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Materiali e procedimenti esecutivi della pittura murale - C. Giannini (RIASSUNTO), Sintesi del corso di Restauro

Riassunto molto dettagliato del libro Materiali e procedimenti esecutivi della pittura murale di C. Giannini realizzato per l'esame di "restauro di pitture murali 1"

Tipologia: Sintesi del corso

2020/2021

In vendita dal 09/03/2021

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Scarica Materiali e procedimenti esecutivi della pittura murale - C. Giannini (RIASSUNTO) e più Sintesi del corso in PDF di Restauro solo su Docsity! Il supporto Il restauro e il recupero è competenza delle Soprintendenze ai Beni Architettonici e Paesaggistici del Ministero dei Beni Culturali e delle Attività Culturali : art.50 del Codice dei Beni culturali regolamenta in materia di distacchi di affreschi, graffiti, lapidi, stemmi…etc. esposti o non alla pubblica vista e secondo l’Art.11 sono le “cose oggetto di specifiche disposizioni di tutela”, hanno duplice status: quello di ben culturale e quello di parte inalienabile di un complesso architettonico. La pittura murale è in grado di modificare lo spazio architettonico, creando effetti illusionistici. Affianco ad essa i pittori sfruttarono anche l’arte delle stucco arrivando ad utilizzarli per sostituire l’architettura stessa es. cornici, modanature, finti marmi in stucco e dipinte. La pittura murale aveva anche una funzione narrativa es. effetti del buono e del cattivo governo- Siena. Quest’arte raggiunge il massimo sviluppo in età Barocca con cui si riuscì a superare i limiti architettonici. Preparazione affresco: 1. preparazione della parete: il supporto è “ ogni tipo di superficie destinata ad accogliere un rivestimento policromo” in questo caso possiamo avere una roccia naturale o roccia tagliata su cui si applicava il colore direttamente o con grasso animale, (pitture rupestri), una muratura. Nel secondo caso prima di applicare l’intonaco bisognava bagnare la superficie. Altri tipi di supporto sono il canniccio o incannicciata (stuoie) ottenute incrociando a lisca di pesce o a stuoia semplice delle canne palustri, su di esse poi venivano applicati vari strati di malta con granulometria sempre più fine. Veninavo usate per affrescare strutture verticali come finte volte o come supporto per affreschi strappati. 2. stesura degli strati di intonaco : sono il settore intermedio tra muratura e pittura e sono : il rinzaffo, l’arriccio e l’intonachino. Si deve ottenere una superficie dalla colorazione uniforme, omogenea e con una finitura in grado di agevolare l’aggrappo del pigmento. Gli strati di intonaco devono essere umidi finché non si termina il lavoro. Intonaco: (tonaca = vestito) Malta: miscela omogenea costituita da tre componenti fondamentali: legante, aggregato e acqua ottenendo un insieme plastico, malleabile e fluido eventualmente arricchito con additivi e/o aggiunte. Legante: qualsiasi materiale organico o inorganico capace di assicurare legami stabili e un certo grado di coesione tra i componenti di una miscela. Il più usato è la calce, ottenuta dalla calcinazione di pietre naturali con contenuto di carbonato di calcio <95% con impurità minori del 10%. (ciclo della calce) Bottaccioli / calcinaroli= grumi di calce viva non spenta e idrata che a contatto con l’umidità della muratura rigonfiano e formano crateri fino a 1cm. Aggregato: materiali granulari di diversa consistenza, ricavati da materiali lapidei naturali e artificiali che mescolati con il legante, forniscono lo scheletro all’impasto della malta e ne compensano il ritiro in fase di presa. Il più usato è la sabbia preferibilmente da cava e vagliata. Gli aggregati vengono definiti anche carica se impartisce alla malta proprietà idrauliche o inerte nel caso contrario. Additivi: materiali naturali (paglia, pula…) o artificiali (cocciopesto, polvere di marmo, pozzolana) aggiunti in piccole dosi impartiscono alla malta caratteristiche chimico- fisiche, meccaniche operative e cromatiche migliori. Acqua: prima di impurità es. sali disciolti quali cloruri, nitrati, solfati, composti ammoniacali. Malta aerea: contiene un legante che fa presa all’aria e non in presenta di umidità/acqua Malta idraulica: contiene un legante i cui processi di presa ed indurimento avvengono