Docsity
Docsity

Prepara i tuoi esami
Prepara i tuoi esami

Studia grazie alle numerose risorse presenti su Docsity


Ottieni i punti per scaricare
Ottieni i punti per scaricare

Guadagna punti aiutando altri studenti oppure acquistali con un piano Premium


Guide e consigli
Guide e consigli

MASTER A21 MNEMOSINE. Linguistica Italiana: L'italiano a contatto con il dialetto, Prove d'esame di Linguistica

Saggio fine modulo 4 Linguistica Italiana.

Tipologia: Prove d'esame

2021/2022
In offerta
30 Punti
Discount

Offerta a tempo limitato


Caricato il 10/04/2023

simona-saraceno
simona-saraceno 🇮🇹

4.5

(21)

6 documenti

1 / 12

Toggle sidebar
Discount

In offerta

Anteprima parziale del testo

Scarica MASTER A21 MNEMOSINE. Linguistica Italiana: L'italiano a contatto con il dialetto e più Prove d'esame in PDF di Linguistica solo su Docsity! Università UniCamillus RomaA.A. 2021/2022 Master di I livello Annuale di 1500 ore e 60 CFU in “Discipline socio-Letterarie” Breve saggio in riferimento a “Modulo 4” Linguistica L’italiano a contatto con il dialetto Saraceno Simona Il termine “dialetto” Il termine dialetto deriva dal greco diàlektos, utilizzato nella classicità per disegnare le diverse varietà del greco nei loro impieghi nei diversi generi letterari. Questa voce è poi passata all’ Umanesimo e rimessa in circolo nell’Italia del pieno Cinquecento, dove gli umanisti iniziarono a confrontarsi sui dialetti, considerandoli una lingua meno prestigiosa. Oggi con il termine dialetto si indica invece il ‘parlato’, utilizzato in un piccolo territorio e contrapposto all’italiano: in questa accezione il termine dialetto è stato utilizzato per la prima volta da Anton Maria Salvini nel 1724. Varietà linguistiche in Italia L’Italia è uno dei paesi più frazionati dal punto di vista linguistico perché presenta molte varietà di dialetti. Il primo ad affrontare la situazione linguistica italiana fu Dante Alighieri, che nel De vulgari eloquentia, scritto tra il 1303-1304, ha fornito una prima classificazione dei dialetti, seguendo per criterio-guida lo spazio geografico. In base a questo, Dante considerava l’Italia divisa in due parti: la destra si estendeva da una parte della Apulia alla Marca Genovese, la sinistra comprendeva l’altra parte dell’Apulia fino alla Marca Trevigiana. In totale Dante aveva contato almeno quattordici volgari, ciascuno dei quali a sua volta variegato al suo interno. Nel corso del tempo la situazione italiana non è cambiata perché per molti secoli la parlata principale è stato il dialetto, mentre l’italiano era considerato una lingua solo scritta e di studio. L’Unità d’Italia, nel 1861, pose maggiormente il problema della lingua e favorì la diffusione dell’italiano come lingua parlata, ma nonostante questo per molto tempo si continuò ad utilizzare il dialetto, mentre l’italiano veniva utilizzata a scuola. Oggi l’‘italianizzazione’ si è compiuta, ma i dialetti non sono scomparsi e una gran parte della popolazione usa dialetto e lingua italiana nel suo parlare quotidiano, anche se il dialetto è considerato inferiore alla lingua italiana. Lingua e dialetto Il dialetto sembra essere considerato dall’opinione comune inferiore alla lingua italiana perché rappresenta una cultura più bassa. In alcuni casi però il dialetto è considerato basilare per distinguere e identificare una comunità. Per questo motivo ci sono due diversi significati del termine dialetto: il primo considera il dialetto autonomo rispetto alla lingua della nazione, con sue caratteristiche e una storia propria; il secondo invece ritiene il dialetto una varietà della lingua nazionale, afferente quindi allo stesso sistema. Nel valore del ‘sistema linguistico autonomo’ i I dialetti italiani Nella classificazione dei dialetti il principio seguito, che deriva dagli studi dell’Ascoli, è quello genealogico, che mette cioè in rapporto il dialetto con il latino, analizzandone la maggiore o minore distanza, e con il toscano, la varietà rimasta più federe al latino. L’Ascoli evidenzia quattro gruppi: -Gruppo A: dialetti franco-provenzali, dialetti ladini (ovvero dialetti appartenenti a sistemi neolatini extra-italiani); -Gruppo B: dialetti gallo-italici; dialetti sardi; -Gruppo C: veneziano, dialetti centrali, dialetti meridionali, còrso; -Gruppo D: toscano. Il quarto gruppo è quello più fedele al latino, cioè ha avuto nel corso del tempo meno cambiamenti rispetto alla lingua di origine. La classificazione proposta da Ascoli si differenzia da quella di Merlo, che introduce anche una prospettiva storica, tenendo conto delle lingue prelatine parlate nella penisola. Nel suo schema Merlo aggiunge il vegliotto, parlato nell’isola di Veglia, varietà del dalmatico, nel Gruppo A, e sposta nel gruppo B i dialetti con un sostrato venetico. Il Devoto ha analizzato il rapporto tra la situazione latina e quella di oggi, individuando elementi di stabilità e