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Masuccio, Il novellino, Appunti di Letteratura Medievale

esposizione veloce della novellistica del 400 in particolare modo con riferimento al Novellino di Masuccio Salernitano

Tipologia: Appunti

2022/2023

Caricato il 13/04/2023

laura-crognaletti
laura-crognaletti 🇮🇹

4.3

(3)

7 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica Masuccio, Il novellino e più Appunti in PDF di Letteratura Medievale solo su Docsity! LETTERATURA ITALIANA MEDIEVALE E UMANISTICA Lezione 1 21/02/2023 Corpi, gesti e azioni nel “Novellino” di Tommaso Guardati Masuccio Salernitano (Tommaso Guardati), autore medievale. Tra anni 50 e 60 del ‘500 ha scritto una serie di novelle di ispirazione boccacciana di nome “Novellino”. Sebbene sia legato ad una cultura feudale le sue novelle sono molto poco medievali, trattano argomenti già presenti nella novellistica più antica ma spesso apre nuove prospettive narrative. È un testo molto particolare, sono 50 novelle di una lunghezza variabile, spesso articolate e ricche di particolari. L’obbiettivo è leggere le novelle sotto una specifica lente ossia quella delle modalità di azione dei corpi della narrazione sia le azioni che i corpi compiono sia dal punto di vista del gesto. Preso in considerazione sarà anche il gesto della parola. Quando si parla di novella non si può parlare di genere letterario vero e proprio, è più corretto parlare di istituto letterario, non è una vera e propria classe di azioni autonoma, non è un genere ma piuttosto un insieme di pratiche narrative che nel tempo cambiano forma e luogo. Il testo nasce nella cultura meridionale aragonese che è caratterizzato dall’arrivo della corona aragonese nel territorio italiano, Alfonso V in spagna, Alfonso I il magnanimo in Italia. Egli negli anni 40 del 400 sottrasse il potere agli angioini, attuò una azione di riconquista dei territori e decise di non tornare in Spagna ma di stabilirsi a Napoli (la corona in realtà è divisa in due la moglie amministra la corona di spagna mentre lui la corona del regno di Sicilia e Napoli) A metà del 400 quindi Alfonso ha questa forte stabilizzazione e si stanzia a Napoli, adotta l’italiano come lingua del regno e da vita a quello che prenderà il nome di Regno di Napoli. Avvia poi un processo culturale molto forte che dà i suoi frutti con la successione del figlio, il duca di Calabria chiamato …. Napoli diventa un centro culturale alternativo rispetto a quelli europei, ad esempio Lorenzo Valla affronta temi controversi come la donazione di Costantino, nasce qui un forte centro di cultura umanistica molto forte chiamata Accademia Pontaniana, circolo accademico in cui si coltiva in particolar modo la cultura umanistica. Pontano era un personaggio molto importante che riuscì a diventare un importante ministro del re. Cultura quindi molto attiva, infatti, molti artisti lavorarono nel regno di Napoli. Guardati è attivo nel periodo di Fernardino I d’Aragona scriverà le novelle tra il 1450 e il 1475 e lascerà i suoi scritti tra le mani di Francesco del Tuppo  probabilmente curerà nel 1469 la prima edizione della raccolta ma in realtà di questo testo non vi è traccia. Verrà anche inserito nell’indice dei libri proibiti. Molti sono stati i tentativi di restaurazione di questo testo ma furono molto difficoltosi, infatti, si presume che alcuni manoscritti che circolavano in Italia denunciano la presenza di questa lingua toscana con forte influenza della lingua napoletana senza avere una forte presenza dialettale. Il testo infatti sembra piuttosto semplice da leggere perché viene letto in 2 versioni a stampa che erano state fatte una a Milano nel … mentre l’altra nei primi anni del 500 a Venezia. Due testi parecchio differenti tra loro una fortemente lombardo e l’altro marcatamente veneziano. Il motivo per cui venne pubblicato a Milano è che gli aragonesi erano imparentati con gli sforza di Milano. Non vi sono alcuni frammenti del testo napoletano. È un testo di cui non esiste quindi un’edizione attendibile. Nonostante la nordicizzazione. E le misure di regolarizzazione verso un italiano standard il testo comunque continua a presentare grandi tracce di tonalità meridionali. Certo è che non siamo di fronte ad un testo prettamente in dialetto napoletano ma di fronte ad un testo che un campano voleva scrivere in dialetto toscanizzante. (edizioni del novellino) (Quando Alfonso I mette insieme il regno sconfigge i vari baroni e decide di fare un gesto di pace e restituisce tutto ai baroni? Alla morte di Alfonso i baroni decisero che ferrante fosse debole ma egli li sconfigge e poi rifà il gesto del padre e li uccide tutti) il regno era fortemente diviso La posizione politica di Masuccio che si chiama Salernitano perché il principe di Salerno è il delfino del regno di Napoli, loro sono chiamati a sostituire il re in caso di necessità. Lui è in totale fedeltà alle politiche di Aragona ma comunque aveva un lavoro importante di collegamento tra i due “mondi”. La struttura del novellino sotto questo aspetto è molto interessante perché quando verso la fine degli anni 60l’autore vuole renderlo un libro ne da una forma regolare: rubrica, dedica per un particolare destinatario che va dal re fino all’ultimo dei cancellieri e ai personaggi più noti del regno poi nella dedica spiega i motivi di questa dedica ( grande varietà della sua dedicatoria) poi si ha il corpo della novella e in modo staccato si ha una lettera di commento/ congedo in cui lui da la sua versione, scrive la propria morale e cosa bisogna leggere in quella specifica novella. Questa suddivisione non vi era … ? È suddiviso in 5 libri ognuno grosso modo ha un argomento, il primo è dedicato alla santità dei religiosi, inganni femminili, amore, questioni d’amore di argomento storico. Interessante è la questione della dedicatoria Ferrante d’Aragona Ippolita etc. Tutti i principali regnanti, i personaggi della corte, baroni e personaggi anche della cultura. A volte lo stesso personaggi ritorna. Le novelle esistono indipendentemente dal fatto che siano stampate e per questo non è un genere, esse circolavano molto anche sotto forma di manoscritto spesso questa era parcellizzata, venivano inviate ad un singolo soggetto. È un sistema di novelle che non riguarda una lettura collettiva Intorno all’evento novellistico si ha un interesse catalizzante di un certo gruppo di persone: i regnanti del regno d’Aragona. Il fatto che fosse in altre corti fa pensare che la narrazione funzionava, destava interesse. Se questo modello e idea è valida allora ci troviamo di fronte ad un testo molto importante ed interessante perché da un ruolo culturale e politico significativo alla scrittura e alla lettura. Una caratteristica essenziale delle novelle è l’essere frammentaria, ogni tema novellistico proposto è di per se un originale, si deve guardare alla peculiarità in cui lui interpreta una narrazione e dall’altro capire che lui è un interprete di quella narrazione, non è tutto creato da lui ma attinge ad altro, questo è vero per tutte le produzioni novellistiche e questo avviene specialmente in Masuccio, lui sceglie questo strumento perché probabilmente era già alla portata degli ascoltatori, lui si fa mediatore di una cultura orale e anche scritta dell’epoca. Sicuramente Masuccio emula l’elaborazione cultura di boccaccio, non è solo un’emule (copiatore) ma si ispira al metodo sviluppato da boccaccio, l’idea che la novella è un luogo conviviale di conversazione e nasce non