all’aria in presenza di umidità, a contatto con l’acqua o in ambienti sommersi. Responsabili dell’idraulicità sono 4 ossidi: ossido di calcio (CaO), silice (SiO2), ossido di alluminio (Al2O3), ossido di ferro (Fe2O3) generati dalla cottura di rocce calcareo.marnose contenenti percentuali di argilla (6-20%) 3. realizzazione della pittura : a fresco, a calce e a secco, nel primi due si sfrutta il processo di carbonatazione della calce che lega permanentemente il pigmento ai cristalli creando uno strato pittorico molto resistente, nel terzo caso invece il pigmento è unito ad opportuni leganti e poi steso sulla superficie creando una pellicola pittorica più fragile. Colore: è l’impressione fisiologica e soggettiva prodotta sull’occhio umano dalla radiazione elettromagnetica nella banda del visibile riflessa e selezionata dai corpi su cui essa ha inciso. Materie coloranti: sostanze capaci di impartire colore ai supporti su cui vengono applicate, si distinguono in artificiali e naturali, queste ultime sono a loro volta distinguibili in minerali (inorganiche), vegetali e animali (organiche) Pigmenti: sostanze polverulenti, amorfe o cristalline, più o meno trasparenti, generalmente fini o molto fini, dotate di colorazione propria e insolubili. Possono essere minerali naturali o artificiali. Coloranti: sostanze trasparenti, solubili in acqua o nei principali solventi, chimicamente costituiti da molecole organiche. Sono di origine naturale (vegetale o animale) o artificiali e di di sintesi. Essi impartiscono il proprio colore per inclusione, assorbimento o generando legami chimici. Lacche: cooprecipitazione di coloranti dalle loro soluzioni su gel di idrossido di alluminio. XX sec. le nuove architetture portavano ad avere nuovi supporti es. parete prefabbricata o contenente isolanti termici e acustici in più iniziò ad essere utilizzato il cemento al posto della malta come preparazione unito a gesso o calce applicato poi su pannelli di eternit, populit, rete metallica e lavorazioni del legno come la masonite, il compensato…= nuove forme di degrado. Pigmenti minerali naturali: • Bianco di San Giovanni: carbonatazione dell’idrossido di calcio. Usato come pigmento bianco nella pittura murale, oggi impiegato come inerte per dar corpo ad alcuni coloranti organici. • Bianco di marmo: macinazione di marmi bianchi o di rocce calcaree. • Bianco di scorze d’uovo o di guscio: è il guscio delle uova lavati e tritato finemente fino ad ottenere dei pani da lasciar asciugare al sole. • Ocre gialle: presenza dell’idrossido di ferro, mineralogicamente conosciuto come goethite tra il 15-20% e il 60-70%; questa composizione variabile rende possibile l’esistenza di numerose ocre, dalle tonalità più o meno dorate. Se calcinate, le terre gialle perdono acqua e si ottengono le terre rosse. • Orpimento: è un trisolfuro di arsenico. Dal colore giallo caldo, simile al colore dell’oro che si supponeva esso contenesse. Si decompone in presenza di acqua e annerisce con il calore. • Ocre rosse: terre di composizione simile alle ocre gialle ma con un maggior contenuto di ossido ferrico anidro, le tonalità variano dall’arancio al rosso violaceo. es. rosso sinopia, rosso indiano, rubica. • Cinabrese: mescolanza di pigmenti rosso chiaro (sinopia chiara) e bianco di san giovanni. Utilizzato secondo Cennini per gli incarnati- • Cinabro: solfuro di mercurio con tonalità tendenti all’arancione. Sostituito dal Vermiglione, pigmento artificiale. • Morellone o Caput mortuum: minerale a base di ossido ferrico simile all’ematite. La tonalità corrisponde dalla miscela di ocra rossa e nero di carbone. • Realgar: bisolfuro di arsenico dalla tonalità rosso aranciata era già conosciuto all'epoca degli Egizi che lo utilizzavano più che nella pittura vista la scarsa stabilità alla luce e la sua elevata velenosità, nella cosmesi femminile. • Malachite: un carbonato basico di rame ottenuto dalla macinazione del minerale.Si altera e annerisce per riscaldamento, ed in presenza di alcali, acidi e solfuri. Il minerale si forma per alterazione di altri minerali di rame e per questo si dice secondario. Deve essere macinata ma non troppo finemente, poiché si schiarisce passando ad un verde pallido e grigiastro. • Terra verde (Verdeterra) : alluminosilicati di ferro bivalente e trivalente, potassio e