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Mente, Cervello e Intelligenza Artificiale, Appunti di Filosofia

Riassunto mancante di capitoli 3, 6, 8, 11 e 12

Tipologia: Appunti

2018/2019

Caricato il 20/12/2019

Giovanni_Lunardelli
Giovanni_Lunardelli 🇮🇹

4.4

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Scarica Mente, Cervello e Intelligenza Artificiale e più Appunti in PDF di Filosofia solo su Docsity! MENTE, CERVELLO, INTELLIGENZA ARTIFICIALE PREFAZIONE  Già Aristotele pensava alla possibilità di far compiere a degli oggetti inanimati compiti, funzioni, incombenze riservate agli uomini. L’idea aristotelica era quella di un autòmaton.  Leibniz pensò ad un linguaggio universale; la characteristca universalis, spostando l’idea da una macchina semovente a una macchina pensante.  Da Alan Turing l’intelligenza artificiale è “scoppiata” fino a sistemi di self learning che consentono alle macchine di apprendere da sole.  La “rivoluzione delle neuroscienze” ha infatti portato ad un mutamento radicale. Si è giunti realmente a costruire macchine intelligenti capaci di rivaleggiare con le capacità umane.  Bisogna tuttavia chiedersi che tipo di responsabilità abbia l’uomo nei confronti della macchina.  I benefici ricavabili dalla IA ci possono essere soltanto a seguito di una collaborazione multidisciplinare che potrebbe condurre ad una nuova Weltanshauung.  La riflessione sull’uomo, e sull’intelligenza artificiale, rimane necessaria e vincolante.  Non è da escludere che su scenari futuri possano esserci dei robot “emozionali” e forse anche macchine percettive. I PARTE: EMOZIONI, COSCIENZA, CERVELLO 1° GERALD M. EDELMAN – Evoluzione e cervello TSNG  Edelman è un neuroscienziato premio Nobel, uno dei massimi esponenti dello studio specifico delle funzioni mentali.  Fondò la teoria del “darwinismo neurale” o “neodarwinismo” (teoria della selezione dei gruppi neuronali) secondo la quale le funzioni cerebrali superiori sarebbero il risultato di una selezione che si attua sia nel corso dello sviluppo filogenetico di una data specie, sia sulle variazioni anatomiche e funzionali presenti alla nascita di ogni singolo organismo animale.  La selezione neurale è divisa in 3 concetti fondamentali: selezione in fase di sviluppo (meccanismo di generazione di diversità), selezione esperenziale (scambio di questa diversità all’interno di un ambiente) e il rientro (modula i fenomeni quantitativi e qualitativi della popolazione selezionata) e rappresentano una teoria globale del cervello.  Il cervello nasce infatti con una sovrabbondanza di neuroni, e la selezione naturale fa morire alcuni gruppi, e ne fa sopravvivere altri. Ne consegue una forte indeterminatezza fisica nella configurazione finale di ciascun cervello umano adulto.  Ogni organismo, appena nato, si trova a vivere in un mondo privo di etichette, non suddiviso preventivamente in “oggetti” ed “eventi”.  È erroneo pensare il cervello umano costituito da modelli uniformi di localizzazione delle funzioni superiori. Edelman ha detronizzato i geni. Paragone cervello-computer  Edelman si è dedicato anche alla costruzione di automi “percettivi”, dai più basilari sino a Darwin VII in grado di “apprendere” nel senso biologico del termine. Secondo Edelman, tuttavia, questi non sono mai divenuti sistemi di intelligenza artificiale; il cervello non può essere un computer, esso è estremamente complesso e indeterminabile. Il cervello ha natura dinamica, ha processi biologici, l’analogia con il computer li sopprime. Se prima si pensava al cervello come a un computer (funzionalismo meccanico) ci si è poi resi conto che la coscienza (“credere che… desiderare che…) non può essere descritta dal modello computazionale.  È necessario analizzare la coscienza in funzione delle sue origini neurali; no funzionalismo meccanico. La coscienza è una forma di consapevolezza; è un processo non una sostanza.  Gli studi sulla mente e la coscienza non possono evitare di affrontare certi problemi metafisici; assumere una posizione scientifica sulla coscienza significa necessariamente assumere una posizione filosofica. L’esito di un’analisi della coscienza deve essere messo in relazione con un corpus preesistente di ricerca filosofica. L’interazione tra scienza e filosofia è indispensabile.  Cartesio mantiene la coscienza fuori dalla natura, è nel corso del XX secolo che viene riportata la mente nella natura.  