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Memoriale di Paolo Volponi, Appunti di Letteratura

Riassunto del romanza Memoriale di Paolo Volponi

Tipologia: Appunti

2020/2021
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Caricato il 17/01/2021

Rforose
Rforose 🇮🇹

4.1

(18)

6 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica Memoriale di Paolo Volponi e più Appunti in PDF di Letteratura solo su Docsity! MEMORIALE- VOLPONI Albino Saluggia (ex contadino) è nato il 12/03/1919 ad Avignone, ma è italiano di genitori italiani. | suoi mali sono iniziati nel 1945, dopo il periodo di prigionia in Germania. Era una notte silenziosa degli ultimi giorni di dicembre. Non si aspettava il buon Saluggia che dopo una notte così calma i suoi dolori sarebbero tornati così forti. Andò dal medico del Distretto militare come tutti reduci, il quale gli disse che mangiava troppo rispetto alle miserie della prigionia: il suo stomaco non reggeva più certi ritmi. Prese il treno per tornare a casa a Candia; fu un viaggio lungo, ma la conversazione con un operaio della Fiat glielo fece sembrare corto. Viveva in città, un luogo che Saluggia non potrebbe mai frequentare perché predilige la campagna. ll tratto prima di casa lo fece lentamente per assaporare tutti gli odori. I mesi passarono Albino fu chiamato dall' Ufficio Municipale di collocamento che gli comunicò di avergli trovato un lavoro in fabbrica. Qui gli erano state date delle indicazioni su cosa fare prima di poter iniziare a lavorare, infatti si sarebbe dovuto presentare davanti alla fabbrica qualche giorno più tardi. . Prima di poter iniziare a lavorare, doveva presentarsi all'Ufficio Manodopera. In questo ufficio veniva svolto un iniziale colloquio per valutare le capacità del dell'aspirante operaio punto dopo questo colloquio era necessario inoltre fare una visita medica. Albino ripensando ai suoi mali, che ancora non conosceva molto bene, era spaventato all'idea di dover fare questa visita medica. Arrivato alla fabbrica e quindi in infermeria fu visitato dal dottor Tortora il quale gli disse che le sue condizioni salutari non erano di certo floride proprio a causa della sua prigionia. La sua condizione era secondo il dottore “un poco fiacca”, cioè il suo organismo era debole, però l'essere un reduce di guerra sicuramente lo avrebbe fatto entrare in fabbrica. Durante questa giornata Albino riconosce un suo amico, Francesco Pinna. Successivamente fu chiamato all'ufficio del signor Ducati, l'uomo che comanda il personale, per fare un ulteriore colloquio. Dopo il colloquio fu portato a fare un giro della fabbrica per potersi orientare. Colui che accompagnava lui e gli altri operai nuovi, li portò da un altro uomo, Grosset, che gli presenta i macchinari e spiega come è strutturata la fabbrica. Il giorno successivo iniziò il primo giorno di lavoro di Albino. Il capo fece vedere ai nuovi come lavorare e questi ultimi dovevano ripetere al meglio. Saluggia arrivò a casa che era già notte. La vita lo stancava. Intanto sul luogo di lavoro tutti deridevano Grosset, tutti dal più piccolo al più vecchio. Albino li odiava tutti e decise di tramutare quest'odio in forza di volontà per svolgere il proprio lavoro al meglio. Il lavoro veniva visto come una corsa, una corsa che poteva fermarsi solo per colpa dei guasti della macchina. Pure il tempo sembrava diverso. Il tempo da lui impiegato in fabbrica, però, passava bene e riusciva a produrre. La fabbrica era il luogo in cui Saluggia si rapportava con gli altri, il luogo in cui conduceva vita sociale. La divisione della fabbrica in reparti era anche una divisione di indici e pensieri, oltre che di tendenze. Intanto gli operai iniziarono a lamentarsi perché la Direzione non concedeva loro il cottimo diretto(Forma di retribuzione calcolata in base alla quantità di lavoro effettivamente fornito). Con il passare dei mesi il lavoro si fece sempre più estenuante per via del caldo e dei rumori. A giugno Albino si presentò in infermeria, con l'intento di farsi prescrivere delle pasticche per soffrire meno il caldo. Il dottore lo visitò e venne fuori che Albino era malato grave, bisognoso di cure e di riposo. Saluggia però decise di non ascoltarlo, convinto che il dottore stesse mentendo per qualche ragione. Per le ferie Pinna lo convinse ad andare con lui a Genova. Durante le ferie Albino stava abbastanza bene, anche se Pinna inizialmente non stava proprio bene. Al rientro delle vacanze la salute di Albino andava peggiorando. Il rapporto con la madre si era fatto sempre più silenzioso. Un giorno Albino fu costretto a presentarsi in infermeria poiché gli usciva sangue dal naso, ma nessuno sembra dar peso a questo problema. Qualche giorno dopo però Albino fu chiamato in infermeria per fare una visita schermografica. Fatta questa visita, una mattina Albino venne chiamato in infermeria. Il responso era la tubercolosi grave, aperta, contagiosa. Albino pensava che il medico stesse mentendo poiché voleva fargli del male. Rientrato