magnesio, formato da miscele di glauconite e celadonite. Il colore varia da verde opaco con sottoprodotti bluastri a verde giallastro intenso. • Verdaccio: ricetta di Cennini: ocra scura, nero, bianco san Giovanni, Cinabrese. • Terra d’ombra naturale: varietà dell’Ocra bruna dopo cottura, caratterizzato da alte percentuali di ossidi di manganese • Terra d’ombra bruciata: varietà di Terre naturali ma più scure con sottotono rossastro. • Pigmenti neri: potevano essere ricavati da terre naturali (es. terra nera: argilla, carbonato di calcio, ferro e manganese), da minerali (grafite) oppure da prodotti di combustione e calcinazione di materiali naturali (nero di carbone, nero di vite, nerofumo, nero d’avorio). • Azzurrite: Pigmento di origine minerale conosciuto fin dagli Egizi. A base di carbonato basico di rame, se macinato troppo finemente perde il suo potere coprente. Si estrae dai giacimenti nel quale è associato alla malachite infatti in base alle impurezze di malachite che contiene avrà un colore blu verdognolo. Con umidità e ioni di cloruro porta alla formazione di ossidi di rame di colore nero e verde, reazione sfruttata per distinguerlo dal blu oltremare. In Inghilterra era chiamato “azzurro d’Alemagna”. • Lapislazzulo (oltremare): si ottiene da una roccia/pietra Lazurite, proveniente dall’Afghanistan, composta da diversi minerali la cui componente principale è lazurrite con impurezze bianche di calcite e di pirite. Se macinato troppo perde potere coprente. Ha ottima stabilità ma tende a decolorarsi con l’umidità. Utilizzato sia in miniatura che in pittura e affresco. Molto costoso e raro. • Aerinite: minerale argilloso con presenza di ferro bivalente, ha un forte potere coprente ed intensità cromatica. Colore blu con sfumature di verde. Consiste nel dipingere con i pigmenti stemperati in latte di calce e stesi su basi a fresco o su stesure di sola calce. Il latte di calce si ottiene diluendo il grassello di calce con quantità di idrossido di calce intorno all’1% -25% in acqua. Risulta più opaca e meno trasparente dell’affresco anche se più resistente rispetto alla pittura a secco, in più il bianco della calce rende la pittura molto luminosa. Anche le pitture a calce venivano poi ritoccate a secco. Come si costruiva un immagine: 1. disegno preparatorio o primo contorno 2. campiture di base (fondi delle scene, abiti…) 3. prima ombra in terra verde (ripresa dei contorni all’interno del disegno) 4. seconde ombre o mezze tinte 5. scuri o secondo contorno 6. contorno finale 7. luci finali Acqua di calce: soluzione satura di idrossido di calcio, si presenta come un liquido incolore e trasparente. Si ottiene stemperando il grassello in acqua per 24h, la parte limpida che se ne ricava e l’acqua di calce. Utilizzata per disperdere i pigmenti, consolidante e aggrappante, per realizzare scialbature con proprietà antisettiche e disinfettanti. Pittura a buon fresco In uso dal XIII secolo in poi è una tecnica su supporto murale che utilizza come legante la calce dell’intonaco fresco. I pigmenti, diluiti in acqua, vengono applicati sulla superficie quando l’acqua migra nell’arriccio sottostante lasciando liberi i pori superficiali dell’intonaco. Mediante il processo di carbonatazione dell’idrossido di calce si genera una pellicola dura e compatta di carbonato di calcio che ingloba il colore in modo permanente. Se si vuole aumentare il tempo di presa basta lisciare l’intonaco con una cazzuola in modo da richiamare l’umidità/idrossido di calcio. I colori che si possono utilizzare sono minerali, quindi in grado di resistere all’alcalinità della calce, e vengono uniti a del bianco di san Giovanni che contribuisce al loro fissaggio. Non possono essere utilizzati invece i pigmenti a base di piombo (biacca, minio…) i solfuri (orpimento, vermiglione, cinabro) , quelli a base di rame (malachite, azzurrite, verderame) e le lacche. Tutti questi venivano stesi a secco con opportuni leganti. Nel 400’ si preferirono tecniche miste : sfondi, paesaggi e base per incarnati a buon fresco, il resto dei dettagli a secco o ad olio. Frequente era l’impiego di lamine metalliche in oro, argento, rame e stagno applicati a foglia sul muro oppure su una pastiglia di pece o cera con un legante oleoso chiamato missione. L’oro poteva anche essere ridotto in polvere e