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Medioevo Inquisitoriale: manoscritti, protagonisti, paradossi, di Marina Benedetti, Sintesi del corso di Storia Medievale

Riassunto completo di ogni capitolo del libro

Tipologia: Sintesi del corso

2020/2021

In vendita dal 12/09/2022

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Scarica Medioevo Inquisitoriale: manoscritti, protagonisti, paradossi, di Marina Benedetti e più Sintesi del corso in PDF di Storia Medievale solo su Docsity! 1 Medioevo Inquisitoriale: manoscritti, protagonisti, paradossi Marina Benedetti Parte 1. Una origine policentrica? Introduzione: L’inizio dell’Inquisizione, detto Officium Fidei, è “Policentrico” in quanto non c’è un “tribunale inquisitoriale” inteso come sede stabile e edificio normativo: nel Medioevo l’Officium Fidei è anche detto “Inquisizione dell’eretica pravità” il cui compito è quello di indagare “l’Eresia”, vista come “scelta” perversa e malvagia Paradossi: - Origine policentrica → non esiste un luogo preciso di nascita dell’Inquisizione, un edificio con “pietra fondativa” - Non esiste un momento esatto da cui nasce l’Inquisizione Le origini: Alle origini dell’Inquisizione si sono solo disposizioni normative del Papa e dell’Imperatore dirette alle autorità ecclesiastiche e politiche. Per comprendere il contesto abbiamo a disposizione: - Lettere → le lettere papali sono fonti privilegiate - Decretali (papali imperiali) - Trattati - Manuali o Directorium → manuale di procedura nell’attività inquisitoria del 1242 del Frate Predicatore Raimondo da Penafort: nonostante non fosse un inquisitore lui contribuisce alla nascita dell’Officium Fidei da un punto di vista procedurale e normativo nel suo periodo di “sperimentazione” o Directorium Inquisitorum → manuale di procedura inquisitoriale dell’inquisitore Nicolas Eymerich - Statuti antiereticali - Processi Le origini dell’Inquisizione si datano circa al tempo di Papa Gregorio IX dal quale inizia a svilupparsi, ma la disponibilità di fonti è poca a causa di un sistema di archiviazione non efficacie: - Il sistema di archiviazione dell’Officium Fidei → i documenti, atti giuridici e informazioni degli inquisitori non sono archiviati in mondo “centralizzato” in un unico archivio come nelle epoche successive, ma sono sparse in modo “eccentrico” nei diversi territori dove l’Inquisizione opera: si aggiunge anche la diffusa distruzione di archivi e informazioni riguardanti l’Inquisizione in Età Moderna o Jacques Fournier nel 1334 diventa Papa Benedetto XII: dopo la sua nomina porta i suoi registri con sé ad Avignone mettendoli nella sua biblioteca - Eruditi dell’Età Moderna → funzione essenziale nella riscoperta, conservazione e trasmissione dei documenti dell’Inquisizione del Medioevo da parte degli eruditi soprattutto del 1600 La svolta in Italia Settentrionale: - L’uccisione dell’Inquisitore Pietro da Verona → nei pressi di Milano (Barlassina) il 6 aprile del 1252 dai “Catari”: su questo fatto non abbiamo nessun procedimento giudiziario, 2 nessuna attestazione del termine “Inquisitore” nei documenti ritrovati “In vita” di Pietro oppure dossier sulla morte o agiografico (viene fatto Santo e canonizzato). La sua morte può essere una spiegazione ragionevole della svolta repressiva con epicentro Milano e con protagonisti i membri dell’Ordine dei Frati Predicatori (membro Pietro da Verona): o Figura di Santo Pietro da Verona → l’immagine del santo con un “falcastro” sulla fronte insanguinata; la sua canonizzazione a Santo avviene rapidamente già nel 1253, lui è i 2° dell’Ordine dei Predicatori a diventare Santo dopo il suo fondatore, Domenico da Caleruega nel 1234 o Arca sepolcrale → nonostante la grande mancanza di documenti su di lui, la sua arca sepolcrale è un riferimento visivo deposto nella chiesa di Sant’Eustorgio a Milano pagata dalla colletta dei confratelli inquisitori: si vedono le ferite sul cranio lasciando un “corpo-documento” come testimonianza - Morte dell’Imperatore Federico II di Svevia (1250)  A causa di questi 2 eventi soprattutto, avviene il rafforzamento e lo sviluppo dell’Officium Fidei sotto Papa Gregorio IX Capitolo 1. La politica di Gregorio IX 1.1 Alle origini dell’Officium Fidei Possibili date di inizio dell’Officum Fidei: - Sicut ait beatus Leo (1179) → si decide al 3° Concilio Lateranense di sollecitare a ricorrere ai principi cattolici per impartire il salutare rimedio della punizione corporale - Ad Abolendam (1184) → Papa Lucio III emana una decretale dove, oltre a presentare i nomi degli eretici, comincia anche la scomunica dei rappresentanti dei poteri politici che non si fossero impegnati nella repressione antiereticale (scomunica e interdetto sulle terre): data in cui “solennemente” sarebbe iniziata l’Inquisizione (in teoria) - Vergentis in senium (1199) → Innocenzo III equipara il crimine di eresia al “crimine di lesa maestà” - Pontificato di Gregorio IX (1227-1241) → identifica l’eresia come un crimine politico sviluppando il Negotium Inquisitionis o Inquisitio Haereticae Pravidas (inquisizione=ricerca), ovvero “l’Inquisizione dell’Eretica Pravità” Papa Gregorio IX: Ugolino dei conti di Segni (poi detto Gregorio IX) diventa