La mente è comprensibile solo tramite le neuroscienze (biologia alla base); ci si rende così conto della immensa complessità del cervello. È ragionevole pensare che il cervello dia origine a caratteristiche mentali come i pensieri e le azioni intenzionali.  La coscienza è una coscienza di o su cose o eventi e perciò è connessa all’intenzionalità.  John Searle contro la posizione funzionalista; il computer ha struttura sintattica formale, gli manca la semantica. La coscienza, Per Searle, si identifica con l’intenzionalità e con la soggettività.  Non bisogna mescolare in modo rigido e meccanico i neuroni e le sinapsi con i valori umani; è necessaria una visione globale e bisogna tener contro dell’individualismo; ogni individuo ha una propria storia unica e irripetibile.  Comprendere la coscienza significa innanzitutto studiare il complesso meccanismo del funzionamento del cervello e del corpo umano, e tutto questo contribuirà a rendere la nostra vita più ricca. 2° ANTONIO R. DAMASIO – L’enigma del sé L’attività mentale  Damasio è dal 2005 direttore del Brain and Creativity Institute della University of southern California.  Le sue ricerche sono nel campo delle scienze biomediche sviluppate nell'ambito della neurologia della visione, della memoria e del linguaggio.  Si è occupato delle relazioni tra il cervello e linguaggio dell'uomo (strumento per comunicare ed esprimere concetti astratti). Non esiste un “centro direzionale” del cervello, così come non esiste un homunculus che determina il nostro agire cosciente. Esiste invece un sistema dinamico estremamente articolato.  L'attività mentale richiede sia il cervello sia il resto del corpo.  Vi sono 3 diverse configurazioni emozionali: emozioni di fondo (stati organici), emozioni primarie o universali (gioia, paura…) e emozioni secondarie o sociali (vergogna, senso di colpa, compassione…). Nelle emozioni di fondo si connettono assieme elementi quali reazioni regolatrici e fisiologiche, stati di dolore e piacere, nonché componenti istintive. L'insieme di tutti questi fattori determina un certo “umore”.  La mente è il risultato dell'attività di ciascuno dei componenti separati, e delle attività concertata dei sistemi multipli da essi costituiti.  La ragione non può mai essere pura, è sempre “inquinata” dalla sfera emotiva.  Emotività e ragione sono strettamente legate (es. dei pazienti Phineas Gage e ed Elliot). I processi dell'emozione e del sentimento sono parte essenziale dell’apparato neurale per la regolazione biologica. Non esiste nel cervello un'unica regione attrezzata per elaborare simultaneamente le rappresentazioni provenienti da tutte le modalità sensoriali che sono attive quando noi facciamo un’esperienza se non simultanea di suono, movimento ecc…. Enigma del sé  Il funzionalismo crede di aver risolto il dualismo cartesiano riducendo gli stati mentali a un problema computazionale, e quindi al software del computer.  La logica binaria dell’aut-aut dei computer nega qualsiasi sfumatura, la quale è invece natura essenziale della mente umana (logica del vago).  Non c’è organismo che possa avere stati intenzionali se manca di esperienza soggettiva.  Difendere l’IA non significa più difendere un’ipotesi scientifica, per definizione indeterminata, mutevole e relativa, bensì difendere un’ideologia, determinata, assoluta e inattaccabile. La filosofia, per Searle, consiste nel continuare a porre socraticamente le questioni essenziali, fondative e ontologiche: che cos’è la mente? (NO) 4° JERRY A. FODOR – Modularità e pensiero Filosofia e scienze cognitive  Jerry A. Fodor è uno dei padri fondatori delle scienze cognitive; è stato tra i primi a spaziare dalla filosofia fino ai campi hard della psicologia sperimentale, cioè di quella che è stata poi denominata scienza cognitiva.  Fodor indaga la mente non come filosofo che si accosta ai problemi della psicologia, bensì come uno psicologo interessato ad analizzare le implicazioni filosofiche della sua disciplina.  La sua indagine si fonda sul “primato delle spiegazioni empiriche”, rinnegando i concetti a priori, non in grado di spiegare scientificamente i fenomeni della mente. Egli ha così individuato 3 teorie che possono spiegare meglio di altre i fenomeni mentali: fisicalismo, realismo scientifico intenzionale e teoria computazionale della mente.  