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Messa alla prova appunti, Appunti di Pedagogia

A partire dagli anni 70 c'è stata una grande attenzione per un sistema penale minorile che si è caratterizzata per la sua valenza educativa più che positiva. Uno dei principi fondamentali su cui si fonda la giustizia minorile è che il minore autore di reato è un soggetto diverso dell'adulto che infrange la legge.

Tipologia: Appunti

2017/2018

Caricato il 18/08/2018

alessandro-mazzoni
alessandro-mazzoni 🇮🇹

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Scarica Messa alla prova appunti e più Appunti in PDF di Pedagogia solo su Docsity! A partire dagli anni 70 c'è stata una grande attenzione per un sistema penale minorile che si è caratterizzata per la sua valenza educativa più che positiva. Uno dei principi fondamentali su cui si fonda la giustizia minorile è che il minore autore di reato è un soggetto diverso dell'adulto che infrange la legge. Tutti gli stati sono stati invitati ad individuare processi penali che avessero un valore educativo che punitivo e repressivo, e prevedere pene differenti rispetto a quelle presenti nell'ordinamento degli adulti. La procedura seguita tende a proteggere al meglio gli interessi del giovane che delinque e deve svolgersi in un clima di comprensione permettendogli di parteciparvi e di esprimersi liberamente. Il minore viene dunque qualificato come un soggetto diverso rispetto all'adulto e che deve essere coinvolto e reso partecipe di ogni decisione giudiziaria che lo riguarda. I minori devono essere educati, responsabilizzati e coinvolti in un processo di cambiamento attraverso un percorso di cura. Alcuni studi hanno dimostrato che le condotte devianti mettono in evidenza uno stato mentale caratterizzato da disagio e sofferenza che il giovane dimostra attraverso questi atteggiamenti. L'adolescente autore di reato più che con le parole chiama in causa il mondo adulto tramite l'azione perché gli dia risposte. Una ricerca ha dimostrato l'importanza di seguire dei progetti educativi che valorizzassero le proprie risorse personali. Tali progetti prevedono attività di studio, lavorative, di conciliazione e si svolgevano per un periodo di tempo superiore a sei mesi. Tali percorsi in alcuni casi sono in grado di motivare anche i ragazzi più problematici appartenenti a contesti sociali degradati e ad abbandonare definitivamente i contesti malavitosi. L'aspetto interessante è che attraverso questi piani educativi molti giovani hanno avuto la possibilità di trovare le cure adeguate a specifiche patologie che in alcuni casi hanno contribuito a spingerli verso la commissione dei reati. Alcuni studi hanno osservato il comportamento dei minori per un lungo periodo di tempo mettendo in rilievo il fatto che la commissione del reato è spesso connessa alle frequentazioni amicali. Molti reati infatti sono commessi in gruppo o prevedono la presenza di più persone coinvolte nel medesimo episodio criminoso soprattutto negli episodi di bullismo. È il gruppo che dà la forza e spinge a comportamenti molto brutali che il singolo da solo non riuscirebbe a mettere in atto. L'intervento educativo deve consentire al giovane di cambiare contesto amicale se necessario ritrovando presso altri gruppi nuovi modelli di riferimento. In alcuni casi è stato dimostrato che il giovane autore di reato ha agito impulsivamente senza riuscire a porre alcun autocontrollo al suo operato. È stato provato che talvolta alcuni disturbi erano collegati alle forme di delinquenza. In questo caso l'intervento educativo va accompagnato da un supporto psicoterapico che favorisce un superamento dei sintomi che possono indurre il giovane a rapportarsi agli altri in maniera aggressiva e violenta. Lo studio ha inoltre dimostrato che non è utile lavorare solo sul singolo se non si attiva un percorso di sostegno finalizzato al recupero dell'intera famiglia problematica. La strategia che si è dimostrata più idonea negli studi di settore e il lavoro preventivo sulle famiglie vulnerabili. Lo studioso ma anche l'operatore deve cercare di comprendere il significato dell'azione dell'autore di reato minorenne e deve andare oltre il fatto specifico per comprenderne le motivazioni più recondite. Bertolini afferma che dietro ogni fatto c'è un diario, dietro ogni azione umana una biografia, dentro ogni comportamento una visione del mondo, dietro ogni agire c'è sempre un soggetto le sue motivazioni. Nello studio del minore deviante ci si muove per queste ragioni nella ricerca di un difficile equilibrio tra l'incontro con la giustizia penale contiene vari rischi in termini evolutivi per il minore e quindi ad esso deve essere consentito, se le condizioni lo rendono possibile, di uscire al più presto dal circuito penale. Un altro principio è quella della "destigmatizzazione" con procedure che garantiscono riservatezza e l'anonimato del giovane imputato. L'importante è che il progetto