dalla prospettiva dell’imitazione di un modello ma dall’emulazione di una pratica. Boccaccio scrive in una forma parodica del latino mentre questo non è presente in Masuccio, lui invece si sforza di scrivere un volgare domestico in una corte che invece aveva adottato in latino ad esempio Bottano scrisse solo in latino solo le lettere ai cancellieri erano in italiano. DE SERMONE: tratta dei gesti di parola, comico, parla di una storia contemporanea al periodo in cui Masuccio scrive le sue novelle PONTANO Lezione 2 22/02/2023 Edizione “Scritti d’Italia” Laterza, di Alfredo Mauro è la più integrale, più completa ma venne criticata specialmente dal punto di vista del lessico utilizzato perché cerca di unire i lessici delle due versioni del testo. Vi sono però delle note molto interessanti, si trova anche l’indice utile per comprendere la struttura del testo. Altra Edizione del 1905 di Emanuele Nuzzo l’ordine delle novelle non corrisponde, in questa edizione la prima novella corrisponde alla 4° in quella di Mauro. Edizione utile per fare dei confronti e contiene anche notizie interessanti. Novella 1 di Mauro Argomento: inserisce l’argomento che è la sintesi di tutta la novella. La rubrica non può anticipare il meccanismo comico che è nella novella, deve celarlo ma al tempo stesso mostrarlo in parte. Il riassunto quindi rimane difficile. Esordio che è la dedica vera e propria, poi si ha la narrazione e poi Masuccio in cui commenta la narrazione fatta. Non si deve mai prendere per letterale ciò che Masuccio scrive, a volte nella dedica vi è confidenza, spesso scherzo e la presa in giro. Il commento poi diventa un normalizzatore dei contenuti che vengono elaborati nella novella per quanto sconci e scalvi, il contenuto è discusso e banalmente spiegato ma non sempre vanno presi Nel testo quando troviamo la sezione “Masuccio” lui parla direttamente, e spesso si rivolge alla Regina commentando la novella. Nell’opera vi sono dei testi definiti di “soglia” che vanno guardati anche nella loro autonomia, è interessante vedere come l’autore non metta tutto insieme in un'unica narrazione, ma separa le parti perché permette anche la separazione gli elementi di soglia dalla narrazione vera e propria. La narrazione era il cuore, la parte più importante e per questo tende a separare le parti. Lettura 1° novella edizione DI MAURO Tomista, Scotica due filosofi medievali appartenenti a scuole di pensiero molto diverse, il primo scopre il mondo attraverso principi logici, il secondo invece propone concetti più empirici. Il maestro (prete) Diego da Revalo (Arevalo, piccola città spagnola) era sia teologo che empirico e era ben pagato. La narrazione è sempre molto ironica. Un giorno conobbe donna Caterina moglie di uno dei principali cavalieri della città, misser Roderico d’Angiaia. Viene descritto anche il meccanismo dell’innamoramento. Lui sa di chi è la moglie ma si rende conto che l’amore lo ha colpito nel momento in cui era disarmato e non può resistervi. Lui ripropone nella narrazione proprio un pensiero, crea una vera e propria scena, è il personaggio che parla in prima persona come in una scena teatrale. Lui giustifica ciò che sta per fare con un grande ragionamento sull’amore, il sentimento etc… e quindi FILOSOFEGGIA per trovare una causa/giustificazione a ciò che sta per fare. La scena si apre quindi su una satira del suo pensiero. Il maestro allora le scrive una lettera d’amore. Interessante perché dimostra la conoscenza della tecnica epistolare. Egli costruisce perfettamente un’immagine che poi ad un lettore del 400 sarebbe stata chiara; infatti, fa riferimento al chierichetto che nasconde la lettera in un luogo a noi sconosciuto che però sicuramente per gli uomini quattrocenteschi era sicuramente chiaro. Dietro un gesto così semplice vi è un’epica che però non viene raccontata. “el mio maestro priega che gli donate un poco di delicata farina per ostie” il chierichetto anticipa il contenuto della lettera e invita a leggere indicando che vi è molto di più nella lettera, il meccanismo narrativo non pedante, fa in modo che vengano svolte azioni che non devono essere raccontate, l’azione narrativa è resa più veloce e questo è molto interessante. Il chierichetto, in questo modo, viene anche reso complice del prete. Tutto questo sistema serve a creare velocità e realtà. Parla sempre sul piano del giocoso, dello scherzo. Lei odiava tutti i frati e aveva anche ricevuto una proposta oscena, si liberò allora della lettera senza dire nulla a suo marito. Rispondendo lei riprende la metafora della farina dicendo che essa è riservata solo al suo signore. Però se lui insiste lo dirà a suo marito che provvederà a risolvere la questione. (si ha spesso un uso di pronomi molto strano) Però essendo vicini di casa lui continua a corteggiarla, lei non poteva fare nulla che il prete importuno, le era continuamente intorno. Questo fatto era conosciuto da tutta la città e aveva paura che se il marito lo fosse venuto a sapere da qualcun altro le venisse considerata una donna impura, senza virtù, quindi una sera decise di dirglielo. Egli andò su tutte le furie ma decise di escogitare un piano grazie all’aiuto della moglie, la quale doveva far credere al frate di volersi incontrare con lui. Alla donna l’autore da una virtù, la prudenza, dona al personaggio femminile questa qualità. (fraticello, monachino  varietà di termini utilizzati) Il frate quindi, una volta arrivato nella casa della donna, venne immediatamente strangolato dal marito di questa. Lezione 4 1/03/2023 “ove i frati andavano a loro destro”: al loro bisogno, alla loro occorrenza. Si ha un'altra indicazione oraria, si parla di mezzanotte. “molto sentato”: molto seduto, come se si volesse sottolineare, evidenziare la strana situazione. Viene collocato su di una latrina, un altro frate che ha bisogno di questa, crede che egli lo stia deridendo, crede che gli stesse facendo un dispetto e mosso dalla rabbia per quello che credeva fosse uno scherzo, lo colpisce con una pietra e si accorge che l’uomo era morto e quindi crede di averlo ucciso lui stesso. Il cadavere viene portato fuori dalla casa di Roderico il quale decise di collocarlo su di un cavallo e rispedirlo in convento. Il frate stava partendo e salì su di una cavalla ma si trovò di fronte il frate morto su di una cavalla, con una lancia in mano e credette che fosse ritornato il suo spirito. Commendò: elogiò, dimostrò apprezzamento Il frate, quindi, ebbe il consenso per partire. Misser Roderico, aveva dormito poco e decise di inviare un uomo per scoprire se i frati avevano trovato il maestro morto. Si fa riferimento allo stallone, l’asina forse fa riferimento al racconto evangelico di quando Cristo entrò a Gerusalemme in sella a questo animale. Forse però potrebbe far riferimento a qualcosa di più comune, una semplice espressione colloquiale e non necessariamente qualcosa di dotto. Forse questa novella potrebbe venire proprio dalla novellistica spagnola L’azione inizia a movimentarsi. Il maestro viene legato a cavallo come un cavaliere, quando il frate lo vide ebbe molta paura perché pensò che lo spirito del frate fosse rientrato nel suo corpo, crede che fosse un fantasma. Interessante è il fatto che Masuccio sottolinea il fatto che il frate era un SUPERSTIZIOSO. Interessante è il contrasto tra la dimensione popolare e quella religiosa. Ogni volta che il narratore interviene con questi giudizi esso si sta rivolgendo ad un pubblico molto ampio. Il frate morto era su di uno stallone