steso come un pigmento con un legante = doratura a conchiglia. Mecca= lamina di stagno dipinta ad imitazione dell’oro. Lo stagno è più spesso, ottimo per brunitura, punzonatura e bulinatura, poteva essere applicato anche prima di dipingere e poteva essere tagliato facilmente nella forma voluta. Mezzo fresco : dipinti murali realizzati a fresco e ritoccati a secco Pittura a secco Pigmenti stemperati in vari leganti e applicati su una superficie di intonaco o di sola calce asciutta. Molto spesso nelle stesure a secco venivano realizzate delle basi colorate che contribuissero alla resa cromatica finale es. rosso ematite come base per l’azzurro (azzurrite). Caratteristiche legante: - proprietà coesive tra le particelle di pigmento e adesive tra esse e la superficie muraria. - buone proprietà filmogene - media viscosità : se è troppo viscoso non si stende, se è troppo liquido risulta poco stabile nel tempo - Dotato di elasticità funzionale - assenza di colore e trasparenza - proprietà protettive nei confronti del pigmento - inerzia chimica grazie alla sua insolubilità nei principali solventi organici usati nelle puliture - compatibilità chimico-fisica con i pigmenti Degrado: - cambia l’indice di rifrazione influenzando anche la resa pittorica - reazioni fotochimica di scissione dei legami chimici delle macromolecole costituenti il legante causato da radiazioni elettromagnetiche naturali e artificiali. - ingiallimento e viraggio cromatico causato da radiazioni elettromagnetiche naturali e artificiali. In base al legante di distinguono: - tecniche a tempera: rosso d’uovo diluito in acqua (il più usato sui dipinti murali) si distinguono in: • leganti proteici: A. colle animali, sostanza proteiche ottenuta dalla macerazione di: • pelli animali (colla di pelle), • da ossa animali (colla di ossa) • da parti di pesce (colla di pesce) costituite principalmente da collagene con una scarsa percentuale di prodotti non proteici inorganici e organici. Le gelatine sono raffinate e costituite quasi al 100% da collagene, hanno minori proprietà adesive, invece la colla forte è meno raffinata e più potente. Le colle formano soluzioni colloidali acquose reversibile apportando calore. Tendono ad imputridire. B. Uovo : • Tuorlo: emulsione acquosa colloidale di proteine fosforate + oli e grassi animali stabilizzati da emulsionanti come la lecitina • Albume: soluzione acquosa colloidale di proteine, soprattutto albumina con piccole percentuali di grassi e sali minerali. Il tuorlo ha proprietà leganti migliori dell’albume perché contiene grassi. C. Caseina: fosfoproteina contenuta nel latte, del cui contenuto proteico costituisce circa il 70%. Essa può essere estratta dal latte parzialmente scremato, riscaldato a 35°C e portato a pH 4.8. 
 La caseina così ottenuta non è solubile in acqua e deve essere fatta reagire con alcali, formando dei caseinati. 
 Viene usata in forma di caseinati di: - ammonio come legante per pittura murale a secco (per ritocchi) - calcio come colla con spiccate proprietà adesive (colla di calce) 
 leganti a base di polisaccaridi • leganti a base di polisaccaridi A. gomme vegetali: Sono essudati vegetali amorfi, di natura polisaccaride solubili o rigonfiabili in acqua. Sono sequenze di monomeri di carboidrati semplici. Solubili in acqua e insolubili in solventi organici compresi gli alcoli es. gomma arabica - tecniche ad olio: oli siccativi che formano un film con ottime proprietà meccaniche e ottiche. • olio di lino: il più usato anche se tende ad ingiallire • olio di noce e di papavero: film di qualità più scadente ma meno tendenti ad ingiallire Degrado: 1. aumento dell’acidità del film per effetto dell’idrolisi nei trigliceridi 2. Maggiore sensibilità all’acqua con aumento dei processi di degrado per idrolisi. 