cardinale-diacono di Sant’Eustachio poi cardinale-vescovo di Ostia sotto il pontificato di Innocenzo III (detto prima Lotario dei conti di Segni). La svolta è la nomina di Ugolino a Papa nel 1227: - Frate Predicatore Raimondo da Penafort → pubblica nel 1234 il Liber Extra, la raccolta ufficiale delle decretali pontificie - Bernard Gui → Frate Predicatore, maggiore protagonista dell’Inquisizione; anche lui non sa dire con precisione la pietra fondativa dell’Inquisizione ma sottolinea su Gregorio IX lo scontro con Federico II, la repressione nel Midi francese, soprattutto nel Tolosano, terra di origine di Bernard Gui che può dare informazioni anche in base alla sua esperienza personale per l’attività dell’Officium Fedei ma senza mai usare il termine “Inquisitore” - Niccolò Rosselli → Frate Inquisitore che diventa inquisitore aragonese, ma anche nel suo caso non offre informazioni sulla nascita dell’Officium Fidei  Non c’è coscienza dell’inizio del sistema di repressione, quindi noi abbiamo la necessità di fissarne uno e per farlo dobbiamo interrogare i documenti superstiti 5 o Vox in Roma (1233) → mandata alle persone più influenti dove viene descritta l’adorazione del demonio da parte di quelli poi chiamati Luciferani: la Vox in Roma precede la Summis desiderantis affectibus del 1484 che apre la strada sempre in area tedesca della compilazione del Malleus maleficarum del 1486  Quindi Chiesa e Impero inventano oppure no nomi di eretici, ma in area tedesca avviene lo sterminio dei Luciferani o adoratori del demonio  Questo periodo è caratterizzato dalla competizione tra Impero e Chiesa, tra Federico II e Gregorio IX, per il monopolio della lotta all’eresia dove entrambi parallelamente combattono con i propri ufficiali  La morte di Federico II e l’assassinio di Pietro da Verona porta al rafforzamento della Chiesa, del Papa, degli Inquisitori e lo sviluppo dell’Officium Fidei: pilastri fondamentali della nascita “senza fondazione” dell’Inquisizione sono Papa Gregorio IX e Raimondo da Penafort Capitolo 2. Pietro da Verona: Inquisitore e santo 2.1 Per una biografia Di Pietro da Verona non conosciamo l’origine famigliare né la nascita (comune nel Medioevo): l’origine si sa dal cognome toponomastico. Certo è la sua volontà di diventare Frate anche se non sappiamo quando avviene: nel 1245 è testimone in un processo nel quale non viene definito “inquisitore” ma col suo nome, bisogna vedere altre fonti per trovare la sua attività inquisitoria: - 1240 → si pensa sia divenuto inquisitore - Ut pressi quondam → del 1246 di Innocenzo IV che concede agli eretici convertiti la possibilità di diventare Frati Predicatori, provvedimento che permette la conversione di molti “eretici consolati”, alcuni dei quali diventano anche Inquisitori - 1251 → Innocenzo IV incarica Frate Pietro da Verona di sradicare gli eretici a Cremona con forza (non usa termine “inquisitore”), questo con i rafforzamento del Papa e dell’inquisizione dopo la morte di Federico II: non si sa nulla della sua attività inquisitoriale a Cremona ma è palese. È un periodo dove Cremona e Milano rivaleggiano per il monopolio ma l’arrivo di Frate Pietro a Cremona e la morte di Federico II (sostenitore) le impedisce la vittoria - 6 aprile 1252 → si pensa abitasse nel convento di Sant’Eustorgio a Milano quando viene attaccato e ucciso nel bosco di Barlassina. La morte del Frate ha enorme risonanza provocando la conversione di oltre 200 “eretici consolati”, alcuni dei quali sono coinvolti nell’omicidio del Frate: o Raniero Sacconi → diventa Raniero da Piacenza e Inquisitore o Daniele da Giussano → membro della famiglia coinvolta nell’omicidio del Frate; si converte poco dopo l’omicidio e diventa poi Inquisitore o Frate Mirano da Cambiago → definito come “eretico cataro” o Stefano Confalonieri → uno dei mandanti dell’assassinio di Pietro da Verona o Pietro detto Carino da Balsamo → presunto esecutore materiale del delitto; era stato console a Milano e dopo l’omicidio diventa Frate Predicatore  Le persone coinvolte nell’omicidio appartengono alla Chiesa di Concorezzo - Mattero Valerio → redige un repertorio erudito del 1600 dove elenca gli eretici specialmente dell’area milanese  Si può considerare Frate Pietro da Verona come il “grande assente” in quanto le informazioni sulla sua morte e la sua attività inquisitoriale sono scarse 6  La sua morte al posto di aiutare la causa degli eretici porta maggiore consenso verso l’Inquisizione e l’uso di mezzi e strumenti di coercizione per contrastare l’eresia 2.2 La documentazione: copie in coppia Dalle poche informazioni sulla morte, attività inquisitoriale dalla sua canonizzazione del 1253 si diffonde l’iconografia del santo-martire-inquisitore rappresentato con un “falcastro” conficcato in testa o un rivolo di sangue che scende dal viso. I confratelli usano la sua morte diffondendo la notizia con un duplice scopo: - Scoprire i colpevoli (probabilmente eretici) - Promuovere l’assassinato sugli altari del territorio per ottenere maggiore sostegno  Alcune informazioni le possiamo trovare nella Vita beati Petri martiris dove la sua agiografia si unisce alla sua biografia inglobando testimonianze inquisitoriali Ma