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Metello (riassunto), Prove d'esame di Letteratura

Riassunto e punti focali del libro "Metello" di Pratolini

Tipologia: Prove d'esame

2015/2016
In offerta
50 Punti
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Caricato il 27/06/2016

arianna.taddeo.91
arianna.taddeo.91 🇮🇹

4.3

(33)

18 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica Metello (riassunto) e più Prove d'esame in PDF di Letteratura solo su Docsity! Metello Il protagonista del romanzo, Metello Salani, è figlio di Caco, un anarchico, renaiolo di professione, morto affogato nell’Arno mentre si trova al lavoro; la madre invece muore di parto, pochi mesi prima del padre. Già alla morte della madre il bimbo viene affidato alla balia Isolina per essere allevato in cambio di un compenso economico, ma quando anche il padre muore la famiglia della donna, nonostante il dissenso di lei, vorrebbe disfarsene perché non può più fornire loro una rendita. Tuttavia, non avendo più nessun parente in vita e dato che per affidarlo all’ospedale, la burocrazia sarebbe costata cara, decidono di tenerlo con loro; fino a 15 anni infatti il ragazzo lavora in campagna. In seguito ad un periodo di magra, Eugenio, marito di Isolina, decide di partire per il Belgio e dopo pochi mesi richiamare a sé anche la sua famiglia, escludendo però Metello, poiché non l’hanno adottato e quindi non ha il permesso di emigrare. Lui dovrebbe rimanere con la nonna a lavorare in fattoria. Il giorno che va ad accompagnare Isolina, Eugenio e i loro figli alla stazione, invece di tornare con la nonna in fattoria, Metello scappa, volendo tornare a Firenze, la città in cui è nato. A questo punto la vicenda di Metello prende un deciso avvio. Arrivato a destinazione trova per caso un lavoro come scaricatore di casse presso i mercati generali. Uno tra i colleghi più anziani, Betto, gli offre ospitalità a casa sua poiché il ragazzo è stremato dalla notte di marcia e dalla fatica del lavoro al mercato. Betto è stato amico di suo padre e un alcolizzato che entra ed esce di prigione. Nonostante abbia un’istruzione e sia di buona famiglia, fa un lavoro umile e inoltre si dice di lui che sia stato diseredato. È per Metello il padre che gli è sempre mancato; gli proibisce di tornare al mercato perché non è un lavoro per lui e gli dice anzi che deve scegliere lui in prima persona il lavoro che vuol fare. Egli desidera intraprendere la carriera di muratore e mira dunque a lavorare come manovale. Betto gli insegna a leggere e a scrivere e Metello in cambio va a raccattarlo in un giardino pubblico, dove sempre finisce in preda ai fumi dell’alcol, finché una notte scompare e non si trova più. Nessuno si interessa alla sua scomparsa, solo Metello è determinato a trovarlo perché gli vuole bene ed è stato per lui un amico e un padre. Si reca perciò in carcere per vedere se è finito lì e le forze dell’ordine, per tutta risposta, gli fanno trascorrere due giorni "in carbonaia" dove lo interrogano e cercano di dissuaderlo dal seguire le orme di Betto e di suo padre, perché nelle loro condizioni si finisce o in Arno o in prigione. Nei due giorni passati in carcere conosce un uomo che per la prima volta gli parla di socialismo, uguaglianza, lavoro che va pagato "secondo il sudore". Crescendo, va ai comizi, legge La Lotta di Classe, si iscrive alla Camera del Lavoro: si avvicina insomma al mondo socialista. Intesse una relazione con Viola, una vedova di mezza età, che è sua iniziatrice e colei dalla quale impara la sicurezza nel trattare con le donne. Presso la sua famiglia di ortolani lavora per arrotondare e nel frattempo viene anche promosso mezzo muratore. Svolge il servizio militare di 3 anni a Napoli, non sapendo che Viola aspetta un bambino da lui. Lei, non volendo infliggere al bambino il dolore di rimanere senza cognome, decide di acconsentire al matrimonio con un giovane soldato, da cui è amata e spacciare il figlio per suo. Una volta terminato il servizio militare torna a lavorare come muratore presso l’impresario dove aveva iniziato 8 anni prima. Dopo nemmeno un anno l’ingegnere convoca tutti i suoi dipendenti per annunciare l’imminenza di numerosi licenziamenti a causa del periodo nero in cui versa il campo dell’edilizia. Un giorno in cantiere muore un muratore, cadendo dall’impalcatura, un tale Quinto Pallesi. Metello conosce la figlia Ersilia al suo funerale, la quale lo ringrazia per la colletta che ha raccolto per la morte di suo padre. Metello prende parte ai moti del maggio del 1898 e viene catturato e messo in carcere. La sera successiva all’arresto viene consentito alle donne di poter arrampicarsi a turno sulle sbarre della cella e di salutare il proprio caro, marito o padre che sia. Inaspettatamente tra i vari nomi, viene chiamato anche quello di Metello: si tratta della voce di Ersilia. Questo evento fa capire a Metello che una volta uscito di galera, quella sarà per lui la donna da sposare. Fintanto che Metello è in galera, il padrone del laboratorio di fiori finti in cui lavora Ersilia, si invaghisce di lei e vuole sposarla. Spinta dalla miseria della sua vita si fa convincere ma il giorno in cui vanno a fare le carte in municipio e incontrano un gruppo di manifestanti in lotta per il pane, l’uomo dà dimostrazione della sua vera essenza di padrone che disprezza i rivoltosi. Lei capisce allora che non è lui l’uomo che deve sposare ed è proprio in questo frangente che le torna in mente Metello. Durante la sua permanenza in carcere, Metello ed Ersilia intraprendono una