che iniziò ad avvicinarsi alla cavalla su cui si trovava il frate vivo, egli, impauritosi, per non cadere strinse forte gli sperono sul cavallo ma in questo modo la cavalla iniziò a correre (ad allontanarsi) inseguita dallo stallone. I due iniziano quindi a correre per tutto il paese, qui gli abitanti cercavano di fermarli solamente perché curiosi di sapere chi fossero quei due. Il frate alla fine confessa cosa aveva fatto, di averlo ucciso con una pietra ma non sapeva chi avesse messo a cavallo il frate. La colpa quindi non gli venne data, volevano farlo confessare con la “corda”, viene processato quindi come le leggi comandavano. Ferrando, è uno dei fratelli di Alfonso e ricompare alla fine della novella, a lui venne raccontata la storia (non si sa quando questa storia venne scritte, sicuramente dopo la morte di Alfonso 58, forse dopo la congiura dei baroni nel 79. Quando Ferrante uccise tutti, egli fece il contrario di quello che fece il padre. Tra il 1476 e 79 forse muore Masuccio. (Potrebbe essere che Masuccio in realtà non morì in quegli anni ma magari scomparse, si ritirò a vita privata e morì molto dopo) Si deve capire che rapporto ha la novella con il presente storico, cosa vuole raccontare della corte di Napoli. Ferrando era quindi legato agli aragonesi “continentissimo”: qualcosa di legato con la prudenza, moderato. Di assoluta serietà, estremamente dignitoso. PACATO! Parola interessante perché potrebbe indicare le virtù etiche morali Questa prima novella quindi si cala nel rapporto che vi è tra re e baroni! Appare come Re ferrando fosse un uomo che teneva molto alla cultura ma sebbene egli fosse “continentissimo” Masuccio evidenzia come non sia più in grado di farlo, perché difronte alla notizia della morte del frate iniziò a ridere insieme ai suoi baroni. Don Rodrigo si reca dal re e volendo ristabilire la verità chiede a questo se fosse disposto a dare la grazia a chi aveva commesso il reato. Il re acconsentì al perdono e quindi il cavaliere confesso, il tutto venne fatto di fronte ad un grande pubblico così che il re fosse obbligato a rispettare il patto. La moralità di Don Rodrigo viene fortemente messa in discussione. “si come ne la sua fronte particularmente si dimostra”: La fine della novella richiama proprio una classica formula di chiusura della canzone, della lirica stilnovistica. Interessante è la dichiarazione di ciò che è la novella, il congedo è una dichiarazione del genere che viene utilizzato. Quando Masuccio inizia a parlare nella sezione successiva si rivolge alla regina. (guardone: ricompensa) nella chiusa, l’autore distoglie l’oggetto dell’argomentazione che è insita nella novella, il cuore della novella sta nel fatto di come un re esercita il proprio giudizio e poi da delle giustificazioni sul fatto che nella novella possa essere oggetto di lezione un frate che dovrebbe essere il mantenitore di un comportamento esemplare. Questo ampio discorso lo fa in questa sezione perché è la prima novella della prima parte del novellino che dedicherà a tutte le cose peccaminose che fanno i sacerdoti. Lezione 5 2/03/2023 Incunabolo: stampa a caratteri mobili che non ha le coordinate editoriali di riconoscimento. 1501 appare il primo frontespizio mentre gli incunaboli hanno l’aspetto del manoscritto, senza frontespizio, con un indice degli argomenti. L’ultima grafia del manoscritto diventa tondeggiante e diventa d’uso comune in tutto il 400 e anche i caratteri tipografici conservano questa caratteristica. Le prime 2° edizioni di Masuccio sono INCUNABOLI, le stampe moderne poi introducono il frontespizio. PASSAGGI SUL MOVIMENTO nella 1° novella: esordio: pieno di elementi interessanti, ripetute captatio benevolentia. Parla di poeti, oratori scrittori che oggi come ieri “fabbricano” testi, è un aggettivo molto strano se inserito in questo contesto, fabbricare è un termine che nella retorica di Masuccio può significare il fatto che si tratta di gente che sa fare le cose, non scrittori e poeti ma gente che sa fare. (in questo possiamo trovare una citazione piuttosto dotta che viene dall’opera enciclopedica di Isidoro) gli scrittori quindi si avvicinano tra loro grazie a questo termine “fabbricare” e si avvicinano al suo lavoro che nella premessa ha spiegato di essere mediocre sotto lo stile della lingua/forma etc. lingua litterata: viene nominata da Dante nel de vulgari eloquentia. Distinzione tra lingua delle lettere e lingua materna. Masuccio ripete proprio questa cosa, giustifica il fatto che le novelle sono scritte nella lingua materna e si colloca in questa ala di competenza linguistica e letteraria. Uno dei ( fare un’analisi della novella dal punto di vista linguistico, dei riferimenti storici, vedere come agiscono i corpi in movimento, come l’azione viene portata avanti) TEMI DELLE NOVELLE: edizione di Mauro 2 pag. 435. Nell’indice troviamo rubriche di azioni, sono veloci e brevi. La rubrica produce delle aspettative. A volte capita che le rubriche non corrispondo con le novelle, accade molto raramente. La rubrica (così chiamata perché scritta in rosso) non è un riassunto perfetto della novella. La rubrica muove la curiosità. Novella 33: dicono che sia d’ispirazione a Shakespeare per la realizzazione di Romeo e Giulietta. Ci sono degli elementi del dispositivo novellistico piuttosto differenti. Ci sono elementi di similarità con una novella di Boccaccio su Isabella da Messina ma probabilmente non si è ispirato ad essa, ha a che fare anche con il trasporto della salma della prima novella. Questo episodio è molto simile perché anche qui si ha la profanazione del corpo ma non si ha la traslazione del cadavere. Il primo libro è dedicato ai comportamenti immorali dei frati, si ha il tema caro a Guardati, LA FACETIA, caratteristica della novellistica che ha come fine quello di far ridere, la facezia quindi è un meccanismo del sistema ludico, serve per far divertire. Tra i suoi modelli cita Boccaccio e Giovenale quindi sicuramente la satira era un elemento presente. Facezia è un termine latino più comune per chi usa il patino piuttosto che il volgare come Guardati. Novella 11: “sottilissimo tratto” arguzia intellettuale “Il quale” è un pronome difficoltoso per Guardati “Con furia” arrabbiato e rapidamente. Il tema del travestimento è abbastanza ricorrente in Guardati. La punizione che viene data in questa novella è per la troppa gelosia, lui la porta fuori travestita da uomo perché non vuole farla vedere dagli altri. Questo tema in Guardati è molto interessante così in tutta la novellistica. Spesso diventa molto ambiguo. Novella 12: “vidua” vedova L’oste è a doppio pagato: dal fatto che quello è pagato sia con la moneta che con le corna. Novella 13: “straticò”: commissario, prefetto. Corrisponde all’autorità per eccellenza del paese. “Tolle”: prende Novella 18: “percantate”: incantate “se ne turba”: si altera “tela”: un drappo per fare un abito “Conducendolo a la terra”: forse significa il paese, la città. “Raduna de bona roba”: fa incetta di guadagni Dentro alla novella troviamo il miracolo del fuoco, spesso nel novellino questo tema ritorna. Novella 20: “vidua”: vedova “Barabas”: uno dei tanti nomi demoniaci È la storia di una beffa, un uomo vuole conquistare una donna vedova e due uomini lo ingannano. Novella 14: storia di un uomo che si innamora di una fanciulla, vuole averla e vorrebbe anche una cospicua dote ma il padre è molto avaro, decide allora di elaborare un inganno, ruba tutta la dote e vivono felici. Novella 15: un cardinale