possediamo molto poco del 2° Santo canonizzato dell’Ordine, abbiamo: - Alcuni interrogatori del 2 settembre 1252 a due membri della stessa famiglia, Ser Manfredo e Tommaso da Giussano - Interrogatorio a Stefano Confalonieri del 1295 → l’interrogatorio si trova nei quaderni delle “imbreviature” del notaio Beltramo Salvagno - Trascrizione del Domenicano Giovanni Serafilo Villa → copia dell’originale del processo conservata presso un membro della famiglia degli imputati, un certo dominus Filippo da Giussano, presubilmente legato all’ereticità o Frate/Inquisitore: si menziona anche la presenza di Daniele da Giussano divenuto in brevissimo tempo Frate e poi Inquisitore nel caso della propria famiglia, reclutato in modo veloce data l’emergenza - Agiografia Vita beati Petri martiris (riferimenti a Ser Manfredo e Tommaso da Giussano) - Lettere (del pontefice e dell’Ordine): o Si riferisce la morte di Pietro da Verona e le ferite del confratello Domenico (sopravvissuto all’attacco) a Papa Innocento IV o Missiva dove con la testimonianza di Domenico Frate Raimondo da Penafort fornisce tutte le informazioni: lui diventa fondamentale come mediatore per la canonizzazione di Pietro tra la Curia Romana e l’Ordine dei Frati Predicatori, date le sue opere importanti, Liber Extra (1232) e il Directoriom (1242) o In alcune lettere si riferisce della canonizzazione di Pietro da Verona, “esimio” Inquisitore e Predicatore, ossia “eccellente” per oltre 20 anni - Arca sepolcrale → monumento nella Chiesa di Sant’Eustorgio che narra gli episodi della vita e morte del Santo Pietro da Verona  Delle fonti che possediamo dobbiamo contare che ci sono errori, inversioni e omissioni, cambiamento di nomi, questo dovuto alla riproduzione documentaria di copie che trasformano il significato complessivo della testimonianza  Si capisce che agli inizi del XVI secolo nel convento non ci sono più documenti sulla morte e la canonizzazione di Pietro da Verona 2.3 Il contesto: Inquisitori ed eretici Dopo la morte di Frate Pietro da Verona ci sono processi che disponiamo contro: 7 - Ser Manfredo e Ser Tommaso da Giussano - Stefano Confalonieri da Agliate → processo si dilata nella seconda metà del XIII secolo con la sentenza nel 1295 → Dei nomi coinvolti nell’omicidio c’è una convergenza di provenienze a nord di Milano (Agliate, Giussano, Cinisello, Lentate) che definiscono un paesaggio ci castelli e signori locali che aderiscono al catarismo (la Chiesa di Concorezzo) Arriva l’azione con questi membri da parte di Innocenzo IV: - Giussano da Roberto detto Patta → dopo aver abiurato nel 1253 gli vengono distrutte mura, case e difese del suo castello di Gattedo - Stefano Confalonieri da Agliate → il suo castello non viene distrutto nonostante contro di lui l’inchiesta continua fino al 1295: si pensa che a fine del XIII secolo la carica distruttiva dell’Inquisizione sia diminuita o che fosse stato assolto - Pietro detto Carino da Balsamo → esecutore materiale dell’omicidio; in passato era console di giustizia di Milano  Si vede come molti degli accusati siano rispettabili signori locali con una carica pubblica importante  Nel processo contro di loro viene utilizzato un Frate che prima di prendere i voti faceva il notaio  Dopo l’omicidio oltre 200 eretici consolati si convertono, anche due grandi “Eresiarchi” come Daniele da Giussano che diventa Frate e poi Inquisitori in Lombardia contro la propria famiglia e i Catari: il “pentismo” è un fenomeno non secondario che non finisce nel XIII secolo Problema dei nomi: i sospettati sono “catari”, ma ci sono differenze nella toponomastica: - Processi del Trentino (1332-1333) → chi viene definito “buoni uomini” è un apostolo di Frate Dolcino da Novara, il più famoso eretico italiano - Altri contesti → chi viene definito “buoni uomini” in altri contesti appartiene ai buoni cristiani dualisti detti anche Catari - Ambito fiorentino → i Catari sono definiti Patarini (termine generico per eretico)  Nel corso dei secoli rimane la tendenza a inventare oppure no nomi degli eretici, ma quello che potrebbe sembrare un disordine delle parole, invece è coerente. Infatti nella stessa fonte i termini identificativi sono usati coerentemente Parte 2. I libri degli inquisitori Introduzione I libri degli inquisitori suscitano interesse nel pubblico ma la ricerca e scoperta di informazioni procede a rilento. I documenti in possesso degli inquisitori sono molteplici (in questo caso riferiti alla Lombardia): - Trattati antiereticali (detti generalmente summae) - Manuali di procedura inquisitoria - Quaderni contabili - Procedimenti giudiziari (processi) Tutti questi documenti che nel Medioevo non hanno un archivio centralizzato (struttura policentrica), si ritrovano in Età Moderna negli archivi del Sant’Uffizio (struttura centralizzata): nel Medioevo ogni Inquisitori dispone di diversi liberi per compiere l’Officium, ovvero la gestione dell’attività inquisitoria nella regione in cui è titolare, andando a creare una sorta di “archivio- 10 - Struttura della testimonianza → organizzata per temi elencando prima gli argumenta a dimostrazione dell’eresia e poi quelli a dimostrazione della santità  Questo caso è un esempio di