di alterazione sul piano fonetico. Ogni classificazione, però, risente di scelte soggettive nei criteri e negli elementi da valutare e deve tenere conto di molti fattori, tra cui la storia, gli scambi culturali e il contatto tra le lingue. La classificazione più seguita è quella di Giovan Battista Pellegrini, fondata sul concetto di italoromanzo, cioè sulle parlate della penisola e delle sue isole. I dati linguistici I dati linguistici che abbiamo a disposizione sui dialetti italiani provengono in particolar modo dalle carte dell’AIS mediante inchieste sul campo condotte tra il 1919 e il 1928, quando la dialettalità nella penisola era più spiccata. Pellegrini nella sua Carta dei dialetti d’Italia rappresenta cartograficamente la classificazione dialettale, in cui i cinque gruppi, distinti tra loro, sono in realtà in continuità. E’ definita isoglossa la diffusione di un fenomeno linguistico indicato nella carta geografica. Di norma ci si riferisce con isoglossa a una linea che nello spazio, distingue un’area linguistica che possiede un determinato fenomeno, dal territorio contiguo che non lo possiede. una delle isofone più rilevanti nella definizione dell’Italia dialettale è quella che traccia la linea meridionale (in base ai dati dell’AIS, Atlante linguistico ed etnografico dell’Italia e della Svizzera meridionale; della sonorizzazione dell’occlusiva velare sorda intervocalica in ortiga da ŭrticam rispetto a ortica. Il termine fu introdotto nel 1892 e risulta composto da due parole greche, iso ‘uguale’ e glossa ‘lingua’, ed indica la linea che nella carta linguistica i punti che hanno in comune lo stesso Chiaramente, quando si indaga nel dettaglio una determinata area geografica si rilevano di volta in volta ulteriori differenziazioni dialettologiche che possono mettere capo ad altrettante linee: si vedano, ad es., la suddivisione della Sardegna, oppure, nell’Italia settentrionale, quella tra area gallo-italica e area veneta. Per la corretta comprensione delle isoglosse è fondamentale il riferimento temporale, sia come dato storico all’origine della individuazione delle linee isoglosse, sia come vettore di processi che possono essere sempre in atto: è noto il caso del segmento orientale della La Spezia-Rimini in spostamento almeno dall’epoca tardo-medievale dalla Romagna verso Sud. Pellegrini nella suddivisione in cinque sistemi dell’italo-romanzo utilizza solo il primo fascio e lascia da parte l’altro, mentre Rohlfs utilizza questi due fasci di isoglosse, per una classificazione molto generale delle parlate dialettali italiane. BIBLIOGRAFIA  Avolio, Francesco (1989), Il limite occidentale dei dialetti lucani nel quadro del gruppo ‘altomeridionale’: considerazioni a proposito della linea Salerno-Lucera, «L’Italia dialettale» 52, pp. 1-21.  Avolio, Francesco (1990), Il limite meridionale delle parlate molisane: considerazioni a proposito della linea Cassino-Gargano, «Contributi di filologia dell’Italia mediana» 4, pp. 225-277.  Avolio, Francesco (1995), Bommèsprə. Profilo linguistico dell’Italia centro-meridionale, San Severo, Gerni Editore.  Balducci, Sanzio (1984), I dialetti nella provincia di Pesaro e Urbino, Pesaro, Amministrazione provinciale di Pesaro e Urbino.  Beccaria, Gian Luigi (a cura di) (1994), Dizionario di linguistica e di filologia, metrica, retorica, Torino, Einaudi.  Chambers, J.K. & Trudgill, Peter (1980), Dialectology, Cambridge, Cambridge University Press (trad. it. La dialettologia, a cura di A. Varvaro, Bologna, il Mulino, 1987).  B. Croce, La letteratura dialettale riflessa, la sua origine nel Seicento e il suo ufficio storico, 1926.  Franceschi, Temistocle (1979), La Vallesina nel contesto dei dialetti marchigiani, in Nelle Marche centrali. Territorio, economia, società tra Medioevo e Novecento: l’area esino-misena, a cura di S. Anselmi, Jesi, Cassa di Risparmio di Jesi, 2 voll., vol. 2º, pp. 1899-1946.  Grassi, Corrado, Sobrero, Alberto A. & Telmon, Tullio (1997), Fondamenti di dialettologia italiana, Roma - Bari, Laterza.  Loporcaro, Michele (2009), Profilo linguistico dei dialetti italiani, Roma - Bari, Laterza.  Malara G., Vocabolario dialettale, Sala Bolognese, Forni, 1909.  Marcato C., Dialetto dialetti e italiano, Bologna, il Mulino, 2007.  Pellegrini, Giovanni Battista (1977), Carta dei dialetti d’Italia, Pisa, Pacini.  Rohlfs, Gerhard (1937), La struttura linguistica dell’Italia, Leipzig, Keller.  Rohlfs G., Studi e ricerche su lingua e dialetti d’Italia, Sansoni, Firenze, 1990.  Vignuzzi, Ugo (1988), Italienisch: Areallinguistik VII. Marche, Umbrien, Lazio, in Lexikon der Romanistischen Linguistik (LRL), hrsg. von G. Holtus, M. Metzeltin & C. Schmitt, Tübingen, Niemayer, 8 voll., vol. 4º (Italienisch, Korsisch, Sardisch), pp. 606-642 .
Docsity logo


Copyright © 2024 Ladybird Srl - Via Leonardo da Vinci 16, 10126, Torino, Italy - VAT 10816460017 - All rights reserved