di messa alla prova non vada a contrastare attività preesistenti come ad esempio quelle scolastiche, che al contrario devono essere valorizzate. I servizi della Giustizia Minorile hanno il compito di seguire, supportare e monitorare il ragazzo impegnato nella messa alla prova riferendo periodicamente al giudice come il ragazzo si comporta. Il ragazzo educato è sottoposto ad un periodico controllo delle sue attività del suo comportamento da parte degli operatori ma anche direttamente dai giudici. RICERCA: Viene fatta una ricerca sul progetto di messa alla prova nei giovani delle province di Sassari e Nuoro. I risultati vanno ad integrare uno studio effettuato nel 2004 che aveva avuto la finalità di conoscere il fenomeno da un punto di vista quantitativo nel periodo compreso dal 1993 al 2002. Mentre questa ricerca viene fatta successivamente per un arco di tempo di vent'anni, dal 1992 al 2012 e fanno un'analisi quantitativa e qualitativa. La ricerca rivolge l'attenzione ai vissuti dei ragazzi che hanno svolto la messa alla prova e l'esperienza agli operatori preposti dal ministero al supporto, monitoraggio e valutazione degli esiti. La prima parte dell'indagine si rifà a documentazione cartacea, successivamente vengono fatte invece delle interviste semistrutturate ad alcuni protagonisti e agli operatori. Per prima cosa lo studio ha effettuato una rilevazione numerica per stabilire quanti ragazzi negli ultimi vent'anni hanno usufruito della messa alla prova, e si nota che c'è stato un progressivo aumento: si è passati dai 15 casi del 1993 ai 94 del 2011. E' evidente che la messa alla prova da una grande opportunità per favorire una rapida uscita del minore dai circuiti penali, e che la maggioranza e la messa alla prova sono disposte in udienza preliminare ed è in questa fase che il ragazzo entra nel vivo del processo penale e decide di beneficiare della misura che gli consentirà di ottenere una sentenza di non luogo e a procedere per l'estinzione del reato. Quasi tutti gli ammessi alla prova sono maschi, solo il 7%è di sesso femminile. Sono pochissimi, intorno al 5%, i minori di nazionalità non italiana, anche se molti ragazzi stranieri subiscono un procedimento penale in pochi usufruiscono della messa alla prova in quanto non hanno alle spalle una famiglia capace di supportarli nel progetto educativo. Una buona percentuale, il 30% dei minori, è stata messa alla prova quando questi erano in realtà giovani adulti quindi avevano già compiuto il diciottesimo anno di età nel momento dell'udienza nella quale è stata disposta l'ordinanza di sospensione del processo. Il restante numero è composto dai minorenni, quasi il 50%, di età compresa fra i 16 e 17 anni. Il tempo che intercorre dalla commissione del reato all'udienza si aggira intorno agli 8/10 mesi, e l'eventuale messa alla prova non può iniziare prima di un altro periodo di 3/5 mesi poiche è necessaria una fase di osservazione e di valutazione e della elaborazione di un progetto da parte degli operatori dell'USSM. Ogni progetto richiede diversi incontri sia con il ragazzo sia con i genitori. Un dato che si è voluto analizzare nella ricerca riguarda la scolarità degli autori di reato minorenni in quanto molti di essi hanno avuto difficoltà nel percorso scolastico. Una maggioranza dei minori frequenta ancora la scuola media nonostante essi abbiano un'età superiore ai 14 anni. Un dato molto interessante è che il 33% dei ragazzi ha interrotto la frequenza alla scuola media senza aver conseguito la licenza, il 15% ha una scolarità elevata, il 7% dei giovani ammessi alla prova frequenta l'università. La ricerca si è soffermata sulle varie tipologie di reato, spesso i ragazzi rispondo di più capi di imputazione. Le imputazioni dei ragazzi che hanno aderito alla messa alla prova riguardano reati contro il patrimonio, contro la persona e contro l'uso di stupefacenti. I reati legati all'uso di sostanze stupefacenti sono molto numero nella provincia di Sassari, mentre quelli per possesso di armi nella provincia di Nuoro. Per quanto riguarda i reati contro la persona c'è stato un grande aumento, molti di questi sono minacce, ingiurie, e diffamazioni avvenute tramite messaggi telefonici (nel solo anno 2011 ben 25 procedimenti su un totale di 94 per reati contro la persona). Un altra categoria riguarda lo spaccio di sostanze stupefacenti, e in alcuni casi la messa alla prova ha riguardato più procedimento riuniti per episodi simili molto vicini nel tempo. Il progetto educativo viene elaborato dagli operatori del'USSM in collaborazione con i colleghi del Servizio Sociale del Comune di residenza del minore. Spesso è coinvolto anche uno psicologo che lavora in convenzione, nei casi di minori con problemi di dipendenza da droga, alcol, o gioco il progetto prevede il coinvolgimento del servizio delle dipendenze della Asl. I progetti sono studiati su misura per ciascuno e tengono conto dei bisogni di tutti, questo