dimorfismo tra santità ed eresia, che si conclude con la scomunica e d eresia di Armanno nel 1301 da parte dell’Inquisitore Frate Guido da Vicenza, il quale prende il posto come vescovo nella cattedrale di Ferrara: l’eretico e il sepolcro scompaiono Capitolo 4. Conservazione della memoria e repressione dell’eresia 4.1 Firenze: una testimonianza esemplare Frate Mino San Quirino: - Frate Minore coinvolto in un’inchiesta disciplinare - Dai registri contabili si vede che possiede come tutti gli inquisitori documenti, processi e sentenze, deposizioni, trattati e manuali sull’attività inquisitoria ereditati (dal predecessore dell’Officium Fidei) oppure comprati con l’inizio dell’incarico (si scrive la cifra e il bene acquistato sul registro) per un uso consultativo (a disposizione del titolare e dei collaboratori) - Archiviazione → metodi usati sono speso la catalogazione secondo criteri alfabetici, oppure come nel caso di Mino si usano le figure sulle copertine per riferirsi in modo preciso ad un caso, quindi immagini “parlanti” per un’immediata visualizzazione dei contenuti o Frati apostati → l’immagine del “frate a mezzo busto” rappresenta il caso dei frati coniugati o Ser Lando da Gubbio → l’immagine del “caprone” ha valenza infamante e richiama anche l’universo stregonesco dove il caprone è l’apice della degradazione 4.2 Le finanze degli Inquisitori: Frate Lanfranco da Bergamo Concentrandosi sull’Ordine dei Predicatori, titolari del tribunale della fede in Lombardia: i loro registri contabili forniscono informazioni sulle finanze degli inquisitori, la gestione della repressione, i luoghi e come sono mantenuti i documenti e il materiale per la loro compilazione. Il caso di Frate Lanfranco da Bergamo: - Titolare dell’Officium Fidei di Pavia, la revisione del 1305 dà un’immagine del suo operato - Prende l’Officium nel 1292 e non trova nulla di pertinente usando un tono di denuncia in quanto i libri necessari all’attività o non sono stati portati o il predecessore li è presi con sé o Prendere Officium → assumere i compito di ufficio, la gestione - Si deve occupare della sua cella, luogo in cui lavora e dove tiene il suo archivio-biblioteca non segreto ma di certo controllato - Nei registri si riportano tutte le spese → trasferimenti del materiale (lui si sposta l’archivio va con lui), il materiale per la produzione documentaria (servizi del notaio, carta, inchiostro, supporti, …) - Spesso prima delle revisioni si compila, con la certificazione di un notaio, una “tabula”, ovvero dei pratici indici per una più agevole consultazione 4.3 Note contabili di altri inquisitori lombardi 11 Diversi inquisitori: - Frate -Inquisitore Giacomo da Borgo → è il successore di Lanfranco da Bergamo come titolare dell’Officium di Pavia: o Si registra dal notaio per prendere l’incarico o Compra il necessario per la produzione documentaria (pergamena, supporti, …) o Stile una “tabula” con l’inventario, destinato al suo successore o Organizzazione dell’archivio → l’archivio è organizzato seguendo delle concrete esigenze di efficienza operativa in quanto l’attività principale dell’Officium è quella di produrre e risistemare la produzione documentaria utile alla lotta contro l’eresia, per questo ci sono metodi per facilitare l’individuazione delle informazioni:  Scrivere nomi di persona e luoghi a margine della pagina (visibilità immediata dei sospetti)  Sottolineature  Le “tabule” sono sempre necessarie - Inquisitore Pace da Vedano → titolare di Genova e poi dei processi ai Visconti: o Non sempre si menziona il luogo preciso dove si tengono i “libri da lavoro” dell’Officum; a volte si usa il termine “repositorio” come contenitore adibito ai libri o Spese per il miglioramento delle carceri per impedire la fuga degli eretici - Inquisitore Marchisio da Brescia → titolare di Brescia o Accenna alla “cera per il sigillo”: ogni inquisitore ha il proprio sigillo per autentificare i documenti - Frate Corrado da Camerino → titolare a Ferrara o Si preoccupa del restauro di alcuni libri o Fa rinforzare con più serrature la stanza nel quale ci sono i “libri da lavoro” 4.4 Oltralpe: Bernard Gui e Jacque Fournier Inquisitore Bernard Gui: - È un “Poligrafo” visto che scrive sia opere di argomento storico sia produzione di documenti giudiziario-inquisitoriali - Catalogo della biblioteca dei Frati Predicatori di Toulouse → o Come da prassi non presenta settori o spazi dedicati a eresia e inquisizione, neanche qui che proliferano prima moltissimi eretici, e dalla Riforma anche molti protestanti o Presente il Malleus maleficarum → messo tra le lettere papali diventa un best seller per la repressione durante la “Caccia alle Streghe” del 1400 o Practica inquisitionis → di Bernard Gui o Con “Domus Officii” si designa in questo momento la collocazione dei libri degli inquisitori di Toulouse: altri manoscritti degli inquisitori alla loro morte a volte sono dati a notai o altri membri dell’Inquisizione o a Frati Predicatori che hanno il compito di riportarli nell’archivio del rispettivo Officium Fidei, come nel caso del cardinale-inquisitore Bernard de Castanet che dà tutto al cardinale Niccolò da Prato, il quale consegna il materiale a Bernard Gui