Per Fodor, nella psicologia, si devono applicare esattamente gli stessi principi della fisica; no simulazione (intelligenza artificiale non come ricerca scientifica, essa semplifica troppo la complessità della mente umana) ma studio delle manifestazioni dei fenomeni mentali nel mondo.  Fodor sostiene che l’associazionismo, cioè l’idea che la mente funzioni associando diversi stati mentali, non possa spiegare i processi mentali per come realmente avvengono. Il pensiero non è semplicemente l’unione di una serie di abitudini mentali.  Le neuroscienze hanno carattere empirico, non concettuale, la filosofia è invece una scienza teoretico-concettuale.  Le scienze cognitive svolgono una funzione trasversale e di raccordo tra discipline diverse. Fisicalismo  Per il fisicalismo sono scientificamente accettabili, cioè conoscibili, soltanto le asserzioni formulabili in termini fisici, e, in psicologia, questo equivale a sostenere che tutti i fenomeni mentali sono riducibili a fenomeni fisici.  Si fonda su 3 assunti fondamentali: a) tutti gli eventi (e gli oggetti) sono identici a – o composti di - eventi fisici; b) per ogni proprietà esemplificata vi sono condizioni fisiche che sono sufficienti per dare una spiegazione della esemplificazione di tale proprietà; c) tutte le leggi fondamentali sono leggi della fisica.  Eventi mentali come l'intenzionalità e la coscienza oppongono tuttavia forti resistenze ai tentativi fisicalisti di ridurli a puri fenomeni fisici.  il fisicalismo non s'identifica col funzionalismo, Fodor infatti si ritiene parte del “naturalismo”, poiché ha l'obiettivo di dimostrare che i fenomeni mentali sono strettamente connessi a fenomeni fisici, e non sono ridotti alla fisica, sono piuttosto “naturalizzati”.  La difesa del fisicalismo implica un esplicito rifiuto del dualismo cartesiano.  La conoscenza di uno stato mentale è data dalle sue manifestazioni empiriche, dal contenuto semantico degli enunciati linguistici che esprimono. Realismo scientifico intenzionale  Il realismo scientifico intenzionale fa riferimento a una teoria realista della mente che rifiuta qualsiasi ipotesi di homuncoli e che è, nelle sue forme più radicali, giunge a negare l'esistenza stessa della mente.  Il realismo intenzionale si fonda piuttosto sull’idea che esistano veramente atteggiamenti e stati proposizionali, con genuine proprietà intenzionali, causalmente implicati nella produzione del nostro comportamento. Gli stati mentali esistono come esistono le montagne, ed essi sono costituiti di proprietà semantiche, come gli alberi sono costituiti dalle foglie.  Fodor considera i fenomeni mentali solamente dal punto di vista quantitativo, misurabile (la coscienza non viene indagata in quanto non misurabile). La teoria computazionale della mente  Come è possibile che i fenomeni mentali siano equivalenti a fenomeni fisici, naturali, e allo stesso tempo rappresentino stati intenzionale astratti?  Fodor, rispondendo, da origine a ciò che ha chiamato “linguaggio del pensiero”; le proprietà semantiche di credenze, desideri e altri stati mentali sono ereditate dal linguaggio del pensiero. La produttività del pensiero va necessariamente spiegata per Fodor nei termini del linguaggio logico del pensiero che stabilisce le leggi e le connessioni tra gli stati mentali. Il rapporto tra cervello e mente è causale  Gli atteggiamenti proposizionale sono relazioni calcolabili, computabili, riferite a simboli codificati nel cervello e il suo contenuto è determinato dalle proprietà in essi stessi racchiuse.  Il linguaggio logico che stabilisce le leggi e le connessioni causali tra gli stati mentali garantisce il valore di verità degli enunciati, a differenza dell’associazionismo. La coscienza  Il fenomeno della coscienza, per Fodor, appare centrato sulla questione dell’intenzionalità e del significato.  I fenomeni intenzionali sono determinati da precisi contenuti semantici, e risultano totalmente indipendenti dalla coscienza.  I processi mentali compresi all’interno della teoria computazionale vengono descritti e queste descrizioni non sembrano implicare in alcun modo la coscienza.  Il timore è che sia effettivamente possibile una teoria dell’intenzionalità senza la coscienza. 5° HUBERT L. DREYFUS – I computer non possono pensare Critica al cognitivismo e all’IA  Huber Dreyfus aveva interesse nei confronti dell’esistenza umana, e riteneva che l’essere umano vivente, nella sua interezza, avesse le risorse per contribuire alla discussione, al confronto e alla comprensione del mondo.  