ama una donna e per denaro corrompe suo marito, la conduce in camera e la mattina dopo torna per riprenderla ma la donna vuole rimanere con il cardinale. “Non montano nulla”: non concludono niente L’uomo prende il denaro e si allontana, va in esilio. In questo caso l’obbiettivo è raccontare una storia in cui tutti sono colpevoli. La novella è sempre un campo di implicazione etica, i novellieri non possono prescindere da elementi di trasgressione per essere accattivanti, per scatenare la derisione, sono situazioni eticamente compromessi, i personaggi trasgrediscono sempre alla norma, all’etica e loro cercano di essere sempre normalizzatori ma poi tutto ritorna a galla, le norme vengono sempre e comunque infrante. ….. aurora La novella è dedicata al Panormita è il fondatore dell’accademia di Pontano, o di Antonio Peccadelli. Grande umanista napoletano del mondo aragonese. È colui che fondò il portico. Alla sua morte Pontano diventa reggitore dell’accademia e essendo più noto del primo l’accademia prende il suo nome. Novella 21: Misser d’Aquino ama ma non è ricambiato, questa donna è sposata, il marito lodando tanto lo spasimante fa si che la moglie si interessi di d’Aquino Variante di una bella novella di Boccaccio sulla promessa/scommessa sul giardino d’inverno. Il tema è l’apprezzamento dell’onore e non la trasgressione. Si ha l’idea in fondo anche della leggerezza dell’accumulo di giudizio che viene fatto dalla donna e che caratterizza l’umore femminile. Novella 22 Novella 23: una donna si innamora del figlio etc… novella 25: una donna ha molti spasimanti e finge con tutti, li tiene tutti a l’amo, uno più di tutti ci casca, la giovane poi viene presa da uno schiavo. La donna poi muore per il dolore e lo schiavo viene comprato dall’amante che lo mette in libertà. Novella 26 Novella 27: due amanti che si riappacificano Novella 28 Novella 29 Il primo va dalla ragazza e il secondo glie lo impedisce, va il terzo e il secondo gli proibisce di entrare Novella 30 Il cappellano viene in qualche modo ingannato e fan in modo che il principe di Salerno venga incastrato, il cappellano diventa il tramite di questa relazione. Lezione 8 14/03/2023 Nella 3° parte si parla male delle donne. Masuccio dedica una parte anche alla narrativa storica, ai racconti storici. Importante è la mobilità dei corpi, la cinetica intrinseca nella storia. Masuccio interpreta il suo lavoro di novelliere come una sorta di COMMEDIA ha un rapporto filogenetico, di filiazione rispetto agli ambiti teatrali della commedia. La novella ha sempre avuto rapporti con la commedia. Spesso ciò che si trova nella novella tende sempre più a spostarsi verso il teatro, la commedia, il buffo il comico mira sempre alla ricostruzione di una scena, ad una ricostruzione tridimensionale dei personaggi e delle azioni, questa tendenza è molto forte, anche nella novellistica italiana questo si realizza, Matteo Bandello spesso scrive novelle teatralizzate. Masuccio scrive la novella con la ponderatezza di chi scrive un testo e costruisce una narrazione ma questa è spesso drammatizzata proprio dalle azioni, lui drammatizza proprio nel ricostruire le motivazioni psicologiche dei personaggi e questo è molto notevole, lui da motivazioni individuali alle azioni dei personaggi, nella novellistica questo è molto raro in particolar modo nella novellistica precedente. Non si pensa solo al fatto ma si vuole arricchirlo di motivi che inducono di più sullo svolgimento, sui movimenti della storia, ad esempio sostituisce delle immagini con veri e propri atti diegetici (invece di dire “tornò a casa” dice voltò le spalle) racconta la storia attraverso lo svolgimento delle azioni. C’è un passaggio dalla diegetica ad un’estetica prettamente connessa alla mimesi. Diegesi: da un termine greco che significa spiegare Mimesi: da un termine latino che significa imitare Un dispositivo narrativo, frase, è diegetica quando dice come una cosa accade, spiega al lettore la logica temporale della narrazione. È mimetica quando invece di dire cosa accade usa una figura un’immagine per far capire cosa sta accadendo, es. “non volle più guardare” viene sostituito con “si portò le mani agli occhi” in questo modo non si descrive più l’immagine ma l’azione stessa. In questo caso si racconta quello che accade proprio tramite l’azione, nella narrazione si inserisce elemento di mimesi, l’utilizzo di diegesi e mimesi varia in base al punto di vista che si vuole utilizzare, la base della distinzione sta nel fatto che costruisco la logica della storia o attraverso lo svolgimento delle azioni oppure raccontandole. La divisione ha origine dalla poetica di Aristotele nel 12° libro in cui viene fatta proprio questa distinzione. Per lui è una distinzione di genere, lui dice che nel teatro la tragedia viene portata avanti dalla mimesi, dall’azione. Ciò che distingue la storia portata avanti dalla mimesi e la diegesi è il genere, il teatro da un lato e la narrazione dall’altro. Tra questi due elementi si ha sempre un rapporto dinamico. Nella novella di Masuccio ci sono sia elementi in cui viene sciolto il racconto e altri invece in cui si avvicina alla mimesi, ma si è sempre all’interno del rapporto diegetico pensando ad Aristotele. Lui pensa le novelle come una lettura e vuole realizzare come una scena in svolgimento. Anche Boccaccio inventa il movimento di pausa narrativa dentro lo svolgimento dell’azione narrata. L’ambiente dentro il quale accadono i 100 racconti non costituiscono il testo ma la rappresentazione dei 10 personaggi ossia attori. La tendenza è animare la narrazione rendendola più varia con interventi che noi possiamo definire teatrali. Es. Pirandello scrisse le novelle per poi trasformarle in opere teatrali vere e proprie. Troviamo l’introduzione principale, una breve poi Si ha nell’ultima parte dell’opera un lungo congedo in cui Masuccio saluti i suoi lettori Nel primo libro vengono presi di mira tutti i personaggi che decantano una falsa religiosità. All’inizio della seconda parte annuncia il tema del libro, spiega l’argomento: beffe e danni per gelosi, tema della gelosia. Evidenzia come i gelosi siano vittime di una serie di accidenti, vengono quindi presi in giro. Da un lato individua coloro che provano gelosia e poi ci sono delle azioni, quando si è con persone gelose allora ci si comporta in un certo modo, evidenzia gli atteggiamenti che la gelosia produce negli altri, mette in luce le cause efficienti. Si concentra su tutte le azioni divertenti che si svolgono intorno al tema della gelosia. Pag.107 Novellino di Mauro Le parentesi quadre indicano una integrazione. Nuovo prologo, immagine di Dante che esce dall’inferno ora parla di mari tranquilli, non più di fatiche e tribolazioni, ma in modo tranquillo parla di un argomento che ancora non ha annunciato. -ingannare Il rischio di questa deformazione è che venga usata per scopi immorali. Dedica allora il 2°libro a tutte le figure che incarnano l …….. Indica tutte le figure che …….. Assodata questa cosa passa a parlare in che cosa consiste la FECITUDINE, ritorna nel campo Aristotelico che distingue urbanitas e… Il primo grande nemico del faceto è la menzogna, il secondo è la villania, la volgarità, ritornano quindi nuovamente dei personaggi che rappresentano dei concetti astratti. Alla fine del capitolo parla dei luoghi delle facezie Poi arriva alla parola FABELLAS che viene tradotto con NOVELLA. XXII: suddivisione in scherzi, motti, buffonerie, novelle: fabellas: su questa idea di favola si innesta