che li riporta a Toulouse Nel XIV secolo l’assetto e il funzionamento dell’Officium Fidei prevedono nella maggior parte delle sedi un apposito edificio dove esercitarlo e in alcuni casi (Toulouse e non solo) anche un luogo dove collocare i materiali inquisitori: ciononostante spesso accade che finita l’attività inquisitoria 12 in una sede gli ex titolari portino con sé tutti la documentazione e materiale connesso all’attività nella zone per costituire delle “biblioteche provate” ad uso personalistico Vescovo-Inquisitore Jacques Fournier: Cardinale e poi Papa nel 1334 come Benedetto XII, finita la sua attività di inquisitore porta tutto il materiale ad Avignone: in più lui trasforma questi atti notarili e giuridici in un codice contenente quindi tutte le inchieste svolte nella Francia sud-occidentale durante la sua attività di inquisitore, portando la sua attività inquisitoriale ad essere un caso di “divulgazione storica”. Il passaggio da documento giudiziario a libro genera perplessità in quanto quel testo non era destinato alla circolazione e alla propagazione; da testo “senza pubblico” e da proteggere diventa un oggetto raffinato da mostrare Parte 3. Santità ed eresia: duplicità di un paradosso (secolo XIII-XIV) Introduzione Due parole che hanno occupato spazio nella medievistica internazionale: - Santità → verbo latino sancio che significa “sancire, riconoscimento esplicito” - Eresia → deriva dal greco hairesis ossia comportamento individuale riconosciuto come “scelta sbagliata” Entrambe le parole attivano un procedimento: - Santità → attiva un procedimento giudiziario, un “processo di canonizzazione” - Eresia → attiva un procedimento giudiziario, un “processo inquisitoriale”  La “promozione della santità” e la “repressione dell’eresia” sono complementari nella Chiesa Tra XIII e XIV secolo nelle città settentrionali d’Italia ci sono contrasti interni tra gli Ordini Mendicanti e le istituzioni della Chiesa per il controllo della santità: - Siena → l’attività inquisitoriale di Siena (Toscana) è marginale e affidata al controllo dei Frati Minori; si conosce poco a causa della mancanza di informazioni, ma c’è il caso di Frate Mino di San Quirino che da inquisitore diventa inquisito Capitolo 5. Eretici nelle cattedrali e nelle abazie 5.1 Riflessioni preliminari In Italia settentrionale non è marginale: - Da Santi “popolari” a condanna di Eresia: o Armanno detto Pungilupo a Ferrara o Guglielma detta la Boema a Milano → Entrambi sono condannati di eresia post-mortem - Da Eretico diventare Santi: o Giovanna d’Arco → morta al rogo a Rouen nel 1431 come eretica, ma altri processi decostruiscono la condanna per eresia e consolidano una memoria di santità: beatificazione nel 1909, canonizzazione della Santa nel 1929 e assunzione del titolo di “patrona di Francia” o San Francesco d’Assisi → altro personaggio al quale si attribuiscono trascorsi ereticali ma che diventa “patrono di Italia” nel 1939 15 Lo spettro della documentazione può essere allargato se si prende in considerazione “l’economia della repressione” contenuta nei registri contabili degli inquisitori: - Frate Minore Mino di San Quirino → esempio tipico dove un inquisitore diventa inquisitore al tempo del suo mandato all’Offium di Siena durante il quale attua una dura repressione o A causa di tutti i crimini nella gestione non ha supporto dai confratelli o Commette palesi scorrettezze amministrative nella gestione dell’Officium di Siena o Falsi di bilancio, scrive atti giuridici senza la mediazione del notaio come garante, avrebbe favorito i parenti, invocato il demonio, ha estorto molto denaro (gli eretici per rimanere liberi danni delle tangenti non registrate nel libro), maltrattamenti, rapporti sessuali, condanne giudiziarie inventate → Disonora l’Ordine il quale fu quasi buttato fuori dalla città di Siena dalla popolazione se non fosse per la mediazione di un altro Frate  Mino entra anche nella letteratura italiana, protagonista della 6° novella della prima giornata del Decameron, preso come esempio da Boccaccio per descrivere la malvagia ipocrisia dei religiosi, diventa il simbolo delle pestilenziali avarizie dei chierici usando l’ironia boccacciana Dalle testimonianze sulla corruzione di Mino scopriamo diversi titolari dell’Officium di Siena e altri eventi significativi: - Frate Giacomo da Tondo - Frate Accursio Bonfantini → dai processi a Mino le notizia sono antecedenti alla sua attività come capo dell’Inquisizione di Siena; si trovano informazioni su di lui nei registri riguardanti i Frate, ministro generale e alla fine eretico Michele da Cesena, scomunicato il 6 giugno 1328 - Processo a Michele da Cesena e Ludovico il Bavaro → si trova anche il contrasto tra Michele da Cesena e Ludovico il Bavaro contro Papa Giovanni XXII dal gennaio del 1329dove si stanziano fondi per la diffusione della loro scomunica e soprattutto del loro processo, inscenando una scenografia per avere il maggior supporto mediatico contro gli eretici - Non arrivano notizie su Siena dall’inquisitore principale e autore di manuali inquisitori; si spiegherebbe dicendo che la Toscana non era al centro della situazione Parte 4. L’età dei processi (secolo XIV) Introduzione