nel reparto si buttò nel lavoro cercando di riordinare i pensieri. Arrivò alla conclusione che il dottore voleva cacciarlo per far entrare qualcun altro oppure solo per fare impressone. In questo momento Albino si sentiva molto solo poiché non poteva far parola con nessuno di quello che aveva saputo. La decisione finale di Albino fu quella di smentire Tortora con il parere di un altro medico. Si recò così a casa del professor Giordano quando il dottore capì che aiutando Albino si sarebbe dovuto mettere in mezzo ai medici della fabbrica disse chiaramente che non voleva entrarci però disse ad Albino che la tubercolosi crea una sofferenza così grave che non avrebbe dovuto sorprenderlo ora. Albino pensò dunque che forse questa malattia era data da tutti i suoi mali che in realtà non erano mai cessati. Passò un altro Natale, in cui la salute di Albino andava a mano a mano peggiorando. Rientrato in fabbrica, fu chiamato in reparto dall'infermeria e doveva presentarsi la mattina stessa. Albino non si presentò e Il giorno dopo non andò a lavorare, ma tornato al lavoro Grosset decise di parlargli, dicendogli che la scelta di non farsi curare non dipendeva solo da lui poiché essendo la sua malattia contagiosa doveva farlo anche per il bene degli altri. Albino si diresse dritto all'infermeria dove il dottore gli disse che aveva che lui aveva bisogno di un qualche mese di ricovero, una buona cura, un periodo di convalescenza, e poi una volta guarito e forte sarebbe tornato di nuovo in fabbrica. così Albino fu costretto ad entrare in un sanatorio, il 25 gennaio 1948. Qui Albino sarebbe dovuto stare a letto per un bel po' immobile. Passata qualche settimana il dottor tortora gli fece visita e gli disse che molto probabilmente in autunno sarebbe potuto tornare a lavorare. Durante questo lungo periodo di tempo Albino fece amicizia con il cappellano del sanatorio, con il quale si confidava e con cui aveva creato un gruppo di lettura. Parlò della prigionia agli altri ed inventò sulla sua esperienza in Russia, per uno più anziano lo smentì, raccontandogli della vita dolorosa dei russi nelle campagne. Da quel momento Saluggia iniziò ad avere gli incubi. Una sera ha iniziato a sentire dei rumori provenienti dal muro: erano le ragazze del sanatorio che richiedevano la sua presenza. Saluggia era quasi intimorito dalla bellezza della voce. Sperava di incontrare una ragazza con i suoi stessi problemi. Intanto, però, la voce circolava e gli altri uomini del sanatorio ogni sera bussavano alla porta di Saluggia per andare dalle donne. Lui chiaramente faceva finta di niente. Scrisse una lettera alla Direzione della ditta perché lo riprendessero. Prima di Natale non poteva uscire. Così a metà maggio poté interrompere le cure poiché guarito e tornò in fabbrica. Appena arrivato all'Ufficio Personale gli venne detto che prima di riprendere a lavorare era necessaria una visita medica di controllo. Fu assegnato momentaneamente al reparto di fresatrici diretto dal capo Manzino. Albino voleva lavorare con Grosset perché così si sarebbe sentito meno solo, ma il lato positivo di lavorare in questo nuovo reparto era che nessuno lo conosceva. Dopo qualche giorno, Albino fu chiamato in infermeria per delle analisi. Una volta visitato venne dichiarò instabile. Un giorno fu chiamato dall'ufficio assistenza, e ricevette la notizia che la ditta gli avrebbe offerto una vacanza in Val d'Aosta. Albino non voleva essere più considerato un malato per cui rifiutò, ma dopo aver rinunciato i sensi di colpa lo divorarono, poiché forse, rifiutando, avrebbe dato modo ai dottori di sembrare malato. Così qualche giorno dopo decise di chiamare e di accettare la vacanza. Non era un sanatorio, ma un albergo in cui tutti gli operai occupavano il primo piano. Prima che la vacanza finisse, Albino decise di tornare a casa, dove la presenza della madre lo infastidì soltanto. Tornato in fabbrica Albino notò che in giro si parlava del fatto che avrebbero ristretto i tempi del cottimo e che sindacati avrebbero chiesto un aumento della paga oraria. Lo stesso giorno in cui tornò in fabbrica dovette presentarsi da dottore il quale gli disse che il soggiorno gli aveva fatto bene e che non riteneva necessario aggiungere nessuna cura. Eppure, queste parole apparentemente buone sembravano per Albino una menzogna, un inganno. Infatti Tortora gli disse che verso novembre sarebbe stato opportuno che Bompiero lo rivedesse. Albino rincontrò Pinna, allegro come sempre, che gli annunciò che stava aspettando la qualifica. La qualifica di Pinna lo fece riflettere sul lavoro che lo svolgeva in fabbrica. La fabbrica inizia a piacergli meno, era meno bella, più usata, più calda. E anche il lavoro cominciava a piacergli di meno e la macchina non lo entusiasmava più.. Si trattava di un lavoro completamente e ripetitivo e alienante tant'è che Albino pensava che il lavoro non richiedesse l'accompagnamento del pensiero, potevi portarlo avanti
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