il concetto di novità, novella, si innesta l’idea di essere portatore di novità, di racconto è come se questi due termini collidessero tra loro. Le novelle sono in se stesse piacevolissime e fatte a ogni genere di facezia, sono da situazionare sono adatte a tutti i luoghi, ne esistono di due tipi: l’uno assume ad esempio gli animali privi di parole come le storie di Esopo o cose inanimante come erbe, alberi, pietre etc. l’altro genere sia reale che di invenzione viene definito come cosa nuova (cronaca) o antica (storia) che passa sulla bocca degli uomini (Pontano non specifica il nome) noi le chiamiamo novelle. A queste categorie vorrebbe aggiungere le favole da vecchiarelle che noi definiamo favole, che danno divertimento: iucunditatem. In questo genere di novelle crede che debbano essere inserite anche le poesie che si cantano con la cetra o il flauto ossia le liriche, e che esortano le virtù, quindi, parla dei racconti epici. Anche le narrazioni storiche a volte possono essere ristoro dalle fatiche e dagli affanni. Lezione 10 16/03/2023 Siamo nel libro IV dell’opera di Pontano, c’è un capitolo con le regole da osservare nel provocare il riso: «riteniamo invero che le novelle siano specificamente proprie degli uomini faceti», l’uomo faceto è l’operatore nello spazio delle novelle, «infatti i faceti sono estremamente affabili e abbiamo dimostrato nel libro precedente che le novelle sono ad essi assai familiari; queste vengono narrate perlopiù senza recare offesa e -cosa lodevolissima- anche con sommo gradimento. Sono infatti divertenti e generano appunto sia il riso garbato, piacevole, sia l’approvazione per ciò che viene detto, tanto che, quand’anche siano inventate e lo si comprenda, appaiono create per uno scopo serio». È un discorso debole, ma è primario per Pontano è recuperare una pratica di linguaggio strettamente legato alla giocondità e quindi non può fare a meno di costruire questa doppia coppia che accomuna il momento del riso con il momento della distensione. Naturalmente fa riferimento alle storie inventate, fittizie, frutto di fantasia. Il concetto di azione è importante, qualsiasi sia l’azione, finte o vere. Andiamo a vedere più da vicino le tipologie di narrazione: Pontano quando pensa alla novella pensa al linguaggio, ciò che viene agito spesso come oggetto del racconto sono i motti (lo aveva fatto anche Boccaccio, ma anche nel Novellino, non quello di Masuccio, ma uno precedente, è un testo che si è andato costruendo intorno al 1290 in area toscana e che per esempio Dante conosceva, che si pone come antologie delle belle battute e delle belle risposte, è una raccolta di exempla, cioè di racconti esemplari, episodi in cui i soggetti agiscono tramite il linguaggio, ci sono delle storie perché ci sono dei motti; gli exempla erano i loci che usavano gli oratori per le prediche);sembrerebbe che in Pontano sia intrisa l’idea che narrare significa esporre il linguaggio, azioni, qualsiasi esse siano, finte o vere, l’importante è che la favella si basi sui fatti e non solo sulle parole. I gesti sono il parlare, il dire. Nel V libro c’è una spiegazione più ampia sulla cosa sia novellare: emerge subito il fatto che per Pontano fabellare è una dimensione orale, un racconto orale, tant’è che va adattato all’espressione del volto il più possibile conveniente e ad un giusto tono di voce, non ne parla assolutamente come un qualcosa di scritto. Fa poi due tipi di esempi: «Mia nonna Leonarda, donna famosa per la sua memoria, era solita raccontare che una volta la Podagra [=gotta, è la personificazione di una malattia], nelle vesti di donnicciola, durante le sue peregrinazioni era finita in un piccolo villaggio nel quale, vedendo le casupole costruite malamente, piene di ragni, sporche di muffa e sozzo marciume[...] addio, dunque, case di campagna e sudice coperte! Dobbiamo cercare la città e i suoi agi [...] e quando vedeva la fatica affannarsi di fronte alla sua porta, ordinava che fossero cacciate, e gli affanni soprattutto alla sobrietà e moderazione di allontanarsi di lì. Questo raccontava la nonna ai bambini accompagnandolo con il volto, voce e gesti convenienti, come si addice a chi narra una fiaba (fabulantes) per indurre l’animo infantile a costumi onesti, all’operosità e alle fatiche.» Anche questo è un apologo, perché c’è la personificazione di una malattia, che non trova da attecchire dove si lavora, dove le persone che lavorano come i fabbri non possono contrarre queste malattie, a differenza invece di chi ozia ed è ricco, e può permettersi di mangiare la carne. Perché tradurre fabulantes con chi racconta una fiaba, e favella invece con novella? Ciò che conta è il contesto con cui Pontano fa un esempio di favella. C’è poi un secondo esempio, dopo la nonna che racconta la fiaba, c’è quello della mamma che racconta un qualcosa di diverso, sempre una sorta di raccontino morale, indicata in città come una storia vera. Ciò che è interessante cogliere è che sia che si tratti di fiabe, sia che di racconti così poco definibili, sono collocabile all’interno del mondo del sermone faceto. C’è una parte di Pontano in cui parla dei motti faceti, in cui inserisce anche molti nomi che poi saranno alcuni dei dedicatari delle novelle di Pontano, e si rifà a episodi di cronaca, di storielle al tempo conosciute. Pontano non riesce a sciogliere l’arte del far ridere e l’arte di convincere, cioè diportare approvazione; il suo libro di fatto è un trattato di estetica, paragonabile al trattato “Voluptas” di Lorenzo Valla. Questo trattato si conclude magnificamente, l’ultimo libro è dedicato all’ironia, la forma sana di tutti i processi di dissimulazione; lui aveva distinto tra il gioco, lo scherzo e la verità, e qui parla della dissimulazione, chiamandola esplicitamente ironia. Passa dalle figure di parola, che si dimostrano attraverso gli esempi, per arrivare poi alle figure di pensiero, che sono dei modi di pensare, fino ad arrivare all’ironia che è una delle forme di pensiero più prossima alle forme del riso. Lezione 11 22/23/2023 Esperienza importante di Pontano nella corte Aragonese, quando lui scrive queste pagine sono gli anni ‘70 quindi proprio a ridosso del lavoro di Masuccio e questa opera verrà risistemata insieme a tutte le altre quando si congederà dal lavoro. L’anno di morte di Pontano coincide con la definitiva scomparsa degli aragonesi da Napoli. Pontano consegnerà le chiavi della città a Carlo d’Angiò scriverà l’asinus una commedia che però risulta come un dialogo  è un racconto metaforico sull’ingratitudine. Nel libro vi è traccia di un legame teorico tra il narrare ed il comico, tra la facetudine e la narrazione di Salernitano, il faceto novellistico quindi. Si concentra sulle FABELLE sul concetto di fabellare, dividendole in 2 tipi, la fabella intesa come favola in cui parlano anche oggetti inanimati e fabella intesa come racconto, come narrazione domestica/focolare che può essere qualcosa di accaduto, la fabella viene concepita come luogo di invenzione in cui è riconoscibile il vero dal falso. Quando fa esempi di questa narrazione parla della MAMMA e della NONNA, non fa un esempio letterario ma qualcosa che appartiene al popolo, al pubblico. Queste caratteristiche definite da Pontano, questa definizione che lega la narrazione al comico può essere vista all’interno delle novelle di Masuccio Salernitano? Vi è sia la facezia che l’idea di presentare un equilibrio morale proprio come sostiene Pontano, lui usa il comico non solo come strumento