Nel XIV secolo al centro dell’Inquisizione c’è l’azione di Papa Giovanni XXII (1316-1334) che impiega grandi energie nella repressione con eccessi spregiudicati nella repressione dell’eretica pravità e nella coercizione all’ortodossia contro: - Ebrei del Contado Venassino - Valdesi del Piemonte e del Delfinato - Spirituali dell’Ordine dei Frati Minori - Signori Italiani → Visconti di Milano, Este di Ferrara, cittadini di Parma e Reggio e Modena e Todi, Gozzolini di Osimo, Duchi di Urbino - Magia e sortilegi delle streghe e stregoni  Papa Giovanni XXII ricorre all’accusa di eresia per colpire tutti i nemici della cristianità rafforzando il potere del Papa: avviene quindi una moltiplicazione dei processi eminentemente politici contro i Ghibellini italiani (sostenitori dell’Imperatore) caratterizzando “l’Età dei Processi” 16  Alla morte di Giovanni XXII arriva Jacques Fournier detto Benedetto XII (1334-1342) che richiede l’invio di tutti i processi condotti nel pontificato precedente per una revisione, azione continuata anche dal successore Innocenzo VI: il risultato di questa revisione porta alla modifica e annullamento dei procedimenti giudiziari contro i signori italiani  I procedimenti giudiziari sono esponenzialmente maggiori delle canonizzazioni di Santi: solo quello di Tommaso d’Aquino nel 1318-1323 Analizziamo diversi casi: - Caso dei cittadini di Modena, Parma e Reggio - Scontro contro i cittadini e Frati Minori di Todi → l’eresia può essere contratta anche da uomini di religione Capitolo 7. A Modena, Parma e Reggio 7.1 Protagonisti: uomini e manoscritti Ci si concentra “sull’età dei processi” sotto Giovanni XXII durante i quali le accuse hanno elementi comuni: - Contumacia → chi è coinvolto nel processo decide di non presentarsi solitamente perché non riconosce l’autorità - Accusa di idolatria - Presenza di un religioso in qualità di delatore - La mitezza delle condanne (modificate o annullate con la revisione) - Continuità nel ricoprire ruoli politici-amministrativi e cariche religiose da parte degli imputati - Coinvolgimento di laici e religiosi e istituzioni - L’ampia propaganda usata per la diffusione dei processi attraverso la lettura pubblica Giovanni XXII (72 anni) si allea con Bernard Gui e Frate Bernard de la Tour dell’Ordine Minore per dare avvio a una grande azione repressiva in Lombardia: - Gennaio 1317 → prime lettere dove contro: o Spirituali → definiti pseudo-frati, in quanto hanno criticato le disposizioni papali o Eretici in Provenza o Fraticelli, Bizzoccheri, Beghine in Italia e Sicilia  Da notare la generalità con ci si riferisce alle diverse categorie eretiche - Informatio de statu Lombardie → la premessa per attivare i processi contro: o Este di Ferrara da agosto 1321 o Visconti di Milano da dicembre 1321 - Sempre maggiore impegno dei vertici della Chiesa → i processi sono tenuti non da tribunali ordinari ma dal collegio cardinalizio del Papa - Scritti: o Bernard Gui → nel 1324 scrive il suo noto manuale inquisitorio; lui è poligrafo, inquisitore, vescovo ma non diventa cardinale o Jacques Fournier → diventa sia cardinale e Papa (1334-1342) e gioca un ruolo fondamentale nel consigliare Papa Giovanni XXII: Jacques Fournier con tutti gli atti e procedimenti giudiziari svolti nell’attività inquisitoria in Francia sud-occidentale li raggruppa e ne costituisce un libro 17 o Papa Giovanni XXII → possiede un manuale inquisitoriale che commenta a margine come fanno tutti gli inquisitori per scopi inquisitoriali e pratici (annotazioni, sottolineature, richiami e correzioni) 7.2 Alcune inchieste Sappiamo quindi la condizione di “eccentricità” e frammentarietà della documentazione inquisitoriale: - Modena → eccezione l’Archivio di Stato di Modena che possiede una continuità e unità: questo è perché con l’abolizione dell’Inquisizione ne 1785 l’archivio presso il locale convento di San Domenico viene preso dal governo e poi confluisce nel Fondo Internazionale dell’Archivio di Stato di Modena - Scontro tra Papa e Imperatore → il conflitto si trova nell’Archivio Segreto Estense a Ferrara che contiene il processo contro l’Imperatore Ludovico il Bavaro ai tempi di Giovanni XXII e contro i suoi sostenitori di Modena, Reggio e Parma durante il breve “scisma” del 1328- 1330; i processi contro i fautori di Ludovico il Bavaro sono le sopravvivenze più antiche dell’archivio. Protagonista di questi processi il commissario-inquisitore Pace da Vedano che prende le testimonianze e il cardinale-legato Bertrand du Pouget: dopo che gli Este si schierano con Papa Giovanni XXII e che Modena viene aiutata dall’Imperatore e dall’anti-papa Niccolò V, gli inquisitori iniziano a prendere informazioni su Parma, Reggio e Modena, fino a quando l’imperatore lascia la città il 9 dicembre 1329. L’abbandono del pseudo-vescovo della città Niccolò V i 31 luglio 1330 segna la fine inequivocabile della resistenza dei fautori di Ludovico il Bavaro La fine della resistenza porta in città 3 Inquisitori: Pace da Vedano, Egidio de Balutiis e Lamberto da Cingoli, elevato numero a causa della delicatezza del caso, tutti appartenenti all’Ordine dei Predicatori 7.3 un Inquisitore: Frate Pace da Vedano I 3 Inquisitori