Si è occupato della corrente fenomenologica-ermeneutica europea, si è tuttavia occupato anche di scienze cognitive e di intelligenza artificiale, in maniera alquanto singolare.  Gli scienziati cognitivi hanno una tradizione di pensiero che è il razionalismo filosofico; la visione della mente è fondamentalmente razionale, risolutiva di problemi e governata da regole. Se la mente fosse soltanto razionalità, però, anche la tradizione filosofica si confermerebbe corretta.  Bersaglio critico dell’attacco di Dreyfus all’IA è dunque il tentativo di ridurre la mente a pura razionalità teoretica, a capacità di calcolo, a intelligenza meccanica.  La fallacia centrale dell’IA risiederebbe nel trattare la coscienza soggettiva come se fosse un oggetto della fisica o della chimica.  Il programma di ricerca del cognitivismo e dell’IA, secondo Dreyfus, sta quindi procedendo nella direzione errata, riducendo le operazioni coscienti dell’essere umano a semplici manipolazioni di simboli formali. Heidegger e l’essere umano  Heidegger mosse una critica devastante al concetto stesso di rappresentazione, ritenuto inadeguato a esprimere l’autenticità dell’esistenza, l’esserci (Dasein) dell’uomo.  Non si può trattare la psicologia umana decontestualizzandola dal suo esserci nel mondo, dal vissuto concreto, umano ed esistenziale.  Dreyfus criticava quel modello cognitivista, in cui il simbolo può assumere un significato anche fuori da una cornice culturale, dall’esistere in una società e dai fatti storici.  Non c’è mente senza corpo, l’intelligenza umana coincide con la capacità di sentirsi “situata” nel mondo; l’intelligenza implica il “sentirsi in una data situazione”.  Il modello filosofico intellettualistico è riduttivo. Se si pensa all’uomo come animale razionale (Aristotele) allora la teoria della mente deve descrivere le capacità razionali dell’uomo, ma se si pensa all’uomo come essere umano, come esistenza, come Dasein la teoria della mente non è riducibile a modelli formali. Teoria della mente come problema ontologico  L’essere dell’uomo è per Heidegger un essere-nel-mondo. Il Dasein indica “l’esistenza umana quotidiana”, come fenomeno originario. Esso indica l’esistenza come vita, agire ed essere nel mondo. Il Dasein caratterizza l’essere umano nella sua globalità.  Il problema ontologico, per Dreyfus, l’esserci dell’uomo nel mondo è ciò che va pensato a fondo. C’è bisogno di una fondazione filosofica e ontologica della coscienza, dell’intenzionalità, dell’essere.  L’idea della mente come rappresentazione e simbolizzazione dell’IA indaga il punto successivo, e non il fondamento, che è l’esserci dell’uomo. La coscienza va pensata a partire dall’essere, il problema della mente diviene un problema essenzialmente ontologico.  Heidegger sviluppa la sua fenomenologia ermeneutica in opposizione alla fenomenologia trascendentale di Husserl, egli mostra che l’epistemologia soggetto-oggetto presuppone uno sfondo di pratiche quotidiane alle quali non corrispondono rappresentazioni mentali. L’ontologia precede la coscienza.  L’intenzionalità non è l’espressione basica, fondamentale, della vita psichica, perché essa esprime una separazione tra contenuto intenzionale e mondo esterno. L’essere umano non è soltanto un soggetto capace di esperienze intenzionali.  Heidegger sostituisce a intenzionalità il termine comportamento. Esso si riferisce all’attività dell’uomo in generale.  Cognitivismo e IA descrivono il mondo come insieme di oggetti che si relazionano alle capacità umane tramite norme logico-razionali; ma questo, senza indagarlo veramente. La nostra familiarità con il mondo non consiste semplicemente nell’elaborare regole. I fatti e le regole sono di per sé privi di senso: siamo noi che diamo loro una rilevanza specifica.  Il computer non può riprodurre il contesto umano perché dovrebbe essere in grado di “essere in una situazione”, di “sentirsi situato”.  La questione riguarda la comprensione, non la spiegazione; si tratta di dare ragione di come le cose sono, non di spiegare di come esse funzionano.  L’IA tende a ridurre i processi di conoscenza e di sviluppo dell’intelligenza al problema della memoria. Nell’uomo la memoria è profondamente connessa a quella particolare forma di
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