ludico ma il ridicolo permette di creare una sorta di equilibrio all’interno della narrazione, il comico che non cede alla volgarità e al disprezzo e questo ritorno in Masuccio. L’equilibrio significa proprio non cadere nella volgarità dell’espressione, i personaggi negativi non vengono derisi ma sottolinea la depravazione, non procede tramite insulti ma attraverso un linguaggio equilibrato. È raro un attacco diretto al personaggio, piuttosto li rimprovera e apostrofa, spesso in maniera forte ma non fa satira, non è volgare. La presenza di cose volgari non va confuso con l’assunzione di uno strumento retorico che usa la volgarità come forma di espressione, ovvio è che lui a volte assuma posizione di disprezzo o critica dei personaggi, anche se parla di argomenti volgari riesce a mantenerli all’interno di un equilibrio retorico. Pontano inizialmente era vicino alla volgarità e nella maturità tenderà ad abbandonarla mentre Masuccio non accentua mai la retorica della volgarità, non aggredisce volgarizzando il discorso che fa, riesce sempre a trovare un equilibrio e spesso mostra anche un atteggiamento di pietas nei confronti di alcuni personaggi. Sviluppa a volte simpatia per personaggi che compiono atti riprovevoli così come la novella che riesce a far ridere ma anche riflettere. Es. di retorica dell’equilibrio “venne doppiamente ripagato” (rubrica di una novella) Masuccio sicuramente fece i conti con la posizione di Pontano che rappresenta il ragionamento medio dell’etica del comico del tempo, da qui si comprende il limite fin dove Masuccio può spingersi. Il rapporto tra dedica e contenuto della novella è molto forte, ragionato e sensato. Nel de sermone Pontano fa molti esempi, racconta molti aneddoti che appartengono alla storia antica (Alfonso d’Aragona era appassionato di Tito Livio) altri appartengono alla storia vicina, a fatti orali contemporanei a Pontano, utilizza anche elementi di cronaca (ascolto dei fatti accaduti). Nell’ambito dei racconti di facezie (cose che fanno ridere di racconto quotidiano verosimile) era già utilizzato e sdoganato nel periodo umanistico, ecco infatti che si ha il “Libro delle facezie” di Poggio Bracciolini: uno dei più grandi umanisti, personaggio molto erudito inventore anche di una forma di scrittura (corsivo) scopritore di manoscritti. Nella prima metà del ‘400 vi è un’ opera di Arlotto che raccoglie proprio facezie, battute, racconti divertenti, la forma dotta invece era rappresentata da Bracciolini. È probabile che Pontano, negli anni ‘70, con il De Sermone, quando scriveva queste pagine, ragionando sulle facezie che potevano essere incluse in un trattato di retorica forse pensava proprio alla tradizione umanistica, piuttosto che a Boccaccio. Distanza tra Pontano e Masuccio: in Masuccio la novella non è sempre comica, esso presenta anche delle narrazioni che non appartengono al mondo delle Favelle come lo presenta Pontano in cui il comico è predominante. Sicuramente vi è qualcosa che lega i due ma presentano anche delle differenze significative. Pontano racconta un mondo di favelle/novelle che solo parzialmente è quello di Masuccio Il racconto morale forse non era completamente nella facezia era in un altro campo, o forse pensava che la novellistica non fosse abbastanza interessante da includerla nella retorica, ancora siamo nel pieno di questa incertezza. Si tende a separare pontano da Masuccio perché il primo non ha mai scritto nulla che non fosse latino mentre il secondo ha scritto anche in volgare con l’intenzione di servire la corte aragonese, con una forte dimensione regionale (campana) una lingua che potesse dialogare anche con il toscano, una lingua letteraria che potesse essere letta a Milano ma che contenesse caratteristiche tipiche del mondo napoletano, unisce due coinè. È un tentativo di ricostruzione di due linee parallele da un lato il mondo aragonese (corte arricchita dalla presenza di grandi illuministi, regno con re spagnolo che usa come veicolo comunicativo il volgare, questo perché tutti i baroni d’Italia sono di lingua meridionale ) nel ‘54/ ‘55 viene inventata la stampa a caratteri mobili, siamo proprio in questo periodo. A Napoli arriva negli anni ‘60 e Masuccio scrive circa negli anni 50 perché i suoi Ultima storia: Storia di un mercante che porta suo figlio in viaggio con se e durante il viaggio il figlio dice “sai che quegli uccelli hanno detto che il figlio sorpasserà il padre” alla fine il padre la notte uccide il figlio. Torna a casa dicendo che il figlio era affogato, egli però in realtà galleggia fino a che non viene salvato e viene portato nella casa di alcuni pescatori che non hanno figli e decidono di adottarlo. Egli mostra la virtù di saper leggere il linguaggio degli animali, in particolar modo gli uccelli. Era molto arguto ed intelligente fino a che non arriva la notizia che il re della terra in cui lui era stato salvato (lui era straniero) il re è tormentato da 3 cornacchie che volano sulla sua testa e dice che chi riuscirà a liberarlo dal tormento avrà in sposa sua figlia e quindi lui parte per aiutarlo. Lui spiega che erano 2 corvi maschi e una femmina e sono li a litigare perché vogliono il giudizio del re, i due corvi sono uno giovane e uno vecchio, il secondo quando la femmina si è ammalata se ne è andato via e è arrivato in soccorso il corvo giovane che ha iniziato a prendersi cura della femmina, il vecchio poi è tornato reclamando il suo ruolo di marito legittimo e quindi inizia il litigio, vogliono il parere del re che dice che il diritto ormai è tutto della corva giovane. Il re, quindi, ora è libero e il giovane viene dato in sposo alla figlia, egli si dimostra savio nel tempo e diventa re. Una volta diventato re il paese vicino viene devastato da una guerra e gli abitanti si spostano nella sua terra e va in visita i profughi di questo regno e tra loro vede il padre e la madre e li invita a corte facendoli sedere a tavola e loro scoprono che era il figlio e il padre crede che si sarebbe vendicato invece il figlio decide di cedergli il regno. Questo è il racconto che convince definitivamente il re che la versione giusta è quella del figlio e fa imprigionare la donna. Il re si rende conto che il figlio è il portatore del seme reale e quindi è più importante della moglie, il primo genito prevale su tutto. Troviamo storie magico-fantastico e anche storie reali, vi sono narrazioni anche avventurose. Le storie devono convincere il re che l’apparenza inganna. 3-accanto a questa narrazione troviamo il NOVELLINO (fine del 200, autore anonimo) (Masuccio sceglie il termine novellino come raccolta di storie e non raccolta di novelle) testo complicato perché nel 1525, nel pieno dell’interesse per la novella il novellino venne stampato con 100 novelle ma nessuna delle edizioni manoscritte hanno questo numero. 