coinvolti nei processi del 1330 (Pace da Vedano, Egidio de Balutiis e Lamberto da Cingoli) conducono gli interrogatori a Bologna nel Convento dei Frati Predicatori, ricorrendo a causa della situazione di emergenza di frati-notai Pace da Vedano: - È il titolare dell’Officium Fidei di Genova e Alessandria negli anni ’30 del 1300 - Conduce i processi contro Visconti nel 1321-1323 - Partecipa ai processi contro i cittadini di Modena, Parma e Reggio nel 1329-1330 con la carica di “commissario”, carica che si dà in casi eccezionali Anche sotto Giovanni XXII avvengono delle revisioni dei registri contabili degli inquisitori: nel 1318 Papa Giovanni XXII manda molte lettere agli inquisitori per richiedere i registri contabili delle loro azioni inquisitoriali: - Abbondanza del registro → vuole dire che l’attività del titolare è stata riportato in modo dettagliato o Registro di Frate Pace da Cedano → sono presenti nella sua attività molti viaggi tra Alessandria e Genova e poco il termine “eretici”; non perché non fa il suo lavoro ma 20 - Processo contro Amedeo Landi a Milano → vede lo scontro tra Amedeo Landi e il famoso Frate dell’Osservanza Bernardino da Siena che sfocia poi nel tentativo di bloccare la canonizzazione del Frate nel 1450 dai sostenitori del maestro. Amedeo Landi, veneziano, viene chiamato a insegnare come maestro d’abaco nella prima scuola pubblica di abaco milanese presso il Broletto come magister, - Processi contro i Valdesi alpini → a differenza del caso di Landi qui abbiamo molte testimonianze, i libri manoscritti dei predicatori “barba” itineranti: il picco repressivo arriva con la crociata del 1487-1488 contro i Valdesi nella Valle di Pragelato e Val Chisone (Piemonte). Rivoluzionario è anche l’adesione dei Valdesi alla Riforma protestante nel 1532  Accomunati dalla revisione e annullamento delle sentenze nel 1509 Capitolo 9. Maestro Amedeo Landi a Milano 9.1 La formazione di un insegnante d’abaco Si definisce il “moto ereticale” nel suo complesso un moto di cultura e un maggiore sforzo intellettuale: questa immagine dinamica riferita ai Valdesi è condivisa anche da Landi. Non si può parlare ancora di idee proto-riformate e precorritrici di Lutero, ma di un comportamento e pensiero anticonformista diffuso, un atteggiamento critico vero la Chiesa e l’Osservanza. Si vede una battaglia religioso-culturale tra un maestri di scuola nella Milano dei mercanti e il progetto di un Frate che usa il suo pulpito per ottenere un controllo repressivo delle coscienze. Si sa che per ottenere la cittadinanza e l’incarico di maestro della prima scuola pubblica Landi dovesse essere un personaggio illustre dove “Magister” in questo caso assume una doppia valenza: - Insegnante d’abaco - Insegnante di vita La libertà di parola e la centralità del Vangelo sono cardine della scuola pubblica dove ogni sabato si insegna a fare di conto e predicare: si legge il Credo, il salterio, i comandamenti. Inoltre novità è usare il Broletto e i suoi portici come luogo di trasmissione anche se poteva apparire come un’usurpazione delle prerogative degli uomini di Chiesa Accuse a Maestro Landi: - Afferma la superiorità e centralità del Nuovo Testamento e dei Padri della Chiesa - È inutile ricorrere alle omelie e testi dei dottori - Serve solo il Vangelo e nessun commento - Il Testamento va letto alla lettera - Interferisce nel progetto di acquisizione di novizi, giovani per il nuovo convento milanese: principalmente a causa di questo Frate Bernardino durante per prediche lo accusa senza menzionarlo ma palese a tutti Si vede come il Maestro Landi non si sia inimicato tutto l’Ordine dei Frati Osservanti o Minori (è amico loro), ma sono di Bernardino da Siena: c’è uno scontro tra due personalità forti e convinte del loro ruolo 21 9.2 Bernardino da Siena: predicatore o inquisitore Viene accusato per aver interferito con l’arruolamento di novizi (40-60 al giorno), quindi dissuade i ragazzi a prendere parte nella Chiesa. Per questo Frate Bernardino dal suo pulpito legge i capi di accusa, dichiara scomunicato il maestro anche se non indagato emettendo una anomala condanna per eresia agendo de facto come un inquisitore: in questo modo lui interferisce con il ruolo dei Frati Predicatori che però non intervengono per questa intromissione. Riprendendo le testimonianze dei suoi allievi si scopre che: - Bartolomeo da Novate → afferma che il maestro insegna oltre che la sua materia anche buoni principi e costumi, coerente con il concetto umanistico della formazione degli individui - Andrea Panigarola → dice che il maestro non era ben istruito nella grammatica latina visto che sbaglia a volte - Lorenzo da Clivate → afferma che degli uomini offesi dalle parole del maestro avrebbero voluto bruciare la sua casa con lui dentro, tentativo poi fallito - Iacopo Sannazzaro → aveva sentito una volta che Landi aveva detto che era un sciocchezza onorare i santi e le sante perché nessuno lo era tranne Dio Viene accusato dal Frate dal suo pulpito di parlare male dei religiosi, anche se Landi non viene mai menzionato: il Frate intima anche di non mandare i figli in quella scuola pubblica perché sarebbero stati indotti verso l’eresia. Nel 1437 