3. Maggiore sensibilità ai solventi polari usati in operazioni di pulitura 4. ingiallimento: causato dalla presenza di particolari pigmenti, presenza di siccativi, grado di umidità e di esposizione alla luce, tipo di olio, grado di purezza e trattamenti subiti. - tecniche miste: miscele di più leganti es. tempera grassa= oli+uovo+colle+caseina+latte Tecniche miste di decorazione murale Dal 500’ in avanti le superfici da affrescare diventano sempre più grandi e i disegni sempre più complessi, il solo buon fresco non era sufficiente: servivano troppe persone e di conseguenza il risultato era disomogeneo, erano necessari continui ritocchi. Si iniziarono ad utilizzare più tecniche contemporaneamente: pittura a calce, pittura a secco, pittura ad olio e addirittura l’applicazione di tele dipinte (es. Andrea Pozzo - Sant’Ignazio,Roma) L’olio era utilizzato per ottenere tonalità scure. Le pitture venivano poi impreziosite da decorazioni in stucco: materiale plastico lavorato in tre dimensioni in grado di trasformare sotto il profilo ottico l’ambiente architettonico, in più nasconde le giunture tra la malta e trasforma le pitture in un sistema narrativo incorniciato. Si utilizzavano degli stampi oppure direttamente modellati a mano libera. Un altra caratteristica che distingue la pittura del 600-700 rispetto a quella neoclassica e 800esca è la granitura: si rendeva l’intonaco ruvido sollevando i granelli di sabbia in modo che il colore corposo attaccasse più facilmente in più erano meno visibili le giornate. Dall’800 in poi abbiamo una riscoperta del buon fresco e l’utilizzo di superfici lisce. Dipingere a olio su muro L’olio non è più utilizzato solo nei ritocchi finali ma si iniziano a realizzare veri e propri cicli pittorici es. Sebastiano del Piombo “Flagellazione Borgherini”. L’olio rispetto all’affresco: - ha una risposta alla vibrazione luminosa differente: è meno luminoso, - si ha a disposizione una gamma cromatica infinita, - i leganti non fanno traspirare la parete per cui si possono generare sub-efflorescenze, - i leganti tendono ad ingiallire. Cennino Cennini nel Libro dell’Arte tratta come preparare le superfici per l’olio, si deve trattare come una tavola o una tela per diminuire le interazioni tra superficie minerale e pittura organica: 1. saturazione all’intonaco con olio cotto 2. stesura di olio di lino + stesura di vernici resinose calde 3. stesura di una miscela di olio con bianco d’uovo 4. spugnature di colla o latte di fico. Encausto Sostanze cerose: sono costituite da una miscela di composti organici (esteri, alcoli, acidi grassi, idrocarburi) con lunga catena alchilica (da 12 a 38 atomi di carbonio). Sono fra i migliori agenti protettivi, ma utilizzate anche come legante allo stato fuso o in soluzione con essenza di trementina o derivati del petrolio. Posseggono essenzialmente legami saturi, sono quindi molto stabili. Non hanno infatti proprietà polimeriche, sono inerti chimicamente e sono idrorepellenti. 
 Sono totalmente reversibili ma hanno scarso potere adesivo. Fondono a 60-80°. Encausto (dal greco =io brucio): tecnica pittorica che si basa sull’impiego della cera applicata a caldo come legante del colore. I pigmenti sono mescolati alla cera che provvede a consolidare le particelle di pigmento e fissarle al supporto. La sua applicazione è testimoniata per dipinti su tela e tavola ma non per pittura parietale. Encaustificazione: spalmare la cera fusa sopra al colore come una vernice. 
 La scoperta delle pitture a Pompei ed Ercolano suscitarono la convinzione che le pitture antiche fossero eseguite a encausto. Nel 400’ Leonardo da Vinci tentò di utilizzare questa tecnica antica in modo però fallimentare per realizzare la Battaglia di Anghiari in Palazzo Vecchio. Nel 700’ continuarono i tentativi nell’utilzzo di questa tecnica e a Parigi Bachelier presentò due metodi: 1. sciogliere la cera nella trementina, la successiva miscelazione con pigmenti e l’applicazione su un supporto trattato secondo i metodi tradizionali. 2. Cera punica: ottenuta trattando la cera d’api a caldo con acqua salata, operando così una parziale saponificazione della cera e la sua emulsificazione in acqua. Venivano poi aggiunti i pigmenti e applicata a pennello su vari supporti. A pittura ultimata si andava a scaldare il retro dell’opera in modo che la cera si fissasse al supporto. Oltre a Bechelier ci furono moltissimi altri studi. Nel XIX i leganti cerosi erano ancora largamente usati: miscele di cera + vernici resinose + olio cotto (non sempre). La cera d’api e successivamente quelle sintetiche come la paraffina vennero utilizzate anche nel restauro dei dipinti murali soprattutto come stesure finali protettivi con rovinosi effetti sulla loro conservazione: alterazione delle tinte ed effetto impermeabilizzante .
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