4-troviamo anche il DECAMERON di Boccaccio a metà del ‘300, primo testo che fa fare il salso dal mondo dell’oralità al mondo della scrittura in maniera netta e compiuta. Si hanno poi anche pratiche di racconto novellistico che ribadiscono il rapporto orale che la novella ha con la società del tempo. Importante perché costituisce la questione narrativa nel sistema della corte. I giovani scappano dalla peste e nelle giornate vi sono dei momenti in cui vengono recitate le novelle. Per la prima volta boccaccio è colui che costruisce un’opera autoriale molto grane, prende le storie di strada, riciclate per creare però un’opera d’autore. Impone quindi alla narrazione uno stile preciso che è assente in tutti i lavori precedentemente detti, da uno stile a lavori che non sono autoriali. I suoi modelli sono Dante, Petrarca etc. Boccaccio unisce tutti gli elementi trasferire un genere che ha una circolazione varia, anonima disomogenea e spontanea in cui nessuno reclama niente in un’opera che è autoriale e quindi è uno scopritore di genere vero e proprio. Fondamentale perché emerge l’idea che la narrazione serve per far passare il tempo, abbina quindi la capacità del testo di arrivare dove vi è la solitudine (dedica l’opera alle donne) al fatto che la narrazione diventa una memoria condivisa, qualsiasi cosa accada almeno uno riesca a narrare tutte le storie. Istituisce all’interno del codex/testo, il valore della trasmissione narrativa! Come storie, favole, apologhi etc. sono il deposito di memoria narrativa, questo era implicito nei testi ma non era mai stato messo in gioco, l’eccezionalità del testo è proprio questo. Questo è un passaggio epocale che poi influenzerà l’inserimento della tradizione novellistica nella cultura letteraria. 5- In ambito toscano il prodotto più convincente, testimonianza di presenza viva nella società e sono le TRECENTO NOVELLE DI FRANCESCO SACCHETTI alla fine nel ‘300. -si ha anche una crescita di novellistica in lingua latina 6-l’ultima esperienza che fa da ponte a quella di Masuccio Salernitano è la persistenza della beffa che diventa un grande strumento di narrazione “spicciolata”. Lezione 13 28/03/2023 4- la scelta di Boccaccio responsabilizza la sua funzione di autore e evidenzia la potenzialità del genere che sviluppa, nel momento in cui boccaccio inserisce la forma narrativa nell’ambito della scrittura, nel libro e ne fa un oggetto non solo di piazza ma anche proiettato verso una dimensione di scambio più intimo, sviluppa questo passaggio dall’orale allo scritto (passaggio graduale e sfumato che avviene in momento e luoghi diversi) l’operazione che boccaccio fa in questo passaggio ha due polarità: -volontà di autorealizzare la narrazione novellistica, toglierla quindi dall’anonimato -rendere GENERE LETTERARIO questo tipo di narrazione che per diversità di contesti ed esposizione non ha mai avuto questo sviluppo. Negli anni precedenti a Boccaccio le uniche forme consolidate sono il novellino e i sette savi, opere che non hanno alcuna stabilità in questi sensi. Altro elemento importante è che Boccaccio stabilisce una relazione con la narrazione sociale che sviluppa un legame con il mondo della città e della corte, l’immagine che i personaggi si prendono del tempo creativo determina anche uno spostamento delle persone dalla vita collettiva : chiesa di santa Maria novella, ad una vita associativa che può essere visto come gruppo cortigiano, come la “corte”. Si ha l’idea di un “salotto” un gruppo di persone che intrattiene il tempo con si una responsabilità sociale ma più vicino all’immagine di corte, viene visto proprio come anticipazione della vita cortigiana. Boccaccio reinventa il tempo ricreativo facendolo consistere in una serie di narrazioni che sono popolari e casuali, non riguardano più le gesta i roman ma da spazio alle avventure che sono molto vicino al comico. Dentro il rapporto dinamico tra vita urbana sociale e privata della villa ciò che confluisce nella memoria narrata delle persone non è un mondo della letteratura ma e un mondo di cronaca di vita di strada, si vuole creare un’esperienza narrabile. Una delle produzioni giovanili di Boccaccio è il Filocolo, storia popolare passata anche nelle grandi narrazioni, è un romanzo di avventura ha traccia dei romanzi alessandrini e riprende il tema delle gesta della tradizione romanza, siamo negli anni 30 a Napoli, lo scrive nella corte angioina. Probabilmente è anche un’opera che nell’epoca medievale si afferma molto più del Decameron. Il Filocolo è un genere narrativo totalmente diverso da quello della novella e appartiene ad un filone di narrazione molto tradizionale. Boccaccio scrisse anche commentari narrativi in cui vi erano delle novelle che poi finiranno nel Decameron, lui già pensava all’inclusione di tratti novellistiche in strutture testuali non di genere, questo avvalora l’idea di boccaccio che sceglie di raccogliere i segmenti dispersi delle singole novelle in un’opera che faccia da collante. Differenze tra boccaccio e altri testi: Nei sette savi abbiamo trovato un teatro della parola, personaggi che disputano intorno alla verità, il racconto quindi aiuta, è un meccanismo che coadiuva la comprensione del vero e allena al giudizio. Il novellino invece ha una origine diversa, da l’idea che le conoscenze di questi avvenimenti hanno una forma repertoriali, un repertorio di luoghi narrabili, di casi, una raccolta di possibilità, il suo interesse è dare teatro di un’eloquenza basata sulla capacità arguta della conversazione. Sono due modalità di costruzioni del testo molto diverse. Questa antropologia del gesto narrativo è molto diversa. Una sezione importante del Decameron, la 6° giornata, è dedicata ai MOTTI che sono tutta la narrazione proprio come accadeva nel novellino, qualcuno esce dalla narrazione con una battuta efficace, il motto serve proprio ad uscire dalla rete della narrazione, è un’evasione dal tempo reale. Emerge come il motto è un luogo di disincanto, attraverso cui ci si sottrae da una situazione vincolante. Es. Madonna Orietta. Un'altra novella con il motto è quella su Cavalcanti in cui combina il motto con il gesto del salto. Boccaccio combina bene questa dimensione e riesce ad isolarla, se riesce a fare questo significa che questo elemento già esisteva. Questa dei motti, quindi, è una forma molto sviluppata nel corso della storia della novella, attraverso la raccolta anonima (raccolta di testi scritti da più autori) di questo personaggio che non si conosce ossia i motti e le facezie di Piovano Arlotto, si diffonderà moltissimo fino all’area toscana. Masuccio alterna il motto/la beffa con narrazioni anche tragiche e si colloca allora sulla linea Boccacciana di metter e insieme narrazioni di tenori differenti, il riso ed il pianto vanno insieme. L’unica cosa che Masuccio non fa è accogliere la linea fiabesca tipica della novella e il Decameron è pieno di elementi magico, spirituali, demoniaci. Masuccio accoglie questo mondo di credenze, di elementi magici per divertire il lettore, per evidenziale la stupidità dell’uomo, lo usa come strumento di riso piuttosto che come tensione emotiva. Quando Boccaccio inserisce il magico come forma comica, lo fa nell’ultima giornata in una storia complessa che tratta il tema delle crociate… un letto magico arriva all’interno della chiesa proprio con una magia, il prete crede proprio che sia il diavolo, qualcosa di sovrannaturale. In questo caso Boccaccio usa il magico come elemento comico, non viene usato come narrazione di paura ma come narrazione di gioco e inserisce l’elemento magico come oggetto di derisione. Questo è un oggetto critico nella narrazione, indica proprio il punto di svolta! Non si chiede se l’oggetto sia plausibile o meno, serve qualcosa che svolti la situazione da dramma a comico. Dopo Boccaccio: Questa idea di Boccaccio forse non viene presa subito come una grande idea, non ha avuto un impatto immediato e di successo, abbiamo varie esperienze: testimonianze manoscritti ma unici o pochi, restituiti tardi. Opera di Ser Giovanni, giullare fiorentino che ha raccolto delle novelle alla corte angioina, non si sa molto di lui. Opera di un novelliere di Lucca, opera dedicata a