legge sempre le imputazioni contro il maestro che portano all’attivazione delle inchieste inquisitoriali 9.3 Sermoni, umanesimo ed eresia I processi di riabilitazione del 1441 sono condotti da Giuseppe Brivio, poeta, umanista legato a Poggio Bracciolini e Lorenzo Valla: rappresenta il giusto mediatore tra la curia e la cultura garantendo equilibrio. Con la sentenza del 11 dicembre 1441 conferma l’innocenza del maestro d’abaco già proclamata nel 1437. Giuseppe Brivio analizza anche il comportamento del Frate Bernardino che nel momento in cui dichiara eretico Landi diventa giudice e inquisitore. Nel 1447 la sentenza del 1441 viene revocata da Papa Niccolò V riaprendo l’inchiesta: non sappiamo se alla fine della storia Amedeo Landi viene accusato di eresia, ma sappiamo che nel 1450 Frate Bernardino diventa Santo. Per questa decisione molti studenti cercando di impedire la canonizzazione dello stronzo che però avviene comunque. Oltre alle accuse di “condanna giudiziaria” si aggiungono anche “condanne morali” inventando delle perversioni sessuali del maestro deformando la sua identità: - Sermones quadragesimales de peccatis → di Roberto da Lecce che elenca come sempre fatto glie eretici del tempo: partendo dalle più antiche identifica 5 categorie di eretici: 3 si riferiscono a individui (Lorenzo Valla, Amedeo Landi, Plinio), le altre a gruppi senza iniziatori o “Amodeiti” → deriverebbe da un “Amedeo grammatico” ma sappiamo che Landi non sapeva bene il latino: loro pensano che Santo sia solo Dio, che ripoterebbe a quello che uno studente ha sentito dire a Landi - De professione religiosorum → di Lorenzo Valla dove scrive una disputa con un anonimo frate, usato come strumento retorico per diffondere un progetto culturale più che un reale 22 confronto; il testo polemico di carattere religioso fa seguito a un processo. Quello che accomuna Amedeo Landi e Valla è la battaglia culturale e morale, una polemica antifratesca: a loro si aggiungono altri umanisti come Poggio Bracciolini e Coluccio Salutati Capitolo 10. Barba valdesi alpini 10.1 Eretici itineranti: libri e identità I Valdesi sono una delle esperienze eretiche di più lunga durata e maggiore diffusione nell’area alpina: in questo contesto Samuel Morland viene mandato in missione diplomatica e documentaria da Lord Protector Oliver Cromwell (protettore dei protestanti) in Savoia dopo lo sterminio dei valdesi di metà XVII secolo per entrare in possesso di trascrizioni di processi tardo- medievali sull’avvicinamento dei Valdesi alla Riforma Protestante. Infatti una eresia apparentemente marginale assume un’importanza centrale: infatti se nel 1600 c’è una caccia ai libri da parte degli eruditi, nel 1400 c’è una “caccia ai barba” da parte degli inquisitori che seguono i loro libri manoscritti che usano per la predicazione itinerante. Inoltre l’incontro tra Valdesi e Riforma condiziona la loro vita e pone su di loro grande attenzione, anche se la vita alpina valdese è isolata geograficamente (non culturalmente). Come gli apostoli i “barba” (valdesi alpini) viaggiano in coppia portando con loro “ les livres de poche”, libri di piccole dimensioni da usare per la predicazione itinerante nelle case dei fedeli: se di norma il fedeli va in chiesa per ascoltare il messaggio di Dio in latino (incomprensibile per maggioranza), i Barba girano per case predicando in lingue comprensibili 10.2 Contro Peironeta di Beauregard e Tommaso Guiot Nella testimonianza di Peironeta nella Valle dell’Isère racconta del suo primo contatto con i barba: arrivano vestiti di grigio parlando lingua italica: ospitati loro mostrano i piccoli libri che contengono i Vangeli, Nuovo e Vecchio testamento, sermoni, poemi e comandamenti che vengono usati per predicare alle persone buone, sono essenziali per la predicazione domestica. Alla preghiera i barba danno importanza anche alla medicina, visto che la cura del corpo è importante come quella dell’anima: Gesù nella sua vita invita alla predicazione e alla cura dei malati. Tutti questi libri comunque contengono materiali facilmente memorizzabili. Per l’Inquisizione è importante prendere i predicatori barba itineranti, non i libri, anche se questi sono usati se trovati addosso ad un sospettato per incriminarlo, dimostra di essere un maestro valdese: i fedeli dei barba sono identificabile nel possesso dei piccoli libri, visto che a volte i predicatori barba li regalano ai loro fedeli: quindi non solo la Bibbia esce dalle Chiese per entrare nelle case, ma passa dagli uomini di chiesa a predicatori itineranti e poi ai cittadini semplice. Famiglia Guiot di Pragelato → coinvolta in uno dei più importanti processi alto-medievali valdesi: la vicenda di Tommaso da Guiot si vede convocare dagli Inquisitori prima della crociata del 1487- 1488. Poi nel 1490 arriva contro di lui in contumacia un processo da parte di Frate Minore Francois Plouvier inquisitore del Delfinato. Tommaso diventa uomo-simbolo di una repressione inquisitoriale e militare: alla fine viene condannato a portare per 1 anno due croci cucite sule vesti, e altre penitenze per lungo tempo 10.3 Streghe: una controversia per immagini?
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