corrispondenza per tenersi in contatto e per imparare a conoscersi. I due si scambiano anche delle fotografie. Lei lo ama ma vuole tenerlo sulle spine dicendo che nonostante tutto non è ancora convinta di sposarlo. Ersilia intanto ha abbandonato il laboratorio ed è stata assunta come faticante all’ospedale. Lui deve scontare il domicilio coatto, perciò regolarmente si sposta da una sede all’altra. Visto che San Frediano, paese natale di lei, è nota per la criminalità che si è annidata nei suoi quartieri, Metello si chiede come sia riuscita Ersilia a non farsi inquinare da essa; lei risponde semplicemente che essere onesti non è poi una grande fatica. "Nessuno è cattivo e ti fa del male, se non sei tu cattivo e non fai del male". L’ingiustizia è generale. Metello finisce di scontare la sua pena quando lei ha quasi 20 anni, dopo che gli sono stati condonati 6 mesi. La mattina del 5 gennaio 1900 si presenta di sorpresa all’ospedale dopo che Ersilia ha terminato il turno di notte ed è così che diventano ufficialmente una coppia. I primi tempi, fino al matrimonio, egli dorme a casa di lei a San Frediano ma poi si trasferiscono a Firenze, dove nasce il loro primo figlio, Libero. Dapprima le cose non sono semplici poiché i soldi sono pochi ma con la buona volontà e l’amore la loro unione si consolida: si amano molto e vanno d’accordo. Metello intanto è stato riassunto dall’ingegnere Badolati e ora il lavoro non manca. Quando Ersilia rimane incinta Metello la costringe a lasciare il lavoro in ospedale perché anche con uno stipendio solo secondo lui possono farcela. Nella nuova abitazione, Ersilia, stando sempre a casa, stringe amicizia con le vicine; si incontra spesso in particolare con Ida Lombardi, giovane sposa, moglie di un mosaicista, che diventa amica anche di Metello, di cui peraltro si invaghisce e inizia a fargli delle avances. Suo marito è un uomo senza idee, che si fa comandare dalla moglie. Metello è un socialista e un attivista: partecipa agli scioperi per difendere i diritto dei lavoratori, tra cui uno stipendio più dignitoso, adeguato a mantenere una famiglia. Dal Belgio è anche tornato il fratello di latte di Metello, Olindo Tinaj, il quale gli si presenta di sorpresa, all’uscita del cantiere e gli racconta quale è stata la sorte dei componenti della famiglia Tinaj. La miniera non ha fruttato a loro alcuna fortuna: il padre Eugenio era morto presto ferendosi accidentalmente così come il fratello Vittorio morto sul lavoro. La moglie di Vittorio rimasta precocemente vedova con un bimbo a carico si risposa con Carlo, un altro fratello con cui ha altri 2 figli. I due rimangono in Belgio e tengono nella loro casa anche la madre. L’ultimo fratello, Ascanio, invece si è allontanato sia dalla famiglia che dal Belgio. Lui Olindo, dopo 10 anni di lavoro in miniera, un giorno ha un incidente: in seguito a una fuga di gas, ne respira così tanto che la sua salute ne è gravemente compromessa e non può più praticare quel mestiere. Il denaro che ricava dalla liquidazione lo investe in un locale dove si gioca d’azzardo, il fatto venne a galla e gli ritirano la licenza. Per evitare il carcere ha dovuto pagare una multa che gli ha mangiato l’intero capitale, ed è così rimpatriato e andato a vivere con la famiglia della zia a Rincine, la quale ha subito impiegato la moglie nella fattoria. Quanto a lui invece, su consiglio si Isolina, cerca aiuto presso Metello, sperando che possa farlo assumere come manovale. Metello si iscrive al partito ed è una persona tenuta in alta considerazione sia in cantiere che alla Camera del Lavoro, tanto che Del Buono, uno dei dirigenti di questa organizzazione, lo interpella sempre prima di sottoporre agli altri l’idea di una protesta. Sempre disponibile verso i compagni, è anche consapevole delle sue responsabilità e dei suoi doveri di marito e padre. È pronto a battersi per una grave ingiustizia o un sopruso intollerabile ma è anche conscio del fatto che lavorare è necessario per guadagnarsi il salario e assicurare una tranquillità economica alla famiglia. Una domenica mattina parte con Del Buono e Olindo per una riunione di muratori per discutere di problemi che riguardano la categoria a Monterivecchi, luogo in cui prima si riunivano gruppetti di anarchici dei quali faceva parte anche il padre Caco. Quello stesso luogo ora è un punto di raccolta per i socialisti, meglio organizzati in leghe "di resistenza", divisi per tipologia di professione. Queste leghe vengono poi nominate "di miglioramento" perché aprendo nuove fabbriche il loro numero cresce, sempre meglio organizzate. La fazione dei socialisti ha ora un partito, deputati in Parlamento e un quotidiano nazionale. Dopo la retata del 1898 sono diventati più scaltri e pacati negli atteggiamenti: invece di cedere al furore della rivolta organizzano pacifici scioperi senza violazione dell’ordine pubblico e senza poter quindi essere attaccati ed arrestati dalla polizia. Sono persone che credono fortemente nei loro ideali, espressione degli elementi che caratterizzano la loro vita: “lo stomaco e il sudore”, spinti dall’istinto e dalla propria forza naturale. Il 4 aprile 1901 si tiene il comizio dei muratori più affollato di tutti i tempi in un teatro romano con delegati di tutte le regioni d’Italia. Da nord a sud tutti condividono gli stessi problemi e gli stessi malumori. Gradualmente tutti i muratori delle varie regioni che hanno partecipato al comizio di Monterivecchi scendono in sciopero ottenendo più o meno risultati.
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