificare: il Prometeo della mitologia greca, un titano ribelle che ruba il fuoco dall'Olimpo per salvare l'umanità, da cui viene tratto il tema della ribellione contro il destino. la rielaborazione romana della leggenda di Ovidio (dalle Metamorfosi), in cui Prometeo plasma gli esseri umani dalla creta. Uno degli ospiti di casa Godwin è Humphry Davy, famoso chimico sperimentatore; Mary si avvicina ai suoi trattati che portano lo stesso messaggio del Professor Waldman di Ingolstadt (insegnante di Frankenstein), ovvero che la scienza ha fatto molto per l'umanità, ma può fare ancora di più. Così Frankenstein dichiara di voler esplorare nuove vie, nuovi poteri fino ad arrivare ai misteri più profondi della creazione. L'autrice non ambisce però a spingersi tanto oltre, come dimostra la morale dell'opera; secondo alcune interpretazioni cerca invece di avvertire il mondo dal pericolo del manipolare forze più grandi dell'uomo. Non va dimenticato che la Shelley vive nell'era del nascente capitalismo. Già Godwin, suo padre, aveva ravvisato il pericolo di anteporre gli scopi scientifici alle responsabilità sociali, dichiarando che la conoscenza sarebbe divenuta presto fredda senza la coerenza con l'umanità. L'università di Ingolstadt è la stessa del Faust di Christopher Marlowe, dove si studiavano testi alchemici riguardanti la ricerca della vita eterna e della pietra filosofale (la leggendaria sostanza capace di trasmutare il ferro in oro). INFLUENZE Mary Shelley ha letto Rousseau, dal quale proviene l'idea di una condizione d'innocenza in cui vive la creatura prima di essere corrotta dalla società e dalle persone. La ragazza araba si chiama Safie, similmente alla Sophie dell’Emile di Rousseau. Agatha potrebbe invece aver preso il nome dall'omonimo personaggio de Il monaco di Lewis. Forte è poi l'influenza del padre: William Godwin in Political Justice sostiene che istituzioni come il governo, la legge o il matrimonio, seppur positive, tendano a esercitare forze dispotiche sulla vita della gente. Egli aspira a un nuovo ordine sociale basato sulla benevolenza universale, contraddicendo la visione seicentesca di Thomas Hobbes di una società essenzialmente egoista. Non c'è da stupirsi quindi se la creatura, completamente estraniata dalla società, si consideri come un demone malefico e chieda giustizia proprio in senso godwiniano: “Do your duty towards me”. La creatura desidera infatti che lo scienziato gli crei una compagna. In un primo compassionevole momento Frankenstein accetta la richiesta, ma successivamente distrugge la nuova creazione, temendo che una "razza di diavoli si possa propagare sulla Terra". L'essere si vendica uccidendo l'amico di Frankenstein Clerval e sua moglie Elizabeth. C'è in Frankenstein, più in generale, una reminiscenza di stile e personaggi del repertorio godwiniano. Altra influenza nell'opera di Mary Shelley è quella della “Ballata del vecchio marinaio” di Samuel Taylor Coleridge, che Mary e la sorellastra Claire avevano la fortuna di sentir recitare dal vivo nella casa paterna. Come il marinaio, Walton parte per la terra "of mist and snow", ma assicura la sorella che non ucciderà nessun albatross. L'intento della narrazione di Victor è quello di dissuadere Walton dalle sue pericolose ambizioni: "learn my miseries, and do not seek to increase your own” e cita anche direttamente una stanza dell'Ancient Mariner (pag 60): « Like one who on a lonesome road "Doth walk in fear and dread, And having once torned round walks on, And turns no more his head; Because he knows, a frightful fiend (demonio) Doth close behind him tread" (passo) » Frankenstein o il Moderno Prometeo (Frankenstein or the Modern Prometheus) è opera della scrittrice inglese Mary Shelley (1797-1851), moglie del poeta romantico Percy Bysshe Shelley (1792-1822), delle cui opere è anche curatrice. Il padre di Mary, William Godwin (1756-1836), è un importante filosofo politico e la madre, Mary Wollstonecraft (1759-1797), una delle prime pensatrici femministe inglesi. Frankenstein viene pubblicato anonimamente nel 1818 (con una prefazione del marito e una dedica al padre), ma nel 1823 esce in Francia una seconda edizione del romanzo, questa volta con il nome dell’autrice. Nel 1831, sempre sull’onda del successo del romanzo, viene pubblicata la terza edizione di Frankenstein, fortemente rivista dall’autrice. Il romanzo ha anche un’origine assai curiosa, in quanto nasce da una competizione letteraria tra amici. Durante la piovosissima estate del 1816, Mary e Percy soggiornano in una villa sul lago di Ginevra con John Polidori (1795-1821), ospitati da Lord Byron (1788-1824). Quest’ultimo, per ingannare la noia del tempo inclemente, sfida tutti a scrivere il miglior racconto dell’orrore. Da qui nasceranno il mito di Frankenstein e Il vampiro (1819) di Polidori, romanzo breve che fonda tutte le storie sui vampiri, fino al Dracula (1897) di Bram Stoker (1847-1912). RIASSUNTO Frankenstein è un romanzo epistolare: la storia, infatti è narrata attraverso le lettere che il capitano Robert Walton comincia a scrivere alla sorella per raccontarle di una sua missione al polo Nord. Durante questa missione Walton incontra Victor Frankenstein 1. Victor proviene da un’agiata famiglia svizzera che gli ha garantito un’infanzia serena e un’adolescenza felice, indirizzandolo sulla strada degli studi scientifici, intesi come strumento per indagare e migliorare la realtà. Decide quindi di dedicarsi agli studi di chimica e di filosofia naturale e si iscrive all’università di Ingolstadt, ma un grave lutto lo colpisce: la madre muore di scarlattina, dopo essere stata contagiata da Elizabeth, figlia orfana di una sorella del padre. Il giovane, ossessionato dall’utopia di dare la vita alla materia inanimata, studia con accanimento e, nel corso di alcune ricerche clandestine, crede di aver scoperto il segreto della vita. Victor trascorre così dei mesi cercando di creare un essere vivente assemblato con parti del corpo provenienti da cadaveri, che egli studia nottetempo scoperchiando le tombe dei cimiteri. Una notte, finalmente, la creatura prende vita ma, quando vede il mostro muoversi, Frankenstein fugge terrorizzato. Il “mostro” si impossessa del diario del suo cretore e fugge anch’esso. Victor, colpito da una febbre violenta e dilaniato dai rimorsi, cerca quindi ospitalità presso l’amico Henry Clerval. Dopo un periodo di cure, Victor decide di tornare a Ginevra ma, poco prima della partenza, riceve dal padre la notizia che suo fratello William è stato ucciso. Una volta tornato a casa, mentre perlustra i luoghi dove si è consumato l’omicidio, Victor crede di intravedere il mostro e capisce che è ll’autore del misfatto, anche se la responsabilità è nel frattempo ricaduta su Justine Moritz, la giovane governante della famiglia, che viene processata e condannata a morte. Pur sapendo che la ragazza è innocente, Victor non può scagionarla e decide di allontanarsi verso le montagne. Qui, presso un ghiacciaio, Victor incontra il mostro, che ammette di aver ucciso William e che gli racconta la sua triste storia, fatta di incomprensione, paura e violenza da parte degli uomini per il suo repellente aspetto esteriore. In realtà, il mostro ha imparato a leggere, e, dopo essersi rifugiato nei boschi, ha anche aiutato di nascosto una famiglia assai povera di quei luoghi. Il “mostro”, desiderando essere felice come tutti gli altri uomini, convince Victor a creare un’altra creatura donna, simile a lui,che possa fargli compagnia e con cui ritirarsi in Sud America, lontano da tutti. Victor Frankenstein si sposta allora alle isole Orcadi, seguito di nascosto dal mostro, con il progetto di creare un nuovo essere; tuttavia, angosciato dalle possibili conseguenze di mettere al mondo un altro mostro, pari al primo per forza e violenza, distrugge l’opera quand’essa è ancora incompiuta. La creatura gli giura allora vendetta, promettendogli