è evidente in quanto sono sempre differenti anche se riguardano due minori che hanno la medesima età o vivono nello stesso quartiere o paese o hanno commesso gli stessi reati. I progetti nella maggioranza dei casi sono molto complessi in quanto richiedono al giovane un impegno su più fronti: attività di studio, sport, attività riparative. Conseguire un titolo di studio è per molti progetti un aspetto prioritario soprattutto se il minore non ha ancora una licenza media. I progetti hanno voluto accompagnare il ragazzo all'acquisizione di competenze spendibili nel mondo del lavoro per indirizzare le proprie risorse verso la legalità e importanti con educatori, nuovi coetanei, e adulti importanti. La messa alla prova può essere quindi un opportunità che consente al giovane di andare oltre le proprie esperienze di vita. La messa alla prova ha avuto come obiettivo quello di favorire un processo di cambiamento nella vita del minore spesso costellata da fallimenti personali. Uscire da un sistema sociale insoddisfacente per cercare nuovi orizzonti nei quali fare progetti per il futuro. Molti ragazzi hanno ripreso la scuola che avevano lasciato, altri hanno conseguito delle qualifiche utilizzabili nel mondo del lavoro. Grazie a tirocini parecchi ragazzi hanno sperimentato la possibilità di guadagnare onestamente e di svolgere delle mansioni che davano soddisfazione. Anche lo sport ha rappresentato un'occasione per canalizzare le energie negative verso obiettivi di squadra. Grazie alla messa alla prova i ragazzi hanno potuto sperimentarsi nel mondo dell'associazionismo e del volontariato, e scoprire l'importanza e il piacere di dare agli altri. Sebbene la loro non sia stata una scelta spontanea hanno comunque potuto fare delle esperienze molto ricche in termini di crescita personale ed è grazie all'ingresso in nuovi ambienti che questi ragazzi hanno avuto modo di superare insicurezza e pregiudizi. La maggior parte dei ragazzi ha espresso una valutazione positiva del percorso educativo e hanno riconosciuto alla messa alla prova di aver dato loro l'opportunità di aprirsi ad un cambiamento perché ha permesso loro di sperimentarsi in attività nuove finalizzate a una crescita personale e ad un impegno sociale. L'intervento dell'educatore inizia immediatamente quando un ragazzo da la sua disponibilità a beneficiare della messa alla prova. L'operatore segue i giovani in tutto il loro percorso educativo supportandoli e sostenendoli passo dopo passo. E' molto importante il rapporto di fiducia che si instaura fra operatore, ragazzo e famiglia. L'educatore non lavora mai da solo ma a stretto contatto con colleghi assistenti sociali e se è necessario con uno psicologo. L'operatore deve avere la capacità di analizzare la situazione per predisporre un progetto educativo personalizzato e funzionale. È possibile individuare quattro tipologie di reato: chi ha infranto le regole occasionalmente; chi le ha commesse senza esserne pienamente consapevole; chi è stato coinvolto trascinato dal gruppo e chi ha fatto dell'agire deviante una costante di vita. Tutti richiedono interventi diversi. L'educatore deve conoscere l'educando e creare con lui relazione che si fonda su un rapporto basato sulla fiducia, è importante conoscere bene i ragazzi per individuare i loro bisogni educativi e per decidere insieme al minore un progetto educativo. Si tratta di un colloquio particolare fra minore e educatore basato sull'ascolto empatico, il dialogo e il confronto. Durante il colloquio l'adolescente cerca di realizzare una relazione autentica e solo se si sente ascoltato e compreso si lascerà andare e vedrà negli educatori non un nemico ma un amico che può aiutarlo nel cambiamento. Il progetto educativo deve essere personalizzato perché deve tenere presente le risorse del minore e le sue capacità, deve essere comprensibile perché il ragazzo deve avere chiaro l'impegno che gli si chiede, deve essere condiviso perché il ragazzo deve farlo proprio cioè deve dare una piena adesione agli obiettivi. e deve essere realizzabile perché deve essere alla sua portata. La messa alla prova ha come obiettivo quello di aiutare il ragazzo a riconoscersi nelle regole di una società e in questo modo il ragazzo inizia ad avere delle regole e si accorge che ogni sua azione ha degli effetti su altri e un controllo sulla sua presenza. Nel progetto educativo la prima fase è quella della valutazione iniziale, nel quale l'educatore prende in carico il minore e avviene uno studio sulla sua personalità e sulla sua motivazione ad intraprendere un percorso educativo, questo gli permette di capire se investire sulla formazione o su un inserimento lavorativo e gli dà molte indicazioni sull'attività riparativa. Dopo l'elaborazione del progetto è necessario un monitoraggio costante durante il percorso educativo, non sono in termini di controllo ma di sostegno al giovane.
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