situazioni tipiche del luogo, con una vena comica e molto spesso di tipo magico. La raccolta più interessante che appartiene alla stessa area ma di un tempo più avanzato sono le 300 NOVELLE DI SACCHETTI, opera che ha una storia curiosa. (anche questo ha un’antecedente lavorando con i vangeli, raccontava i vangeli, le storie simboliche riducendoli a storie più comuni) lui era un venditore di stoffe, divenne poi potestà in diverse città ed era legato a delle confraternite differenti. L’elemento davvero importante di questa raccolta è la rinuncia ad ogni tipo di stile scritto, vi è una dimensione molto forte dell’idea di voce, dell’idea di portare una voce insieme alla storia e questo è molto assente in Boccaccio. In sacchetti è molto porte l’idea che la scrittura è immediatamente performabile come situazione concreta. La narrazione di per sé è vera, così lui inizia, al di la del fatto che il contenuto sia vero o no, riprende quindi la narrazione di un fare di un dire di un oggetto narrativo che è indipendente dal suo contenuto. Inoltre, la vitalità di questi raccontini è tale per cui si ha l’impressione che Sacchetti le abbia scritte in maniera tale da lasciare nella carta la traccia della performazione orale, ad esempio, spesso le persone che si incrociano nelle novelle non sono toscani e spesso scrive i suoni che vengono prodotti quando si incontrano. Si ha l’idea di lasciare una traccia scritta dei dati dialettali, Sacchetti quindi pensava che chi leggeva la storia dovesse foneticamente realizzarla come un elemento anche di divertimento. Importante in questa esperienza è evidenziare che alla fine del 300 esiste ancora una raccolta di gestualità che ha una funzione di mediazione con il mondo orale cosa che nell’esperienza di Boccaccio sembrava ormai giungere al declino, si ha invece la sopravvivenza di questo in 3 diverse narrazioni, testimonia che si ha ancora un rapporto molto vivo tra le piazze e la narrazione anche anni dopo Boccaccio, questa narrazione quindi non è stata archiviata. Lezione 14 29/3/2023 12-13 pagine del testo Non fare tema sull’evoluzione della novella, più opportuno fare riferimento al testo per mettere in luce aspetti trattati. Assumere una tesi, es. parole specifiche, oggetti situazioni o luoghi che rivelano qualcosa. Es. approfondimento a chi è dedicata la novella, analisi della novella e messa delle caratteristiche più significative e interessanti, fare quindi un commento al testo scelto. Il testo ha una sua struttura che si poggia sempre alle altre Masuccio è molto sensibile a condurre la narrazione tramite l’azione! 15 Lezione 4/04/2023 Testi: 1-Villani  mette in luce l’importanza del rapporto tra latino e volgare. I massimi esponenti della corte aragonese. Si mette in luce come la corte diventa un punto di forte crescita della conoscenza umanistica, con l’umanesimo l’arte latina e greca vengono riportati alla luce. L’umanesimo è l’ Istaurazione di un rapporto con la cultura prevalentemente latina, quando arrivano le novità nel campo volgare i rapporti iniziano a mutare. L’utilizzo della lingua volgare ha dietro di sé sempre un programma specifico. Le due gemme di questo periodo sono Masuccio Salernitano con il suo novellino e l’Arcadia di Sannazaro  realizzato sicuramente sulla base della cultura latina. Questo testo mette in luce la peculiarità di Masuccio all’intero dell’umanesimo napoletano. 2-Novella del ‘400  mette in luce gli autori rievocabili al genere novellistico. A livello della novella il rapporto tra latino e volgare è molto interessante. Sia il motto che l’arguzia vengono usati come esercizio della lingua e si crea ulteriormente il rapporto tra le due lingue che hanno quindi due culture. Il quadro della produzione novellistica del ‘400 non è molto omogeneo, piuttosto è un clima vario in cui ci sono tendenze differenti, la novella è il luogo destinato ad accogliere una coincidenza tra il mondo della strada e il mondo della corte ed il genere si sottrae ad esse dell’uno o dell’altro, si ha quindi un recupero dell’elaborazione colta verso una produzione popolare. Messa a disposizione della memoria per la narrazione dei fatti non solo per un pubblico letterato ma anche popolare. In Masuccio scompare l’aneddoto, ma lui si concentra a costruire azioni come se ogni novella fosse un teatrino, per lui non c’è una morale da ricostruire ma una scena da creare e questo lo allontana da Boccaccio dove la scena narrativa si concentra sul dialogo dei personaggi, con Masuccio la scena narrativa scompare e rimane la narrazione. (scene e teatrini e non esemplarità e questo è un principio del racconto molto interessante perché da modo a Masuccio di essere libero nel modo in cui affronta i temi narrabili) in questa varietà di toni con cui affronta la materia che sono prettamente comici ma ina più casi anche in interi libri sono dolenti, drammatici e tragici fuori dallo scherzo, come se appunto la novella potesse costituire il luogo di un effetto emotivo e le emozioni più forti sono riso e pianto. Solo una piccola parte è rivolta all’orrido, al raccapricciante. Nelle novelle di Masuccio si ha una percentuale alta di scena tragica che produce dolore, disagio. È un tratto che è legato al fatto che il compito del racconto è quello di suscitare emozioni. 3-All’ombra di dioneo tentativo di far vedere come nei racconti di novelle avviene sempre il recupero di generi letterari tra di loro differenti, la novella è un luogo di transito della percezione del discorso scritto e orale, discorsi che trovano luoghi specifici altrove: contemporaneità o storia, la novella ripresenta sempre luoghi di appartenenza del discorso, commenti, cronache, biografie, una serie di attività con cui la scrittura che vengono ripresentate nella novella. Testo da fare: Linguistico confronto con le 3 edizioni Commento per quanto concerne gli apparati di informazione e storici che emergono dalla novella Aspetto tematico legato ai movimenti e gesti, quanto il flusso narrativo è legato alla forza dell’azione. 4-Terrusi  grande indagine linguistica e sulla possibilità di ricostruire un’edizione vicina all’originale. Vedere se la propria novella è coinvolta in una questione linguistica specifica 5-Pirovano  analisi delle figure retoriche Masuccio nella sua narrazione usa e ritmi e tempi diversi e divide il testo in momenti differenti, anche la ripetizione di un elemento o una immagine visiva contribuisce e collabora alla costruzione di una struttura. In un macrotesto ci sono sempre elementi che permettono di tenere insieme l’intera trama, questa struttura però non è presente in Masuccio, non viene costituita una trama come nel Decameron di Boccaccio e per questo lui inserisce dei tempi, dedica, narrazione, Masuccio, è come se fosse un richiamo alla memoria, sembra che utilizzi gli schemi mnemonici diffusi nel 400  venivano create in un foglio facciate di palazzi, edificio in tante parti e ad ogni parte era associato un argomento, si sviluppava una memoria visiva di ciò che veniva detto. Il fatto che Masuccio divide in 3 parti ogni novella è come se costruisse una facciata di un palazzo. I legami strutturali tra le novelle è il ripetersi di certe condizioni scenografiche, si ha una certa ritmica nella rappresentazione dei personaggi, nell’evolversi delle vicende, vi è sempre la medesima struttura: momento allegorico, allusivo, emozionante etc. che scandiscono la narrazione ed il testo in generale. 6-Masuccio convegno 1976
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