di consumarla durante la sua prima notte di nozze. Victor si rifugia in Irlanda, ma il mostro lo segue e uccide l’amico Henry, facendo ricadere la colpa sul protagonista, che viene incarcerato. Una volta scagionato, Victor torna in patria col padre e sposa Elizabeth, ma la giovane viene uccisa dal mostro la notte stessa della cerimonia, come preannunciato; anche il padre di Frankenstein muore per il dolore. Victor segue le tracce del mostro fino al Polo Nord, dove incontra il capitano Walton. Frankenstein, che insiste inutilmente per proseguire la caccia, muore di lì a poco; Walton scoprirà il mostruoso essere chino sul corpo del suo creatore, intento a compiangerne la morte e rammaricandosi per il dolore causato agli altri. Interrogato dall’uomo sulle proprie colpe, il mostro di Frankenstein ribatte però che tutto è stato causato dall’odio immotivato degli uomini per il suo aspetto, e spiega che egli ormai desidera solo la morte. Disceso dalla nave, si dirige verso nord: nessuno lo vedrà mai più. Frankenstein: i limiti della conoscenza e il tema del doppio Il sottotitolo del romanzo, o il Prometeo moderno 2 è un elemento cruciale per la comprensione del significato dell’opera. Prometeo è un personaggio della mitologia classica: egli è un Titano che restituisce agli uomini il fuoco che Zeus, per vendetta, ha sottratto loro. A causa di questa disubbidienza, Prometeo si trova a subire l’ira del padre degli dei, venendo incatenato da una rupe. Nella versione del mito raccontata da Platone, inoltre, Prometeo è anche il creatore degli uomini. È allora quest’ultima variante del mito quella accolta da Mary Shelley, che fa di Victor Frankenstein un creatore e, al contempo, un individuo che viola consapevolmente un comando divino. Frankenstein stesso si presenta così: Spesso mi interrogavo sull’origine del principio vitale. Era un quesito audace, un mistero mai svelato; tuttavia quante cose saremmo sul punto di conoscere se la codardia o la disattenzione non ostacolassero le nostre indagini 3. Proprio perché il sottotitolo scelto dalla Shelley ci invita a inquadrare le parole di Victor nella prospettiva mitologica, occorre focalizzare il concetto greco di “tracotanza” (hybris), con la quale viene indicata l’azione di oltrepassare volontariamente quei limiti consentiti dalla moderazione, che per i Greci era uno dei valori fondamentali dell’etica pubblica e privata. Nella sua smodata ambizione, Victor può dunque essere accostato a Faust, lo scienziato tedesco reso celeberrimo nell’omonimo poema di Johan Wolfgang Goethe, che in cambio della conoscenza stringe un patto col diavolo, a cui promette l’anima. Un altro parallelo, sottolineato dalla stessa autrice, è quello con Satana, così come compare nel Paradise Lost (1667) del poeta inglese John Milton 4: l’angelo Lucifero, ribelle contro Dio è un evidente richiamo al mostro che si è ribellato al suo creatore. Oltre al tema della hybris, il libro è attraversato dalla tematica del “doppio”, che lega tra loro i destini di Frankenstein e della sua abominevole creatura. Nell’atmosfera gotica che pervade buona parte del libro, si scontrano l’aspirazione di Victor di creare un essere perfetto e il desiderio di quest’ultimo di essere riconosciuto come un essere umano nonostante il proprio aspetto deforme e terrificante. Speculari sono le scene in cui creatore e mostro si scambiano i ruoli: nella prima Victor, terrorizzato da ciò che sta facendo, si sbarazza della donna che sta costruendo per la sua “creatura” mentre quest’ultima lo spia dalla finestra; nella seconda, il mostro uccide Elizabeth mentre il protagonista osserva impotente attraverso i vetri. Interrogandosi sui limiti dell’uomo e della scienza (in un periodo storico di grandi scoperte ed innovazioni scientifiche), Frankenstein, o il Moderno Prometeo indica anche che le ragioni del conflitto stanno nel profondo della personalità stessa.
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